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Autore: kiara_star    18/01/2015    6 recensioni
[Thorki] [Crossdressing] [Ambientazione pre-THOR]
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Esiste un fiore molto raro che si differenzia da ogni altro per una piccola, grande peculiarità: sboccia solo di notte. Ha petali gialli, simili a gocce d'oro, e foglie di un verde con sfumature così singolari che neanche un abile pittore potrebbe mai riprodurre. Nasce sul finire della primavera, così come molti altri fiori ma, nella sua unicità, esso sboccia soltanto sotto la luce della luna, e quando sorgono i primi raggi del mattino appassisce e muore. Per questo suo insolito comportamento si è guadagnato il nome di “Primula della sera.”
[…]
“«Ma come ti viene in mente un'idea simile?!» urlò Thor e si accorse di avere le guance accaldate.
Per la rabbia, per l'offesa, mica per l'imbarazzo!
Loki lo guardava con espressione impassibile, quasi la sua fosse la più normale delle proposte.
Vestirsi da donna? Ma era ridicolo!
Thor non avrebbe mai accettato una simile soluzione."
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
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cap2
“Primula della sera”

[ Atto II ]







Non aveva parole, anzi, le aveva ma non avevano senso: erano solo un susseguirsi di suoni più o meno striduli e alquanto rabbiosi.
«Ma come ti viene in mente un'idea simile?!» urlò Thor e si accorse di avere le guance accaldate.
Per la rabbia, per l'offesa, mica per l'imbarazzo!
Loki lo guardava con espressione impassibile, quasi la sua fosse la più normale delle proposte.
Vestirsi da donna? Ma era ridicolo!
Thor non avrebbe mai accettato una simile soluzione.
«Nessuno saprà che sei tu, ovviamente, e potrai intrufolarti nel palazzo di Thrymr con me, e insieme riusciremo a riprendere Mjolnir» spiegava suo fratello con naturalezza, mentre Thor cercava di mandar via il porpora dal suo viso.
«No, Loki. Fatti venire un'altra idea perché questa è semplicemente stupida!» abbaiò stringendo i pugni.
«Stammi a sentire: sei tu ad esserti cacciato in questo guaio e adesso devi fare ogni sacrificio possibile per rimediare.»  Loki gli puntò contro l'indice e i suoi occhi severi, e Thor si sentì sempre più a disagio.
Aveva ragione. Era stato sciocco e superficiale, e adesso doveva fare quanto in suo potere per risolvere il casino che aveva causato.
E pensare che, alla fine, Hilja neanche gli aveva prestato attenzione all'arena... Se ne fosse ameno valsa la pena!
«Io non voglio vestirmi da donna» ribadì, trovando quasi difficile pronunziare l'ultima parola. «Per favore, fratello, non vi è altro modo?»
Nella sua mente stava varando ogni possibile alternativa, ma ognuna di esse includeva come finale un massacro o una tremenda punizione da parte di Odino.
Guardò Loki avvicinarsi con passi lenti finché non gli fu di fronte.
«Sarà solo per un paio di ore. Appena scopriamo dove Thrymr nasconde Mjolnir, lo prendiamo e andiamo via. Nulla di più facile.» Loki parlò con pacatezza e pazienza, e Thor sapeva che non avrebbe dovuto approfittarne troppo perché, se indispettiva anche lui, si sarebbe ritrovato solo a vedersela con i suoi problemi.
Anzi, avrebbe dovuto ringraziare le Norne per quel fratello astuto e intelligente che si ritrovava.
Quante volte lo aveva aiutato?
Neanche riusciva a contarle.
Quante volte i suoi consigli si erano rivelati saggi? E quante di quelle volte Thor non li aveva ascoltati per poi pentirsene?
Se aveva imparato qualcosa da tutti i pasticci che aveva combinato da bambino e da ragazzo era che Loki, il più delle volte, aveva ragione.
Sospirò e abbassò il capo.
«Se pensi che sia l'unica soluzione, allora...»
Fu costretto a cedere.
Loki gli poggiò la mano sulla spalla e la scosse. Sorrideva.
«Vedrai che non sarà così male» mormorò strizzandogli l'occhio, e Thor non capì perché fosse finito con l'arrossire ancora.



