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Autore: Mitica_2    23/01/2015    3 recensioni
Withney Smith è una ragazza di Los Angeles. Cos'ha di speciale? Niente in effetti: è la classica presuntuosa, arrogante e orgogliosa ragazza che vive in quella grande città. Non la pensano così però i suoi due migliori amici: Ashton Irwin, con cui ha un rapporto davvero speciale, e Maggie Polks. Loro sono la sua ragione di vita.
Cosa succederà però, quando un nuovo professore entrerà nella vita di Withney? Un professore che sembra conoscerla sotto ogni aspetto. Cosa succederà se tra i due ci fosse qualcosa in più che di un semplice rapporto insegnate-alunno?
E se Withney incontrasse un ragazzo che sembra essere il principe azzurro, pronta a salvarla e farle vivere una vita fantastica? Se questi due amori si scontrassero nel cuore di Withney, per decidere il suo possesso?
Riuscirà Withney a trovare il vero amore?
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Spero di avervi incuriosite :) Entrate e buona lettura <3<3
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 
 
-E come sapete adesso bisogna studiare il trinomio di secondo grado. Quindi facciamo il delta...- disse il prof scrivendo sulla lavagna i calcoli.
Spiegava da circa quarantacinque minuti e per quanto odiassi ammetterlo, lo faceva davvero bene. Si notava subito che amava la Matematica e che ci metteva passione nel suo lavoro, ne parlava come se fosse sua moglie e in effetti lo era visto che non ne aveva una al momento. Inoltre, spiegava con una sicurezza invidiabile anche dal più bravo dei professori; sapeva di conoscere bene l'argomento e nella sua voce non c'era neanche una nota di esitazione.
Per quanto mi stesse antipatico dovevo ammettere che era un professore eccellente.
-Ragazzi attenti che adesso facciamo il grafico delle soluzioni, mi raccomando molti studenti a questo punto si confondono- ci informò.
In realtà era dall'inizio della spiegazione che cercavo di trovare anche solo un piccolo errore per correggerlo ma, non aveva sbagliato niente ed era così frustrante perchè mi faceva capire quanto fosse preparato. Decisi di non pensarci e di continuare a svolgere l'esercizio.
Feci i calcoli in mente e ottenni come risultato 2.
Alzai lo sguardo alla lavagna per controllare se era corretto.
-E il risultato è 2- affermò voltandosi verso di noi.
Guardai il quaderno soddisfatta per aver svolto l'esercizio correttamente.
-Qualcuno ha avuto problemi? Ci sono domande- chiese guardandoci uno ad uno come per capire dal nostro sguardo se eravamo confusi o avevamo capito l'esercizio perfettamente.
Quando incrociò il mio sguardo, esitò un po' a distoglierlo. Mi sentii strana, come se quegli occhi potessero guardarmi dentro. Fortunatamente dopo qualche secondo portò lo sguardo alla lavagna analizzando il suo lavoro.
-Bene se non c'è niente da chiedere, direi che visto che ci sono rimasti dieci minuti, vi assegno gli esercizi per casa e voi cominciate a farli qua- sorrise e aprì il libro.
Oh perfetto, solo il secondo giorno di scuola e già ci assegnava i compiti. Un motivo da aggiungere alla lista del perchè lo odiavo.
-Chiaramente dovrà passare sul mio cadavere se vuole assegnare i compiti- mi sussurrò Ash .
Neanche il tempo di pensare che cosa volesse fare che subito alzò la mano attirando l'attenzione del professore.
-Mi scusi ma...non può assegnare compiti il secondo giorno di scuola- affermò con un gran sorriso.
-Perchè scusi?- chiese accigliandosi.
-Perchè è il secondo giorno di scuola- rispose ovvio.
-Signor Irwin lo sa che questa non è una motivazione?- ribatté allora.
-Invece sì, è il secondo giorno di scuola e non siamo ancora pronti per i compiti per casa- spiegò.
-E dica un po', quand'è che sarete "pronti" per i compiti per casa?- mimò le virgolette con le mani.
-Bah penso...verso il quarto o quinto giorno- rispose provocando le nostre risate.
Ashton era davvero il buffone della classe.
-Lei non vuole avere compiti per casa per una settimana, ho capito bene?- incrociò le braccia al petto divertito.
-Esattamente- annuì con vigore il riccio.
-Beh mi dispiace deluderla ma, io penso che siate già pronti quindi prenda il diario e segna i compiti- gli indicò lo zaino e lo intimò con lo sguardo.
