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Autore: KokoroLilium    18/01/2015    3 recensioni
«Raccontami di nuovo dell'acqua»
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❝Mi avvicinai a te e ti abbracciai, e ti baciai il viso, perché volevo che ti sentissi al sicuro, che sapessi che il fuoco non ti avrebbe mai sfiorato.
E tu continuavi a ripete che no, il fuoco non ti piaceva, il fuoco non ti piaceva. Non ti piaceva affatto.❞

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{CHANSOO} ( AU! ➞ Angst; Twoshot)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chanyeol, Chanyeol
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Poche parole: Saaaalve *spunta da un baratro di pustule*. Ebbene sì, nonostante neanch’io credessi in un mio ritorno e benché la varicella senile (?) mi abbia bloccata a letto, eccomi tornata con il secondo e ultimo capitolo della mia prima two-shot ChanSoo.
E quindiiii… non saprei. Questa è “Notte”, ladies and unicorns, sperando che vi sia gradita. Buona lettura. Koko~









. «Non mi hai mai parlato del fuoco».
La luce calda del sole brillava placida sul tuo viso pallido e riluceva sui tuoi capelli neri, scompigliati. Avevi rifiutato l’ombra della verande e con occhi dolci e grandi avevi chiesto a nostro padre di trascinare per te il dondolo nella luce del giardino. Avevi tolto le scarpe e, dondolando, sfioravi l’erba fresca con la pianta dei piedi.
«Non sono sicuro di esserne in grado, Kyungsoo», mormorai, seduto accanto al dondolo, tra l’erba bassa, a gambe incrociate. Ma i tuoi occhi bramavano immagini, conoscenza, mi pregavano di saziarli.
Iniziai. «Il fuoco non si può toccare», mi seguivi attento. «Eppure esso può toccare te e può bruciarti, farti male. Prende un colore diverso a seconda di ciò che brucia, ma solitamente è rosso, come quel bagliore che mi dici di intravedere quando il sole ti batte sugli occhi. Poi il fuoco parla.
Lo senti scricchiolare nel camino, ululare al vento, ed è una voce che ruggisce. È placido, pericoloso, colpisce improvvisamente e sibila appena. Ciò che brucia è irreversibilmente danneggiato».
Notai un barlume di turbamento sul tuo viso e mi sembravi quasi intimorito.
«Vuoi che continui, Kyungsoo?».
«Non mi piace il fuoco», mormorasti.
Fu come se attorno a te si fosse fermato il cinguettio degli uccelli, il leggero frusciare del vento, anche il sole pareva più freddo.
Mi avvicinai a te e ti abbracciai, e ti baciai il viso, perché volevo che ti sentissi al sicuro, che sapessi che il fuoco non ti avrebbe mai sfiorato.
E tu continuavi a ripete che no, il fuoco non ti piaceva, il fuoco non ti piaceva. Non ti piaceva affatto.




Scopro di essermi assopito nell’esatto momento in cui apro gli occhi ed è buio, e mi trovo nel letto accanto a te.
C’è qualcosa di sbagliato, di inquietante.
Scopro che a svegliarmi è stato il bagliore rossastro che illumina la stanza, nonostante io sia quasi sicuro che il giorno abbia lasciato il posto alla notte. Ciò che però credo sia stata la principale causa del mio fastidioso risveglio – ed insieme la causa più preoccupante – è la tua tosse, nuovo sintomo mai apparso prima, che noto immediatamente.
Metto a fuoco la stanza, mi metto a sedere e subito dopo scatto in piedi.
Fumo. Scivola sulle pareti, mi avvolge le caviglie e la vista.
So cosa sta accadendo, rifiuto di abbandonarmi al panico. Ho già vissuto questo momento, anni prima, nella nostra vecchia casa.
Ti svegli ma non riesci a parlare, solo a tossire, ad annaspare, vedo la tua mano tastare il materasso alla ricerca della mia pelle e ti prendo le mani, impedendoti di brancolare nel buio dei tuoi occhi.
Non mi parli, non ti parlo. Neppure penso, so solo che devo portarti via da lì, che dobbiamo scappare, che stanno arrivano e ci troveranno, che il bosco non è più casa, il bosco non è più sicuro. Mentre ti tengo tra le braccia, con un poderoso calcio spalanco la porta del rifugio e mi getto tra le fiamme, vedo lunghe lingue di fuoco stagliarsi verso il cielo nero come l’inchiostro, sono demoni quelli che una volta chiamavamo alberi, omertose spettatrici le nuvole che popolano il cielo e si accalcano su di noi.
Le fiamme mi sferzano lembi di pelle, continue scintille formano una pioggia incandescente, gli alberi cadono piano, uno ad uno, e quelli che restano in piedi diventeranno scheletri terrificanti, neri, ustionati.

