Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: heliodor    23/01/2015    1 recensioni
Dopo essere tornati ad Arendelle, Elsa, Anna e i loro amici si godono il meritato riposo. Ma dal profondo nord arriva una nuova minaccia.
Maia, la Regina dell'Inverno, è venuta a reclamare indietro il suo cuore. Al suo fianco un esercito di creature ghiacciate che invadono il fiordo.
Rimasta sola e senza alleati, Elsa dovrà intraprendere una lunga e pericolosa odissea per salvare i suoi cari e il regno.
Fino al confronto finale con Maia per decidere chi, tra le due, sarà l'unica Regina dell'Inverno...
Cursed è il terzo (e ultimo) episodio della serie The Winter Queen.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Winter Queen'
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La parete di ghiaccio si innalza verso il cielo, sparendo tra le nuvole grigie.
Kastelgaard l’osserva preoccupato, poi abbassa gli occhi verso Elsa e Brick. Il troll si guarda attorno preoccupato. ― Che posto è questo?
Il troll emette un grugnito.
Una spaccatura divide in due la parete di ghiaccio. Oltre di essa si intravede una spianata coperta di neve. Basse colline dalla forma arrotondata punteggiano la pianura, il cui centro è avvolto dalla foschia.
― C’è un’apertura ― dice Kastelgaard arrampicandosi verso la spaccatura. ― Di qui si può passare.
Brick prosegue a testa bassa.
― Ehi ― grida Kastelgaard. ― Almeno mi stai ascoltando?
Elsa e Sven si fermano.
Il troll prosegue per qualche passo, poi si volta. ― Dì lì non possiamo andare.
― Perché no? ― Kastelgaard indica la pianura. ― Risparmieremo tempo passando di qui.
Brick emette un sospiro. ― Facciamo il giro. È più sicuro.
Kastelgaard guarda Elsa.
La regina si rivolge al troll. ― Cosa c’è di così pericoloso oltre il muro?
― La verità ― risponde Brick. ― Se siete così curiosi di conoscerla, vi ci porterò.
Kastelgaard ed Elsa si scambiano un’occhiata perplessa.
La pianura si estende a perdita d’occhio oltre il muro. Guardando a destra e sinistra la parete di ghiaccio continua in entrambe le direzioni perdendosi nella foschia. ― Quanto è grande questo posto?
Brick trotterella davanti al gruppo. ― Abbastanza.
Kastelgaard lo raggiunge. ― Abbastanza per cosa?
― Ragazzino ― dice Brick con tono esasperato. ― Hai intenzione di farmi domande per tutto il resto del viaggio?
― Brick… ― dice Elsa.
Il troll sospira. ― Una volta, questo era il regno di Maia.
Kastelgaard si volta di scatto. ― Ma è una pianura desolata.
― Adesso lo è, ma secoli fa qui sorgeva un villaggio.
Il troll li guida fino a una collinetta. Sven arranca con la slitta fino alla cima.
Kastelgaard rivolge gli occhi verso l’orizzonte. In lontananza si intravede, persa nella foschia, la forma imponente delle mura di ghiaccio.
Elsa si siede accanto ad Anna. ― Chi ha costruito queste mura?
Le sopracciglia cespugliose di Brick si piegano all’ingiù. ― È stata Maia. I regni che aveva minacciato misero sotto assedio il regno per anni.
Elsa indica col braccio teso la sezione di muro crollato. ― E cosa accadde quando entrarono?
Brick sospira. ― Nessuno ha mai superato queste mura, regina di Arendelle. Se guardi bene, noterai che le brecce sono state aperte dall’interno, non dall’esterno.
Elsa si stringe ad Anna. Gli occhi della principessa, vuoti e azzurri, fissano un punto distante.
― Le intenzioni di Maia erano buone, almeno all’inizio ― prosegue Brick. ― Ma col tempo divenne ossessionata dall’idea di proteggere i suoi sudditi. Anche quando i regni nemici rimossero l’assedio, Maia non abbatté le mura e vietò a tutti di uscire. Fece sigillare tutte le entrate, trasformando il regno in una grande prigione.
