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Autore: papavero radioattivo    24/01/2015    12 recensioni
DAL CAP. 1 «Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.
«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su
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!!! ATTENZIONE, la seguente storia contiene linguaggio volgare, scene forti e riferimenti sessuali dall'inizio alla fine. !!!
AU universitaria con gioie, dolori e perlopiù cavolate quotidiane. Per non creare troppo disordine, ambientata in una città dei giorni nostri del Giappone che prendere il nome di Konoha. Prevalentemente romantica ♥.
|| COPPIE CANON + NEJITEN; nuovi personaggi; non tiene in considerazione la morte di Neji e Itachi ||
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Team 10, Team 7, Team 8, Team Gai, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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C A P I T O L O

sei

 

 

 

 

 

Hinata guardò Sakura avviarsi verso la porta del bagno, il loro sguardo si incontrò per qualche secondo, il tempo che l’amica le facesse l’occhiolino e poi s’infilasse dietro una fila di paravento decorati con motivi floreali. Si sentì improvvisamente ribollire il viso mentre chinava il capo, il piatto vuoto stretto fra le dita tremò appena, minacciando di cadere.

«Tutto bene, Hinata?» le chiese Naruto chinando il capo di lato, osservandola con sguardo interrogativo. Le sembrava sul punto di svenire, e – da quel che ricordava – era successo più di una volta che cadesse sul pavimento a peso morto, quindi non sarebbe stato un evento tanto strane e particolare. Non aveva mai capito il perché, però.

Forse soffriva di cali di zucchero.

Le posò una mano dietro la schiena, cercando di prevenire un suo eventuale crollo, ma appena le sue dita entrarono in contatto con la stoffa della sua maglietta la ragazza si irrigidì, facendosi più in là, schivando la sua mano.

«T-tutto bene, Naruto-kun» la sentì balbettare, e poi sorrise indicando della carne cruda sul bancone, «l’anguilla è buona» gli disse, riempiendosi poi il piatto con del pollo.

Naruto sorrise guardandola, «Beh, ho mangiato carne tutta sera, quindi posso cambiare un po’» le rispose, e lei lo aiutò riempiendogli il piatto con il pesce.

«Ci metti su la mollettina con il numerino del tuo tavolo» gli spiegò passandogli una pinzettina di legno, «e poi poggi il piatto qui, e loro te lo portano quando è pronto!».

Naruto non ricordava di averle mai sentito fare un discorso tanto lungo davanti a lui, solitamente al liceo farfugliava qualcosa e poi scappava, oppure sveniva o balbettava qualcosa che lui faticava a capire. Ma forse era anche colpa sua, non si era mai fermato ad ascoltarla davvero.

La seguì andando a posare il piatto sul banco della griglia, in fila, dietro tutti gli altri, quando una mano gli sfiorò il braccio.

«Naruto! Cosa ci fai qui?» gli chiese una voce femminile familiare.

Era Mai, una ragazza che frequentava Pedagogia con lui.

«Ciao Mai» la salutò, e lei lo abbracciò, alzandosi sulle punte dei piedi.

«Sei qui con i tuoi coinquilini?» gli chiese, staccandosi da lui, stringendogli la mano.

Era sempre stata molto espansiva, e la cosa non lo aveva mai infastidito. Era una sua amica, tutto qui.

«Più o meno, è una sottospecie di rimpatriata della classe de liceo» le spiegò con un sorriso, «e questa è la mia amica Hinat-» provò a dire, ma si bloccò cercando la ragazza che prima era accanto a lui.

Sparita. Si era dissolta nel nulla.

«Me la presenterai la prossima volta, Naruto» sorrise la sua compagna d’università, tirandolo verso il buffet.

 

― ♦ ―

 

Sakura si sforzò di sorridere davanti allo specchio, provando disperatamente a non scoppiare in un inutile pianto isterico, se non altro per evitare di sbavare il trucco che Ino le aveva fatto con tanto impegno e concentrazione. L’ultima cosa che voleva era sembrare un panda e rovinare la serata alle altre ragazze.

Inspirò profondamente aprendo la porta del bagno, tornando verso la sala.

Se non altro almeno alle altre sta andando bene, si disse con un sorriso, ma quando attraversò i tavoli del buffet non poté fare a meno di notare Naruto accanto ad una ragazza.

