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Autore: Glaudrung    18/01/2015    1 recensioni
Era una notte buia e gelida, e in una piccola e desolata casa nella campagna di Birmingham, viveva una famiglia, la famiglia Powell. Essa era composta dal padre Peter, la madre Alice e il piccolo Peter, il figlioletto di Peter e di Alice. In quella notte fredda il piccolo Peter decide di coricarsi presto, e incomincia a sognare. Fa il suo primo incubo, nel quale sogna di essere torturato dal demonio, ma alla fine si sveglia, piangendo. Da questo avvenimento il bambino incomincia ogni notte a fare sogni sempre più paurosi, ma assieme alla sua paura si incomincia a contrapporre una sensazione di fascino verso il mondo dell'incubo. I genitori sono molto preoccupati per il piccolo Peter, per via dei sogni a che si ripetono ogni notte e per l'atteggiamento che dimostra a scuola e dallo psicologo dove viene frequentemente mandato. Quindi il bambino vive la sua infanzia all'insegna dell'incubo, fino al punto di diventare onironauta dei suoi stessi sogni, e quindi di essere cosciente di sognare all'interno di questi, ma la sua passione per l'incubo lo trascinerà in un paradosso onirico tra la realtà e l'Incubo stesso...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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III



Dalla finestra della camera da letto si intravedevano già i primi albori rosastri della mattina, che illuminavano tutto il panorama che si poteva vedere da quelle semplici infisse: le campagne, le fattorie di Birmingham, nelle quali già a quell'ora lavoravano i contadini, zappando e sudando. Tutto questo lo stava vedendo il piccolo Peter, dal letto vicino alla finestra, pensando al fatto che sarebbe andato dallo psicologo, temendo domande troppo intime alle quali avrebbe preferito non rispondere, domande sui suoi incubi.
Il piccolo Peter allora si girò verso la mamma che era sveglia.
<< Mamma >>, disse Peter << oggi andiamo dallo psicologo? >>.
<< Sì >>, rispose sicura Alice.
<< Cos'è uno psicologo? >>, chiese il bambino, che giustamente non poteva sapere cosa fosse, essendo molto piccolo.
<< Uno psicologo…uno psicologo è uno che analizza i tuoi problemi, e ti da la soluzione per curarli >>.
<<  Che tipo di problemi? >>, chiese ancora una volta Peter.
<< Problemi psicologici, ossia problemi della tua psiche, ma è un termine troppo complesso per un bambino come te >>.
infatti la madre aveva proprio ragione: un bambino non avrebbe mai compreso un termine come psiche, concetto prettamente astrale e concettuale relativo al modo di pensare dell'anima.
<< Beh, andiamo a fare colazione Peter, poi ti laverai, ti vestirai e andremo dallo psicologo >>.
Così fecero, poi svegliarono il padre e si diressero allora verso la loro auto, la Rolls-Royce mod.40-50 HP di colore verde scuro, e con quello si diressero verso il dottor Wilson, al quale avevano chiamato prima di partire. Questo psicologo si trovava a Tamworth, distante circa 17 miglia, ed il viaggio durò un ora. Arrivati dal dottor Wilson, andarono nel suo studio e gli spiegarono i problemi:
<< Nostro figlio ha un problema >>, disse il padre Peter, tenendo per mano il piccolo Peter.
<< Già >>, affermo la madre Alice.
<< Che problema? Non mangia? Non sorride? >>, chiese lo psicologo.
<< Beh, non sorride, ma fa degli incubi inquietanti >>, disse la mamma.
<< Oh, non mi sono mai inbattuto in casi del genere >>, rispose sbalordito il signor Wilson.
<< Sappiamo benissimo che è strano…>>, disse a bassa voce Peter (il padre).
<< Beh, lascetemi un po' solo con questo bambino >>, disse lo psicologo con tono preoccupato.
Allora Alice e Peter andarono via dallo studio, ed entrarono in una sala d'attesa, lasciando il piccolo Peter e il dottor Wilson da soli.