*



Teneva il rasoio nella mano. La mano era ferma e stabile come quella di un guaritore, eppure non si avvicinava di un soffio alla pelle.
Loki sbuffò.
«Andiamo, Thor. Questa è la parte semplice» borbottò, guardando il fratello di fronte allo specchio con la faccia insaponata.
«Non mettermi fretta!» ribatté acido Thor. «Sono affezionato alla mia barba e per me non è per nulla “semplice”.»
Decise di non insistere e dargli ancora qualche attimo. Non ne avevano molti: fra poco qualche paggio sarebbe giunto per accompagnarli a cena, poi avrebbe dovuto trovare un abito che stesse bene a quel combina guai, e poi avrebbe dovuto pregare che durante il ballo il suddetto combina guai non facesse saltare la copertura.
Altro che semplice, la strada era tutta in salita.
Thor tentennava ancora, tirando la pelle del collo con le dita e appoggiando il rasoio alla guancia per poi allontanarlo ancora.
Loki non ricordava più il viso di suo fratello privo di barba. Da quando era iniziata a spuntargli, Thor non l'aveva mai tagliata. La teneva corta, a volte un po' più lunga, ma ormai il viso glabro non gli apparteneva più.
Loki credeva fosse perché con la barba si sentiva più uomo, forse perché credeva di assomigliare a loro padre, forse perché a Sif piaceva.
Mah, chi poteva dirlo. Thor era un sempliciotto per alcuni aspetti e un completo enigma per altri.
Alla fine lo udì sospirare e abbassare il capo.
«Non ci riesco» affermò per poi allungare la lama verso di lui. «Fallo tu.»
Loki guardo il viso bianco di schiuma e poi il rasoio.
Non ci pensò due volte. Lo afferrò e si avvicinò a Thor che indietreggiò fino a toccare con le spalle lo specchio.
Almeno non poteva più andare da nessuna parte.
Lo vide chiudere gli occhi mentre passava la lama sottile sulla sua pelle. Respirava profondamente, quasi si stesse sforzando di non andare in iperventilazione.
Loki sorrise scuotendo il capo.
Un coraggioso guerriero che tremava perché lo stavano radendo. Ah, se Asgard avesse saputo.
Cercò di essere rapido e a ogni passata di rasoio sciacquava la lama nella tinozza di acqua.
Afferrò con le dita il mento di Thor e lo voltò a seconda del bisogno. Piano piano la pelle ambrata prendeva il posto della schiuma e a Loki sembrava di guardare suo fratello dopo tanto tempo.
Fece attenzione quando passò il rasoio sulla parte superiore delle labbra, chiedendo a Thor di mantenerle strette fra i denti.
«Adesso puoi lasciarle andare» disse, quando ebbe raso anche quella zona.
Thor teneva ancora gli occhi serrati e schiuse le labbra bagnandole poi con la lingua.
Loki non le ricordava così rosee e carnose. Erano quasi... quasi invitanti.
Scosse la testa a quel pensiero.
Che cosa sciocca!
Di certo con un po' di colore sarebbero state ancora più simili a quelle di una ragazza, anche se nessuna di quelle che Loki aveva incontrato poteva vantare una bocca così.
Si ritrovò a bagnarsi le labbra a sua volta, sentendo la voglia di finire quel lavoro quanto prima per allontanarsi dal viso del fratello.
Quando ebbe finito, poggiò il rasoio sul mobiletto alla sua destra, accanto alla tinozza, e raccolse un piccolo telo di cotone bianco.
Lo passò sul viso di Thor per togliere le ultime tracce di schiuma sentendo la pelle ora morbida sotto le dita.
Quando Thor riaprì gli occhi, Loki li vide quasi luccicare, forse per la luce, forse per quel ridicolo sentimento di dispiacere.
Non seppe capirlo, si disse solo che non voleva altro che vederli dipinti di nero.



