Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Ricorda la storia  |       
Autore: Geneviev    22/11/2008    1 recensioni
Sciocca ragazzina, intrappolata dal tuo misero destino... soffrire sotto le mani di quei bruti. No, altre braccia ti attendono.
Senti il verso di quel gufo là fuori nella notte? Non lo sentirai più.
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Baci oscuri'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sciocca

Sciocco silenzio

_________________________________

Sciocca. Stolta ragazzina.

I polsi legati dalle corde spesse, ruvide. Una stretta troppo forte, fa male, tanto male. Hai i capelli arruffati, i tuoi bellissimi capelli castano scuro. Il tuo dolce viso è sporco di terra, le guance lavate dalle lacrime che ti arrossano e offuscano gli occhi, i tuoi bellissimi occhi verde acqua.

Il vestito lacero copre il tuo corpo, gli uomini che ti hanno catturato l’hanno strappato. C’è uno spacco sulla lunga gonna larga, da quanto ti hanno preso per i vestiti e i capelli e buttata per terra mente cercavi di divincolarti, si vede la tua gamba magra, candida, in contrasto con la veste scura. Una fascia stringe il tessuto dell’abito sotto i tuoi seni.

Devi fare in fretta, e stare attenta a non tagliarti. Sfregare più forte, con quella pietra affilata, quella che hai trovato coperta dal pagliericcio nella stalla, dove sei stata chiusa. Magari le corde si spezzeranno. Più in fretta…

C’è odore di carne bruciata nell’aria. Le pareti di quella catapecchia sono di legno, mangiucchiato dalle termiti e dai topi, solo pochi cavalli sono nei loro recinti, chiusi, come lo sei tu. Le altre bestie sono fuori a pascolare, vicino agli uomini attorno al fuoco, che mangiano la carne bruciata.

Ma ci sono delle urla, qualcuno piange là fuori. E’ una ragazza, come te. La stanno torturando. E presto capiterà anche a te. No, non piangere, non farti prendere dal panico. Continua a sfregare.

Stanno arrivando, puoi sentire i loro passi pesanti. Più in fretta. Ahh, ti sei tagliata, oh eccelsa sofferenza, rubino liquido che scorre sulle tue dita affusolate.

Ma ce l’hai fatta, sei libera. Veloce in piedi, ti avvicini al portoncino per guardare se arriva qualcuno. Ancora nessuno. Puoi scappare, correre verso il selciato, per poi inoltrarti nella siepe alta e intricata.

I sassi. Non hai le scarpe, fa male correre sui sassi acuminati. Zitta, non devi farti scoprire, ti nascondi dietro il carro per poi scivolare nelle ombre alle loro spalle, senza essere vista.

Devi scappare, o ti prenderanno, ti picchieranno e stupreranno, e rideranno, ebbri della loro prepotenza, mentre lo faranno.

Finalmente i rovi della siepe, graffiano la pelle delle tue braccia nude, perché oltre i primi alberi, restano solo gli scheletri marci delle piante che non ricevono sufficiente luce. Corri fra le foglie e le spine, il fiato che ti spezza la gola, il cuore che ti batte forte nel petto. Il tuo bellissimo cuore pulsante.

E poi, le urla arrabbiate dei quei barbari. Hanno trovato il recinto, dove ti avevano legato, vuoto. Niente lacrime, devi correre più veloce e stare attenta ai rami caduti. Devi nasconderti e forse sarai salva.

Laggiù oltre gli ultimi alberi, ci sono delle luci. Delle case. Il villaggio, piccolo e cencioso, che si erge ai lati della strada principale che conduce in città. Forse troverai un nascondiglio.

Ahh, inciampare all’ultimo, mia bellissima. Ti guardi indietro piena di terrore, le loro torce si avvicinano.

Ti rialzi veloce, correndo verso le case, con la gola che ti brucia, il respiro frenetico nel petto. Urlare aiuto non ti servirebbe a niente, nessuno te lo darebbe e quei bastardi ti sentirebbero.

Ma cosa ti è venuto in mente? Rubare quei due tozzi di pane… la fame spinge al peccato... oh, sì. Lo so.

Sciocca. Tutti rubano il pane, tutti muoiono di fame, ma tu sei bella. Ti hanno catturato solo per questo, lo sai? Vogliono solo la tua bellezza. Il tuo calore.

Una decina di costruzioni di legno e fango, ti guardi intorno freneticamente. Quel vicoletto laggiù, buio. Lo attraversi e ti ritrovi nel cortile, delle piume vicino alla costruzione bassa e nera nella notte. Ti guardi indietro correndo verso quella gabbia.

