SETTIMO CAPITOLO
La Tana era rimasta sempre la
stessa. In quel momento si
estendeva davanti ai suoi occhi, sbilenca e accogliente, piena di
erbacce,
quasi invitando ad entrare i nuovi arrivati.
Delle margherite erano state
piantate tutte intorno, e il
familiare profumo di cannella arrivava fino a cinquanta metri di
distanza.
L’unica sostanziale
differenza era una casetta sistemata
accanto, diroccata anche quella, molto simile alle case
sull’albero dei
Babbani. Harry si fermò ad osservare, e ad incantarsi,
pensando che quel posto
era anche un po’ casa sua. Era un anno che non tornava
lì e ne aveva sentito
terribilmente la mancanza.
Quello era l’unico
posto, oltre Hogwarts, dove si sentiva
il benvenuto e dove riusciva ad essere felice.
Ovviamente ora tutto era cambiato,
e casa sua era anche
dove erano i suoi genitori.
Distolse per un attimo lo sguardo,
soffermandolo sui
volti di James e Lily. Non sapeva se trovarci la stessa
felicità che provava
lui, o lo stesso affetto.
Quello che vide, però,
fu solo una conferma della
stranezza dei suoi genitori.
James aveva lo sguardo di un
bambino il giorno di Natale…
mentre Lily aveva osservato in ogni istante la reazione del figlio, che
arrossì
di botto. Non voleva che pensasse di tenere più alla Tana
che alla loro nuova
casa, o che preferisse stare lì. Semplicemente lì
aveva trovato la salvezza
quando i Dursley lo maltrattavano.
Lily, però, sorrise con
accondiscendenza dicendo: “Non
potrò mai ringraziare abbastanza i Weasley.”
Harry non rispose, ma i suoi occhi
brillavano.
“Entriamo, va
bene?” Li richiamò James, nel suo stato di
euforia.
Remus e Sirius, dietro di lui,
avevano la stessa identica
espressione felice.
Harry annuì e si
avviò alla porta. Più si avvicinava e
più sentiva delle voci ovattate. Alcuni gridavano, altri
ridevano, altri
urlavano spaventati… insomma, la normalità in
casa Weasley.
Se possibile, il suo sorriso si
aprì ancora di più, e si
decise a bussare.
Dentro non si zittirono, ma i toni
si abbassarono almeno
un po’.
Passetti piccoli e veloci
correvano e si avvicinavano
sempre più, fino a quando la sporta si spalancò e
un elfo con tanti cappelli
sulla testa gli saltò addosso, strozzandolo.
“Do…Dobby.”
Riuscì a tossire Harry, pur avendo un sorriso
enorme stampato in faccia.
“Harry Potter, signore!
Il rosso mi ha invitato, e io ho
detto subito sì, perché Harry Potter era qui!
Volevo tanto vederla, signore! E
per me è un grande onore stare con Harry Potter e i suoi
amici.” Gli occhi
verdi dell’elfo scintillavano di calde lacrime di
felicità, e Harry quasi non
se la sentiva di tirarlo giù, nonostante stesse morendo
asfissiato.
Qualcuno ebbe la premura di
salvarlo, con una voce
suadente e allo stesso tempo gentile. Quella
voce… quanto le era mancata.
“Dobby perché
non scendi così Harry e tutti gli altri
entrano in casa?”
L’elfo
s’incantò un attimo guardando il sorriso gentile
di Ginny, ma poi, ripresosi e balbettando milioni di scuse, si
allontanò
velocemente facendoli passare.
In quel momento, tutti fecero, se
possibile, più baccano
di prima, salutando i nuovi arrivati.
“Remus dove sono Dora e
Teddy?” Hermione in quelle due
settimane aveva preso un po’ di colore sul viso, e aveva
l’espressione di chi
finalmente si è potuto riposare dopo molto tempo.
“Arriveranno tra poco.
La madre di Dora voleva stare un
altro po’ con loro. Non la biasimo.” Remus rispose
dandole un buffetto sulla
testa, a mo’ di saluto.