Una ragazza bionda e alta. Una ragazza che di certo non poteva essere Hinata.

Quello stupido idiota!, pensò sistemandosi i pantaloni, raggiungendolo prima che fosse troppo tardi.

«Naruto…» lo chiamò, la sua voce sembrava venire dall’oltretomba. «Che diavolo stai facendo?» ringhiò afferrandogli il braccio sotto gli occhi della ragazza, palesemente confusa da questa sua improvvisa comparsa.

«Sakura-chan!» esordì Naruto con un sorriso, «Ti presento Mai, una ragazza che-».

«Ciao Mai, potresti lasciarci soli, grazie» sorrise lei, interrompendo qualsiasi cosa lui stesse per dire.

Non le importava sapere chi fosse, voleva sapere che diavolo di fine avesse fatto Hinata. Cinque minuti prima erano assieme, e adesso lui era con un’altra.

La ragazza la guardò confusa, spostando rapidamente lo sguardo dalla sua espressione furibonda a quella di Naruto, spaesata e stordita. Come al solito.

«D’accordo…» le rispose con un po’ d’imbarazzo, «allora a Lunedì, Naruto» aggiunse, lasciando la mano del suo migliore amico.

Sakura aspettò che si fosse allontanata abbastanza e poi, prima che Naruto potesse anche solo provare ad aprire la sua boccaccia, gli tirò un pugno sul fianco, facendolo piegare in avanti.

«Perché mi hai picchiato?» si lamentò reggendosi la parte colpita, «Mi hai bucato un polmone» continuò a piagnucolare come un bambino.

«I polmoni non sono sul fianco, idiota!».

«Che cosa ho fatto questa volta?» domandò cercando di raddrizzare la schiena.

«Pensaci intensamente e ringrazia di avere ancora i testicoli» gli rispose, secca, girando i tacchi e tornando verso il tavolo, pregando che Hinata non fosse scappata a casa con la macchina che avrebbe dovuto riaccompagnare lei ed Ino. Certo, l’avrebbe capita se lo avesse fatto, ma da un lato sapeva che sarebbe rimasta nonostante tutto, se non altro per tutti gli altri.

Non era il tipo da scene tragicomiche, quella era la parte di Ino.

Sentì Naruto dietro di lei, borbottava qualcosa inerente alle sue costole, «Non ti ho fatto niente, smettila di lamentarti come una femminuccia» lo rimbeccò tirandolo per il braccio, «se non fossi così stupido non ti avrei colpito, ma dal momento che non capisci nemmeno quando una ragazza è tua amica e quando ci sta provando con te-».

«Sei gelosa?» la interruppe Naruto.

«Non ti ho picchiato per me, l’ho fatto da parte di qualcuno che è troppo buono e gentile per farlo, e adesso siediti e mangia!» lo ammonì mentre anche Sasuke, concentrato sul piatto, alzava lo sguardo su di loro, cercando di capire che cosa fosse successo.

«Ti ha picchiato, vero dobe?» domandò retorico all’amico, lasciandosi sfuggire un mezzo sorrisino.

«Chiudi quella bocca, teme!». 

 

― ♦ ―

 

Ino svuotò il bicchiere di birra e si asciugò le labbra con il tovagliolo, toccandosi la pancia piena. «Che mangiata!» disse, appoggiandosi allo schienale, accennando ad una risata.

«Hai mangiato un sacco di carne, per forza ora ti senti piena come un uovo» suggerì Sai, appoggiando la punta delle bacchette  nell’apposita ceramica bianca, «vuoi fare due passi per smaltire un po’? Magari stai meglio…» propose allora, ottenendo un gesto d’assenso.

«Vado a chiedere ad Hinata se mi presta il suo cappotto… fuori fa talmente freddo!» disse, alzandosi sui tacchi, attraversando l’intero tavolo in tutta la sua lunghezza per chiedere all’amica se le prestava la giacca, facendo poi segno a Sai di raggiungerla. Lui l’aiutò ad infilare il montgomery e la accompagnò fuori con una mano sulla sua schiena.

«Certo che le temperature sono basse…» commentò lui, sfregandosi le mani, avvicinandosi ad Ino appoggiata su una colonna di legno, «sarà un inverno rigido» continuò poi, «non hai vestiti più coprenti? Poi ti ammalerai» le disse, apprensivo, specchiandosi negli occhi chiari di lei.