Lo psicologo si sedette allora sulla sua poltrona di legno chiaro tappezzata di grigio e il bambino su una sedia davanti la grande scrivania del dottore.
<< Allora…Peter >>, disse il signore, << i tuoi genitori mi hanno detto che fai incubi paurosi, non è così? >>.
Il piccolo Peter annuì.
<< Allora che incubi? >>, chiese ancora una volta il dottor Wilson.
<< Beh… >>, rispose indugiando il giovane, deglutendo. << Nel primo incubo che ho fatto c'era il demonio, mi voleva uccidere, lui…lui rideva e…e io piangevo, piangevo tanto tanto. Lui mi faceva paura, e mi torturava, mi faceva danzare intorno alla mia stanza al ritmo di una canzoncina paurosa, era semplice, ma paurosa >>.
<< Poi, cosa hai sognato? >>.
<< Poi, nei giorni seguenti, ho sognato mostri, demoni, sempre demoni che mi facevano male, anzi…non mi picchiavano, né mi insultavano, mi guardavano e…anche se mi guardavano io avevo paura, paura delle loro facce, e io non potevo fare niente se non soffrire e starli a guardare. Poi ho sognato anche persone che tentavano di ammazzarmi, persone brutte, paurose, terrificanti, come un vecchio col coltello che mi vuole uccidere. Alla fine, cioè oggi, ho sognato un mostro che si chiamava Nightmare. Mi faceva così tanta paura che non riesco a ricordarmi come era fatto.
Sentivo all'interno di me un panico indescrivibile, non ho mai provato un tale terrore all'interno di un incubo.
Avrei voluto piangere, avrei voluto non guardarlo, ma i miei occhi nel sogno erano sbarrati ed ero costretto a guardarlo >>.
<< Cosa ti ha detto Nightmare? >>.
<< Mi ha detto che lui è… che lui è l'Incubo Assoluto, che lui è il mostro più potente e terrificante di tutti, che lui è il frutto della Passione Oscura e molte altre cose >>
<< mi ha detto anche che io sono il seminatore che butta il seme nell'Orto dell'Incubo e che germoglia fino a diventare un albero grandissimo, e lui è il seme >>.
Il signor Wilson allora si alzò dalla sedia e incominciò a fare avanti e indietro nella stanza ripendo fra sé e sé  a bassa voce le stesse cose che il bambino gli aveva appena detto.
Dopo si voltò verso Peter, e gli chiese: << Quindi, gli incubi, oltre a farti paura ti interessano? >>.
<< Sì, mi affascinano e… >>.
<< Basta così, non devi raccontarmi altro sui tuoi incubi >>, interruppe lo psicologo ritornando a sedere sulla poltrona dietro la scrivania.
<< Piuttosto raccontami cosa fai di solito ogni giornata >>.
<< Ogni giorno mi alzo di mattina, poi sto per sei ore a scuola, una scuola del centro di Birmingham, con un grande giardino dove, per quindici minuti dopo la terza ora, ci fanno giocare e divertire >>.
<< Chi? >>.
<< Le insegnanti >>.
<< E…dimmi Peter, c'è per caso qualche insegnante che ti fa paura o che ti sta antipatica? >>.
<< Oh no, nessuna, sono tutte brave, se non fosse che sono tutte un po' severe…>>.
<< Ce n'è una in particolare che è severa? >>.
<< Forse la signora Harris, ci da molti esercizi e non appena uno parla lo zittisce e magari gli da un colpo di bastone, e fa anche male >>.
<< Capisco… e hai compagni che ti fanno paura in qualche modo? >>
<< Sì, ultimamente mi fanno paura Brian Thompson e Horace Collins, il primo viene dal West Virgina, mi ha detto, l'altro invece dalla Scozia. Ultimamente mi seguono e mi guardano male >>,
<< Ti guardavano male anche prima che facessi l'incubo con il diavolo? >>.
