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Autore: Sara Weasley     17/01/2015    21 recensioni
Un fumo dall’odore dolciastro si diffonde nel vicolo e l’ennesimo boato esplode nell’aria: da qualche parte oltre il terrore, le maledizioni, i rumori assordanti, qualcuno urla e io sento il gelato di Florian risalirmi lentamente lungo la gola. Potrebbe essere chiunque dei miei amici: potrebbe essere Remus, oppure Peter, Frank o Alice… ma io, più di tutto e tutti, spero che non sia Lily. Non può essere Lily.
Imprecando tra i denti, schiaccio ancora un po’ la schiena contro il vecchio muro dietro cui sono nascosto e mi azzardo a fare capolino per cercare di capire cosa Merlino sta succedendo nel putiferio là fuori. La bacchetta nella mia mano freme e asciugo freneticamente un rivoletto di sangue che dalla fronte mi scivola sulle palpebre. Nessun Mangiamorte in vista, potrei…
Sirius lancia un sibilo di avvertimento e riprende a strisciare sotto i cumuli di macerie in cui è quasi intrappolato. "Lo avevo detto" dice tra i denti, con il suo classico tono sarcastico "che i compleanni portano sfiga. Ma tu no, dovevamo per forza fare una festa! E adesso guarda… "
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Da chi lo ha tre volte sfidato. '
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Capitolo 95.

 
 
«James, James! Stai facendo di nuovo tardi!»
Socchiudo leggermente gli occhi, accecato dal sole che filtra attraverso le tende. Le tempie mi rimbombano anche solo quando gli altri respirano,  il post-sbornia mi piomba addosso come un macigno e ricordi confusi tra fantasia e realtà mi si mischiano nel cervello.
«Sirius, andiamo! Non costringermi a buttarti giù dal letto!» continua a urlare Remus, maledettamente puntuale come ogni singola mattina.
«Lasciami stare, mamma!» sento rispondere ad una voce scartavetrata, eco dei miei pensieri
«Per l’amor del cielo, voi due» sbuffa Moony, ed io mi domando ancora una volta per quale assurda legge della magia riesca ad assorbire qualsiasi cosa tanto bene. «Tiratevi su, forza!»
Quando qualcuno –probabilmente Peter- scosta le tende dalla finestra, la mia testa comincia di nuovo a carburare: partita di Quidditch, Lily Evans, festino, Wisky, Lily Evans, altro Wisky, Lily Evans.
Indolente, mi giro dall’altra parte e nascondo la testa sotto il cuscino. «Mmm Moony» borbotto, cercando disperatamente di non perdere le immagini che ho appena visto dietro le mie palpebre. «Perché mi hai svegliato? Stavo facendo un sogno bellissimo!»
«Stavi sognando Lily?» tira ad indovinare Remus.
«Sì» piagnucolo.
«Allora non è un sogno» sospira lui.
«Sei crudele Moony, tentare di illudermi così quando mi sono appena svegliato» dico seriamente, sollevandomi su un gomito per cercare, con molta fatica, gli occhiali sul comodino. E poi finalmente li sento a tentoni e…
Sulla montatura nera e quasi storta dei miei occhiali, è appiccicato con la magia un pezzo di pergamena su cui qualcuno ha scritto –con una calligrafia vagamente incomprensibile che potrebbe essere la mia- una frase molto, molto strana: “Avvertimento per domani mattina: è tutto vero.”
 
Apro la bocca, poi la richiudo: studio il foglietto ancora qualche secondo, prima di inforcare gli occhiali e scendere velocemente dal letto. I ricordi mi piombano addosso non appena i miei piedi entrano in contatto con il gelido marmo del pavimento, ma faccio in tempo a fare un solo minuscolo passo, prima di vedere un altro promemoria attaccato sul baldacchino.
“Lily Evans ti ha baciato.”
«Ma cosa…?» borbotto, fiondandomi in bagno come per assicurarmi di essere nel corpo giusto –non può essere, non può essere, non può essere.  Eppure quando mi specchio sono ancora io: occhi castani, magnifici  capelli scompigliati che sprizzano in aria, sorriso da ebete incredulo e espressione di chi ha appena ricevuto una padellata in testa da Pix.
Ma attaccato allo specchio c’è un altro biglietto – “Lo so che non ti sembra vero, ma Lily Evans ti ama”- e nel leggerlo il mi cuore accelera per ogni sillaba: la partita di Quidditch, il sapore dolceamaro delle labbra di Lily Evans e il modo in cui si suoi capelli si intrecciavano alle mie dita, la sua maniera sempre nuova di sconvolgermi e zittirmi e le sue parole quasi urlate senza fiato.
Lily Evans mi ama, Lily Evans mi ama, Lily Evans MI AMA!
E all’improvviso tutto comincia a girare, come se la terra intera e l’universo volessero partecipare alla mia gioia: ed io mi rendo distrattamente conto che il mondo adesso potrebbe anche finire, ma io non me ne accorgerei nemmeno. Lily Evans mi ama, Lily Evans mi ama, Lily Evans mi ama- e il bagno diventa troppo stretto: Hogwarts non basterà mai, l’intero pianeta non sarà mai abbastanza grande per riuscire a contenere ogni sentimento che sto provando adesso.
 «Lily Evans mi ama» mormoro piano, come se avessi paura di dirlo ad alta voce: ma il tetto rimane sopra la mia testa e il pavimento sotto i miei piedi. «Lily Evans mi ama» ripeto allora, e il mio cuore sprizza scintille come se fosse sovraccaricato. «LILY EVANS MI AMA» urlo, perché se non lo dico a qualcuno il mio petto esploderà. Senza fiato come se avessi corso per chilometri interi, mi precipito nella nostra stanza senza riuscire a stare fermo e senza sapere cosa dire: ogni cellula del mio corpo si muove tanto veloce che l’intero universo sembra correre all’indietro.
Remus, che sta cercando di annodare la cravatta in maniera decente, alza gli occhi al cielo con un sospiro. «Finalmente l’ha capito» lo sento dire, ma il suo tono è così tranquillo che pare viaggiare su frequenze diverse rispetto le mie.
Ancora nel suo letto, Sirius dorme bellamente,  ed io posso vedere che c’è un post-it attaccato perfino sulla sua fronte: Non dare di matto: è vero, tu e la Evans state insieme. Ma l’ho comunque baciata prima io” .
Passo una mano tra i miei capelli, riflettendo ancora una volte sulle probabilità che tutto questo sia un meschino scherzo dei miei amici : ma mi basta chiudere gli occhi per sentire ancora il tocco delle sue labbra sulla mia pelle e allora realizzo di nuovo –come se non fosse mai abbastanza capirlo e poi capirlo ancora – che Lily Evans mi ama! Lily Evans mi ama e questa cosa ha cambiato tutto il mondo!
Devo dirlo a Silente, la data di oggi dovrebbe essere riconosciuta come giorno di commemorazione: no, meglio ancora, devo dirlo al Ministro della Magia, così che diventi festa nazionale! Nazionale, no no, troppo poco: il mondo intero deve sapere che Lily Evans mi ama!
«James sembri sul punto di implodere» mi fa notare Peter, facendo un paio di passi indietro giusto per precauzione.
Cosa mi importa di scoppiare in aria quando Lily Evans mi ama? – mi dico, acciuffando Peter e stampandogli un grosso bacio sulla fronte senza riuscire a smettere di ridere. «Lily Evans mi ama!» ripeto per quella che mi pare la centesima volta. «Mi ha baciato! E ci siamo tenuti per mano! Mi ha detto che mi ama…. Non sta più con Caradoc! Ha scelto me» constato, e mi sento così felice da non riuscire quasi a respirare. «Lily Evans ha scelto me!» 
«Fatelo stare zitto!» mugola Sirius, lanciandomi contro una bottiglia vuota di Burrobirra che rimbalza contro il muro. «Papà!»
Frank ruota gli occhi, scuotendo la testa in maniera calma. «Fate i bravi, voi due» si limita a dire.
«Ho baciato Lily Evans» ripeto ad alta voce, tentando di far capire anche agli altri l’importanza delle mie parole. «Ho baciato Lily Evans! Sul serio, ho baciato Lily Evans!»
 «Anche io, e pure prima di te: non ne ho fatto certo un dramma!»borbotta Sirius, tirandosi su quel tanto che basta per guardarmi in cagnesco. «Seriamente, Prongs: non è neanche così brava, su!»
Il lato razionale del mio cervello mi dice che dovrei prendere un cuscino e tentare di soffocare Sirius adesso che dorme, ma sono così felice che perfino l’insopportabile strafottenza del mio migliore amico mi sembra una cosa assolutamente fantastica: Lily Evans mi ama, e potrebbe aver baciato anche la piovra gigante, ma mi ama!
Lily. Evans. Mi. Ama: e all’improvviso devo fermarmi a respirare di fronte una cosa che, mai come adesso, mi sembra comunque molto più grande di me. Come se l’universo avesse preso la rincorsa e poi si fosse fermato di botto, sento la realtà dei miei sentimenti rimbalzarmi contro fino a fare oscillare ogni arteria del mio cuore. Con un sussulto, crollo sul letto di Sirius e atterro poco dolcemente in un intruglio di gambe e coperte: lui borbotta qualcosa di decisamente scurrile, ma io neanche lo sento.
Respira, James, respira - e per quella che mi sembra la prima volta, lo faccio davvero: nell’aria c’è un misto strano di profumi – quintali del mio shampoo, il dopobarba di Frank e il sapone che usa Remus per lavare i suoi  vestiti, la puzza di cane bagnato di Sirius e quella dei vecchi calzini di Peter – e del tipico odore di cinque ragazzi, eppure adesso mi sembra quasi di riuscire a sentire, come se fosse impresso sulla mia pelle a fuoco, il profumo dolceamaro del capelli di Lily che arriva delicato come una brezza fino a riempirmi i polmoni. Socchiudo gli occhi, lasciando che l’aria filtri dalla mia bocca leggermente socchiusa: le mie dita sfiorano le coperte ruvide di Sirius, ma io riesco comunque a sentire la morbidezza sconcertante dei suoi capelli che sembrano fiamme.
«James?» dice Remus, sporgendosi verso di me. «Sei ancora vivo?»
Non posso morire oggi, Lily Evans mi ama – ma sono così tante parole che non riesco neanche a pronunciarle.  «È tutto vero» mormoro invece, e questa volta lo sto dicendo a me stesso: con calma e lentamente, assaporo sulla lingua ogni singola sillaba  che esce dalle mie labbra sentendomi bene come non lo sono mai stato.
E Remus, per qualche strano motivo, riesce esattamente a capire tutto quello che sta succedendo nella mia testa: con uno di quei suoi misteriosi sorrisi magici stampati sulla bocca, annuisce semplicemente. «Sì, James» dice intensamente. «È tutto vero.»
«Per l’amor di Merlino» biascica Sirius, tirandomi un calcio che ha tutta l’intenzione di farmi cadere dal letto. «Possiamo smetterla di ripeterlo?»
«Non credo» ridacchio invece, fissando il baldacchino sopra di me come se potessi vederci disegnata lei che è appena diventata il mio intero universo e la mia stella polare. « Non so come è possibile sentirsi così…»
«Come?» squittisce Peter, chinandosi su di me in maniera curiosa.
«Non lo so» sospiro, tentando di carpire la felicità nel mio petto senza in realtà riuscirsi: nel mio cervello scorrono veloci una serie di metafore altisonanti, eppure mi rendo conto che niente – niente di quello che ho mai sentito o provato prima- è neanche lontanamente comparabile a questo. «Tutto il peggio ed il meglio di me… ogni cosa, è completamente svanita. È come se… esistesse solo lei.»
Nel momento di silenzio che segue, perfino Sirius socchiude le palpebre per fissarmi: il grigio delle sue iridi invade la stanza, ma questa volta non c’è sarcasmo nei suoi lineamenti, solo un’incredula incomprensione.
Io guardo i miei miglior amici –le tre parti restanti di me- desiderando che loro lo capiscano: ma noi siamo Malandrini, affamati di amicizia e digiuni di amore. E allora mi rendo conto che non capiranno mai: non esiste qualcuno a questo mondo che mi conosca più di loro, ma l’amore che sento di provare adesso –la sensazione effimera ed eterna che mi circonda come una seconda pelle- è qualcosa di così immenso che non può essere descritta e neanche immaginata.
Qualcosa così stravolgente di cui perfino io dubiterei se non avessi mai conosciuto Lily: ma lei ha cambiato tutto il mio mondo, donandomi tonalità e sfumature che mai avrei potuto vedere senza guardare attraverso lei.
Ed è proprio per questo che, quando Frank si avvicina a me, dandomi una pacca sulla testa in maniera quasi complice, rimango un attimo perplesso: ma è una cosa che dura poco- il tempo che mi ci vuole per alzare gli occhi su di lui e vederlo sorridere in una maniera del tutto nuova- ed io mi rendo conto dal modo in cui i suoi occhi brillano anche alla penombra della camera che lui lo sa.
 «Non ti ci abituerai mai, James» mi confessa Frank, stringendosi nelle spalle con la naturalezza di uno che convive con l’amore da tempo. «Amare ed essere amati è questo, sai? Tutto inizia e finisce con lei.»
«Amare ed essere amati» ripeto, come in trance.
Frank annuisce, e una piccola ruga di espressione si disegna agli angoli della sua bocca. Ed io lo vedo come se non avessi passato gli ultimi sette anni della mia vita a viverci insieme: tutto quello che avevo sempre dato per scontato all’improvviso sparisce, sostituito dalla consapevolezza che Frank è riuscito a conquistare tutto questo molto tempo fa, ed io non me ne ero neanche mai accorto prima. All’improvviso, non mi sono mai sentito tanto vicino a lui prima.
Ma Frank  non sembra farci particolarmente caso, perciò si stringe di nuovo nelle spalle e mi rivolge un gesto incoraggiante. «Vivrai di questo ogni giorno» mi spiega, infilando la giacca e spostandosi verso la porta. «Per ricevere l’amore che avrai meritato.»
Io annuisco di nuovo, incapace di articolare un pensiero coerente: con un sospiro soddisfatto, mi lascio di nuovo scivolare sul letto e ritorno ad osservare il baldacchino di Sirius: questa volta, però, nella trama rosso e oro del tessuto mi pare quasi di riuscire a vedere i complicati ingranaggi che fanno muovere il mondo.
«Tutti questi sentimentalismi rischiano di farmi esplodere le coronarie» sbuffa Sirius, lanciandomi un cuscino sulla faccia. «E sono solo le nove di mattina.»
Frank non se la prende e ridacchia, come fa sempre: eppure io sono sicuro che da questo giorno in poi non riuscirò più a guardarlo nello stesso modo. «La prossima volta discuteremo di sangue e squartamenti?»
«Per chi mi hai preso, Paciock? Certo che no» si lamenta Sirius. «Di sesso e motori.»
Remus alza gli occhi al cielo, scuotendo la testa come se ormai non nutrisse più alcuna speranza per il nostro Felpato. «E dire che per una volta speravo che fosse una cosa quasi normale.»
Ma Sirius è ormai quasi completamente sveglio, perciò stacca la pergamena che aveva ancora attaccata in fronte e me la lancia contro, centrandomi proprio sul petto. «E tu» sbraita quasi, come se lo avessi offeso. «Che diavolo ci fai ancora qui? Hai passato anni a parlarci di cosa avresti fatto con la Evans quando vi sareste messi insieme, e adesso che finalmente ci sei riuscito resti comunque qui a ossessionare noi? Eh no!»
Peter ridacchia, ma io non muovo neanche un muscolo. Come se non potessi controllarlo, le mi elabbra si piegano nell’ennesimo sorriso felice: Lily Evans mi ama –ripeto a me stesso, godendo ancora della scarica di adrenalina che mi trasmette il solo pensiero.
Lily Evans mi ama ed io ho finalmente ottenuto tutto ciò che avevo sempre desiderato.
«Solo un momento, Sirius» mormoro, assaporando la dolcezza dei miei pensieri con infinita lentezza: ho corso così tanto per arrivare a lei, adesso voglio godermi l’attesa ancora un po’. «Solo un momento.»
 
