Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Giulia K Monroe    22/11/2008    6 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                      
 
Si era addormentata solo a notte inoltrata, quasi all’alba. Quando la sveglia suonò, quella mattina, Alexis Potter lanciò una maledizione mentale alla causa della sua insonnia: Draco Malfoy.
Non sapeva spiegarsi perché, ma aveva un brutto presentimento nei confronti di quel ragazzo: già solo il fatto che potesse smascherarla con un nonnulla, chiedendo a questo o quel parente informazioni su di lei (solo per scoprire che non esisteva nessuna Alexandra Black nel loro albero genealogico) bastava a farla stare come sul filo di un rasoio molto affilato. Forse, ma solo forse, non avrebbe dovuto essere tanto sgarbata con lui.
Si rigirò nel letto e tastò il comodino con una mano alla ricerca del pulsante che avrebbe zittito quella dannata sveglia. Non lo trovò: era una sveglia magica, ovvio, e non avrebbe fermato il suo frenetico trillare finché la sua proprietaria non avesse aperto gli occhi – gentile regalo di Sirius. Alexis imprecò tra i denti e sollevò le palpebre, fissando con odio quell’oggetto infernale. La sveglia smise subito di suonare e di spaccarle i timpani. Sospirò sollevata e si mise supina, quindi chiuse di nuovo gli occhi; ma ecco che la sveglia, appena abbassate le palpebre, riprese a suonare frenetica, quasi arrabbiata di essere stata presa in giro. «Sono sveglia! Sono sveglia!» biascicò frustrata e riaprì gli occhi. La melodia stridente smise di riempire il silenzio.
«È già ora di alzarsi?» chiese la sua compagna di stanza, con un mormorio impastato dal sonno.
Alexis voltò lo sguardo verso il letto di Diamond Cherin, scorgendo solo i folti capelli biondi spuntare da sotto le coperte. «A quanto pare» sbadigliò e si tiro su a sedere.
Aveva dormito pochissimo e aveva un gran cerchio alla testa.
Comincia proprio bene il mio anno ad Hogwarts…
«Vai prima tu in bagno?» domandò Diamond, con la chiara intenzione di non uscire da sotto le coperte per almeno un’altra oretta.
«Sì, sì» rispose Alexis. Si massaggiò le tempie e cercò le pantofole con i piedi, quindi si trascinò verso il bagno e ci si chiuse dentro.
Guardando la sua immagine nello specchio, quasi si spaventò: dire che aveva un aspetto terribile era farle un complimento. Pallida, con i capelli annodati e un paio di occhiaie violacee, sembrava la comparsa di uno zombie in un film horror Babbano di serie C.
Si stropicciò gli occhi e optò per una doccia ristoratrice. Uscita dal bagno, tre quarti d’ora più tardi, si sentiva rinata.
«Puoi andare, io ho fatto» comunicò a Diamond che, di malavoglia, si alzò e si diresse in bagno, biascicando un “grazie”.
Alexis si stava mettendo le scarpe, quando la sentì parlare da dietro la porta. «Sono arrivati gli orari delle lezioni, li ho messi sulla scrivania.»
Alexis si alzò e diede un’occhiata alle pergamene, cercando di annotare mentalmente le materie; ma erano davvero troppe, anche per una memoria fotografica come la sua, così si limitò a guardare le lezioni per quel giorno. «Solo due ore di Pozioni, oggi?»
«Sì, e solo perché il professor Piton è il nostro Capocasa. Il resto della giornata è dedicato a socializzare, conoscere meglio il posto e altre cavolate del genere» rispose Diamond prima di entrare nella doccia.
Alexis prese la pergamena dell’orario scolastico e la ripose nella borsa insieme al libro di Pozioni, quindi estrasse dal mantello la lettera per Sirius e la strinse tra le mani. «Diamond, devo sbrigare una faccenda. Ti precedo, ci vediamo a colazione» le urlò, sperando che l’altra l’avesse sentita. Le sembrò di udire un debole “okay” da sotto lo scroscio d’acqui, per cui prese la borsa e uscì dalla camera.
Quando entrò in Sala Comune, la trovò parecchio affollata, ma il suo sguardo non faticò a trovare la figura di colui che era causa della sua insonnia e del suo malumore mattutino. I loro occhi non ci misero molto a intercettarsi, nonostante lui stesse parlando animatamente con un altro ragazzo dai capelli scuri.