Ino rimase incantata da quello sguardo dolce e profondo, come se la notte avesse deciso di insediarsi nelle sue iridi, trovando casa in Sai. Era di una bellezza rara e lei lo sentiva incredibilmente vicino a sé. E lo era. Le dita del ragazzo scivolarono sul suo braccio fino a prenderle la mano, chiudendola poi tra le proprie per scaldarla – riuscendo a farla arrossire.

«Vuoi rientrare?» le chiese, piano, raccogliendo anche l’altro palmo.

«No…» sibilò lei, rapita, con le gambe tremanti e il cuore in preda alle palpitazioni. Non le era mai capitato di sentirsi così debole, spogliata di tutto quello che riusciva a costruirsi per ammaliare qualcuno. Sai vedeva oltre i vestiti all’ultima moda e i capelli perfettamente acconciati. Ecco che cosa sentiva, allora, quando lui la faceva sorridere.

Una settimana è un po’ poco tesoro, non credi? Le aveva detto una dipendente di sua madre, la donna di mezza età a cui Ino confessava tutti i suoi segreti amorosi, troppo imbarazzanti per dirli ai suoi genitori o a Sakura, che di certo l’avrebbe presa in giro e rimbeccata (cosa che faceva già, puntualmente, quando cambiava fidanzato).

Non ci pensò più, Sai liberò le dita di Ino che si appoggiarono automaticamente al suo petto, caldo, dove sentiva il cuore battere sotto la maglia nera. Le mani di lui le strinsero i fianchi, con la stessa delicatezza che lei immaginò riservasse alla tela su cui dipingeva. Lo vide avvicinarsi al suo viso e perse un battito, andando in arresto cardiaco quando le sue labbra incrociarono quelle di lei, appoggiandola alla colonna di pino.

La strinse per la vita, facendo aderire i loro bacini, accarezzandole la schiena e la punta dei capelli. La baciò piano, facendo scivolare le dita di una mano fino al mento, che afferrò dolcemente con il pollice e l’indice.

«Non so se te l’ho detto apertamente» le sussurrò, «ma sei bellissima».

Per la prima volta non seppe cosa rispondere, arrossì e abbassò lo sguardo, trovando solo i loro corpi incredibilmente vicini, e a quella consapevolezza il profumo di muschio e tempera di Sai che le impregnò le narici, annebbiandole il cervello.

«Che ne dici di uscire di nuovo, solo io e te, la prossima volta?» le domandò, staccandosi lentamente da lei, abbottonandole il cappotto per non farle prendere freddo, «e in jeans, magari, così non prendi freddo».

Annuì, sentendosi una cretina, rifiutandosi di rompere il legame fisico che si era creato tra di loro, decidendo quindi di prendergli una mano.

«Finalmente ti sei decido a chiedermi di uscire» disse Ino, cercando di recuperare un po’ di quello spirito di cui andava tanto fiera, «stavo iniziando a stufarmi di aspettarti» disse, sorridendo.

In tutta risposta, lui le lasciò un bacio sulla fronte che le sembrò ancora più bello del primo che le aveva dato.

 

― ♦ ―

 

Quando rientrarono, Ino notò con rammarico che tutti stavano recuperando le proprie cose e Neji raccoglieva i soldi per andare a pagare alla cassa. Sai si affrettò ad estrarre il portafoglio dalla tasca, tirando fuori il doppio delle banconote necessarie, «offro io per te» le disse gentile.

Ino sorrise, andando a ridare la giacca ad Hinata, depositandole anche un bacio sulla guancia, «vi devo raccontare un sacco di cose stasera, ragazze» le sussurrò all’orecchio, andando ad accomodarsi al suo posto per salutare Shikamaru.

«Ci dovremo vedere più spesso» commentò Kiba, passando un braccio attorno alle spalle di Shino e l’altro attorno a quelle di Hinata – il primo si ritrasse, Hinata si strinse nelle spalle, cercando di scomparire nella sciarpa che aveva già indossato, morta di vergogna, «è stato divertente».

Neji sospirò, controllando che i soldi corrispondessero al prezzo sullo scontrino, «per quanto mi riguarda ho già dato, vivo con voi e le ragazze le vedo abbastanza spesso».