― E poi che cosa successe? ― domanda Kastelgaard.
― Ci fu una rivolta ― dice Brick. ― E Maia fu costretta a lasciarli andare. Rimasta sola, si nascose nel Cuore dell’Inverno e nessuno la vide mai più.
― E che fine hanno fatto gli abitanti del regno? ― chiede Bulda.
― Alcuni sono andati a nord, altri hanno fondato i villaggi lungo la costa, compresa Arendelle.
― Ecco perché Maia considera suo il tuo regno ― dice Kastelgaard rivolto a Elsa.
― E i cuori? ― domanda Elsa. ― A cosa le servono i cuori?
Brick accarezza Sven. ― Ogni tanto Maia usciva dal suo nascondiglio e scagliava sui villaggi della costa inverni più duri degli altri. Per placarla, le inviavano dei giovani, che le donavano il cuore giunti al tempio. Col tempo la tradizione si è persa, ma Maia deve averci preso gusto.
― È una cosa orribile ― dice Elsa inorridita. ― Perché fa una cosa del genere?
― Ragazzina ― dice Brick severo. ― Non puoi capire una persona che ha vissuto per secoli in isolamento, lontano da tutto e tutti.
― Invece posso ― dice Elsa fissandolo negli occhi.
Il vento sferza i loro visi scompigliando i capelli della regina, seguito da un lungo lamento.
***
L'ululato scuote Kastelgaard, che si alza di scatto, la mano sulla sciabola. ― L'avete sentito anche voi?
Gli occhi di Brick scrutano nel buio.
Sven fa ruotare le orecchie.
― Lupi ― dice Elsa alzandosi.
Il troll scuote la testa. ― Non sono semplici lupi. Li ha mandati Maia.
Kastelgaard estrae la sciabola. ― Semplici o no, se la vedranno con me.
Due coppie di punti luminosi danzano nel buio come fiammelle.
Kastelgaard li segue con lo sguardo finché dall'oscurità non emergono due figure gigantesche.
Denti lunghi come pugnali brillano sotto la tenue luce delle stelle. Due mostri che somigliano a lupi, il pelo irto di aculei di ghiaccio, fissano i troll e gli umani con cupidigia.
Kastelgaard fende l'aria con la sciabola. ― Venite, su. ― Si volta verso Elsa. ― Prendete Sven e scappate. Io li terrò impegnati.
Elsa solleva le mani, i palmi rivolti verso le due creature. ― Non ho intenzione di scappare.
Uno dei due lupi ringhia e si lancia in avanti con un balzo. Dalle mani di Elsa parte un dardo di ghiaccio che colpisce il mostro alle gambe, facendolo rotolare per alcuni metri.
L'altro lupo balza in avanti e con due salti raggiunge Kastelgaard, che solleva la sciabola sopra la testa per arrestare la zampa del mostro. L'impatto lo travolge, mandandolo a sbattere con la schiena sul terreno.
Il mostro incombe su di lui, le fauci spalancate. Un dardo lo colpisce al fianco. Il lupo guaisce e si allontana.
Kastelgaard si rialza, la sciabola tra lui e il mostro che si è rimesso in piedi e lo guarda minaccioso. Il suo compagno si sposta di lato, mettendo tra i due mostri il gruppo di Elsa.
La regina solleva le mani. ― Maia ― grida. ― Lo so che mi stai ascoltando.
Uno dei lupi lancia un ululato. Un vortice di fiocchi di neve turbina davanti a Elsa. Appare la forma di una donna dai capelli lunghi e fluenti. Come un fantasma fatto di condensa e neve fresca, l'apparizione si ferma a due passi dalla regina.
― Elsa ― sussurra con voce appena udibile. ― Hai portato il mio cuore come ti avevo ordinato?
― È qui ― risponde Elsa toccandosi il petto.
Il fantasma di Maia sorride. ― Devi salire al tempio, come hai fatto la prima volta.
― Lo farò ― dice Elsa decisa. ― Ma devi fare in modo che la strada sia libera.