*



Continuava a passarsi le dita sul viso, si guardava allo specchio e semplicemente non si riconosceva.
«Sembro un moccioso» bofonchiò lanciando un'occhiataccia al suo stesso riflesso.
«Fra una settimana avrai di nuovo il tuo campo di grano sulla faccia» lo rassicurò poco carinamente Loki alle sue spalle.
Thor si accarezzò ancora la guancia, troppo liscia per i suoi gusti, e il mento glabro.
In effetti adesso la sua faccia era morbida come quella di una fanciulla. Perfino la sua bocca sembrava diversa. Che strana sensazione...
Si avvicinò alla lastra riflettente e tracciò con il dito il contorno delle sue labbra picchiando poi con l'unghia su quello inferiore, così da discostarlo da quello superiore. Si accorse che Loki lo guardava attraverso il riflesso e si sentì in imbarazzo.
Diede subito le spalle allo specchio e si grattò la testa. Loki lo avrebbe preso in giro a vita per quella sera, ne era più che certo, anche se adesso sembrava affrontare tutto con la solita freddezza, tipica del suo carattere. Infatti non disse nulla, continuò a sistemare la sala da bagno svuotando la tinozza e poggiando il rasoio prima su un ripiano e poi su un altro.
Sembrava parecchio pensieroso.
Chissà, forse si stava chiedendo se tutto sarebbe andato per il meglio, ed era quello che Thor sperava.



*



Più ci pensava più quella storia non gli piaceva.
Thor era stato uno sciocco a farsi soffiare Mjolnir da sotto al naso e adesso anche lui si era infilato nella faccenda. Se qualcosa fosse andato storto, Odino avrebbe avuto due figli da punire.
Ma se Loki fosse stato sincero almeno con se stesso, avrebbe ammesso che quello strano malessere non derivava dal furto e dalla loro più o meno azzardata avventura di recupero, quanto dalle strane sensazioni che gli stavano nuotando nello stomaco.
Thor si sarebbe vestito da donna per entrare al palazzo di Thrymr. Thor non sarebbe stato davvero una donna. Thor sarebbe rimasto suo fratello.
Ma in fondo era quello che lo destabilizzava.
Prima era stata un'idea, folle forse, ma che sembrava essere la risposta ai loro problemi. Poi l'idea era mutata, mentre stringeva fra le dita il rasoio e guardava quel volto nuovo eppure ben impresso nei suoi ricordi.
E ora, osservando Thor mangiare a tavola, nel posto fronte al suo, l'idea era ancora più di altra natura. Mentre quelle labbra abbracciavano la forchetta e la lingua le inumidiva, l'idea era divenuta fantasia, una fantasia tutt'altro che innocente.
Loki si versò del vino e mandò giù un sorso generoso, intanto che suo padre e sua madre parlavano di svariati argomenti.
Odino chiese a Thor com'era andata la giornata all'arena e Thor mostrò un certo disagio nel rispondergli, ma riuscì a recuperare il controllo rispondendo più o meno sinceramente. Cercava gli occhi di Loki che lo invitavano a stare tranquillo.
Ma Thor non aveva il suo sangue freddo, era avventato e istintivo, non uno stratega.
«Thor, è bello rivedere il tuo volto» disse poi Frigga con un sorriso, alludendo alla sua rasatura.
Un certo rossore bruciò sulle gote di Thor che ridacchiò imbarazzato.
«Avevo voglia di cambiare» rispose, e si infilò in bocca un grosso pezzo di carne per non dover aggiungere altro.
«Hai un così bel viso, non capisco perché ti ostini a nasconderlo sotto quella barba» asserì ancora la regina con sguardo dolce.
Loki si ritrovò a guardare il viso di Thor e si disse che sua madre aveva ragione. Thor aveva dei lineamenti molto belli, virili, eppure al contempo delicati. Degli occhi luminosi con lunghe ciglia, zigomi alti, un naso dritto, qualche piccola lentiggine sopravvissuta alla sua adolescenza e poi... quella bocca da cui Loki iniziava a far fatica a staccare lo sguardo.
«La barba dà a un uomo la sua importanza, tesoro» si intromise Odino nel discorso. «Lo rende maturo. Guarda adesso Thor: sembra perfino più giovane di suo fratello.»
Thor per poco non si strozzò con il suo boccone e Loki non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Benché differissero in età solo di una decina di mesi, Thor ribadiva sempre il suo essere il maggiore, spesse volte trattandolo come se vi fosse un secolo a dividerli. Udire quel commento da suo padre, perciò, solleticò non poco il suo orgoglio.
«Sai, padre, hai ragione» disse. «Potrebbe perfino passare per una fanciulla. Non credi?»
Odino rise e così Frigga, mentre Thor lo guardò con cocente livore, provando a mandare giù dell'acqua.



