CAPITOLO 7
Giovanni percorse l’ultimo tratto che lo separava dalla casa
di Lina stando attento a non scivolare.
Nonostante ormai fosse giunto il momento delle prime
nevicate, finora il clima si era limitato ad essere piuttosto mite. Così,
continuava a piovere, e si creava una fanghiglia pericolosa, che faceva
scivolare le suole degli stivali.
Nel buio quasi totale, si trovò a bussare alla porta di Lina.
La casa di Lina era una classica abitazione contadina in
legno, con un solo piano e poche camere, per lo più poco spaziose. Invece, nel
retro era direttamente collegata con il capanno degli animali e un orticello
ben custodito.
Lina era sicuramente in casa, poiché si vedeva la luce di una
candela accesa dalla finestra, ma non aprì subito. Giovanni bussò più forte.
Conosceva Lina da parecchi anni, e sapeva che era una donna
alla quale piaceva fare solo quello che le pareva. E se non le andava di
aprirlo, non l’avrebbe fatto. Sbuffò, e si preparò per tornare alla sua
cascina.
Mentre iniziava ad
allontanarsi, la porta si aprì di colpo.
‘’Bussi alla mia porta e te ne vai? Sei in vena di fare
scherzi, questa sera?’’, disse la voce decisa di Lina. Giovanni sorrise.
‘’No, ma non mi aprivi’’, si giustificò.
‘’Se non ti aprivo era
perché avevo altro da fare. Accomodati’’, disse la donna, con fare poco
amichevole.
Giovanni entrò nella casetta. All’interno faceva parecchio
caldo, e si entrava direttamente nella cucina, dove una stufa fumava ancora,
mentre un moncone di candela illuminava l’ambiente.
‘’Che vuoi?’’, chiese Lina, spostando una sedia dal tavolo e
facendo sedere il brigante.
Alla luce della
candela Giovanni si trovo a fissarla.
Lina era ormai una
donna fatta, anche se doveva avere solo quattro o cinque anni in più di Teresa.
Non molto alta, con dei bei capelli castani e lisci, non mostrava nessun segno
particolare. A parte gli occhi. Erano grigi, un colore piuttosto raro, e
fissavano duri l’interlocutore. Facevano chiaramente capire che Lina non era la
tipica ragazza poco di buono, pronta a sottomettersi a chiunque, purché la
pagasse. Lei era una ragazza dal passato ignoto, un passato che nessuno dei
briganti conosceva ma che l’aveva resa dura e coriacea.
Comunque, le motivazioni che l’avevano spinta a compiere
certe scelte di vita si potevano comprendere anche senza bisogno di
spiegazioni. La povertà e i disordini sociali continui erano la vera piaga
della loro terra natia. Fino a poco fa non era stata altro che una prostituta,
ma dopo aver messo da parte un piccolo gruzzolo, era riuscita a risistemare
quella vecchia capanna e a renderla accogliente, aveva iniziato a coltivare un
orto tutto suo e a gestire qualche animale domestico. Così, ultimamente non aveva
avuto più bisogno di vendere il proprio corpo.
‘’Lina, sai vero che alcuni giorni fa abbiamo rapito una
ragazza, e l’abbiamo rinchiusa nella casa abbandonata che è poco più su di qui?’’,
chiese Giovanni, dopo essersi risistemato meglio sulla sedia, e rispondendo
alla domanda della donna.
‘’Certo che lo so,
anche se ne sono rimasta un po’ sorpresa. Questo era un gruppo di briganti nato
per essere serio, per rapinare i ricchi che strangolano la nostra terra, e non
per rapinare giovani ragazze indifese romane’’, disse Lina, lasciando
chiaramente intendere il suo disappunto. Come sempre, era informata su tutto.
‘’Stai tranquilla, mi
sono pentito anch’io di averla rapita. Appena suo padre pagherà il riscatto
richiesto, la dovremmo liberare in uno stato dignitoso. Ma a quanto pare non è
la classica ragazza obbediente, anzi, da parecchi problemi. Non trovando modo
di fuggire, ha smesso di mangiare, e se continuerà così, probabilmente si
ammalerà e morirà. E io non so cosa fare’’, ammise Giovanni a voce bassa. Lina
rise forte.
‘’Il grande Zvàn, capo di una delle più terribili bande di
briganti della zona, si fa mettere in difficoltà da una ragazzina? Oh, questa è
buona’’, disse Lina, continuando a ridere.
