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Autore: papavero radioattivo    17/01/2015    9 recensioni
DAL CAP. 1 «Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.
«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su
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!!! ATTENZIONE, la seguente storia contiene linguaggio volgare, scene forti e riferimenti sessuali dall'inizio alla fine. !!!
AU universitaria con gioie, dolori e perlopiù cavolate quotidiane. Per non creare troppo disordine, ambientata in una città dei giorni nostri del Giappone che prendere il nome di Konoha. Prevalentemente romantica ♥.
|| COPPIE CANON + NEJITEN; nuovi personaggi; non tiene in considerazione la morte di Neji e Itachi ||
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Team 10, Team 7, Team 8, Team Gai, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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C A P I T O L O

cinque

 

 

 

 

 

I fari della macchina lampeggiarono un paio di volte, seguiti dal rumore morbido della serratura delle portiere che scattavano.

«Io davanti!» esordì Ino, correndo come una gallina sui tacchi e fiondandosi alla postazione del passeggero, spalancando la portiera e rischiando che venisse portata via dalla moto che viaggiava per fatti suoi.

Sakura sospirò, scivolando nei sedili posteriori, osservando il volto nervoso di Hinata dato dal pericolo che la sua macchina aveva appena scampato. Ma non aveva detto nulla, come al solito. Doveva tirare fuori le grinfie, quella ragazza. Ci avrebbe pensato lei, questo era poco ma sicuro.

Hinata si accomodò sul sedile, infilando le chiavi nella serratura e accendendo la vettura. L’aria calda riempì presto l’abitacolo e sciolse il freddo che aveva impregnato le loro ossa. Ino fece un sospiro di sollievo prima di accendere la luce interna della macchina, tirando giù il parasole dell’auto, iniziando a muoversi sul sedile per cercare di riflettersi nello specchietto.

«Ino…» la chiamò Sakura, preoccupata, «che diavolo stai facendo? Non hai nemmeno messo la cintura!» e lanciò un’occhiata a Hinata che continuava a guidare con una prudenza sovrumana, probabilmente data anche dalla  posizione di Ino, quasi in ginocchio sul sedile.

«Devo finire di mettermi il mascara!» borbottò, tirando fuori dalla borsa nera e oro il cosmetico, stampandosi in faccia un’espressione ebete che avrebbe dovuto aiutarla a dare volume alle sue ciglia già di per sé folte.

«Stanno bene così» ribatté l’amica, agitata, «e poi, scusa, non potevi farlo a casa?».

«No! Non potevo» e si spostò i capelli perfettamente acconciati sull’altra spalla, passando all’altro occhio, «non fare come Tenten che ha da ridire su tutto ciò che faccio, ok?» sembrava così stizzita! Se Sakura avesse saputo che la sua reazione fosse stata quella che le aveva riservato, probabilmente avrebbe chiesto a Neji di accompagnare anche lei.

«Ho capito, maialina» disse d’un tratto, accomodandosi sul sedile e incrociando le gambe, «ti fai gli occhi da cerbiatta per Sai, non è vero?» chiese. E per qualche motivo Hinata arrossì.

«Beh, è tutta la settimana che flirtiamo…» confessò la bionda, chiudendo il mascara per prendere un’altra diavoleria comprata in profumeria da mettersi in faccia, «prima o poi mi bacerà, e sarà tutto assolutamente perfetto!» e sospirò come sospirano le principesse dei film, «e io sarò perfetta, quindi lasciami in pace, intesi? Tu pensa a muovere bene quei tuoi fianchi da fatina che ti ritrovi per svegliare il cervello a quell’idiota di Saske».

«Comunque siamo in ritardo» mormorò Hinata, ormai nel panico.

Ino si attorcigliò una ciocca attorno alle dita con fare indifferente, «siamo le ospiti d’onore, Hinata, non siamo in ritardo» la rassicurò, ignorando completamente quanto alla ragazza desse fastidio non essere puntuale agli impegni.

«Tanto Naruto arriverà ancora più in ritardo di noi, quindi» commentò Sakura, provocando la risata di Ino.

 

― ♦ ―

 

Hinata parcheggiò l’auto, arrotolandosi la sciarpa gigante che Ino le aveva prestato attorno alle spalle, prese la borsetta incastrata abilmente di fianco al freno a mano e scese dalla macchina, facendo attenzione a non inciampare sull’acciottolato con gli stivali dal collo esageratamente lungo ed esageratamente alti che aveva indossato. Ino sgambettava verso la passerella senza buche e saltellava per il freddo, aspettando che Sakura la raggiungesse per potersi stringere a lei.

