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Autore: alessandroago_94    19/01/2015    9 recensioni
1837, Romagna. Giovanni è un pericoloso brigante, un fuorilegge che terrorizza tutti i nobili romagnoli. Compie furti, rapine e rapimenti, senza farsi molti scrupoli. Ha formato una sua banda di delinquenti, e pare inarrestabile. Non sa cosa sia la pace, lui combatte per sé stesso e per il bene della sua banda, in una terra martoriata dalla povertà, dalla criminalità e dalle continue insurrezioni del popolo, represse nel sangue.
Quando rapisce Teresa, la figlia di un ricco conte, pensa solo al riscatto che pagherà suo padre. Ma passerà un po’ di tempo prima che il riscatto venga pagato. Nel frattempo Giovanni resta invaghito della giovane e seducente contessina, e lei, dopo un iniziale reticenza, lo ricambia, affascinata dalla figura del forte e misterioso brigante. Il problema è che Teresa deve tornare dalla sua famiglia, e deve andare in sposa ad un giovane nobile romano. In un mondo difficile e pieno di pericoli, due persone così diverse, con destini così differenti, riusciranno ugualmente ad amarsi e ad affrontare il percorso pieno di ostacoli che la vita ha predisposto davanti a loro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 7

CAPITOLO 7

 

 

Giovanni percorse l’ultimo tratto che lo separava dalla casa di Lina stando attento a non scivolare.

Nonostante ormai fosse giunto il momento delle prime nevicate, finora il clima si era limitato ad essere piuttosto mite. Così, continuava a piovere, e si creava una fanghiglia pericolosa, che faceva scivolare  le suole degli stivali.

Nel buio quasi totale, si trovò a bussare alla porta di Lina.

La casa di Lina era una classica abitazione contadina in legno, con un solo piano e poche camere, per lo più poco spaziose. Invece, nel retro era direttamente collegata con il capanno degli animali e un orticello ben custodito.

Lina era sicuramente in casa, poiché si vedeva la luce di una candela accesa dalla finestra, ma non aprì subito. Giovanni bussò più forte.

Conosceva Lina da parecchi anni, e sapeva che era una donna alla quale piaceva fare solo quello che le pareva. E se non le andava di aprirlo, non l’avrebbe fatto. Sbuffò, e si preparò per tornare alla sua cascina.

 Mentre iniziava ad allontanarsi, la porta si aprì di colpo.

‘’Bussi alla mia porta e te ne vai? Sei in vena di fare scherzi, questa sera?’’, disse la voce decisa di Lina. Giovanni sorrise.

‘’No, ma non mi aprivi’’, si giustificò.

 ‘’Se non ti aprivo era perché avevo altro da fare. Accomodati’’, disse la donna, con fare poco amichevole.

Giovanni entrò nella casetta. All’interno faceva parecchio caldo, e si entrava direttamente nella cucina, dove una stufa fumava ancora, mentre un moncone di candela illuminava l’ambiente.

‘’Che vuoi?’’, chiese Lina, spostando una sedia dal tavolo e facendo sedere il brigante.

 Alla luce della candela Giovanni si trovo a fissarla.

 Lina era ormai una donna fatta, anche se doveva avere solo quattro o cinque anni in più di Teresa. Non molto alta, con dei bei capelli castani e lisci, non mostrava nessun segno particolare. A parte gli occhi. Erano grigi, un colore piuttosto raro, e fissavano duri l’interlocutore. Facevano chiaramente capire che Lina non era la tipica ragazza poco di buono, pronta a sottomettersi a chiunque, purché la pagasse. Lei era una ragazza dal passato ignoto, un passato che nessuno dei briganti conosceva ma che l’aveva resa dura e coriacea.

Comunque, le motivazioni che l’avevano spinta a compiere certe scelte di vita si potevano comprendere anche senza bisogno di spiegazioni. La povertà e i disordini sociali continui erano la vera piaga della loro terra natia. Fino a poco fa non era stata altro che una prostituta, ma dopo aver messo da parte un piccolo gruzzolo, era riuscita a risistemare quella vecchia capanna e a renderla accogliente, aveva iniziato a coltivare un orto tutto suo e a gestire qualche animale domestico. Così, ultimamente non aveva avuto più bisogno di vendere il proprio corpo.

‘’Lina, sai vero che alcuni giorni fa abbiamo rapito una ragazza, e l’abbiamo rinchiusa nella casa abbandonata che è poco più su di qui?’’, chiese Giovanni, dopo essersi risistemato meglio sulla sedia, e rispondendo alla domanda della donna.