Giovanni notò che la donna rideva in modo strano, quasi come
per volerlo provocare. Strinse i pugni, e inspirò, cercando di non perdere la
pazienza. Queste donne lo stavano uccidendo.
‘’Una ragazzina cocciuta e molto, molto determinata a
proseguire il cammino di digiuno che ha iniziato. Quella ragazza non scherza, e
se muore, niente denaro. Senza pensare a tutti i problemi che ci causerà con
Aldo e la sua banda. Senti, Lina, tu sei l’unica donna di questo posto di cui
io mi possa fidare, perché ti conosco da molto tempo e so che in fondo sei
molto leale, quindi smettila di burlarti di me. Ti chiedo solo di andare a
parlare con la ragazza e di convincerla a mangiare e a non commettere
sciocchezze. Ovviamente, sarai lautamente pagata per questo’’, disse Giovanni. Lina
smise di ridere.
‘’Pagata. Pagata. Voi uomini credete sempre che con un po’ di
denaro tutto si risolva. Vi mettete nei guai, e per liberarvene pagate. Sì, a
volte può essere la soluzione giusta. Ma non sempre’’, disse Lina, spostando il
suo sguardo verso la finestra.
‘’Sono una donna
libera ora. Per parecchio tempo, ho dovuto vendervi il mio corpo, solo per
poter mettere qualcosa sotto i denti. Ma ora ho una dimora, ho l’orto e i miei
animali, e posso finalmente permettermi di fare solo ciò che voglio. Non mi
importa nulla del tuo denaro rubato’’, continuò, dando le spalle al brigante e
continuando a guardare l’oscurità che c’era al di là del vetro.
Giovanni si preparò ad andarsene. Quell’enigmatica donna non
l’avrebbe aiutato. Si accinse ad alzarsi dalla sedia, pronto ad uscire da
quella dannata casa.
‘’La situazione è così grave?’’, chiese tutto ad un tratto Lina,
continuando a dare le spalle a Giovanni, ma con un tono di voce serio.
‘’Sì, lo è’’, disse Giovanni, ritrovando la speranza di un
possibile aiuto. Lina si girò, e lo fissò.
‘’Va bene, andrò a
farle visita. Come si chiama?’’, chiese la donna.
‘’Teresa’’.
‘’Perfetto. Conducimi da lei’’.
Giovanni uscì di nuovo. Mentre affrontava la salita, non si
volse indietro ad osservare Lina, che camminava poco dietro di lui. A rompere
il silenzio della notte c’era solo il rumore dei suoi passi, mentre la donna lo
seguiva silenziosa, come se fosse un gatto abituato a vagare nell’oscurità.
La condusse fin sulla porta dell’abitazione dov’era rinchiusa
Teresa, ed aprì il catenaccio. Lina si accinse ad entrare.
‘’Ferma. Non voglio che
tu pensi che io sia uno che non rispetta la parola data. Accetta questi soldi.
Mettiamola così; questo è solo un anticipo’’, disse Giovanni, allungandole una
mano contenente delle monete.
Lina lo fissò, e tornò
a ridere. La sua mano non corse a prendere le monete, ma a scansare Giovanni,
ed entrò nella cucina, richiudendosi la porta dietro di sé.
Giovanni rimase interdetto con le monete in mano, e fissò la
porta chiusa.
Scosse la testa,
pensando che probabilmente col tempo sarebbe riuscito a compiere ogni genere di
rapina, ma non sarebbe mai arrivato a capire fino in fondo le donne.
Teresa sentì che la porta stava venendo riaperta di nuovo.
Ebbe paura. Si chiese cosa le avrebbero fatto. Non temeva
Mario, che in fondo doveva essere un uomo buono. Non temeva neppure Giovanni,
poiché se le avesse voluto far del male glielo avrebbe fatto poco prima.
E poi, al lume di candela, vide entrare una figura femminile,
che si guardò per un attimo intorno, guardinga, per poi avviarsi verso di lei.
Teresa notò subito che si trattava di una donna, che doveva essere più grande di
lei, ma non di molto, al massimo di quattro anni.
La donna continuò ad avvicinarsi a lei, e Teresa vide che era
vestita con abiti poveri ma puliti, aveva un volto comune, e un atteggiamento
che mostrava forza e sicurezza. Poi, si sedette sul suo letto. E fu allora che
parlò.