«Gli altri saranno entrati, sì?» domandò la bionda, attaccandosi a Sakura, «fa talmente freddo qui fuori!».

«È perché sei mezza nuda, Ino» le fece notare Sakura, iniziando ad incamminarsi verso il ristorante, «hai deciso di vestirti da figa e… beh, questo il risultato. Potevi almeno metterti un paio di calze più pesanti» le consigliò, riferendosi al vestito troppo corto.

«Mai!» la rimbeccò la ragazza, «un look total black da testa ai piedi? Che oscenità!» e rise, «e poi… così è molto più sexy, non trovi?».

«Già» annuì Sakura, «ed è anche un ottimo pretesto per un raffreddore, considerando la scollatura che hai sulla schiena».

Appena entrarono nel ristorante Ino si staccò da Sakura, afferrò la pochette con entrambe le mani e iniziò a camminare come se fosse su una passerella, cercando con lo sguardo il tavolo che poteva contenere più o meno le tredici persone che aveva riunito. Squadrando tutta la sala, finalmente, vide Tenten che agitava il braccio verso di loro, invitandole a riunirsi. Alla fine si è messa quello che le avevo consigliato, si disse Ino, soddisfatta del look un po’ rock e un po’ hipster che le aveva proposto, ma comunque molto sensuale. Spostò l’attenzione al tavolo, occupato solo da Kiba e Shino e, in tutta franchezza, non erano esattamente le persone che lei aveva voglia di incontrare.

«Siete arrivate» borbottò Neji, rivolgendo un veloce sguardo ad Hinata come segno di saluto.

«Ino ha finito di prepararsi tardi…» borbottò Sakura, sedendosi di fianco a Tenten.

«E non ci salutate?» Kiba si inserì nella conversazione con un tono a metà tra l’irriverente e il divertito, appoggiando il gomito allo schienale della sedia, «capisco che siete diventate tutte super fighe e puntate in alto, ma ci siamo anche noi, sapete?».

«Come stai?» gli chiese allora Hinata, affiancandolo mentre si toglieva la sciarpa e la ripiegava sulla sedia, ignara del fatto che Kiba la stesse squadrando da capo a piedi e si fermava a guardare il lembo di pelle che compariva tra la gonna e gli stivali, «è da un po’ che non ci vediamo, Kiba-kun».

«Hinata!» disse, alzandosi per abbracciarla, «da quanto tempo» e sfregò la guancia contro la sua, facendole le stesse moine che le riservava quando doveva studiare per un esame ma non aveva voglia e chiedeva il suo aiuto, «come sei cambiata… guardati!» le prese la mano e la fece volteggiare su sé stessa, facendola ridere. Erano così buoni amici al liceo… «Shino, Shino! Guarda Hina-chan come è diventata bella» disse, cercando di catturare l’attenzione dell’amico, il quale rivolse un veloce sguardo ai due, poi un sorriso debole.

«Ciao Hinata».

«Ciao anche a te, Shino-kun» gli sorrise, sedendosi finalmente.

Sakura seguì la scenetta, sorridendo alle smancerie di Kiba, pronta ad intervenire nel caso quel cane iniziasse a provarci con Hinata. Non avrebbe mai accettato che una ragazza calma e tranquilla come lei finisse in mano ad uno sconsiderato come quel dog-sitter da quattro soldi – come lo aveva chiamato Ino dopo ave saputo, da Sai, con cosa si guadagnava da vivere. Nella testa di Sakura, il piano era perfetto: far sedere Naruto vicino a Hinata e fare in modo che si conoscessero e flirtassero. Sì. Desiderava ardentemente che i due si mettessero assieme – li trovava assurdamente carini come coppia. E poi Naruto si scollerebbe finalmente da Saske, si disse.

«Shikamaru, metti giù quel telefono, forza» borbottò Choji, avvicinandosi al tavolo. Erano arrivati anche loro. Appena Ino riconobbe la voce del ragazzo balzò in piedi, andando ad abbracciarli.

«CHOJI!» urlò, stringendogli le braccia al collo, ritrovandosi sollevata da terra in un poderoso abbraccio, «come te la passi, eh, omone?» gli disse, dandogli un colpetto sul petto, «sei dimagrito!» gli fece notare poi.

