Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: 68Keira68    22/01/2015    1 recensioni
E se lo scontro tra Obi-Wan e Anakin fosse finito in maniera diversa? E
se la conversione al Lato Oscuro di Anakin e la caduta della Repubblica
avessero dato la spinta a Padmé per sopravvivere al parto
anziché ucciderla? L'universo è nelle mani di
Palpatine e Anakin ma la ribellione è appena cominciata, e a
guidarla sono Obi-Wan e Padmé. Riusciranno a ripristinare la
giustizia in un universo corrotto dal Lato Oscuro? La Forza
riuscirà a sconfiggere anche quest'ultima minaccia?
Dal testo:
"La parte buona di Anakin era lì, andava solo riportata alla
luce"
"il Sith creato dalle ceneri di quello che avrebbe potuto essere un
grande Jedi, Darth Vader"
"Noi siamo ancora vivi e non ci arrenderemo"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi, Padmè Amidala, Palpatine/Darth Sidious, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutti! Inanzitutto mi scuso profondamente per i tempi biblici di questo aggiornamento! Alcuni problemi personali uniti all'effettiva mancanza di tempo avevano causato un brusco calo di ispirazione, ma fortunatamente è tornata! Quindi anche se non sarò comunque una scheggia nell'aggiornare, non passeranno più i mesi come questa volta! Dato che vi ho già fatto aspettare abbastanza, vi lascio subito al capitolo, sperando che la vostra attesa venga ripagata e che vi piaccia! Ringrazio di cuore La_Birba e the best per aver commentato e per i vostri complimenti, spero di sapere presto le vostre opinioni anche su questo secondo capitolo e che non vi deluda!! Colgo solo l'occasione per rispondere alla domanda che mi ha fatto La_Birba e che magari si è posto anche qualcun altro, Anakin dallo scontro con Obi-Wan è uscito senza rimanerne sfigurato, ha perso solo la gamba sinistra ma per il resto è tutto a posto! Lo so che è una grande deviazione dalla storia principale, ma anche il fatto che Padmé sia viva lo è, ed essendo questo un finale alternativo mi sono azzardata a fare questo cambiamento, spero che piaccia come proseguirà! Buona lettura a tutti! 


2_La Lega Galattica della Resistenza

 
Un fastidioso mormorio regnava nella sala circolare da quasi un’ora senza sosta. Mi appoggiai sul sedile, portandomi una mano alla tempia. Se quell’insulso brusio non fosse finito presto, ero certa che avrei concluso la giornata con un colossale mal di testa. Una mano gentile mi si posò sul braccio, attirando la mia attenzione.

“Tutto bene?” mi chiese Obi-Wan, inclinandosi dal suo seggio verso di me.

Sorrisi per tranquillizzarlo. “Si, solo che dubito che questo porterà a qualcosa” commentai indicando con un’occhiata la confusione che regnava attorno a noi.

Ci trovavamo nella sala circolare delle conferenze di Giano, ormai diventata base non ufficiale delle riunioni per la Lega Galattica della Resistenza, il gruppo di reduci, ancora fedelmente attaccati alla Repubblica, che si stava creando per contrastare il neonato Impero Galattico di Palpatine.

Da quando Obi-Wan ed io ci eravamo rifugiati su Giano e avevamo iniziato a inviare dei messaggi di aiuto ai pianeti della Confederazione e non, era passato quasi un mese. Il primo a rispondere era stato Dardwin, il cui rappresentante sotto forma di ologramma, Maatal, sedeva poche sedie lontano dalla mia. Quella stanza circolare era cento volte più piccola di quella che aveva ospitato il Senato originale della Repubblica a Coruscant, eppure i nostri alleati erano talmente pochi che molte delle sedie restavano desolatamente vuote a ricordarci quanto lavoro avessimo ancora da fare. Tuttavia, rispetto ad un mese prima dove gli unici seggi occupati erano il mio, quello dei due maestri Jedi Obi-Wan Kenobi e Yoda e quello di Jar Jar, figuravano diverse presenza in più che davano speranza.