“Amico, mi sembra di non
vederti da una vita!” Ron, alto
e magro come sempre, con un sorriso malandrino sul volto, si
lanciò su Harry
immediatamente, letteralmente.
E questa fu la seconda volta per
Harry, in dieci minuti,
di rischiare la vita.
La terza arrivò quando,
dopo aver salutato tutti, si era
girato verso la persona che più aveva desiderato vedere. E
lì aveva rischiato
l’infarto.
Ginny lo guardava con una luce
severa, ma allegra, negli
occhi castani.
“Ti sei ricordato di
me?”
Harry non rispose.
La guardò.
Bellissima e coraggiosa
risplendeva sempre e ovunque. Non
per i suoi capelli. Era il suo cuore che brillava e lo chiamava a se,
come una
calamita.
Negli ultimi giorni Harry non
aveva fatto altro che
pensare a lei. Aveva pensato a quanto la sentiva fragile, e a quanto
invece era
forte. Aveva pensato alle sue mani che stringevano le sue. Aveva
pensato alla
sua determinazione, alla sua furbizia, alla sua risata cristallina, a
tutti i
piccoli dettagli che in un modo o nell’altro facevano parte
di lei.
Harry aprì la bocca, e
poi la richiuse subito dopo, senza
fiato.
L’unica cosa che in quel
momento avrebbe voluto fare era
prenderla e stringerla a se. Baciarla e poi rifarlo ancora e ancora.
Percepiva
distrattamente tutte le persone intorno a loro, come mosche fastidiose
da cacciare
via.
A Ginny non si sarebbe abituato
mai. Ogni sguardo gli
avrebbe mozzato il respiro, e la sua vicinanza l’avrebbe
mandato fuori di
testa.
La vide ridere e scuotere la testa
per un attimo, come se
stesse provando le stesse identiche cose che agitavano lui, facendogli
arrivare
addosso il suo profumo di fiori.
Non seppe mai se fu quello a
smuoverlo, o il suo
sopracciglio inarcato.
Seppe solo che un secondo prima
era fermo immobile, e il
secondo dopo la stava stringendo come se fosse la cosa più
preziosa al mondo. E
sicuramente lo era.
Senti Ginny ridere sul suo collo.
“Ti sei svegliato
finalmente.”
Harry si allontanò di
pochi centimetri e le diede un
bacio a fior di labbra, così leggero da sembrare irreale.
“Forse sei tu a farmi
dormire.” Rispose lui con una luce
malandrina negli occhi.
Lei, al contrario, lo
fulminò. “Non ci crederò
mai.”
Lui sospirò.
“Già, nemmeno io.”
Ginny sorrise soddisfatta e lo
abbracciò più forte che
poteva. Poi sussurrò a voce così bassa che Harry
fece fatica a sentirla. “Ci stanno
guardando tutti, e mia madre sembra in procinto di organizzare un
matrimonio.”
Harry sbuffò, ridendo.
“Dobbiamo allontanarci vero?”
“Direi di
sì.”
“Ma non
voglio!” Risero per il tono da bambino piccolo di
lui, e poi si staccarono, ricambiando gli sguardi dei curiosi.
Si voltarono tutti imbarazzati,
colti sul fatto. O
almeno, quasi tutti.
Fred e George applaudivano
silenziosamente, seguiti da
Gideon e Fabian.
Sirius e James si guardavano
furbescamente, mentre Remus
li rimproverava con lo sguardo.
Lily e Molly sembravano in
procinto di organizzare un
matrimonio, proprio come aveva detto Ginny.
Tutti gli altri, a capo chino,
facevano finta di nulla.
Harry e Ginny si guardarono e
alzarono all’unisono gli
occhi al cielo, sospirando per la stranezza delle loro famiglie.
Un momento dopo arrivarono Dora e
Teddy, e l’atmosfera
ritornò quella di sempre. Harry, appena vide il suo
figlioccio, corse a
prenderlo. Il bimbo, felice come non mai di vederlo, si
tramutò nella copia
esatta di Harry. Capelli neri scompigliati e occhi verdi, molto
più limpidi di
quelli del padrino.