Draco Malfoy le fece un cenno col capo e lei si voltò, senza degnarlo nemmeno di una risposta. Con velocità, uscì dalla Sala Comune.
Draco sorrise.
 
*
 
Camminava a testa bassa, spedita.
Incontrarlo di prima mattina non aveva fatto altro che peggiorare il suo umore.
Perché continuava a cercare un contatto con lei? Non era stata sufficientemente chiara, la sera precedente? Meno voleva avere a che fare con quel presunto cugino, più lui sembrava invece volerla avvicinare a tutti i costi.
Oddio, le balenò come un fulmine a ciel sereno, e se in realtà lui già sap…
Non riuscì neanche a finire di formulare quel terribile pensiero che, svoltando l’angolo, andò a sbattere contro qualcuno. L’urto fu così violento e inaspettato che Alexis si ritrovò col sedere per terra prima ancora di capacitarsi di cosa fosse successo. «Ahia…» si lamentò dolorante, massaggiandosi il fondoschiena.
«Perdonami, va tutto bene?» domandò una scura voce maschile.
Alexis alzò il viso di scatto con occhi sgranati e incontrò un paio di iridi identiche alle sue che la guardavano ansiose attraverso un paio di lenti rotonde.
Harry!
Restarono a fissarsi per qualche istante in cui il tempo sembrò fermarsi.
Harry la scrutò con più attenzione e gli parve che qualcosa si palesasse di fronte a lui, ma con una consistenza fumosa che non riusciva ad afferrare.
Cos’è questa strana sensazione? – si domandò.
Con uno scatto, Alexis si rialzò in piedi. Aveva abbassato lo sguardo e del tutto ignorato la mano che Harry le stava offrendo. Non l’avrebbe guardato negli occhi un minuto di più o non sapeva quali sarebbero state le conseguenze. «Tutto apposto, sì!» rispose frettolosamente, quindi si piegò in avanti, quasi in un inchino. «Mi spiace esserti venuta addosso!»
«Tranquilla, non c’è problema.» Harry le sorrise e nell’attimo fugace che lei si permise di guardarlo, si rese conto di quanto somigliasse a James.
Papà…
Il cuore di Alexis singhiozzò. «Scusa, ora devo proprio andare» si congedò, la voce incrinata. Lo oltrepassò, senza più guardarlo, e corse via.
«Aspetta!» cercò di fermarla lui, ma Alexis finse di non sentirlo e girò l’angolo, sparendo alla sua vista.
Harry si piegò a prendere il libro che le era scivolato dalla borsa quando era caduta. Pozioni. Andava così di corsa che non si era neanche accorta di averlo perso.
Beh, glielo avrebbe restituito a colazione, così avrebbe avuto la possibilità di incrociare di nuovo quegli occhi che, in un solo istante, erano riusciti a farlo stare irragionevolmente bene.
Mentre correva, invece Alexis malediceva ogni cosa che le venisse in mente.
C’è qualcos’altro che può andar storto, stamattina?
Dopo aver chiesto indicazioni a una professoressa paffuta, dall’aria gentile, era riuscita a raggiungere la Torre Ovest, in cima alla quale era situata la Guferia. La stanza circolare era spoglia, ma nelle sue pareti erano ricavati centinaia di alloggi per altrettanti volatili, che sonnecchiavano nei loro nidi di paglia.
Alexis prese la lettera che aveva scritto per Sirius e la strinse forte a sé. Avrebbe voluto così tanto poter parlare con lui dal vivo, piuttosto che tramite lettera. Non era passato neanche un giorno e a lei già mancava. Sospirò e si fece forza, quindi si avvicinò a un gufo sveglio, che si stava ripulendo le piume, e gli legò la lettera a una zampetta. «Portala a Sirius» mormorò. Lo prese tra le braccia e, una volta vicino alla finestra, lo lanciò verso l’alto, aiutandolo a spiccare il volo.
Guardandolo andar via, Alexis pensò che le sarebbe piaciuto essere un uccello: libero di volare nell’aria e di andare dove più gli piaceva, senza complicazioni, preoccupazioni, bugie.
