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Autore: Kokky    24/11/2008    6 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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71 –  You set my soul alight

 

Logan passò un piede sul terreno utilizzato per l’alchimia, cancellando il cerchio e il pentagono iscritto.

Gli altri quattro lo aspettarono, poi si incamminarono verso la villa.

« Potremo essere di nuovo utili. » esclamò Jack, con un mezzo sorriso, parlando per la prima volta quella mattina.

Logan parve risollevarsi un po’ a quelle parole, Elisabeth scambiò un’occhiata eloquente con Francis, con forza; Daniel diede una pacca sulla schiena al gigante.

Arrivarono alla fine del via di ciottoli bianchi, percorsero la grande strada della villa fino ad arrivare all’ingresso dove, stesa a terra, c’era ancora la guardia uccisa da Adam.

Logan, con sangue freddo, si chinò e chiuse gli occhi spalancati – a guardare con orrore davanti a sé – dell’uomo. « Non è rimasto nessuno che pensa a lui, i servitori saranno fuggiti tutti, dopo l’attacco. » disse.

Daniel e Francis si offrirono di scavargli una fossa e si diressero verso il capannone degli attrezzi, immerso lì nel bosco, vicino a un sentiero che costeggiava le mura.

Logan, Jack e Beth andarono dietro la villa barocca, dove c’erano solitamente le carrozze. Ne era rimasta una sola, le altre le avevano utilizzate i servitori in fuga.

« Ci basta. » disse l’alchimista, controllando che tutto fosse apposto.

« Vado a prendere i cavalli... » affermò Lisa, allontanandosi.

Jack e Logan andarono nelle loro stanze, recuperarono gli zaini di tutti e cinque, mettendo le foto e i quadri di Beth alla buona in un borsone, e li caricarono sopra la carrozza stringendoli con delle corde.

Elisabeth arrivò poco dopo, con in mano le redini di due cavalli dal manto nero e gli occhi vispi, e li legò alla carrozza annodandoli per bene.

Lei e Jack salirono sulla carrozza e Logan si mise al posto del guidatore; fece partire i cavalli con un colpo di redini e dopo il giro attorno alla villa si fermò davanti all’entrata, dove Francis e Daniel avevano già finito.

Un mucchio di terra compatta e appena smossa ricopriva ora il corpo della guardia, morta solamente perché stava facendo il suo lavoro. Logan scese dalla carrozza, con un gessetto in mano mormorò qualche parola e tramutò una parte di terriccio in pietra grigia, dura e compatta, a indicare la sua tomba.

Francis si guardò intorno, colse dei fiori cresciuti fra l’erba giallognola e li pose accanto alla lapide, come ultimo omaggio per quell’uomo. Per quella villa dove non avrebbero più, probabilmente, fatto ritorno.

I tre salirono sulla carrozza, Logan sempre al posto del guidatore: era cresciuto in una tenuta con delle scuderie e si era allenato a condurre i cavalli, per lui non era un problema guidare un calesse; gli altri si sistemarono dentro la carrozza, un po’ stretti.

Partirono senza più guardare indietro, con lo sguardo fisso sulla foresta un po’ ingiallita dall’estate ma sempre rigogliosa, con la mente occupata dalla strada da percorrere, e la promessa – dentro di sé, da dire in silenzio – di vendicare il loro orgoglio ferito. La sconfitta pulsava fastidiosamente fra i loro pensieri, ma era scacciata da quei propositi.

Per quel gruppo, non l’unico dell’esercito ma anche uno dei pochi, quel lavoro significava dare un reale aiuto alle persone, ai positivi, all’Impero in generale. Era il loro compito, e basta.

« Bene. » mormorò Elisabeth, e gli altri asserirono silenziosamente.

Bene.

 

I fiori, su quella tomba senza bara e accanto a quella lapide creata da alchimia, illuminavano con il loro rosso chiaro, accesi in quel miscuglio marrone e giallo/verde.

Parevano narrare la risalita dopo uno scivolone accidentale di cinque poveri soldati alle prese con problemi enormemente più grandi di loro.