Kiba sbuffò, lasciando i due amici per scrollare le spalle, «eddai, non fare il guastafeste! Lo sappiamo che ti piace avere la casa tutta per te, così poi Tenten viene a trovarti e…», iniziò a muovere il bacino avanti e indietro, provocando la risatina di Rock Lee, un grugnito di Neji e una Tenten che tratteneva a stento degli insulti.

«Almeno lui fa sesso» commentò poi la ragazza presa in causa, «tu invece da quanto ti ammazzi di seghe, Kiba?» ribatté incrociando le braccia al petto, soddisfatta, prendendo Neji per mano e andando a pagare, mentre Lee applaudiva ridendo come un idiota.

«Che ne sai tu!» ribatté Kiba, rivolgendosi a Rock Lee, «l’hai mai vista una vagina, tu?!» e fu sul punto di attraversare il tavolo con un salto, ma Choji e Sai lo bloccarono, tenendolo per il colletto della giacca.

«Buono cagnolino, buono…» sussurrò Choji, senza subire danni dai pugni che l’altro gli tirava.

«Sakura-chan!» la voce di Naruto sovrastò tutte le altre, catturando l’attenzione di Sakura, «promettimi che ci vedremo ancora, va bene? Io, tu e il teme!» esclamò, tirando per il braccio Sasuke, costringendolo ad avvicinarsi agli altri due, «hanno aperto un bar vicino all’università dove fanno pasticcini e cioccolata calda, ho sentito da alcune ragazze che è buonissimo! Ci andremo, vero?».

Sasuke sospirò – ma non aveva detto di no, quindi era possibile che ci potessero andare tutti e tre. Dopotutto, non le sarebbe dispiaciuto passare un paio d’ore con loro, come quando ritornavano assieme a casa dal liceo e prendevano la stessa metro. «Va bene!» esclamò Sakura, guardando Sasuke con un sorriso che, per un qualche motivo che lei non riuscì a capire, distolse lo sguardo da lei, «allora ci sentiamo per organizzare questa uscita» concluse, estraendo il cellulare dalla borsa per segnarsi sul calendario che aveva in lista un appuntamento con Naruto e Sasuke… beh, in effetti era il suo unico appuntamento in programma, quindi non avrebbe fatto molta fatica a trovare dello spazio per loro.

Forse potrei portare anche Hinata… pensò per un attimo, alzando lo sguardo verso la ragazza che parlava a bassa voce con Shino. Non le sembrava molto il caso – anche se ci teneva davvero che potesse uscire con Naruto. Ma un appuntamento a quattro, con la loro situazione attuale… no. Per lei avrebbe escogitato altro.

Neji ritornò, mettendo le mani in tasca, «possiamo andare?!» borbottò, ancora infastidito per il battibecco con Kiba.

Uscirono tutti assieme, facendo un ultimo saluto generale, con la promessa che si sarebbero rivisti di nuovo tutti quanti.

Magari sarà così davvero, pensò Sakura, magari le cose gireranno davvero per il verso giusto.

Si girò a dare un ultimo sguardo a Sasuke, il volto pallido illuminato dalla luce del cellulare – un accenno di sorriso al messaggio o alla foto che gli avevano mandato, probabilmente era stata Asami. Lo osservò mettere il telefono in tasca, indossare il casco e partire, senza scambiarle nemmeno un’occhiata.

Forse le cose non sarebbero andate così bene come credeva.

 

― ♦ ―

 

Mercoledì. Dieci e mezza, dodici e mezza, Anatomia. Aula A501.

Come aveva fatto a dimenticarsene?

Naruto sospirò correndo come un pazzo, continuando a domandarsi come aveva potuto ignorare la lezione di anatomia per un mese intero. Era colpa di Sasuke, quel teme aveva la brutta abitudine di impilare i suoi libri accanto al suo orario, e – casualmente, a sua detta – aveva coperto per tutto quel tempo proprio quella lezione.

Dannazione.

Entrò in aula quando la professoressa, una vecchina alta un metro e un citofono, stava estraendo i suoi libri da una borsa ricolma di gattini di tutti i colori.

Cercò di non attirare la sua attenzione e si infilò nella prima fila di banchi, poggiando la borsa nel piccolo spazio riservato al suo posto.