 
***
 
«Sei nervosa?»
«No, Alice.»
«A me puoi dirlo, sai? Non ci sarebbe niente di male se tu fossi nervosa!»
Alzo gli occhi al cielo, osservando il mio riflesso nello specchio un’ ultima volta: la ragazza che vedo, vestita con l’uniforme scura di Hogwarts, non ha niente a che fare con il fantasma che si aggirava nel dormitorio fino a qualche giorno fa.  Come se non riuscissi a credere che questa è di nuovo la mia pelle, sono quasi tentata di toccarmi il viso con le dita per assicurarmi di essere realmente io: è trascorsa solo una notte da quando ho capito di essere innamorata di James, eppure i miei occhi adesso sono ritornati del loro colore naturale, e le borse sotto le palpebre sono sparite; non mi sentivo così bene da tempo immemore e per la prima volta da quando i miei genitori sono morti mi rendo conto di aver dormito e fatto bei sogni: perfino quando distolgo lo sguardo per allacciare la cravatta, mi accorgo distrattamente che sulle mie labbra aleggia un sorrisetto felice senza nessun reale motivo. E allora capisco –con un misto di gioia esplosiva e familiare irritazione- che questo è l’effetto James Potter –immediato, sconvolgente, che ti lascia senza scampo- che è più efficace di ogni medicina e   più potente di qualsiasi magia.  
«Lily? Hai capito cosa ti ho appena detto?»
Quando mi giro verso Alice, non devo sforzarmi di essere di nuovo me stessa: e dopo tutto quel tempo trascorso da sperduta, è una sensazione davvero piacevole sentire di nuovo che tutto va al posto giusto. «Perché dovrei essere nervosa?»
«Per James, ovviamente!» strilla quasi lei, che pare molto emozionata.
«Vedo James Potter ogni giorno da quando ho undici anni» le faccio notare, incrociando le braccia al petto. «Che differenza c’è?»
Alice non risponde –pare troppo scioccata dalla mia scarsa capacità di comprendere l’universo sentimentale  anche solo per formulare una frase coerente- ed Emmeline ridacchia della sua faccia buffa.
«Io mi preoccuperei più dei discutibili ex amici di Lily, veramente» ci fa notare Mary, che sta allacciando confusamente le sue scarpe da ginnastica. «Oppure del James Potter Fan Club.»
Scuoto la testa, lasciando che la coda in cui ho legato i capelli mi rimbalzi sulle spalle: le mie amiche escono dalla stanza una dopo l’altra –Alice mi lancia un’occhiata quasi disperata- ed io chiudo la porta del dormitorio dietro di noi.
Ma non faccio in tempo neanche a scendere due gradini, che Mary mi infila poco delicatamente un gomito tra le costole. «Ahi, ma che ti…?» inizio a lamentarmi, ma poi lei indica con un sorriso malizioso un punto davanti a me e io smetto automaticamente di parlare.
Poggiato alla ringhiera delle scale - con i capelli scompigliati e l’espressione assorta- c’è James: e il mio cuore automaticamente decide di suicidarsi, trascinandosi dietro anche un briciolo di pura razionalità.
Lui non mi vede subito, e nei secondi che seguono avverto di nuovo la sensazione pazzesca che tutto il mondo di sia fermato solo per permettermi di non perdere neanche un dettaglio: James ha l’ombra di un sorriso stampato sulle labbra –come se ci avesse dormito sopra e fosse rimasto impresso nella sua pelle- e i suoi occhi sono puntati verso il basso, lasciando che le ciglia lunghe disegnino piccoli dettagli neri sulla pelle abbronzata del suo viso.
«Stamattina siete mattinieri!» saluta allegramente Mary, ed è solo per questo che mi rendo conto che, dietro di lui, seduti sui divani, ci sono anche gli altri ragazzi.
Ma poi James alza gli occhi fino a trovare me, e tutto il resto semplicemente diventa sfocato: nel tempo che impiego a raggiungerlo, ogni mia terminazione nervosa sfrigola in maniera assolutamente preoccupate.
Merlino, Lily, hai perso la testa – e per la prima volta non me ne dispiace.
Quando finalmente arrivo all’ultimo gradino, io e James siamo faccia a faccia e abbastanza vicini da toccarci: eppure entrambi esitiamo, incerti e sconosciuti di fronte a tutte le nuove prospettive che si espandono davanti a noi. Nei millimetri che ci separano, minuscoli fili invisibili uniscono il mio cuore al suo e ci tengono insieme, facendoci sentire soli anche se siamo in mezzo al mondo intero: James ha le guance di un rosso incantevole e pieno di vita, e sulle sue labbra è dipinto un sorriso timido che sembra quasi un miraggio. Mai come questa mattina, è stato più diverso eppure più simile a se stesso –alla persona che ho capito di amare, al ragazzino che ho odiato per anni: incerto e quasi imbarazzato, lui allunga una mano verso di me, ma poi pare ripensarci e la lascia cadere lungo il suo fianco.
Tum tum, tum tum, tum tum: bene, Lily, ci siamo.
Adesso tu e James state insieme, giusto? Quindi… cosa si fa in questi casi?
Con la coda dell’occhio, guardo Alice e Frank: lei ha un sorriso quasi materno sulle labbra, anche se sta sgridando Frank per la sua incapacità nel riuscire ad annodare bene la cravatta. Distolgo lo sguardo: no no e poi no, io e James non saremo mai così.
Quando torno a concentrarmi su di lui, noto che mi sta fissando: così vicino al mio viso, James mi osserva come se fossi un mistero particolarmente difficile da indovinate ed io sento di nuovo la consapevolezza quasi pazzesca che lo amo.
Amo James Potter.
Tutti i miei dubbi e tutte le mie incertezze svaniscono nel momento esatto in cui i suoi occhi incontrano i miei, e lui sorride: «buongiorno Evans» dice piano,  con dolcezza. «Stanotte ho fatto un bel sogno.»
«E poi ti sei svegliato, Potter? » replico sarcasticamente, e quasi mi stupisco di quanto sia estremamente facile essere ancora noi.
«Non lo so» mormora lui, e anche se non mi sfiora neanche io sento ogni centimetro del mio cuore sfrigolare di elettricità. «In realtà credo di stare ancora dormendo.»
James si avvicina a me un altro po’, incerto e decisamente imbranato: a me viene quasi da ridere, perché non si è mai visto un Potter che non ci sapesse fare con le ragazze, e questo in qualche modo è estremamente comico. Passandosi una mano tra i capelli, James apre la bocca per dire qualcosa e poi la richiude: nel secondo in cui lui distoglie lo sguardo da me –come per cercare le parole- io mi domando vagamente se dovrei trovare questo comportamento tenero da star male o irritante da morire: c’è qualcosa di così estremamente puro nel cuore di James, ed io rimango incantata nel costatarlo perché sto notando tutte queste minuscole cose di lui – quelle che mi ero sempre rifiutata di vedere- ora per la prima volta.
 «S-senti Lily» inizia a balbettare James, strofinandosi i capelli come se fossero una pallina antistress. «Tu… cioè, noi…» deglutisce, «stavo pensando che dovremmo…»
«Madama Prongs!» sento urlare, e l’attimo dopo è come se tutto il peso di un gigantesco cane senza pelli piombasse su di me, rischiando quasi di farmi cadere giù per le scale. Sirius Black appoggia mollemente un braccio su di me –come se volesse salvarmi dopo aver rischiato di uccidermi- e nella sua classica risata quasi canina, mi lecca una guancia come se fosse un cucciolo affettuoso. «Allora? Come hai passato la tua prima notte da quasi Malandrina?»
«Come tutte le altre notti della mia vita, Sirius» sbuffo, posando la faccia sul suo maglione per pulirmi la guancia. «E ne ho abbastanza della tua saliva!»
Lui fa un sorriso malizioso, guardando James con uno di quei sorrisi quasi diabolici di fronte ai quali chiunque si scioglierebbe. «Sentito, Prongs?»
James gli lancia un’occhiataccia, fingendosi quasi offeso per il fatto che il suo migliore amico sia riuscito a salutarmi in maniera più sciolta di lui, che dovrebbe essere il mio… ragazzo – il pensiero  è così strano che sono quasi tentata di dubitarne perfino io.
«Qui Black, qui! Lascia in pace quei due per una volta» lo richiama ad un certo punto Alice, sbattendo le mani sulle ginocchia come se parlasse con un cagnolino –e non sa quanto ci è vicina. «Se vieni qui ti regalo un bell’osso!»
Sirius e James si lanciano un’occhiata di divertita complicità, ed io mi stupisco come non mai quando mi rendo conto che, l’attimo dopo, stanno includendo anche me nel loro giochino fatto di misteri inviolabili  e segreti comprensibili solo per pochi.
«Non so» sorride allegramente Sirius, studiando Alice con il suo classico sorrisetto Malandrino. «Se ci aggiungessi anche qualcos’altro, magari.»
«A quello penso io» si offre volontaria Mary, e dal luccichio negli occhi si Sirius è evidente che è quello in cui sperava fin dall’inizio.
«Non sei gelosa di me, vero Madama Prongs?» mi domanda lui, sbattendo le palpebre quasi come se volesse chiedermi il permesso.
«Io no di certo» ridacchio, alzando gli occhi al cielo. «Ma forse dovresti chiedere a James!»
«Nah, io e lui sappiamo di avere una relazione molto aperta» dice Sirius, trottando verso Mary: dal modo cadenzato in cui cammina, quasi mi meraviglio che non stia scodinzolando.
Io rimando ad osservare i miei amici per un po’, rendendomi conto solo in questo preciso istante di quanto mi sia mancato ognuno di loro nei giorni precedenti: anche se è passata solo una notte, a me sembra un anno intero –e allora capisco ancora e ancora che James è lo spartiacque della mia vita.
Con questo preciso pensiero in testa, mi giro a guardarlo: i suoi occhi come sempre sono già su di me ed io mi stupisco di come James riesca sempre a giocare d’anticipo e ad essere, tra noi, quello sempre un passo avanti.
«Cosa mi stavi dicendo?» domando, maledicendo me stessa quando sento la mia voce più flebile di un sussurro.
Ma James scuote la testa, passandosi una mano tra i capelli in maniera felice. «Può aspettare» dice, ed io lo vedo allungare la mano verso di me fino a stringere la mia: le sue dita indugiano e temporeggiano, disegnando parole invisibili sulla mia pelle che sfrigola ancora. «Adesso è meglio andare?»
Inarco un sopracciglio. «Hai paura di Lumacorno, Potter?»
«Certo che no»  ride lui, ed io mi perdo tra la sua voce che vibra di pura gioia. «Voglio solo che tutta Hogwarts lo sappia! I Professori, gli studenti, gli elfi domestici, i fantasmi…»
Alzo gli occhi al cielo: ma come ho potuto innamorarmi di un simile idiota?
«Pensa alla faccia di Mocciosus!» ci urla Sirius, davanti a noi.
«Black!»
 
