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Autore: Neverlethimgo    22/01/2015    1 recensioni
I nostri volti erano vicini, tanto che i nostri respiri s’intrecciavano l’uno con quello dell’altra. Mi sorrise, io rimasi impassibile o almeno ci provai.
Spostò una mano sulla mia schiena attirandomi ancor di più a sé, persino i suoi occhi sorridevano ed io stavo cedendo d’innanzi a ciò.
Sentivo il battito del mio cuore accelerare notevolmente ed il respiro spezzarsi di colpo, il mio sguardo era perfettamente intrecciato con il suo ed era da parecchio tempo che non m’immergevo così profondamente nei suoi occhi.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sei.

 

Non ero riuscita a ritornare a casa prima del tramonto, come speravo, e mi erano rimaste soltanto un paio d’ore prima che l’orario della presunta festa arrivasse.
Fissavo l’interno dell’armadio da ormai dieci minuti e, dopo aver fatto passare quasi tutti i vestiti appesi, ne scelsi due: uno nero a fascia ed uno blu a maniche lunghe.
Li posai ripetutamente davanti al petto e sospirai quando, notando il mio riflesso nello specchio, mi ritrovavo sempre più indecisa.
Sentii la porta di camera mia aprirsi e con la coda dell’occhio inquadrai la figura di mia sorella, intenta a fissarmi con aria interrogativa.
Esci?” mi domandò, facendo capolino all’interno della stanza ed andandosi a sedere sul letto.
Sì,” risposi atona, ripetendo per l’ennesima volta lo stesso gesto. Non riuscivo a decidere.
Vai ad una festa?
Annuii e mi voltai poi verso di lei. “Nero o blu?” le chiesi di rimando.
Ci andrai con Ashton?
Ignorò completamente la mia domanda e ciò mi fece improvvisamente avvampare. Distolsi lo sguardo dal suo e sventolai energicamente i due abiti davanti al suo viso.
Nero, decisamente. Il blu non ti sta affatto bene, credevo di avertelo già detto,” rispose con nonchalance, accavallando le gambe e dedicandomi un’occhiata di sufficienza.
Spalancai la bocca, ma non proferii parola, sbuffai e posai l’abito blu nell’armadio.
Non hai risposto alla mia domanda,” insistette e le sue labbra si curvarono verso l’alto, formando un ghigno soddisfatto.
Sì, ci andrò con Ashton e con suo amico,” sbottai scocciata, evitando d’incrociare il suo sguardo.
Mmh.
Che significa quel verso?
Se c’era una cosa che non sopportavo del carattere di Emily era il suo costante bisogno di estrapolarmi le parole di bocca. Nessuno meglio di lei sapeva com’era finita la storia con Ashton e mi stupii del fatto che, proprio lei, volesse istigarmi così tanto nel riportarla a galla.
Nulla,” disse semplicemente, volendo far cadere il discorso, ma le dedicai un’occhiata fulminea che non ammetteva bugie.
Sospirò e si strinse nelle spalle. “È semplicemente strano il fatto che tu abbia deciso di andare con lui,” ribatté, sottolineando con fermezza le ultime due parole.
Non vado di certo in veste di accompagnatrice. È una semplice festa alla quale mi ha chiesto di partecipare e, inoltre, ti ricordo che ci sarà anche un suo amico. Non resterò sola con lui.” Alzai di qualche tono la voce, rendendomi conto che, forse, avrei dovuto dire quelle cose principalmente a me stessa.
Per quanto mi riguarda, puoi fare quello che vuoi. Non sono io a chiederti di rimanergli così ostile.
C’è una ragione per la quale mi comporto in questo modo e lo sai.
Sollevò le mani in segno di resa e si alzò dal letto. “Come vuoi, la scelta è tua, ma ti conosco fin troppo bene e so che questa farsa durerà ancora poco.
Seguii i suoi movimenti, fissandola con gli occhi sbarrati fino a che non lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi nuovamente sola.
 
Le sue parole continuarono ad echeggiare nella mia mente come un disco rotto e, più rimuginavo, ripensando a quella situazione, più venivo a conoscenza che mi sarei fatta solo del male.
Ad interrompere quei tormentati pensieri fu la fastidiosa vibrazione del mio cellulare, posato accanto ai braccialetti in metallo sulla scrivania, i quali non fecero altro che aumentare il volume di quel ronzio.
 