Choji, in tutta risposta, si colpì la pancia, «ho fatto un po’ di esercizio durante l’estate, anche se non ho rinunciato al mangiare» le disse. In effetti, anche se aveva perso un po’ di peso, rimaneva comunque gigantesco. Ben piazzato, lo definì. Risero entrambi mentre Shikamaru si accomodava a capotavola opposto a quello dove erano concentrate le persone, isolandosi dal mondo.

«Non lo accetto!» borbottò Ino, andando a sedersi vicino a lui, cercando di spiare dal cellulare, «saluta la mamma, Shikamaru, devi stare con noi!».

«Non è la mamma» la informò Choji, «è SouariTem» e si sedette alla destra di Shikamaru, prendendo il pacchetto di grissini e iniziando a mangiarli, «un tipo che lo batte continuamente ad un gioco, e adesso ci parla continuamente» disse, agitando il bastoncino di pane, «sta cercando di capire perché è così bravo».

Ino si accigliò, spostandosi la frangia dagli occhi, «Shikamaru…» lo chiamò piano, incassando la testa tra le spalle e avvicinandosi a lui, sbattendo le ciglia, «non è che stai iniziando una relazione a distanza con una persona che nemmeno sai com’è fatta?» gli bisbigliò, facendo andare di traverso il cibo a Choji, scatenando il panico negli occhi di Shikamaru, «voglio dire» si apprestò a chiarire, «non ho niente contro certe tendenze o le relazioni a distanza, sia chiaro! Però… sei sicuro che quella persona sia quella che dice di essere?... Ti ha mai mandato una sua foto o―».

«Capelli biondi e occhi verdi» borbottò Shikamaru, stizzito, premendosi il telefono al petto, «e non sto iniziando nessuna relazione con nessuno. Non so se ti è chiaro, Ino, ma io detesto SouariTem» sentenziò, «sono sicuro che ha fatto qualcosa al sistema del gioco e devo scoprire cosa».

«Lo odia davvero» annuì Choji e in quel momento le urla di Rock Lee riempirono il locale, mentre salutava Tenten con un poderoso «batti cinque»  seguito da una risata. Sembrava che solo quel gruppo fosse rimasto intatto durante le vacanze estive. Beh, è ovvio, constatò Ino, fanno judo assieme da quando sono piccoli, non li puoi separare in nessun modo, loro.

«Non mi saluti?» la voce di Sai le arrivò come balsamo per le orecchie. Si alzò dalla sedia, girandosi verso di lui. Era semplicemente bellissimo, con quella pelle pallida e i capelli tirati un po’ indietro. Quel sorriso. Quei pantaloni che gli cadevano perfettamente sulla pelle.

«Scusa, cercavo di staccare Shikamaru dal telefono…» gli disse, sbattendo le ciglia e unendo le mani dietro la schiena, «ti piace il mio vestito?» chiese, facendo una piccola giravolta su sé stessa. Adorava essere guardata, soprattutto se gli occhi erano di Sai.

«Ti sta molto bene…» confessò lui, spostandole una ciocca di capelli dalla spalla, «ti dona il nero».

«Qualcuno va in terza base stasera, eh!» commentò Kiba, osservando i due e sorridendo con fare malizioso, mentre Sai sospirava e metteva una mano sulla spalla di Ino, «ci sediamo?» le propose, spostandole la sedia.

«SAKURA-CHAAAN!» l’urlo di Naruto catturò l’attenzione delle altre persone della sala, mentre faceva lo slalom tra i tavoli, avvicinandosi alla ragazza, «scusatemi tanto per il ritardo. Davvero, scusate» ridacchiò passandosi la mano fra i capelli, quando il suo sguardo finì per qualche secondo sull’abbigliamento dell’amica, «oooh… ma sei bellissima, Sakura-chan!» la lusingò, prendendole la mano per farla alzare e guardarla per bene, «e hai messo i tacchi!».

Sakura non riusciva a capire se Naruto facesse sul serio o scherzasse, dato che non c’era molta differenza nel suo tono di voce o nelle espressioni de suo viso. Lanciò un rapido sguardo ad Hinata che, rossa in viso, faceva a pezzettini un grissino. Per un momento pensò che poteva essere gelosa di Sakura, forse, o arrabbiata perché Naruto non l’aveva assolutamente notata – ma cambiò subito atteggiamento, non era da lei fare così. Probabilmente si sentiva in soggezione e basta.

