È mattina presto. Un uomo
sui trentacinque anni, alto, capelli biondo platino, un occhio bendato e
l’altro nero, scende dall’auto dopo averla parcheggiata vicino a un lampione...
e si abbandona ai suoi pensieri.
***
Ormai, torno qui tutti i
giorni. Qui, sotto questo lampione, dove tu hai perso la vita. Tu, mio
fratello, il mio migliore amico. Rimpiango di non averlo capito allora. Ma ero
cieco. Troppo cieco nella mia arroganza. Talmente cieco da provocare la tua
morte, senza volerlo... e questo non me lo perdonerò mai, finché avrò vita.
Ti ricordi? Eravamo
cresciuti insieme, per strada, io, te e Rin. Tutti e tre provenienti da
famiglie in vista della nostra città, eppure soli e abbandonati a noi stessi.
Io ero orfano dall’età di tre anni. Tu eri sempre stato rifiutato dai tuoi, che
ti volevano migliore (come se fosse stato possibile... tuttavia me ne rendo
conto solo adesso). E Rin era figlia di medici pieni d’impegni, i quali non
riuscivano mai ad avere tempo per lei... letteralmente. E così ci siamo sempre
fatti compagnia a vicenda, sin dal nostro primo incontro, due anni dopo la
morte di mio padre. Un poliziotto spinto al suicidio dal disprezzo dei suoi
stessi colleghi, perché – pur di salvare i propri compagni – aveva mandato
all’aria una grossa operazione. Per questo io mi ero ripromesso che non avrei
mai ceduto ai sentimenti, né dato la priorità alla salvezza dei compagni
rispetto all’obiettivo da portare a termine.
Ciò nonostante la
nostra squadra funzionava bene, in quanto ci completavamo a vicenda. Io ero il
capo, freddo e calcolatore, spesso ti facevo irritare ma qualunque impresa che io
intraprendessi la portavo a termine con successo. Tu eri un ragazzino dal cuore
d’oro, allegro, impulsivo e anche un po’ stupido... mi hai sempre considerato
il tuo rivale, perché ero più forte di te e ti trattavo con disprezzo... ed
effettivamente non ti ho mai considerato come un mio pari, pensavo che tu fossi
troppo debole ed emotivo, a malapena adatto a sopravvivere... anzi, forse
nemmeno quello. E Rin... lei era bella e gentile. Semplice, forse troppo.
Sempre lì a cercare di farci smettere di litigare, oppure a curare le nostre
ferite... in fondo eravamo i teppisti più noti del quartiere. Tu l’amavi. A lei
piaceva il sottoscritto. Mentre io... io non me la filavo nemmeno. Non volevo
più avere legami, per non dover soffrire di nuovo. Oh, quanto mi sbagliavo... ma
la cosa peggiore è che non lo sapevo.
Crescendo, niente è
cambiato fra di noi. Diventammo poliziotti, tutti e tre... Rin si era laureata
in medicina, quindi faceva pure il medico legale. Io sempre fissato con le
regole, tu sempre indisciplinato, lei sempre pacificatrice.
Poi... accadde la
tragedia. Dovevamo catturare quella banda di criminali... ma nel corso dell’operazione, a causa di una
banale svista, Rin fu rapita. Quando venimmo a sapere cosa le era successo, nel
modo più brutale («Lasciateci andare, se no le capiterà qualcosa di molto
brutto»), nessuno di noi due era disposto a cedere. Tu però volevi andare
subito a salvarla... mentre io volevo dare la priorità al compimento
dell’operazione: con un po’ di fortuna, saremmo riusciti anche a salvarla.
Questo ti dissi. Ma non hai voluto ascoltarmi. Mi sbattesti in faccia la mia
freddezza, la mia indifferenza... mi dicesti che chi abbandona i compagni per
raggiungere i propri obiettivi, è inferiore alla spazzatura. Non cercai di
fermarti. Non ci sarei mai riuscito... ma la verità è che non volevo farlo. Fu allora che compresi.
Compresi che tu avevi perfettamente ragione, che i compagni vengono prima di
tutto... e che a volte bisogna seguire il cuore, per non avere rimpianti o –
peggio – rimorsi. Non eri stupido come credevo... anzi, valevi dieci volte più
di me. Ma questo lo capii troppo tardi... decisamente troppo tardi per non
dover pagare il prezzo della mia indifferenza. Un prezzo che fu incredibilmente
alto... troppo alto per uno che, come me, cercava solo di evitare altra
sofferenza.
Il prezzo da pagare fu
la tua vita... Come ho potuto essere così stupido?! COME?! OH KAMI-SAMA!
Ero venuto ad aiutarti, avevo pure dato in cambio uno dei miei occhi... Però
uno di quei bastardi fece scoppiare una bomba, provocando il crollo di un albero
molto grosso... sarei stato travolto se non mi avessi spinto via... però lì
sotto ci sei rimasto tu, e questo non è giusto! NON È ASSOLUTAMENTE GIUSTO!
Io... ti avevo sempre trattato malissimo, e tu invece... hai salvato la mia
vita, pagando con la tua... Perché, poi?! PERCHÉ?! TU meritavi di
sopravvivere a quell’esplosione... non certo io! Senza contare che io non avevo
minimamente compreso di aver sempre avuto al mio fianco un vero amico... MA SI
PUÒ ESSERE PIÙ STUPIDI DI COSÌ?!
Come ultimo desiderio hai
voluto che ti promettessi che avrei avuto cura di Rin, sempre e comunque. Promessa
che sono riuscito a mantenere, sia pure a prezzo di grandi sacrifici... me ne
sono perfino innamorato, pur di riuscire a prendermi cura di lei come si deve.
Non che io l’abbia mai avuta. Non la meritavo... non certo dopo che l’avevo
trattata in quel modo. Tuttavia lei non è più qui, qualche anno fa una brutta
malattia se l’è portata via... nemmeno Tsunade, il miglior medico del Paese, è
riuscita a salvarle la vita* . Obito, Rin, mi mancate così tanto... al punto
che a volte (molte volte, a dire il vero) non riesco a capire come faccio a
sopportarlo. Tuttavia ho giurato a me stesso – e sulla vostra memoria –
che mai avrei reagito come papà... quindi non mi rimane altra scelta che andare
avanti.
In questi dieci anni
sono cambiato parecchio, finendo con l’assomigliarti... ho giurato che una simile
tragedia non si sarebbe mai ripetuta. Mai. E lo sa tutto il resto della
polizia, che io non mi faccio scrupoli ad infrangere le regole, se necessario
per salvare una vita, quali che debbano esserne le conseguenze... e che dunque
non riuscirebbero a farmi fare la fine di mio padre.
***
L’uomo sente la
radiotrasmittente suonare dentro l’auto.
Sospira: deve tornare al lavoro, anche se preferirebbe rimanere dov’è...
ma poi sorride: ancora una volta sarebbe arrivato in ritardo, come succedeva
sempre quando andava a trovare il suo amico.
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*
Mia opinione personale circa quanto è successo dopo il “Kakashi Gaiden”... potrei
benissimo sbagliarmi...