― Sei entrata nel mio regno senza farti annunciare.
― Ti chiedo scusa ― dice Elsa a denti stretti.
Maia annuisce. ― Allora vai. Ma sbrigati. Hai tempo fino al sorgere del sole E dovrai venire di persona.
La neve si dissolve nell'aria. I due lupi ringhiano all'indirizzo di Kastelgaard, girano su sé stessi e tornano nell'oscurità.
***
Elsa si sporge verso il basso. Davanti a lei si spalanca una voragine larga abbastanza da inghiottire la reggia di Arendelle. Dal punto in cui si trova intravede solo pareti lisce come ghiaccio che affondano nell'oscurità scomparendo dopo pochi metri.
Brick osserva accigliato il burrone mentre Bulda siede sul carro accanto ad Anna.
Il troll indica un edificio che luccica sotto i raggi di un sole incerto. ― Il tempio ― sussurra. ― È proprio come lo ricordavo.
Sospesa sopra l'abisso, collegata alla roccia da un delicato intrico di assi che sembrano fatte di cristallo, si erge la cupola del tempio.
― Sei già stato qui? ― domanda Kastelgaard.
― Una sola volta. E mi ripromisi di non tornarci mai più. ― Brick scuote la testa affranto. ― Sono solo un vecchio troll brontolone.
Un ponte di ghiaccio unisce l'entrata del tempio al bordo della voragine.
Elsa l'attraversa con passo deciso fino a trovarsi di fronte alla porta. Le basta sfiorarla perché si apra verso l'interno.
Kastelgaard la segue.
Lei si volta. ― Ho bisogno del tuo aiuto.
Lui sorride. ― Non sai quanto ho sperato di sentirtelo dire, Elsa.
La regina ricambia il sorriso ed entra nel tempio.
Oltre la soglia il buio è rischiarato solo dalla debole luce che filtra attraverso le pareti di ghiaccio. Al centro del pavimento vi è un foro circolare.
Elsa lo raggiunge e si inginocchia sul bordo, facendo attenzione a non sporgersi troppo. Porta le mani al petto, chiude gli occhi e china la testa in avanti. La regina muove le labbra senza emettere alcun suono.
Kastelgaard si avvicina al bordo con cautela.
Tra le dita chiuse sul petto filtra una luce che passa dal bianco all'azzurro. Nello stesso istante, un oggetto dalla forma arrotondata si forma al centro esatto del foro nel pavimento, fluttuando nell'aria.
Kastelgaard allunga la mano verso l'oggetto. Nel momento in cui lo sfiora con le dita, esso si trasforma in una gemma dalle mille sfaccettature. Porge l'oggetto alla regina come un dono.
Elsa lo trae a sé con delicatezza, quasi cullandolo. Respira a fatica quando si alza su gambe malferme. Kastelgaard la sostiene mentre tornano sui loro passi.
***
Kastelgaard aiuta Elsa a sedersi al riparo di una roccia. Il vento si è alzato e fiocchi di neve riempiono l'aria cristallina.
Brick si fa avanti per guardare il cristallo che la regina stringe tra le mani. ― È lui?
Elsa annuisce. ― Spero di non aver fatto uno sbaglio.
Il troll chiude gli occhi. ― Hai fatto la scelta più saggia.
La regina tenta di alzarsi.
― Non muoverti ― dice Kastelgaard.
― Devo andare da Maia. Ogni minuto che passa...
― Prima recupera le forze.
― John...
― È un ordine ― risponde lui deciso. ― Sei stremata. Lo siamo tutti. Riposiamoci un po' prima di gettarci in una nuova avventura.
Elsa annuisce e torna a sedersi.
Bulda prende una coperta e gliela sistema sulle gambe e le spalle.
― Grazie ― sussurra Elsa.
La troll sorride.
Gli occhi di Elsa diventano tristi. ― Mi spiace per Kristoff.
― Non dispiacerti. Non è colpa tua.
― Invece sì. Aveva ragione lui ― dice Elsa distogliendo lo sguardo. ― Sono un pericolo per tutti quelli che mi vogliono bene.
