Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: mattmary15    25/01/2015    1 recensioni
Aeris chiuse gli occhi celesti e allargò le braccia prendendo un respiro. Lo sentiva. Non era più sola. Tra lei e l’ombra, preannunciato da un poderoso battito d’ali, comparve Bashenian.
Lei aprì gli occhi e sorrise, sinceramente estasiata dalla bellezza della creatura. Bashenian era la bestia sacra di Strifen, il suo regno. Il mito narrava che fosse nato dalla preghiera di Serian, il canto che diede vita al creato. Il grifone atterrò nel suo nido e chinò il capo verso di lei affinché potesse ricevere una carezza. Aeris non si capacitava mai della maestosità di quell’enorme animale magico. Le sue piume erano morbide e dotate del potere di alleviare il dolore. I suoi occhi avevano lo stesso colore del cielo, più chiari nelle giornate assolate e ingrigiti in quelli di pioggia. Il corpo possente metà aquila e metà leone, era interamente piumato. Con due colpi di coda plaudì alle carezze di Aeris e si accoccolò nel nido.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo capitolo è dedicato ad Aryadaughter. Perchè un piccolo gesto, spesso, può fare la differenza...


Capitolo IX
-Una lunga notte-

“Ebbene signori e dame” esclamò Asaline ad un certo punto della serata quando la musica era cessata e le portate terminate “permettetemi di congedarvi tutti e di auguravi una buona notte. Prego solo le loro altezze, i difensori di Aeria che domani parteciperanno al supremo consiglio del regno di venire nell’altra stanza con me per definire gli ultimi dettagli prima della grande riunione di domani”.
Marine s’alzò come a voler accompagnare Aeris ma sentì la mano della sacerdotessa sul suo braccio.
“No, mia cara, solo i protettori di Aeria.”
La fanciulla sentì il gelo scenderle addosso. Era preparata all’idea che avrebbero potuto separare lei ed Aeris da Grifis e Albered ma non aveva preso in considerazione che Aeris potesse ritrovarsi completamente sola nella tana del lupo prima del consiglio. L’amica lesse i suoi pensieri e si chinò su di lei per posarle un bacio sulla fronte.
“Mia amata, per questa sera non potrò accompagnarti a letto, i miei doveri mi reclamano. Va a riposare dunque e dormi serena.” Marine gli sorrise mentre Aeris la oltrepassava e, con passo sicuro, seguiva lady Asaline.
“Ve lo guarderò io mia signora” disse Loran Valentine passandole innanzi e la fanciulla ebbe un moto di stizza. Improvvisamente non lo trovava più così divertente. Albered le si avvicinò e le sussurrò solo poche parole.
“E’ tutto nelle mani di Aeris ora. In realtà è sempre stato tutto nelle sue mani. Andiamo.”
Marine lo seguì angosciata. Ciò che non vide fu che suo fratello non aveva fatto altrettanto. Grifis aveva notato qualcosa muoversi dietro una statua. L’aveva raggiunta non appena i guardiani di Aeria avevano abbandonato la sala. Dietro la statua non aveva trovato nessuno. Questo però non significava che non aveva trovato niente. Un lungo corridoio oscuro si snodava dietro un gioco di muri sovrapposti. Per una volta, invece di seguire Aeris, seguì l’istinto e s’infilò nel corridoio.

Il salottino nel quale Asaline ricevette i protettori di Aeria era molto più piccolo e meno sfarzoso della grande sala del ricevimento.
Davanti ad un grande camino acceso c’era un tavolino con alcuni calici di vino e una sedia color porpora in cui aveva trovato posto Seifer. Contro la parete c’era un divano su cui sedevano Garan Berser e Mars Hornet. Al centro della sala c’erano altre due poltrone. Su una sedeva Asaline.
Aeris fece il suo ingresso nella stanza seguita da Loran Valentine.
“Benvenuti. Accomodatevi.”
Aeris prese posto di fronte ad Asaline. Loran rifiutò di accomodarsi sul divano.
“Sto meglio in piedi” disse alludendo al ramingo seduto con atteggiamento distaccato e rimase vicino alla porta.
Ognuno dei presenti fingeva indifferenza nei confronti degli altri e taceva non volendo esporsi per primo. Fu Garan a rompere il silenzio. Non lo fece per egocentrismo. Era realmente una persona semplice e poco abituata ai protocolli di corte. Provava un profondo disagio e voleva sbrigare le formalità il prima possibile.
“Lady Asaline, abbiamo affrontato tutti un lungo viaggio per arrivare fino a qui. Io più di tutti. Non volete dunque svelarci il motivo della convocazione?”
Seifer sorrise sorseggiando il proprio vino. L’isolano era andato dritto al punto. Se ne compiacque.
“Lo farò tra poco. Dobbiamo solo attendere il guardiano del nord. E’ più corretto che i protettori di Aeria siano tutti presenti.”
“Milady, al solo scopo di tranquillizzare l’imperatore vorrei ricordare che i Darine sono estinti” disse Loran facendo, di nascosto, l’occhiolino ad Aeris la quale ricambiò con un sorriso.
Loran stava alludendo alla leggenda per cui era stato profetizzato che un Darine avrebbe posto fine alla dinastia Strifen. La storia era stata dimenticata poiché era stato narrato che dal sangue di una alferian di stirpe Strifen sarebbe risorta Tesla. Kalendis Strifen non aveva avuto però figlie femmine per quanto ne sapevano tutti.
“Sapete la storia. Eppure qualcuno dovrà rappresentare il sigillo del drago della terra. Ho convocato dunque colui che ritengo più adatto allo scopo. Sarà Naro il signore dei Nagrod ad unirsi a voi nel consiglio!” esclamò Asaline mentre una porta laterale si apriva e un possente Nagrod faceva il proprio ingresso seguito da un uomo vestito con abiti modesti.
“Presento a tutti voi il saggio Lord Naro capoclan dei Nagrod da molti anni. L’uomo alle sue spalle è Akram. E’ un mercenario al servizio di Cattedra. Purtroppo lord Naro non comprende la nostra lingua e necessita di un interprete. Akram serve a questo scopo.”
I due si inchinarono davanti ad Aeris e si defilarono lungo la parete opposta al divano.