*



Per tutta la durata della cena, Thor non aveva desiderato altro che finisse quanto prima. Già l'idea di ciò che lo aspettava dopo era traumatica, per di più i suoi genitori avevano passato tutto il tempo a prendersi gioco di lui.
Tutto per colpa di Loki.
Se non fosse che lo stava aiutando, Thor gliel'avrebbe fatta pagare.
Lo seguì quindi in silenzio fino alle sue stanze, senza però celargli uno sguardo per nulla amichevole.
«Adesso fatti un bagno. Io tornerò a breve» gli disse Loki aprendo la porta e facendogli cenno di entrare.
«Dove vai?» chiese diffidente e ancora incollerito per le sue poco simpatiche frecciatine della cena.
Ma Loki gli sorrise in quel suo modo enigmatico e disse: «Non vorrai andare al ballo con quei cenci, vero, milady?»
Thor grugnì malamente ed entrò chiudendosi la porta dietro. Neanche si curò di non farla sbattere.
Perché suo fratello doveva rendere le cose ancora più difficili?
Sembrava quasi si divertisse sempre più in tutta quella situazione. Durante la cena lo aveva beccato più volte a guardarlo in uno strano modo. Forse cercava di trattenersi per non scoppiargli a ridere in faccia.
In un moto di rabbia e vergogna, colpì il muro con un pugno e sbuffò.
Se solo fosse stato più attento, nulla di tutto questo sarebbe stato necessario.
Si sfilò la maglia e la gettò a terra. Lasciò una scia di vestiti per strada, mentre raggiungeva il bagno di Loki che un paggio doveva aver riempito nuovamente, e sentì subito qualcosa di insolito.
Attese un po' prima di immergersi ma non riusciva a capire cosa fosse.
Decise così di ignorare la cosa e affondò nel bagno fino ai capelli. Fu allora che la stranezza ebbe un nome: profumo.
L'acqua profumava in maniera diversa dal solito. Le essenze che erano state versate erano dolci, molto dolci, speziate e quasi stordenti.
Si annusò le mani e poi una ciocca bagnata di capelli: profumavano come quelli delle ancelle di sua madre.
«Oh, Loki...» brontolò in solitudine, guardando disgustato l'acqua che lo circondava.
Perché arrivare a tanto? Allora davvero voleva prenderlo in giro a vita?!
Non aveva tempo di svuotare la grande vasca e riempirla nuovamente, perciò fu costretto a fare il bagno nonostante quelle note profumate decisamente per nulla maschili.
Quando quella serata sarebbe terminata ne avrebbe dovuti fare dieci per togliersi di dosso quell'odore.
Stette quindi nella vasca giusto il minimo necessario per darsi una pulita, poi uscì avvolgendosi un telo attorno ai fianchi e recuperandone un altro con cui asciugare i capelli.
Loki fece proprio allora il suo rientro. Aveva entrambe le braccia occupate da diverse scatole, di fatti chiuse la porta con il tacco dello stivale prima di poggiarle sul letto.
«Cos'è tutta questa roba?» chiese Thor, sgocciolando per la stanza con i suoi capelli.
Provò ad avvicinarsi al letto ma Loki lo obbligò a stare indietro, spingendolo sul petto con una mano.
«Li rovinerai!» lo ammonì aprendo la scatola più grande e tirando fuori quello che era palesemente un vestito da donna.
Thor si ritrovò a guardarlo con una certa inquietudine mentre Loki lo poggiava su di una gruccia di legno e lo appendeva poi all'anta dell'armadio.
Era di un colore indefinibile, sembrava bianco eppure aveva riflessi verdi, che si disegnavano sulla stoffa solo quando la si muoveva. La gonna era lunga e ampia mentre la parte superiore era costituita da un bustino fin troppo rigido; era senza spalline, ma con dei veli che avrebbero avvolto le braccia fino ai polsi. Aveva solo dei lievi ricami e poche gemme; soltanto una, più vistosa e a forma di serpente, sostituiva la spallina sinistra dell'abito.
Era indubbiamente un bel vestito che avrebbe abbracciato deliziosamente il corpo di qualsiasi fanciulla, ma Thor non dimenticava che quel vestito lo avrebbe indossato lui, per cui ai suoi occhi non c'era nulla di veramente bello in quel coso.
Mentre se ne stava ancora lì impalato a maledirsi per la sua stupidità, Loki aprì anche le altre scatole, molto più piccole, che contenevano dei sandali di cuoio da legare alla caviglia, un lungo e sottile foulard del medesimo colore dell'abito, e le altre, piccoli fermagli, nastri, e qualcosa che per poco non fece urlare Thor dall'orrore.
«Non ci pensare neanche!» ringhiò indicando sconcertato i cosmetici da donna che Loki stava sistemando sulla sua scrivania. C'erano polveri per il viso, creme per tingere labbra e palpebre, e perfino una boccetta di profumo dall'inquietante color rosa.
Loki non pareva ascoltare minimamente le sue minacce, intento com'era a ordinare maniacalmente il più piccolo diabolico oggetto che aveva tirato fuori da quelle scatole. Poi si voltò a guardarlo, poggiando le mani sui fianchi, e gli sorrise in maniera sinistra.
«Sei pronto, fratello?» gli chiese con una strana nota nella voce che lo fece rabbrividire.
No, non era pronto. Nessuno poteva essere pronto per una cosa simile.
In quel momento, Thor scoprì di trovare un'eventuale punizione di suo padre molto più piacevole di quello che lo stava aspettando.
Ma, purtroppo per lui, non si poteva tornare indietro.



