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Autore: Strega_Mogana    20/01/2015    1 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 17: Un maiale, un topo e due giraffe

Il deserto, come prevedibile, era vastissimo e molto caldo.
Ma nonostante tutto procedevano velocemente, Severus su Scendiletto che volteggiava a mezz'aria come se fosse uno studente alla sua prima lezione di volo e Patricia su Genio che aveva assunto la forma di un curioso cammello blu.
In modo categorico si era rifiutata di salire ancora sul tappeto volante.
L'orizzonte tremolava per il caldo torrido, attorno a loro solo sabbia gialla e sole battente sulla testa.
Severus rischiava di addormentarsi su Scendiletto, sapendo bene che non avrebbe trovato giovamento da quel riposo. Erano giorni ormai che non gli sembrava di dormire, era come se il suo cervello non volesse riposare, restando sempre all'erta. Chiuse un attimo gli occhi cercando non far vincere il caldo e il sole che gli faceva scottare la testa protetta solo da un leggero fazzoletto bianco legato in malo modo.
- Genio, - fece Patricia sporgendosi in avanti vero il muso di quello strano cammello – quanto manca?
- Non molto.- rispose lui – La caverna è vicina.
Quando si fermò i due si guardarono attorno: c'era solo sabbia, un immenso oceano di sabbia. Non c'era traccia di caverne o anche solo montagne in lontananza. Temettero che il Genio li avesse ingannati.
- Dov’è la Caverna?- chiese Severus aguzzando la vista.
- Laggiù. – indicò Genio tornato normale, puntando un dito blu sulla distesa di sabbia davanti a loro.
- Laggiù dove? – domandò Patricia esasperata.
Severus avvertì una tasca dei pantaloni tremare, affondò la mano e prese le parti del ciondolo a forma di scarabeo.
Il ciondolo tremava tra le sue dita. Le parti si illuminarono e in un batter d'occhio saltarono via, unendosi sopra la sua testa mandando scintille dorate. Lo scarabeo che si era formato volò in circolo sulla distesa di sabbia e con forza affondò in una piccola collinetta. Il terreno tremò qualche secondo, nella sabbia si formò un vortice che si ingrandiva velocemente. Il pozionista stava per gridare a tutti di allontanarsi quando un’enorme testa di leone sbucò dal vortice aprendo le sue fauci di pietra.
Severus e Patricia si guardarono in faccia allibiti.
- Signori. – fece Genio sorridente – Ecco a voi la Caverna delle Meraviglie.
La testa del leone era veramente enorme, Severus calcolò che, più o meno, doveva essere alta almeno cinque piani. Le fauci spalancate costituivano una terrificante entrata.
Non era incoraggiante.
Si avvicinarono titubanti, e quando furono abbastanza vicini la bocca del leone iniziò a muoversi.
- Chi osa disturbare il mio riposo? – la voce era tonante ed echeggiava per tutto il deserto. Non si sarebbero stupiti se le città lontane avessero udito quella voce, una voce che assomigliava molto ad un ruggito.
- … Patricia e Severus.
Il sacchetto che conteneva le gemme recuperate fino a quel momento brillò di una luce colorata.
Il leone sgranò gli occhi privi di pupille.
- Potete entrare... potete toccare solo la statua.
- A noi sta bene. – disse Severus avvicinandosi all’entrata.
- Voi non venite?- domandò Patricia voltandosi verso il tappeto volante e Genio.
- Sei matta? Se entriamo là dentro torniamo schiavi di quel posto! Vi aspettiamo qui!
Si avvicinarono all’entrata, ma prima di metterci piede osservarono bene i denti aguzzi di pietra.
- Non è che appena entriamo diventiamo uno spuntino?
Il mago non rispose, si limitò ad allungare un piede per tastare la lingua di pietra dell'animale. Entrarono a piccoli passi ascoltando ogni rumore sospetto e pronti a scappare. Tirarono un lieve sospiro di sollievo quando si resero conto che non sarebbero stati mangiati da quell'enorme testa di pietra.