“Ma che bella riunione, mia adorata zia. Accogliamo alla nostra corte anche uomini bestia e mercenari insieme agli imperatori?” disse Seifer sfidando la zia che lo gelò con lo sguardo.
“In realtà, la tua presenza non sarebbe necessaria. Se non ti aggrada la compagnia, puoi lasciarci!” gli fece eco una voce fredda e tagliente appartenente a Mars Hornet.
“Dimenticavo i fuorilegge, zia!” replicò Seifer.
“Non credo sia questo il luogo per simili confronti” intervenne Loran con voce calma e pacata.
Aeris capì che tutte le cose che Marine gli aveva detto durante le settimane in cui si era preparato al viaggio erano vere. Loran era un diplomatico perfetto. Odiava i raminghi ma non al punto da scatenare una rissa da taverna in quella stanza. Il generalissimo era altero e sembrava odiare tutti. Persino la stessa zia.
I Nagrod erano spaventosi a vedersi eppure non ne aveva paura. La figura del mercenario invece la inquietò. La sacerdotessa riprese.
“Ora che siete tutti presenti posso mettervi al corrente del reale motivo per cui vi ho convocati. Come sapete, dal tempo della grande guerra, ho cercato di tutelare il regno come meglio ho potuto col consiglio della dea. Purtroppo le cose sono peggiorate a causa del potere malvagio che la grande ombra accumula di giorno in giorno. Eppure abbiamo sempre saputo contenere la piaga degli yomi. Certo il merito di ciò va soprattutto a Seifer.” L’uomo chiamato in causa non fece un cenno. Sua zia proseguì.
C’è stata poi la comparsa di questo malefico stregone Norren. Usa arti oscure non facili da governare. Egli è dunque molto potente. E’ un nemico del regno. Questo lo sapete tutti. Seifer gli da la caccia da tempo senza esito. Loran ha messo al mio servizio alcuni dei suoi informatori ma non se ne viene a capo.” Seifer sorrise e parlò.
“Deve essere più abile di quanto credessi se è sfuggito anche alle spie rosse!”
Stavolta la cicatrice sul viso del ramingo si allargò indicando che Mars sorrideva del modo in cui il generalissimo si prendeva gioco del viceré.
“E’ molto più abile di quanto pensiate tutti voi!” esclamò Asaline facendosi più seria e guardando dritto negli occhi Aeris “Talmente abile da essersi introdotto qui nel tempio, nel cuore di Cattedra!”
Tutti tacquero comprendendo la reale gravità della notizia. Solo Seifer parlò facendo ondeggiare il vino nel calice.
“Io non ne so nulla. Sei certa di quanto affermi?” Asaline si alzò e si raccolse nell’espressione più angosciata che poteva produrre.
“Purtroppo sì, nipote mio. Poiché ha trovato il modo di eludere ogni sorveglianza, di raggiungere il tempio e di spezzare l’incantesimo che solo gli arcimaghi conoscono. Deve avere acquisito un potere ed una conoscenza oscura molto forte!” Seifer la guardava cercando di intuire quanta parte di verità ci fosse nelle sue parole.
“E dimmi zia. Dato che tu sei qui dinanzi a noi a raccontarci questi fatti, per quale ragione un ricercato come Norren avrebbe sfidato la sorte esponendosi a rischi enormi venendo qui se il suo obiettivo non era attentare alla tua vita?”
Loran si chiese perché Seifer stesse tentando così spudoratamente di ridicolizzare la zia davanti all’imperatore.
“Avrei voluto essere io il suo obiettivo!” esclamò la sacerdotessa rivolgendosi di nuovo all’imperatore e accasciandosi sulle ginocchia “sarebbe stata la prova della mia riuscita non del mio fallimento!”
Aeris si alzò e la sollevò mettendola a sedere sulla sua sedia.
“Parlate lady Asaline” disse Aeris “la riuscita o il fallimento di una vita non possono decidersi in un solo momento!”
A quelle parole una sensazione di sollievo si liberò nell’aria e raggiunse il cuore dei presenti. Akram pensò che non s’era sbagliato. C’era una dolcezza latente in ogni gesto di Aeris Strifen.
Asaline perse per un attimo la parola forse anch’ella sorpresa dalla strana atmosfera che si era creata ma sprofondò, immediatamente, in una cupa severità.
“Purtroppo non posso essere tanto indulgente con me stessa, altezza. Non quando lo stregone Norren si è infiltrato nel seno della mia casa, ha spezzato tutte le mie difese e mi ha sottratto quanto di più prezioso custodivo per il bene non mio, ma del regno. La sfera di Cattedra è perduta!”
Un rumore di cristallo infranto attirò l’attenzione di tutti i presenti.
Il vino gocciolava sul pavimento misto al sangue di Seifer che aveva stretto il calice al punto da infrangerlo.
“Stai dicendo che lo stregone Norren si è impossessato della sfera di Cattedra, una delle cinque che servono per sciogliere i sigilli che imprigionano la grande ombra?” chiese Seifer mentre con un fazzoletto si fasciava la mano ferita. Asaline annuì.
“E’ impossibile!” le rispose il nipote quasi gridando e alzandosi in piedi.
“Capisco la tua rabbia, nipote mio, ma è così. Siamo stati battuti. Tuttavia, presagendo il pericolo, vi ho convocati qui. Sapete tutti che dopo la sconfitta di Zion, solo il sigillo di Serian impedisce alla grande ombra di abbandonare le terre di Zarandal e invadere il resto di Aeria. Norren non ha rubato la sfera per umiliarci temo. Le vuole tutte! Probabilmente mira ad impossessarsi del potere oscuro di Zarandal. Del resto vuole sovvertire l’ordine istituito e uccidere l’imperatore. Noi dobbiamo fermarlo e mettere al sicuro le quattro sfere rimaste.” Nessuno parlò. “Suvvia, suvvia, non angosciatevi troppo ora. Forse sono stata eccessivamente dura. Del resto con una sola sfera in suo possesso, Norren non può fare molto. La sfera può aumentare i suoi poteri ma nulla è perduto se voi deciderete per il meglio domani. Ora sciogliamo questo nostro concilio. Andate a riposare. La notte sa essere una buona consigliera.” Asaline si alzò congedando i presenti.