 
 
Quando mettiamo piede in corridoio, è il delirio totale.
Non pensavo che sarebbe potuto esistere qualcosa di peggio rispetto a quello che è successo ieri tra Campo da Quidditch e Sala Comune: beh, è adesso che capisco di essere una povera illusa.
Io e James camminiamo fianco a fianco, seguendo i nostri amici verso i sotterranei dove si trova l’aula di pozioni: lui –abituato a stare al centro dell’attenzione da sempre- non fa neanche caso a tutte le teste curiose che si voltano a guardarci,  ma io noto ogni occhio come se lo sentissi direttamente sulla pelle.
Mantieni la calma, Lily: non farci caso. Tu stai con James Poter, adesso, è normale che sia così.
I bisbigli e i pettegolezzi si muovono verso di noi come una scia che segue i nostri passi, ed io devo trattenermi dalla voglia di estrarre la bacchetta e fare tabula rasa di tutto: ma James tiene ancora la sua mano tra la mia, e all’improvviso tutto mi sembra uno spaventoso dettaglio.
James è un Malandrino ed è uno dei ragazzi più popolari di tutta Hogwarts: ed io sapevo che sarebbe stato così nel momento esatto in cui l’ho baciato, eppure ancora non mi importa. Se stare per un po’ al centro dell’attenzione è il prezzo che devi pagare per avere lui, Lily, allora ben venga: posso abituarmi a questo… oppure posso perdere la pazienza e uccidere tutti, ma una vita di nuovo senza James è assolutamente inconcepibile.
Non farti distrarre da loro, non pensare a nessun altro: hai promesso a te stessa che l’avresti fatto bene questa volta, perciò non permettere al tuo stupido carattere di rovinare tutto una seconda volta.
«Tutto okay?» mi domanda James, abbozzando un sorriso incerto.
Anche se sono passati anni da quando mi conosce, lui mi osserva ancora come se il mio cervello funzionasse in maniera diversa rispetto a quello di tutti gli altri: ma nel suo sorriso sono raccolte tutte le mie buone ragioni ed ogni mia speranza, ed io lascio che il mio corpo si distenda tranquillamente sotto il suo tocco.
«Certo che sì» annuisco, anche se dentro di me prendo un sospiro di sollievo non appena entriamo in classe.  Istintivamente, James mi segue fino ad arrivare al mio banco: ma io lo fermo con una mano, scuotendo la testa prima che possa sedersi. «Oh, no! Non penserai di ritornare ad essere il mio compagno, vero?»
James mi blocca, guardandomi come se gli avessi appena detto che in realtà i miei capelli sono biondo platico. «Ovviamente sì» dice lui, avvicinandosi a me come se volesse convincermi. «Quel posto è mio di diritto.»
«Ma io preferisco Frank a te» sorrido, incrociando le braccia al petto e inclinando il viso verso di lui, sfidandolo a contraddirmi.
«Io sono molto più bravo di lui» proclama invece James, chinandosi su di me per essere alla mia altezza. «E sicuramente sono anche più bello E più aff…»
«Non dire eresie, Potter!» lo riprende Alice, lanciandogli una manciata di bezoar dal posto dietro il mio. «Il mio Franky è perfetto. Capisco perché Lily lo vuole tutto per sé.»
James sorride senza girarsi, scuotendo la testa in una direzione: ed io gli tolgo un bezoar incastrato tra i capelli solo perché così posso avere una scusa valida per infilarci dentro le mani. «Alice ha ragione» annuisco convinta.
«Forse» dice piano James, che parla a pochissimi centimetri dalle mie labbra anche se siamo in aula. «Ma sono sicuro che Frank non può fare questo» e, con naturalezza di uno che lo fa tutti i giorni, si china su di me fino a quando la sua bocca non è esattamente sopra la mia.
Io rimango un solo secondo folgorata da questo gesto tanto semplice quanto efficace, sentendo nel mio petto sentimenti rimbalzare come palline impazzite, sconvolgendo tutto quanto: l’attimo dopo, mi sono già allontanata. James rimane a fissarmi con un sopracciglio inarcato ed io apro la bocca per dire qualsiasi cosa, senza riuscire bene a trovare le parole che girano nel mio cervello come se questo fosse una centrifuga esaurita.
I suoi occhi sono grandi e bellissimi, eppure in questo momento si colorano di una sfumatura di dubbiosa incertezza: io scuoto la testa, desiderando più di ogni altra cosa potermi scusare –non volevo respingerti, non volevo che tu smettessi, sono solo andata in panico per un secondo e mi dispiace!- ma poi dall’altro lato della stanza, un altro paio di occhi risucchia totalmente la mia attenzione.
E James sembra capirlo, perché si volta esattamente verso il punto in cui è seduto Severus Piton: lui non dice niente, con la testa china sul suo adorato libro di pozioni, ma i suoi occhi neri sono puntati su di me con maniacale fervore e brillano cupamente come se avessero intenzione di bruciarmi la pelle.
I muscoli del corpo di James si tendono uno ad uno: riesco a sentirli guizzare anche da sopra i vestiti, pronti a scattare come se fossero molle già cariche; ma io rimango immobile a fissare quello che una volta era il mio migliore amico, quasi invitandolo a trovare il coraggio di guardarmi in faccia per sindacare le mie scelte dopo tutto quello che mi ha fatto.
Gli occhi di Piton adesso sono così accesi che sembrano provenire proprio dall’inferno: il suo volto –già pazzescamente pallido, perde qualche tonalità, fino a diventare di un giallo cadaverico; ed io lo conosco così bene che mi pare quasi di essere in grado di leggere ogni parola avvelenata che si forma nella sua testa in questo momento, feroce e cattiva come Maledizioni senza perdono.
E poi Lumacorno entra in aula con il suo classico modo ballonzolante di camminare, rompendo la tensione ad alto voltaggio che si era creata tra noi solo nello spazio di uno sguardo: Severus Piton ritorna a concentrarsi sul suo calderone con un sussulto ed io e James ci guardiamo come se qualcuno ci avesse dato un segnale d’allerta.
Lo sapevo già da prima, ma me ne rendo conto adesso più che mai: Piton è diventato estremamente pericoloso. C’è qualcosa di malvagio nei suoi occhi scuri, che li fa sembrare profondi e bui come pozzi senza fondo: ed io ricordo perfettamente che cosa è successo le ultime volte che lui si è mischiato nella sua vita.
Dopo questo minuscolo episodio, lezione di Pozioni va avanti in maniera più o meno normale: sono costretta ad intercede per James e riesco a convincere Lumacorno a non prendere provvedimenti per il suo comportamento da idiota solo perché in cambio gli prometto che parteciperò a tutte le prossime feste del Lumaclub.
Così io e James ci ritroviamo di nuovo a lavorare insieme attorno ad un calderone, con la differenza che questa volta lui approfitta di qualsiasi occasione per prendermi le mani da sotto il banco e impiega metà del suo tempo a giocare con l’orlo dei miei calzettoni –almeno fino a quando non mi distrae a tal punto da farmi quasi sbagliare tutto per la prima volta nella mia vita ed io sono costretta a minacciarlo di cruciarlo senza pietà se osa sfiorarmi ancora.
«Non ci provare, Potter» gli dico, puntandogli un dito contro.
James annuisce spaventato: per distrarsi lui e Sirius si divertono a trasmutare a caso gli ingredienti di Remus e Mary in cose del tutto diverse: la lezione, come sempre,  non riesce ad arrivare neanche alla fine perché il loro calderone comincia a disperdere una nuvola di pus verdognolo e giusto vagamente tossico e Lumacorno è costretto ad evacuare l’intera aula.
«Mi metterà T» si sta lamentando Mary, che si appoggia a Frank per farsi trascinare lungo il corridoio. «Mi metterà T e non potrò fare nessun lavoro decente quando uscirò da qui.»
«Puoi sempre fare un lavoro Babbano» tenta di consolarla Peter. «Tipo la commessa, l’avvocato oppure la dentista.»
«Cosa sarebbe?» gli domanda Alice, «è pericoloso? Mio fratello fa il ragioniere, e credo che sia abbastanza rischioso come mestiere!»
Io li ignoro momentaneamente, perché sto giusto raccontando a Remus –un po’ bruciacchiato e ancora vagamente stravolto- di Piton e del modo in cui lui ci ha guardato.
«La cosa non mi piace per niente» dice il mio migliore amico alla fine, in un sussurro.
«Non so bene che pensare: nei suoi occhi c’era qualcosa di irriconoscibile, Rem.»
«Tra Severus Piton e Voldemort che vi sta ancora dando la caccia, non so di cosa preoccuparmi di più. Ma tu e James dovete…»
«Ehi, Moony!» urla Sirius, e prima che io possa accorgermene la sua testa spunta tra di noi in maniera animalesca: il mio cervello, automaticamente, mi rimanda all’immagine di un cane con la lingua che penzola. «Lily è la ragazza di tutti, non solo la tua: lascia un po’ di Madama Prongs anche a noi adesso!»
«C’ero prima io» gli fa notare Remus, con logica. «Lei era la mia migliore amica prima di essere la fidanzata dei Malandrini!»
«No, no» si intromette James, quasi offeso, prendendomi una mano e cercando di sottrarmi alle grinfie del suo migliore amico. «Se qui c’è qualcuno che può avanzare delle pretese allora sono io!»
«Quindi non posso chiederle aiuto in pozioni?» squittisce Peter.
«Sapete ragazzi» preciso, alzando gli occhi al cielo. «Questi discorsi mi fanno sentire una donna dai costumi abbastanza discutibili.»
La risata canina di Sirius si perde in tutta la Sala Grande, mentre andiamo a sederci ai nostri soliti posti in fondo al tavolo: di nuovo, impongo a me stessa di non farci caso.
Hai già sbagliato una volta, Lily: niente più errori adesso. Mantieni la calma e sii te stessa non è poi così difficile.
Eppure, nonostante i miei buoni propositi, perfino la cosa più semplice adesso mi sembra particolarmente complicata: inizio a sedermi al mio solito posto, ma poi esito - James Potter è il tuo ragazzo –ripete la vocina nella mia testa – adesso non  devi più stargli lontano. Giusto. Uhm, che si fa quando si ha un fidanzato?
Automaticamente, guardo di nuovo Alice: lei si è seduta sulle ginocchia di Frank, con la testa poggiata sulle sue spalle e con un amorevole sorriso compiaciuto dipinto sul volto. Guardo di nuovo James e scuoto la testa, nauseata: no, no, assolutamente no!
James sembra capire la mia esitazione almeno in parte, perché mi rivolge un sorriso gentile che riesce a scioglie tutti i miei dubbi: e così è lui a cambiare posto e a sedersi accanto a me, tanto vicino che le mie gambe e le sue si incrociano insieme sotto il tavolo.
«Sicura che sia tutto okay?» mi domanda lentamente, spostando una ciocca dei miei capelli per riuscire a parlarmi all’orecchio.
Il cuore mi è schizzato nel petto proprio in questo momento –vorrei dirgli, cercando di darmi una maledettissima controllata. Ma forse è meglio che alcune cose ancora non le sappia.
«Capitano! Ma tu e Lily riuscirete a separarvi per il tempo di un allenamento?»
Io mi stringo nelle spalle, senza riuscire a nascondere un ghigno malizioso. «Se ci riesce con Sirius…»
James arrossisce allegramente, e la sua felicità contagia subito anche me.  «Lily! Cosa vorresti insinuare? Tu sei l’unica per me!»
«Diceva lo stesso anche di me» borbotta cupamente Sirius, portandosi una mano al cuore come se fosse mortalmente triste. «Tranquillo Prongs, mi prenderò io cura di lei quando non ci sarai: io e la Evans faremo un sacco di cose molto divertenti.»
