KAMABAKKA
nell'inferno penso a te.
Correre.
Correre.
Correre.
Non devi fermarti mai, Sanji.
Doveva solo pensare a correre senza sosta, a non farsi raggiungere da quei mostri che abitavano l’isola dove era stato spedito, e tutto sarebbe andato bene. Doveva solo continuare a muovere le gambe più veloce che poteva.
Dove sei, Nami-san?
Lui era sempre stato il più veloce della ciurma, eppure dopo mezza giornata a scappare da quei travestiti sentiva le gambe più pesanti del piombo. Possibile che non si stancassero mai, nemmeno un po’?!
Sei salva?
Quel posto era un vero inferno. Non poteva immaginare un’isola peggiore su cui poter capitare e, scherzo del destino, era toccata proprio a lui; a lui, che amava le donne più di ogni altra cosa.
Vorrei parlarti, almeno per un attimo.
Era successo proprio a lui, che avrebbe dato di tutto per rivedere la donna che gli aveva rubato il cuore, anche per un secondo.
Mi manchi tanto.
Finalmente, trovò rifugio in una piccola grotta sulla spiaggia e si nascose all’interno, riprendendo fiato. Si accasciò sulla parete di pietra fredda, sentendo come unica compagnia il rumore del suo respiro affannoso.
«Ti penso sempre, Nami-san».
*Due anni dopo*