«La mia Sakura-chan è diventata una donna!» commentò infine Naruto, abbracciandola e appoggiando la fronte sulla sua spalla, «non preoccuparti, ti perdono per avermi preso a sberle per colpa del teme, davvero» e poi si ricompose, prendendo posto a capotavola, in modo da essere seduto vicino a Sakura.

Non va bene, si disse. Nella sua mappa mentale, quel posto era riservato a Sasuke, lui doveva stare vicino ad Hinata.

«Naruto…» lo chiamò Sakura, piano, «che ne dici di sederti lì?» e gli indicò il posto vuoto vicino alla coinquilina, «così possiamo parlare faccia a faccia, no? E mettiamo Saske a capotavola…» lo guardò con gli occhi più dolci che riuscì  a fare, convincendolo a spostarsi. Hinata si irrigidì di colpo quando la spalla di Naruto sfiorò la propria e girò il viso dalla parte di Kiba, farfugliando qualcosa su come stesse Akamaru.

«Dov’è Saske?» chiese, lisciandosi i pantaloni di pelle sulle ginocchia, guardandosi attorno. Era tentata di prendere il telefono e chiamarlo.

«È uscito con me, Lee e Sai. Però ha preso la moto…» borbottò Naruto, «sarebbe dovuto arrivare prima di noi. Guida come un pazzo, quello, non so che cosa gli hanno insegnato a Londra».

«Mi hanno insegnato le buone maniere, a differenza di te, dobe».

Allora era venuto.

Sakura si girò a guardare Sasuke. E non le era mai sembrato così bello. 

 

― ♦ ―

 

«È tutto buonissimo!» commentò Naruto che aveva già svuotato il piatto  riempito qualche attimo prima al buffet, «ma non c’è il ramen» aggiunse borbottando, ed Hinata sorrise, mangiando lentamente il riso alla cantonese che aveva nel piatto.

Sakura fece scorrere velocemente lo sguardo lungo tutta la tavolata. Alla fine, escluso Sai, si erano formati gli stessi gruppetti da tre persone che c’erano al liceo durante l’ora di pranzo. Shikamaru continuava a messaggiare ansiosamente al telefono sotto gli occhi di un Choji ormai stanco di chiedergli di smettere. Ino rideva e scherzava con Sai, facendogli provare dalle proprie bacchette un pezzo di carne che aveva preso per lei. Kiba rideva sguaiatamente, coprendo il chiacchiere di tutti gli altri, trascinando con sé anche Rock Lee che agitava il proprio bicchiere. Neji, piuttosto tranquillo, parlava a bassa voce con Tenten e sorrise, passandole con le mani una nuvola di granchio intinta nella salsa agrodolce.

«Hm?» si fermò ad un tratto Kiba, osservando lo Hyuga seduto davanti a lui, «cosa stai facendo, eh, Neji?» sibilò, il silenzio calò nel tavolo mentre Tenten prendeva la chela del granchio e mangiava la polpa attaccata. Kiba sembrò illuminarsi all’improvviso, Lee lanciò un urlo e la mascella di Naruto quasi cadde sul piatto, tanto era aperta.

«VOI DUE STATE ASSIEME!» gridarono all’unisono.  

«Finalmente la dea Amaterasu ha illuminato le vostre teste vuote» commentò Shikamaru, da lontano, provocando il sorriso di Shino e, notò Sakura, anche di Sasuke seduto alla sua sinistra.

«TU LO SAPEVI?» gridò Kiba, appoggiando con poca grazie il bicchiere sul tavolo, «lo sapevi e non ce l’hai detto? ChessSleepy?» lo stuzzicò.

«Smettila di chiamarmi ChessSleepy, Kiba» borbottò irritato, prendendo un pezzo di grissino che si era stranamente materializzato davanti a lui e lanciandoglielo, centrandolo in piena fronte, «è stato Choji a mettermi quel diavolo di soprannome».

«Certo» borbottò l’altro, con la bocca piena, cercando di discolparsi, «mi hai dato tu carta bianca, e io ho cercato un sito di generatori di nickname» e si tappò la bocca con un lungo sorso di birra.

«Non importa, non importa» si agitò Lee, muovendo le mani, «Neji sta assieme alla mia adorata Tenten e non me lo avete detto?! Ci conosciamo da sempre, che diamine!» si lamentò, afferrando il braccio allo Hyuga.