Loran si avvicinò ad Aeris.
“Vi accompagno alle vostre camere, altezza.”
“Permettete che sia io a farlo! Non dovreste fidarvi di chiunque in questo luogo.” A parlare era stato Mars Hornet.
Loran se lo ritrovò nuovamente di fianco ma stavolta il ramingo lo guardava dritto negli occhi. Il viceré senti l’odio dell’altro lacerargli la carne come una lama. Aeris se ne accorse.
“Vi ringrazio entrambi. Ma non dovete temere per me. C’è già chi mi attende per scortarmi nelle mie stanze.” Aeris aprì la porta e, come sempre, in attesa c’era Grifis che lo salutò con un cenno del capo.
“Altezza.”
“Grazie Grifis andiamo pure. A domani lady Asaline. Buona notte a tutti voi” concluse Aeris incamminandosi di fianco alla sua scorta.
“Non ti riuscirà.” La frase arrivò a bruciapelo. Loran si voltò e sostenne lo sguardo di Mars.
“Cosa?” rispose con piglio deciso a dimostrare che non aveva alcun timore del suo avversario.
“Qualunque cosa tu stia macchinando. Non questa volta. Tra te e il tuo obiettivo ci sarò io.” Loran sorrise.
“Fa quello che devi. Io farò lo stesso. Come ho sempre fatto. Che non accada che il risultato ti sorprenda, ostinato ramingo!” concluse Loran facendogli un cenno con la mano e voltandogli le spalle. Mars lo vide oltrepassare la porta e fu tentato di andargli dietro quando fu raggiunto dalla voce di Garan Berser.
“Non andate d’accordo, vero?” chiese sarcastico “E’ troppo arrogante per andare d’accordo con qualcuno!” Mars lo guardò con un po’ di diffidenza.
“Avanti, amico, domani ci aspetta una brutta giornata. Se stiamo dalla stessa parte è meglio, no?”
“Perché, tu da che parte stai?”
“Non dalla sua!” rispose Garan indicando la sagoma di Loran che si allontanava nel corridoio.
“Allora siamo già dalla stessa parte” concluse Mars lasciando la stanza. Garan lo seguì.
Akram e Naro uscirono dalla porta secondaria dalla quale erano arrivati.
Asaline rimase immobile attendendo che Seifer la salutasse. Il giovane soldato la oltrepassò e, senza voltarsi a guardarla in viso, parlò.
“Tu menti. Non so ancora cosa stai architettando, zia cara. Ma so che menti. E menti deliberatamente anche a me. Dov’è l’invito a questa riunione? Non hai pensato che colui che rischia la propria vita per l’impero ogni giorno avrebbe meritato di sapere da te che un consesso talmente importante si sarebbe tenuto qui nella nostra casa? Mi hai volutamente escluso. Ti avverto che un simile gesto avrà delle conseguenze!”
“Tu osi minacciare me, Seifer?” Asaline reagì con fermezza. Seifer le passò una mano tra i capelli.
“Ma cara zia, sangue del mio sangue, mi hai cresciuto da che ero un bambino! Pensi che potrei mai farti alcun male? Soprattutto ora che il vigore della giovinezza ti ha abbandonata e la tua forza sfiorisce?”  Asaline s’irrigidì e, dopo tanto tempo, provò paura.
“Tu sei la mia ragione di vita, Seifer. Ma ti avverto che non sono ancora una vecchia stanca. Il mio potere è ancora più grande del tuo e non c’è niente di quello che tu sai che non ti abbia insegnato io. Per cui fa attenzione a ciò che fai. Sono ancora in grado di impartirti una lezione come quando eri fanciullo.”
Seifer scoppiò a ridere e, ridendo, abbandonò la stanza lasciando la somma sacerdotessa smarrita nel suo piccolo salotto.

La notte era fatta per riposare.
Akram però non poteva dormire. Sentir parlare della sfera di Cattedra e della grande ombra aveva risvegliato i demoni nel suo cuore. Camminava per i giardini senza fare rumore. La luna piena illuminava i ciotoli in terra facendoli brillare come stelle. Lo zampillio delle fontane faceva da nenia alla corte immersa nel sonno.
La sfera di Cattedra. Così l’aveva chiamata la sacerdotessa. Non era sempre stata la sfera di Cattedra. In un tempo lontano, di pace, era stata la sfera di Tesla. L’oggetto che racchiudeva il potere di governare il drago della terra Naga, l’animale sacro dei Darine. Poi c’era stata la follia di Zion, l’ultimo sovrano di Tesla che aveva distrutto il suo popolo e la sua terra per ottenere la magia oscura. Da allora Zarandal era diventata una terra di morte e paura e la sfera sottratta ai suoi originari custodi e affidata a Cattedra.
Quando aveva lasciato la sala, Naro aveva detto solo “cosa cattiva”. Per lui era semplice definire le situazioni. Per i Nagrod gli eventi erano cose buone o cattive a seconda dei casi. Quell’incontro era stato semplicemente una cosa cattiva.
Akram fu distratto dal suono di alcune voci che provenivano da una stanza illuminata al piano superiore del palazzo degli ospiti. Era una delle finestre della camera dell’imperatore.
Si arrampicò con pochi agili gesti alla parete e salì sulla balconata per spiare all’interno. C’era un uomo anziano seduto che impugnava un bastone.
“Non è una buona cosa” gli sentì dire e Akram pensò che l’età conferisce davvero saggezza perché “non è una buona cosa” non è molto diverso da “cosa cattiva” e lui riteneva che Naro fosse davvero molto saggio. Quel vecchio seduto doveva essere una sorta di consigliere. Da dietro la tenda vide avanzare  una figura verso l’anziano e rimase interdetto. Era l’imperatore. Appariva però completamente diverso da come lo aveva visto fino a qualche ora prima.
Indossava solo una tunica lunga fino al ginocchio e un paio di stivali. I capelli erano completamente sciolti e ricadevano lungo la schiena e i fianchi.