Ashton sbuffò abbassandosi per prendere il diario.
-Allora la teoria è da pagina 4 a pagina 8, gli esercizi invece sono a pagina 25 e, visto che non siete ancora pronti, sono a piacere però dovete farne al minimo tre- li segnò sul libro e successivamente sul registro.
-Oh grazie per la gentile concessione- lo ringraziò Ash con tono scherzoso.
-Devo ammettere che le sue tematiche sono state molto convincenti signor Irwin- ammise.
-Lo sa che quando mi chiama "Signor Irwin" mi fa sentire importante? La prego mi chiami sempre così- disse con tono quasi sognante.
Per quanto volessi ucciderlo visto che stava fraternizzando con il nemico, non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
-Okay, la chiamerò sempre così- rise scuotendo la testa.
-La ringrazio infinitamente- unì le mani come in preghiera.
Ormai tutta la classe era in preda alle risate.
In quel momento suonò la campana che segnava la fine della lezione.
-Va bene ragazzi, ci vediamo domani. Ricordate di esercitarvi- ci salutò col sorriso sulle labbra.
Ci alzammo per poi dirigerci verso la porta.
-Signor Irwin l'aspetto con ansia- disse infine guardandolo.
-Anch'io non vedo l'ora di rivederla- fece una specie di inchino a mo' di saluto ed uscì dall'aula.
-Ci sarà da ridere con quel ragazzo quest'anno- sospirò mentre io passava accanto alla cattedra.
Non so il perchè ma, sentii come se quella frase era rivolta a me.
-Con Ashton è sempre così- affermai facendo un'alzata di spalle.
Mi sorrise e annuì.
-Arrivederci- lo salutai.
-Arrivederci- sentii appena fui fuori dall'aula.
Per qualche strano motivo l'odio che avevo per lui nel giro di un'ora si era affievolito quasi scomparendo. Possibile che quel professore stesse incominciando a starmi simpatico? Oh non sarebbe accaduto mai, nemmeno tra un milione di anni.
 
 
Entrai nella mensa e vidi, con piacere, che c'era la solita confusione. Mi piaceva tutto quel rumore, persone che parlavano, che ridevano, alcuni anche che cantavano. Amavo stare in mensa e non solo perchè finalmente avevamo un po' di relax.
Presi il vassoio e cominciai e prendere ciò che attirava la mia attenzione.
Alla fine il mio vassoio era riempito da un piatto di pasta a forno, una fetta di carne, patatine fritte, e dell'acqua. Appena scorsi Ash e Maggie seduti al nostro tavolo, mi affrettai a raggiungerli. Vidi che stavano discutendo su qualcosa.
-Ehi- esclamai sedendomi.
-Non puoi fare sempre così, ormai hai diciassette anni dovresti essere maturo!- sbottò Maggie verso Ash.
-E Maggie tu hai diciassette anni non puoi comportarti come se ne avessi ventisette- replicò lui allora.
-Ehm scusate- dissi visto che non mi avevano degnato nemmeno di uno sguardo.
-Oh ecco l'altra- roteò gli occhi al cielo.
-Mi spiegate che succede?- domandai confusa.
-Quel ragazzo seduto davanti a noi che dovrebbe essere il nostro migliore amico, non vuole fare i compiti per domani perchè "E' solo il secondo giorno di scuola"- cercò di imitarlo.
-Ehi io non parlo così- si lamentò.
-Non importa come parli o no, importa che non vuoi fare i compiti e se domani ti interroga prenderai un brutto voto- gli spiegò severa.
-Perchè dovrebbe interrogare? Sarà il terzo giorno di scuola!- rispose ovvio.
-Ashton senti oggi pomeriggio vieni a casa mia, facciamo i compiti e dopo giochiamo ai video games. Che ne dici?- gli proposi intromettendomi nella discussione.
-Ok va bene, a che ora passo?- sul suo volto spuntò un sorriso enorme.
-Alle cinque- risposi.
-Ci sarò- ci battemmo il cinque.
Fortunatamente ero riuscita a far finire quella discussione che poteva finire anche male.
-No aspetta aspetta...Come diavolo hai fatto?- fece Maggie sconvolta.
-Come ho fatto cosa?- domandai non capendo.
-Come hai fatto a convincerlo- precisò indicando Ashton-
-Maggie sai a volte usare un tono gentile aiuta molto- le risposi alludendo al tono aggressivo che stava usando prima.