Oltre a Dardwin, al nostro appello avevano risposto Phemis, Khmor, Govia, Keral e altri 25 pianeti, ed ora gli ologrammi dei loro ambasciatori figuravano sui seggi della sala, a dimostrazione del fatto che il momento dell’azione era vicino.

Sospirai a quel confortante pensiero. Anche se il lavoro di ambasciatrice e coordinatrice di tutte quelle forze che stavano convergendo assorbiva buona parte della giornata, stare confinata nel palazzo di Giano era una tortura. Avevo le mani che fremevano per il desiderio di uscire e fare attivamente qualcosa anziché continuare ad analizzare carte su carte, studiare rapporti e mettere a punto idee che forse non avrebbero mai visto una vera realizzazione. Avevo bisogno di azione. Avevo bisogno di avvicinarmi fisicamente al mio obiettivo anziché limitarmi a pensarlo. Ma sapevo che muoversi senza una ferrea preparazione sarebbe stato un suicidio. Comunque sia, quel giorno avevamo ricevuto una notizia che forse avrebbe aperto un piccolo spiraglio per permettere un’azione reale. L’informazione aveva suscitato tanto clamore da essere la causa di quella discussione che andava avanti da un’ora. Una delle nostre spie, ci aveva informato che esisteva una copia della progettazione della Morte Nera, la fortezza grande quanto un piccolo pianeta che orbitava attorno a Coruscant e che era stata appena ultimata. A quanto sembrava, qualche anno addietro, quando il Conte Dooku si era rifugiato presso Geonosis assieme ad un gruppo di Separatisti, avevano lasciato una copia del progetto della nuova arma dei Sith in caso il Conte non fosse riuscito a scappare per consegnarlo a Palpatine. Il server in cui era custodito era criptato e ben protetto, ma non inespugnabile quanto la Morte Nera, una roccaforte galleggiante, armata come la migliore delle navi da guerra e ospitante un intero esercito nonché l’ex-Cancelliere e…Anakin. 

Bastò il suo pensiero a darmi la forza giusta per prendere la parola in quel guazzabuglio di piani avventanti che si accavallavano da un’ora.

“Signori, non possiamo permetterci di perdere tempo riflettendo se usufruire di questa informazione sia saggio o meno.” Li interruppi con vigore. I visi di tutti si appuntarono su di me, quasi sorpresi di sentire la mia voce dopo che mi ero ritirata in un silenzio meditativo. Con un sospiro mentale, scacciai Padmé e tirai fuori la senatrice Amidala, pragmatica e sicura, difficile da intimidire in una discussione. La senatrice che aveva un’assoluta necessità di convincerli a battere il ferro finché caldo e buttarsi finalmente nell’azione vera anziché ritirarsi dietro infinita demagogia. “Abbiamo finalmente uno spiraglio nella corazza del nemico su cui colpire. Sappiamo tutti che la Morte Nera è un’arma micidiale, se non riusciremo a trovare un suo punto debole per distruggerla, la nostra rivoluzione è finita ancor prima di iniziare. Per quanti pianeti possiamo convertire alla nostra causa, nessun esercito sarà mai abbastanza grande per poterla sconfiggere. Quindi entrare in possesso dei piani di progettazione di quella fortezza orbitante è la nostra priorità numero uno ed è mia opinione che sia saggio recuperarli il più presto possibile. La Morte Nera è stata ultimata da poco, se davvero ha un difetto ed è nascosto in quei piani, probabilmente penseranno quanto prima a distruggerli per evitare che cadano nelle mani sbagliate, ovvero nelle nostre” affermai, sicura di quello che dicevo.

“Saggio quello che dite è, senatrice Amidala” intervenne il maestro Yoda, seduto alla sinistra di Obi-Wan. “Ma chi tra noi mandare per questa spedizione?”