‘’Ciao Teresa, mi
chiamo Lina. Piacere di conoscerti’’, disse la donna, con tono molto gentili.
‘’Come fai a sapere come mi chiamo?’’, le chiese subito
Teresa, stupita.
‘’Me lo ha detto
Giovanni poco fa’’, rispose Lina. Teresa annuì, ma non disse più nulla.
‘’Mi ha anche detto
che è da molto che non mangi. Infatti, ti vedo molto magra e scarna. Teresa, se
vuoi vivere devi anche mangiare. Sappi che i briganti non ti lasceranno andare
mai fintanto che non sarà versato il riscatto. E sai che ci vorrà un po’,
quindi non fare sciocchezze e mangia’’, continuò a dire Lina, interrompendo
quel breve silenzio che era sceso tra loro.
‘’Sarò la rovina di
mio padre. Gli faranno pagare un grosso riscatto, e tutto per colpa mia. Aveva
ragione, dovevo restare a casa e non insistere per seguirlo in questo dannato viaggio’’,
disse Teresa, esprimendo i suoi pensieri a voce alta.
‘’Stai tranquilla, vedrai che il riscatto non sarà
altissimo’’, cercò di tranquillizzarla Lina, pur sapendo che stava mentendo.
‘’Voglio andarmene di
qui. Fammi fuggire, te ne prego’’, disse Teresa, vedendo in quella donna una
possibilità di scampo. Lina fece un sorriso amaro.
‘’Questo non posso
farlo. Di fronte alla porta di sono due briganti armati. Come potrei riuscire a
farti fuggire?’’, disse Lina, scrollando le spalle e mostrandosi complice.
Teresa annuì, e iniziò a pensare che quella donna doveva essere simpatica.
‘’Hai ragione. Ma tu cosa vuoi da me?’’, chiese Teresa
sommessamente. Lina sorrise.
‘’Solo farti ragionare.
E farti capire che devi mangiare, e smetterla di fare tutte queste storie. Sai,
ben presto tornerai alla tua vita di sempre, sarà questione di poco. Devi
capire che questo sarà solo un momento passeggero, e che quello che per te è un
incubo ben presto passerà. Potrai tornare a sorridere, e a riabbracciare i tuoi cari. Molto presto’’,
disse Lina con modi gentili, e con fare affabile.
Le si avvicinò per controllare il suo stato fisico. Teresa
non poté fare a meno di notare quanto fosse strana quella donna.
Doveva avere solo
qualche anno in più di lei, ma non si poteva più definire una ragazza. Il suo
volto esprimeva, attraverso quelle piccole rughe che aveva proprio sotto gli
occhi, visibili solo ora che si era avvicinata alla luce della candela, mostravano
quanta sofferenza doveva aver patito quel suo esile corpo, e quanto i suoi
occhi avessero pianto in passato.
E furono proprio i
suoi occhi a colpire Teresa. Erano sempre fissi sul volto di chi le rivolgeva
la parola, come se fossero in grado di scrutare l’animo dell’interlocutore.
Mostravano anche che quella era una donna che aveva sofferto, ma che era
riuscita a superare le avversità. Inoltre, erano di una strana tonalità di
grigio.
‘’Devi mangiare.
Subito. O forse vuoi morire?’’, disse Lina, togliendole per un attimo lo
sguardo di dosso. Teresa, a quel punto, sentendosi meglio di fianco ad una
figura femminile e non riuscendo più a trattenere la fame, annuì con la testa.
‘’Ho fame. Devo mangiare’’, disse a bassa voce, cedendo alla
tentazione. Non ne poteva veramente più.
Lina sorrise, soddisfatta, e andò immediatamente verso la
porta.
‘’Zvàn!’’, disse. L’uomo le rispose, dall’altra parte della
porta, senza aprire. ‘’Porta qualcosa da mangiare. Teresa ha fame’’, disse
Lina.
Per alcuni istanti non sentì nulla, poi udì i passi del
brigante, che si stava allontanando.
‘’Guarda qui che disastro. Hai fatto pure spegnere la
stufa’’, sbottò Lina, mentre prese a maneggiare per riaccendere il fuoco. Per
un po’ stette in silenzio, mentre una nuova fiammella iniziava ad illuminare la
stanza.