Scoprirono in fretta che la lingua non era altro che il principio di una lunga scala che scendeva nelle profondità della terra. Iniziarono a scendere gli scalini fino a quando persero del tutto la cognizione del tempo e della profondità. Sopra la loro testa c'erano solo scalini e buio. Sotto di loro altri scalini e altro buio.
Scesero per quelle che parvero ore, camminarono lungo sentieri stretti che costeggiavano burroni profondi, sorpassarono varie statue di persone pietrificate fino a quando non scorsero una luce in fondo ad un lungo corridoio.
- Forse abbiamo trovato la pietra. – mormorò Piton cauto – Stammi vicino, Patricia.
La strega annuì sistemandosi alle spalle dell’amico. Severus, in circostanze normali, avrebbe trovato quell’atteggiamento insolito. Patricia non si faceva comandare a piacimento, non potevi dirle cosa fare senza aspettarti una battuta acida come risposta.
Ma quella non era più una situazione normale e tra di loro c’era un forte imbarazzo per quello che era successo al castello. Nonostante avessero provato a minimizzare l’accaduto si rivolgevano a stento la parola e solo per il minimo indispensabile.
Era una situazione esasperante.
Improvvisamente un rumore grottesco rimbombò nella grotta, Patricia si lasciò scappare un urlo tappandosi immediatamente la bocca con le mani.
- Cos’è stato? – domandò la strega.
- Non lo so.
Un secondo rumore grottesco seguì il primo; questa volta, però, sembrava più vicino.
- Si sta avvicinando. – mormorò il mago.
Dal punto in cui arrivava la luce si allungarono due ombre. Una era lunga e magra con due enormi tentacoli al posto delle braccia, l’altra era molto più grossa con due enormi zanne.
Senza pensarci due volte Severus si parò davanti a Patricia per proteggerla. La donna osservò stupita l’amico.
Chiusero entrambi gli occhi aspettandosi il peggio, erano in un lungo tunnel scavano direttamente nella roccia e non c’erano punti in cui nascondersi.
I pozionista sentì la mano dell’amica appoggiata alla sua schiena, riuscì a resistere all’impulso di voltarsi e abbracciarla per proteggerla meglio con il suo corpo.
- Ehi Timon...- grugnì una voce – abbiamo compagnia!
- E chi sarebbe Pumba?– chiese un’altra voce, questa era più acuta – Simba? Le iene? Il fantasma di Mufasa? Quella scimmia impicciona che fa yoga?
- Non è Simba. – rispose la prima voce, quella che rispondeva al nome di Pumba – Non mi sembrano due fantasmi e una è più carina delle iene.
Severus e Patricia aprirono gli occhi, quelle due voci non sembravano appartenere a orripilanti mostri giganteschi.
Intorno a loro non videro nessuno.
- Ma dove sono?
- Siamo quaggiù. – grugnì la prima voce.
Il mago abbassò lo sguardo, ai suoi piedi c’erano due animali: un suino con grandi zanne e un topo alto venti centimetri, il pelo era marroncino a strisce più scure, stava in piedi sulle zampe posteriori mentre il maiale era seduto.
- Io so cosa sono. - disse il topo.
- Sul serio Timon? - domandò l'altro animale ammirato – E cosa sono?
- Due giraffe.
Pumba si voltò a guardarli poco convinto.
- A me non sembrano due giraffe. Non hanno lo stesso colore.
- Due giraffe pallide.
- Oh Timon come sei intelligente!
- Abbiamo qui davanti un topo troppo cresciuto e un maiale?- sbottò Piton alzando un sopracciglio.
- Ehi calmo giraffone!- fece Timon scocciato – Io sono un suricata e mi chiamo Timon e lui non è un maiale, ma un facocero e il suo nome è Pumba.
- Cosa ci fate nella Caverna delle Meraviglie?
