Note:
7. Ballo di fine anno in Twilight. Ho sempre adorato questo capitolo e spero di
non aver fatto scempi usando il pov di Edward. Spero che vi piaccia, buona
lettura. Commenti, critiche, recensioni et similia sempre molto
gradite^^.
mi
basta, per sempre
Era
lì, impacciata come sempre, mentre entrava nella Volvo: una bambolina
stupendamente goffa, vestita da Alice con chiffon e seta.
“Mi
stai portando al ballo di fine anno!” urlò, pestando il gesso e la deliziosa
scarpa col tacco alto sul tappetino dell’auto. Non sapendo cosa le passava per
la mente (come al solito) non potei far altro che tentare di convincerla.
“Assecondami, per piacere” implorai, rivolto al suo viso
stupendo.
Si
arrese, non senza farmi pesare il fatto che l’ avevo portata a quello che
secondo lei era il pericolo mortale per eccellenza. Non potei far altro che
sorridere prima di aprire la portiera per farla scendere. “Di fronte a un
assassino sei coraggiosa come un leone, ma basta che qualcuno parli di ballare…”
sospirai, trascinandola fuori dall’abitacolo.
Mentre
camminavamo per andare in palestra non potei non pensare che era assolutamente
perfetta: i boccoli castani che ricadevano leggeri sotto le spalle, il passo
reso incerto dal gesso, e la carnagione pallida che diventava purpurea sulle
guance, lasciando trasparire ancora una volta il suo incredibile
profumo.
“Sembra
l’inizio di un film dell’orrore” mormorò entrata in palestra, mentre la musica
si diffondeva dolce dalle casse.
“In
effetti i vampiri non mancano” ribattei dando un’occhiata al resto della mia
famiglia che già danzava in mezzo alla pista.
“Vuoi
che blocchi le uscite, così potete massacrare gli ignari cittadini?” disse,
facendomi l’occhiolino.
Sollevai
gli occhi al cielo: chissà se avrebbe mai cominciato a comportarsi come una
persona normale. “E tu da che parte stai?”
“Coi
vampiri, ovvio” rispose, sghignazzando. Poi l’ espressione si fece più seria:
“Qualsiasi cosa, pur di non ballare, qualsiasi cosa”. La ignorai, portandola con
lentezza al centro della sala.
“Edward,
sinceramente non so ballare!” rantolò mentre gli occhi castani vagavano verso le
porte di uscita: come se fosse mai riuscita a scappare. Avevo promesso che non
l’avrei lasciata andare un attimo in tutto il corso della
serata.
“Sciocca
non preoccuparti, io sì” le risposi sollevandola fin che non cominciammo a
volteggiare, l’ abito che faceva ampi cerchi nell’aria, mentre i suoi capelli mi
frustavano il viso, inebriandomi…
Poi
d’un tratto si materializzò lui: Jacob. Uno degli eredi dei Quileute voleva
portarla via da me; in fondo il patto tra noi e loro era quello, ma non mi sarei
arreso tanto facilmente. Sapevo di essere egoista ma lasciarla andare in quelle
mani anche solo per pochi minuti mi rendeva nervoso e inquieto. E inoltre la
gelosia non aiutava.
Tirai
un sospiro quando mi ritornò tra le braccia: un peso dolce che volteggiava
insieme a me. “Ora va meglio?” provò, la voce leggermente soffocata dal fatto
che teneva il viso premuto al mio petto. “Non proprio” risposi in modo
sincero.
“Non
prendertela con Billy, è preoccupato per me perché Charlie è suo amico. Niente
di personale”
“Non
ce l’ho con Billy, è suo figlio ha irritarmi” risposi, cercando di non
ringhiare. “Prima di tutto mi ha costretta a violare la promessa che avevo fatto di non lasciarti sola
neanche un attimo. E in secondo luogo ha detto che sei carina. In pratica ti ha
insultata. Stasera sei molto più che bellissima” soffiai tra i suoi capelli.
Ricominciammo
a volteggiare, stretti in mezzo alla folla, diretti verso il prato. Ci sedemmo
sulla panchina, dove la cullai con dolcezza, una piccola bambolina fragile tra
le mie braccia. La luna brillava sul suo viso, illuminandolo tanto da farla
sembrare una creatura eterea. “Di nuovo il crepuscolo. Un’altra fine. Ogni
giorno deve finire, anche il più perfetto” mormorai.
“Non è
detto che tutto abbia una fine” ribattè lei piccata.
Era
l’ennesima battuta di entrata della nostra situazione di impasse: lei che voleva
a tutti i costi diventare un vampiro, e io che non volevo assolutamente farla
diventare un mostro senz’anima. “Io so ciò che sono” disse decisa. “Sì” avrei
voluto rispondere “Sei precisamente la tentazione più insopportabile che abbia
mai avuto. Ti amo per questo”.
La
misi alla prova. “Perciò, ti senti pronta?”
“Ehm,
sì” la voce che improvvisamente si rompeva, la preda che tornava se stessa,
mentre il leone giocava col suo agnello.
“E
adesso?” le soffiai direttamente sul collo, la sua pelle che rabbrividiva, la
normale reazione al contatto freddo con la mia.
“Sì”
sussurrò, una nota di paura nella voce vellutata.
Mi
allontanai ridendo amaro. Era vero: nonostante la paura sarebbe stata felice di
diventare un mostro come me al momento.
“Veramente
diciamo che il mio sogno è restare con te per sempre” dichiarò con un mezzo
sorriso sulle labbra piene.
“Bella”
feci, sfiorando quelle labbra così rosa, calde, umane “Starò sempre con te. Non
ti basta?”
“Mi
basta per ora” sorrise da sotto la pressione del mio dito.
Sbuffai,
trattenendo ancora una volta il ringhio che mi nasceva in gola. Quella ragazza
era già un mostro, anzi peggio di un mostro. Il mio adorabile
mostriciattolo.
“Stammi
a sentire. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, senza eccezioni. Non ti
basta?” esordì il mostriciattolo, ancora convinta di poter far cambiare la mia
decisione.
“Sì, mi basta” risposi, giocherellando un po’ con gli anelli
perfetti dei boccoli. Poi posai una mano sulla sua guancia mentre col viso mi
abbassavo al livello di quel collo bianco, perfetto e vitale. “Mi basta per
sempre” conclusi, baciandola.