Mentre tutti si avvicinavano a
Teddy per salutarlo, però,
ci furono una serie di eventi significativi.
Ron guardò Hermione,
che sorrise teneramente e distolse
lo sguardo per poi posarlo su Fred, che le fece un occhiolino. A sua
volta si
voltò verso George, che sorrise malandrinamente e
guardò Ginny, che assunse la
sua stessa identica espressione.
Fred rimase per un attimo
stranito, non presagendo nulla
di buono nell’aria.
Poco tempo dopo, erano seduti
tutti attorno al tavolo,
chiacchierando felicemente del più e del meno.
Molly riferiva a Dora e a Lily le
novità del Mondo
Magico.
“Il corso per Auror
comincerà in contemporanea con la
scuola. Il capo sarà di nuovo Moody. Ha deciso di riprendere
il suo posto, e
Kingsley ha accettato.” Disse Molly, approvando la scelta.
“Sono felice che il
nuovo Ministro sia King. È una
persona responsabile e piena di risorse.” Assentì
Dora. “E poi con Moody per
gli Auror non sarà una passeggiata.”
Lily a queste parole
lanciò uno sguardo a James e a
Sirius. “È una fortuna che ci sia lui
però. Adesso sono molto più tranquilla.
Con quei due pazzi scatenati non si sa mai.” Le altre due
risero, complici.
“Tranquilla, ci sarò anche io a dare qualche
dritta. Anche se forse le daranno
loro a me. Io sono un po’ goffa.” Dora,
imbarazzata, divenne rossa, e così i
suoi capelli.
Lily sorrise dolcemente.
“L’ultima cosa che importa è la
goffaggine. Tutti mi parlano bene di te. Dicono che sei in gamba come
strega. E
come dargli torto! Non saresti un Auror altrimenti, no?”
Dora la guardò
riconoscente, e poi gli argomenti
divennero più leggeri.
A qualche posto di distanza, i
Malandrini facevano ridere
il piccolo Teddy e Dobby, mentre Remus, accanto a Harry, li osservava
divertito.
“Harry sei pronto per il
tuo ultimo anno?” Chiese Remus,
guardandolo di sottecchi. “O sei ancora triste
perché vuoi fare l’Auror?”
“No. Ho capito che
è meglio per me che sia così. Tu che
farai? Mia madre ha detto che ti hanno mandato parecchie proposte di
lavoro.”
Remus sorrise compiaciuto
sentendogli dire mia madre. Quella
nuova realtà, tanto
agognata, era divenuta il più bel sogno da vivere per
entrambi.
“Sì,
è vero. Ho scelto il lavoro più adatto per me. Lo
capirai presto.” Gli fece l’occhiolino e poi si
avvicinò piano per togliere a
quei due scalmanati il figlio, prima che lo facessero impazzire.
Harry lo guardò
confuso, prima di capire che non valesse
la pena pensarci troppo su, se l’avesse scoperto prima o poi.
Girandosi di
lato, vide George e Ginny confabulare, ma decise di non avventurarsi
troppo e
di rimanere al sicuro al suo posto.
Ginny, dal canto suo, non gli
lanciava nemmeno qualche
occhiata, troppo presa nei suoi piani diabolici assieme al fratello.
Suddetto fratello, invece, nel
parlare si guardava
attorno per essere sicuro che nessuno li sentisse.
“Senti, so solo che tra
Ron e Hermione non è del tutto
chiara la situazione. Entrambi sono confusi sui loro sentimenti, e non
possiamo
fare nulla per cambiare le cose.” Disse Ginny, un
po’ in agitazione.
“Gin, non che io voglia
mettermi in mezzo, ma qualora
agissi lo farei nell’interesse di entrambi i miei fratelli.