«Sirius!» strilla James, circondandomi il busto con le braccia quasi volesse proteggermi. «Non osare neanche!»»
Alzo gli occhi al cielo e faccio per rispondergli qualcosa di decisamente sarcastico, ma poi la mia bolla di felicità viene infranta dal suono familiare di una voce conosciuta.  «Uhm, non vorrei intromettermi, ma…»
Il cuore adesso mi serra la gola come un groppo ed io mi giro di scatto, pregando Merlino e anche Morgana di non sembrare sconvolta quanto in realtà mi sento: Dec, occhi blu ed espressione indecifrabile, mi rivolge un sorrisetto dispiaciuto. «Vi ho interrotto, scusate.»
«Che vuoi?» sbotta James, il cui viso diventa serio in un solo istante: le sue braccia sono ancora intorno a me e questa volta si stringono sulle mie spalle con fare protettivo.
Da sotto il tavolo gli tiro un calcio di avvertimento, giusto per essere sicura.
«Gira a largo, Caradoc» aggiunge anche Sirius, le cui gambe purtroppo sono fuori dalla mia portata.  «Hai perso la ragazza e pure la partita, meglio non perdere anche la faccia.»
«Non voglio creare problemi» chiarisce Dec, ignorando quei due con una smorfia. «So che non sono il benvenuto e so che non c’entro niente con voi. Ho riportato il libro e il resto del materiale per le ricerche a Lily. Erano rimasti tra le mie cose, perciò te li restituisco adesso…»
Guardando Dec, parte della mia felicità sfuma via: vorrei solo che esistesse un modo per riuscire a far coincidere due parti di me tanto diverse senza ferire nessuno, ma so che non c’è e questo in qualche modo mi paralizza. Quando apro la bocca per dire qualcosa, semplicemente non riesco a trovare le parole: scusarmi ancora non servirebbe a niente e tutto il resto sarebbe una presa in giro. Io ho scelto James, sceglierei James altre mille volte: questo non si può cambiare. Ma Dec, lui è stato per me insostituibile a suo modo –come faccio a spiegare tutto questo ad alta voce, quando non sono stata neanche capace di dire al mio ragazzo che lo amo?
«Se vuoi puoi restare» dice allora James al mio posto, ed io mi volto a guardarlo con gli occhi sbarrati. In realtà tutti quanti si voltano a guardarlo con occhi sbarrati, Dec compreso: ma James non ci fa caso, chiaramente troppo concentrato a trovare la forza per snocciolare il resto del suo discorso. «Se a Lily fa piacere» riesce a mettere insieme, anche se dalla ruga di espressione che gli compare in fronte è pericolosamente evidente.  «Se a Lily fa piacere per me puoi sederti e restare, Caradoc. A studiare o parlare di pozioni o a fare quello che voi del Lumaclub trovate interessante. A me sta bene, se tieni le mani a posto e non fai cose strane come dichiararti all’improvviso nel bel mezzo di un compleanno.»
Io guardo James con il cuore che rischia di traboccare di orgoglio: non dico niente a parole, ma se gli occhi potessero parlare adesso starebbero urlando, perché non mi sono mai sentita fiera di lui tanto quanto ora.
Anche Dec è un po’ sorpreso, e sposta il peso da un piede all’altro perché proprio non se lo aspettava. «Grazie Potter, ma non credo sia il caso per me» dice con gentilezza, allungandosi per posare i libri sul tavolo ed evitando di toccarmi come se avessi la peste. «E comunque, non c’è più niente su cui lavorare: i Serpeverde la scorsa notte hanno distrutto tutto l’archivio di Gazza con l’Ardemonio. Questo vuol dire che…»
«…tutte le informazioni su Tom Riddle sono andate perse» completa per lui Remus, inserendosi nel discorso.
«Già» taglia corto Dec, e solo per una frazione di secondo il suo sguardo incrocia il mio: il blu dei suoi occhi adesso è familiare come è sempre stato ed estraneo come non mai. «Vorrei poter dire che non ci vedremo, Lily Evans, ma sarebbe stupido» sorride. «Perciò tu e Potter sarete costretti a sopportarmi per qualche altro mese. Non mi intrometterò più, comunque: sarà come se non esistessi.»
«Dec» lo prego quasi, torturandomi le dita come se in questo modo potessi scacciare via i miei sensi di colpa. «Avevi detto che non mi avresti odiato. Tu…»
«Non ti odio affatto» dice lui, voltandomi le spalle. «Proprio per questo ti lascerò in pace, Lily Evans.»
Io rimango ad osservare la schiena di Dec chiedendomi come diavolo è possibile che mi senta come se mi stesse dicendo addio anche se continueremo a vivere sotto lo stesso tetto: ma non è lui la persona senza la quale non posso vivere,  e adesso l’ho capito.
Ed è proprio per questo che, quando mi rendo conto che la persona che si è alzata in piedi è proprio James, quasi non riesco a crederlo: guardandolo dal basso senza sapere bene cosa pensare, mi domando se lui è sempre stato così –tanto bello da star male, tanto buono da non sembrare vero- oppure se sono sempre stata solo io ad essere così stupidamente cieca.
«Caradoc!» dice James, passandosi una mano tra i capelli come se fosse leggermente indeciso su cosa dire. «Scusa se ti ho quasi spaccato la faccia» biascica alla fine, sorridendo come un bambino che è stato colto in flagrante.
«Senza rancore» annuisce anche Dec,  e inspiegabilmente le sue labbra si allungano verso l’alto in quella che potrebbe sembrare una smorfia quasi allegra. «Sei un uomo fortunato, Potter.»
«Nah, è solo che sono bellissimo» scherza James, stringendosi nelle spalle in segno di finta modestia.
Dec ride: ed è questo l’ultimo suono che sento, prima che lui scompaia assorbito dal resto degli altri studenti. Io resto a fissare il nulla dove prima stava lui, consapevole della presenza bruciante di James e dell’assenza velata di Dec: una mano stringe la mia da sotto il tavolo e come al solito il suo solo tocco ha la capacità di ordinare tutte le parti scompigliate di me;  all’improvviso, come se una voce dal nulla me lo avesse confessato, io so che è solo un arrivederci. Non so come o quando, non so se è una percezione o un sogno, so solo che in qualche strano modo al di là della mia comprensione, Dec farà ancora parte della mia vita.
«Lily» mi chiama Remus, interrompendo i miei pensieri.
Quando mi volto nella sua direzione, i suoi occhi dorati su puntano su di me ed io annuisco senza che ci sia neanche bisogno di parlare. Dec scompare silenziosamente tra i miei pensieri e il mio cervello adesso è anni luce lontano da qui, nello stesso posto in cui molto probabilmente si trova quello di Remus.
«Voi due» sbuffa Mary. «Invece di fissarvi, potreste renderci partecipi?»
«Dami un secondo» dice Alice, una mano sul cuore. «Devo ancora riprendermi dalle emozioni di un attimo fa.»
«Anche io» mormora Remus, e quando tutti lo guardano con un sopracciglio inarcato si affretta a spiegare. «Ma non per quello che pensate voi, per quello che ha detto Caradoc.»
Sirius guarda James scuotendo la testa. «Lo sapevo, che fargli fare la mamma lo avrebbe rovinato completamente. Adesso Moony è ancora più sensibile» sputa fuori, come se fosse una brutta cosa.
«Io non affatto…» inizia a difendersi Remus, nello stesso momento in cui Emmeline se ne esce con «è carino che i ragazzi siano sensibili».
Ovviamente, le parole muoiono nella bocca del mio migliore amico. Sirius si gira verso Emmeline con tutta l’aria di voler obiettare a quanto ha appena detto, ma Alice dal sopra il tavolo gli lancia un’occhiata minacciosa che mette fine alla questione.
«Ritorniamo al punto» dice Frank, in tono conciliante. «Che stavate dicendo?»
Remus si stringe nelle spalle,  riprendendo un contegno e cercando bene le parole nel frattempo. Io lo capisco, perché ci sono arrivata quando lo ha fatto lui e so che non è facile dar voce a dubbi tanto distruttivi: Dec, giorni fa, deve aver seguito lo stesso filo logico dei nostri pensieri.
«I Serpeverde hanno bruciato l’archivio di Gazza non appena noi abbiamo scoperto informazioni su Tom Riddle» inizia Remus, con fare diplomatico. «A adesso tutto è completamente distrutto e con l’Ardemonio non può essere riparato. Non è un po’ strano?»
Prevedibilmente, nella nostra parte di tavolo cade il silenzio: Peter smette di mangiare e deglutisce sonoramente, il solo rumore nello sconvolgimento muto che piomba tra noi.
«Ma questo vuol dire…» borbotta Mary, dando voce ai pensieri di tutti. «È impossibile. Come hanno fatto?»
James scuote piano la testa, guardandomi cose se sapesse esattamente quello che voglio dire. Ma io tiro fuori le parole lo stesso, perché è inutile cercare di non affrontare la realtà adesso. «Una spia» taglio corto. «Questa è la sola spiegazione: qualcuno ha fatto la spia.»
«Ma come?» domanda Emmeline. «Quando abbiamo scoperto di Riddle, con noi c’erano solo Lovegood e Caradoc.»
«Lovegood» sottolinea James, imitando la sua faccia persa perennemente nel suo mondo. «Andiamo, è uno svitato! È stato lui a farci soffermare proprio su Riddle, non avrebbe senso. E Caradoc continua a non piacermi, ma…»
«Non è un Mangiamorte» continuo io. «E neanche per lui avrebbe senso: è lui che ci ha appena fatto notare dell’esistenza di una spia. Smascherarsi da solo sarebbe idiota.»
«Perciò restiamo solo noi nove» dice Sirius, e all’improvviso i suoi occhi grigi scorrono tra noi.
«Non dirlo neanche, Padfoot» lo interrompe malamente James, rimasto in religioso silenzio fino ad ora: quando parla, però, la sua voce è così salda che potrebbe convincere chiunque. «Nessuno tra noi è una spia. Nessuno tra noi tradirebbe mai i propri amici.»
Sirius, che evidentemente se lo aspettava, tenta di farlo ragionare. «Ma questa è la sola spiegazione, James. Qualcosa deve esserci sfuggita…»
 «Non uno di noi» ripete James, i suoi occhi castani che scintillano di ideali nobili: circondato dal porpora e dal dorato dell’emblema Grifondoro, è tanto fiero nella sua sicurezza che potrebbe essere l’erede di Godric in persona.  «Noi nove siamo una famiglia: se dubitiamo di questo, di cosa possiamo fidarci?»
A così tanta speranzosa fiducia, perfino Sirius non riesce a rispondere: io guardo James e il suo cuore adesso brilla talmente tanto che mi pare quasi di riuscire a vederlo battere anche se è seppellito sotto uno strato di muscoli e pelle.  
A sorpresa di tutti, è Alice quella che annuisce. «Io sono d’accordo con Potter» dichiara solennemente. «Ci deve essere qualcosa a cui non stiamo pensando, questa è la sola spiegazione.»
Peter si rilassa sulla sedia, e finalmente deglutisce il boccone che aveva in bocca.
Mary ritorna a mangiare il suo tortino con aria soddisfatta. «Pensateci seriamente» dice a me, Emmeline e Alice. «Noi ragazze non possiamo essere state di certo. E i nostri ragazzi sono tutti molto carini, va bene, ma non sono così intelligenti.»
«Tranne Remus» precisa Emmeline.
«Sì, ma lui è troppo coccoloso» dichiara Alice. «Non ci tradirebbe mai.»
Sirius –che ha tutta l’aria di uno che non glielo farà mai dimenticare- guarda Remus con un ghigno e lui si tappa le orecchie prima di sentire il modo in cui il suo amico lo prenderà in giro per il resto della giornata.
Il mio sorriso, però, si perde negli occhi di James: le sue dita stringono ancora le mie sotto il tavolo ed io mi rendo conto che questa è l’ennesima magia che lui fa per salvare la nostra famiglia storta e un po’ bizzarra. Ed è anche la muta promessa, solo per me, che tutto andrà bene.
 