«N-Naruto-kun», sobbalzò sulla sedia facendo cadere la tracolla sul pavimento con un tonfo, attirando l’attenzione della professoressa.

«Hinata!» sorrise, mai come in quel momento fu più felice di vedere una faccia conosciuta, «Che bello vederti qui!».

L’anziana donna lasciò cadere un libro sulla cattedra, facendolo sussultare di nuovo. «Possiamo iniziare?» domandò retorica, prima di prendere un pennarello e incominciare a spiegare qualcosa inerente a neutroni, o forse neuroni, Naruto non aveva capito bene.

Provò a prendere gli appunti, cercando anche di capire quale fosse l’argomento trattato, ma fra sinapsi, termini derivati da lingue strane, e i nomi di dodici nervi che non aveva assolutamente compreso, il cervello sembrava andargli a fuco. Avrebbe potuto giurare di sentirlo fumare.

«Naruto-kun» la voce di Hinata era un sussurro mentre gli porgeva il suo quaderno, «puoi controllare i miei appunti, se vuoi» gli disse, la testa chinata sul tavolo e la penna stretta fra le dita.

Quella ragazza era un angelo! La sua salvatrice!

«Grazie mille, Hinata!» affermò, iniziando a correggere le poche frasi sconclusionate che aveva preso.

«Se… se hai bisogno di una mano» gli rispose lei, offrendosi implicitamente di aiutarlo.

Kami era dalla sua parte, per una volta le cose giravano in suo favore!

«Ah, ma parliamo del cervello!» affermò dopo qualche minuto passato a ricopiare quello che Hinata aveva scritto, strappando una risatina sommessa alla sua compagna di bancone.

«Stiamo facendo i nervi cranici, Naruto-kun» gli spiegò, incominciando ad aiutarlo nel comprendere quello che la professoressa diceva e disegnava.

 

― ♦ ―

 

Sakura entrò nella stanza, scivolando in fondo al secondo bancone, cercando di scaldarsi con la luce che filtrava dalle finestre poste in alto. Si raccolse i capelli con l’elastico, ringraziando tutte le divinità che conosceva per averle dato il mondo di arrivare in tempo, o quantomeno prima del professore, dato che la lezione doveva essere iniziata da almeno cinque minuti.

Sospirò, rendendosi conto di non aver visto Sasuke, quando era entrata – ma era talmente concentrata a prendere posto che non se ne era nemmeno preoccupata. Si girò, cercando di spiare tra le persone che chiacchieravano e messaggiavano la sua presenza, ma non lo vedeva da nessuna parte.

Poi, prima che se ne accorgesse, quella voce familiare e profonda – ma a suo modo dolce – le riempì i timpani e il cuore. «Non è ancora arrivato?» Sasuke era di fianco a lei, a meno di mezzo metro di distanza, e si guardava attorno spaesato come un cucciolo. Ok, forse un cucciolo no… si corresse, spostandosi un ciuffo dalla fronte. «No, è in ritardo» gli disse, sedendosi sullo sgabello, osservando la lavagna nera, pulitissima, davanti a loro.

«Ho sentito dire che il professore di laboratorio è sempre in ritardo» borbottò Sasuke, accomodandosi pure lui, incrociando le braccia al petto, «ma che i suoi esami sono impossibili» e sospirò, affranto, come se l’esame di chimica potesse rovinargli la brillante media che sicuramente avrebbe avuto.

«Non potrà essere peggio di quello di statistica, no?» cercò di sdrammatizzare lei, senza ottenere buoni risultati.

«Già».

Il vociare dietro di loro calò improvvisamente, la porta grigia scivolò silenziosamente e il professore, nei suoi quasi due metri, il suo camice bianco, e il suo quarto d’ora di ritardo si manifestò con una mano in tasca. Camminò lentamente, grattandosi la testa con noncuranza. «Scusate il ritardo» cominciò, parlando da dietro la mascherina bianca, «ma ho incontrato un gatto nero».

Un mormorio si levò dietro le spalle di Sakura, e tra le varie frasi, riuscì a cogliere alcuni frammenti quali «questo è completamente fumato!» o «dicono che non toglie mai quella maschera perché ha fatto degli esperimenti su se stesso che lo hanno sfigurato». Poi, un rumore secco li fece zittire tutti – anche Sasuke, di solito immune alle dimostrazioni di superiorità degli altri, stava dritto in piedi come un soldato. La mano del professore si staccò dalla lavagna, lasciando impresse le cinque dita.

