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Autore: Lux_daisy    16/01/2015    3 recensioni
"Perché? Perché è andato a finire tutto così? Era solo una stupida scommessa! Io… io non posso fare una cosa del genere… Gokudera… non posso fargli questo… non a lui…"
Takeshi rimase lì, immobile, le spalle chine, la mazza impugnata debolmente che toccava terra e gli occhi fissi nel vuoto.
Cosa succederebbe se Yamamoto fosse costretto a mentire a Gokudera a causa di una scommessa? E cosa succederebbe se le conseguenze di questo gesto cambiassero il rapporto tra i due?
La mia seconda 8059 dopo un anno circa :3
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Nuovo Personaggio, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’amore è come la fortuna: non gli piace che gli si corra dietro*

 
*Théophile Gautier

 

YES, I'M BACK!! Oddio quanto tempo, gente! Innanzitutto vi devo chiedere scusa: ormai mi avevate dato  per dispersa, vero? XD è passato un bel pò dall'ultimo aggiornamento, mi dispiace...ma sono stati mesi difficili e la mia voglia di scrivere si era trasferita alle Bahamas... ma avevo promesso che non avrei lasciato questa storia incompleta e così eccomi qua! ^^ spero che non vi siate dimenticati di me nel frattempo... ho davvero storie da recuperare e recensioni da scrivere, perciò vedrò di tornare ad essere una presenza in questo fandom che mi è mancato tanto <3 <3 <3 <3 <3
Vi chiedo ancora scusa e vi lascio al penultimo capitolo ^^ (tranquilli: l'ultimo arriverà a breve)








Di andare a scuola Gokudera non voleva saperne niente. Non quella mattina almeno. Non dopo la festa a casa di Yamamoto della sera prima. Avrebbe sicuramente preferito affrontare da solo un intero esercito piuttosto che rivedere il moro.

Il solo pensiero di come lo avrebbe guardato o di quello che avrebbe potuto leggere sul suo viso gli torceva le budella. Aveva paura, non poteva negarlo. Ed era confuso, arrabbiato, infastidito ma soprattutto era stanco.

Stanco del trambusto assurdo che gli aggrovigliava i pensieri, lasciandolo stordito e senza la più pallida di cosa fare o pensare.
Imprecò più volte di quanto ero solito fare di prima mattina e mai come quel giorno il tragitto verso la scuola gli sembrò troppo breve.
 


Una parte di lui sperò che Yamamoto non si presentasse, ma sapeva bene quanto fosse vana e assurda come speranza. Solo il giorno prima l’imbroglio di Tamamura era stato smascherato e il moro si era visto revocare la sospensione, con tanto di scuse ufficiali del Preside e della polizia: quella mattina non se ne sarebbe certo stato a casa.
 
Lo rivide nel corridoio della scuola, circondato da ragazzi che gli parlavano e gli davano pacche sulle spalle e ragazze che ridacchiavano e gli facevano gli occhi dolci.
Gokudera ebbe l’impressione di trovarsi di fronte a un gruppo di fans che assediano il loro idolo: mancavano solo i flash delle macchine fotografiche e gli urletti isterici delle fangirls.
Sbuffò infastidito ma prima che potesse fare altro, sentì la voce del Decimo accanto a lui.

<< Sembra che tutta questa storia di Tamamura abbia reso Yamamoto molto popolare >>.
La Tempesta si voltò verso il suo boss e vide il suo sguardo sereno fisso sull’altro Guardiano, le labbra curvate in un leggero sorriso.
<< Già…>> si limitò a dire con voce monocorde, riportando gli occhi sul moro.
<< Gokudera-kun, è tutto a posto? >> gli chiese subito Tsuna, l’espressione fattasi preoccupata.

“Dannato super intuito dei Vongola!” si disse il bombarolo che proprio in quel momento non voleva far preoccupare ancora il Decimo, ma soprattutto non voleva che lui si accorgesse del suo stato d’animo.
<< Certo, Decimo. Finalmente è tutto risolto >>.
 
Tsuna aprì la bocca, pronto a replicare a quella risposta lapidaria, ma Gokudera prese subito a camminare, allontanandosi lungo il corridoio. Dovette superare la folla che aveva circondato Yamamoto e proprio in quegli istanti Takeshi spostò inconsciamente lo sguardo nella sua direzione. All’improvviso gli esplosero in mente le immagini della sera prima e non riuscì a distogliere gli occhi dal ragazzo che si stava allontanando da lui.
 