Un nuovo messaggio da Ashton.
«Sono davvero felice che tu abbia accettato di uscire con me questa sera  :) »
 
Rilessi quel messaggio una seconda volta e, sospirando, lo riappoggiai sulla scrivania senza rispondervi.
Non riuscivo a trovare un lato positivo in tutto questo, sentivo di dover mantenere fede alla mia ostilità, perché una parte di me sapeva che mi sarei fatta solo del male a riprovarci. Non avevo idea di quali intenzioni avesse Ashton e, forse, non volevo nemmeno saperlo.
Decisi di accantonare quei pensieri almeno per quella serata: partecipare ad una festa indossando un broncio non era esattamente il miglior make-up.
Gettai un’occhiata all’orologio appeso alla parete e mi affrettai ad infilare all’interno di una pochette il cellulare e le chiavi di casa. Feci a malapena in tempo ad infilarmi le decolleté nere, prima che il suono del citofono giungesse alle mie orecchie, seguito dalla voce di Emily.
Buona serata, sorellina, divertiti!” esclamò Emily, dedicandomi un sorriso di scherno.
Certo, come sempre,” ribattei sarcastica, prima di chiudere la porta alle mie spalle ed iniziando a scendere le scale.
Prima ancora che potessi varcare il cancello alla fine del vialetto, incrociai gli occhi di Ashton, il quale era appoggiato alla portiera di una macchina nera, affiancato da Luke. Il suo sguardo restò incollato alla mia figura fino a che non li raggiunsi, sforzandomi di non pronunciare un ciao troppo biascicato o scocciato.
 
Ebbi la fortuna di prendere posto sui sedili posteriori, ma, nonostante questo, sentivo continuamente lo sguardo di Ashton addosso ed era un peso che ben presto avrei smesso di sopportare.
Dove si terrà questa presunta festa?” domandai, sovrastando il volume della radio e sporgendomi quanto bastava tra i due sedili anteriori.
Al Four Season, a Sydney. Un amico di un altro mio amico ha affittato la suite dell’ultimo piano per dare una festa e-
E tu non sei stato invitato, ma hai deciso di presentarti comunque?” lo istigai, ma dalla sua espressione capii di aver azzeccato.
Come fa a saperlo? Gliel’hai detto tu?” domandò a bassa voce ad Ashton, il quale scosse il capo divertito. “Te l’avevo detto che è intelligente.
Ashton mi lanciò un’occhiata dallo specchietto retrovisore, accompagnata da un sorriso che però non ricambiai. Distolsi lo sguardo, posandolo sul paesaggio che scorreva rapido al di là del finestrino, m’immersi in pensieri che, probabilmente, avrei fatto meglio ad evitare.
Iniziai a considerare la possibilità che a quell’imminente festa si verificassero avvenimenti che, sebbene soltanto in cuor mio, speravo capitassero, ma c’era sempre il minimo ripensamento che mi costringeva ad archiviare il tutto.
Erano trascorsi diversi mesi da quando la nostra storia era giunta al termine ed in quel lasso di tempo non avevo fatto altro che negare l’evidenza a me stessa. C’ero quasi riuscita, ero ormai prossima a far credere a chiunque – e forse anche a me stessa – che tra di noi non potesse esserci più niente, ma i miei sforzi divennero vani da quando la figura di Ashton si era ripresentata davanti ai miei occhi quella mattina.
Tanto lavoro per nulla, pensai.
Se aveva lasciato la città, era evidente che volesse dimenticare ogni cosa, anche me: quindi perché riprovarci?
 