 
 
 
 
 
“La sua teoria è davvero molto interessante, Miss Evans. E questo potrebbe essere uno sviluppo della vicenda su cui io non avevo per niente riflettuto, tuttavia per effettuare un cambiamento di tale portata necessitano delle prove certe e del duro lavoro. Io e Horace abbiamo molto discusso della sua abilità: se a lei fa piacere, durante il prossimo ricevimento a cui sarà presente anche il Lumaclub, mi aggraderebbe poter discutere con lei di una questione relativa al mio lavoro.
Cordiali Saluti, D. Belby. ”

 
Piego la lettera con un sospiro e lascio che il gufo becchi una manciata di briciole direttamente dalla mia mano: quando finalmente è sazio, il pennuto spicca il volo, immergendosi nel cielo limpido di una giornata di inizio Aprile.
Anche se questo sarebbe il momento di scendere giù –per stare con il tuo nuovo meraviglioso ragazzo magari?- i miei piedi e la mia testa si rifiutano di muoversi: così mi arrampico su uno dei muretti della Guferia, lasciando che le mie gambe piroettino per un po’ nel vuoto totale.
Perché in una giornata come questa sei qui sopra da sola a fare assurde ricerche quando potresti essere in giro per il parco con James?
Ignoro la vocina nella mia testa con un sospiro, permettendo ai miei occhi di vagare liberamente per i prati sconfinati che si estendono ad Hogwarts, e poi ancora più in là nella distesa oscura della Foresta Proibita. In realtà, dico a me stessa, c’è un preciso motivo se adesso sono qui: avevo maledettamente bisogno di stare da sola per un po’ per cercare di accettare il fatto che “James Potter” e “fidanzato” adesso convivono nella stessa frase.
James Potter è il tuo ragazzo, James Potter è il tuo ragazzo.
Sbuffo, valutando vagamente la possibilità di buttarmi giù: milioni di dubbi girano nella mia testa come uno stormo di gufi impazziti ed io mai come prima sento la necessità di un po’ di chiarezza per capire in quale maledettissimo modo devo comportarmi adesso.
Calma, Lily. Sei fidanzata, insomma, non è certo un dramma: la maggior parte delle ragazze della tua età hanno un ragazzo. Beh, certo, in genere suddetto ragazzo non è quello che fino a sei mesi prima veniva considerato brutalmente come il peggior nemico e affatturato per i corridoi, ma questi sono semplici dettagli. Ma prima di James per me ci sono state solo stupidissime cotte adolescenziali e adesso non ho la minima idea di quello che precisamente dovrei fare perché mi rendo conto che questa volta è completamente diverso: io amo James Potter, e la cosa mi sconvolge a tal punto che non riesco neanche a convivere con un’idea del genere.
Le altre ragazze sono dolci e carine e gentili, si vestono in maniera impeccabile ad ogni appuntamento, si vantano con le proprie amiche della propria relazione e trascorrono interi pomeriggi a coccolare il proprio fidanzato sul divano: ma io faccio vedere a James i miei lati peggiori ogni giorno da quando avevo unici anni, non sono mai stata particolarmente femminile e in genere sono le mie amiche a vantarsi di Potter per me. Quanto allo stare sdraiati sul divano a coccolarci… Merlino, non voglio neanche pensarci!
Come diamine ho fatto a cacciarmi in un disastro del genere?
Remus me lo aveva detto, ed io l’ho ignorato perché ero sicura di essere innamorata di James: ed è così, non potrebbe non essere vero. Il problema è il modo in cui lui ama me: i sentimenti di James sono sempre stati così assurdamente puri che la loro l’intensità adesso mi terrorizza. Perché io lo so, che non potrò mai essere come lui: ho come la sensazione di aver costretto per così tanto tempo il mio cuore a remare nella direzione contraria da averlo danneggiato e rotto per sempre.
E se farò soffrire James ancora una volta, io…
Scuoto la testa con forza, per liberarmi di tutti i pensieri cattivi: mi costringo a scendere giù e ad andarmene via, prima che la mia coscienza mi convinca a rinchiudermi  qua in cima per il resto della mia vita. Non rovinare tutto, Lily: non farlo anche adesso.
Quando scendo finalmente l’ultimo gradino, una brezza gentile mi sfiora le braccia, portando con se profumo di primavera: eppure, nonostante questo, riesco comunque a vedere una figura ormai assurdamente familiare in piedi di fronte a me.
«Sapevo che saresti venuto» dico con un ghigno.
Lui sorride, gli occhi grigi che in questo momento hanno una sfumatura quasi azzurra. Sirius Black si stacca dal muro in maniera tanto naturale quanto elegante ed io mi dico che solo lui può essere così schifosamente attraente solo camminando. «Io e te abbiamo bisogno di fare una chiacchierata, Madama Prongs.»
Mi incammino verso l’ingresso con lui al mio fianco e una naturalezza che sorprende anche me: il rapporto strano e indifendibile che ho con Sirius Black è l’ennesimo effetto della magia che James Potter ha lanciato su tutta la mia vita.
«Lui lo sa che sei qui?» domando.
Sirius capisce al volo. «Non gliel’ho detto, in realtà. Ma sicuramente vede che siamo insieme.»
Aggrotto le sopracciglia. «Roba da Malandrini, presumo.»
«Uno dei nostri migliori segreti. Anche meglio del Mantello» sorride Sirius, in maniera quasi complice.
«Uh, e così sapete che io so e non avete ancora ucciso James? Molto umano da parte vostra!»
«Avevamo intenzione di torturarlo, in effetti. Ma Remus ha fatto notare che tanto sai anche del  suo Piccolo Problema Peloso e di tutta la questione degli Animagi e delle Cucine, perciò sarebbe stato ingiusto e tutte quelle cose noiose da Moony. Così gli ho solo nascosto la scopa per un po’.»
«Molto maturo, da parte tua» commento sarcasticamente.
Sirius si stringe nelle spalle. «E poi adesso sei diventata Madama Prongs» continua. «Sei quasi una di noi, solo che in gonnella: non c’è bisogno di fare tanto i misteriosi.»
«Quindi mi dirai come facevi a sapere che ero qui?»
«Certo che no» ridacchia Sirius. «Che Malandrino sarei se rivelasse così tutti i miei segreti? Ogni cosa a suo tempo, Rossa.»
«Non so se capisco davvero cosa significa essere Malandrini» ammetto, mordicchiando un labbro con i denti: istintivamente, dietro le mie palpebre prendono forma i volti di Mary, Emmeline e Alice; eppure è chiaro –senza che nessuno me lo dica- che è una cosa completamente diversi: noi ragazze siamo una famiglia, e ci vogliamo più bene di quanto potremmo mai esprimere a parole, ma i Malandrini… soro sembrano legati insieme da un patto fatto di sangue e di magia.
«Secondo me lo sai benissimo» ammicca Sirius, ma qualcosa nella sua espressione mi fa intuire che è sceso tra noi un momento di serietà.
«Lo dicevi davvero?» mi arrischio a domandare allora, dopo qualche secondo di puro silenzio. «Quando mi hai fatto giurare e tutto il resto, mi vedi davvero come una specie di… fidanzata dei Malandrini?»
I lineamenti aristocratici di Sirius si piegano mentre lui riflette, sovrappensiero per qualche istante. «Stai con James» dice alla fine. «E James è parte di noi. Tu lo sai, vero?»
«Lo so da sempre»  annuisco, e anche se sono molto più bassa di lui allungo la testa per poterlo guardare negli occhi. «Non scherzavo, quando ho detto che mi va bene. Io non farei mai niente per portarlo via da voi… tu questo lo sai?»
«Lo so da poco» Sirius sorride quasi riconoscente ed io ho l’impressione di star conoscendo tutti i lati più rari dei Black. «Ma adesso che tu e James state insieme  questo è l’ennesimo passo più vicino a noi che fai. Se continui così, prima o poi ci raggiungi» dice lui, e mentre parla fissa un punto indefinito davanti a noi, permettendomi di osservare senza essere vista il suo profilo delineato e la linea praticamente perfetta della sua mascella. «A pensarci è strano» continua, «non avrei mai pensato che qualcuno potesse avvicinarsi a noi così tanto, e sicuramente  non avrei mai pensato che la cosa potesse farmi quasi piacere.»
«Ti fa piacere?»
«Solo perché sei tu» dice semplicemente Sirius, facendomi l’occhiolino in maniera complice. «Altrimenti adesso starei già progettando un modo per toglierti di mezzo, Evans.»
«Comunque non ci riusciresti» sbuffo, scuotendo la testa e dandogli una pacca con il braccio. «Ti ucciderei prima io: o hai forse dimenticato che sono una strega migliore di te? »
Questa volta, Sirius lancia indietro la testa e ride di gusto, lasciando che il suono canino della sua voce si diffonda per tutto il parco. «È esattamente per questo che dico che sarai una brava Madama Prongs!»
Io lo guardo con sospetto. «Che cosa dovrebbe significare?»
«Mettila così» mi spiega lui, stringendosi nelle spalle e lasciando che la sua cravatta si slacci ulteriormente. « Se fosse dipeso da me, io avrei scelto comunque te per James.»
Devo fare un certo sforzo, per evitare a me stessa di bloccarmi nel centro del parco. «Perché?»  
«Perché James è capace di far impazzire chiunque, ma non te» ridacchia lui, come se insultare il suo migliore amico davanti la sua ragazza fosse la cosa più divertente del mondo. «Tu riesci a frenarlo quando è giusto e ad incoraggiarlo quando ne ha bisogno. E in quanto a stranezza, siete praticamente perfetti!»
«Ehi!» mi lamento io. «Mi stai forse paragonando a James-melodrammatico-egocentrico-primadonna-Potter?»
«Disse quella che l’ha baciato di fronte tutta la scuola dopo averci messo sette anni per capire che lo amava» mi fa notare Sirius, e a questo non ho niente da replicare.
Il vento mi sfiora le braccia un’altra volta, e pare riportare nella mia testa i pensieri che avevo lasciato su alla guferia: dubbi e paure si mischiano di nuovo, ed io guardo Sirius chiedendomi fino a che punto posso davvero sbilanciarmi con lui. «L’ho odiato per anni» ammetto alla fine. «Io non capisco come faccia ancora ad amarmi.»  
«Perché tu sei così, Lily: e James questo lo sapeva dall’inizio» dice Sirius, guardandomi con i suoi penetranti occhi grigi. «Non c’è stato giorno in cui lui non sapeva che tu eri esattamente così: perché credi che ti avrebbe amato, altrimenti?»
«Perché è un’idiota» borbotto tra me e me, ma so che il rossore sul mio viso riesce a tradire la felicità di ogni cellula del mio corpo.
«Lo è. Ed è anche pazzescamente egocentrico, insicuro, imbranato ed è la femminuccia più grande che Hogwarts abbia mai avuto» ammette lui, annuendo allegramente. «Ma tu sei orgogliosa, isterica, vagamente inquietante e lo hai  baciato di fronte tutta la scuola. Capisci che voglio dire?»
«Se stai consigliando una visita al Sam Mungo, allora…»
«No!» sbuffa Sirius, scuotendo la testa in maniera quasi esasperata. «Sto solo cercando di farti capire che per una volta devi smetterla di preoccuparti.»
«È che… io non riesco proprio a capirlo!» esclamo, e per un attimo desidero solo poter alzar la testa al cielo e urlare la mia maledetta frustrazione a a tutto il mondo. «Come si piò amare qualcuno dal primo momento, senza sapere niente di lui? Com’è possibile che lui continui ad amarmi anche dopo tutto quello che gli ho fatto?»
«Stai usando il cervello, Lily» sorride Sirius, arricciando le labbra in maniera malandrina. «Ricordati che James non lo ha: ed è esattamente per questo che voi due sarete la coppia più pazza che Hogwarts vedrà mai.»
«Tu lo credi sul serio?» mi ritrovo a domandare, ed è assurdo quanto mi importi della sua risposta: adesso mi sento come se, una volta avuta l’approvazione di Sirius –che è la persona che conosce James meglio di chiunque altro- i dubbi nella mia testa smetteranno di tormentarmi.
«Ne sono sicuro: perché tu sei la sola ragazza che conosco ad essere praticamente più strana di noi» risponde lui, che sembra quasi felice.  «Perciò, la nostra stramberia non sarà un problema per te. In più, sei la sola persona che può amare e odiare qualcuno contemporaneamente: questo significa che quando vorrai toglierti James dai piedi –ovvero sempre!- supplicherai i Malandrini per tenercelo. È perfetto, non trovi?»
Osservo Sirius con le sopracciglia aggrottare, indecisa se prendere questo come un insulto o un complimento. «Mi fai sembrare decisamente matta.»
«Tu sei matta, Lily» ride Sirius, allungando un braccio fino a circondarmi ampiamente tutte le spalle: in confronto a lui, mi sento minuscola proprio come una bambina. «Per questo sono contento di avere te come sorella acquisita.»
 «Sorella acquisita, eh? Non suona male» replico innocentemente. «Anche se questo probabilmente significa che dovrò sopportare anche te per il resto della mia vita.»
«Nah» mi prende in giro Sirius, sorridendo nel suo insopportabile modo attraente. «Solo per il tempo che impiegheremo per trovare un modo per sbarazzarci di James: poi potremo amarci!»
Io lo ignoro, scuotendo la testa con cipiglio critico: il sole nel cielo adesso è alto e luminoso ed io mi giro automaticamente fino a quando, dietro una delle torri del castello, riesco a distinguere gli anelli del campo da Quidditch.
«Il nostro amore segreto aspetterà, Madama Prongs» mi dice Sirius, staccandosi da me e dandomi una spinta poco delicata sulle spalle. «Adesso corri dal tuo fidanzatino: e cerca di convincerlo a portarti nella stanza delle Necessità, dopo!»  
«Fatti curare, Black!» gli urlo contro, e  il suo latrato echeggia nelle mie orecchie non appena gli volto le spalle e inizio ad arrampicarmi su per la collina, verso il castello. Eppure ad un certo punto –quando sono già a metà strada- sento il bisogno fisico di voltarmi indietro a guardare: Sirius Black è ancora immobile nel punto in cui l’ho lasciato –un puntino nero nel verde del prato- con la testa rivolta ad osservare il cielo e i capelli che coprono metà del suo volto come una tendina scura: inspiegabilmente, mi ritrovo a credere che in questo momento i suoi pensieri siano uguali ai miei.
Prima di oggi avevo una sorella di sangue e tre sorelle acquisite: adesso, per qualche strano motivo, mi ritrovo un fratello: e non uno qualsiasi, ma Sirius Black.
 
 
 