“Non è tutto” disse la sua guardia del corpo “mentre Aeris era nelle stanze della sacerdotessa, io ho scoperto un passaggio segreto che dalla sala del ricevimento conduceva nei giardini. C’era un uomo nel passaggio ma non sono riuscito a raggiungerlo. Non so come abbia fatto a sfuggirmi. Quel dannato doveva essere in grado di vedere al buio. Forse era un adepto di Norren. Quando sono sbucato nel giardino ho pensato che sarebbe stato più prudente tornare da Aeris. Tuttavia ho notato che il passaggio spuntava di fianco alle stanze degli uomini bestia. Loro vedono al buio, no?”
“Si chiamano Nagrod” disse a voce bassa l’imperatore.
“Come dici?” chiese Grifis.
“Hanno un nome. Si chiamano Nagrod. Uomini bestia è una stortura. Non esiste nella loro lingua”.
“D’accordo. Ora però è importante capire cosa succederà. Albered, tu cosa ne pensi?”
“Se davvero la sfera di Cattedra è stata trafugata da Norren, allora Asaline ha ragione. Gli servono tutte e cinque. Con una sola sfera cosa ci farebbe?”
“Cosa accadrà allora?” chiese ancora nervosamente Grifis.
“Non so cosa abbia in mente Asaline ma Aeris ha dimostrato di sapersela cavare egregiamente stasera. Ora deve riposare. Andiamo tutti a dormire” concluse l’anziano mettendo una mano sulla spalla del principe per rassicurarlo e lasciando la camera.
Akram osservò l’intera scena, compreso il modo in cui la guardia personale dell’imperatore prese congedo. Lo aveva accompagnato a letto, spento le candele e chiuso finestra e porta.
Stava per lasciare la balconata quando udì la porta della finestra riaprirsi. Si nascose nell’ombra.
Aeris apparve da dietro le tende. Diede un’occhiata al giardino e si sedette sul bordo di marmo lasciando penzolare i piedi nudi nell’aria. Non era esattamente l’atteggiamento più appropriato per un imperatore e soprattutto la sua guardia del corpo avrebbe urlato allo scandalo per i rischi inimmaginabili a cui sua maestà si esponeva senza volerlo. In quel momento chiunque poteva attentare alla sua vita. Quel ragazzo però sembrava non rendersene conto.
Improvvisamente fece l’unica cosa che Akram non avrebbe mai pensato. Intonò una canzone.
E fu come se tutto intorno a lui prendesse a girare. Al ritmo di quella voce angelica. Prima piano e poi veloce. Akram fu preso da un senso di smarrimento e nostalgia talmente forte che dovette accasciarsi al suolo. Si guardò le mani tremanti e cominciò a pensare che forse l’imperatore lo aveva visto e stava lanciando un potente incantesimo su di lui. Il canto cessò. Akram si rialzò e vide che l’imperatore sembrava interessato a qualcosa. Puntò lo sguardo e notò che si trattava di Flee.
Flee era un cucciolo di Nagrod che lo seguiva dappertutto. Ora se ne andava per il giardino fiutando le sue tracce e puntando il balcone di Aeris.
L’imperatore lo invitava a salire e si sporgeva sempre più. Accadde in un istante. La mano dell’imperatore scivolò sul marmo del bancone facendolo cadere in avanti. Akram si gettò verso di lui senza pensare e lo afferrò per l’altro braccio tirandolo verso di sé.
Aeris non ebbe neanche il tempo di realizzare che aveva rischiato di precipitare di sotto e non emise un gemito. Si ritrovò con il viso contro il petto dell’uomo che lo aveva salvato e respirò uno strano odore che non dimenticò più. Sapeva di neve e ciclamini.
Alzò lo sguardo e incrociò un paio di occhi color cobalto che ebbe immediatamente la sensazione di avere già visto. L’uomo si allontanò di un paio di passi.
“Perdonate, altezza."
“Perdonarti? Mi hai .salvato la vita!” disse Aeris mentre lentamente si rendeva conto di essere in camicia da notte. Per fortuna, quando era lontana da Strifen, non toglieva mai il corsetto che nascondeva le sue reali forme.
“Sua altezza dovrebbe stare più attento.”
“Dovrei sì, ma ho visto un animale in giardino e ne sono rimasto incuriosito. Non ho mai visto un cucciolo simile. Mi ha fatto tornare in mente Shila, la tigre di mio padre. Mi sono accorto di quanto mi manca. Tutte le sere si addormenta al mio fianco. Immagino di annoiarti con queste storie.” Sorrise.
Aeris Strifen sorrideva moltissimo. Doveva essere un tratto genetico, pensò Akram, perché a lui non capitava mai. Fischiò e Flee corse ad arrampicarsi sulla sua spalla sotto lo sguardo sorpreso dell’imperatore.
“Si chiama Flee. E’ un cucciolo di Nagrod. Mi segue ovunque.”
“E’ meraviglioso! Flee, salve! Io sono Aeris.”
Il cucciolo si nascose per un istante sotto il mantello di Akram poi  fiutò la mano che Aeris gli aveva teso e saltò dalla spalla di Akram sul braccio di Aeris.
“Ma quanto sei carino, Flee!”
“E’ una creatura dispettosa altezza” disse Akram richiamando il cucciolo all’ordine.
“Non credo che lo sia. E semplicemente adorabile.”
Flee scese dalla spalla di Aeris e corse nella sua camera puntando una delle mele che facevano bella mostra di sé su un tavolo.
“Che vi avevo detto?” disse l’uomo.
“A me le mele non piacciono molto. Può mangiarle tutte se le desidera. Grazie ancora, Akram.”
“Ricordi il mio nome?”
“Sì. Per me è tutto nuovo. Prima di questo viaggio non avevo mai lasciato il mio palazzo e cerco di memorizzare quante più cose posso. Tu da dove vieni?” Akram alzò una mano e indicò il nord.
“Ho sempre vissuto con i Nagrod. Anche per me è la prima visita a Cattedra. Ci sono stato solo una volta da bambino ma non ricordo molto.”
“Tu parli la loro lingua?” Akram scosse il capo.
“Bisogna essere un Nagrod per parlare la loro lingua. Però li capisco e loro capiscono me.”