 ‘’Certo che lo so, anche se ne sono rimasta un po’ sorpresa. Questo era un gruppo di briganti nato per essere serio, per rapinare i ricchi che strangolano la nostra terra, e non per rapinare giovani ragazze indifese romane’’, disse Lina, lasciando chiaramente intendere il suo disappunto. Come sempre, era informata su tutto.

 ‘’Stai tranquilla, mi sono pentito anch’io di averla rapita. Appena suo padre pagherà il riscatto richiesto, la dovremmo liberare in uno stato dignitoso. Ma a quanto pare non è la classica ragazza obbediente, anzi, da parecchi problemi. Non trovando modo di fuggire, ha smesso di mangiare, e se continuerà così, probabilmente si ammalerà e morirà. E io non so cosa fare’’, ammise Giovanni a voce bassa. Lina rise forte.

‘’Il grande Zvàn, capo di una delle più terribili bande di briganti della zona, si fa mettere in difficoltà da una ragazzina? Oh, questa è buona’’, disse Lina, continuando a ridere.

Giovanni notò che la donna rideva in modo strano, quasi come per volerlo provocare. Strinse i pugni, e inspirò, cercando di non perdere la pazienza. Queste donne lo stavano uccidendo.

‘’Una ragazzina cocciuta e molto, molto determinata a proseguire il cammino di digiuno che ha iniziato. Quella ragazza non scherza, e se muore, niente denaro. Senza pensare a tutti i problemi che ci causerà con Aldo e la sua banda. Senti, Lina, tu sei l’unica donna di questo posto di cui io mi possa fidare, perché ti conosco da molto tempo e so che in fondo sei molto leale, quindi smettila di burlarti di me. Ti chiedo solo di andare a parlare con la ragazza e di convincerla a mangiare e a non commettere sciocchezze. Ovviamente, sarai lautamente pagata per questo’’, disse Giovanni. Lina smise di ridere.

‘’Pagata. Pagata. Voi uomini credete sempre che con un po’ di denaro tutto si risolva. Vi mettete nei guai, e per liberarvene pagate. Sì, a volte può essere la soluzione giusta. Ma non sempre’’, disse Lina, spostando il suo sguardo verso la finestra.

 ‘’Sono una donna libera ora. Per parecchio tempo, ho dovuto vendervi il mio corpo, solo per poter mettere qualcosa sotto i denti. Ma ora ho una dimora, ho l’orto e i miei animali, e posso finalmente permettermi di fare solo ciò che voglio. Non mi importa nulla del tuo denaro rubato’’, continuò, dando le spalle al brigante e continuando a guardare l’oscurità che c’era al di là del vetro.

Giovanni si preparò ad andarsene. Quell’enigmatica donna non l’avrebbe aiutato. Si accinse ad alzarsi dalla sedia, pronto ad uscire da quella dannata casa.

‘’La situazione è così grave?’’, chiese tutto ad un tratto Lina, continuando a dare le spalle a Giovanni, ma con un tono di voce serio.

‘’Sì, lo è’’, disse Giovanni, ritrovando la speranza di un possibile aiuto. Lina si girò, e lo fissò.

 ‘’Va bene, andrò a farle visita. Come si chiama?’’, chiese la donna.

 ‘’Teresa’’.

‘’Perfetto. Conducimi da lei’’.

Giovanni uscì di nuovo. Mentre affrontava la salita, non si volse indietro ad osservare Lina, che camminava poco dietro di lui. A rompere il silenzio della notte c’era solo il rumore dei suoi passi, mentre la donna lo seguiva silenziosa, come se fosse un gatto abituato a vagare nell’oscurità.

La condusse fin sulla porta dell’abitazione dov’era rinchiusa Teresa, ed aprì il catenaccio. Lina si accinse ad entrare.

‘’Ferma. Non  voglio che tu pensi che io sia uno che non rispetta la parola data. Accetta questi soldi. Mettiamola così; questo è solo un anticipo’’, disse Giovanni, allungandole una mano contenente delle monete.

 Lina lo fissò, e tornò a ridere. La sua mano non corse a prendere le monete, ma a scansare Giovanni, ed entrò nella cucina, richiudendosi la porta dietro di sé.

Giovanni rimase interdetto con le monete in mano, e fissò la porta chiusa.

 Scosse la testa, pensando che probabilmente col tempo sarebbe riuscito a compiere ogni genere di rapina, ma non sarebbe mai arrivato a capire fino in fondo le donne.