Seguì un minuto di silenzio, in cui tutti riflettemmo sul problema. Non sarebbe bastata una semplice spia di ricognizione, ci voleva qualcuno abbastanza abile da infiltrarsi nelle linee nemiche senza essere visto e capace di combattere se il caso lo avesse richiesto. Qualcuno con sangue freddo e l’abilità di risolvere ogni problema gli si fosse posto davanti. Inoltre doveva essere qualcuno di cui potevamo fidarci ciecamente.

“Andrò io”

La proposta di Obi-Wan mi giunse come una doccia gelata.

“No” dissi distinto, ma la mia opposizione si perse nei mormorii di assenso che provenivano dagli astanti. 

“Sicuro della tua candidatura tu sei, maestro Obi-Wan?” l’unico a mettere almeno in dubbio l’autonomina dello Jedi fu Yoda.

“è un compito da Jedi, e dato che siamo rimasti in due non vedo molte altre alternative. Inoltre, sono già stato a Geonosis e se quei piani sono là, ho un’idea di dove iniziare a cercarli” rispose pragmatico l’uomo.

Mi morsi il labbro per non ribattere. Purtroppo per me sapevo che Obi-Wan aveva completamente ragione. La missione era delicata ed era vitale che fosse portata a compimento. Lui probabilmente era la nostra assicurazione migliore per entrare in possesso di quei progetti. Però non potevo in cuor mio non essere contraria all’idea di esporlo deliberatamente al pericolo da solo. In quelle ultime settimane passate a organizzare il primo embrione della resistenza, la solidarietà che si era sviluppata tra noi, la sua solida e rassicurante presenza erano state la colonna che mi sosteneva per non crollare. Tuttavia Obi-Wan era uno Jedi, sapeva certamente badare a se stesso, e poi il successo della missione aveva la priorità su qualsiasi cosa potessi provare.

“Bene, se non ci sono obiezioni, partirei oggi pomeriggio stesso. Se il tempo è un fattore vitale, non voglio sprecare nemmeno un’ora”. Decretò lo Jedi.

L’approvazione fu data all’unanimità e la seduta, con mio sollievo, fu finalmente sciolta. Gli ologrammi si spensero ad uno ad uno finché nella stanza non rimanemmo solo Obi-Wan, Yoda ed io.

“Pericolosa la missione che stai per affrontare è, un brutto presentimento a riguardo io ho. Scaltro dovrai essere, usa la Forza per avvertire i pericoli e raggiungere la tua meta.” il vecchio maestro aveva una ruga di preoccupazione sulla fronte mentre ammoniva Obi-Wan, il che mi diede la misura di quanto la missione fosse rischiosa.

“Faccio preparare la nostra nave più piccola e più veloce e ti farò avere un sopraluogo del pianeta da studiare durante il viaggio” proposi, mentre ci avviavamo verso l’uscita della sala.

“Grazie Padmé”

Il maestro Yoda lievitò fuori dalla stanza su un sedile di metallo, lasciandoci soli.

Obi-Wan mi mise una mano sulla spalla e strinse la presa leggermente. “Non preoccuparti per me, sono uscito da situazioni peggiori di questa, credimi” tentò di scherzare.

Gli sorrisi, apprezzando il suo sforzo di alleggerire la tensione. “Lo so, cerca solo di tornare tutto intero”.

“Intero e con i piani in mano. Quando tornerò, ci saremo avvicinati di un passo in più alla sconfitta dell’Imperatore” predisse sicuro. “Intanto tu continua a svolgere il lavoro di coordinatrice qui, sei il punto fermo della rivolta, lo sai, grazie ai tuoi sforzi e al tuo nome altri pianeti si stanno già mettendo in contatto con noi”.

