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Autore: Scheherazade_Reim    19/01/2015    2 recensioni
Il marchio del drago, secondo alcune leggende, rappresenta il tocco della divinità.
Si narra che coloro che possiedo il marchio siano segnate dalla sventura e dal dolore, poiché è solo nelle tenebre che si può trovare la luce e la bellezza che sfuggirebbe agli occhi dei comuni esseri umani.
Le persone marchiate sono offerte in sacrificio, in cambio d'immensi poteri e della possibilità di realizzare un desiderio.
Dopo la battaglia per la Sfera dei Quattro Spiriti, un altro viaggio ha inizio!
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kohaku, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il marchio del drago

-Prologo-       

Occhi color nocciola scrutavano con curiosità crescente quella distesa di alberi avvolti dall’oscurità. Un espressione calma sul volto e una tempesta nella mente.

Avete presente quella sensazione, quella sensazione di vuoto e di smarrimento che un luogo come quello, circondato solo da alberi, poteva causare sulla mente di una persona normale causandole confusione.

“Perfetto, sono capitata in un episodio di ai confini della realtà … “ pensò sconsolata mentre valutava il da farsi. “Oppure … “ dalla tasca dei jeans estrasse un piccolo pacchetto di sigarette, certo, nell’oscurità non poteva vedere bene e dopo aver sospirato delusa li rimise nella tasca di prima. “Il pacchetto mi sembra normale e quindi non sono drogata. Bene, un passo avanti ma che non mi aiuta a uscire da questa situazione”.

Accanto a lei vedeva solo oscurità e nient’altro. Una bella luna piena illuminava il cielo coperto di stelle e quando le guardò rimase sconcertata da quanto fosse luminoso, senza segni d’inquinamento atmosferico e anche l’aria sembrava più limpida e pura.

Indossava una giacchetto Denim e da esso estrasse un telefono cellulare abbastanza moderno, non era uno di quelli dell’ultima generazione, certo, ma se non altro aveva incorporata dentro di se un’applicazione “torcia”. Consumava la batteria, certo, ma dato che non c’era campo poteva anche usarlo così per il momento.

Questo pensava mentre cominciò a camminare in quell’intricato groviglio di alberi.

Una mano sul cellulare, l’altra stretta attorno alle spalline di pelle scura che appartenevano a una custodia per chitarra sulla schiena.

“Come ci sono finita qui?” continuò a pensare sempre più preoccupata “Ricordo che stavo correndo in un vicolo inseguita da alcuni tirapiedi, ho girato in un vicolo e ho tagliato per un tempio abbandonato e poi … “

Nulla.

Si sforzava di ricordare cosa fosse accaduto, ma senza il minimo risultato. Era come se avesse una sorta di black-out, come dopo una sbornia pesante, non riusciva a focalizzare niente a parte la certezza di aver visto una figura nascosta nel tempio.

“Mi avranno drogata e trascinata fuori dalla città. Non c’è altra spiegazione”.

Annuì con il capo cercando di convincersi; la logica era la sola cosa che le impediva di avere un attacco di panico proprio in quel momento.

“Concentrati … Stai calma … Lo zio non ci metterà molto a scoprire che sei sparita e a mandare qualcuno a cercarti”.

Si fermo un istante prendendo un profondo respiro e placando l’ansia che sentiva salire dentro di sé.

Nell’oscurità più fitta rischiarata solo dalla luce delle stelle e della luna non vi era nessun rumore particolare, solo il vento che accarezzava debolmente i ciuffi d’erba e il ronzio di qualche insetto potevano essere definiti come rumori ma a parte lei, in quel momento, sembrava non ci fosse nessuno.

“Certo che per essere un rapimento si sono dati molto da fare. Perché diavolo portarmi in una montagna e mollarmi qui da sola? E’ forse un nuovo gioco perverso o cosa?!”

Non riusciva a venire a capo di quella situazione. Pensava, pensava e ancora pensava ma non sembrava esserci una spiegazione e lei aveva bisogno di una logica per restare calma.

Fu allora che sentì dei rumori più chiari.

Qualcosa si stava avvicinando a lei, spense la torcia al vedere una luce avanzare nella sua direzione e mentalmente ringraziò ogni divinità conosciuta. Era salva. Finalmente era salva.

Dalle tenebre emersero alcuni uomini, sei per la precisione, vestiti con delle armature tipiche di un epoca remota e con delle katane posizionate saldamente ai loro fianchi.

Due di loro avevano in mano delle torce e i loro sguardi non promettevano niente di buono. Lentamente mise le mani nella tasca della giacchetta, in una di esse teneva un piccolo coltello a serramanico, niente di eccezionale, ma sapeva usarlo bene e se qualcuno si fosse avvicinato ci avrebbe ben pensato a fargli cambiare idea.

« Guardate … sembra che abbiamo trovato qualcuno con cui passare questa splendida serata, non trovate? »

Esordì uno di loro mentre gli altri annuivano.

“Bene, almeno so chi è il capo della banda” pensò con freddezza mentre la luce di quelle torce delineavano i suoi lineamenti.

Era abbastanza alta per i suoi diciotto anni e i capelli scuri erano corti e decisamente fuori controllo, sulla guancia sinistra c’era una voglia a forma di drago che risaliva verso l’occhio donandole un aspetto quasi misterioso.