Si accorse che qualcosa non andava quando, scendendo le scale della Guferia, si accorse che la sua borsa era improvvisamente fin troppo leggera, come se fosse…
«Vuota» mormorò incredula, una volta che, in fondo alle scale, l’ebbe aperta.
Ma stiamo scherzando? Dove diavolo è finito il mio libro di Pozioni? Sono sicura di averlo preso!
Si guardò attorno e lo cercò con lo sguardo, per le scale, ma non lo vide. Doveva esserle scivolato, ma dove? Tornò in cima alla Gufiera, ma neanche lì ve ne era traccia.
Forse, aveva solo pensato di prenderlo, ma in realtà l’aveva lasciato tra gli altri libri...  Eppure, era certa di averlo messo nella borsa.
Per sicurezza, corse nei sotterranei. Nel tragitto a ritroso controllò anche i corridoi, senza trovarlo. Arrivata davanti al muro di pietre, pronunciò con fretta la parola d’ordine e si infilò nella Sala Comune, senza nemmeno aspettare che la porta si fosse del tutto aperta. Di corsa, non notò la figura ormai conosciuta di un Serpeverde dagli occhi di ghiaccio, quando gli passò accanto e si inoltrò nel dormitorio.
Draco guardò la porta che si era chiusa alle spalle, perplesso.
Quando Alexis tornò nella Sala, come una furia, e gli passò di nuovo accanto senza degnarlo di uno sguardo, proprio non riuscì a trattenersi. Le sue dita si serrarono appena sopra il gomito di lei e bloccarono la sua corsa. Per la frenata improvvisa, Alexis venne sbalzata indietro e quasi si scontrò con il suo petto.
«Se stai cercando metodi alternativi per dimagrire, potrei suggerirtene un paio più divertenti, Black» mormorò.
Alexis, troppo preoccupata per badare davvero a lui, neanche colse il doppio senso insito nella sua frase. «Sto cercando il mio libro di Pozioni. Lo avevo messo in borsa, prima di uscire dalla Sala Comune, ma è come scomparso» rispose tutto d’un fiato, quindi sgranò gli occhi. «Oddio, non è che mi ha rifilato una borsa magica, vero? Magari le cose che inserisco qui dentro spariscono chissà dove! No, dai… non puoi avermi fatto una cosa del genere!» esclamò tra sé e sé. Si liberò delle dita di Malfoy, che non la stavano stringendo che con una presa debole, e riaprì la borsa, infilandoci tutta la testa dentro. «Il professor Piton mi ucciderà il primo giorno di scuola» disse, dal fondo della borsa.
Draco la fissò, sempre più perplesso.
Quella sua strana cugina dispersa era più stramba di quanto avesse pensato. Eppure, di persone particolari che facevano parte della famiglia Black ne aveva conosciute. Sua zia Bellatrix, per esempio: quella era davvero fuori di zucca.
Sbuffò, mentre un mezzo sorriso gli piegava le labbra quasi contro la sua volontà. «Il professor Piton non ha mai ucciso nessuno perché non ha portato un libro a lezione» si ritrovò a mormorare.
Alexis riemerse dalla borsa, che evidentemente non era incantata, perché la sua testa era ancora al suo posto e non in una strana dimensione parallela. «Ne sei proprio sicuro?» borbottò.
Era… buffa. Ed era riuscita a strappargli un sorriso. «Abbastanza» rispose comunque, scrollando le spalle.
«Abbastanza? Abbastanza?!» ripeté lei, di nuovo nel panico. «Abbastanza non è abbastanza! Sono finita!»
«Se avevo dei dubbi su di te, direi che li hai dissipati» commentò Malfoy.
Alexis lo guardò con un sopracciglio levato.
«Sei completamente fuori di testa e tendi a melodrammatizzare ogni cosa. Sei una Black, al cento per cento.»
Oh, non sai quanto ti sbagli, caro il mio Malfoy.
«Senti, ti presto il mio, basta che la smetti di frignare e che me lo restituisci entro questa sera.»
Alexis lo guardò con tanto d’occhi. «Dici sul serio?!»
Forse, dopotutto, questo tipo non è così male…
«No, ti stavo prendendo in giro» soffiò lui con un ghigno divertito.