 
«Alice!»
La mia amica si volta verso di me, e i suoi codini pomposi le rimbalzano sulle spalle. «Lily? Credevo fossi in biblioteca» mi saluta allegramente.
«Infatti si» biascico, accorciando la distanza fra di noi per raggiungerla e stringendomi il petto per la corsa. «Stavi andando a vedere gli allenamenti di Frank?»
Alice annuisce con un sorriso: i suoi occhi chiari si puntano su di me, ed io non ho bisogno di fare niente perché lei mi capisca. «Vuoi venie anche tu?» chioccia, afferrandomi per un braccio ancora prima che io possa rispondere. «Vuoi venire a vedere James?»
«Beh» borbotto ancora, nascondendo il viso tra i capelli. «Non ho niente da fare, perciò…»
«Certo» sorride Alice, ed è chiaro che non ci crede neanche un po’: i suoi braccialetti tintinnano mentre entrambe, ancora a braccetto, scendiamo i gradini e percorriamo il parco di Hogwarts con il sole che ci filtra tra i capelli, riscaldandoci la pelle. «Cosa ti ha fatto cambiare idea?»
«Nessuno» borbotto tra me e me, anche se mi viene quasi da ridere se solo ripenso all’espressione scodinzolante di Sirius e ai meccanismi misteriosi che qualche volta la vita ha in serbo per noi.
Se mi fermo seriamente a pensare che, dopo aver passato quasi sette anni della mia esistenza ad impegnarmi totalmente per stare alla larga dal campo da Quidditch, adesso ci sto andando volontariamente solo per vedere James-è-il-tuo-ragazzo-Potter, mi viene voglia di girare i tacchi e correre via da qui il più veloce possibile.
Forse anche Alice lo sa, perché oltre ad arpionarmi il braccio non fa altro che parlarmi in maniera entusiasta. «Sono così felice che adesso possiamo farlo insieme» chioccia. «Adesso finalmente qualcuno potrà spiegarmi quale complicato schema tecnico si nasconde dietro il fatto che volano tutti in circolo per tutto il tempo.»
Io alzo gli occhi al cielo. «Mary ti ucciderebbe se ti sentisse dire una cosa del genere.»
«Mary è quella che passa ore in equilibrio su una scopa e si diverte» commenta Alice, ruotando gli occhi di fronte l’assurdità della cosa. «Ma gli allenamenti ti piaceranno da morire: sono così divertenti. E James da il meglio di sé, vedrai!»
«E quando mai non lo fa? Lui è sempre così…»
«Lily!» sento chiamare ad un tratto, e anche se il mio cervello ordina al mio corpo di continuare a muoversi i miei piedi si fermano automaticamente: anche Alice, che ha riconosciuto la sua voce, rallenta insieme a me. «Lily! Aspetta un secondo…»
Quando mi giro, riesco a sentire il fuoco ardere nei miei occhi. «Per te solo Evans» preciso, squadrando Piton con un odio che non avrei mai pensato di poter provare per lui. « Che vuoi?»
Lui si immobilizza, le mie parole che lo bloccano come se fossero un muro. «Ti hanno fatto qualcosa, vero?» inizia a domandare, con la voce tanto rotta che sembra scartavetrata. «Un incantesimo? Un filtro?»
«Cosa?» urlo quasi, scuotendo la testa per scacciare via le sue parole con un gesto. «Questi non sono affari tuoi!»
«Devi dirmelo, Lily!» continua lui, in tono implorante. Il volto di Piton adesso è così contratto che la sua pelle pare fatta di carta velina e nei suoi occhi c’è una tristezza quasi mortale: ma io ho smesso di provare pietà per lui nel momento stesso in cui lui ha cominciato a scegliere. «Dimmi che ti hanno fatto! Perché non è possibile che tu… non è possibile che tu ami davvero quel maiale di James Potter!»
Non mi accorgo di quello che sta succedendo fino a quando non succede davvero.
La bacchetta è nelle mie mani ancora prima che io possa pensare di prenderla, e sento già l’incantesimo non verbale formarsi sulla punta della lingua: nella mia testa l’immagine di Severus Piton che si schianta contro un muro ha un che di paurosamente allettante e piacevole.
Eppure Alice si muove prima di me, nonostante tutto: a lei non serve neanche la bacchetta –adesso è così arrabbiata che farebbe paura perfino a Voldemort in persona.
Ed è per questo che, quando si avvicina a Severus con passo furioso, con un dito puntato contro il suo petto, lui indietreggia automaticamente quasi avesse paura che lei lo Cruci. «Non l’ho mai capito » inizia, così vicina a lui che il volume della sua voce squillante rischia di spingerlo indietro. «Non ho mai capito come era possibile che una come Lily fosse amico di uno come te, mai! Tu non te la sei mai meritata Piton, mai: ed io lo sapevo –tutti lo sapevano!- eppure per qualche strano motivo non c’era verso che lei ti lasciasse stare. Neanche quando le tue amicizie sono diventate discutibili, Lily non ti ha mai abbandonato anche se nessuno capiva che diavolo ci trovasse in te.»
Severus Piton serra le labbra in una stretta linea retta. «Tu non sai niente, Prewett» sibila, e il suo tono è così affilato e maligno che per un momento credo che stia parlando in serpentese. «Non sai niente su di…»
«Non osare dirmi che non so niente sulla mia migliore amica, Piton» lo interrompe immediatamente Alice, toccandogli il petto con un dito e poi pentendosene subito dopo. «Non osare. Ero io, quella che è rimasta con lei quando tu l’hai tradita: sono stata io a consolarla quando hai preferito i tuoi stupidi amichetti Mangiamorte a lei! Io, non tu!»
«Alice» sussurro, scuotendo la testa per farle capire che deve smetterla.
«Non mi interessa: è giusto che lui sappia» taglia corto lei, ignorando le mie parole con un gesto della mano. «E ora tu vieni qui, dopo tutto quello che le hai fatto –dopo che l’hai tradita, dopo che l’hai fatta torturare per giorni, dopo che hai ucciso i suoi genitori- a dire che James Potter è un maiale e a pretendere dei diritti su di lei?» ringhia quasi, con le parole che escono fuori dai denti come un ruggito. «Sei tu quello che non ha capito niente, Piton!»
Io apro la bocca, poi la rischiudo: conosco Alice meglio di me stessa, eppure ci sono ancora volte in cui il suo ardore e la sua forza –nascoste sotto un paio di codini e sotto calzettoni colorati- mi sorprendono fino a farmi quasi dubitare di conoscerla bene del tutto.
 Perfino Severus adesso sembra non sapere bene cosa obiettare, ed indietreggia di un passo come se le parole di lei gli facessero male. «Non hai il diritto… » si limita a borbottare sconvolto. «Io devo parlare con Lily, lei deve sapere che…»
«Tutti i problemi che le hai causato in questi anni, Piton… se penso a quello che tu e i tuoi schifosi amici avete osato fare a Mary. E quello che ancora farai quando uscirai di qui» dice Alice, senza preoccuparsi di nascondere l’espressione di puro disgusto che le rovina i lineamenti. «Tu non vali neanche quanto un capello di James Potter: e ancora ti stupisci che lei lo ami?»
Piton indietreggia ancora: questa volta Alice ha dato il colpo finale. I suoi occhi neri –prima disperati e desolati di pura disperazione- adesso si chiudono a guscio come se l’anima che riflettono avesse appena indossato una corazza. Lui mi guarda solo una volta, in una muta richiesta d’aiuto che io non colgo: Alice ha ragione su tutto, ed io non commetterò più gli errori di una volta.
Non adesso che ho James, non adesso che lui mi ha ridato il cuore che avevo perso per sempre.
Così scuoto la testa, gelando Piton con gli occhi e serrando la mascella in maniera fredda e distaccata: lui ha fatto le sue scelte ed io le mie, e non posso più provare pietà per il ragazzino che era –non adesso che so qual è l’uomo che è diventato.
Alice si ferma solo un secondo a studiarlo, quasi volesse sfidarlo ad aggiungere qualcosa: l’attimo dopo gli volta le spalle in un gesto sprezzante, senza preoccuparsi dai suoi capelli biondi, che gli finiscono quasi in faccia. Ed è per questo che non può vedere l’espressione di gelido, terrificante odio che la segue ad ogni passo: adesso Severus Piton la guarda come se volesse gettarla direttamente nel fuoco dell’inferno ed io sento la spiacevole sensazione che Alice prima o poi la pagherà per tutto questo.
«Andiamo, Lily» sbuffa lei, afferrandomi di nuovo per il braccio e trascinandomi su per gli spalti. Io la seguo con piacere –lanciando a Piton l’ennesima occhiata in cagnesco- senza riuscire a lasciarmi alle spalle il presentimento agghiacciante che qualcosa di oscuro si è appena messo in moto: l’odio e la disperazione di un cuore consumato ci seguono ancora, passo dopo passo, anche quando Piton è ormai scomparso alla nostra vista.
«Dovevi far parlare me, Alice» le dico immediatamente. «Non avresti dovuto.»
Lei alza gli occhi al cielo, senza preoccuparsi minimamente. «Ho visto la faccia che avevi, sai? Stavi per uccidere Piton solo perché aveva appena insultato James!»
«Se lo sarebbe meritato» sbuffo, scuotendo la testa e lasciando che i capelli mi coprano di nuovo il visto. «Ma tu hai esagerato: è un Mangiamorte, te ne sei forse dimenticata? Ed è più furbo di tutti i suoi stupidi amici.»
«Beh, questo non vuol dire molto» dice spensieratamente lei, stringendosi nelle spalle.
«Dovresti stare attenta» provo ad insistere ancora, ma poi mi rendo conto che ormai è inutile dire qualcosa di ragionevole: i ragazzi ormai ci volano sopra e all’improvviso il problema più grande di Alice è come le stanno i capelli.
L’attimo dopo, comunque, dimentico completamente dell’esistenza di Piton anche io; seduta sugli spalti più bassi, riconoscere James è spaventosamente facile: la sua scopa si libbra con un’agilità da non credere e i suoi capelli neri risaltano sullo sfondo delle nuvole come una macchia di inchiostro indelebile.
E di nuovo, mi ritrovo a pensare a quanto sia bello adesso: non c’è un vero e proprio motivo, ho solo la sensazione che in aria James lasci andare tutto se stesso perché il cielo è la sola cosa abbastanza grande per contenere la sua anima.
«Visto?» sussurra Alice, posando la sua testa sulla mia spalla e rivolgendomi un sorriso affettuoso. «Te lo avevo detto: qui James da il meglio di se.»
Io annuisco soltanto, senza riuscire a distogliere lo sguardo: con un gesto automatico, stringol le gambe al petto e poggio il mento sulle ginocchia, per poterlo vedere bene.
Adesso che non ci sono ragazzini impazziti ad osannarlo e ragazzine stupide a sbavargli dietro, James è esattamente la persona di cui mi sono innamorata nel corso di questi mesi: orgoglioso da star male, eppure fiero e brillante al punto giusto. Il sole tremulo di Aprile ricopre gli spalti e il prato in onde di calore sfumate, ma è il suo sorriso a riscaldarmi le braccia e il volto: la sua risata che si perde nell’aria è la vera primavera.
«McKinnon, ruotate quelle mazze come se da questo dipendesse la vostra vita!»  sta urlando James, alzando le braccia e vorticando sulla sua scopa. «Megan, Rose, che vi prende? Lanciate come delle femminucce!»
«Noi siamo femmine, Capitano» sentiamo replicare alla Wood, ed anche dal basso riesco a vederla scuotere la testa.
Io guardo Alice con un sorriso sardonico. «Che stavi dicendo?»
«Beh, tira fuori anche il peggio in effetti» ridacchia lei. «Ma tanto tu lo ami anche per questo, no?»
Di nuovo, nascondo il viso tra i capelli: con la bocca soffocata dalle mie stesse gambe, rifletto un attimo prima di parlare. I dubbi nella mia testa sono così tanti da poter essere messi in fila e contati, eppure non so se voglio davvero farli uscire fuori: in questo momento mi sento di giocare una partita di cui non so le regole… ma Alice è la mia migliore amica, e non c’è nessuno che abbia collezionato più vittorie di lei.
«Credi che ce la farò?» borbotto piano, sperando quasi che lei non mi senta. «A stare con un’altra persona, ad essere la fidanzata di qualcuno: credi davvero che io ne sia capace?»
Ma ovviamente, Alice capisce tutto anche senza che io lo dica. «Io ne sono sicura, Lily» mi rassicura lei, e so che non lo dice tanto per dire. «Tu credi che il tuo cuore non funzioni bene, dopo tutto quello che hai passato: ma sono il dolore e la sofferenza a renderti in grado di amare più intensamente di chiunque altro.»
«E James riesce sempre a riaggiustare il mio cuore» aggiungo a mia volta, e automaticamente i miei occhi ritornano a seguire i suoi movimenti: il modo in cui James si abbandona nel vuoto fa sentire me piena e completa. «Eppure anche adesso io non mi sento sicura. Non so come comportarmi e non so cosa fare: io so esattamente quello che provo per lui. Ma ogni volta che James è davanti a me…» scuoto la nesta, seppellendo la faccia sulle ginocchia. «Non capisco più niente, Alice!»
Lei ride allegramente, rendendo ancora più imbarazzante questo momento. «Perché adesso devi solo imparare a lasciarti amare a tua volta» mi confida, spostando affettuosamente i miei capelli dal mio viso. «E non c’è nessuno che possa farlo meglio di James.»
Senza niente da controbattere, annuisco: Alice è sempre in grado di dire la cosa giusta al momento giusto; se James è colui che ha riaggiustato il mio cuore, lei è esattamente la persona che vorrei essere quando non sono me.
«Perciò…» biascico, guardandola da uno spiraglio tra le mie braccia. «Rimetterai a posto i pezzi di me se combinerò l’ennesimo disastro?»
«Certo che no» trilla Alice, facendo un sorriso materno e al contempo anche decisamente minaccioso: con un dito, indica il punto dove sta volando James. «Farò a pezzi lui. In maniera lenta e dolorosa, anche!»
Io rido di rimando, sollevando la testa e ringraziandola con gli occhi: quando lei mi abbraccia, annulla ogni mio dubbio insieme alla distanza tra noi. Ed io respiro il mio profumo, sentendo pulsare nel mio petto un tipo di amore completamente diverso rispetto a quello che ho scoperto di recente eppure altrettanto forte e intangibile. Alice è la mia persona –sarà sempre la mia persona- e non c’è niente a questo mondo che….
«Andiamo Frank, devi osare!» urla James, e la sua voce allegra si sente anche da qui. «Mary, bisogna motivarlo bene: prova ad ucciderlo!»
«JAMES!» salta su Alice, in un secondo. «Non ti permettere, sai?»
Quando lui sente la sua voce, gira la scopa con tranquillità: «non preoccuparti Alice, sto solo…» - ma poi si rende conto che insieme a lei ci sono anche io e per poco non cade giù dalla scopa, rischiando di precipitare in aria.
«Che idiota» borbotto tra me e me.
Appena si rende conto che non sono un miraggio, James si fionda velocemente verso il punto in cui siamo noi. «Lily!» strilla –in quella che Sirius definirebbe una maniera decisamente poco virile- sporgendosi verso di me e passandosi una mano tra i capelli. «Che… come mai sei qui?»
La sua scopa, adesso, è sospesa a pochi centimetri da noi: sul volto pulito di James –leggermente rosso per la fatica- è stampata un’espressione a metà tra l’incredulità totale e un’eccitata soddisfazione. «Speravo di vederti spiaccicare al suolo, Potter» sorrido maliziosamente. L’attimo dopo, però, non riesco a resistere: in piedi sugli spalti, riesco a sporgermi quel tanto che basta per allungarmi verso di James e stampargli un bacio sulle labbra.
Anche se lui non reagisce immediatamente –probabilmente è ancora sconvolto-  riesco a sentire la sua scopa ondeggiare pericolosamente: con una risatina soddisfatta, mi allontano da lui prima che la sorpresa gli faccia rompere qualche gamba.
«Cavolo» dico sarcasticamente. «C’ero quasi riuscita.»
James sbatte le palpebre, e questa volta so che il rossore ardente sulla sua faccia non c’entra niente con il Quidditch: di nuovo, alzo gli occhi al cielo. «Hai un boccino da prendere, giusto Potter?» gli ricordo.
Questa parola a lui tanto familiare sembra quasi destarlo: in un secondo, sul suo volto si apre un sorriso che ha la carica elettrica –e folgorante- di un lampo. «Aspettami qui!» di grida contro, ritornando a librarsi in aria. «Non muoverti fino a quando non avrò finito, capito?»
Io mi limito semplicemente a fare sì con la testa: se anche dicessi qualcosa, adesso sarebbe comunque già troppo lontano per riuscire a sentirmi. Così, soddisfatta di me stessa, ritorno ad accucciarmi sugli spalti: e questa volta, persa nel mio piccolo mondo di sentimenti, posso permettermi di gustarmi indisturbata le mille emozioni sconvolgenti che mi trasmette un solo minuscolo bacio con James.
«Guarda un po’» commenta Alice, che non si preoccupa di nascondere un sorrisetto. «Sono solo io, o pare quasi che James adesso voli molto più in alto e molto più veloce?»
Alzo gli occhi al cielo anche se le mie labbra si piegano in una smorfia felice. «Oh, sta zitta!»
 
 
 
 
 
«Lily! Aspetti da tanto?»
James entra nel mio campo visivo come un tornado di colori e profumi: adesso non indossa più l’uniforme da Quidditch, ma un semplice maglione rosso, ed io riesco a sentire il profumo inebriante di aria fresca e shampoo anche mentre salta sugli spalti fino a raggiungere me.
«Ci hai messo una vita, Potter» mi lamento un po’, stiracchiandomi quando mi alzo. «Sei peggio di una ragazza!»
«Non è colpa mia se ho tanti capelli» si difende lui, piegando le labbra in un tenero broncio.
Nel sole che tramonta dolcemente, il sorriso di James è un caleidoscopio di emozioni: ed io le guardo tutte, immergendomici dentro fino a quando non riempiono tutto il mio cuore. E forse è per questo che, quando lui salta l’ultimo gradino, arrivando finalmente a me, sento il battito cardiaco accelerare spaventosamente: eppure James non si avvicina e non mi tocca –con il respiro leggermente corto, rimane a contemplarmi come se fossi un dipinto che lui non ha mai visto.
«Che c’è?»
«Niente» dice semplicemente lui, stringendosi nelle spalle. «È solo che sei bellissima.»
«Se questo è un modo per arruffianarmi, allora devi impegnarti di più» sbuffo sarcasticamente, anche se i miei piedi si muovono in automatico verso di lui. E James allunga le braccia come se finalmente, dopo una lunga giornata trascorsa, volesse finalmente permettermi di riprendere il mio posto: adesso che siamo solo io e lui –adesso che il sole morente e il cielo sono i nostri soli testimoni- riesco finalmente a respirare come si deve.  «C’era qualcosa che volevi dirmi?»
James poggia il mento sulla mia testa, accarezzando i miei capelli con le mani. «In realtà c’era qualcosa che volevo farti vedere» mormora sul mio collo.
«Oh okay! Cosa?» gli chiedo curiosamente, ma quando faccio per allontanarmi –giusto lo spazio necessario per riuscire a guardarlo in faccia- lui mi riacciuffa subito, circondandomi con le braccia.
«Ha aspettato anni. Può aspettare qualche altro minuto.»
 