Ron non è il tipo
di Hermione, e viceversa. Fred lo è. Ma finché
quei due non capiscono cosa
vogliono, non butterò Fred in una gabbia di leoni da cui
possa uscirne
sconfitto e dolorante.” George aveva un’espressione
dura in volta, tipica di
chi farebbe qualsiasi cosa per proteggere la persona che più
ama al mondo.
Ginny lo capiva, perciò annuì e basta, dicendo:
“Speriamo si sbrighino, però.”
E sospirarono.
Fred, da lontano, parlava
animatamente con Gideon, Fabian
e Arthur degli scherzi che avevano ideato durante gli anni e di tutte
le loro
invenzioni.
Hermione, assieme a Ron, giocava
in un angolo a Scacchi
Magici, perdendo miseramente, come sempre.
E così passò
la giornata, e quella dopo ancora, e così
via.
Tra Quidditch e scherzi vari, tra
dolci e risate, fino a
quando arrivò il momento di andare a Diagon Alley.
Diagon Alley non risplendeva
così da tempo. Ovunque lei
si girasse era un tripudio di colori.
La gente si accalcava nei negozi,
i ragazzini si
spintonavano, gli animali si agitavano nelle gabbie.
A Hermione sembrò che
ogni cosa fosse tornata al suo
posto, come se quegli ultimi terribili anni fossero scomparsi dalla
memoria di
tutti.
Qualcuno le bussò sulla
spalla. “Harry.” Sorrise.
Il suo migliore amico aveva gli
occhi che brillavano,
sicuramente come i suoi, e sprizzava felicità da tutti i
pori.
“Sai di cosa ho voglia,
Herm?”
Lei aggrottò le
sopracciglia, con l’ombra di un sorriso
ancora sul volto. “Non saprei. Illuminami.” Harry
indicò un punto alla sua
destra.
Florian Fortebraccio, il
gelatiere, richiamava i passanti
a voce alta, attirandoli.
Hermione rise. “Andiamo.
Ho propria voglia di un bel
gelato. Fa troppo caldo.”
S’incamminarono e si
sedettero.
Dopo che Florian ebbe mille e
mille volte Harry,
ricordandosi del suo terzo anno, quando andava quasi ogni giorno
lì, e
ringraziandolo per aver salvato il Mondo Magico, riuscirono a ordinare.
Nonostante le proteste del moro, quello volle assolutamente offrire
loro un
varietà di gelati, uno più buono
dell’altro.
Dopo averlo ringraziato
imbarazzati, cominciarono a
gustarsi tutto quel ben di Dio.
Hermione, mentre mangiava,
notò che l’amico la guardava
di sottecchi.
“Harry, sputa il rospo.
Cosa c’è?”
Lui scosse la testa. “Ma
come fai ad accorgerti di
tutto?” Sospirò. “Volevo solo sapere
cosa ci fosse tra te e Ron.”
Lei arrossì.
“Non c’è niente.
Cioè… non lo so ancora. È
tutto così strano.” Abbassò la testa,
un po’ demoralizzata.
Harry, dal canto suo, rise di
cuore. “Per favore, non
ricominciate. Non voglio che arrivi un’altra guerra per farvi
dichiarare. Siete
Grifondoro, accidenti!”
Hermione lo fulminò.
“Scusa se non tutti siamo come te,
Harry-bacioGinnydavantiatuttiperchènonriescoatenereafrenogliormoni-Potter!”
Lui alzò le
sopracciglia. “Prendi fiato, Herm. E
comunque, alla fine è servito! Siamo insieme e siamo
felici.”
Lei non replicò,
sapendo che aveva ragione. Ma come
faceva a mettere in chiaro i suoi sentimenti? Harry, come sempre,
capì quello a
cui stava pensando e cercò di rassicurarla.
“Adesso che tutto è finito,
dedicati a te stessa. Poi, con il tempo, capirai cosa vuoi. Godiamoci
quest’anno, che ne pensi?”
Hermione annuì e, insieme, rimasero lì seduti a
godersi la giornata.
Quando videro che la folla si era
un po’ diradata,
decisero di andare a comprare l’occorrente per la scuola e
raggiungere tutti
gli altri.