-Da che pulpito- sbuffò cominciando a mangiare la sua pasta.
-Che vorresti dire, scusa?- colsi la nota d'accusa nella sua voce.
-Sei tu quella che tratta tutti male, a volte mi chiedo quando comincerai a trattare da schifo da noi- disse senza giri di parole.
Non riuscii a rispondere per un minuto intero. Maggie, la mia migliore amica, aveva appena detto che trattavo male le persone e che presto avrei trattato male anche loro. Ero sconvolta.
-Come puoi dire questo?- sussurrai guardandola con uno sguardo scioccato.
-No With tranquilla, vedi Maggie voleva dire...- provò a parlare Ash.
-Sta zitto- gli intimai lanciandogli un'occhiataccia.
-Maggie parla- ritornai su di lei.
-Mi pare di essermi espressa bene- affermò continuando a guardare il suo piatto.
-Voglio sapere perchè l'hai detto- ribadii con tono fermo.
-Withney lo sai anche tu. Il problema è che la verità ti fa male- continuò a non guardarmi mentre parlava.
Sentii gli occhi inumidirsi. Mi alzai dal tavolo e in fretta me ne andai dalla mensa lasciandoli lì.
Perchè in quei giorni tutti sembravano essersi messi d'accordo per farmi stare male? Avevano fatto una congiura o una roba simile per mettermi davanti tutti i miei problemi? Prima il prof, poi Margaret, dopo anche Ashton e adesso Maggie.
Perchè erano tutti contro di me? Perchè non capivano che non era colpa mia se mi comportavo in quel modo? Perchè non capivano che il mio era un atteggiamento involontario? Per anni ho cercato di essere normale, per anni ho cercato di relazionarmi con gli altri ma, in cambio non ho mai ricevuto nulla. E adesso, quando avevo trovato la mia normalità, qualcuno su cui poter sempre contare e far affidamento, mi pugnalavano no alle spalle, direttamente in pieno viso.
Le lacrime avevano ormai offuscato la mia vista quindi vagavo per i corridoi cercando un posto dove poter nascondermi e piangere. Di nuovo. Camminavo veloce nella speranza che nessuno mi vedesse in quelle condizioni. Non potevo permettermi di farmi vedere fragile, non dopo cinque anni in cui ero riuscita a crearmi quella maschera di superficialità che mi proteggeva.
Mi ritrovai di fronte alle scale e decisi di nascondermi nella rientranza dietro di esse dove di solito, si appartavano le coppiette. Mi poggiai al muro e scesi fino a terra nascondendo poi la testa tra le mani e poggiandola alle ginocchia. Piansi ma, non un pianto disperato e liberatorio. Erano solo delle piccole lacrime che scendevano e dei singhiozzi che mi scuotevano internamente. Avevo già pianto ieri, non potevo farlo di nuovo e allo stesso modo. Così cercai di calmarmi.
-Va tutto bene Withney, va tutto bene. Calmati, devi calmarti, porca miseria devi calmarti- continuai a ripetermi.
Era inutile, a quanto pare quelle lacrime e quei singhiozzi volevano uscire fuori e volevano parlare.
-No, no, no. Basta vi prego- cercai pure di supplicarli.
La verità era che facevo veramente schifo. Ma facevo ancora più schifo perchè non riuscivo ad ammetterlo ad alta voce, di fronte a qualcuno.
-C'è qualcuno lì?- sentii chiedere da una voce familiare.
Non risposi sperando che quella persona se ne andasse e anche in fretta.
-Ehilà- provò ancora avvicinandosi.
Alzai lo sguardo e vidi la sua ombra e dopo vidi anche un paio di vans bianche.
Continuai a non fiatare ma, a che serviva se i miei singhiozzi continuavano ad uscire?
Vidi quelle vans esitare un po' non sapendo se avvicinarsi o andarsene.
-Senti io non so chi tu sia ma, posso provare ad aiutarti se solo tu me lo permetti- continuò a dire quella voce.
-N-non ho b-bisogno di a-aiuto- balbettai tra le lacrime.
-Allora perchè stai piangendo?- chiese.
-Non t-ti riguard-da- risposi sempre balbettando.
Sentii sospirare e quelle vans si avvicinarono. Mi irrigidii di colpo, nessuno doveva vedermi così. Nessuno.
Rifugiai la testa tra le ginocchia nella speranza che quella persona rinunciasse ad aiutarmi. Insomma volevo stare da sola, perchè non riusciva a capirlo?