Ecco, come non detto. Questo tipo non è male, è peggio.
«In fondo, perché dovrei aiutarti?» aggiunse meditabondo. «Il nostro legame di sangue non conta nulla, giusto? Mezzo mondo magico è imparentato, non è così che hai detto ieri sera?» Si chinò e in un attimo le sue labbra furono all’altezza dell’orecchio di lei. «Inoltre, non sei stata per niente carina con me.»
Alexis lo guardò di traverso, quindi sbuffò e si allontanò da lui, ristabilendo le dovute distanze. «Mi stai solo facendo perdere tempo. Togliti di mezzo.»
Si voltò e fece per andarsene, ma ancora una volta la mano di Malfoy si serrò attorno al suo polso. «Aspetta!» disse di nuovo, con un tono così allegro e insopportabile che Alexis sentì il nervoso crescere come un pasticcio dentro al forno. «Scherzavo. Ti darò il mio libro, quindi ora datti una calmata.»
Lei lo fissò, ancora scettica. «E perché dovresti volermi aiutare?»
Il sorriso da gatto di Draco si allargò. «La famiglia è pur sempre la famiglia. E tu sei parte della mia, anche se stai dimostrando l’odiosa inclinazione di tuo fratello a essere una maleducata e una menefreghista.»
L’espressione sul volto di Alexis divenne di pietra, ma questo non lo convinse a smettere di sorridere in quel modo impertinente.
«Ops» aggiunse infatti, «argomento sbagliato, mi dispiace.»
Adesso lo picchio. Ora gli mollo un pugno sul naso. Lo faccio.
«Stai continuando a farmi perdere tempo» ringhiò invece, con quel poco di autocontrollo che ancora possedeva.
«Lo so» rispose serafico, «ma credo solo che io e te, per qualche strano motivo, siamo partiti col piede sbagliato. Quindi, per dimostrarti la mia assoluta buona fede, ti presterò davvero il mio libro. Considerati fortunata: di solito sono uno che prende, non uno che dà.»
Alexis fece una smorfia, ma non rispose, tanto era una battaglia persa con lui.
Non lo sopporto. Non lo sopporto, ma se mi caverà d’impaccio il mio primo giorno di scuola…
«Allora? Ricominciamo da capo?» disse Draco con un sorriso candido e si chinò di nuovo verso di lei. I suoi fini capelli biondi le sfiorarono la fronte quando invase il suo spazio vitale.
Alexis dovette fare un grande sforzo per non indietreggiare. O per non colpirlo con il pugno che stava preparando per lui da giorni ormai. «Vediamo.»
Draco sollevò un sopracciglio. «Vediamo?»
«Da come ti comporti» rispose Alexis e, incrociate le braccia al petto, fece finalmente un passo indietro.
Lui sorrise e annuì, quindi sollevò le mani. «D’accordo, mi sembra giusto.» Le fece un cenno col capo, invitandola a seguirlo. «Dai, vieni.» Si diresse verso il dormitorio maschile e, senza aspettarla, varcò la soglia.
Alexis sbuffò ma, seppur di malavoglia, lo seguì. Il corridoio che dava l’accesso alle varie camere era lungo e spoglio, diverso da quello del dormitorio femminile, che aveva stendardi e specchi ovunque. Evidentemente, le ragazze si erano date da fare per abbellirlo, a differenza dei ragazzi che senso estetico per quelle cose ne avevano davvero poco.
Seguì Draco nella stanza in fondo al corridoio, ma rimase sulla soglia, in attesa.
«Entra, non ti mangio mica» commentò infatti lui.
«No, grazie. Non mi fido di te.»
«Ragazza intelligente.»
Mentre Draco cercava il libro, Alexis si concesse di dare un’occhiata alla camera. Era diversa da quella che lei condivideva con Diamond: sulla destra c’era un armadio in legno laccato di bianco con due grandi specchi nelle ante centrali; subito accanto una scrivania faceva sfoggio di libri ordinatamente impilati e di una pergamena segnata da una grafia inclinata; all’angolo una bella poltrona di pelle verde faceva la sua figura, dando l’aria di aver richiesto una manodopera piuttosto costosa per la sua realizzazione. Eppure, il dettaglio più particolare era l’unico letto che occupava il centro della stanza.