*



Soltanto convincerlo a indossare il vestito era stata un'impresa ardua, farglielo letteralmente indossare sembrava anche più ostico.
«Vuoi stare un po' fermo?!» lo richiamò Loki mentre cercava di sistemargli l'abito attorno alle braccia. Ma Thor continuava a grattarsi da tutte le parti e a borbottare sommessamente.
«Non mi starà mai! Non vedi che è troppo piccolo? Non si chiuderà!» brontolò ancora facendolo ricadere.
Loki lo tirò di nuovo su, trattenendo la voglia di tirargli una testata.
«Non è piccolo» affermò. «Devi solo stare fermo e lasciarmi lavorare!» Lo disse con tono così acido che Thor non osò neanche ribattere. Sbuffò soltanto, guardando alla sua sinistra con espressione imbronciata.
Mentre gli sistemava la stoffa attorno al corpo, Loki percepì sempre più forte l'odore delle essenze che aveva fatto disciogliere nell'acqua. La pelle di Thor ne era pregna, e i suoi capelli lasciavano folate di profumo ogni volta che scuoteva la testa. Il contrasto fra il suo aspetto virile e quella dolce fragranza era ipnotico.
Loki non si stupì neanche più dei sui stessi pensieri, ormai.
«Adesso voltati» gli intimò quando sembrava essere riuscito a tenere su il vestito.
Thor lo guardò riluttante ma poi si volse.
I nastri del corsetto pendevano sciolti e malamente intrecciati, e guardando l'ampia schiena di suo fratello, Loki ebbe timore che avesse ragione: forse davvero aveva preso una taglia troppo piccola. Ma qualcosa nella sua testa lo aveva spinto a scegliere quel vestito, qualcosa lo spingeva a voler vedere il corpo di Thor completamente stretto in quella stoffa.
Sistemò i vari nastri in modo che si intrecciassero perfettamente e poi prese a tirarli, dapprima debolmente, poi sempre più forte finché Thor non lasciò andare un gemito.
«Accidenti, Loki. Non riesco neanche a respirare» si lamentò, ma Loki continuò a stringere attorno alla vita e all'addome. «Mi manca il respiro, Loki!» ringhiò Thor.
«Quante storie...» lo sgridò lui dando ancora una stretta prima di fermare i nastri quando si ritenne soddisfatto dalla vista. «Avanti, girati.»
Ma quando suo fratello si girò lamentando ancora la difficoltà di respirazione, anche il respiro di Loki sembrò mancare.
Thor aveva il viso arrossato e si teneva una mano all'addome. Il suo punto vita già stretto sembrava ancora più ridotto, e la gonna scendeva dolcemente dai fianchi ampliandosi con eleganza fino alle caviglie.
Ma ciò che colpì davvero Loki fu scoprire come la scollatura del vestito fosse effettivamente riempita. I pettorali di Thor, sempre definiti e allenati, erano ora costretti così rigidamente nel corsetto da dare l'impressione di essere davvero due seni acerbi.
L'effetto ottico era assolutamente perfetto.
«Non riesco a muovermi» mormorò Thor ma Loki non lo udì. Allungò una mano e tastò il suo petto gonfio.
«È sorprendente...» sospirò come un pensiero a voce alta.
Suo fratello gli scacciò malamente la mano, arrossendo ancora più vistosamente.
«Piantala! È già abbastanza umiliante!»
Solo a quel punto Loki sembrò ridestarsi, sebbene ormai la sua mente fosse completamente rapita da quella visione.