Aeris chiese ad Akram molte altre cose sui Nagrod e si addormentò molto tardi su una poltrona. Akram lo guardò dormire fino al sorgere del sole. Dopo di che saltò giù dalla balaustra e tornò da Naro portando con sé un senso di tranquillità che non aveva mai provato prima.

L’alba rossa trovò Loran sveglio.
Non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Mancavano ancora molte ore all’apertura del supremo consiglio e decise che era ancora presto per vestirsi.
Si sedette al grande pianoforte che faceva bella mostra di sé nella stanza e attaccò con una vecchia canzone che aveva composto molti anni prima. L’aria si riempì di una dolce melodia senza nome né parole che si fuse con la chiara luce che entrava dalla finestra. Quando le dita di Loran arrivarono a ripetere il tema centrale, le mani si irrigidirono senza motivo apparente e la sonata rimase a metà.
“Non ti riuscirà.”
Quelle parole continuavano a ripetersi nella sua mente come una sentenza, come fosse la risposta ad ogni suo proposito. Con un moto di rabbia scaraventò alcuni spartiti per terra. Sospirò e si chinò a raccoglierli.
Mentre li riponeva si rese conto che stava diventando instabile come una di quelle palle di fuoco che poteva creare con la sua magia e che potevano esplodere da un momento all’altro dopo che erano state scagliate. La presenza di Mars Hornet faceva riaffiorare in lui ricordi orrendi dei quali aveva cercato di liberarsi per molto tempo. La sua stessa presenza lo faceva sentire una persona orribile.
La porta della sua camera si aprì senza che alcuno fosse annunciato. La figura di Seifer Wiltord comparve sull’uscio. Non era vestito molto diversamente dalla sera prima. Loran pensò che probabilmente aveva passato la notte nella stanza di qualcuna delle novizie e sorrise.
“Buongiorno, caro cugino!” esclamò Seifer allargando le braccia.
“Buongiorno a te, Seifer. Com’è stata la notte? Benevola?”
“La tua non molto dato che hai un aspetto orribile!”
“Diciamo che le rivelazioni di Asaline mi hanno tolto il sonno.”
“Già, la mia adorata zia stavolta ha tirato fuori un asso dalla manica niente male.” rispose Seifer andando a sedersi sul bordo del letto disfatto di Loran “Pensi che sia vero?”
Loran versò dell’acqua in un bicchiere di cristallo e ordinò ai muscoli del proprio volto di non seguire l’ordine impartito dal suo cervello. Fece quello che s’imponeva di fare tutte le volte che era colto di sorpresa. Rispondeva a domanda con domanda.
“Hai ragione di dubitare del contrario?” Seifer, che non era uno sciocco, fece altrettanto.
“Non sei tu quello che ha spie ovunque?” Loran si portò il calice alle labbra. Sapeva sempre quando non poteva battere un avversario.
“Risparmiamoci il gioco delle parti. Ti dirò semplicemente cosa so. Ebbene non so assolutamente nulla!” disse ridendo il viceré. Anche Seifer sorrise maliziosamente.
“Puoi non credermi” proseguì Loran “ma le cose stanno così. Alla fine dell’inverno è arrivato un dispaccio che recava l’invito per la convocazione del grande consiglio. Sono stato stupito quanto ora lo sei tu. Un mese fa poi, tua zia mi ha chiesto uomini che seguissero ogni traccia lasciata dagli adepti di Norren. Ho perso più uomini in questa impresa che in quella di stanare i raminghi! Non ti nascondo che molti dei seguaci di quello stregone svanivano misteriosamente nei pressi di Drasil. Ho pensato che avessi ordinato ai Weird di uccidere chiunque varcasse il confine delle tue terre. Non c’è bisogno che io ti dica che ho sempre ordinato ai miei di non attraversare il tuo regno senza il loro consenso.” Seifer ascoltò tutto in silenzio. Poi disse solo poche parole.
“Voglio fidarmi di te. Tu sai sempre schierarti dalla parte del più forte. Non scenderai stavolta dal carro dei vincitori. Mia zia ha commesso un grave errore nel non contemplarmi nei suoi piani. Ebbene Loran, lei non è contemplata nei miei. Volevo che lo sapessi prima che accettassi di nuovo di aiutarla in qualcuna delle sue imprese.” Seifer si alzò, raggiunse Loran, e guardandolo occhi negli occhi gli mise un mano sulla spalla.
“Ti considererò dalla mia parte fino a prova contraria. Non darmela ti prego, sei prezioso per me!”
Loran sostenne lo sguardo senza indecisione.
“Lo hai detto, cugino. Sto sempre dalla parte del più forte.” Seifer lo oltrepassò e usci dalla stanza.
Loran tornò solo con i suoi pensieri. Pensò che Seifer probabilmente era davvero il più forte. Di certo il più temibile. Chi avrebbe potuto contrastarlo? L’imperatore da sempre considerato malato e con un fisico esile come quello di una ragazza? Gli uomini bestia un tempo fedeli ai Darine? Non certo i raminghi che la sua stirpe aveva ridotto ad un pugno di fuorilegge. Forse Asaline avrebbe potuto levare la mano contro il suo stesso sangue anche nel caso in cui questo l’avesse tradita? Loran lo dubitava. Forse lui stesso aveva una possibilità. Forse lui aveva le carte migliori e tuttavia doveva pazientare poiché in una posizione come quella in cui si trovava ora, aveva solo da perdere. Un passo falso poteva costargli la fiducia dell’imperatore, innescare l’odio dei raminghi della Doreria, alimentare il desiderio d’indipendenza dei Maras, perdere l’appoggio di Lady Asaline. Eppure le carte migliori erano ancora nelle sue mani ed erano date da informazioni.
Anche in quel momento le sue spie stavano raccogliendo informazioni, preziose ed inutili, solo per lui. Eppure la più interessante di tutte se l’era procurata da solo.
Seifer aveva il dubbio che sua zia stesse mentendo. Probabilmente su tutta la faccenda. In quel caso perché convocare il supremo consiglio? Forse, come gli aveva suggerito sua madre, solo per portare allo scoperto Aeris Strifen? Portarlo allo scoperto a quale scopo? Ucciderlo? In questo caso molte cose potevano accadere e lui doveva essere pronto ad affrontarle tutte. Andò all’armadio e prese l’uniforme da battaglia della sacra Xantes. Il consiglio sarebbe iniziato di lì a poco e avrebbe dovuto indossarla. Chiuse gli occhi ed invocò la bestia sacra. Il calore crescente nel suo corpo indicò che la fenice era con lui.