Lo ringraziai per la fiducia, incapace di mettere a tacere una punta di orgoglio per quelle parole. L’essere stata una senatrice aveva indubbiamente dei discreti vantaggi a livello di conoscenze e alleanze. Tuttavia avrei fatto ben poca strada senza la forza e la sicurezza di due maestri Jedi accanto. La gente li vedeva ancora come i difensori della giustizia, dei protettori a cui affidarsi. La menzogna che Palpatine aveva diffuso sulla loro presunta cospirazione contro la Repubblica per infangarli, se aveva avuto riscontro tra le alte sfere del Senato, attecchiva poco tra la gente comune che ben ricordava quante volte gli Jedi fossero intervenuti in soccorso della Galassia.

Cercando di essere il più fiduciosa possibile, salutai Obi-Wan augurandogli di tornare il prima possibile.

Speriamo in bene.

 

“Avete fatto trapelare la falsa notizia?”

“Si, mio signore. La vostra intuizione su Diegoro era corretta. Appena sentito di Geonosis ha cercato di mettersi in contatto con i Ribelli”.

Darth Vader annuì compiaciuto di sapere che il suo piano stava procedendo correttamente. Congedò Cordet con un cenno e si accinse ad andare a riferire gli sviluppi del suo piano al suo maestro. Le guardie all’ingresso scattarono sull’attenti appena lo videro avvicinarsi ma lui non le degnò di un’occhiata. Si introdusse a passo sicuro nella sala delle trasmissioni le cui uniche fonti di luce erano i monitor dei computer che riempivano il perimetro. Si avvicinò ad uno di questi e digitò sulla tastiera la frequenza per entrare in contatto con la Morte Nera, dove si trovava l’Imperatore. Poco dopo, l’ologramma dell’Imperatore riempì la piattaforma ovale posta al centro della stanza.

“Quali notizie, mio giovane apprendista?” senza molti preamboli, l’oscura figura incappucciata si rivolse ad Anakin riempiendo la stanza del suono roco della sua voce.

“Maestro, le mie intuizioni erano giuste. Diegoro era una spia dei Ribelli, gli abbiamo fatto sentire una falsa informazione secondo cui una copia dei progetti della Morte Nera sono ancora custoditi a Geonosis. La spia ha già passato la voce ai suoi alleati” lo informò con efficienza.

Sul volto deformato di Palpatine si disegnò una linea simile ad un ghigno.

“Molto bene, Lord Vader, molto bene. Come sempre le tue percezioni sono corrette”. Nonostante il complimento, il volto del giovane rimase impassibile. “Siete riusciti a rintracciare dove era indirizzato il messaggio?”

“Si, mio signore, ma non ci ha portati al loro rifugio. Il segnale è stato inviato verso un pianeta deserto, probabilmente per depistarci. Da lì sarà stato reindirizzato verso il loro nascondiglio.” Spiegò.

Palpatine incrociò al petto le braccia, nascoste sotto il lungo mantello nero, mentre rifletteva.

“Quindi anche se abbiamo scoperto la spia tra noi, non siamo più vicini di prima a scoprire dove si nascondono. Cosa intendi fare ora, Lord Vader?”

Anakin sostenne lo sguardo indagatore del Sith senza sbattere ciglio. Sembrava che nulla potesse scalfire l’impassibile determinazione del suo viso, come la fermezza di ferro nella sua voce.

“La finta informazione che ho lasciato trapelare non era solo per cercare di intercettare le loro conversazioni, era una trappola. Se il messaggio dell’informatore è già stato ricevuto, sono certo che invieranno qualcuno di fidato a recuperare quei progetti.” Illustrò conciso. “Io credo che quel qualcuno sarà il maestro Obi-Wan Kenobi , non hanno a disposizione altre persone per l’incarico”.

Palpatine scoppiò a ridere, una risata rauca che si riverberò nella stanza.

“E scommetto che tu sarai lì ad attendere il suo arrivo. È un ottimo piano, mio apprendista, hai la mia approvazione per portarlo a termine. Cattura lo Jedi, senza di lui gli altri cadranno poco dopo” e con queste parole chiuse la conversazione.

Anakin rimase qualche minuto nella stanza. Fisicamente era immobile, ma la sua mente si muoveva a ritmo febbrile.