 

Mentre si dirigeva verso l’aula, Gokudera fu costretto a bloccarsi di colpo appena vide Tamamura comparirgli davanti dopo aver svoltato un angolo. Si fissarono negli occhi: il volto dell’ex capitano della squadra di baseball era una pesante maschera di rabbia, odio e disprezzo, alla vista della quale Hayato non poté trattenere un sorriso di soddisfazione.
Il pensiero di avergliela fatta pagare senza che lui avesse una minima idea di come era potuto succedere era l’unica cosa che migliorava l’umore di Gokudera e non si curò di nasconderlo.

Affilò sguardo e ghignò, compiacendosi nel vedere l’espressione di Tamamura contrarsi ancora di più, come se avesse ingurgitato un’intera cassa di limoni.
Pochi istanti dopo alle sue spalle apparve un uomo in completo scuro e osservandolo meglio, la Tempesta notò la somiglianza tra lui e il ragazzo.
<< Daito, andiamo via. Muoviti >> disse subito l’uomo con voce severa e senza neanche guardare il figlio, lo superò a passo spedito.
Gokudera lo osservò allontanarsi con la coda dell’occhio e proprio in quel momento si accorse di Yamamoto a pochi passi dietro di sé. Vide lui e Tamamura guardarsi negli occhi e come si aspettava, il volto del moro era serio ma non arrabbiato.
 
Il senpai distolse lo sguardo per un momento per poi riprendere a camminare ma appena passò accanto a Yamamoto fu fermato dalle sue parole.
<< Perché l’hai fatto? >> gli chiese con voce grave, voltandosi verso di lui. << Quando sono entrato nella squadra tu mi hai aiutato più di chiunque altro. Eri il mio capitano e io ti ammiravo davvero. Perché sei arrivato a tanto solo per sbarazzarti di me? >>.
Tamamura sgranò gli occhi, forse sorpreso da quella domanda così diretta. Ora che era tutto finito, che lui era stato incastrato ed era anche stato espulso, Yamamoto gli chiedeva spiegazioni.

“Che razza di idiota…” pensò e un sorriso amaro gli curvò le labbra.
<< Non è importante… Hai vinto tu, no? >>.
<< Io non ho mai combattuto contro di te. Non ho mai voluto farlo e non ho vinto assolutamente niente. In realtà stavo anche per perdere qualcosa di molto importante, ma non ho mai pensato a te come ad un nemico. Mi fidavo di te >>.
 
Gokudera sentì il suo cuore accelerare alla frase “stavo anche per perdere qualcosa di molto importante” ma si diede subito dello stupido e si odiò, perché era ovvio che il moro stesse parlando del baseball. Per quale motivo avrebbe dovuto riferirsi a lui? E perché mai questa consapevolezza lo fece sentire deluso e triste?
 
<< Sei sempre stato troppo buono, Yama-chan. E troppo ingenuo >> rispose Tamamura con tono freddo e strafottente. Ormai non aveva più senso mentire: tanto non avrebbe mai rivisto né lui né gli altri della squadra né quella stupida scuola. << volevo sbarazzarmi di te perché eri un pericolo per la mia posizione di capitano. Piacevi fin troppo all’allenatore e il tuo onnipresente sorriso idiota mi stava proprio sulle scatole >>.
 
Yamamoto strinse i pugni talmente forte da ficcarsi le unghie nella carne, ma non reagì in alcun modo.
Non sapeva neanche cosa pensare o come rispondere. Che avrebbe dovuto dire a qualcuno che lui aveva sempre ammirato e che invece lo detestava così tanto da volerlo buttare fuori dalla squadra? Solo per invidia? Temeva davvero di perdere il ruolo di capitano a causa sua?
 
<< Se ti fossi impegnato di più nel baseball piuttosto che a sbarazzarti di Yamamoto, forse non ti saresti preoccupato così tanto >> replicò Gokudera al posto della Pioggia, guadagnandosi un’occhiata sorpresa dagli altri due.
Tamamura schioccò la lingua e lanciò loro un ultimo sguardo di odio prima di allontanarsi per il corridoio e sparire per sempre dalla loro vista.
 
<< Tsk! Finalmente se n’è andato >> sputò fuori la Tempesta prima di ignorare nuovamente Yamamoto e rimettersi a camminare.
Il moro lo osservò allontanarsi e un sospiro sconsolato gli uscì fuori dalle labbra.
Forse aveva perso davvero questa volta e la colpa non era di Tamamura.
 