‘’Teresa, chi sei?’’, chiese Lina poco dopo, ad alta voce.
Teresa la fissò con fare interrogativo, mentre si alzava dal letto. ‘’Intendevo
quale grado nobiliare hai’’, ripeté.
‘’Sono la figlia del
conte Luigi Scalindi’’, rispose.
‘’Ah, una contessina allora’’, disse Lina, iniziando
rattizzare il fuoco e a buttarci nuova legna sopra, per non farlo spegnere.
‘’E tu, chi sei?’’, chiese Teresa, titubante.
Lina alzò lo sguardo,
e sorrise. Anche quello era un sorriso dal retrogusto amaro, e il volto di Lina
parve corrucciarsi lievemente.
‘’Sono stata una prostituta, fino a poco fa. Mi vendevo ai
briganti’’, disse, con amarezza e sincerità, non nascondendosi dietro a false
parole.
Teresa trasalì, di fronte a quelle parole sincere. Stava
parlando con una prostituta. Lei non ne sapeva molto di quelle donne, ma aveva
sentito suo padre definirle come poco di buono, e coloro che andavano a letto
con i mariti delle altre donne.
Ebbe un moto di disgusto. Lina, che la stava fissando,
comprese tutto.
‘’Se ti interessa
saperlo, ora non lo sono più. Ora, grazie ai guadagni e ai lavori richiesti
dopo le prestazioni che effettuavo, sono una donna libera e indipendente. Non
ho più bisogno di vendere il mio corpo a nessuno’’, continuò a dire Lina.
Teresa continuava a
restare nello stupore. Quella donna aveva coraggio, ed esprimeva direttamente i
concetti con chiarezza e sincerità, senza paura di scandalizzare chi
l’ascoltava. Non tentava neppure di mascherarsi un po’.
Teresa, dopo l’iniziale sorpresa e disgusto, trovò la forza
di parlare nuovamente.
‘’Grazie’’, disse.
‘’Di che?’’, chiese Lina, sorpresa.
‘’Per la tua sincerità’’, rispose Teresa. Lina scrollò le
spalle, e sorrise.
‘’In questo luogo, nessuno si nasconde. Si è ciò che si è.
Nessuno ha bisogno di mettersi dei veli di fronte al volto. Qui non siamo nei
saloni nobiliari dove si danno feste tutti i giorni, dove tutti i partecipanti
devono fingersi belli, bravi e buoni. Qui, su questi monti, si vive nella realtà.
E la realtà va accettata così com’è’’, continuò Lina.
Teresa non poté che
essere d’accordo con le sue parole. Le venne in mente il marito della sua amica
Maria, quell’uomo che dava feste e si mostrava gentile ed elegante con tutti,
ma in realtà era solo un bruto. Si limitò ad annuire.
Fu in quel momento che entrò Giovanni. Lina gli si avvicino e
prese la scodella con il brodo, che era già stato scaldato.
‘’Bene, vedo che Zvàn ha già scaldato tutto. Ora, mangia’’,
le disse la donna, sistemando tutto sul tavolo. Poi, indossò il suo mantello e
se ne andò.
‘’Non ho altro da fare, qui. Vado a casa. Teresa, tornerò
domattina a trovarti’’, disse la donna, dopo aver lanciato uno sguardo
rassicurante a Giovanni.
Poi, se ne andò, richiudendo la porta dietro di sé. Giovanni, intanto, era rimasto in piedi a
fissarla. Teresa alzò lo sguardo, e lo posò su di lui.
‘’Ti disturbo se mi fermo un attimo qui, o preferisci che
vada fuori?’’, chiese il brigante. Sembrava impacciato da qualcosa.
‘’No, resta pure’’ disse Teresa, che poi abbassò lo sguardo e
prese a mangiare.
Al suo pasto si era
aggiunto anche un altro quadretto di piadina, lievemente bruciacchiata ma
buona. Anzi, per Teresa era tutto buonissimo, e appena sentì il cibo
scivolargli in gola e poi verso lo stomaco, si sentì subito molto meglio.
Mangiò per alcuni minuti senza pensare ad altro. Non appena
finì il cibo, alzò lo sguardo, e vide che Giovanni era ancora lì, seduto su una
sedia poco distante, e la stava fissando intensamente.
Non appena notò che Teresa ricambiava il suo sguardo, l’uomo
riabbassò il suo.
