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Autore: Leaves of Autumn    18/01/2015    2 recensioni
Sono qui. Nel pomeriggio della vigilia di Natale, steso sul divano a godermi il mio primo giorno di vacanza dal lavoro che, fino a ieri, mi aveva letteralmente prosciugato le energie.
Sono qui. Già teoricamente pronto alle feste natalizie di questi prossimi giorni: i regali per la mia famiglia sono già pronti per essere donati, come quelli per i miei amici. Ma sento che manca qualcosa, come se in questo periodo, nel particolare quest'anno, mi fosse cresciuto un vuoto giorno dopo giorno, incolmabile, impossibile da descrivere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Jessie

 

...Apro la porta di casa, e corro a più non posso verso l'ascensore, nonostante fossi in equilibrio precario per la piccola borsa a tracolla da viaggio sulla mano sinistra, e per Thomas che tenevo per l'altra mia mano.
- Jess, Jess! Non puoi farlo torna subito a casa, è mio figlio e farò... - si interrompe mentre avanza sempre più spedito accorciando la poca distanza che ci separa.

Non ci farai più del male” penso mentre le porte dell'ascensore mi si parano davanti, quasi non mi accorgo che un centimetro più avanti e ci saremmo finiti contro. Fortunatamente, le porte si aprono quasi immediatamente ed entriamo. Poco prima che le porte si chiudano, vedo il volto di Steve svanire pian piano alle chiusure delle porte dell'ascensore, poi il nulla. Il chiudersi di queste porte è come la metafora che descrive questo momento, mi sono lasciata alle spalle la mia vecchia vita. Thomas piange, lo vedo quando mi volto verso di lui. Il suo è un pianto calmo senza urla ne capricci, i suoi occhi color nocciola come se luccicassero, le sue guance rigate dalle lacrime continue.

Ci affrettiamo a lasciare il palazzo, la distanza che ci separa da Steve è sempre poca. Faccio per andare verso Park Avenue a casa di mia madre, ma cambio tempestivamente idea perché sarebbe il primo posto dove verrebbe a cercarmi, e lei non sa niente... Quindi, mi dirigo per la East 57th Street all'angolo della Fifth Avenue, la dove abita l'unica persona in grado di aiutarmi.
Percorro il tragitto più in fretta che posso, le braccia mi fanno male dallo sforzo di tener sollevato il borsone e di strattonare Thomas che vorrebbe fermarsi ogni volta che vede un cane per poterlo accarezzare.
Thomas non ha più di 5 anni, ha capelli ed occhi color nocciola, ama gli animali ed è un bambino pacato e tranquillo. Duole ammetterlo, ma somiglia molto più a Steve che a me, stessi occhi, stessi lineamenti del viso e soprattutto la stessa risata, solo il colore dei capelli e parte del suo carattere rispecchia in me. Thomas non piange più, gli sono rimasti solo gli occhi gonfi dal pianto eccessivo e le striature irregolari appena visibili sul viso, lo sguardo che balza da una persona all'altra e così via, quasi cercasse qualcuno.

E' il 24 Dicembre, la Vigilia di Natale. Il giorno in cui non avrei mai pensato di trovarmi in questa situazione, tutto il contrario, è un giorno di festa, di amore e sentimenti reciproci, amicizie e fiducia verso il prossimo. Per me invece è un giorno di desolazione, tristezza, solitudine ed abbandono. Sulla strada, ci ritroviamo a due passi davanti la porta di casa di Ben, il fratello minore di Steve. Improvvisamente mi blocco, come se una forza misteriosa ed invisibile mi trattenesse in quel luogo, sento il mio corpo irrigidirsi ma non è il freddo, non sento più freddo... i miei nervi crollano.
- Mamma mamma... Zio Ben? Mamma... Mamma? - sento Thomas ma non chiaramente, la sua voce come ovattata, e mi strattona con entrambe le mani.