Si erano divisi appena arrivati
per fare più in fretta,
ma con tutte quelle persone sarebbe stato difficile in ogni caso.
Dopo aver camminato per un
po’, decisero di fare un salto
al Ghirigoro, stranamente vuoto. Per Harry fu un sospiro di sollievo
entrare in
un posto dove non ci fossero occhi curiosi a fissarlo.
Nonostante non fosse un
appassionato di libri, l’atmosfera
del negozio l’aveva sempre attirato. Gli scaffali arrivavano
fino al soffitto,
e delle candele profumate volavano tutt’intorno. Tutto era di
tutti i tipi. Libri
tascabili, libri rimpiccioliti, libri enormi e normali, in pelle e in
seta,
strappati e bianchi, puzzolenti e con vari aromi. Candele di tutte le
forme e
dimensioni. A forma di elefante, di fiori, di alberi, di edifici.
C’era di
tutto.
Una musica di sottofondo,
probabilmente erano le Sorelle
Stravagarie, riempiva il silenzio circostante.
Hermione si prese il compito di
prendere i libri per
entrambi, mentre lui spulciò qualche scaffale, alla ricerca
di libri di Difesa
contro le Arti Oscure, o di potenziamento su determinate materie, in
modo tale
da migliorare e accedere ai corsi per Auror.
Una donna gentile e carina, la
stessa che gestiva il
negozio da quando aveva undici anni, lo fissava, probabilmente per
capire se
avesse bisogno di aiuto o no. Quando Hermione lo trovò,
aveva preso alcuni
libri che facevano a caso suo: Incantesimi
Difensivi, Saggio sulle pozioni e
sul
modo di capirle, Le maledizioni da
evitare se si ha cara la pelle. Hermione aggrottò le
sopracciglia, confusa. “A che ti servono, di
grazia?”
Harry distolse lo sguardo.
“Devo essere preparato per
diventare Auror, no?”
Lei sorrise. “A scuola
ti danno tutte le informazioni che
servono. Quei libri non servono a nulla. Fidati di me.”
Lui sbuffò.
“D’accordo.” Concesse. In fatto di libri,
Hermione non poteva sbagliarsi.
Alla fine pagarono solo i loro
libri di testo e uscirono,
verso la prossima meta.
Mentre s’incamminavano
verso lo Speziale, per acquistare
l’occorrente per le pozioni, qualcuno li fermò.
Una ragazza dai lunghi capelli
neri e lisci e un viso
bianco e dolce come la neve li aveva appena chiamati, con un sorriso
timido sul
viso.
Cho Chang era sempre stata
bellissima, ma in quel momento
sembrava al di sopra anche di un aggettivo riduttivo come quello.
“Ehi, Cho!”
Salutarono entrambi.
“Ciao! Scusate, non
volevo spaventarvi.” Rise in modo
cristallino. “Siete soli? Io sto aspettando i miei
genitori.”
“Eravamo in tanti e ci
siamo divisi per fare prima.”
Rispose Harry, gentile come sempre.
Lei gli scoccò uno
sguardo strano, a metà tra il
rimpianto e la dolcezza. “Oh, capisco.
C’è anche Ginny?” Poi guardò
Hermione. “E
Ron?”
Stavolta fu lei a rispondere.
“Sì, e ci sono anche tutti
gli altri.”
Lei annuì,
più a se stessa che a loro. “Certo certo. Bene,
allora vi lascio alle vostre spese. Io devo andare a comprare una scopa
nuova. Tra
poco ci sono le selezioni per i Tornados. –
sorrise – Allora, spero di vedervi presto. Harry
magari ti mando qualche lettera. Tu sei bravo a Quidditch, potresti
informarti
e giocare in qualche squadra!” Detto questo, si
avvicinò e scoccò a entrambi
due baci sulle guance, soffermandosi un po’ di più
su Harry. “Ciao!” E corse
via.
Dopo questa scena a dir poco
strana, Hermione si girò
lentamente verso Harry, forse per chiedere qualcosa.