"Eccoti qui sgualdrina". La voce arrabbiata e possente di quell’uomo enorme, dall’accento fastidioso, la r rantolata. Ti afferra per la gola e scaraventa a terra.

I tuoi occhi si riempiono di paura quando alzi lo sguardo su di lui, lucidi di terrore. Arrivano i suoi scagnozzi e ti circondano, mentre ti metti in ginocchio e stringi le braccia al petto. Sghignazzano riprendendo fiato, li hai fatti correre tesoro. E ora tu sei nei guai.

Tremi come un pulcino bagnato e rimani in silenzio. Nessuna parola ti potrebbe salvare, nessuna frase allevierebbe le tue sofferenze. Hai troppa paura, a malapena respiri con il cuore in gola.

Come sono meravigliosi i tuoi occhi innocenti, imploranti. Come potrebbero farti del male? Ma la tua dolcezza non fa che accrescere la loro cupidigia. Gli uomini sono delle tristi creature, mia cara.

"Sei solo una stupida puttana, ora ti faccio vedere io". T’insulta, minaccia. Ti afferra per i capelli e ti strattona. Urli, mentre le lacrime ti cadono dagli occhi e il panico ti blocca il respiro.

Si abbassa, poggiando un ginocchio sulla terra melmosa, tenendo con una mano i tuoi capelli castani. Vuole guardarti bene in viso, il tuo prezioso viso, mia piccola. Con la mano libera ghermisce la tua mascella, premendo le dita sulle tue guance morbide.

"T’insegnerò cosa vuol dire farmi arrabbiare", ti molla uno schiaffone che ti fa cadere su un lato, sdraiata nel fango. Un ragazzo più giovane si avvicina a te, mettendosi in ginocchio alle tue spalle. Prende la tua testa fra le mani e ti alza, facendoti poggiare al suo corpo. Sei seduta con le gambe piegate, la schiena poggiata a lui, la testa ciondoloni, quando il ragazzo ti afferra le spalle, stringendole. Un gemito ti sfugge dalle labbra.

"Guardami in faccia, sgualdrina" tuona l’uomo che ti ha percosso. Più per paura che per obbedienza alzi la testa, posando il tuo sguardo sulla sua alta e barbara figura.

Ti tira un altro schiaffo, facendoti voltare il viso. Ti fa malissimo e hai voglia di piangere. Con il capo dolorante, torni a guardare il terreno davanti a te, mentre senti il ragazzo stringerti le spalle, a cercare di tenerti su.

E’ arrivato un altro schiaffo, un gemito di dolore dalle tue labbra. Gli altri ridono, te lo avevo detto che lo avrebbero fatto.

Senti il sapore del sangue nella bocca, il suo calore scorrere sul tuo piccolo mento. Quel ragazzo alza le tue spalle, stringendoti malamente per le braccia, facendo in modo che la tua testa si poggi alla sua spalla, mostrando il tuo collo nudo. Avvicina il naso ai tuoi capelli per assaporarne il profumo, e baciare il lobo del tuo orecchio.

"Falla alzare, la riportiamo al campo". La voce irosa dell’uomo davanti a te lo blocca. Il ragazzo si alza poco contento e ti trascina con sé, strattonandoti con brutalità, strappandoti un altro gemito sommesso.

Avanzate lungo il sentiero e poi lungo il delimitare della misera foresta che ti ha riempito le braccia di graffi. Tornate dove ti hanno imprigionato.

Arrivati alle costruzioni, ti trascinano verso quella più cupa, di legno e cemento sgretolato. Il ragazzo ti fa cadere sui gradini per ridere della tua dolce debolezza, e l’uomo barbuto che ti ha preso a schiaffi, gli dice di legarti bene, perché se scappassi ancora, se la prenderebbe con lui.

Ti lasciano sola in una stanza stretta e soffocante, una finestra sbarrata di piccole dimensioni fa entrare la luce delle stelle. Sembra più una cella, con quella misera brandina di legno scricchiolante. La corda lega stretti i tuoi polsi, non puoi muoverti senza soffrire.

Le ore passano, lentamente e tu odi distinte le urla di quegli uomini grezzi e gli zoccoli dei cavalli che battono pesanti sulla strada. E il verso lugubre del gufo, là fuori nella notte.

Quando ogni suono sembra sparire là fuori, e stai per piangere mentre crolli nella sonnolenta disperazione, si spalanca la porta.

   
 
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Geneviev