<< No, qualche giorno dopo il primo incubo hanno incominciato a non giocare più con me e a guardarmi tanto male >>.
<< Evidentemente sei cambiato…Dimmi, qualcuno ti ha detto ultimamente che sei cambiato? >>.
<< Sì, la signora Harris, mi ha detto che non sorrido più come una volta, che mi comporto in modo malinconico e pauroso, che in me è sparita la fantasia e la giocosità di un bambino…>>.
Seguì una pausa di silenzio, mentre il dottor Wilson era avvolto in una riflessione personale riguardo alla "malattia" del bambino.
Poi lo psicologo disse: << Cosa fai prima di andare a letto? >>.
<< Leggo un libro >>.
<< Quale libro? >>.
<< Oliver Twist per bambini, ed è molto bello e interessante >>.
<< Oliver Twist… >>, sussultò il signore.
<< Va bene, Peter, può bastare così con le domande, vai a chiamare i tuoi genitori e portali da me, devo dire loro delle cose >>, disse il dottor Wilson.
Il bambino allora andò nella sala d'attesa e chiamo Alice e Peter, i quali ritornarono nello studio del dottor Wilson ed Alice si sedette sulla sedia, mentre Peter e il piccolo Peter rimasero in piedi.
<< Allora, cari genitori del piccolo Peter >>, disse lo psicologo << vostro figlio si è imbattuto da qualche parte, forse leggendo o forse sentendo, nella descrizione delle parole "Incubo" e "demonio", e ciò lo ha portato al suo primo incubo. Non appena lo fece, ha incominciato a fare sempre più incubi, e con essi ha incominciato a sviluppare una passione ed un notevole interesse per il mondo dell'Incubo. Tutto ciò ha portato alla creazione di un mostro che si chiama Nightmare. Ebbene, in base a quanto vostro figlio mi ha detto circa le frasi che il mostro gli ha proferito, vi dico che questo Nightmare è la rappresentazione, attraverso i sogni, della Paura assoluta in sé e per sé. Mi spiego meglio: Peter, coltivando questa passione per l'incubo, è riuscito nel contempo a creare un mostro che si chiama appunto "Nightmare", che risiede nel suo inconscio, che è anche la concretizzazione "astratta"   della  Paura più pura. Sono preoccupato per questa faccenda, miei cari signori, non si risolverà bene, il piccolo Peter molto probabilmente verrà risucchiato all'interno di un paradosso terrificante tra la realtà e l'incubo. Io, Jeremy Wilson, giuro che non mi sono mai imbattuto in un caso del genere >>. 
 
Dopo questo monologo del dottor Wilson, Alice e Peter si guardarono un attimo, e dopo Alice parlò: << Mio figliò verrà risucchiato all'interno dell'incubo? Non la capisco >>.
Wilson, insistente, ripetette: << Gli incubi affascinano vostro figlio, e la sua dedizione per questi , della quale il risultato è Nightmare, lo porterà ad un'esistenza fatta solo di incubi. In parole povere vivrà i suoi incubi così come sta vivendo in questo momento la realtà. Non so se mi spiego…>>.
<< Ha detto fin abbastanza >>, disse il padre Peter.
<< Alice, andiamocene >>, continuò, sempre con tono sospettoso.
<< Fatemi sapere se vostro figlio farà altri incubi, in tal caso, portatelo da me >>, disse lo psicologo
<< Certamente! >>, rispose Peter senior.
Dopodiché, la famigla Powell decise di ritornare a Birmingham, a casa.
 
 Alice e Peter si chiusero a chiave nella camera da letto per parlare del piccolo Peter, il quale si mise ad ascoltare la loro discussione:
<< Io ho paura per il piccolo Peter…>>, disse Alice piangendo, distesa sul letto, abbracciando il cuscino azzurro molto forte.
<< abbiamo tutti paura per il piccolo Peter…>>, consolò il padre Peter.