Teresa continuò a fissarlo, notando che quel volto aveva
qualcosa di speciale. Qualcosa che la incuriosiva.
Giovanni era un uomo alto nella media, di corporatura
muscolosa, grandi occhi scuri e si comportava di solito con fare aggressivo. Ma
in quel preciso momento appariva calmo come un agnellino.
Teresa notò che si era tolto il cappellaccio che portava
sempre, e l’aveva appoggiato a terra. Il brigante era ancora giovane, nel pieno
delle sue forze, ma non doveva avere meno di trent’anni.
I capelli erano radi
ed erano un po’ lunghi, mentre la barba, che era folta, scura e non curata,
dava a Giovanni un’espressione indomita, quasi selvaggia. Senza il cappello
sgualcito in testa, i suoi capelli si erano lievemente arruffati, mostrando
anche un inizio di calvizie. Come se avesse capito a cosa stava pensando la
ragazza, il brigante si passò la mano destra tra la folta barba, come per
cercare di sistemarsela un po’. Visto in quel modo, a Teresa ricordò un qualche
antico filosofo greco, uno di quei personaggi di cui suo padre le aveva più
volte parlato.
Quel buon uomo di suo padre le aveva insegnato personalmente
a leggere e a scrivere, e con una pazienza infinita le aveva raccontato la storia
dell’uomo, compreso i racconti di quei barbuti ed antichi greci.
‘’Mi sembri un antico
greco’’, disse Teresa tutto a un tratto, rompendo brutalmente il silenzio, con
toni ironici.
‘’Un antico.. Che?’’, chiese Giovanni, trasalendo.
Si era acquietato lì, su una sedia e al calduccio, e pensava
che Teresa non gli avesse mai rivolto la parola. Ed ora, invece, si ritrovava a
fissarla con un espressione tra lo stupito e l’offeso.
‘’Un greco. Erano degli uomini saggi, vissuti parecchio tempo
fa. Più o meno, dovevano avere il tuo stesso aspetto. Erano dei filosofi. Alcuni
li hanno anche ritratti, e i loro volti sono stati scolpiti nella pietra, per
essere ricordati da tutti’’, disse Teresa, semplificando la questione e
rivolgendosi al brigante con toni riconcilianti. Infatti, Giovanni sembrava
essersela presa.
‘’Spero che non sia un
offesa… Greco’’, provò a pronunciare poco dopo.
‘’No, non lo è. Era
solo un mio stupido pensiero, scusami’’, disse Teresa, che notò subito che il
brigante tornava a rilassarsi.
‘’Deve far parte di quelle cose inutili di cui parlano i
nobili’’, continuò a dire Giovanni, facendosi calmo.
‘’No, non sono
inutili. Sta di fatto che parecchie di queste cose si possono riscontrare sui
libri…’’, continuò Teresa, ma Giovanni non la lasciò finire.
‘’Libri… Cose inutili, che non servono a nulla’’, disse il
brigante, con un tono di voce alto. Teresa lo fissò, allibita.
‘’E invece servono molto’’, ribadì. Giovanni sorrise.
‘’Certo, hanno una loro funzione specifica. Bruciare nei
camini. Pensa, una volta Mario ne aveva rubato uno da qualche posto, di preciso
non ricordo. C’erano strani segni scritti, e dopo aver provato a guardarlo lo
ha gettato nel fuoco. È durato poco tra le fiamme, ma ha scaldato un po’
l’ambiente. Ne servirebbero di più a sto mondo, e di certo il fuoco si accenderebbe
con meno problemi. A volte abbiamo solo legna verde, che brucia con difficoltà.
Quelli, invece, bruciano benissimo, ma si carbonizzano subito. L’importante è
strappare l’involucro di pelle che li avvolge’’, disse Giovanni, sorridendo,
usando toni ironici.
Teresa continuò a
fissarlo. Se qualcuno si fosse permesso di dire cose del genere in un ambiente
aristocratico al quale lei era abituata, prima di tutto veniva fatto passare
per demente e poi allontanato ed emarginato.
Comunque, Giovanni, vedendo che la ragazza non ricambiava il
suo sorriso, e lo fissava in modo stralunato, si risistemò sulla sedia e smise
anch’esso di sorridere.
‘’Che ho detto di
male? Hai mai provato a gettarne uno nel camino?’’, chiese, con fare innocente
ma continuando ad essere lievemente ironico.