Riaprì gli occhi e prese a vestirsi.

Aeris si svegliò con la sensazione che qualcosa di davvero bello fosse accaduto mentre era nel sonno. Eppure se provava a cercare di capire cosa, vedeva solo quegli occhi blu cobalto che da un po’ la tormentavano. Due colpi leggeri alla porta annunciarono la presenza di Marine.
“Dormito bene, amore mio?”
“Benissimo Marine, buongiorno!”
“Come siamo allegri! Mi fa molto piacere. Pensavo di entrare qui e trovarti in preda alla paura più nera.”
“Per il consiglio?” Marine annuì. Tra le braccia portava un grande involucro di stoffa.
“Devo ammettere che non ci ho pensato molto. Quello è ciò che penso che sia?” chiese l’imperatore indicando l’involto.
“Sì. L’alta uniforme. Adattare quella di tuo padre a te era impossibile, per cui le mie ancelle ne hanno confezionata una identica della tua misura. Vedrai che ti starà un incanto. Ho aggiunto un po’ di rialzo agli stivali per farti sembrare più alto e le spalle della divisa sono imbottite.” Aeris scoppiò a ridere e Marine si fermò.
“Cos’hai da ridere?”
“Non devo sembrare più grosso! Non ha senso. Mi hanno visto in abiti normali ieri.”
“Sì ma oggi c’è la parata dinanzi al popolo. Dovrai fare la tua figura. Non hai intenzione di sembrare più bassa della tua consorte!” Aeris finse un attimo di riflessione e Marine sorrise. Le piaceva molto il modo in cui giocavano fra loro.
“Vada per il rialzo degli stivali ma togli l’imbottitura dall’uniforme. Forse non ho i muscoli che tutti si aspettano ma non voglio sembrare goffa e ridicola.” Marine annuì.
“Lo sapevo che era una pessima idea comunque. Ho portato due giacche. Una non ha le spalle rinforzate!”
Aeris sorrise e cominciò a vestirsi. Quando Marine cominciò ad acconciarle i capelli, Aeris sembrava pensierosa.
“Tutto bene?”
“Sì. Marine terresti un altro segreto dei miei?” La ragazza fermò la spazzola che accarezzava i capelli dorati di Aeris. Quando diceva così, normalmente le confidava una visione del futuro o un sogno strano che aveva fatto. Riprese a spazzolare.
“Certo!”
“Non dovrai dirlo ad Albered e soprattutto a Grifis.”
“Sputa il rospo! Lo sai che non ti tradirei mai.”
“Ho passato la serata di ieri in compagnia di Akram, l’uomo che accompagna i Nagrod.”
Aeris pronunciò la frase tutta d’un colpo, quasi temesse di non poterla terminare se si fosse interrotta. Appena detta tuttavia si sentì come se, solo in quel momento, quello che era accaduto la notte prima fosse divenuto reale. Non più parte di un sogno.
Marine aveva continuato a spazzolare come se Aeris non avesse detto nulla di particolare. Eppure quest’ultima sentiva il cuore dell’amica battere più forte nel petto.
“Marine” disse un po’ timorosa Aeris “non dici nulla?”
“Paura di essere disapprovata?” Aeris non rispose “Avanti, non fare così” riprese Marine cambiando tono e riprendendo quello allegro di sempre “raccontami tutto!”
Aeris raccontò di come aveva rischiato di cadere dalla terrazza per vedere Flee e di come Akram l’avesse aiutata. Le raccontò di come l’uomo gli avesse narrato del monte Arhat e dei Nagrod. Le disse di quanto fosse carino Flee e di come Akram odorasse di neve.
“Certo che odoro di neve!” esclamò ridendo Marine e avvolgendosi la vestaglia di Aeris intorno al corpo imitando il mercenario “Ho passato la vita tra le aspre montagne innevate! Sono l’affascinante e taciturno uomo delle nevi!”
“Marine smettila!” la riprese Aeris ridendo “non è bello che tu lo prenda in giro!”
“Guarda che non sto mica prendendo in giro Akram! Qualora non te ne fossi accorta ancora, sto prendendo in giro te!”
Aeris si guardò nello specchio. L’alta uniforme era davvero splendida e anche Marine tornò seria.
“Aeris, brilli come una stella!”
“E’ merito del lavoro che hai fatto con l’uniforme.”
“Ti sta un incanto. Comunque penso che ti abbia fatto bene chiacchierare un po’ con qualcuno che non sia della tua corte. Ti prego però di fare attenzione. Quello che hai fatto stanotte è stata un’imprudenza. Non sappiamo chi sia Akram. Ricordati che viaggia con gli uomini bestia. Un tempo servivano i Darine. Non dobbiamo dimenticare chi ha causato la morte dei nostri genitori, Aeris!” Questa abbassò gli occhi e tornò con la mente al giorno in cui Albered le raccontò di come il padre di Griffith e Marine avesse sacrificato la propria vita per salvare quella del padre. Nel cortile interno del palazzo, di fronte alla caserma dei grifoni dorati troneggiava la statua di Almus Alteron. La sua fama era tale che gli allievi chiamavano la statua ‘il guardiano di pietra’.
Poco prima di morire, suo padre l’aveva affidata alle cure di Grifis e aveva chiuso gli occhi dicendo che se fosse stato per la figlia quello che Almus era stato per lui, l’impero sarebbe stato al sicuro per un’altra generazione.
Faceva sempre male ricordare quel momento. Il rumore di qualcuno alla porta la scosse. Marine andò ad aprire. La ragazza rimase per un istante interdetta. Non amava fare dei complimenti al fratello ma Grifis era splendido. Anche lui aveva indossato l’alta uniforme. Persino l’elmo che, solitamente, non gradiva portare.
“Buongiorno Marine. Aeris è sveglia?”
“Sveglia e pronta. La lascio in tua compagnia. Vado a prepararmi anche io o sembrerò l’unica creatura indegna del nostro gruppo!” Marine l’aveva detto con il suo solito tono irriverente e scherzoso. Prima di chiudere la porta diede un bacio al fratello.
