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Autore: Eles818    21/01/2015    2 recensioni
Una figura si avvicinava a lui. Era un uomo alto e molto bello, della sua età. Appena lo riconobbe, cercò la sua bacchetta.
“Tranquillo, non voglio farti del male. E poi, ormai sono morto.” Tom Riddle parlò, non con una voce sibilante, guardandolo attentamente con occhi gentili. Harry si chiese se non stesse impazzendo.
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“È una specie di patto con il Diavolo?”
“No. – Tom rise, di una risata calorosa e non malvagia. – è una specie di patto con un Angelo"
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“Sarebbe possibile riportare in vita tutte le persone buone che sono morte a causa di questa guerra?”
“Sì, è possibile.”
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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SETTIMO CAPITOLO

 

 

 

La Tana era rimasta sempre la stessa. In quel momento si estendeva davanti ai suoi occhi, sbilenca e accogliente, piena di erbacce, quasi invitando ad entrare i nuovi arrivati.

Delle margherite erano state piantate tutte intorno, e il familiare profumo di cannella arrivava fino a cinquanta metri di distanza.

L’unica sostanziale differenza era una casetta sistemata accanto, diroccata anche quella, molto simile alle case sull’albero dei Babbani. Harry si fermò ad osservare, e ad incantarsi, pensando che quel posto era anche un po’ casa sua. Era un anno che non tornava lì e ne aveva sentito terribilmente la mancanza.

Quello era l’unico posto, oltre Hogwarts, dove si sentiva il benvenuto e dove riusciva ad essere felice.

Ovviamente ora tutto era cambiato, e casa sua era anche dove erano i suoi genitori.

Distolse per un attimo lo sguardo, soffermandolo sui volti di James e Lily. Non sapeva se trovarci la stessa felicità che provava lui, o lo stesso affetto.

Quello che vide, però, fu solo una conferma della stranezza dei suoi genitori.

James aveva lo sguardo di un bambino il giorno di Natale… mentre Lily aveva osservato in ogni istante la reazione del figlio, che arrossì di botto. Non voleva che pensasse di tenere più alla Tana che alla loro nuova casa, o che preferisse stare lì. Semplicemente lì aveva trovato la salvezza quando i Dursley lo maltrattavano.

Lily, però, sorrise con accondiscendenza dicendo: “Non potrò mai ringraziare abbastanza i Weasley.”

Harry non rispose, ma i suoi occhi brillavano.

“Entriamo, va bene?” Li richiamò James, nel suo stato di euforia.

Remus e Sirius, dietro di lui, avevano la stessa identica espressione felice.

Harry annuì e si avviò alla porta. Più si avvicinava e più sentiva delle voci ovattate. Alcuni gridavano, altri ridevano, altri urlavano spaventati… insomma, la normalità in casa Weasley.

Se possibile, il suo sorriso si aprì ancora di più, e si decise a bussare.

Dentro non si zittirono, ma i toni si abbassarono almeno un po’.

Passetti piccoli e veloci correvano e si avvicinavano sempre più, fino a quando la sporta si spalancò e un elfo con tanti cappelli sulla testa gli saltò addosso, strozzandolo.

“Do…Dobby.” Riuscì a tossire Harry, pur avendo un sorriso enorme stampato in faccia.

“Harry Potter, signore! Il rosso mi ha invitato, e io ho detto subito sì, perché Harry Potter era qui! Volevo tanto vederla, signore! E per me è un grande onore stare con Harry Potter e i suoi amici.” Gli occhi verdi dell’elfo scintillavano di calde lacrime di felicità, e Harry quasi non se la sentiva di tirarlo giù, nonostante stesse morendo asfissiato.

Qualcuno ebbe la premura di salvarlo, con una voce suadente e allo stesso tempo gentile. Quella voce… quanto le era mancata.

“Dobby perché non scendi così Harry e tutti gli altri entrano in casa?”