Perché c’è un solo letto matrimoniale?
«Tieni.»
Alexis distolse l’attenzione dall’arredo per rivolgerla a Malfoy, che ora di fronte a lei le porgeva un libro dal titolo “Infusi e pozioni magiche”. Lo afferrò. «Grazie» disse, ancora distratta.
«Che c’è?»
«Nulla, mi piace la tua stanza. È elegante.» Draco ghignò, così lei aggiunse: «A differenza del suo abitante.» Lui sollevò un sopracciglio. «Non condividi la camera con qualcuno?» gli domandò allora, prima di riuscire a trattenersi. La curiosità era sempre stata uno dei suoi peggiori difetti. «So che, bene o male, tutti gli studenti sono riuniti in gruppi nelle varie camerate. Anch’io, per esempio, dormo con un’altra ragazza. Tu, invece, sembri avere una camera tutta per te… perché?»
Draco si trascinò sulla poltrona e ci si sedette. «Privilegi di essere un Malfoy. Mio padre è… piuttosto influente, mettiamola così» rispose, con un ghigno tutto soddisfatto. «L’anno scorso ci hanno provato a mettermi insieme ad altri studenti, è stata un’esperienza terribile. Ho fatto in modo che quest’anno non si ripetesse l’errore grossolano.» Si rimirò le unghie curate con interesse. «Posso chiedere che ne venga assegnata una singola anche a te, se vuoi. Sono sicuro che a mia madre farà piacere sapere che…»
«No» lo interruppe subito Alexis, forse con un po’ troppa veemenza e una voce un po’ troppo stridula, perché lui non sollevasse gli occhi su di lei con espressione intrigata.
Ci mancava solo che la famiglia Black al completo la sbugiardasse.
«Forse tu sei abituato a vivere come un moccioso viziato dai genitori, ma io sono fatta di tutt’altra pasta.»
Malfoy scattò in piedi come una molla. «Moccioso viziato? Come osi rivolgerti a me così? Forse non ti è chiaro di chi io sia.» Le sue guance si erano tinte di rosa.
«Oh, credimi. Mi è più che chiaro» replicò Alexis gelida.
«Forse dovrei spiegartelo meglio, allora» sibilò lui e fece un passo in avanti.
«No, non serve, davvero.» Alexis sorrise candida.
«Sai una cosa? Credo che mi riprenderò il libro. In fondo, non credo proprio che tu voglia essere aiutata da un moccioso viziato.» Draco si avvicinò di un altro passo.
Alexis però portò il libro dietro la schiena e si allontanò a marcia indietro. «A mali estremi, estremi rimedi» disse, con una scrollata di spalle. «Te lo renderò dopo le lezioni, promesso!»
«Cosa? No, fermati!» Prima che potesse afferrare la bacchetta e impastoiarle le gambe, Alexis si era già defilata.
Certo che corre veloce, su quelle gambe da gazzella che si ritrova.
«Brutta ragazzina insolente.»
 
*
 
Per fortuna, era ancora in tempo per la colazione, anche perché il suo stomaco aveva cominciato a brontolare già da un po’, così Alexis entrò nella Sala Grande e si diresse verso il tavolo sovrastato da stendardi verde-argento. Al tavolo dei Grifondoro, Hermione Granger e Ginny Weasley le rivolsero uno sguardo strano, che lei però ignorò: non capiva il loro comportamento e non aveva nemmeno alcuna intenzione di giustificarlo. Il fatto che fosse una Serpeverde non significava che fosse un mostro.
Vide Diamond che le indicava il posto vuoto accanto a lei, così la raggiunse. «Certo che ce ne hai messo di tempo» disse a mo’ di saluto, e addentò la sua brioche.
«Ho avuto un contrattempo» rispose Alexis. Scavalcò la panchina e posò il libro di Malfoy sul tavolo, cominciando a servirsi: moriva di fame. «Ho perso il libro di Pozioni e sono andata a cercarlo per tutta la scuola» spiegò, mentre si riempiva il piatto con due fette di ciambellone bigusto.
«Fortuna che sei riuscita a trovarlo: sai che figura, il primo giorno senza libri?» ridacchiò Diamond.