 

Quando finirono le lezioni, Gokudera avrebbe voluto correre via e non sentire più la presenza di Yamamoto vicino a sé, anche se il moro non aveva fatto assolutamente nulla per metterlo a disagio.
Solo che la Tempesta a disagio ci si sentiva già dalla sera prima e più si sforzava di non pensarci, più la sua mente ritornava sempre a quei pochi secondi che avevano cambiato tutto e che gli facevano desiderare di potersi fare una lobotomia per dimenticare tutto.
 
Nonostante tutto, raggiunse Yamamoto e Tsuna fuori dall’aula e insieme si incamminarono verso l’uscita.
Fecero il tragitto in silenzio con solo il Decimo che cercava di intavolare una qualche discussione, ottenendo però scarsi risultati.

Cosa stava succedendo adesso? Con la fine dei guai e il ritorno a scuola di Takeshi, Tsuna era convinto che tutto sarebbe tornato alla normalità e che gli unici altri problemi sarebbero stati causati da Reborn e da tutta quella storia della mafia.
Invece i suoi due migliori amici sembravano essere ancora più distanti di prima e lui non sapeva proprio cosa pensare.

Eppure alla festa di ieri sera si erano divertiti tutti e anche Gokudera era sembrato di umore abbastanza buono. Per quanto uno come lui potesse sembrare di buon umore. Possibile che avessero litigato di nuovo quando erano rimasti soli dopo che lui se n’era andato via con Kyoko, Ryohei e tutti gli altri?
Perso nei suoi pensieri, si riscosse solo quando Gokudera lo salutò: erano arrivati al bivio dove erano soliti dividersi per tornare nelle rispettive case.
<< A domani, Gokudera-kun >> gli rispose con un lieve sorriso.
 
Il bombarolo fece un rapido e quasi invisibile cenno con la testa a Yamamoto e si allontanò lungo la strada, desideroso di mettere finalmente distanza tra lui e l’idiota del baseball.
Peccato che il suddetto idiota non sembrasse essere della stessa idea perché dopo neanche due minuti se lo ritrovò accanto che cercava di fermarlo.
<< Gokudera, ti prego, potresti fermarti un momento? >>.
<< No. Non ho niente da dirti >>.
<< Beh io sì. Almeno ascoltami >>.
<< Non voglio né parlare con te né ascoltarti. Vorrei anche non dover guardare la tua faccia, perciò tornatene a casa >>.
 
In un impeto di rabbia e frustrazione, Yamamoto lo bloccò afferrandolo per le spalle e lo spinse verso un muretto a pochi metri da loro.
<< Che cazzo fai? >> esclamò il bombarolo, << mollami! >>.
<< Lo farò quando mi ascolterai >>.

Si guardarono negli occhi e Gokudera si sorprese della serietà che scorse in quelli nocciola del moro. Per di più le mani che lo tenevano fermo tremavano leggermente e il suo respiro sembrava essersi fatto d’un tratto irregolare.
<< Lasciami andare >> insistette la Tempesta a voce più bassa, sforzandosi di sostenere lo sguardo dell’altro.
<< Non ho intenzione di farlo. Se ti lascio andare, tu continuerai a scappare e ad evitarmi >>.
<< Non sto scappando! >>.

Yamamoto rafforzò la presa sulle spalle dell’altro e si morse un labbro. << Invece sì! Stai scappando da quello che è successo ieri sera >>.
Gokudera sgranò gli occhi e sentì il cuore saltargli in gola. Perché stavo di nuovo tirando fuori quella storia? Perché non lasciava perdere? Perché non la smetteva di confonderlo e turbarlo in quel modo?
 
 
 
La festa in onore di Yamamoto si è ormai conclusa e tutti i suoi amici hanno da poco lasciato il ristorante per tornare nelle loro case. Tutti tranne Gokudera.
Il moro gli ha chiesto di rimanere un altro po’; non sa perché l’ha fatto, così come Hayato non sa perché ha accettato. Non c’è alcun motivo per rimanere, tranne la scusa di Takeshi di farsi aiutare a rimettere a posto per lasciar riposare suo padre.
Scusa che non regge, soprattutto quando l’uomo insiste che può benissimo farlo da solo e Yamamoto è quasi costretto a spingerlo su per le scale, un sorriso imbarazzato a riscaldargli il volto.
 
Il moro decide di accendere la radio per paura del silenzio che potrebbe crearsi tra di loro e i due iniziano a sistemare la sala.
Dopo pochi minuti si ritrovano allo stesso tavolo: la Pioggia sta sollevando una sedia così che la Tempesta possa pulire per terra, ma non si accorge della chiazza d’acqua creatasi durante la cena e in una scena che potrebbe sembrare comica, vi scivola sopra.