-Tutto bene Withney?- sussurrò.
Mi paralizzai di colpo. Era in ginocchio di fronte a me, sentivo il suo respiro e la sua presenza. Una mano si poggiò sul mio braccio sinistro facendomi rabbrividire.
-Guardami...Per favore- disse.
Non volevo guardarlo, avevo troppa paura. Qualcosa però, mi spinse ad alzare la testa e non capii più nulla quando vidi chi avevo davanti. Robert.
I suoi occhi erano un misto di preoccupazione e comprensione, quegli occhi che avevano il color del ghiaccio ma che ti riuscivano a trasmettere un calore immenso. Le lacrime e i singhiozzi tacquero all'improvviso.
-Che ti è successo?- domandò cercando di usare un tono calmo.
-Non sono affari tuoi- risposi tirando su col naso.
Roteò gli occhi al cielo e sorrise.
Si spostò poggiandosi al muro e sedendosi di fianco a me.
-Sai una volta io frequentavo questa scuola. Ci sono così affezionato che quando mi hanno offerto il lavoro qui, ho accettato al volo. Non puoi immaginare quanto ero emozionato ieri, il primo giorno nella mia vecchia scuola, non stavo più nella pelle. Appena sono entrato migliaia di ricordi mi hanno invaso la mente, riportandomi ai bei vecchi tempi. In particolar modo mi sono ricordato di me e Vanessa che giravamo per la scuola mano nella mano e col sorriso sulle labbra- raccontò guardando avanti a sé.
-Si può sapere questo che diavolo centra con me?- gli chiesi visto che non capivo il motivo di quel racconto.
-Fammi finire- disse portando una mano sul mio ginocchio.
Okay forse, si stava allargando un po' troppo.
-Una volta quando ero in terzo liceo, girava voce che lei mi volesse lasciare. Io non ci credevo ma, dopo una settimana stavo finendo per crederci anch'io. Così un giorno mi ero deciso a parlarci per chiarire la situazione; avevo una convinzione incredibile mi sentivo davvero forte e pensavo "Dimostra chi è l'uomo". Appena la trovai e la vidi abbracciare un ragazzo, il mondo mi crollò addosso. Tutta la convinzione che avevo si era sgretolata e pensavo "Ecco chi è l'uomo" riferendomi a quel tizio moro che la stava abbracciando. Me ne andai in fretta perchè sentivo che le lacrime stavano per uscire dai miei occhi così, mi rifugiai proprio qua, sotto le scale, come hai fatto tu. Ero distrutto perchè pensavo che le voci erano vere, che lei mi voleva lasciare. Quando poi però lei è venuta qui, dopo averle detto il motivo delle mie lacrime, mi ha spiegato che quello era suo cugino e che le voci erano false- concluse la storia annuendo con la testa.
Sinceramente, non avevo capito
-Sai questo che vuol dire?- mi domandò guardandomi.
-Che tu sei la mia Vanessa?- azzardai incerta.
-No, non ha senso- rispose ridendo leggermente.
-Scusa chiedevo- feci un'alzata di spalle.
-Voglio dire che per quanto una cosa possa sembrarti brutta e senza rimedio, alla fine tutto si risolve- mi spiegò.
Corrugai la fronte.
-Ma non centra un cavolo con quello che hai raccontato- affermai.
-Non è vero centra eccome- replicò lui convinto.
-Hai la laurea in Matematica e Fisica, continua ad insegnare quelle e non Filosofia. Quella lasciala alla professoressa Turner- dissi a mo' di consiglio.
-Grazie per le tue parole, veramente è bello sapere che leggere i libri su i filosofi greci e romani non è servito a nulla- si mise ironicamente una mano sul cuore.
-Li avrai letti al contrario- scherzai.
-Probabilmente- disse.
Ci ritrovammo a ridere senza un motivo. Era strano come prima ero in lacrime e come adesso sul mio viso c'erano un sorriso accompagnato da una risata. Era riuscito a tirarmi su di morale nel giro di pochi minuti. Solo Ashton c'era riuscito prima d'ora.
-Comunque la storia non aveva veramente un senso- ammise ridendo ancora.
-No ma dai non mi dire- feci ironica.
-Te l'ho raccontata perchè ovviamente tu mi avresti detto che non aveva un senso e così facendo ti saresti distratta. E' andata anche meglio del previsto- confesso guardandomi.
La mia risata si spense e ricambiai il suo sguardo.