‘’No. Costano una fortuna, come potrei gettarli nel camino? E
poi sono utili. Aprono al mente, ed aiutano chi legge a farsi un’idea della
realtà’’, continuò a dire imperterrita Teresa.
‘’Sì, certo, sono utili, ma non di certo per te, ragazza. Tu,
certe cose, non dovresti neppure leggerle, e sinceramente non capisco perché
qualcuno abbia voluto corrompere i tuoi pensieri insegnandoti queste
sciocchezze inutili, soprattutto per una donna. Invece di insegnarti a lavare i
piatti o a rispettare un uomo, ti hanno rovinato con delle sciocchezze’’, disse
Giovanni, alzandosi dalla sedia.
‘’No, non mi ha rovinato nessuno. Mi è stato solo insegnato a
pensare’’, disse Teresa, risoluta. Giovanni le si avvicinò, mentre si rimetteva
il capellaccio sgualcito in testa.
‘’Ragazza, voglio darti un consiglio. Pensa un po’ meno, e stai
attenta a come parli e a quello che fai. Prima mi hai sputato addosso, poi mi
hai dato del…’’, il brigante si passò una mano tra la barba, prima di
continuare, mentre si era fatto pensieroso, ‘’del greco, poi cerchi sempre di
tener testa a tutti e di far sempre di testa tua. Ti comporti come un animale
selvatico, sei sempre pronta a discostarti e a mordere. Stai attenta, prima o
poi qualcuno cercherà di raddrizzarti e di renderti domestica, con le buone o
con le cattive’’, concluse Giovanni, dirigendosi verso la porta. Teresa si alzò
anch’essa, e trovò il coraggio di rispondere.
‘’E quel qualcuno dovresti essere tu?’’, chiese, pentendosi
subito dopo di aver detto quelle parole.
Giovanni si immobilizzò, e si girò un attimo a fissarla, come
se le volesse dire qualcosa. Poi, distolse lo sguardo, scosse la testa ed uscì,
senza replicare, lasciando sola Teresa.
La ragazza continuò a fissare la porta ancora per qualche istante,
poi andò verso il suo letto, portandosi dietro la candela accesa.
Si sdraiò, e si
sistemò meglio sotto le coperte, poi spense la candela, cercando di non pensare
troppo alle ultime cose che le erano accadute.
Prima di
addormentarsi, la sua mente, che di solito andava verso suo padre e la sua
casa, andò verso Giovanni.
Quel brigante, in fondo, non era crudele e perfido, come
aveva pensato fin dall’inizio. Poteva apparire burbero, e ignorante, ma lei era
sicura di aver visto più volte nei suoi occhi un guizzo di intelligenza. Poi,
non era colpa sua se nessuno l’aveva mai acculturato.
D’altronde, non si
poteva pensare che un uomo abituato solo a rubare e a vivere nascosto sui monti
fosse una persona in grado di apprezzare i libri o di intavolare un discorso
ben articolato. E poi, in fondo, quel volto barbuto e selvaggio le dava un
senso di tranquillità e di saggezza.
Aprì per un istante gli occhi, dandosi della sciocca.
Quell’uomo era un bruto, uno che causava solo disagi. Era un uomo che doveva
essere impiccato.
Ma era anche un uomo
che aveva risvegliato la sua curiosità.
NOTA DELL’AUTORE
Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo J
Premetto che non ho nulla contro i libri, contro i filosofi o
altro… ho solo lasciato parlare i personaggi, ed ho cercato di scrivere qualcosa
di compatibile con le diverse
personalità dei due protagonisti.
Ho riflettuto a lungo su come far iniziare il rapporto tra
Teresa e Giovanni. Alla fine ho scelto di farlo iniziare in un modo un po’
turbolento. Ma d’altronde, ormai un po’ Giovanni lo conosciamo, e sappiamo che
è fatto così J
Ringrazio tutti coloro che seguono la mia storia, e in
particolar modo quelle quattro magnifiche persone che nel capitolo scorso hanno
lasciato un loro pensiero sul racconto, incoraggiandomi e facendomi
complimenti, che spero di continuare a meritarli. Grazie J J spero vogliate continuare a spendere
qualche parola per il racconto, e spero anche che la vicenda continui a
piacervi J
Ancora una volta, grazie a tutti J a lunedì prossimo J