E se anche la speranza – non solo per loro cinque –  era molta e sepolta come quell’uomo che giaceva sotto quei fiori... quei doni colorati sembravano riaccendere la fiamma della battaglia.

I negativi, gli alchimisti, l’esercito intero; l’umanità quasi, non solamente lì ma in tutta Aiedail, si era risvegliata; gli attacchi ormai troppo frequenti e i rapimenti avevano destato anche i più sciocchi e perbene degli uomini.

Il rosso di quei fiori, forte in quell’estate, sembrava un inno alla guerra, un richiamo deciso e cristallino a cui nessuno, nessuno con a cuore il mondo intero e la propria vita, avrebbe resistito: mai più pace, solamente lotta.

 

 

Sofia si rigirò nel letto stancamene, aprendo gli occhi e fissando il soffitto. Con quell’oscurità non si vedeva nulla, sembrava quasi di soffocare in un pozzo infinito, senza aperture.

La luce della luna non filtrava a causa della profondità della cava, si disse. Non era un pozzo, non lo era...

Immersa in quel buio, Sofia sospirò: quanto avrebbe dovuto aspettare Adam?

Aveva fatto una scelta, aveva deciso da sola cosa fosse meglio per sé, ma per quanto sarebbe durata quell’attesa fastidiosamente piena di colpe?

Continuò a rigirarsi fra le lenzuola, rabbrividendo per l’aria fresca causata dalla presenza dei vampiri. Sollevò la testa, percependo dei rumori fuori dalla sua stanza, vicinissimi... un parlare conciso e sussurrato di cui lei non riuscì a carpirne le parole. Rimase in ascolto, attenta, e poi... la porta si aprì.

La luce del corridoio filtrò flebilmente, strisciante, e illuminò un po’ la camera, mentre un’ombra conosciuta avanzava, richiudendosi la porta alle spalle.

« Adam. » mormorò Sofia, mettendosi seduta.

Lui accese la luce alchemica, tirando una piccola corda bianca a sinistra della porta. Azionava una pietra che strisciava su un cerchio alchemico, posto all’interno della lampada, facendolo attivare. Il risultato era una luce ambrata, calda, che colorava tutta la stanza.

Adam sogghignò e, profondamente, Sofia si sentì subito meglio: l’attesa era terminata.

Si sarebbe lasciata ogni briciolo di risentimento indietro, sulla strada. Quello bastava.

« Ciao. » mormorò Adam, sedendosi sul letto accanto a Sofia. Lei lo salutò con un leggero sorriso. « Dobbiamo parlare. »

Sofia lo squadrò con gli occhi nocciola, e ironizzò la sua stupida paura: « Vuoi rimangiarti tutto? »

Adam ghignò di nuovo e le passò una mano fra i capelli castani, un po’ arruffati per il continuo rigirarsi nel letto, leggermente, quasi un battito d’ali di una farfalla.

« Sei diffidente, eh? No, niente affatto... sono qui per dirti come fare. »

« Bene, allora fallo. » gli sussurrò lei.

Adam le carezzò nuovamente i capelli. « Fingeremo: tu sarai la mia prescelta, la mia prima donatrice. Ti porterò con me e nessuno avrà qualcosa da obiettare. »

Sofia annuì e gli toccò la guancia fredda, rabbrividendo impercettibilmente. « Devo... devo diventare come te? » sussurrò.

« Vedo che ti sei messa di impegno e ci hai rimuginato su in questi giorni... che umana sorprendente. » celiò Adam, avvicinandosi al suo viso.

Sofia fece una smorfia. « Siamo più intelligenti di quanto pensi, vampiro. » borbottò.

« E più sciocchi di quanto pensiate. Ma siete tanto caldi... » sussurrò lui sotto voce, tappandole qualsiasi domanda con un bacio.

Sofia lasciò perdere per il momento la questione, rispondendo impulsivamente al bacio. Mosse incerta le labbra e abbracciò Adam flebilmente, mentre le guance si arrossavano e piccole scariche elettriche – fiammeggianti, calde, eccitanti – le percorrevano il corpo.

Continuò a baciare Adam, finché non dovette staccarsi per respirare. Fortuna sua, essere un vampiro e non avere bisogno d’aria.