Aveva raccontata quella stupida storia solo per risollevarmi il morale perchè sapeva che avrei smesso di piangere.
-Inoltre ti faccio notare che hai cominciato a darmi del tu- continuò.
E' vero, gli avevo parlato come se fosse un mio "normale" amico. Mi bloccai. Mi ero lasciata andare troppo.
Mi alzai di scatto.
-Qualche problema?- chiese alzandosi a sua volta.
Lo guardai e senza dire una parola uscii dalla rientranza e ritornai in corridoio.
-Ehi Withney, ho detto qualcosa di sbagliato?- mi fermò da un polso e mi fece voltare.
-Questo non è mai accaduto- dissi solamente.
Mi liberai dalla stretta e ricominciai a camminare andandomene da quel posto.
Ero stata una stupida, avevo permesso di nuovo a quell'uomo di capirmi. Perchè non l'avevo cacciato? Perchè mi ero lasciata consolare da quell'uomo che io dovrei odiare? Perchè sbaglio sempre?
Continuai a vagare per i corridoi senza una meta. Se prima stavo male, ora stavo anche peggio. Quella giornata sembrava proprio non essermi amica e questo non faceva altro che aumentare la mia voglia di scappare e volare via. Come una rondine che vola alto nel cielo senza nessuna catena che la tiene ancorata per terra, libera e felice nel suo mondo. Ciò che non ero io.
-With!- udii un urlo.
Alzai lo sguardo e trovai Ash alla fine del corridoio che si avvicinava velocemente a me.
-With, With, With. Oddio mi hai fatto preoccupare, dov'eri sparita? Ti ho cercato dappertutto ma, non ti trovavo e avevo paura che eri uscita da scuola e che forse ti avevano rapito gli alieni e quindi eri su una navicella spaziale mentre ti aprivano il cervello per esaminarlo e studiarlo-parò a raffica e feci fatica a seguire il suo discorso.
-Gli alieni?- domandai dubbiosa.
-Lascia stare. Come stai? Tutto apposto?- poggiò le sue mani sulle mie braccia.
Abbassai lo sguardo incapace di guardarlo. Per quanto potevo essere felice perchè lui era lì, non riuscivo a sostenere il suo sguardo.
-Ehi piccola- abbassò la testa cercando il mio sguardo.
Quando lo trovò sorrise e mi alzò con due dita il volto.
-Non essere triste. Lo sai com'è fatta Maggie, spesso non sa quello che gli esce dalla bocca e dice cosa che probabilmente neanche pensa- affermò.
-Invece lo pensa eccome, fidati. Solo che non me l'ha mai detto perchè dovevamo passare insieme tanti anni e quindi non le conveniva ma, adesso che siamo all'ultimo anno può dirmi tutto quello che pensa- replicai con un sorriso triste.
-Spero che tu stia scherzando...Stai dubitando della tua migliore amica? Maggie? Quella ragazza che ti è stata sempre vicino anche nei momenti più brutti?- fece quasi sconvolto.
-Non sto dubitando sto solo dicendo...ah lasciamo stare Ash, per favore. Me ne torno a casa- dissi per poi divincolarmi da lui e tornare indietro.
-Che vuol dire che te ne torni a casa?- mi trattenne da un polso.
E stavolta girandomi, non trovai degli occhi color ghiaccio bensì due occhi nocciola dalle sfumature verdi.
-Ti prego lasciami andare- sussurrai.
Sospirò capendo il mio stato d'animo e affievolì la presa sul mio polso fino a lasciarlo del tutto.
Mi voltai e camminai per tutto il lungo corridoio senza mai girarmi a guardarlo. Mi dispiaceva lasciarlo lì in quel modo però era l'unica cosa sensata che ero riuscita a fare. Inoltre non volevo che lui si caricasse sulle spalle ancora una volta i miei problemi.
Raggiunsi il mio armadietto e dopo aver preso la tracolla posata precedentemente, mi diressi in infermeria.
Fortunatamente Melissa era lì ed era anche di ottimo umore quel giorno così riuscii più facilmente a convincerla che stessi male e che dovevo andare a casa. Era molto dolce quella donna in fondo.
Uscii da scuola dopo circa quindici minuti e mi catapultai in macchina con poca grazia.
Una volta sulle strade di Los Angeles cercai di far respirare la mia mente, di non pensare ai problemi per una volta. Accesi la radio e cominciai a cantare la canzone di Pink che stavano trasmettendo.