Come d'istinto mi guardo attorno. Centinaia di persone si riversano per la strada, entusiaste per la serata che le si prospetta. Tra la folla noto un uomo. Mi guarda. Per pochi secondi i nostri sguardi si incrociano e si crea una strana sensazione, come se ci conoscessimo ed allo stesso tempo fossimo a conoscenza dello stato d'animo l'uno dell'altra con un semplice scambio di sguardi. Pochi istanti dopo l'uomo si accorge di me ed a testa bassa svolta l'angolo e mi lascia sola tra mille pensieri.
- Mamma, che hai? - Mi riprendo, Thomas sembra terrorizzato dal mio comportamento.
- Sto bene piccolo tranquillo! - abbozzo un sorriso, - Tu stai bene? - riprendo accarezzandolo per tranquillizzarlo.
- Mh Mh! - Annuisce piano con la testa, mentre il suo sguardo si posa in alto verso un piccolo stormo in volo. Mi accorgo solo adesso che, in quel attimo di smarrimento, stavo lentamente piangendo, con una mano cerco di cancellare le striature provocate dal pianto.

Non manca molto alla casa della mia amica Caroline. Ella è un giovane avvocato laureatasi in giurisprudenza da pochi anni, è la mia migliore amica oramai, e ci siamo conosciute un fine pomeriggio di 7 anni fa quando mi chiese, facendo l'autostop, un passaggio in macchina per il centro perché aveva appena mollato un ragazzo. A quei tempi non mi sarei mai immaginata che legassimo tanto, soprattutto pensando in che circostanze ci fossimo conosciute ma adesso è l'unica persona che possa veramente darmi una mano.
Eccomi alla Fifth Avenue” mi dico quasi compiaciuta di me stessa, “ci siamo quasi”. La via è stata addobbata a festa come tutti gli anni: addobbata normalmente, prevalgono i colori rosso e verde, ci sono pupazzi di Babbo Natale quasi ovunque, le insegne e le luci sono state riviste e qualche commesso sfortunato è stato messo fuori a consegnare volantini ai passanti.

Senza preavviso perché assorta nei miei pensieri, una coppia fa per fermarmi.
- Salve, mi scusi se la disturbo – comincia il ragazzo – E' per caso quella la cattedrale di San Patrizio? - nel mentre mi indica lo scorcio da dove si vede parte della cattedrale.

- Si – dico con voce rotta, la schiarisco come posso e continuo – E' proprio quella – cerco di accompagnare un sorriso.
- Grazie mille – dice il ragazzo entusiasta – Grazie davvero – subito dopo la ragazza, che fa per andare e sorride a Thomas che la saluta.
Dopo averli aiutati, affretto il passo non accompagnando più quello di Thomas che inizia a correre per tenere il mio.

- Caroline Matthews – ripeto ad alta voce il nome riportato sul citofono all'ingresso. Lo trovo, e mentre alzo la mano per premere il campanello
si ferma a mezz'aria, incerta.
Dovrei forse metterla nel mezzo di tutta questa situazione? Sarebbe giusto raccontarle tutto? E Thomas, che ne sarebbe di lui? Forse dovrei chiedere aiuto ad i miei genitori... o sparire? Si forse dovrei sparire da tutti, solo io e Thomas”.
Ritraggo la mano dal citofono, mi riprendo la borsa da terra e stringo Thomas più vicino a me.
- Andremo dove nessun altro ci farà mai più del male... -.
In lontananza, la sensazione di sentir gridare il mio nome... .



********


Salve a tutti :)

E' da un po' che avrei dovuto aggiornare, scusatemi tanto xD
Allora, beh... Si lo so, le feste natalizie sono finite e penserete che ormai la storia non c'entri più nulla. Secondo me, alla fine è pur sempre una storia, quindi anche se ambientata a Natale fa ben poca differenza no? :P

La prossima storia sarà la conclusiva per questa mini-raccolta di Natale, quindi non delutemi, spero sarete in molti :)
La userò per darvi un buon 2015 come si deve, e spero sia già iniziato bene e che continuerà per il meglio :).
Detto ciò, un saluto a chi mi segue e non, ed alla prossima storia :)

Autumn

   
 
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