 
Alla fine passa più di qualche minuto, prima che ci decidiamo ad andarcene dal campo e a rientrare al castello: quando entriamo in Sala Comune –tenendoci per mano- il cielo fuori dalla finestra è ormai scuro, punteggiato da qualche stella prematura.
«Cosa dovevi farmi vedere?» gli domando ancora una volta, incerta se essere più curiosa o più preoccupata.
James mi trascina su per le scale fino al suo dormitorio, scuotendo la testa come se non volesse anticiparmi niente. «Adesso lo vedrai» proclama, guardandomi con la coda dall’occhio: con un gesto cortese, apre la porta della sua camera e mi invita ad entrare.
Io alzo gli occhi al cielo, ma lo lascio fare: il dormitorio è vuoto- mi dico, ma non faccio neanche in tempo a pensarlo che James mi prende di nuovo per mano e mi trascina verso il suo letto con la grazia e l’impazienza di un bambino di cinque anni.
«Siediti pure» proclama di nuovo, indicando le coperte scompigliate con un gesto. «Non vedo l’ora di tirare tutto fuori per farti vedere finalmente.»
Io lo guardo con un sopracciglio inarcato. «Uhm… cosa dovrebbe significare questo?»
James inclina la testa, come se non capisse: l’attimo dopo, le sue guance sono attraversate da cinquanta tonalità di rosso fuoco e i suoi occhi si spalancano come biglie da dietro gli occhiali. «NO! Io non volevo d-dire…» strilla immediatamente, facendo ampi gesti con le mani. «Non stavo cercando di fare qualcosa!»
«Non mi sarebbe dispiaciuto» borbotto tra me e me, scuotendo la testa in maniera esasperata.
Ma James, che è troppo occupato a cercare freneticamente qualcosa sotto il letto, neanche mi sente: «cosa?» chiede solo, ma io liquido la faccenda con un gesto. Merlino, ma come ho fatto ad innamorarmi di un tipo così? –mi domando, ma poi James tira fuori un baule impolverato e tutti i miei pensieri muoiono sul nascere.
«Che cos’è?» chiedo curiosamente, sporgendomi dal letto per poter vedere meglio. Ma lui, seduto per terra a gambe incrociate, si limita a sollevare il coperchio con un sorriso enigmatico e leggermente imbarazzato stampato sul volto.
«Sono le cose che conservavo in attesa di questo momento» mi spiega lentamente James, rovistando in quella che apparentemente sembra un insieme senza senso di vecchi oggetti quotidiani. «Io le chiamo le cose del quando-lei-mi-amerà. Sirius dice che sono le cose che ti-fanno-sembrare-uno-sfigato» borbotta cupamente, scuotendo la testa. «Ho sempre sognato di fartele vedere. Guarda…» continua allegramente tirando fuori una manciata di pacchetti ormai impolverati. «Questi sono i regali di Natale del terzo e quarto anno: quelli che non hai bruciato, almeno. E qui ci sono alcuni disegni che facevo quando ti sognavo e poi non riuscivo più a dormire» spiega ancora, porgendomi una manciata di pergamena tutte colorate: il mio viso è impresso su ognuna. «Questi sono dei fiori che avevo visto nella foresta proibita e avevo raccolto per te… tre anni fa» ridacchia James, mostrandomi quello che adesso è diventato un mazzo tutto rinsecchito e carbonizzato. «Qui ci sono i biglietti di un concerto di Celestina Webber a cui volevo invitarti: alla fine ci sono andato con Sirius. Questa è una scorta delle tue caramelle preferite –non so se sono ancora mangiabili- e poi ci sono alcuni ingredienti rari per le pozioni che mi ero fatto portare da mio padre quando è stato in oriente.»
Quando finalmente James smette di parlare –forse per sincerarsi che io sia ancora viva- nel baule ci sono ancora più della metà delle cose: io faccio scorrere gli occhi su ogni pacchetto incartato e su ogni oggetto, sforzandomi ardentemente per riuscire a trovare qualcosa di sensato da dire e senza davvero riuscirci veramente.
«So che un po’ strano» borbotta allora James, passandosi una mano tra i capelli in maniera imbarazzata. «Ma io…»
Scuotendo la testa, pesco nel baule qualche altra cosa tra quelle da lui conservate e faccio emergere due vestiti quasi eleganti: anche se sono rimasti appallottolati per mesi, è evidente che sono fatti di seta pregiata e perline luminose ed io guardo James inarcando un sopracciglio. «E questi?»
«Ehm» ridacchia lui, con le guance leggermente rosse. «Li ho visti un giorno e li ho comprati perché pensavo che sarebbero stati bene con i tuoi capelli. Credo che in quell’occasione mia madre abbia avuto dubbi sulla mia sessualità, sai?»
«Io ce li ho ancora adesso, Potter!» ridacchio, esaminando da lontano bracciali dorati con pietre pericolosamente scintillanti e gioielli di ogni timo che sembrano fin troppo costosi. Senza sapere davvero cosa pensare, cerco qualcosa che sia meno in stile James-mi-piace-strafare-Potter e alla fine mi arrischio a tirare fuori  un pacchetto di cioccolatini delicatamente decorati. «Il tuo regalo di San Valentino» mi spiega James, con l’espressione che oscilla tra l’imbarazzato e l’impaziente. «Avevo intenzione di dartelo, ma poi tu sei uscita con Caradoc e c’è stata la luna piena, così…»
Con un sorrisetto scettico, sventolo davanti ai suoi occhi un rametto di vischio che era attaccato al pacchetto. «E con questo cosa dovevi farci, Potter?»
Lui mi guarda dal basso, e i suoi occhi luccicano di scintille malandrine.  «Vuoi davvero che te lo spieghi, Evans?»
«No, grazie!»
«Guarda» dice James, che probabilmente  è così entusiasta da non aver capito neanche una parola di quello che ho detto. «Questo era il tuo regalo di compleanno –il tuo vero regalo, non quel disegno orrendo. Ma all’ultimo secondo non ho avuto il coraggio di dartelo.»
Con un misto di soggezione e tenerezza, afferro una scatolina bordeaux rivestita di carta marrone che lui mi porge: la chiusura è a clip, ed io mi prendo un secondo di esitazione solo mia prima di farla scattare perché ho paura che sia l’ennesimo gioiello fin troppo altisonante. Quando finalmente mi decido ad aprirla, solo metà della mia attenzione è per il regalo –il resto è tutta per il viso carico di dolci aspettative di James; dentro la scatolina, c’è una minuscola catenina in argento, semplice e spartana come nel mio stile: è solo quando la prendo tra le dita, però, che riesco a vedere il ciondolo ramato di un cervo in miniatura dondolare nel mezzo: io lo osservo con attenzione per un secondo –è Stag ed è Prongs, è James!-  e la delicatezza di questo piccolo dettaglio rischia quasi di farmi piangere.
«Perché non me l’hai dato?» sussurro.
«Non sapevo se ti sarebbe piaciuto» confessa James, stringendosi nelle spalle. «Sarebbe stato come darti un pezzo di quello che sono.»
Non avrei mai pensato che sarebbe stato possibile, eppure questa è l’ennesima magia di James Potter: tutti dicono che l’amore è indescrivibile e inafferrabile, ma lui è stato capace di rinchiuderlo e conservarlo in una scatola. Ed io guardo quei piccoli regali segreti –simbolo di emozioni mai dichiarate, monito di sentimenti segreti- e ci vedo dentro la speranza e la pazienza di James, che ha saputo amarmi giorno dopo giorno senza pretendere niente in cambio.
«Io no so se sarò mai così, James» sussurro piano, inginocchiandomi sul pavimento accanto a lui per guardarlo negli occhi. «Io non sono come te, sai? Non sapevo di amarti dal primo momento in cui ti ho visto e non ho saputo da subito che tu saresti stato la persona della mia vita» confesso, allungando le mani fino a stringere le sue: le dita di James –lunghe e dinoccolate- giocherellano con la mia pelle, ed io rimango ad osservare i ghirigori che lui traccia perché adesso che sto confessando tutte le mie mancanze è molto più facile che guardalo in faccia. «Io non sarò mai come Alice, o come Megan Vane o come qualunque altra ragazza. Non ti amerò mai come potrebbero amarti loro: questo lo sai, vero?»
«Io non voglio nessuna di loro, Lily» inizia a spiegarmi lui, ma io lo interrompo scuotendo i capelli.
«Questo lo capisco, perché è lo stesso anche per me» confermo, annuendo a me stessa: le parole di Sirius Black mi riecheggiano nelle orecchie per qualche istante ancora, prima di ritornare al loro posto nella mia coscienza. « Ma di tutto quello che sento io non so niente, James: non so niente sull’amore, non so come andranno le cose e non so cosa farò nella mia vita. Eppure se c’è una cosa di cui sono assolutamente certa, quello sei tu: perché tu sei il filo che mi lega al resto del mondo.»
Imponendo a me stessa di trovare il coraggio che mi serve, sollevo gli occhi sul viso di James: e il suo sorriso mi congela all’istante. C’è una tenerezza disarmante nel modo in cui una minuscola fossetta si disegna agli angoli della sua bocca ogni volta che solleva le labbra: e c’è qualcosa di abbagliante nel modo in cui mi guarda, fermo e allo stesso tempo delicato.
Quando James inclina leggermente la testa, i suoi capelli gli sfiorano il collo ed io non riesco a trattenermi dall’infilarci le mani dentro. «Non mi importa niente di tutte queste cose, Lily» dice piano, sussurrando ogni parola. «Ed io voglio tutto di te perché è questo quello che amo: tutto. È sempre stato così.»
«Ma è giusto che tu lo sappia, James: tu hai riaggiustato il mio cuore solo da poco, ed io non ho mai amato nessuno prima di te. Non capisco ancora niente di cosa vuol dire davvero avere un ragazzo o essere fidanzati e…»
«Aspetta!» esclama allora James, saltando su dal suo posto come se il marmo fosse diventato all’improvviso incandescente e interrompendo il momento di dolcezza con il suo tono allarmato. «Noi siamo fidanzati? Cioè… io sono il tuo ragazzo?»
Senza parole, lo guardo: non può essere serio, non può essere serio, non può essere serio –Merlino è serio! Ma che diavolo ho fatto di male per beccare un ragazzo così tonto?- mi chiedo disperatamente, passandomi una mano sulla fronte in maniera esasperata.
«Tu avevi ancora dubbi a riguardo?» sbotto, guardandolo come se volessi cruciarlo da un momento all’altro. «Dopo che ti ho baciato davanti a tutti e dopo che ti ho detto un milione di volte che… che…»
«Che mi ami?»
«Non dirlo, Potter!» lo minaccio, puntandogli un dito contro. «Tu avevi ancora dubbi? Cosa hai pensato che stessimo facendo, esattamente?»
James deglutisce, indietreggiando di un po’. «I-io» balbetta, passandosi una mano tra i capelli con esasperazione. «Tu non sei la sola che non sa cosa fare, sai?» gracchia, quasi in panico. «Ho aspettato questo momento per anni, ma è la prima volta anche per me!»
Nel secondo che segue, io e lui rimaniamo a guardarci negli occhi, in silenzio: l’attimo dopo, James scoppia a ridere –e il suono della sua risata riempie tutto il dormitorio colorandolo di luci nuove- e io non riesco a trattenermi così inizio seguendo lui, chiedendomi vagamente che cosa penserebbe qualsiasi persona normale di noi se ci vedesse adesso.
Ma Sirius aveva ragione: noi non saremo mai una coppia normale.
Non so quanto tempo passa prima che James, ancora ridendo, si avvicini a me e per prendermi la testa tra le mani: nel tono della sua voce adesso c’è una nuova sfumatura allegra e io lascio che le mie orecchie si impregnino di questo suono incredibile. «Visto? Non c’è niente di cui preoccuparsi, Lily» mi rassicura, sfiorando la punta del mio naso con il suo. «Non ti serve sapere niente perché a me va bene così: se avessi voluto stare con Megan o con Alice, allora avrei scelto loro. Ma io voglio questo…»
«Cosa?»
«Tutto questo» spiega James, guardando per un secondo la stanza che ci circonda. «Litigare, non capirci a vicenda, ridere e fare pace: con chi altro potrei farlo? Con te non esistono misure o metri di paragone: tu sei tu e basta. E sei la sola cosa che ho sempre desiderato.»
Le mie labbra si piegano in un sorriso triste ad ogni sua parola, e sono sicura che i miei occhi adesso si stiano riempiendo di rimpianto: quando James lo capisce –perché sono sicura che è così- sfiora le mie guance con i polpastrelli ed io abbandono tutta me stessa tra le sue dita.
«Tu vuoi stare con me, vero?»
«Certo che lo voglio» rispondo, baciandogli il palmo della mano. «Io voglio stare con te.»
James sorride. «E allora cosa c’è che non va?»
«È che… » mormoro sulla sua pelle, cercando le parole giuste da usare. «Io sarò sempre in debito con te, James, lo capisci? Tu hai collezionato ricordi di una vita e non c’è stato giorno in cui non sapevi ciò che volevi» gli spiego, indicando il baule ancora aperto accanto a noi con un movimento veloce. «Ma io… sarò sempre in debito.»
«Ha senso dirti che con le emozioni che mi hai fatto provare in soli due giorni sei riuscita a recuperare gli ultimi sette anni?» domanda James, ed io mi stupisco di sentirlo quasi divertito.
Di nuovo, scuoto la testa. «Non posso restituirti gli anni che hai perso ad amarmi quando io ti odiavo.»
«Lo immaginavo» sorride lui, staccandosi da me e sollevandosi sulle ginocchia: senza sapere cosa aspettarmi, lo vedo infilare tutto nel baule e poi chiudere il coperchio con un movimento secco, allacciando le chiusure in una nuvola di polvere. «Allora dimentichiamoci degli ultimi sette anni, Lily: dimentichiamoci di tutto quello che è successo. Adesso ci siamo solo io e te…»
«È  impossibile» tento di obiettare, anche se adesso tra noi rimangono solo due pacchetti. «Nemmeno tu puoi…»
Ma James neanche mi ascolta: lui sorride in maniera vispa e vitale, mentre con gesti esperti scarta i cioccolatini che avrebbe dovuto regalarmi a San Valentino: ed io rimango immobile e stupefatta anche quando, con dolcezza, me ne infila uno tra le labbra.
«Che cosa fai?» gli domando allora, sentendo il sapore del cioccolato disperdersi sulla lingua.
«È possibile invece. A me non serve il passato e non mi importa niente di Piton, di Caradoc o se tu mi odiavi» continua a dire, e questa volta si sposta di nuovo, chinandosi esattamente dietro di me. Quando sento il suo petto completamente premuto contro la mia schiena, la pelle inizia a sfrigolare anche se tra noi ci sono strati di vestiti: ma James –che pare non accorgersene- sposta i miei capelli dal collo con un gesto delle mani, lasciando che le sue dita sfiorino nuca e clavicole.
«James…» ripeto ancora –maledicendo me stessa quando mi accorgo che la mia voce è rotta- ma poi lui stampa un leggero bacio sulle mie spalle ed io divento completamente muta.
È solo quando le sue braccia mi circondano il collo, che riesco a capire cosa sta facendo: il mio cuore batte così forte che ho quasi paura che potrebbe toccare il suo nell’accorgermi che adesso, sul mio petto –proprio nel punto vicino al cuore- brilla un minuscolo cervo d’argento.
«Il nostro futuro inizia qui, Lily» mi dice piano James, posando la testa nell’incavo del mio collo e facendomi il solletico con i suoi capelli scompigliati. «Proprio qui.»
«Cosa farai con le altre cose?»
«Le nasconderemo in un posto in cui forse non saranno dimenticate» mormora lui, enigmaticamente. «Ma c’è ancora un regalo che voglio usare.»
Quando mi giro per fissarlo, il suo viso è così vicino al mio che riesco a sentire il profumo del suo respiro infiltrarsi tra le mie ciglia. Ma poi James mi mostra il ramoscello di vischio, allungando un braccio fino a quando non è proprio sopra le nostre teste, e ogni cellula di me si impiglia nel suo sorriso malandrino.
«Hai fatto tutto questo solo per un bacio, Potter?»
«Era il mio piano fin dall’inizio» comincia a dire James, ma poi le mie labbra catturano le sue e all’improvviso parlare diventa estremamente superfluo.
 