 

 

Teresa sentì che la porta stava venendo riaperta di nuovo.

Ebbe paura. Si chiese cosa le avrebbero fatto. Non temeva Mario, che in fondo doveva essere un uomo buono. Non temeva neppure Giovanni, poiché se le avesse voluto far del male glielo avrebbe fatto poco prima.

E poi, al lume di candela, vide entrare una figura femminile, che si guardò per un attimo intorno, guardinga, per poi avviarsi verso di lei. Teresa notò subito che si trattava di una donna, che doveva essere più grande di lei, ma non di molto, al massimo di quattro anni.

La donna continuò ad avvicinarsi a lei, e Teresa vide che era vestita con abiti poveri ma puliti, aveva un volto comune, e un atteggiamento che mostrava forza e sicurezza. Poi, si sedette sul suo letto. E fu allora che parlò.

 ‘’Ciao Teresa, mi chiamo Lina. Piacere di conoscerti’’, disse la donna, con tono molto gentili.

‘’Come fai a sapere come mi chiamo?’’, le chiese subito Teresa, stupita.

 ‘’Me lo ha detto Giovanni poco fa’’, rispose Lina. Teresa annuì, ma non disse più nulla.

 ‘’Mi ha anche detto che è da molto che non mangi. Infatti, ti vedo molto magra e scarna. Teresa, se vuoi vivere devi anche mangiare. Sappi che i briganti non ti lasceranno andare mai fintanto che non sarà versato il riscatto. E sai che ci vorrà un po’, quindi non fare sciocchezze e mangia’’, continuò a dire Lina, interrompendo quel breve silenzio che era sceso tra loro.

 ‘’Sarò la rovina di mio padre. Gli faranno pagare un grosso riscatto, e tutto per colpa mia. Aveva ragione, dovevo restare a casa e non insistere per seguirlo in questo dannato viaggio’’, disse Teresa, esprimendo i suoi pensieri a voce alta.

‘’Stai tranquilla, vedrai che il riscatto non sarà altissimo’’, cercò di tranquillizzarla Lina, pur sapendo che stava mentendo.

 ‘’Voglio andarmene di qui. Fammi fuggire, te ne prego’’, disse Teresa, vedendo in quella donna una possibilità di scampo. Lina fece un sorriso amaro.

 ‘’Questo non posso farlo. Di fronte alla porta di sono due briganti armati. Come potrei riuscire a farti fuggire?’’, disse Lina, scrollando le spalle e mostrandosi complice. Teresa annuì, e iniziò a pensare che quella donna doveva essere simpatica.

‘’Hai ragione. Ma tu cosa vuoi da me?’’, chiese Teresa sommessamente. Lina sorrise.

 ‘’Solo farti ragionare. E farti capire che devi mangiare, e smetterla di fare tutte queste storie. Sai, ben presto tornerai alla tua vita di sempre, sarà questione di poco. Devi capire che questo sarà solo un momento passeggero, e che quello che per te è un incubo ben presto passerà. Potrai tornare a sorridere, e  a riabbracciare i tuoi cari. Molto presto’’, disse Lina con modi gentili, e con fare affabile.

Le si avvicinò per controllare il suo stato fisico. Teresa non poté fare a meno di notare quanto fosse strana quella donna.

 Doveva avere solo qualche anno in più di lei, ma non si poteva più definire una ragazza. Il suo volto esprimeva, attraverso quelle piccole rughe che aveva proprio sotto gli occhi, visibili solo ora che si era avvicinata alla luce della candela, mostravano quanta sofferenza doveva aver patito quel suo esile corpo, e quanto i suoi occhi avessero pianto in passato.

 E furono proprio i suoi occhi a colpire Teresa. Erano sempre fissi sul volto di chi le rivolgeva la parola, come se fossero in grado di scrutare l’animo dell’interlocutore. Mostravano anche che quella era una donna che aveva sofferto, ma che era riuscita a superare le avversità. Inoltre, erano di una strana tonalità di grigio.

 ‘’Devi mangiare. Subito. O forse vuoi morire?’’, disse Lina, togliendole per un attimo lo sguardo di dosso. Teresa, a quel punto, sentendosi meglio di fianco ad una figura femminile e non riuscendo più a trattenere la fame, annuì con la testa.

‘’Ho fame. Devo mangiare’’, disse a bassa voce, cedendo alla tentazione. Non ne poteva veramente più.