*



Non riusciva a respirare, non riusciva a muoversi, anche camminare sembrava impossibile. Quello non era un vestito da donna ma uno scafandro da palombaro![1]
Lasciò andare un gemito sofferente quando fu costretto a sedersi su ordine di Loki.
Riusciva a prendere solo piccoli e brevi respiri. I polmoni erano così costretti che non potevano tenere davvero l'aria.
«Ma non puoi allentarlo un po'?» chiese dolorante, mentre Loki afferrava minacciosamente una spazzola.
«Devi solo farci l'abitudine» gli rispose iniziando a spazzolare i suoi capelli. «La stoffa cederà leggermente e il tuo corpo si adatterà alle nuove condizioni.» Poi sorrise. «Non morirai per così poco. Tranquillo, fratello.»
Forse aveva ragione, forse non sarebbe morto per colpa di quel vestito, ma probabilmente sarebbe morto di vergogna nell'attimo esatto in cui suo fratello avrebbe intrecciato i suoi capelli con quei fermagli.
Non era capace di parlare con facilità e preferì evitare di farlo, concentrandosi più sulla respirazione. In effetti dopo un po' sembrò più facile, anche se continuava a sentirsi soffocare in quella stoffa.
Loki faceva scorrere gentilmente la spazzola, districando ogni nodo e modellando le chiome in piccole leggere onde. Thor non aveva voluto avere di fronte uno specchio quindi riusciva solo a scorgere i capelli che cadevano delicati sulle sue spalle. Loki poi ne raccolse una piccola parte in alto e li strinse in una morbida coda. Iniziò anche a intrecciare sottili ciocche in altrettanto sottili trecce, che Thor preferiva mille volte a quei fermagli pieni di gemme che sostavano ancora sul canterano.
L'occhio gli cadde anche sulle terre e sui prodotti con cui suo fratello gli avrebbe poi dipinto il viso.
Chiuse gli occhi con un senso di nausea a salirgli dallo stomaco. La spiacevole sensazione era ampliata da quel corsetto strettissimo che aveva trasformato i suoi tanto virili pettorali in due... due...
Che vergogna!
Loki le aveva perfino toccate e Thor aveva sentito di voler morire in quel istante. Le dita di suo fratello che scorrevano dolcemente fra i suoi capelli, avevano accarezzato il suo petto con altrettanta dolcezza. Erano calde e gentili. Quando voleva, Loki sapeva essere caldo e gentile.
Qualcosa si contorse nel suo stomaco e prese un respiro più profondo.
«Ho quasi fatto» lo assicurò Loki e Thor annuì senza dire nulla. Lo vide poi recuperare un solo fermaglio, grande come un pollice, che fermò nella parte destra dei suoi capelli.
Qualsiasi cosa avesse fatto, doveva aver finito.
Suo fratello poi lo fronteggiò e lo studiò; aveva una strana espressione mentre gli sistemava ancora qualche ciocca attorno al viso e sulle spalle.
Era difficile decifrare i suoi pensieri. Loki era uno scrigno senza chiave che si apriva solo se lo voleva lui. Thor quindi guardò il suo viso e i suoi occhi, aspettando che si posassero a propria volta nei suoi.
Il modo in cui Loki lo stava guardando era così intenso, così forte che no, non riusciva a capire.
«Sono abbastanza ridicolo?» chiese con un filo di voce e suo fratello sorrise.
«Non ancora.» E indicò i prodotti che tanto terrorizzavano Thor.
«A questo punto...» borbottò il principe maggiore mentre suo fratello dipingeva il suo viso con attenzione e precisione.
Ancora quelle dita gentili, ancora quella sensazione al ventre.
«Chiudi gli occhi» gli disse poi Loki e Thor obbedì, sentendo qualcosa di freddo scivolare lungo le sue palpebre e sfiorare le sue ciglia. «Ho finito.»
A quelle parole ebbe timore di riaprire gli occhi. Fu costretto a farlo.
Quando incrociò quelli di Loki stavolta riuscì a leggere qualcosa: sorpresa, stupore.
E poi c'era ancora una luce in quelle iridi verdi, una luce diversa, più prepotente, tanto da abbagliare tutte le altre e che gli fece all'istante fermare il battito.
Desiderio.