«Macché, magari» sbuffò Alexis sconsolata. «Questo non è il mio, me lo ha prestato Malfoy.» Fece una smorfia e addentò il ciambellone.
Diamond si produsse in un gridolino eccitato che le fece quasi andare la colazione di traverso. «Cosa, cosa, cosa?» squittì, mentre si allungava a prendere il libro e lo sfogliava con gesti febbrili e attenti, neanche fosse una reliquia sacra. «Sei proprio sicura che questo sia di Malfoy? Di quel Malfoy? Alto, biondo, meraviglioso...!»
Alexis la guardò stranita. Ci mancava solo che la sua prima e unica amica a Hogwarts avesse una cotta per quell’arrogante figlio di papà. «Ehm, sì? Almeno credo… quanti Malfoy esistono all’interno della scuola?»
Spero solo uno, non ne sopporterei di più.
«Solo uno!» confermò Diamond con un sospiro trasognato. «È unico, inimitabile, bellissimo, così sexy!»
Alexis le riservò un’altra occhiata stordita e scosse il capo. Decise di ignorare l’amica, mentre abbracciava il libro neanche fosse Malfoy in persona, e si versò del tè. D’accordo, Malfoy non era un brutto ragazzo, lei stessa aveva pensato che fosse bello, quando lo aveva visto la prima volta alla Gringott, ma quella scenetta le sembrava decisamente esagerata. Entusiasmarsi così per uno stupido libro…
Che tra l’altro gli ho praticamente rubato, ma sono dettagli, considerò, mentre beveva dalla tazza fumante.
«Come mai tanto entusiasmo, Cherin?»
Le due ragazze alzarono lo sguardo, osservando la figura che si era seduta davanti a loro. Un caschetto di capelli neri, pelle diafana, occhi scuri e un viso che ricordava quello di un carlino, con quel naso schiacciato e le labbra imbronciate. Era carina, comunque.
«Oh, Pansy!» esclamò Diamond, ancora con quel tono fastidiosamente petulante. «Guarda cos’ ho qui: un libro di Malfoy!»
Pansy Parkinson guardò il volume e tese le mani. Diamond glielo porse, ancora eccitata. «Dove l’hai trovato?» domandò, con malcelato interesse.
«Non l’ho trovato! Malfoy lo ha prestato a lei!» e indicò Alexis, che nel frattempo era tutta impegnata a riempirsi il piatto di un biscotto di ogni gusto; Sirius non glie ne volesse, ma non era mai stato granché come cuoco.
Subito, lo sguardo scuro e tagliente della Parkinson si posò su di lei e la fissò con una tale intensità che Alexis fu costretta infine a prestarle attenzione. Con un biscotto ficcato in bocca per metà e briciole sul mento, non appariva di certo al meglio.
Pansy ridusse gli occhi a due fessure e restituì il libro a Diamond, che riprese a sfogliarlo con bramosia. «Strano…» commentò diffidente. «Draco non presta mai niente di suo. È così geloso delle sue cose.»
Alexis le rivolse uno sguardo perplesso.
Qui c’è qualcun altro che mi sembra geloso delle “sue cose”, rimuginò.
«Lo so, non è straordinario? Sei fortunata, Alexandra!» esclamò Diamond ancora su di giri e le restituì il libro a malincuore.
«Se lo dici tu» bofonchiò Alexis, e lo ripose nella borsa.
«E così sei tu, la nuova Black.»
Alexis considerò Pansy solo con un’occhiata veloce, quindi si strinse in una spalla. «Sono io» confermò, tornando a concentrarsi sui biscotti: ma quanto cavolo erano buoni?
Pansy si alzò di scatto, facendo sussultare le altre due. Ad Alexis sfuggì un biscotto di mano e finì sul pavimento. Quando si chinò per recuperarlo, quello era magicamente sparito.
Come sono precisi, qui ad Hogwarts, pensò, tornando su, a casa con Sirius è sempre valsa la regola dei cinque secondi.
Guardò il vassoio: non ce ne erano più alla crema di nocciole. Maledizione, lo aveva lasciato alla fine apposta.
«Che succede?» domandò preoccupata Diamond.
«Devo sbrigare una cosa» sibilò Pansy spiccia. Sembrava d’un tratto furiosa. Senza aggiungere altro, si allontanò a grandi passi.