L’elfo s’incantò un attimo guardando il sorriso gentile di Ginny, ma poi, ripresosi e balbettando milioni di scuse, si allontanò velocemente facendoli passare.

In quel momento, tutti fecero, se possibile, più baccano di prima, salutando i nuovi arrivati.

“Remus dove sono Dora e Teddy?” Hermione in quelle due settimane aveva preso un po’ di colore sul viso, e aveva l’espressione di chi finalmente si è potuto riposare dopo molto tempo.

“Arriveranno tra poco. La madre di Dora voleva stare un altro po’ con loro. Non la biasimo.” Remus rispose dandole un buffetto sulla testa, a mo’ di saluto.

“Amico, mi sembra di non vederti da una vita!” Ron, alto e magro come sempre, con un sorriso malandrino sul volto, si lanciò su Harry immediatamente, letteralmente.

E questa fu la seconda volta per Harry, in dieci minuti, di rischiare la vita.

La terza arrivò quando, dopo aver salutato tutti, si era girato verso la persona che più aveva desiderato vedere. E lì aveva rischiato l’infarto.

Ginny lo guardava con una luce severa, ma allegra, negli occhi castani.

“Ti sei ricordato di me?”

Harry non rispose.

La guardò.

Bellissima e coraggiosa risplendeva sempre e ovunque. Non per i suoi capelli. Era il suo cuore che brillava e lo chiamava a se, come una calamita.

Negli ultimi giorni Harry non aveva fatto altro che pensare a lei. Aveva pensato a quanto la sentiva fragile, e a quanto invece era forte. Aveva pensato alle sue mani che stringevano le sue. Aveva pensato alla sua determinazione, alla sua furbizia, alla sua risata cristallina, a tutti i piccoli dettagli che in un modo o nell’altro facevano parte di lei.

Harry aprì la bocca, e poi la richiuse subito dopo, senza fiato.

L’unica cosa che in quel momento avrebbe voluto fare era prenderla e stringerla a se. Baciarla e poi rifarlo ancora e ancora. Percepiva distrattamente tutte le persone intorno a loro, come mosche fastidiose da cacciare via.

A Ginny non si sarebbe abituato mai. Ogni sguardo gli avrebbe mozzato il respiro, e la sua vicinanza l’avrebbe mandato fuori di testa.

La vide ridere e scuotere la testa per un attimo, come se stesse provando le stesse identiche cose che agitavano lui, facendogli arrivare addosso il suo profumo di fiori.

Non seppe mai se fu quello a smuoverlo, o il suo sopracciglio inarcato.

Seppe solo che un secondo prima era fermo immobile, e il secondo dopo la stava stringendo come se fosse la cosa più preziosa al mondo. E sicuramente lo era.

Senti Ginny ridere sul suo collo. “Ti sei svegliato finalmente.”

Harry si allontanò di pochi centimetri e le diede un bacio a fior di labbra, così leggero da sembrare irreale.

“Forse sei tu a farmi dormire.” Rispose lui con una luce malandrina negli occhi.

Lei, al contrario, lo fulminò. “Non ci crederò mai.”

Lui sospirò. “Già, nemmeno io.”

Ginny sorrise soddisfatta e lo abbracciò più forte che poteva. Poi sussurrò a voce così bassa che Harry fece fatica a sentirla. “Ci stanno guardando tutti, e mia madre sembra in procinto di organizzare un matrimonio.”

Harry sbuffò, ridendo. “Dobbiamo allontanarci vero?”

“Direi di sì.”

“Ma non voglio!” Risero per il tono da bambino piccolo di lui, e poi si staccarono, ricambiando gli sguardi dei curiosi.

Si voltarono tutti imbarazzati, colti sul fatto. O almeno, quasi tutti.

Fred e George applaudivano silenziosamente, seguiti da Gideon e Fabian.

Sirius e James si guardavano furbescamente, mentre Remus li rimproverava con lo sguardo.

Lily e Molly sembravano in procinto di organizzare un matrimonio, proprio come aveva detto Ginny.