― Kristoff non lo pensa affatto ― risponde Bulda con tono pacato.
― Ma l'ha detto...
― Lui dice sempre un sacco di cose. ― Bulda fa un gesto vago con la mano. ― È sempre stato così. Si preoccupa per tutti. È molto protettivo. In un certo senso ti somiglia. Ora cerca di riposare.
― John ― sussurra Elsa.
Kastelgaard si china al suo fianco.
― Non volevo coinvolgerti in tutto questo.
― Ormai ci sono.
― Dovevi andartene con la tua nave quando potevi. Ho sciolto il tuo giuramento.
Lui scuote la testa. ― Non è per quello che sono rimasto.
Elsa socchiude gli occhi. ― John...
― Ora riposa ― dice Kastelgaard raddrizzandosi.
Elsa china la testa di lato.
***
Il corridoio termina all'improvviso. Fianco a fianco, Erik e il golem, seguiti da Kristoff e due troll di ghiaccio, entrano nella sala circolare.
La parete di roccia si innalza per metri e metri, sparendo nel buio. Al centro dell'oscurità di intravede un cerchio di luce grande quanto una moneta.
Lungo le pareti sono allineate decine di gemme che brillano nel buio. Ognuna di esse occupa una nicchia scavata nella roccia e ricoperta di ghiaccio.
Olaf osserva con sguardo rapito le pietre. ― Sala delle gemme. Certo. Non ci siamo passati di qui la prima volta, vero? ― domanda a Erik.
― Restate qui ― dice l'altro golem prima di allontanarsi.
Olaf attende che si sia allontanato, poi scivola sul pavimento lucido come una lastra di ghiaccio.
Olaf si avvicina alla parete di ghiaccio e osserva con sguardo rapito le gemme. Allunga una mano e ne stacca una.
Un luccichio gli fa brillare gli occhi. ― Bella ― sussurra il pupazzo.
Otto zampette di ghiaccio scivolano silenziosa lungo la parete. Un corpo ovale grande quanto un pugno chiuso, anch’esso di ghiaccio, le tiene tutte insieme. Il ragno esamina la nicchia lasciata vuota dalla gemma, si volta verso Olaf e dopo aver piegato le zampette esegue un salto, strappa di mano la gemma al pupazzo e atterra sulle zampe posteriori.
Olaf sobbalza e fa un passo indietro. ― Ciao ― esclama.
Il ragno si arrampica sule pareti con le zampe posteriori, mentre nelle quattro anteriori tiene sollevata la gemma, raggiunge la nicchia e ve la incastra.
Usando due zampe da’ dei colpetti decisi alla gemma. Poi guarda Olaf e agita uno degli arti verso di lui.
― Scusa ― dice il pupazzo. ― Non avevo capito che questo era il tuo lavoro.
Il ragno solleva una zampetta verso l’alto.
Olaf solleva la testa. Sopra di lui, lungo la parete, decine di ragni di ghiaccio sciamano da un punto all’altro. Una delle creature stacca una gemma dalle pareti e la trasporta verso una nicchia vicina. Subito un secondo ragno lo sostituisce prendendone il posto. Altri sembrano spostarsi senza meta avanti e indietro. Ogni tanto uno di essi si ferma e da’ dei piccoli colpi di assestamento alla gemma più vicina.
Olaf abbassa gli occhi. ― Scusa, ora non ho tempo di giocare con te. Devo pensare a un amico.
Il ragno picchietta con le zampe sulla superficie della parete e si allontana.
Olaf corre via.
Kristoff, imbambolato, attende in piedi vicino a una fila di pietre luccicanti.
Olaf lo raggiunge e gli prende le mani. ― Ciao ― dice gioviale. ― Non mi sembri tanto sveglio. Non più del solito. ― Ride. ― Scherzo, scherzo. Senti, Erik e io siamo venuti a prenderti. Che ne dici se ce ne andiamo?
Kristoff fissa il vuoto.
― Lo prendo come un sì. Erik. ― Olaf si volta.
Il golem incombe su di lui.