Inconsciamente si aggrappa alla cosa stabile più vicina, ovvero il braccio di Yamamoto, ma il proprietario dell’arto non è così stabile come sarebbe dovuto essere e in una sequenza confusa durata pochi istanti si ritrovano entrambi a terra, il tonfo della sedia che intanto rimbomba per tutto il ristorante vuoto.

Se avessero dovuto replicare la scena, di sicuro non ci sarebbero riusciti, tale era stata la veloce goffaggine dei loro movimenti, ma intanto, alla stregua di un cliché da shoujo manga, era successo e troppo tardi i due ragazzi si accorsero di quello che stava succedendo.

Perché, oltre ad essere caduto ed essersi trascinato il moro nella caduta, Gokudera si ritrova con le labbra attaccate a quelle di Yamamoto.
In una situazione normale, le loro teste avrebbero dovuto cozzare o al massimo la testa dell’argenteo sarebbe dovuta finire sulla spalla dell’altro, invece, in una scena ancora più irreplicabile, i volti e le labbra si sono incastrati perfettamente in un contatto che nessuno dei due avrebbe mai immaginato.
 
Nei pochissimi secondi che hanno impiegato a percepire la bocca dell’altro, Yamamoto si accorge anche delle sue braccia che cingono i fianchi di Gokudera e questi sente un flusso enorme di calore affluirgli alle guance e mandargli a fuoco la faccia.

L’istante dopo sgranano entrambi gli occhi e si separano nello stesso momento. Se qualcuno li avesse visti in quel momento, avrebbe notato le loro espressioni identiche: un misto di shock, confusione e imbarazzo.
Rimangono a fissarsi in quel modo per altri secondi finché, non potendo più sopportare quella situazione, Gokudera scatta in piedi e corre via senza dire una parola.
<< Gokudera, aspetta! >> grida il moro, ma l’altro ha già lasciato il ristorante.
Smettendo di pensare e lasciandosi guidare dall’istinto, Yamamoto si lancia al suo inseguimento.

Per sua fortuna lo ritrova quasi subito e con uno scatto riesce a raggiungerlo e a bloccarlo, afferrandogli con forza le braccia.
<< A-aspetta… ti prego… >> gli dice col fiato corto. Senza mollare la presa, solleva lo sguardo su di lui e si sorprende nel vedere il suo viso rosso come un peperone e gli occhi ancora sconvolti.
“Può essere che… merda! Sto per diventare pazzo!”. Seguendo ancora una volta l’stinto, Yamamoto lo attira a sé, stringendogli i fianchi e lo bacia.
Vuole farlo. Non gli importa che sono per strada e che qualcuno potrebbe vederli, così come non gli importa che Gokudera potrebbe prenderlo a pugni.
Era stato così cieco fino a quel momento… il desiderio di averlo vicino, di potergli essere amico, di non ferirlo, la paura che lui potesse odiarlo, la felicità di quando lui aveva smascherato Tamamura solo per aiutarlo… era davvero un’idiota. Come ha fatto a non capirlo prima?
 
Il semplice contatto con le labbra morbide dell’altro gli spegne il cervello e gli fa schizzare il cuore in gola, contorcendogli le budella e facendogli perdere qualsiasi contatto con la realtà.
Sente Hayato irrigidirsi tra le sue braccia e quando gli sembra di sentirlo rispondere al bacio, dura talmente poco che non potrebbe giurare di non esserselo immaginato.
D’improvviso si ritrova spinto via e non ha il tempo di fare o dire niente che Gokudera gli assesta un calcio allo stinco destro e scappa di nuovo, correndo lontano da lui.
Yamamoto grugnisce per il dolore e quando respira gli sembra che faccia molto più del solito.
“Che cavolo ho fatto…”.
 
 
 
Quello era un dannatissimo dejà vu e Gokudera stava davvero iniziando ad odiare di ritrovarsi sempre nelle stesse situazioni. La sua vita sembrava essere diventata un labirinto che sempre e comunque portava all’idiota del baseball davanti a lui.
E la cosa era ormai sfuggita al suo controllo.

Tutta colpa di quello stupido incidente al ristorante! Perché era corso via in quel modo? Avrebbe dovuto rimanere e scherzarci sopra; invece, scappando gli aveva dato un’importanza tale da spingere Yamamoto ad inseguirlo.
Ed era pure stato baciato! Perché diavolo era successo?!
 
<< Gokudera, per favore, ascoltami. Quello che è successo ieri sera…>>.
<< È stato solo un’incidente. Un errore. Non significa niente, quindi falla finita >> replicò subito la Tempesta, affilando lo sguardo.