Decise di non dire nulla, alla
fine, notando il suo
pallore e il fatto che si fosse letteralmente pietrificato.
Harry, d’altro canto,
sperava non dicesse nulla. Era già
abbastanza stordito così. Quella ragazza non
l’aveva mai capita, e nemmeno ne
sentiva il desiderio.
Il suo pensiero andò un
attimo a Cedric, e al Ballo del
Ceppo in particolare.
Era una vita fa, ma lo ricordava
perfettamente. Ricordava
ancora la morsa che gli attanagliava lo stomaco al pensiero di loro due
insieme.
Adesso, non poteva fare altro che augurarglielo.
I sentimenti per Cho,
così pacati e miseri, erano
scomparsi del tutto, rimpiazzati da quelli per Ginny, forti e decisi.
Perciò ogni
sentimento di gelosia e rancore era scomparso, lasciando il posto a una
pura e
semplice serenità.
Impercettibilmente si
rilassò quando vide in lontananza
la sua famiglia. Cominciò ad andare verso di loro, scappando
dalle domande che,
lo sapeva, frullavano già nella testa della sua migliore
amica.
Più si avvicinava,
più notava il sorriso infantile che
compariva sul volto dei suoi genitori e di tutti gli altri, capendo che
quella
giornata era stata per loro un ritorno alle origini.
NdA:
Ciao a tutti!
Ho aggiornato presto, visto? :D
Lo so, lo so, lo so! È
corto e non è nulla di che.
Questo perché
è un capitolo di passaggio. Dal prossimo
vedremo la vita ad Hogwarts e mi fermerò di più
ad analizzare la mente dei
nostri cari personaggi! Ovviamente ci saranno capitoli dedicati alla
vita fuori
da Hogwarts… ma procediamo per gradi!
Innanzitutto, volevo avvisarvi che
io non mi dilungo
molto, quindi non posso promettervi di realizzare capitoli
lunghissimi… ma
posso provarci, assolutamente! :D
Allora, parlando del capitolo
nello specifico.
Vi faccio notare:
-
Il
rapporto tra Harry e Ginny;
-
Le
parole di Remus. Che lavoro farà? Indovinate un
po’! secondo me si è già capito ahahah;
-
Gli
sguardi che si scambiano all’inizio e i
piani di Ginny e George;
-
L’incontro
con Cho!
Allora, non
c’è nulla di che qui, ma ho comunque voluto
accennare qualcosa di ciò che vedremo nei prossimi capitoli,
giusto per andare
un po’ avanti e cominciare davvero questa storia!
Non so se vi siete resi conto, ma
sto allungando anche le
note. Questo perché da lettrice quale sono ho sempre voluto
conoscere la
Rowling, e quindi immagino che sia giusto che la persona che sta
scrivendo
questa storia, cioè io ahah, conosca
meglio chi la legge, segue,
preferisce, recensisce!
Io non so davvero come
ringraziarvi! Mi state dando un
appoggio così grande che mi fate venire ancora
più voglia di scrivere! Grazie
infinite! Grazie,
grazie, grazie, GRAZIE!!!!
Spero di non deludervi con il
tempo. Di sicuro m’impegnerò
sempre di più, per migliorare e per regalarvi capitoli
sempre più belli!
Prima di salutarvi, vi dico
un’ultima cosa, piccola
piccola!
Questo è il mio quinto
anno, perciò scriverò appena ho il
tempo! Io mi collego ogni giorno su EFP, in modo tale da rimanere
sempre aggiornata
e di ricordarmi il mio impegno!
Inoltre, volevo anche dirvi che ho
scritto questa storia
con il sottofondo Tenerife Sea
di Ed Sheeran, che io adoro!!!
*-*
Lo so che non v’importa,
ma io lo dico lo stesso!
Spero di sentirvi in molti, spero
che vi ricordiate
ancora di me, e spero di essere entrata nei vostri cuori come sono
riuscita a
fare in passato!
Grazie ancora di tutto…
Un abbraccio
Eles