Quei malinconici pensieri mi accompagnarono sino alla fine del tragitto quando, davanti ai miei occhi, vidi ergersi in tutta la sua imponenza in Four Season. Rimasi attonita per alcuni istanti, una volta lasciato l’abitacolo, per ammirare quanto avevo davanti: le luci di ogni singola stanza erano accese ed illuminavano buona parte dell’area circostante, l’ingresso alla hall era preceduto da un lungo tappeto rosso ed il tutto sembrava così dannatamente lussuoso per dover restare solo a guardare.
A riportarmi alla realtà fu lo scatto sonoro della serratura della macchina, sobbalzai involontariamente e mi affrettai a raggiungere Ashton e Luke. Mantenni volutamente una certa distanza da entrambi, soffermandomi ad ammirare ogni singolo particolare dell’interno di quell’hotel.
Non avevo più proferito parola da quando lo sguardo di Ashton aveva incrociato il mio ed iniziavo a sentirmi a disagio.
Raggiungemmo l’ascensore e, una volta dentro, Luke pigiò il bottone che ci avrebbe portato sino al ventitreesimo piano. La tranquilla e delicata melodia proveniente dall’altoparlante dell’ascensore spezzava il silenzio, rendendo quegli interminabili minuti leggermente più sopportabili, ma lo sguardo di Ashton no. Era sempre fisso su di me ed io non sapevo più su cosa concentrare la mia attenzione per non guardarlo.
Finalmente il tintinnio metallico annunciò il nostro arrivo al piano e non esitai ulteriormente prima di fiondarmi fuori dall’ascensore. Non appena Luke ci fece strada, mi affrettai a seguirlo lungo il corridoio, sentendo il suono sommesso della musica farsi sempre più vicino a noi.
La porta della stanza 2321 era socchiusa, così Luke non si preoccupò di suonare il campanello o di bussare, ci lasciò passare come se quella fosse stata la sua camera. Una volta chiusa la porta alle sue spalle, tirò un sospiro e ci volse un largo sorriso.
Bene, che la festa abbia inizio!” esclamò allargando le braccia. Mi guardai attorno, incrociando le figure dei presenti e dei dettagli che arricchivano in modo lussuoso, ma non esagerato, la suite nella quale ci trovavamo.
Conosci almeno qualcuno dei presenti?” mi azzardai a chiedergli e Luke annuì, sebbene titubante.
Sì, una o due persone dovrei averle viste a scuola.
È quel dovrei che mi spaventa. Che cosa penseranno se ci vedono qui?
Sbuffò scocciato e mosse qualche passo verso di me, posando entrambe le mani sulle mie spalle e scuotendomi leggermente. “Ronnie, non importa un fico secco a nessuno di chi partecipa a questa festa. Tra meno di un’ora saranno tutti così ubriachi da non ricordare nemmeno dove stanno di casa. Non preoccuparti di queste cose così irrilevanti. Pensa a divertirti.
Fui ben poco convinta dalle sue parole, ma prima ancora che potessi ribattere, lui ed Ashton erano già diretti verso la terrazza, già gremita da una decina di persone.
Li seguii dopo qualche istante d’indecisione, evitai d’incrociare lo sguardo dei presenti e lasciai che l’aria fresca della sera mi solleticasse il viso, regalandomi una sensazione di sollievo.
Non so voi, ma a me è venuta sete. Vi porto qualcosa?” ci domandò Ashton, dedicando una strana occhiata a Luke.
Una birra, grazie,” rispose il biondo.
Per te, Ronnie?
Nulla,” biascicai, scuotendo leggermente il capo.
Non appena Ashton si allontanò, mi voltai, appoggiandomi alla ringhiera del terrazzo e squadrando lo skyline della città. I profili dei palazzi, arricchiti dalle centinaia di luci, rendevano quello spettacolo degno di essere ammirato per ore ed ore. Tuttavia, la voce di Luke m’impedì di farlo.
Allora, Ronnie…
Sai, potrei anche decidere di non risponderti se continui a chiamarmi in quel modo,” ribattei con fare acido. Lo vidi alzare le mani in segno di resa, dopodiché imito la mia posizione, appoggiandosi con i gomiti sulla ringhiera.
Però ad Ashton permetti ancora di chiamarti così.
Voltai di scatto il capo verso di lui, ricevendo in tutta risposta un’occhiata divertita.
Ho toccato un tasto dolente, vero?
Serrai gli occhi per un paio di secondi e sospirai profondamente, volgendogli un cenno d’assenso di cui poco dopo me ne pentii.
Senti, so che probabilmente non vorrai più saperne, ma gli importa ancora di te.” Tutto d’un tratto era diventato serio, non sorrideva più, né tanto meno aveva più quel ghigno beffardo dipinto in volto.
Sì, hai ragione,” ammisi e vidi accendersi nel suo sguardo un barlume di speranza.
Non voglio più saperne,” continuai schietta.
Oh, andiamo, non riesco a credere che tu sia passata oltre.
Lui lo ha fatto tempo fa, perché dovrei restare ancorata al passato?
Cercai di apparire più sicura che potei, ma non sarei riuscita ad ingannare neppure me stessa. Detestavo portare avanti il discorso, avrei quasi preferito che Ashton ricomparisse con la bibita di Luke piuttosto che dover riesumare certi ricordi.
Forse perché non hai esattamente l’aspetto di una che si è lasciata una storia del genere alle spalle.
Tu non sai nulla di me.
Vero, ti conosco pochissimo, non posso giudicare. Anzi, ad essere sincero, non ti conosco neppure, so soltanto ciò che mi ha raccontato Ashton. Per quanto mi riguarda, avrebbe potuto dirmi solo un sacco di stronzate, non lo scoprirò mai.” Si strinse nelle spalle e ritornò a guardare il profilo della città.
Ti ha davvero parlato così tanto di me?” mi azzardai a chiedergli, sapendo che mi sarei pentita di conoscere la risposta.
Ogni singolo giorno.



 


 

Spazio Autrice

Che novità, sono in ritardo, però vi avevo 'avvisato' che dallo scorso capitolo in poi non avrei più avuto le parti già pronte. Per cui stasera mi sono decisa e ho concluso ciò che avevo scritto qualche tempo fa.
Siccome ho spezzato il capitolo e non mi va di farvi aspettare inultimente, continuerò con l'episodio della festa a breve, promesso :)

Spero davvero che la storia vi incuriosisca, fatemi sapere che ne pensate!


Alla prossima!
Much Love,
Giulia 


@belieber4choice on twitter
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