*



Nessuna fantasia, neanche la più sfrenata, avrebbe mai potuto competere con la realtà.
Fu quello che Loki pensò quando Thor lo guardò con quegli occhi azzurri sottolineati di nero, con le ciglia ancora più lunghe e le guance color pesca.
I capelli gli ricadevano dolcemente sulle spalle, con piccole trecce sparse, e una morbida coda che scopriva il viso, un viso che definire bello sarebbe stata solo un'offesa.
Thor era assolutamente divino. La sua bellezza, che nessuno avrebbe mai potuto negare, era adesso qualcosa che andava oltre; era magnetica, affascinante, deviante, destabilizzante.
«Dammi uno specchio» gli chiese poi suo fratello con una certa apprensione.
Loki raccolse quindi un piccolo specchio da tenere con due mani e glielo porse.
Quando gli occhi di Thor incrociarono quelli del proprio riflesso, vide la sua gola sussultare, la bocca schiudersi e una strana agitazione sollevargli le spalle.
«Sono... io... sono...» mormorò scostando la vista e abbassando lo specchio con il viso arrossato.
Sei bellissimo... avrebbe voluto dirgli ma tacque, perché la sua voce avrebbe detto più delle parole.
«Ho dimenticato questo» disse invece, stringendo nella mano la tinta rosso amaranto che avrebbe dovuto tingergli le labbra, ma che non era riuscito a usare perché neanche il suo autocontrollo avrebbe più retto se avesse sfiorato quella bocca. «Non credo sia necessario» affermò, deciso a riporla, quando Thor lo fermò.
«No» disse con un fiato, e Loki guardò i suoi meravigliosi occhi scrutarlo incerti eppure audaci.
C'era qualcosa che in una qualche maniera stava specchiando i suoi stessi pensieri. Anche Thor aveva trovato della bellezza in quel riflesso, ne era stato spaventato, ne era stato rapito.
«Vuoi...?» chiese quindi Loki mostrandogli la tinta. Thor la guardò e annuì senza dire niente.
Il cuore di Loki aumentò di un battito mentre intingeva il polpastrello del suo dito sulla superficie cremosa.
Si avvicinò quindi al viso di Thor, afferrandogli delicatamente il mento, e le sue labbra si schiusero.
I loro occhi si intrecciarono mentre Loki passava la punta del dito sulla sua bocca, lasciando una scia rosso sangue dietro sé.
Picchiettò ancora, tingendola sempre più. Era così morbida e calda.
Sentì il respiro scuotergli le spalle mentre, occhi negli occhi, continuava ad accarezzare quelle labbra con le dita. Anche le spalle di Thor parvero abbassarsi e sollevarsi con sempre maggiore frequenza finché i suoi occhi azzurri non gli furono celati e Loki avvertì la punta umida della lingua di Thor sfiorare appena il suo dito.
Non seppe dire se fosse volontario o meno, seppe solo che in quell'istante avrebbe voluto commettere il più grave dei peccati, chinarsi su quella bocca, e baciarla fino a che ne avesse avuto la forza.











***







Note
[1]. “Quello non era un vestito... palombaro!”   La battuta, da me leggermente modificata, è presente nel film Un turco napoletano. A pronunziarla è il grande Totò, il quale utilizza il medesimo paragone riferendosi però al costume da bagno, atrocemente casto, di una delle protagoniste.


NdA.
Eccoci al secondo atto. La metamorfosi è quasi completa e i nostri fratellini ne stanno già affrontando gli effetti.
*UST power*
Come sempre, spero sia stata una lettura gradita.
Vi do appuntamento al prossimo capitolo.
Mettete il vostro vestito migliore: si va tutti al ballo ^-*
Kiss kiss Chiara  

  
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