<< No! Non tutti! Stanno morendo piano piano molte persone, prima tuo fratello e il mio per la Grande Guerra, e per grazia divina è finita; poi è morto mio papà di tumore, non voglio che muoia Peter per questa malattia! NON DEVE MORIRE! >>, urlò Alice lanciando il cuscino davanti la porta.
<< Avanti, Alice, finirà tutto bene! Tutto finisce sempre bene! >>, disse Peter, abbracciando sua moglie.
<< No! Il dottor Wilson ha detto che non finirà bene! >>, rispose la madre Alice, respingendosi dal marito.
<< Lascialo stare! Scommetto che nemmeno una di quelle cose che ha detto sia vera!Tutte fandonie! >>, disse ancora una volta Peter, ritornando an abbracciare Alice, la quale poi scoppiò in un pianto, e pianse tanto, tanto, sulla spalle del marito.
<< Promettimi che tutto finirà bene, promettimi che questa famiglia tornerà a essere quella che è sempre stata! >>, mormorò tra un pianto e l'altro Alice
<< Te lo prometto >>, rispose Peter
 
***
 
Intanto a scuola del piccolo Peter stavano accadendo discussioni altrettanto drammatiche:
<< Signora Harris! >>, chiamò Horace Collins
<< Dimmi Horace >>, rispose l'insegnante.
<< Io e Brian sappiamo quello che fa ogni notte Peter, l'abbiamo visto ieri, sbavava mentre dormiva, si muoveva come se fosse posseduto! >>, disse il Collins.
<< Non dire sciocchezze Horace >>, urlò la signora Harris.
<< Invece è vero, l'abbiamo visto con i nostri occhi, eravamo lì a spiarlo >>, ribattè Brian.
<< Anche se fosse vero voi non potete parlare male di Peter >>, disse Lucy Price.
<< Io crederei a loro, Peter è un tipo strano >>, conermò Rosamund.
<< Adesso basta! >>, sbraitò la signora, battendo un pugno sulla cattedra. << Ascoltate Lucy, che ha detto una cosa saggia! Non potete parlare male di Peter anche se fosse il bambino più strano al mondo, e dovete trattarlo come tutti gli altri! Perché è come voi! Non ha niente di diverso, solo…solo qualcosa che non so, ma qualcosa di piccolo e insignificante! >>.
<< E se non fosse piccolo e insignificante? >>, chiese sarcasticamente Rosamund.
<< Tanto non è un gravissimo problema, e se lo fosse… dovreste trattarlo comunque bene, perché è una malattia, proprio come l'influenza che ha il vostro compagno Orville, infatti sta a casa >>.
Per il resto della lezione gli alunni non parlarono e stesero zitti, ma suonata la campanella, si precipitarono tutti verso il cortile a giocare a nascondino, tutti tranne Horace, Brian e Rosamund, seguita a sua volta da Lucy, che andarono verso la Grande Quercia a parlare di segreto:
<< Quindi è proprio vero quello che avete detto in classe? Peter fa per davvero quelle cose di notte? >>, chiese la Grace al Collins e al Thompson.
<< Già >>, risposero all'unisono Brian e Horace.
<< Allora dobbiamo indagare ancora di più, questo pomeriggio gli facciamo visita >>, suggerì Rosamund
<< Sono d’accordo >>, dissero gli altri due bambini tranne Lucy.
<< Io no >>, disse Lucy << Bisogna lasciare in pace il piccolo Peter, se sta male bisogna lasciarlo guarire >>.
<< Allora proprio non capisci! >>, disse Brian << Lui ha una malattia che non può essere curata, il caso è grave. Secondo me, oggi lui è andato dallo psicologo e ci scommetto un occhio della testa, ma possiamo verificare se andiamo a fargli visita >>.
Allora tuttu e quattro,tranne Lucy, decisero di andare a visitare il piccolo Peter a casa sua, alle quattro del pomeriggio, con il consenso dei gen
itori.
   
 
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