Lina sorrise, soddisfatta, e andò immediatamente verso la porta.

‘’Zvàn!’’, disse. L’uomo le rispose, dall’altra parte della porta, senza aprire. ‘’Porta qualcosa da mangiare. Teresa ha fame’’, disse Lina.

Per alcuni istanti non sentì nulla, poi udì i passi del brigante, che si stava allontanando.

‘’Guarda qui che disastro. Hai fatto pure spegnere la stufa’’, sbottò Lina, mentre prese a maneggiare per riaccendere il fuoco. Per un po’ stette in silenzio, mentre una nuova fiammella iniziava ad illuminare la stanza.

‘’Teresa, chi sei?’’, chiese Lina poco dopo, ad alta voce. Teresa la fissò con fare interrogativo, mentre si alzava dal letto. ‘’Intendevo quale grado nobiliare hai’’, ripeté.

 ‘’Sono la figlia del conte Luigi Scalindi’’, rispose.

‘’Ah, una contessina allora’’, disse Lina, iniziando rattizzare il fuoco e a buttarci nuova legna sopra, per non farlo spegnere.

‘’E tu, chi sei?’’, chiese Teresa, titubante.

 Lina alzò lo sguardo, e sorrise. Anche quello era un sorriso dal retrogusto amaro, e il volto di Lina parve corrucciarsi lievemente.

‘’Sono stata una prostituta, fino a poco fa. Mi vendevo ai briganti’’, disse, con amarezza e sincerità, non nascondendosi dietro a false parole.

Teresa trasalì, di fronte a quelle parole sincere. Stava parlando con una prostituta. Lei non ne sapeva molto di quelle donne, ma aveva sentito suo padre definirle come poco di buono, e coloro che andavano a letto con i mariti delle altre donne.

Ebbe un moto di disgusto. Lina, che la stava fissando, comprese tutto.

 ‘’Se ti interessa saperlo, ora non lo sono più. Ora, grazie ai guadagni e ai lavori richiesti dopo le prestazioni che effettuavo, sono una donna libera e indipendente. Non ho più bisogno di vendere il mio corpo a nessuno’’, continuò a dire Lina.

 Teresa continuava a restare nello stupore. Quella donna aveva coraggio, ed esprimeva direttamente i concetti con chiarezza e sincerità, senza paura di scandalizzare chi l’ascoltava. Non tentava neppure di mascherarsi un po’.

Teresa, dopo l’iniziale sorpresa e disgusto, trovò la forza di parlare nuovamente.

‘’Grazie’’, disse.

‘’Di che?’’, chiese Lina, sorpresa.

‘’Per la tua sincerità’’, rispose Teresa. Lina scrollò le spalle, e sorrise.

‘’In questo luogo, nessuno si nasconde. Si è ciò che si è. Nessuno ha bisogno di mettersi dei veli di fronte al volto. Qui non siamo nei saloni nobiliari dove si danno feste tutti i giorni, dove tutti i partecipanti devono fingersi belli, bravi e buoni. Qui, su questi monti, si vive nella realtà. E la realtà va accettata così com’è’’, continuò Lina.

 Teresa non poté che essere d’accordo con le sue parole. Le venne in mente il marito della sua amica Maria, quell’uomo che dava feste e si mostrava gentile ed elegante con tutti, ma in realtà era solo un bruto. Si limitò ad annuire.

Fu in quel momento che entrò Giovanni. Lina gli si avvicino e prese la scodella con il brodo, che era già stato scaldato.

‘’Bene, vedo che Zvàn ha già scaldato tutto. Ora, mangia’’, le disse la donna, sistemando tutto sul tavolo. Poi, indossò il suo mantello e se ne andò.

‘’Non ho altro da fare, qui. Vado a casa. Teresa, tornerò domattina a trovarti’’, disse la donna, dopo aver lanciato uno sguardo rassicurante a Giovanni.

Poi, se ne andò, richiudendo la porta dietro di sé.  Giovanni, intanto, era rimasto in piedi a fissarla. Teresa alzò lo sguardo, e lo posò su di lui.

‘’Ti disturbo se mi fermo un attimo qui, o preferisci che vada fuori?’’, chiese il brigante. Sembrava impacciato da qualcosa.

‘’No, resta pure’’ disse Teresa, che poi abbassò lo sguardo e prese a mangiare.