Tutti gli altri, a capo chino, facevano finta di nulla.

Harry e Ginny si guardarono e alzarono all’unisono gli occhi al cielo, sospirando per la stranezza delle loro famiglie.

Un momento dopo arrivarono Dora e Teddy, e l’atmosfera ritornò quella di sempre. Harry, appena vide il suo figlioccio, corse a prenderlo. Il bimbo, felice come non mai di vederlo, si tramutò nella copia esatta di Harry. Capelli neri scompigliati e occhi verdi, molto più limpidi di quelli del padrino.

Mentre tutti si avvicinavano a Teddy per salutarlo, però, ci furono una serie di eventi significativi.

Ron guardò Hermione, che sorrise teneramente e distolse lo sguardo per poi posarlo su Fred, che le fece un occhiolino. A sua volta si voltò verso George, che sorrise malandrinamente e guardò Ginny, che assunse la sua stessa identica espressione.

Fred rimase per un attimo stranito, non presagendo nulla di buono nell’aria.

 

 

Poco tempo dopo, erano seduti tutti attorno al tavolo, chiacchierando felicemente del più e del meno.

Molly riferiva a Dora e a Lily le novità del Mondo Magico.

“Il corso per Auror comincerà in contemporanea con la scuola. Il capo sarà di nuovo Moody. Ha deciso di riprendere il suo posto, e Kingsley ha accettato.” Disse Molly, approvando la scelta.

“Sono felice che il nuovo Ministro sia King. È una persona responsabile e piena di risorse.” Assentì Dora. “E poi con Moody per gli Auror non sarà una passeggiata.”

Lily a queste parole lanciò uno sguardo a James e a Sirius. “È una fortuna che ci sia lui però. Adesso sono molto più tranquilla. Con quei due pazzi scatenati non si sa mai.” Le altre due risero, complici. “Tranquilla, ci sarò anche io a dare qualche dritta. Anche se forse le daranno loro a me. Io sono un po’ goffa.” Dora, imbarazzata, divenne rossa, e così i suoi capelli.

Lily sorrise dolcemente. “L’ultima cosa che importa è la goffaggine. Tutti mi parlano bene di te. Dicono che sei in gamba come strega. E come dargli torto! Non saresti un Auror altrimenti, no?”

Dora la guardò riconoscente, e poi gli argomenti divennero più leggeri.

A qualche posto di distanza, i Malandrini facevano ridere il piccolo Teddy e Dobby, mentre Remus, accanto a Harry, li osservava divertito.

“Harry sei pronto per il tuo ultimo anno?” Chiese Remus, guardandolo di sottecchi. “O sei ancora triste perché vuoi fare l’Auror?”

“No. Ho capito che è meglio per me che sia così. Tu che farai? Mia madre ha detto che ti hanno mandato parecchie proposte di lavoro.”

Remus sorrise compiaciuto sentendogli dire mia madre. Quella nuova realtà, tanto agognata, era divenuta il più bel sogno da vivere per entrambi.

“Sì, è vero. Ho scelto il lavoro più adatto per me. Lo capirai presto.” Gli fece l’occhiolino e poi si avvicinò piano per togliere a quei due scalmanati il figlio, prima che lo facessero impazzire.

Harry lo guardò confuso, prima di capire che non valesse la pena pensarci troppo su, se l’avesse scoperto prima o poi. Girandosi di lato, vide George e Ginny confabulare, ma decise di non avventurarsi troppo e di rimanere al sicuro al suo posto.

Ginny, dal canto suo, non gli lanciava nemmeno qualche occhiata, troppo presa nei suoi piani diabolici assieme al fratello.

Suddetto fratello, invece, nel parlare si guardava attorno per essere sicuro che nessuno li sentisse.

“Senti, so solo che tra Ron e Hermione non è del tutto chiara la situazione. Entrambi sono confusi sui loro sentimenti, e non possiamo fare nulla per cambiare le cose.” Disse Ginny, un po’ in agitazione.