«Sapevamo che avresti fatto tutto questo casino, Lee» sospirò la ragazza, prendendo la mano a Neji sotto il tavolo. Hinata sorrise alla compagna di stanza e poi al cugino, conscia che la loro parentela sarebbe rimasta ancora in segreto, ma non le dispiaceva. Si alzò, lisciandosi la gonna fin troppo corta e, afferrando il piatto con entrambe le mani, si diresse verso il bancone del wok.

«Dove vai, Hina-chan?» gli chiese Kiba, fin troppo allegro, afferrandole un lembo della maglia grigia.

«A prendere da mangiare, vuoi qualcosa?» e sorrise come suo solito.

«Due ravioli al vapore, grazie!».

Sakura seguì la conversazione dei due e osservò la figura sinuosa scivolare tra i camerieri e le persone che si alzavano per andare al bancone. Poi guardò Naruto, con il piatto vuoto e l’espressione corrucciata per non aver capito che Neji e Tenten stessero assieme. Sasuke, a sinistra, mangiava silenziosamente con la forchetta e guardava il cellulare periodicamente – forse aspettava una chiamata da Asami.

«Naruto» lo chiamò d’un tratto Sakura, «anche se non c’è il ramen fanno una griglia ottima qui, puoi decidere come condirti la carne» e gli fece segno con il capo di avvicinarsi al bancone, «Hinata sa scegliere bene cosa mangiare, puoi chiedere consiglio a lei!». Così magari riuscivano a parlare, si disse Sakura, e lei poteva concentrarsi su Sasuke.

Naruto sembrò illuminarsi prendendo il piatto, «grazie, Sakura-chan!» disse, iniziando ad avviarsi.

«Senza il piatto, Naruto!» lo informò, facendoselo passare con un sorriso, lasciandolo poi libero di raggiungere Hinata, così da potersi concentrare su Sasuke.

Aveva senso continuare a provarci nonostante Asami?

No, forse no.

Raccolse il coraggio che le restava, ignorando lo scarso amor proprio che le ripeteva di smetterla di farsi del male con la voce irritante e saccente di Ino.

«Allora, Saske, com’è Londra?» sputò pizzicando con le bacchette la carne che aveva nel  piatto.

«Umida e fredda, e molto grande» le rispose, bevendo poi un sorso d’acqua.

Sakura si fermò ad osservare il pomo d’Adamo alzarsi e abbassarsi mentre deglutiva.

Quanto sono idiota! Ino ha ragione, si disse.

Sentiva il suo profumo anche da lì, era così forte da darle alla testa, e non in senso buono. Sapeva che qualsiasi tentativo di discorso sarebbe comunque stato vano: due o tre domande con relative risposte, e poi sarebbe di nuovo morto tutto. Non si poteva parlare di nulla, con Sasuke, o forse no.

«Ti sei iscritto al laboratorio di chimica?» chiese d’un tratto, colta da un’improvvisa illuminazione. Una ragazza che aveva conosciuto in università le aveva detto che era un laboratorio in comune con tutti i corsi che prevedevano la Chimica.

«Sì, l’altro ieri» le rispose lui, sollevando finalmente la testa dal piatto, «sei iscritta anche tu?».

Dentro di lei qualcosa esultò.

«Non ancora, ma pensavo di farlo se gli orari non si accavallano con la  Clown Terapia» sorrise, portando poi alle labbra un pezzo di carne. Non le restava che sperare di riuscire a gestire sia il corso pomeridiano, sia il suo impegno con i bambini dell’ospedale. Perché fra i due avrebbe di certo scelto il secondo, senza alcun ripensamento. Niente era più importante del volontariato e, anche se Ino le  avrebbe detto di fregarsene, non avrebbe di certo messo al primo posto la sua inesistente vita sentimentale.

Sasuke incrinò le labbra in un mezzo sorriso, ma lei non riuscì a capire perché. Aveva detto qualcosa di divertente? Non le sembrava proprio.

Un telefono squillò fra il chiacchiericcio della sala, e Sasuke si portò una mano alla tasca, estraendolo dai pantaloni.

«Ciao» disse, e Sakura si domandò perché diavolo il suo telefono squillasse ogni volta che lei provava a parlargli.

Il cosmo intero la detestava, probabilmente.

Grazie Kami, grazie davvero!, pensò concentrandosi di nuovo sul cibo che aveva nel piatto, origliando la telefonata.

Sentì Sasuke parlare di un parziale che avrebbe dovuto dare a Novembre, annuire un numero spropositato di volte, e poi congedare chiunque i fosse dall’altro capo del cellulare con un “sono fuori, ti richiamo quando torno a casa” seguito da un “anche io” che gli tinse le guance di un rosa pallido.