Lo sguardo blu mare indugiò un attimo su di lei, divertito, poi Adam la spinse, con meno forza possibile, verso la tastiera del letto. Le carezzò con le labbra un po’ meno ghiacciate il viso, la bocca, il collo.

Si accoccolò un istante sull’incavo vicino alla spalla, aspirando l’aria densa di profumo. Sangue.

Adam sentì qualcosa stringersi alla base della gola, crudele e bruciante, ma ignorò tutto e la baciò di nuovo, più passionale. Con una mano sollevò un po’ la sua maglietta, risalendo dal fianco al seno.

Sofia lo guardò, per niente preoccupata, ma avvicinandosi al suo orecchio gli chiese: « Non pensi sia troppo per te, vampiro? »

Adam soffocò un risolino e la fece sdraiare sul letto. « Credo di saper resistere, umana inutilmente fragile. »  sospirò, togliendole del tutto la maglietta.

Sofia annuì e si lasciò baciare, annullandosi quasi del tutto. Sentiva solo le sue labbra sulla pelle, fredde da farle venire la pelle d’oca dove passavano, ma allo stesso tempo calde, morbide.

Socchiuse gli occhi, mentre le sue mani già esperte le slacciavano il reggiseno e la sua bocca vorace scendeva dal collo al seno...

Ed eccolo, il terzo incomodo: un leggero bussare alla porta.

Neanche la sete di Adam, fastidiosamente forte, lo aveva fermato ma... doveva andare.

Si alzò repentinamente, lasciando che Sofia si accorgesse del cambiamento. La ragazza lo guardò, irritata per aver smesso, e si rimise a sedere.

« Che cosa... » iniziò a domandare, ma lui la fece tacere con un altro bacio.

« Ti do un po’ di giorni per pensare alla mia offerta. » borbottò, sistemandosi i capelli biondi dietro la schiena.

« ... Diventare come te? » chiese lei frastornata.

Adam annuì sveltamente, le mise una ciocca ribelle dietro l’orecchio sinistro e le morsicò il lobo. « Fra poco c’è il compleanno dei gemelli, è la tua ultima occasione. » disse con voce bassa, facendola rabbrividire di piacere, e con una smorfia infantile.

Sofia lo guardò salutarla rapidamente, borbottando qualcosa contro la stupidità di legami affettivi con gli umani, e andarsene via spegnendo la luce e chiudendo la porta della sua prigione. Nemmeno un “A presto”.

Oh, beh, non importava.

Toccandosi le labbra e le guance infuocate, Sofia stiracchiò un sorriso.

L’ultimo compleanno... ci sarebbe andata, sì. Non poteva mancare.

 

Adam guardò il ghigno di Marianne con disprezzo e si allontanò nella luce ambrata del corridoio. La donna, soddisfatta, riprese a fare la guardia, attenta con occhi di fuoco che vedevano tutto quanto.

Una grande Regina!, una grande Regina!

Nessuno avrebbe retto al suo confronto.

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quante persone aspettavano questa parte? Cioè, non fanno nulla di che, ma già si sono spinti ... al senza maglietta xD. Insomma *_*

Il titolo significa Mi hai acceso l'anima, ed è tratto da Supermassive Black Hole dei Muse, che mi ha fatto da sottofondo. E' riferito sia ai soldati, alla loro risalita, che ad Adam e Sofia xD

  

Ora passo ai ringraziamenti:

lisettaH-> Shore mia *_* Me felice che ti piace Armelia, io la adoro abbastanza xD E w Francis! uhuh... pubblicarlo? magari xD Comunque, grazie *_* E non odiarmi troppo per l'interruzione fra Adam e Sofi... doveva andare xD *sadica*

mikybiky-> Niente di scandaloso, già xD Ahhh, sono felice che ora Armelia ti piaccia! Ecco, ora i soldati si sono del tutto rialzati, yee! Vedi? sono anche arrivata prima del solito xD Grazie, cmq *__*

 

E a voi altri: recensite, recensite, come regalo di Natale, Capodanno, Befana, Pasqua.. quel che volete, ma fatelo! xD

 

Sì, vado... tornerò *_*

A presto, .

   
 
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