«Ma che le è preso?»
Alexis fece spallucce, e si gettò a capofitto su un cupcake alla nutella.
Era evidente anche alle candele che fluttuavano in aria che Pansy fosse innamorata di Malfoy. Beh, poteva stare tranquilla, perché Alexis non aveva alcuna intenzione di portarglielo via.
Tienitelo bello stretto, cara. E chi te lo tocca?
Una mano calda e grande le strinse con delicatezza una spalla, distogliendola dai suoi pensieri. Alexis si voltò verso chi aveva chiesto la sua attenzione e, ancora una volta, rimase del tutto spiazzata. Di nuovo, due paia di occhi verdi, identici, si scrutarono curiosi.
«Ciao» la salutò Harry. Sembrava imbarazzato, mentre toglieva la mano dalla sua spalla e la passava a scombinarsi i capelli.
Anche papà lo faceva sempre, nelle foto che mi ha mostrato Sirius.
«Ciao…» rispose lei, forzandosi a rimanere seduta e a non scappare di nuovo a gambe levate. Il cuore aveva cominciato a batterle a qualcosa come due milioni di chilometri al secondo.
Diamond guardò Potter con sufficienza e si alzò. «Ti aspetto in classe, Alex: non fare tardi» si congedò.
Alexis nemmeno la sentì. Il suo sguardo era ancora legato a quello del fratello.
«Volevo restituirti questo» esordì Harry e le porse un libro.
Alexis ebbe finalmente la scusa per spostare gli occhi da quelli di lui. «Ma è il mio libro di Pozioni» esclamò esterrefatta. «Dove… dove l’hai trovato?!»
«Ti è scivolato quando ci siamo scontrati» rispose Harry.
«Oddio, grazie! Mi hai salvata, dico davvero!» affermò, per un attimo dimentica di tutte le paranoie che la colpivano ogni volta che si trovava di fronte a lui.
Il suo sguardo cadde poi sulla figura che aveva appena varcato la soglia della Sala Grande e che ora li osservava da lontano, con un’espressione indecifrabile.
Malfoy.
Per una volta, fu contenta di vederlo: almeno aveva una scusa per allontanarsi da Harry. Non era ancora pronta a stargli accanto senza rischiare di rivelare qualcosa.
«Scusami, Harry! Devo restituire una cosa! Ci vediamo!» disse frettolosa, quindi ripose il suo libro nella borsa, estrasse quello di Malfoy, superò il fratello e si allontanò.
Harry la seguì con sguardo assorto.
Come conosce il mio nome? – si domandò, ma poi scosse il capo. Tutti conoscevano il suo nome, era pur sempre il Bambino Sopravvissuto. Eppure, perché in bocca a lei aveva un retrogusto tutto nuovo?
Alexis raggiunse Malfoy con passo svelto e gli si fermò davanti, quindi gli porse il libro.
Lui la fissò, senza accennare a riprenderlo.
«Non mi serve più» esclamò candida. «Grazie, comunque.»
Lo sguardo di ghiaccio scese dal viso di Alexis al libro che teneva in mano, per poi scivolare sulla figura ancora imbambolata accanto al tavolo di Serpeverde. «Cos’è? Preferisci il libro dello Sfregiato?» domandò d’un tratto irritato.
«Come?» fece lei disorientata.
«Non fingere di non capire, Black!» Gli occhi di Malfoy dardeggiarono di nuovo su di lei. «Cosa c’è, il libro di Harry Potter è meglio del mio? Anche il suo volume è famoso come lui?»
«Ma sei scemo o cosa?» sbottò Alexis, incredula. «Il libro che mi ha dato Potter è il mio! L’ha trovato in uno dei corridoio ed è gentilmente venuto a restituirmelo!»
Malfoy affilò lo sguardo, senza proferir parola. Si ritrovò il libro sbattuto tra le braccia.
«Non riesco proprio a capirti! Si può sapere che diavolo vuoi da me e dalla mia vita? Lasciami in pace» borbottò allora lei irritata. Lo superò con passo svelto, senza più voltarsi indietro.
Draco la guardò andar via, lo sguardo ancora affilato come lame di un rasoio.
Quanto odiava San Potter!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Giulia K Monroe