Era stato un mese lungo quanto un’Era. Aveva rincorso ogni possibile traccia, ogni pista che gli si era presentata saltando da pianeta a pianeta senza sosta, come un leone affamato completamente assorto nella sua caccia. Ma dopo settimane che viaggiava da un lato all’altro della Galassia senza compiere un minimo passo avanti nelle ricerche per trovare il gruppo di Ribelli che li stava sfidando, aveva capito che la strategia che aveva assunto era inutile. Così, smettendo di rincorrerli, aveva architettato un piano per indurli a uscire allo scoperto. Aveva posto loro dinanzi una preda troppo ghiotta perché non uscissero dalla loro tana per tentare di prenderla. L’attesa finalmente lo aveva ripagato. Era certo che Obi-Wan avesse abboccato e con lui avrebbe poi preso la Lega in cui i Ribelli si erano organizzati.

La Lega Galattica della Resistenza, così si faceva chiamare l’unione di pianeti che speravano di opporsi al potere dell’Impero. Un gruppo di folli utopisti che ancora credevano fosse possibile imporre la pace con la finta promessa di libertà che dava il nome Repubblica. Poteva facilmente capire come gli Jedi si fossero opposti così strenuamente all’Impero, dopo secoli che detenevano il potere a fianco del Senato repubblicano. Perdere l’autorità di cui si erano appropriati e che credevano un loro imprescindibile diritto era per loro insopportabile. Ma che i sovrani e i ministri degli altri pianeti non comprendessero come Palpatine avesse portato la pace nella Galassia distrutta dai conflitti creati proprio dai diverbi della Repubblica a cui tenevano tanto, gli era incomprensibile. Sapeva bene che l’ex-Cancelliere aveva dovuto imporre quella pace al prezzo di milioni di vittime, ma era stato l’unico modo per risolvere una lacerazione che andava espandendosi sempre più. Era stato un atto di forza, e come tale era stato certamente difficile da digerire, ma il risultato era ben visibile agli occhi di tutti. I pianeti erano in pace, riuniti in un unico impero, sotto la guida di un unico capo abbastanza forte da mantenere l’equilibrio che aveva creato. Se c’erano ancora delle guerre in seno all’Impero, la causa era da attribuirsi proprio a quel piccolo gruppo di Ribelli che, ceco davanti alla realtà, continuava a professare i valori di una Repubblica che forse era esistita solo nelle loro convinzioni. La Repubblica si era dimostrata corrotta sin nel midollo, era stata incapace di salvaguardare la sua integrità e proteggere i suoi abitanti. La base stessa su cui era stata fondata, il principio della libertà di parola e di scelta, era stata distorta al punto che anziché essere una garanzia per la giustizia, era stata il suo principale freno. Le discussioni che avrebbero dovuto portare alle scelte più sagge e giuste per la Galassia, avevano in realtà aperto faide e iniziato conflitti, avevano protratto guerre con infinite quanto inutili mediazioni diplomatiche portate avanti spesso per interessi secondari dei singoli, anziché risolverle con un solo atto di forza. Le persone a cui i pianeti avevano affidato la loro guida perché ritenute più corrette e lungimiranti di altre, si erano dimostrate abiette e unicamente interessate a seguire i loro fini, capaci di mentire e di favorire azioni spregevoli pur si perseguire i loro scopi.

L’Imperatore non si nascondeva dietro una falsa demagogia. Esprimeva ferramente la sua volontà e la faceva eseguire, avendo come scopo principale la salvaguardia dell’Impero Galattico. Ed era un fine che, agli occhi del giovane Sith, ben giustificava i mezzi a volte discutibili che adottava. La guerra aveva fatto troppe vittime in quegli ultimi secoli, motivo per cui era ben determinato ad estinguerne l’ultimo focolaio.

Fece un respiro profondo e si scostò dal monitor per le trasmissioni. Doveva andare a dare le coordinate al capitano della nave. Se conosceva bene il suo vecchio maestro, non avrebbe perso tempo a rendersi utile per la Lega.