« Ma siamo sicuri che è una donna, capo? Indossa uno stranissimo kimono … sembra più un ragazzino. »

Uno degli uomini che reggevano la strana fiaccola parlò esprimendo quel suo pensiero mentre gli occhi nocciola della loro “preda” li studiavano con attenzione. Quelle parole non erano lusinghiere, nessuno l’aveva mai scambiata per un ragazzo e la cosa non le piacque ma non era il momento, pensò, per preoccuparsi di questi dettagli.

Quei tizi erano veramente strani.

Il loro capo, nel frattempo, si era avvicinato ancora di più alla ragazza e la guardava con una strana luce in quegli occhi scuri.

« I vestiti sono l’ultima cosa di cui mi preoccuperei, ragazzi, quando avremo finito … sarà un miracolo se riuscirà ad alzarsi ancora in piedi. »

La mano di quell’uomo si avvicinò a lei ma prima che potesse anche solo pensare di toccarla la ritrasse dolorante mentre alcune gocce di sangue macchiavano il terreno sottostante, al riflesso della luna piena brillava una piccola la argentea ora coperta di sangue.

« Dannata … » mugugnò dolorante il capo mentre si ritraeva e i suoi uomini avanzavano verso di lei.

“Ci mancavano solo gli ubriachi usciti da una fiera del fumetto” pensò mordendosi piano le labbra e tenendo ben in vista il coltello mentre quegli uomini cominciavano ad estrarre le loro armi dai foderi.

“E’ meglio scappare prima di scoprirlo!”

Era una follia, lo sapeva bene, ma non aveva nessuna intenzione di farsi “prendere” da quei tizi e correre nell’oscurità non era di certo una cosa furba.

“Ma cosa posso fare?! Non posso certo sperare che qualcuno venga a salvarmi. Se la situazione diventa pericolosa, allora … “

Aumentò la stretta attorno alla spallina che reggeva al corpo la custodia della chitarra. In quel momento si spostò di lato e veloce cominciò a correre in direzione del bosco.

« Bastarda! Inseguitela, presto! »

Cercava di correre più diritta possibile e mettere maggiore distanza dai suoi inseguitori, fortunatamente a piedi come lei, dalla sua parte aveva il peso della chitarra sulle spalle a rallentare la sua corsa.

Era la serata delle corse, pensò amaramente, correndo ora in direzione di una luce poco più distante da lei. Una strada? Qualunque cosa fosse, pensò, era la sua salvezza e con un movimento preciso richiuse il coltello per nasconderlo in tasca.

Nel correre si sbilanciò in avanti alcune volte a causa del peso della chitarra, le dita sfioravano il terreno morbido sotto di se per un leggero istante prima di rialzarsi e riprendere così la sua folle corsa verso la salvezza.

Era vicina, vicinissima al pari delle voci degli uomini alla sua schiena. Li sentiva, vedeva proiettarsi la propria ombra sul terreno.

Era arrivata e davanti a se non vide una strada, come sperò, ma bensì quello che sembrava un accampamento con dei cavalli. Si guardava attorno, spaventata e stavolta seriamente preoccupata. Il petto si alzava e abbassava ritmicamente mentre la mente si svuotava.

Fu in quel momento, quando girandosi di lato per cercare un'altra via di fuga, il suo corpo sbatté contro qualcosa di resistente ma anche soffice.

L’impatto fu immediato e atterrò malamente con il fondoschiena sul terreno, alzò lo sguardo, spaventata e davanti a se trovò il muso di una creatura che non aveva mai visto prima. Era un gatto, ma molto più grande, dal pelo color crema con qualche striatura nera e denti a sciabola come le tigri dell’era preistorica. La sua mente non poteva credere a quello che i suoi occhi stavano vedendo, una certezza aumentata quando vide scendere da quella creatura un giovane ragazzo che non doveva avere altro che la sua età. Indossava una veste scura con delle protezioni di un leggero colore ambrato, legata alla schiena vi era un arma davvero strana e molto grande.

« … Va tutto bene? » Domandò il giovane ma lei non aveva nemmeno la forza di rispondere in quel momento, per sua fortuna il ringhiare di quella creatura demoniaca attirò la loro attenzione sugli inseguitori della ragazza.

Il misterioso ragazzo, l’unico finora con un aspetto vagamente normale, sembrava guardarli con una calma pacata ma senza cedere di fronte al loro sguardo minaccioso.

« Ragazzino fatti da parte e consegnaci quella puttanella! »

A parlare non fu altro che l’uomo ferito da lei stessa, il capo a quanto sembrava, lei si limitò a guardare il giovane davanti a lei chiedendosi quali potevano essere le sue intenzioni.

L’avrebbe salvata? Oppure no?

 

Salve a tutti!

Sì, sono proprio una pessima persona. Sebbene io abbia una storia in corso in un altro fandom mi sono buttata a capofitto in questa mia nuova idea. Tuttavia, essendo lo sprazzo di un momento, non so bene se vale la pena continuarla oppure no. Devo decidere.
In ogni caso mi rimetto alle vostre critiche e ai vostri commenti. Ditemi quello che pensate e quello che vi aspettereste di vedere perché le ritengo le recensioni migliori

Un grazie di cuore in anticipo a tutti coloro che sono arrivati fino in fondo.

  
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