“Togliti quel coso dalla testa o Aeris sembrerà un nanetto durante la parata!” gli disse in un orecchio. Grifis non reagì.
“Allora, come sto?” Il sorriso del suo imperatore era sempre caldo e accogliente.
“Buongiorno, altezza! Stai benissimo ma credo manchi ancora qualcosa!”
“Non dirmi che dovrò indossare un elmo anche io? Potrei morire schiacciata da una cosa come quella!”
Entrambi risero. Grifis tirò fuori da sotto il mantello una scatola.
Quando l’apri una coppia di corone cominciò a scintillare sotto gli occhi dei due. Una tiara era in oro bianco tempestata di piccoli ma luminosi diamanti. Due riccioli di pietre preziose avrebbero arricchito la fronte dell’imperatrice di Aeria quando l’avesse indossata. Al suo fianco una corona d’oro giallo fatta di ali e grandi diamanti incastonati rappresentava il simbolo della più alta carica dell’impero. Grifis la prese e, con cura, la pose sul capo di Aeris.
Quando né avvertì il peso, Aeris si sentì precipitare verso il basso. Tutto divenne nero e comprese che stava ricevendo una nuova visione.
Vedeva una distesa di neve e l’ombra nera che la sovrastava ora aveva la forma di un mantello. L’uomo che lo portava lo fronteggiava e portava una corona oscura. Aeris ne era intimorito ma sembrava che l’uomo non volesse attaccarlo e piuttosto stesse nascondendo qualcosa alla sua vista. Proprio mentre gli sembrava di riuscire a vedere una donna alle sue spalle, Grifis lo scosse dalla visione e lo riportò indietro.
“Mi ascolti?” Aeris si sentì risollevare fin dentro il suo corpo e rispose.
“Scusami. Per un momento mi sono distratta. Pensavo a mio padre.” Grifis le mise le mani sulle spalle come a rassicurarla.
“E’ ora di andare. Il corteo ci aspetta.” Mentre Aeris stava aprendo la porta, Grifis le trattenne il braccio.
“Promettimi che oggi farai estrema attenzione. Resta sempre a vista e, se puoi, non allontanarti da me. Se c’è un momento in cui sarai alla mercé degli sguardi di tutti, è proprio quello della parata.” Aeris lo rassicurò con un sorriso.
“Un’ultima cosa. Nella sala del consiglio sarai solo. In caso di pericolo solo Bashenian potrà correre in tuo aiuto. Ti senti pronto ad evocarlo?”
Aeris non rispose. Bashenian, la bestia sacra dell’aria, l’aveva scelto quando ancora era bambina come suo guardiano. Aveva risposto al suo pianto per la perdita del padre. Anche se da allora lo aveva visto altre volte, la bestia era andata spontaneamente da lui. Non sapeva se, in effetti, avrebbe mai risposto al suo richiamo.
Grifis intuì i pensieri della ragazza e le porse un oggetto.
“Prendilo” le disse porgendole una sorta di amuleto “è un canalizzatore. Quando eravamo bambini mia madre ne regalò uno a me e a Marine. Questa pietra trasmette i pensieri. Quando avevamo paura di qualcosa io e Marine lo stringevamo e nostra madre arrivava subito a tranquillizzarci. Se dovessi finire nei guai, stringila con forza e verrò da te.”
“Nella sala del gran consiglio non è permesso l’accesso ad estranei.”
“Neanche mille armate della Mano delle Nazioni potranno impedirmelo.” Aeris sorrise e strinse la pietra. Un fievole candore la illuminò e una luce simile balenò dal polso del cavaliere.
“Ne porto una incastonata nell’armatura” disse Grifis “Andiamo ora. Ci aspettano.”

La parata era l’evento più emozionante da anni in Cattedra.
Nessuno aveva voluto mancarla. Sin dal mattino fiumi di gente avevano invaso le strade in direzione del santuario della dea. Il corteo dei protettori di Aeria sarebbe uscito dai palazzi della corte e avrebbe fatto il giro del santuario prima di rientrare nell’alta torre centrale.
Il corteo, di certo eseguito in favore del popolo affinché vedesse il potere dei guardiani, veniva fatto anche perché durante il percorso la somma sacerdotessa doveva eseguire un rituale di protezione. Il cerchio disegnato dai guardiani e la magia pronunciata dalla sacerdotessa creavano una barriera di difesa intorno alla torre.
Quando la grande porta della corte del santuario s’apri, il mormorio della folla s’interruppe. Un silenzio irreale s’impadronì della piazza prospiciente l’ingresso del tempio. Improvvisamente un rumore di tamburi rimbombò nell’aria e segnò il ritmo al quale la guardia del tempio aprì la parata.
I soldati della Mano delle Nazioni marciavano compatti nelle loro uniformi viola. Un alto graduato portava lo stendardo di Cattedra e precedeva il generalissimo.
Quando Seifer Wiltord comparve in sella al suo nero destriero la folla lo acclamò a gran voce. Portava l’alta uniforme che era stata di suo padre e sul petto una catena d’argento dalla quale pendeva un medaglione raffigurante una primula. Il fiore era stato il simbolo del popolo dei Drasil poi acquisito dai Weird nati dal loro incrocio con gli Aerian. Seifer usava la primula come simbolo della sua casata e spesso i suoi soldati si riferivano a lui chiamandolo con il nome del fiore. Attraversò la porta e prese la testa della parata.
Dietro di lui due colonne di novizie spargevano fiori profumati sulla sua scia.
Seguiva una linea di uomini vestiti di rosse uniformi. I soldati della Faleria procedevano armati con ampi scudi e lance. In battaglia erano la temibile falange di fuoco, un muro che nessun nemico poteva oltrepassare. Ora avanzavano come un tappeto rosso disteso innanzi al carro reale su cui viaggiavano Loran Valentine e sua madre. Lady Kyria salutava il popolo in festa al fianco del figlio che, giunto oltre la porta, lasciò partire dalle sue mani una serie di scintille che in aria presero ad esplodere come fuochi d’artificio.