 Al suo pasto si era aggiunto anche un altro quadretto di piadina, lievemente bruciacchiata ma buona. Anzi, per Teresa era tutto buonissimo, e appena sentì il cibo scivolargli in gola e poi verso lo stomaco, si sentì subito molto meglio.

Mangiò per alcuni minuti senza pensare ad altro. Non appena finì il cibo, alzò lo sguardo, e vide che Giovanni era ancora lì, seduto su una sedia poco distante, e la stava fissando intensamente.

Non appena notò che Teresa ricambiava il suo sguardo, l’uomo riabbassò il suo.

Teresa continuò a fissarlo, notando che quel volto aveva qualcosa di speciale. Qualcosa che la incuriosiva.

Giovanni era un uomo alto nella media, di corporatura muscolosa, grandi occhi scuri e si comportava di solito con fare aggressivo. Ma in quel preciso momento appariva calmo come un agnellino.

Teresa notò che si era tolto il cappellaccio che portava sempre, e l’aveva appoggiato a terra. Il brigante era ancora giovane, nel pieno delle sue forze, ma non doveva avere meno di trent’anni.

 I capelli erano radi ed erano un po’ lunghi, mentre la barba, che era folta, scura e non curata, dava a Giovanni un’espressione indomita, quasi selvaggia. Senza il cappello sgualcito in testa, i suoi capelli si erano lievemente arruffati, mostrando anche un inizio di calvizie. Come se avesse capito a cosa stava pensando la ragazza, il brigante si passò la mano destra tra la folta barba, come per cercare di sistemarsela un po’. Visto in quel modo, a Teresa ricordò un qualche antico filosofo greco, uno di quei personaggi di cui suo padre le aveva più volte parlato.

Quel buon uomo di suo padre le aveva insegnato personalmente a leggere e a scrivere, e con una pazienza infinita le aveva raccontato la storia dell’uomo, compreso i racconti di quei barbuti ed antichi greci.

 ‘’Mi sembri un antico greco’’, disse Teresa tutto a un tratto, rompendo brutalmente il silenzio, con toni ironici.

‘’Un antico.. Che?’’, chiese Giovanni, trasalendo.

Si era acquietato lì, su una sedia e al calduccio, e pensava che Teresa non gli avesse mai rivolto la parola. Ed ora, invece, si ritrovava a fissarla con un espressione tra lo stupito e l’offeso.

‘’Un greco. Erano degli uomini saggi, vissuti parecchio tempo fa. Più o meno, dovevano avere il tuo stesso aspetto. Erano dei filosofi. Alcuni li hanno anche ritratti, e i loro volti sono stati scolpiti nella pietra, per essere ricordati da tutti’’, disse Teresa, semplificando la questione e rivolgendosi al brigante con toni riconcilianti. Infatti, Giovanni sembrava essersela presa.

 ‘’Spero che non sia un offesa… Greco’’, provò a pronunciare poco dopo.

 ‘’No, non lo è. Era solo un mio stupido pensiero, scusami’’, disse Teresa, che notò subito che il brigante tornava a rilassarsi.

‘’Deve far parte di quelle cose inutili di cui parlano i nobili’’, continuò a dire Giovanni, facendosi calmo.

 ‘’No, non sono inutili. Sta di fatto che parecchie di queste cose si possono riscontrare sui libri…’’, continuò Teresa, ma Giovanni non la lasciò finire.

‘’Libri… Cose inutili, che non servono a nulla’’, disse il brigante, con un tono di voce alto. Teresa lo fissò, allibita.

‘’E invece servono molto’’, ribadì. Giovanni sorrise.

‘’Certo, hanno una loro funzione specifica. Bruciare nei camini. Pensa, una volta Mario ne aveva rubato uno da qualche posto, di preciso non ricordo. C’erano strani segni scritti, e dopo aver provato a guardarlo lo ha gettato nel fuoco. È durato poco tra le fiamme, ma ha scaldato un po’ l’ambiente. Ne servirebbero di più a sto mondo, e di certo il fuoco si accenderebbe con meno problemi. A volte abbiamo solo legna verde, che brucia con difficoltà. Quelli, invece, bruciano benissimo, ma si carbonizzano subito. L’importante è strappare l’involucro di pelle che li avvolge’’, disse Giovanni, sorridendo, usando toni ironici.

 Teresa continuò a fissarlo. Se qualcuno si fosse permesso di dire cose del genere in un ambiente aristocratico al quale lei era abituata, prima di tutto veniva fatto passare per demente e poi allontanato ed emarginato.