<< Non mi freghi, Gokudera >> lo avvertì il moro, uno sguardo così intenso che l’altro faticava a sostenere, << hai ragione a dire che sono un’idiota: Tamamura non si sarebbe spinto così in là se io mi fossi comportato diversamente, ma almeno una cosa gliela devo. Se lui non avesse fatto quello che ha fatto, io non avrei mai capito i miei sentimenti per te. E so che anche tu provi qualcosa, altrimenti non saresti scappato via in quel modo >>.

Gokudera deglutì a vuoto, ma si sforzò di mostrarsi sicuro di sé. << Stai delirando. Non c’è niente tra di noi, ficcatelo bene in testa >>.
<< E allora perché sei fuggito ieri? E perché hai fatto di tutto per aiutarmi? >>.
<< Quello era per il Decim… >>.
<< Falla finita! Lo sappiamo entrambi che stai usando Tsuna solo come scusa >>.
La Tempesta sgranò gli occhi e schiuse la bocca, ma le parole gli morirono in gola. Da quando Yamamoto parlava in quel modo? Quando era diventato così acuto e sfrontato? Non sembrava neanche il solito idiota del baseball…

<< Mi stai davvero facendo incazzare. Mollami o ti costringerò a farlo >> lo minacciò allora, stanco di quella situazione.
Anche se aveva risposto a quel bacio per un attimo e anche se non riusciva a smettere di pensarci, non significava assolutamente niente! E Yamamoto non aveva alcun diritto di parlargli in quel modo!
<< Gokudera, per favore, non fare cos… >>.

Il bombarolo gli afferrò le braccia e lo spinse via; sollevò poi il pugno ma esitò quel secondo che bastò a Yamamoto per bloccare il colpo. Rimasero in stasi per qualche attimo, ma Gokudera usò le gambe per fargli perdere l’equilibrio e ne approfittò per spingerlo a terra e sederglisi di sopra. Lo afferrò per il colletto della camicia e avvicinò i loro volti.
Non gli importava che erano per strada e che qualcuno avrebbe potuto vederli.
Voleva colpirlo, ma una parte di lui voleva anche baciarlo di nuovo e questa sensazione non fece che aumentare la sua rabbia.
<< Perché continui a farmi questo?! Chi cazzo ti ha dato il diritto di scombussolarmi così, brutto idiota del baseball?! >>.
 
Takeshi sgranò gli occhi e in quell’istante comprese. Che, nonostante tutto, Hayato stava facendo di tutto per evitare di affrontare la realtà e che più si sentiva soffocato e sotto pressione più si sarebbe chiuso in sé stesso.
“Non possiamo continuare così…”.
 
Il moro prese un bel respiro e sostenne lo sguardo omicida dell’altro.
<< Non sei l’unico a non sapere cosa fare; non ci capisco niente neanch’io. È tutto assurdo e confuso, ma di una cosa sono sicuro: vorrei baciarti di nuovo. E so che è qualcosa di molto lontano dall’amicizia e non mi importa delle conseguenze, ma non posso forzarti a provare lo stesso >>, fece una pausa e fu grato che Gokudera lo lasciò andare.

Si rimisero in piedi e Yamamoto riprese subito a parlare: non gli aveva ancora detto tutto. << Fra tre giorni ci sarà la mia prima partita come capitano della squadra. Sono stato nominato solo oggi e sarà solo un’amichevole, ma tutti si aspettano molto da me. Sarà un giorno importante: per questo ti aspetto fuori dal campo prima dell’inizio. Se ci sarai, vorrà dire che provi lo stesso e vuoi darmi una possibilità, altrimenti capirò e ti lascerò in pace, lo giuro >>.
<< E tornerà tutto come prima? >>.

Takeshi fece un sorriso amaro. Gli stava forse implicitamente dicendo che non si sarebbe presentato? << Come prima >> confermò, anche se non era sicuro che sarebbe davvero stato in grado di fingere.
Poteva solo aspettare e sperare. Non aveva mai provato niente del genere per nessuno prima d’ora e non aveva la più pallida idea di quale fosse la cosa giusta da fare o quella sbagliata da evitare, ma non era così stupido da non capire cosa significava il suo desiderio di baciare di nuovo Gokudera.
Pregò che la fortuna fosse dalla sua parte.






E rieccomi qua ^^ spero che questo capitolo vi sia piaciuto <3 il prossimo vedrà la conclusione: ci sarà il lieto fine? Chi lo sa...u.u intanto vi ringrazio ancora perchè continuate a  leggermi e seguirmi e come sempre un commento è gradito ;D
alla prossima!


 
  
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