“Gin, non che io voglia mettermi in mezzo, ma qualora agissi lo farei nell’interesse di entrambi i miei fratelli. Ron non è il tipo di Hermione, e viceversa. Fred lo è. Ma finché quei due non capiscono cosa vogliono, non butterò Fred in una gabbia di leoni da cui possa uscirne sconfitto e dolorante.” George aveva un’espressione dura in volta, tipica di chi farebbe qualsiasi cosa per proteggere la persona che più ama al mondo. Ginny lo capiva, perciò annuì e basta, dicendo: “Speriamo si sbrighino, però.”

E sospirarono.

Fred, da lontano, parlava animatamente con Gideon, Fabian e Arthur degli scherzi che avevano ideato durante gli anni e di tutte le loro invenzioni.

Hermione, assieme a Ron, giocava in un angolo a Scacchi Magici, perdendo miseramente, come sempre.

 

 

E così passò la giornata, e quella dopo ancora, e così via.

Tra Quidditch e scherzi vari, tra dolci e risate, fino a quando arrivò il momento di andare a Diagon Alley.

 

 

 

Diagon Alley non risplendeva così da tempo. Ovunque lei si girasse era un tripudio di colori.

La gente si accalcava nei negozi, i ragazzini si spintonavano, gli animali si agitavano nelle gabbie.

A Hermione sembrò che ogni cosa fosse tornata al suo posto, come se quegli ultimi terribili anni fossero scomparsi dalla memoria di tutti.

Qualcuno le bussò sulla spalla. “Harry.” Sorrise.

Il suo migliore amico aveva gli occhi che brillavano, sicuramente come i suoi, e sprizzava felicità da tutti i pori.

“Sai di cosa ho voglia, Herm?”

Lei aggrottò le sopracciglia, con l’ombra di un sorriso ancora sul volto. “Non saprei. Illuminami.” Harry indicò un punto alla sua destra.

Florian Fortebraccio, il gelatiere, richiamava i passanti a voce alta, attirandoli.

Hermione rise. “Andiamo. Ho propria voglia di un bel gelato. Fa troppo caldo.”

S’incamminarono e si sedettero.

Dopo che Florian ebbe mille e mille volte Harry, ricordandosi del suo terzo anno, quando andava quasi ogni giorno lì, e ringraziandolo per aver salvato il Mondo Magico, riuscirono a ordinare. Nonostante le proteste del moro, quello volle assolutamente offrire loro un varietà di gelati, uno più buono dell’altro.

Dopo averlo ringraziato imbarazzati, cominciarono a gustarsi tutto quel ben di Dio.

Hermione, mentre mangiava, notò che l’amico la guardava di sottecchi.

“Harry, sputa il rospo. Cosa c’è?”

Lui scosse la testa. “Ma come fai ad accorgerti di tutto?” Sospirò. “Volevo solo sapere cosa ci fosse tra te e Ron.”

Lei arrossì. “Non c’è niente. Cioè… non lo so ancora. È tutto così strano.” Abbassò la testa, un po’ demoralizzata.

Harry, dal canto suo, rise di cuore. “Per favore, non ricominciate. Non voglio che arrivi un’altra guerra per farvi dichiarare. Siete Grifondoro, accidenti!”

Hermione lo fulminò. “Scusa se non tutti siamo come te, Harry-bacioGinnydavantiatuttiperchènonriescoatenereafrenogliormoni-Potter!”

Lui alzò le sopracciglia. “Prendi fiato, Herm. E comunque, alla fine è servito! Siamo insieme e siamo felici.”

Lei non replicò, sapendo che aveva ragione. Ma come faceva a mettere in chiaro i suoi sentimenti? Harry, come sempre, capì quello a cui stava pensando e cercò di rassicurarla. “Adesso che tutto è finito, dedicati a te stessa. Poi, con il tempo, capirai cosa vuoi. Godiamoci quest’anno, che ne pensi?”
Hermione annuì e, insieme, rimasero lì seduti a godersi la giornata.