- Stavamo vagando per il deserto alla ricerca di quegli insetti croccanti che vivono solo qui... quando siamo finiti nelle sabbie mobili. Siamo precipitati in questa stupida caverna. – spiegò stizzito il suricata tirando un sasso contro una parete.
- Siete intrappolati quindi.
- Esatto.
- Da quanto?
- Ma non saprei. – fece Pumba guardando il soffitto – Timon da quanto siamo in questa Caverna?
- Sei settimane. – rispose sconsolato l'altro – Sei lunghe ed infinite settimane. Ma, se voi siete entrati vuol dire che avete aperto la Caverna!
- Sì.
Il suricata esultò facendo due capriole all’indietro.
- Hai sentito Pumba? Siamo liberi!
- Ma Timon...- iniziò il facocero meditativo - ci sarà un motivo se sono scesi fino qua sotto, non trovi?
Il suricata si bloccò con il sorriso ancora stampato sul muso.
- Aspetta un attimo. – fece all’improvviso diventando pensieroso – Ci sarà un motivo se questi due sono venuti fin qua giù!
Pumba alzò gli occhi al cielo.
- Voi cosa ci fate qui?- chiese Timon puntando un dito peloso verso i due che ancora li guardavano stralunati.
- Stiamo cercando la statua del Principe Eric.
Pumba e Timon si scambiarono una lunga occhiata, poi scoppiarono in una fragorosa risata.
- Cos’ho detto di buffo?- domandò Patricia indispettita.
- Nulla... nulla...- fece Timon asciugandosi le lacrime – è solo che la statua è protetta da una strega e nessuno la può toccare o anche solo avvicinarsi.
- Una strega? E come si chiama?
- Malefica.
- Voi sapete dove si trova la statua e questa Malefica?- chiese Severus.
- Sì, lo sappiamo. – rispose Pumba entusiasta – Possiamo accompagnarvi!
- Aspetta, aspetta, aspetta, aspetta Pumba. - disse Timon prendo il facocero per una zanna e trascinandolo un po’ più lontano dai due – Non possiamo portare quei due da Malefica.
- E perché no? – domandò il suino – Facciamo una buona azione Timon!
- Mio innocente e fiducioso ammasso di ciccia, non sappiamo nulla di quelle giraffe.
- Non siamo giraffe! - gridò Severus.
- E' quello che dicono tutte le giraffe! - gli rispose il suricata.
- Lei mi sembra così gentile! – esclamò euforico il facocero scodinzolando come un cagnolino.
- Ma lui sembra una giraffa che mangia facoceri tutti i giorni con contorno di suricata alla diavola!
Pumba impallidì deglutendo spaventato.
- Ma Timon se noi gli aiutiamo ci possono portare fuori di qui!
Timon iniziò a pensare, dopo pochi istanti schioccò le piccole dita.
- Che idea geniale! – esultò guardando l’amico nei piccoli occhi neri – Se noi aiutiamo quelle due giraffe con Malefica potrebbero farci uscire da qui! Che ne dici Pumba?
Per tutta risposta Pumba grugnì qualcosa di incomprensibile.
- Bene amici!- dichiarò felice il suricata – Potete salutare le vostre guide!
- Perfetto!- fece Patricia – E’ meglio presentarsi però... io sono Patricia e lui è Severus.
- Posso chiamarti Sevvy?- chiese speranzoso Timon.
Patricia ridacchiò alle sue spalle.
- No!- ringhiò il mago che ancora non riusciva a credere a quello che aveva davanti agli occhi.
- In marcia nostri nuovi amici! – dichiarò Pumba – La stanza della statua è da quella parte.
- Timon, - fece Patricia camminando dietro le due nuove guide – prima si sentivano degli strani rumori... cos’era?
- Oh nulla di cui avere paura... gli insetti di questo posto riempiono la pancia del mio amico facocero d’aria. - spiegò picchiano una piccola mano sul ventre gonfio dell'amico - Avete solo sentito Pumba mentre...
- Abbiamo capito!- urlarono i due.
   
 
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