L’idea che da lì a poco lo avrebbe finalmente incontrato a Geonosis gli trasmise una scarica di energia. Si sentiva come una molla carica, pronta a scattare. Aveva atteso quel momento facendo scorrere impazientemente giorno dopo giorno. Ora la resa dei conti si stava avvicinando.

 

“Preferiresti un maschio o una femmina?”

“Una femmina” rispose il giovane senza esitazione.

La ragazza sorrise della sua fretta. “Strano, di solito i padri preferiscono un maschio. Come mai tu no?”.

“Gli altri padri non si sono scelti una moglie bella come la mia. Altrimenti anche loro spererebbero in una bambina con il sorriso dolce di sua madre”.

Era una frase così bella da sembrare quasi preparata, ma la sincera ammirazione che gli leggeva nello sguardo mentre la rimirava non lasciava adito a dubbi sul fatto che pensasse davvero quelle parole.

Sorridendogli di cuore, si staccò dalla balaustra del balconcino del loro appartamento per avvicinarsi. Appena fu alla sua portata, il ragazzo le circondò la vita con le braccia robuste per stringerla a sé, facendo però attenzione a non schiacciarle l’ormai prominente pancia che custodiva l’oggetto della loro conversazione.

“Sei così bella, Padmé” le mormorò, sfiorandole la tempia con un bacio.

Padmé accostò la guancia sulla spalla di suo marito, inspirando a fondo l’odore fresco e penetrante della sua pelle.

“E come vorresti chiamarla?” gli chiese, tornando all’argomento principale.

Anakin appoggiò il mento sulla sua testa e prese a cullarla dolcemente tra le braccia.

“Mi spiace deluderti, ma non sono molto bravo in queste cose” confessò fintamente sconsolato.

“Non c’era nell’addestramento Jedi questo?” scherzò lei. Sentì la sua risata riverberarsi nel petto che la stringeva.

“Certamente, era tra imparare a saltare da due piani usando la Forza e gestire due spade in un combattimento. Solo che devo aver saltato quella lezione” le rispose ironico.

“Mmm, che ne dici di Dorotea?” propose Padmé.

Anakin storse il naso. “Senza offesa, ma mi sembra un nome da vecchia bisbetica”.

“Erinna?” tentò di nuovo.

Il giovane lo soppesò un momento prima di scartarlo scuotendo il capo. “Troppo strano, a una bambina si addice un nome dolce.” Commentò.

Rimasero in silenzio per qualche minuti, entrambi assorti in un proprio lungo elenco di nomi da passare al vaglio prima di proporlo all’altro. Anakin voleva un nome che rimanesse impresso nella mente di chi lo ascoltasse. Era certo che una volta cresciuta, sua figlia sarebbe stata conosciuta in tutta la Galassia. Doveva quindi avere un nome che la caratterizzasse. Doveva essere dolce, perché si addicesse alla bellezza che avrebbe certamente ereditato dalla madre, ma anche deciso. Poi d’un tratto ebbe un’illuminazione. O meglio un lontano ricordo che affiorava lentamente alla luce. C’era una fiaba che sua madre gli leggeva quand’era bambino a Tatooine, la storia di una bella avventuriera, gentile con chi chiedesse il suo aiuto, ma determinata contro i suoi nemici. 

“Leila” pronunciò in un bisbiglio, quasi assaporasse con lentezza quella parola.

Padmé si allontanò da lui quel tanto che bastava per scorgergli il viso. “Leila?” chiese. Ci pensò su, poi ripeté il nome con più decisione, come per tastarlo. “Leila”.

Gli sorrise luminosa. “Mi piace, è melodioso, ma semplice, resta impresso”.

“Leila allora. Già la immagino, con i lunghi capelli castani su un viso a cuore e dei grandi occhi limpidi, pieni di vita” approvò soddisfatto Anakin, prendendo tra le dita una ciocca di Padmè.