Quando videro che la folla si era un po’ diradata, decisero di andare a comprare l’occorrente per la scuola e raggiungere tutti gli altri.

Si erano divisi appena arrivati per fare più in fretta, ma con tutte quelle persone sarebbe stato difficile in ogni caso.

Dopo aver camminato per un po’, decisero di fare un salto al Ghirigoro, stranamente vuoto. Per Harry fu un sospiro di sollievo entrare in un posto dove non ci fossero occhi curiosi a fissarlo.

Nonostante non fosse un appassionato di libri, l’atmosfera del negozio l’aveva sempre attirato. Gli scaffali arrivavano fino al soffitto, e delle candele profumate volavano tutt’intorno. Tutto era di tutti i tipi. Libri tascabili, libri rimpiccioliti, libri enormi e normali, in pelle e in seta, strappati e bianchi, puzzolenti e con vari aromi. Candele di tutte le forme e dimensioni. A forma di elefante, di fiori, di alberi, di edifici. C’era di tutto.

Una musica di sottofondo, probabilmente erano le Sorelle Stravagarie, riempiva il silenzio circostante.

Hermione si prese il compito di prendere i libri per entrambi, mentre lui spulciò qualche scaffale, alla ricerca di libri di Difesa contro le Arti Oscure, o di potenziamento su determinate materie, in modo tale da migliorare e accedere ai corsi per Auror.

Una donna gentile e carina, la stessa che gestiva il negozio da quando aveva undici anni, lo fissava, probabilmente per capire se avesse bisogno di aiuto o no. Quando Hermione lo trovò, aveva preso alcuni libri che facevano a caso suo: Incantesimi Difensivi, Saggio sulle pozioni e sul modo di capirle, Le maledizioni da evitare se si ha cara la pelle. Hermione aggrottò le sopracciglia, confusa. “A che ti servono, di grazia?”

Harry distolse lo sguardo. “Devo essere preparato per diventare Auror, no?”

Lei sorrise. “A scuola ti danno tutte le informazioni che servono. Quei libri non servono a nulla. Fidati di me.”

Lui sbuffò. “D’accordo.” Concesse. In fatto di libri, Hermione non poteva sbagliarsi.

Alla fine pagarono solo i loro libri di testo e uscirono, verso la prossima meta.

Mentre s’incamminavano verso lo Speziale, per acquistare l’occorrente per le pozioni, qualcuno li fermò.

Una ragazza dai lunghi capelli neri e lisci e un viso bianco e dolce come la neve li aveva appena chiamati, con un sorriso timido sul viso.

Cho Chang era sempre stata bellissima, ma in quel momento sembrava al di sopra anche di un aggettivo riduttivo come quello.

“Ehi, Cho!” Salutarono entrambi.

“Ciao! Scusate, non volevo spaventarvi.” Rise in modo cristallino. “Siete soli? Io sto aspettando i miei genitori.”

“Eravamo in tanti e ci siamo divisi per fare prima.” Rispose Harry, gentile come sempre.

Lei gli scoccò uno sguardo strano, a metà tra il rimpianto e la dolcezza. “Oh, capisco. C’è anche Ginny?” Poi guardò Hermione. “E Ron?”

Stavolta fu lei a rispondere. “Sì, e ci sono anche tutti gli altri.”

Lei annuì, più a se stessa che a loro. “Certo certo. Bene, allora vi lascio alle vostre spese. Io devo andare a comprare una scopa nuova. Tra poco ci sono le selezioni per i Tornados.  – sorrise – Allora, spero di vedervi presto. Harry magari ti mando qualche lettera. Tu sei bravo a Quidditch, potresti informarti e giocare in qualche squadra!” Detto questo, si avvicinò e scoccò a entrambi due baci sulle guance, soffermandosi un po’ di più su Harry. “Ciao!” E corse via.