«Ci sono alcune regole che dovete seguire, per sopravvivere al mio corso» iniziò a parlare, «la prima, è che chi non ha voglia di lavorare può benissimo andarsene». Sakura immaginò che qualcuno prendesse le proprie cose e scappasse via, ma stranamente non successe. «La seconda, è che le domande vanno fatte solo se intelligenti, non tollero gli idioti e tendo a non ricordarmi i loro nomi» continuò, vagando con lo sguardo sui volti di ogni studente.

Ci fu un minuto intero di silenzio poi, qualche idiota – per l’appunto –  osò aprir bocca, «solo queste?» domandò, e tutti si girarono verso di lui, «voglio dire, sono queste le regole?».

Il professore infilò le mani in tasca, ridacchiando sotto la mascherina, «questa è una domanda stupida, per esempio, ma dato che siete carne fresca farò finta di non aver sentito» i suoi occhi bicromatici si assottigliarono, sembravano due katane, una dalla lama scura e una chiara. «La terza, beh… è più una raccomandazione»  inspirò profondamente, chiudendo gli occhi, come se si inebriasse di qualche profumo che loro non sentivano, «prima dei miei esami…» iniziò, i suoi occhi si rivolsero a loro due, Sakura se li sentiva addosso, «evitate di fare colazione».

La tensione si sciolse improvvisamente, prima che arrivasse al suo culmine, quando il professore sorrise, «comunque io sono il professore Hatake Kakashi, e adesso infilate i camici e incominciamo con le norme di sicurezza».

Sakura cercò di capire per quale oscuro motivo non avrebbero dovuto fare colazione prima dei suoi esami, se fosse una battuta oppure un reale consiglio, e poi recuperò il camice bianco, infilandoselo ed estraendo il quaderno.

 

 

 

 

 

 

 

N O T E D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per conto del Signore.

 

 

Buon sabato a tutti quanti!

Eccoci qui, con questo sesto capitolo.

Iniziamo con le dovute spiegazioni, ecco.

Vi comunichiamo, per prima cosa, che la scelta di Kakashi come professore di chimica è stata principalmente fatta per via della mascherina. Volevamo mantenere questo dettaglio che fa di lui quello che è, e quindi chimica ci è sembrata la più idonea. Mentre per gli occhi abbiamo deciso di darglieli di due colori diversi, un po’ come David Bowie (che è un figo, ma shh), per chi lo conoscesse, giusto per sottolineare la differenza fra lo sharingan e il suo vero occhio.

Come avrete notato ci piace riprendere e modificare alcuni avvenimenti della serie, ma ci divertiamo un sacco, e non potevamo non farlo. Perdonateci, insomma.

Per il resto ci scusiamo per qualche frammento volgare di questo capitolo, ma come abbiamo già detto, sono giovani, e noi vi avevamo avvisati *3* Ci dispiacerebbe molto se qualcuno si fosse sentito offeso da questo, o traumatizzato (dato che abbiamo saputo di avere un’utenza abbastanza giovane), ma abbiamo messo apposta il disclaimer.

Chiariamo un po’ di cose adesso, ecco. Noi abbiamo la bella abitudine di inserire nuovi personaggi nelle storie, come avrete notato ce ne sono anche qua, ed aumenteranno, perché è normale che conoscano persone al di fuori del loro gruppo. Ci dispiace se non vi piacciono gli OC, ma è tutto fatto per rendere più realistica la storia, e speriamo che approverete queste nostre scelte, perché dietro ogni nuovo personaggio c’è un perché, non li abbiamo messi perché ci va, o perché non volevamo inserirne altri esistenti. È che ognuno farà la sua comparsa quando sarà il momento, e per ora questo è, insomma.

Detto questo vi ringraziamo ancora per il feedback altissimo, siete tutti splenditi e site tantissimi, davvero.

Vi lasciamo citando Ron Weasly: soffrirete, ma poi ne sarete felici. Ecco tutto.

Vi aspettiamo ancora sul gruppo facebook, accettiamo tutte le nuove anime, tranquilli, non mangiamo nessuno.

Al prossimo capitolo che verrà pubblicato il 31!

A settimana prossima.~

 

papavero radioattivo





   
 
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