“E se invece fosse un bimbo con i capelli color del grano e degli occhi a volte un po’ burrascosi?” chiese la ragazza, interrogandolo con lo sguardo.

“Se fosse un maschietto…Kormi?”

Questa volta fu il turno di Padmé a fare una smorfia contrariata. “Kormi? Sei sicuro sia un nome vero? È terribile!”.

Anakin rise dello sdegno di sua moglie. “Ehi, era solo una proposta!” si difese.

Padmé contemplò un attimo il panorama di luci e colori che la terrazza su Coruscant gli offriva. Se pensava a suo figlio, non poteva non immaginare una copia in miniatura del padre. Avrebbe voluto che fosse forte e determinato quanto lo era stato lui nel seguire i suoi sogni. Gli augurava di ereditare la gentilezza che albergava nel suo cuore e il desiderio di fare la cosa giusta che guidava ogni sua azione. Avrebbe tanto voluto che suo figlio, al pari del padre, diventasse una luce nel buio di crudeltà e ingiustizie che popolavano quella Galassia. Alzò lo sguardo per vedere le stelle che brillavano in quell’immensa volta e un nome le balenò davanti agli occhi. Se non si ricordava male, derivava da “lux” che, in una lingua tanto remota da essere quasi dimenticata, voleva dire “luce”.

“Lo chiameremo Luke” affermò, sicura della sua scelta.

Anakin sorrise vedendo il volto contento della moglie e non esitò ad approvarne la scelta. Appoggiò la mano con delicatezza sulla pancia della sua Padmé mentre con l’altra le alzò il mento.

“Sono due nomi bellissimi.” Le mormorò ad un soffio dalle labbra, prima di baciarla con una tenerezza infinita.

Padmé gli cinse il collo con entrambe le braccia e chiuse gli occhi, abbandonandosi alla sensazione di piacere che le sue morbide labbra le regalavano. A poco a poco, il bacio si fece più approfondito, fino a provocarle i brividi lungo tutta la schiena. Ah, solo lui poteva suscitarle una reazione del genere con un semplice bacio!

Quando si staccò, le disegnò una linea lungo tutta la mandibola con piccoli e casti baci, prima di stringerla di nuovo a sé per rimanere così, sulla terrazza con una Coruscant illuminata da sfondo, cullati da una brezza leggera che faceva ondeggiare il bordo della vestaglia di Padmé. Il loro mondo era interamente in quella terrazza, la loro felicità in quella creatura dal nome incerto che la ragazza portava in grembo. Il resto non contava.

Quando mi svegliai la mattina dopo, notai con stupore che le mie guancie erano bagnate di pianto. Il ricordo del sogno che avevo fatto quella notte mi investì, dandomi la spiegazione che cercavo. Non era stato un semplice sogno. Era un ricordo vero, di una sera d’estate quando ero ancora incinta, poco prima che il mondo in cui avevo vissuto si capovolgesse perdendo di significato.

Mi rannicchiai con le ginocchia al petto mentre ripercorrevo ancora quel ricordo agro-dolce che nell’inconscio mi aveva fatta piangere di gioia e di dolore insieme.

Anakin…il mio Anakin che mi baciava con dolcezza e che sperava di poter avere una figlia simile a me. Alla fine eravamo stati accontentati entrambi. Lui aveva avuto la sua piccola Leila ed io il mio Luke.

Mi alzai dal letto e mi avvicinai alle culle dove le mie due piccole pesti dormivano ancora beate. Con i pugnetti alzati vicino al viso erano incredibilmente dolci, ma sapevo bene che era un’illusione che sarebbe durata solo finché erano entrambi addormentati. Appena si fossero svegliati, avrebbero ricominciato a pretendere con decisione le mie attenzioni, che tuttavia ero ben felice di dargli.

“Presto anche il vostro papà sarà qui per voi”.

Era una promessa a cui non avrei mancato a costo della mia vita.

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: 68Keira68