«Il fuoco non si può toccare. Eppure esso può toccare te e può bruciarti, farti male. Prende un colore diverso a seconda di ciò che brucia, ma solitamente è rosso, come quel bagliore che mi dici di intravedere quando il sole ti batte sugli occhi».

Corro e ti stringi debolmente a me, e alla luce scura delle fiamme sembri ancora più pallido, quasi morente, e sento che pian piano mi stai scivolando dalle braccia nonostante io ti tenga stretto.
Ti prego di restare aggrappato a me, di restare con tuo fratello, e sono sicuro che tu possa vedere ciò che ci circonda.
«Non ti lascerò qui, Kyungsoo, resisti», urlo, correndo quanto più velocemente le mie gambe e il tuo peso permettano.

«Tu non mi abbandonerai» mi dicesti e non era una domanda, tu sapevi.

«Resteremo sempre insieme», urlo di nuovo, più che per convincere me che per rassicurare te, e sento il tuo petto scuotersi in piccoli singhiozzi, nascosti, timidi.
Ricordo, Kyungsoo. Ricordo la promessa e capisco che darò la mia vita piuttosto che romperla. Allora ti proteggerò sempre, Kyungsoo, filtrerò il tuo dolore, sarò il tuo scudo. Tuo, ed insieme l’arma più fedele nelle tue mani gracili. E se i miei occhi sono anche i tuoi, allora li chiuderò affinché tu non veda il fuoco che non ti piace, che non ti piace affatto, ed avanzerò nel buio attraverso i demoni.
La mia corsa si fa più ritmata, più concitata, incalzante, sento le lingue di fuoco sfiorarmi il collo.
Improvvisamente incespico in una radice e finisco inginocchiato a terra, ma mi rifiuto di lasciarti.
Sono senza forze, lo ammetto. Mi dispiace Kyungsoo, mi dispiace tanto. L’unico, ultimo gesto che posso compiere per dimostrarti che non ho intenzione di lasciarti, che resterò sempre con te, che ti proteggerò, è lasciare che le fiamme divorino me lentamente e sperare che si accontentino della mia carne, più che bramare la tua.
«Non mi piace il fuoco, Chanyeol», mormori. Ti stringo a me, mentre sento lacrime grandi come fragole scivolare lungo le mie guance sporche.
«Mi dispiace, Kyungsoo» piango. «Mi dispiace…».
Cerco una tua mano gracile mentre sento le fiamme circondarci sempre più velocemente e la stringo forte, più forte di quanto tu possa mai fare.

E il tuo viso rilassato era illuminato da uno splendido sorriso, e le tue dita erano ancora intrecciate con le mie.
Le strinsi forte e chiusi gli occhi.




Uno scroscio arriva da lontano.
Sembra una voce dolce, un mormorio d’intensità crescente. Non apro gli occhi, resto chino su di te, attendendo la fine.
E poi sento l’acqua.
Decine, centinaia, migliaia di gocce veloci e compatte piombano giù dal cielo come comete, accompagnate dal vicino rombo di un tuono, e mi bagnano dalla testa ai piedi, permettendo ai miei muscoli di rilassarsi, alla cenere di scivolare via dal mio e dal tuo corpo.
Alzo il viso ed attorno a me vedo l’eterno conflitto tra acqua e fuoco, e lentamente il fuoco soccombe. E fieramente l’acqua trionfa, domando i demoni di quella che una volta chiamavamo foresta.
Ti guardo. Hai una mano aperta e tesa verso il cielo, e vedi la pioggia, la vedi in ogni sua sfumatura, in ogni suo mormorio, in ogni sua particella. La vedi come io non potrei mai, nemmeno nel più fantasioso dei miei sogni.
L’altra tua mano stringe forte la mia e la sento pian piano acquistare forza e convinzione.
Poi sorridi, ed è il tuo sorriso più luminoso, nella notte scura.


«Raccontami di nuovo dell’acqua».
La tua voce flebile, tremante, mi chiese un’ultima storia, ma i tuoi occhi assonnati bramavano sogni.
Sorridendo, pensai che non saresti arrivato alla fine del racconto. «L’acqua è viva» iniziai, per l’ennesima volta. «Non ha colore, ma se volessi disegnarla sarebbe blu, come il cielo, quel colore che è profondo e freddo come il ghiaccio allo stesso tempo. Te ne ho parlato, ricordi? ».
Annuisti.
«Ecco, ha proprio quel colore, ed è quasi… morbida, come l’aria. Se fai attenzione, quando ti lavi puoi sentirla che ti accarezza e porta via lo sporco, il sudore, il bruciore. L’acqua ti accarezza e porta via con sé ogni cosa brutta. Ed è potente, molto potente, più potente del fuoco».




















  
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