Dopo questa scena a dir poco strana, Hermione si girò lentamente verso Harry, forse per chiedere qualcosa.

Decise di non dire nulla, alla fine, notando il suo pallore e il fatto che si fosse letteralmente pietrificato.

Harry, d’altro canto, sperava non dicesse nulla. Era già abbastanza stordito così. Quella ragazza non l’aveva mai capita, e nemmeno ne sentiva il desiderio.

Il suo pensiero andò un attimo a Cedric, e al Ballo del Ceppo in particolare.

Era una vita fa, ma lo ricordava perfettamente. Ricordava ancora la morsa che gli attanagliava lo stomaco al pensiero di loro due insieme. Adesso, non poteva fare altro che augurarglielo.

I sentimenti per Cho, così pacati e miseri, erano scomparsi del tutto, rimpiazzati da quelli per Ginny, forti e decisi. Perciò ogni sentimento di gelosia e rancore era scomparso, lasciando il posto a una pura e semplice serenità.

Impercettibilmente si rilassò quando vide in lontananza la sua famiglia. Cominciò ad andare verso di loro, scappando dalle domande che, lo sapeva, frullavano già nella testa della sua migliore amica.

Più si avvicinava, più notava il sorriso infantile che compariva sul volto dei suoi genitori e di tutti gli altri, capendo che quella giornata era stata per loro un ritorno alle origini.

 

 

 

 

 

 

NdA:

 

Ciao a tutti!

Ho aggiornato presto, visto? :D

Lo so, lo so, lo so! È corto e non è nulla di che.

Questo perché è un capitolo di passaggio. Dal prossimo vedremo la vita ad Hogwarts e mi fermerò di più ad analizzare la mente dei nostri cari personaggi! Ovviamente ci saranno capitoli dedicati alla vita fuori da Hogwarts… ma procediamo per gradi!

Innanzitutto, volevo avvisarvi che io non mi dilungo molto, quindi non posso promettervi di realizzare capitoli lunghissimi… ma posso provarci, assolutamente! :D

 

Allora, parlando del capitolo nello specifico.

Vi faccio notare:

-          Il rapporto tra Harry e Ginny;

-          Le parole di Remus. Che lavoro farà? Indovinate un po’! secondo me si è già capito ahahah;

-          Gli sguardi che si scambiano all’inizio e i piani di Ginny e George;

-          L’incontro con Cho!

 

Allora, non c’è nulla di che qui, ma ho comunque voluto accennare qualcosa di ciò che vedremo nei prossimi capitoli, giusto per andare un po’ avanti e cominciare davvero questa storia!

Non so se vi siete resi conto, ma sto allungando anche le note. Questo perché da lettrice quale sono ho sempre voluto conoscere la Rowling, e quindi immagino che sia giusto che la persona che sta scrivendo questa storia, cioè io ahah, conosca meglio chi la legge, segue, preferisce, recensisce!

Io non so davvero come ringraziarvi! Mi state dando un appoggio così grande che mi fate venire ancora più voglia di scrivere! Grazie infinite! Grazie, grazie, grazie, GRAZIE!!!!

Spero di non deludervi con il tempo. Di sicuro m’impegnerò sempre di più, per migliorare e per regalarvi capitoli sempre più belli!

 

Prima di salutarvi, vi dico un’ultima cosa, piccola piccola!

Questo è il mio quinto anno, perciò scriverò appena ho il tempo! Io mi collego ogni giorno su EFP, in modo tale da rimanere sempre aggiornata e di ricordarmi il mio impegno!

Inoltre, volevo anche dirvi che ho scritto questa storia con il sottofondo Tenerife Sea di Ed Sheeran, che io adoro!!! *-*

Lo so che non v’importa, ma io lo dico lo stesso!

Spero di sentirvi in molti, spero che vi ricordiate ancora di me, e spero di essere entrata nei vostri cuori come sono riuscita a fare in passato!
Grazie ancora di tutto…

Un abbraccio

Eles

  
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