-So what, I'm still a rock star. I got my rock moves...- mossi la testa al tempo.
Amavo quella canzone e spesso mi ritrovavo a cantarla.
Ero così immersa nella canzone che non mi accorsi che un ragazzo stava attraversando la strada così frenai di colpo ritrovandomi con il volto sul volante.
-Ahia- portai la mano sul mio naso.
Dopo aver constato che non avevo nessun danno fisico, scesi dalla macchina per accettarmi delle condizioni del ragazzo.
-Ehi tutto...apposto?- chiesi bloccandomi subito dopo.
Rimasi a bocca aperta non appena vidi il ragazzo davanti a me. Un metro e ottanta di bellezza: i lineamenti del viso erano perfetti, le braccia scoperte erano piene di tatuaggi, gli occhi verdi smeraldo risplendevano alla luce del sole e mille boccoli di ricci color cioccolato erano la cosa più bella che avessi mai visto.
-Io sì tutto bene, e tu come stai?- si avvicinò con uno sguardo leggermente preoccupato.
-I-io b-bene sì t-tutto ap-posto- balbettai.
In quel preciso istante i neuroni del mio cervello andarono in tilt e si dichiararono in sciopero.
-Menomale, scusa ho attraversato di fretta senza fare attenzione- si scusò ma io lo bloccai.
-No no la colpa è mia ero distratta stavo cantando e quindi non ho fatto attenzione a te che attraversavi- dissi in fretta.
Mi sentii un po' Ashton a parlare in modo così veloce.
-Facciamo che la colpa è di entrambi, okay?- rise.
E appena vidi il suo sorriso potei affermare con sicurezza che il mio intero corpo era sceso in piazza, aveva alzato i cartelli e si era dichiarato in sciopero. Era un'impresa anche spiccicare una parola.
-Okay- cercai di ricambiare il sorriso timidamente.
-Comunque io sono Harry- mi sorrise e mi porse una mano.
La guardai ed esitai un po'.
-Io Withney- strinsi la sua mano e sentii un brivido percorrermi la spina dorsale.
La mia mano era così piccola in confronto alla sua, quasi scompariva.
Un clacson ci riportò alla realtà.
-Sarà meglio che vada- dissi guardando la fila di macchine che si era creata.
-Sì anch'io. Ci vediamo in giro- mi sorrise per l'ultima volta e poi attraversò definitivamente la strada.
Quando salii in macchina e guardai fuori dal finestrino, lo trovai sul bordo della strada che mi sorrideva. Accennai un saluto con la mano che lui ricambiò immediatamente e dopo cinque secondi speso a contemplarlo, partii.
Quell'incontro mi aveva scombussolato e non poco. In cinque minuti avevo provato mille emozioni e non riuscivo a capire il motivo. L'immagine di quel ragazzo era ancora davanti ai miei occhi. Quegli occhi, quei capelli, quei denti perfetti, quelle labbra carnose, quel sorriso che illuminava così tanto che faceva invidia al sole.
Il mio corpo era ancora in sciopero e probabilmente lo sarebbe stato per un bel po'. Ne ero certa. Avevo perso la testa.
 

 
Note dell'autrice

 
Buon pomeriggio :) Allora eccoci qua col quarto capitolo. Si parte col la spiegazione del prof e con Withney che riconosce che Robert
è un bravo insegnante e, a quanto pare, incomincia a starle simpatico. Poi abbiamo la discussione tra lei e Maggie e quindi Withney che si rifugia sotto  le scale. Robert viene in suo soccorso e riesce a farla sorridere ma, lei appena capisce di essersi "esposta" si ritrae subito e scappa. Infine abbiamo il tanto atteso incontro col bel ricciolino! Signore e Signori, Ladies and Gentelman, Harry Styles fa la sua comparsa! *sclera a random* . Withney reagisce molto "bene" al riccio e anche lui fa lo stesso. Ci sarà un prossimo incontro? Dove si incontreranno? Ditemi quello che pensate nelle recensioni.
Ora vi lascio che oggi ho poco tempo :(...Alla prox..baci<3<3<3<3
 
 
P.S: da adesso in poi non so se sarò puntuale con l'aggiornamento inoltre, sto pensando di cancellare la storia a causa di problemi tecnici( il mio computer originariamente era di Mosè) e personali( scolastici e non). Intanto vi dedico questo capitolo e un grazie enorme a BlovesH e _brown_eyes_  <3<3
Scusate se nel capitolo ci sono errori.
  
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