 
 
 
 
 
«Adesso vuoi dirmi dove stiamo andando?»
James si volta a guardarmi, e la sua bocca si piega in un sorriso: con un misto di soddisfazione e sensi di colpa, noto i suoi capelli eccessivamente scompigliati e le sue labbra decisamente rosse e in cuor mio spero proprio di non essere nello stesso stato.
«Ancora no» proclama allegramente James, camminando avanti e indietro per tre volte nello stesso identico punto lungo il muro.
«Uh-uh allora Sirius aveva ragione» lo prendo in giro allora, incrociando le braccia al petto e studiandolo con sguardo provocante. «È qui che porti tutte le tue ragazze, Potter? Nella stanza delle necessità?»
In attesa che la porta si apra, James mi circonda la vita con le braccia e si piega su di me. «Per me ci sei solo tu, cara» dice con fare melodrammatico, soffiando una ciocca del miei capelli che mi ricade davanti gli occhi. «E comunque questa non è la Stanza delle Necessità.»
È in questo esatto momento che il muro si spalanca, rivelando un ingresso misterioso: James mi ci trascina dentro, reggendo il baule con una sola mano e chiudendo la porta alle nostre spalle l’attimo dopo.
Ed io non riesco a credere a quello che vedono i miei occhi: per realizzare il tutto, sono costretta a sbattere le palpebre più volte, sopraffatta dalla meraviglia di quello che si stende proprio di fronte a me adesso.
«Bello vero?» chiede James, ma io quasi non lo sento.
Abbandonando la sua mano, mi inoltro in strade e vicoli fatti di mobili rotti, libri e cumuli interi di vecchi oggetti dimenticati persi per sempre in una città fortificata fatta si segreti e tempo passato. «Ma che cos’è questo posto?» sussurro, desiderando poter vedere tutto quello che mi circonda.
«La Stanza delle cose Nascoste» risponde James, sorridendo di fronte la mia espressione incredula.
«Ma come è possibile?»
«Non lo so» ammette lui, guardandosi intorno e passandosi una mano tra i capelli. «Immagino che intere generazioni di studenti abbiano nascosto qui i loro tesori: se ti guardi intorno c’è di tutto!»
«Lo vedo» annuisco, ed i miei occhi si posano su vecchi Freesbee Zannuti e Caccabombe ancora inesplose, su pile di antichi manuali che si ergono alti come torri,  su giardini interi di fiale e pozioni ormai coagulate: vecchi mantelli pendono dal soffitto come fantasmi del passato e gioielli disseminati in tutta la stanza luccicano illuminati dalla luce quasi mistica che entra dalle grandi finestre.
«Io e Sirius abbiamo scoperto questo posto per caso, una volta che abbiamo rubato quello stupido Quintaped a Malfoy e non sapevamo dove diavolo nascondere la gabbia» racconta allegramente James, e i suoi occhi si perdono per un attimo in ricordi di risate lontane. «Vieni, ti faccio vedere» dice poi, prendendomi di nuovo per mano  –quasi avesse paura di perdermi tra case e palafitte di oggetti- e facendo strada ad entrambi tra un corridoio e l’altro. Io lo lascio fare –imbocca un tunnel e poi gira a destra e a sinistra- chiedendomi vagamente se sa davvero cosa sta facendo o se rimarremo per sempre intrappolati qui.
«Ecco, guarda» proclama quasi con orgoglio, aprendo lo sportello di un vecchio armadio per mostrarmi una vecchia gabbia arrugginita, con dentro lo scheletro di qualcosa che –una vita fa- doveva avere avuto cinque zampe.
«James!» esclamo, e devo quasi trattenermi per afferrare un’ascia già insanguinata che sta qui vicino e tirargliela contro. «È una cosa disgustosa!»
«I Quintaped sono carnivori!» si difende lui, alzando le mani. «Quel mostriciattolo stava quasi per divorare Peter!»
Io alzo gli occhi al cielo, decidendo di ignorarlo volutamente e ricominciando a guardami intorno. «Quante altre cose ci avete nascosto?»
«Un po’» ammette James, che non sembra per niente dispiaciuto. «Perché pensi che non ci becchino mai? Noi Malandrini sappiamo esattamente come sbarazzarci delle cose che non vogliamo che gli altri vedano.»
Sentendo la curiosità farsi strada dentro me, sfioro con un dito tutte le cose che catturano la mia attenzione: un troll impagliato, un busto di un vecchio stregone, una cassa di legno, tre ampolle dal colore strano.
«Credi che mi doni?» scherza James, provandosi una vecchia parrucca polverosa che deve essere reduce degli anni ’50.
«E a me?» ridacchio adagiandomi in testa una tiara consumata e facendo un’espressione buffa.
«Sembri Cosetta Corvonero con quella» mi prende in giro James.
«Sicuramente è vecchia quanto lei: meglio rimetterla a posto prima che si rompa» dico, sfilandomela dal capelli e posandola sul libro dove stava prima. È solo con la cosa dell’occhio che vedo quello che c’è scritto sopra: «Horcrux» leggo ad alta voce, guardando James. «Hai mai sentito questa parola?»
«Uhm no» dice lui, sporgendosi sopra di me per guardare bene. «Sicuramente non è qualcosa di molto consueto nel mondo magico.»
Annuisco, sfogliando la prima pagina. «“Guida alla creazione di Horcrux e segreti svelati dell’immortalità” dice l’introduzione» leggo ancora, sempre più incuriosita per ogni secondo che passa.
«Oh, adesso capisco perché è qui!» commenta anche James.
E poi… quando i miei occhi si posano su quello che è scritto nel foglio dietro la copertina, per poco non rischio di lasciar cadere il libro dalle mani: sono solo tre parole –è solo un nome- eppure quando leggo Tom M. Riddle sento il cervello iniziare a fischiare un allarme silenzioso.
«Non ci credo!» urlo quasi, voltandomi verso James come per essere sicura di non essere pazza. «Guarda, è ancora lui! Ancora Riddle! Non è possibile» esclamo, sentendo gli ingranaggi della mia testa ruotare come impazziti. «Sai cosa vuol dire questo? Se davvero tutte le nostre ricerche sono vere –se davvero Tom Riddle è diventato il Signore Oscuro…»
«…vuol dire che Voldemort è stato qui» termina James per me, ed io vedo dai suoi occhi che sta già seguendo il lungo filo dei miei pensieri. «Ma la Stanza delle Cose Nascoste si apre solo se hai bisogno di nascondere qualcosa.»
«Esattamente! E… se lui volesse nascondere proprio questo?» domando, sollevando il libro tra le mani e guardandolo come se fosse un cimelio di inaudita importanza. «Potrebbe esserci scritto esattamente quello che vogliamo sapere! Se è così allora devo subito dirlo a…»
«Ferma, ferma» mi blocca subito James, stampandomi un bacio sulle labbra per farmi smettere di parlare. «Calma il tuo cervellino da Caposcuola, Evans, e respira!»
«Ma James, questo è…»
«È qui da anni» mi ricorda lui, che ha tutta l’aria di uno che si sta divertendo molto. «So che muori dalla voglia di passare tutte le tue giornate a leggere i segreti oscuri della magia nera, ma… ti sei già dimenticata cosa dovevamo fare?»
All’improvviso, il ciondolo a forma di cervo intorno al mio collo inizia a pulsare come un secondo cuore: io vedo il vecchio baule abbandonato ai piedi di James e quasi mi maledico, per essere stata tanto impaziente. «Hai ragione, Voldemort può aspettare ancora un po’» sorrido, e mi basta infilare le mani nei capelli di James perché il solo pensiero evapori dalla mia mente. «Allora, dove lo nascondiamo?»
James mi fa l’occhiolino. «Scegli tu.»
E così ci ritroviamo a percorrere strade deserte di una città nascosta –magica nella sua stranezza- mentre James cerca di farmi capire come orientarmi ed io faccio domande su qualsiasi cosa; anche se il libro “Horcrux” è sotto il mio braccio, questa volta non ci penso più: qui dentro è tutto così mistico da sembrare irreale ed io mi ritrovo a desiderare di poterci vivere per sempre.
Non abbiamo ne cibo ne acqua, ma quando James mi sorride immagino che potrebbe bastarci tutto il nostro amore.
«Qui credo che vada bene» dico alla fine, sbirciando un vecchio armadio di mogano con dentro alcune pellicce dall’aria spelacchiata.
«Credo di si» annuisce anche James, nascondendo il baule dietro un anta e chiudendo subito dopo. «E speriamo che qualcuno lo trovi.»
«Chissà» sorrido io, poggiando tutto il mio peso contro il vecchio mobile e sperando che non ceda. «Magari tutte le tue cose un giorno aiuteranno un povero ragazzo a far colpo su qualcuna.»
«Sono un Potter» ammicca James, allungando un braccio sulla mia testa e distendendosi su di me fino a quando i nostri vestiti non si toccano. «Esperti in Rosse da sei generazioni.»
La mia risatina si perde esattamente sulle sue labbra, ed io riesco ad immaginare l’eco del mio cuore rimbalzare su ogni singolo oggetto qui dentro e perdersi tra queste mura all’infinito: quando James mi bacia, mi dico che probabilmente questa sarà la misura del nostro amore.
Le sue mani sui miei fianchi, i suoi capelli tra le mie dita, il modo in cui i nostri respiri si mischiano insieme: il sapore delle sue labbra, il profumo che mi rimane appiccicato sulla pelle, il modo in cui il mio corpo risponde al suo – desidero che tutto quello che provo adesso viva per secoli.
I miei dubbi e ogni incertezza, la paura di non farcela, i complessi su ciò che sono e su cosa potrei essere: il panico che mi coglie certe volte quando penso di non essere in grado, la consapevolezza di essere rotta per sempre, la sensazione di non sapere mai amare –chiudo tutto questo in un cassetto polveroso e butto via la chiave.
Quando usciremo di qui, James non sarà il solo ad aver abbandonato qualcosa per i posteri: insieme alla sua scatola, io lascio anni di odio e incomprensioni e la possibilità di un nuovo inizio. Quando usciremo di qui, saremo finalmente in grado di amarci –ancora e ancora- per quello che siamo.
Quando uscirò di qui… ma non ora.
Perché James mi sta ancora baciando, e non c’è nessun altra cosa a cui pensare: e noi rimaniamo immobili al centro del tutto, in un mondo in cui il tempo pare fermarsi solo per noi solo per dirci che sarà per sempre.
 
 




Note dell’autrice: inizio subito con un gigantesco GRAZIE a tutte voi che avete letto e recensito lo scorso capitolo. GRAZIE GRAZIE GRAZIE, prima o poi troverò il tempo di rispondere, ma sappiate che leggo e appresso tutto quello che mi scrivere.
Poi: perdonatemi se è scritto male, ma devo scappare e non ho fatto in tempo a ricontrollarlo! 
Detto questo: più o meno le aspettative che c’erano su questo capitolo si sono avverate, no? Non succede quasi niente di che, ma credo che qualche momento solo per James e Lily sia più che meritato per loro. Oltre James e Lily, protagonisti sono Sirius e Alice -chenon potevano mancare- e a grande richiesta ritorna anche Frank -che pian piano emergerà sempre di più ahah! C'è anche Dec -credo che lo abbiate un pochiiiino rivalutato- e spunterà anche Megan, non temete. XD 
NON vi preoccupate: giuro solennemente che la guerra avrà il suo spazio nella storia –ne avrà anche troppo quando usciranno da Hogwarts- quindi per adesso è giusto che si godano un po’ della normale vita da adolescenti innamorati e complessati.
Anche se, come avete potuto vedere alla fine, la presenza di Voldemort è ovunque e costante: spero che non vi sembri strano che Lily trovi il libro di Tom Riddle nella Stanza delle Cose Nascoste. Ma quando Riddle chiede a Lumacorno degli Horcrux, già doveva sapere che cosa erano e come farli precisamente: ho immaginato che, nel nascondere la tiara di Corvonero, abbia nascosto anche la verità sul suo segreto più grande, così che nessuno potesse scoprirlo.
Non so cos’altro c’è da dire: forse qualcuno di voi si aspettava un momento James-Piton più che uno Alice-Piton, ma… anche quelli ci saranno! Diciamo che –per la vostra gioia- Piton sarà più presente in questa parte della FF. Inoltre, Piton odiava Neville in maniera assurda: in parte per la profezia e in parte perchè, secondo me, odiava anche i suoi genitori... Alice era la migliore amica Grifondoro di Lily, quindi... non credo che il caro Sev la amasse particolarmente ahaha! 
Per quanto riguarda Lily e James: eheh so che mi avete un po’ odiato all’inizio, ma –come dicevo nel capitolo precedente- amare consiste anche nell’imparare a lasciarsi amare: e per due persone che si sono odiate per anni serve un bel po’ di tempo.
 
Notizie che non c’entrano niente: vi lascio in link della OS che ho scritto qualche –ehhhm- giorno fa su Dorea e Charlus: se non avete niente di meglio da fare e siete curiose... beh, è qui!  
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2976977&i=1
 
Noi ci vediamo al prossimo capitolo (O forse prima, perché sto riflettendo sulla possibilità di scrivere una raccolta per i personaggi secondari di DCLH3VS, giusto perché voglio complicarmi la vita ahaha).
Nel frattempo, vi ringrazio tantissimo per tutto: grazie per aver letto e per essere arrivate fin qui.
Un abbraccio,
Sara!
 
   
 
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