Comunque, Giovanni, vedendo che la ragazza non ricambiava il suo sorriso, e lo fissava in modo stralunato, si risistemò sulla sedia e smise anch’esso di sorridere.

 ‘’Che ho detto di male? Hai mai provato a gettarne uno nel camino?’’, chiese, con fare innocente ma continuando ad essere lievemente ironico.

‘’No. Costano una fortuna, come potrei gettarli nel camino? E poi sono utili. Aprono al mente, ed aiutano chi legge a farsi un’idea della realtà’’, continuò a dire imperterrita Teresa.

‘’Sì, certo, sono utili, ma non di certo per te, ragazza. Tu, certe cose, non dovresti neppure leggerle, e sinceramente non capisco perché qualcuno abbia voluto corrompere i tuoi pensieri insegnandoti queste sciocchezze inutili, soprattutto per una donna. Invece di insegnarti a lavare i piatti o a rispettare un uomo, ti hanno rovinato con delle sciocchezze’’, disse Giovanni, alzandosi dalla sedia.

‘’No, non mi ha rovinato nessuno. Mi è stato solo insegnato a pensare’’, disse Teresa, risoluta. Giovanni le si avvicinò, mentre si rimetteva il capellaccio sgualcito in testa.

‘’Ragazza, voglio darti un consiglio. Pensa un po’ meno, e stai attenta a come parli e a quello che fai. Prima mi hai sputato addosso, poi mi hai dato del…’’, il brigante si passò una mano tra la barba, prima di continuare, mentre si era fatto pensieroso, ‘’del greco, poi cerchi sempre di tener testa a tutti e di far sempre di testa tua. Ti comporti come un animale selvatico, sei sempre pronta a discostarti e a mordere. Stai attenta, prima o poi qualcuno cercherà di raddrizzarti e di renderti domestica, con le buone o con le cattive’’, concluse Giovanni, dirigendosi verso la porta. Teresa si alzò anch’essa, e trovò il coraggio di rispondere.

‘’E quel qualcuno dovresti essere tu?’’, chiese, pentendosi subito dopo di aver detto quelle parole.

Giovanni si immobilizzò, e si girò un attimo a fissarla, come se le volesse dire qualcosa. Poi, distolse lo sguardo, scosse la testa ed uscì, senza replicare, lasciando sola Teresa.

La ragazza continuò a fissare la porta ancora per qualche istante, poi andò verso il suo letto, portandosi dietro la candela accesa.

 Si sdraiò, e si sistemò meglio sotto le coperte, poi spense la candela, cercando di non pensare troppo alle ultime cose che le erano accadute.

 Prima di addormentarsi, la sua mente, che di solito andava verso suo padre e la sua casa, andò verso Giovanni.

Quel brigante, in fondo, non era crudele e perfido, come aveva pensato fin dall’inizio. Poteva apparire burbero, e ignorante, ma lei era sicura di aver visto più volte nei suoi occhi un guizzo di intelligenza. Poi, non era colpa sua se nessuno l’aveva mai acculturato.

 D’altronde, non si poteva pensare che un uomo abituato solo a rubare e a vivere nascosto sui monti fosse una persona in grado di apprezzare i libri o di intavolare un discorso ben articolato. E poi, in fondo, quel volto barbuto e selvaggio le dava un senso di tranquillità e di saggezza.

Aprì per un istante gli occhi, dandosi della sciocca. Quell’uomo era un bruto, uno che causava solo disagi. Era un uomo che doveva essere impiccato.

 Ma era anche un uomo che aveva risvegliato la sua curiosità.

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo J

Premetto che non ho nulla contro i libri, contro i filosofi o altro… ho solo lasciato parlare i personaggi, ed ho cercato di scrivere qualcosa di compatibile con le  diverse personalità dei due protagonisti.

Ho riflettuto a lungo su come far iniziare il rapporto tra Teresa e Giovanni. Alla fine ho scelto di farlo iniziare in un modo un po’ turbolento. Ma d’altronde, ormai un po’ Giovanni lo conosciamo, e sappiamo che è fatto così J

Ringrazio tutti coloro che seguono la mia storia, e in particolar modo quelle quattro magnifiche persone che nel capitolo scorso hanno lasciato un loro pensiero sul racconto, incoraggiandomi e facendomi complimenti, che spero di continuare a meritarli. Grazie J J spero vogliate continuare a spendere qualche parola per il racconto, e spero anche che la vicenda continui a piacervi J

Ancora una volta, grazie a tutti J a lunedì prossimo J

   
 
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