― Erik, prendiamo Kristoff e...
Il golem ruggisce.
Olaf alza la testa di scatto. I suoi occhi incrociano quelli vuoti e malevoli del golem di ghiaccio, il corpo ricoperto di aculei e l'espressione minacciosa.
― Lasciami indovinare ― dice il pupazzo sorridendo. ― Tu non sei Erik, vero?
― Che cosa ci fai qui, piccoletto? ― tuona il golem con voce cavernosa.
― Io? Niente. In verità ero sceso a controllare che tutto funzionasse a dovere. Visto che sembra tutto in ordine, torno di sopra.
Olaf si volta di scatto e corre via nella direzione opposta.
Il golem lo segue con passo pesante.
Il pupazzo si ferma davanti alla parete di roccia.
Il golem si ferma e volta la testa. Le orbite vuote e malevole guardano Olaf, in piedi di fronte alla parete di roccia. ― Regalerò il piccolo pupazzo alla regina ― dice avanzando verso di lui.
Una figura gigantesca si addensa alle spalle del mostro. Due braccia simili a tronchi emergono dal buio e si abbattono sulla schiena del golem, che stramazza al suolo.
Sopra di lui, un secondo golem emerge dal buio.
Olaf lo guarda sollevato. ― Erik ― esclama felice.
― Golem cattivo ― dice Erik guardando il nemico ai suoi piedi.
― Grande! ― esulta Olaf. ― Lo sapevo che non ci avresti abbandonato. Prendiamo Kristoff e andiamo via.
Erik solleva Kristoff. Il montanaro non oppone resistenza. ― Kristoff è malato? ― chiede il golem perplesso.
― Sì, ma guarirà. Almeno lo spero.
***
Kastelgaard sbadiglia e si stiracchia. Scosta la coperta che lo avvolge e alza la testa dalla pietra cui è appoggiata. Si guarda attorno perplesso.
Gli occhi scivolano su Anna distesa accanto a una pietra coperta di muschio. Olaf giace ai piedi della principessa. Sven sonnecchia a qualche passo di distanza.
Kastelgaard gira la testa. I suoi occhi si posano su di un mucchio di coperte che si agitano al vento.
Spalanca gli occhi e si alza di scatto. ― Elsa ― esclama guardandosi attorno.
― Anche Brick è scomparso ― dice Bulda rotolando fino al baratro.
― Non sono andati di lì, questo è sicuro ― dice Kastelgaard.
― Maia? ― domanda la troll preoccupata.
― No. Direi che è un'idea di Elsa. Vuole andare da sola.
― Che facciamo?
― Seguiamo le tracce e speriamo che non sia troppo tardi.
***
― Grazie per avermi accompagnato ― dice Elsa entrando nella caverna. ― Senza di te non avrei mai trovato la strada.
Dietro di lei, Brick la segue con lo sguardo basso e l'espressione accigliata. ― Non mi piace ingannare le persone.
― È per il loro bene.
― Mentire non è mai una cosa buona.
Elsa si appoggia a una parete, il viso pallido e il respiro pesante. ― Puoi tornare indietro. Troverò la strada da sola.
Brick sospira rassegnato. ― Ormai siamo qui ― dice indicando una fenditura che si apre nella roccia. ― Il passaggio si trova oltre quella strettoia. Un troll ci passa facilmente, ma credo che anche tu possa farcela.
Elsa fissa per qualche secondo la spaccatura. Nella mano stringe la gemma che racchiude il suo cuore. ― Sto facendo la cosa giusta, Brick.
― Stai facendo qualcosa. Elsa.
Lei avanza verso il passaggio.
― Non ti fidare di Maia.
― Ho forse un'altra scelta?
Brick china la testa. ― No.
Elsa si infila nella spaccatura.
***
Olaf si ferma davanti a un bivio. A destra il corridoio scavato nella roccia prosegue verso il basso. A sinistra verso l'alto.
Dietro di lui, Erik si guarda attorno dubbioso.
Olaf si affaccia nel corridoio a destra. ― E adesso dove andiamo?

 
  
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