Era Asami, di sicuro era lei. Era inutile farsi tanti problemi, lui aveva trovato una fidanzata e lei avrebbe dovuto farsene una ragione. Era un bel ragazzo, fuori dalla sua portata, tutte le ragazze avevano avuto una cotta per lui, e lei restava solo una delle tante che non aveva fatto altro se non sperare che lui scegliesse lei. Era stupido. Non poteva restare ancorata al passato per sempre, eppure era come una coltellata al petto.

Si alzò dal tavolo abbandonando le bacchette nel piatto, «vado al bagno» comunicò a Tenten che, distogliendo lo sguardo da Neji, assentì.

Lanciò una rapida occhiata a Naruto, affiancato da Hinata davanti al bancone della griglia, e le sue labbra si inarcarono in un leggero sorriso.

Se non altro il suo piano aveva funzionato. Almeno quello.

 

 

 

 

 

 

 

N O T E D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per conto del Signore.

 

 

Siamo tornate! Puntualissime anche questa volta con un pezzo di questa (tanto attesa) rimpatriata.

Innanzitutto speriamo che vi sia piaciuto, e che fosse all’altezza delle vostre aspettative. Ringraziamo come sempre tutti quelli che ci leggono e trovano il tempo di lasciarci un commentino. Siete tutti fantastici, e davvero, ancora non ci capacitiamo di tutto questo successo.

Passiamo ora al lato un po’ più tecnico, ecco.

Vi informiamo che sappiamo che in Giappone non esiste la Clown Terapia, ma che ci siamo prese questa licenza poetica di inserirla ugualmente, soprattutto perché troviamo estremamente carino che Sakura si impegni in un volontariato in ambito ospedaliero, lavorando con i bambini malati. Per com’è fatta lei, per la sua personalità, la vediamo molto in veste di clown dottore con il nasino rosso, a portare un po’ di felicità ai bambini malati – senza contare che la preparazione per questo tipo di volontariato è molto impegnativa e preceduta da un colloquio di selezione. Insomma, un buon modo per Sakura per confrontarsi con il mondo e unire, in un certo modo, l’utile al dilettevole.

Sasuke mangia con la forchetta perché, semplicemente, è abituato a Londra dove ha mangiato con la forchetta per motivi logistici, insomma. Nella nostra testa Sasuke è un piccolo inglesino super-perfetto, ci sembrava divertente e adatto al suo personaggio al contempo.

Per quanto riguarda i vestiti delle ragazze, sappiamo di non averli descritti alla lettera, ma ci avrebbe rubato spazio e avrebbe interrotto più volte la narrazione, tuttavia se desiderate, pensiamo di pubblicare sul gruppo facebook della fan fiction questi super vestiti scelti con occhio critico della Yamanaka.

Il ristorante in cui si trovano è basato sul wok&sushi di Roncadelle (Brescia), dove andiamo a mangiare (quasi) tutte le volte che ci incontriamo. E sì, Shikamaru su LOL si chiama ChessSleep, da Kiba storpiato in ChessSleepy. Le motivazioni del perché questo nome sono spiegate nella storia e quindi non le ripetiamo – tuttavia non sappiamo se c’è qualcuno che si chiama così nel server di LOL e ci scusiamo nel caso così fosse. Stessa cosa per questo misterioso SouariTem. Shikamaru in tutti i casi è troppo pigro per cambiarsi nome, quindi ha tenuto quello.

E poi beh… ci sono degli intrusi, a quanto pare, eheheh. Asami e SouariTem, eh? Chi lo sa. ~

In vista del capitolo successivo, vi informiamo che compariranno in modo altalenante dei personaggi nuovi, originali, che hanno il solo scopo di rendere più ricca la trama, e quindi di migliorare la storia.

Ecco tutto.

Vi informiamo che il prossimo capitolo verrà pubblicato il 24, e come sempre vi ricordiamo che non inviamo più gli aggiornamenti, e che abbiamo aperto un gruppo su Facebook riguardante la storia in cui mandarvi gli aggiornamenti, gli spin-off e informazioni varie, senza contare che siete diventati veramente in troppi per avvisarvi tutti, scusateci! >w<

Se qualcuno volesse unirsi trova il link qui sotto, new entry sono sempre bene accetti! ~

 

Ancora grazie, e vi salutiamo.

Un bacio.

 

papavero radioattivo





   
 
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