Il popolo si lasciò andare ad esclamazioni di stupore ed entusiasmo. I bambini, sulle spalle degli adulti, sventolavano le bandiere di Cattedra e acclamavano il Viceré.
A seguire la carrozza due file di uomini giganteschi vestiti di nero. La folla ne fu intimorita ma riprese a vociare appena dalla porta del santuario comparve una biga trainata da due splendide tigri. A governare il carro c’era il solo Garan Berser che salutava il popolo con ampi gesti delle mani e senza trattenere sorrisi. Pochi avevano avuto la possibilità di vedere un uomo dei Maras e le sue dimensioni entusiasmarono i più piccoli.
Seguiva un manipolo di cavalieri vestiti di verde e marrone tutti armati di arco e frecce. In mezzo a loro il duca Hornet di Doreria cavalcava nella sua armatura d’argento e smeraldi. Guardava diritto senza lasciare le briglie del suo destriero e la sua figura affusolata non lasciava trasparire alcuna emozione.
Finalmente, dietro i cavalieri della Doreria, apparvero le uniformi bianche e dorate dei grifoni d’oro, le guardie personali dell’imperatore. I loro biondi capelli lasciarono la folla senza parole.
In Aeria, infatti, la capigliatura dorata era estremamente rara e normalmente sintomatica di una qualche malattia. Il colore dell’oro era tipico degli Alferian, la popolazione di angeli venuti da oltre il mare dell’est. Ne avevano mantenuto i tratti alcuni mezzosangue che abitavano la Balvaria.
Il carro imperiale era affiancato da un solo cavaliere in alta uniforme e ospitava la principessa imperiale e l’imperatore. I due erano in piedi e salutavano il popolo. Marine sorrideva a tutti coloro che la salutavano lungo la strada. Aeris non l’aveva mai vista così raggiante. Udì la voce di alcune fanciulle urlare il suo nome e si voltò a ringraziarle con un cenno del capo. Avrebbe voluto che tutta quella gente potesse sentire il battito del suo cuore e capire quale gioia provava nel sentire la vicinanza di tutte quelle persone. Improvvisamente fu il silenzio. Dietro il carro avevano fatto la loro comparsa i Nagrod e la gente aveva smesso di applaudire. Un uomo dalla folla d’un tratto scagliò una pietra contro uno di loro.
Aeris vide Akram prendere la sassata al posto dell’uomo bestia.
“Creature maledette! E’ vostra la colpa se gli yomi ci tormentano!” si udì indistintamente venire dalla piazza e altre pietre cominciarono a volare.
Akram si parò tra la folla e Naro senza alzare lo sguardo sugli aggressori e ad Aeris parve come volersi fare carico di tutto quell’odio. Chiuse gli occhi. Che colpa avevano i Nagrod per la presenza della grande ombra? Proprio loro che erano maggiormente esposti al pericolo vivendoci così a contatto?
Riaprì gli occhi e tutte le pietre si fermarono a mezz’aria indecise su dove cadere. Il popolo prese a vociare ma non si rese conto che era un gioco di prestigio dell’imperatore. Lì per lì forse solo Grifis se ne accorse.
Poi Akram sollevò lo sguardo da terra e lo fissò dritto negli occhi del principe.
Aeris sentì di nuovo quello sguardo profondo attraversare il suo petto e, come accadeva quando veniva trascinato dalle visioni, senti una profonda oscurità cadergli sugli occhi.
Vide di nuovo l’uomo vestito di nero che nascondeva la donna dai lunghi capelli e, forse, un bambino. Poi la visione cambiò e si ritrovò nella stanza della locanda di Rifiel con il respiro della belva nera sul collo. Si fece forza per riappropriarsi del proprio corpo e riaprì gli occhi. Lo sguardo del mercenario era ancora lì e Aeris sentì una energia nuova nascergli dentro. Era una sensazione che non aveva mai provato prima. Uno strano brivido, partendo dal suo cuore, si sprigionò lungo le sue braccia fino alla punta delle dita. Le pietre, che avevano continuato a fluttuare, vibrarono ed esplosero tutte contemporaneamente rilasciando ognuna una luce di colore diverso. La gente applaudì e il corteo riprese a sfilare.
Akram fece un cenno con il capo e tornò tra gli uomini bestia scomparendo nella confusione.
“Ma cosa è stato?” chiese Marine “E’ stata opera tua?” Aeris si guardò le mani e poi guardò Marine annuendo.
“Ma non sapevo di essere in grado di farlo”. Marine sorrise.
“I tuoi poteri aumentano! Tempestivi!”
La sfilata terminò senza altri incidenti e le porte della grande torre furono chiuse non appena i guardiani di Cattedra e le loro scorte le ebbero attraversate.

Lady Kyria era una donna pratica. Nel salutare suo figlio prima del grande consiglio disse solo due parole.
“Fa attenzione”.
Le disse baciando Loran Valentine sulla fronte. Sollevandosi leggermente sulle punte e prendendo la testa del figlio tra le mani.
Loran si era lasciato baciare, aveva fatto un inchino e si era voltato per percorrere il corridoio che conduceva alle scale per il piano superiore.
Mentre si allontanava, Kyria pronunciò una preghiera che lo proteggesse. In quel momento però avvertì una fitta al cuore. Intuitivamente pensò ad un cattivo presagio ma comprese subito che il senso di oppressione che l’aveva colta proveniva dall’aura sprigionata dall’uomo alle sue spalle. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi fosse. Lo fece lo stesso. Doveva guardarlo in faccia. Si voltò.
Dinanzi a lei c’era, diritto come una lama, Mars Hornet.
La guardava senza nessuna emozione nello sguardo. Sarebbe stato comprensibile trovarci odio, disperazione o collera. Nulla. L’uomo la fissava e basta. Non sembrava voler dire qualcosa o fare alcunché. Restava immobile. Non c’erano guardie che avrebbero potuto accorrere in suo aiuto dato che quelle stanze erano riservate ai guardiani di Cattedra e ai loro fidati e Loran era lontano.
Kyria però sapeva che non le sarebbe accaduto nulla in quel momento. Sapeva, con assoluta certezza, che quello che Mars Hornet voleva farle provare era esclusivamente l’angosciante consapevolezza che suo figlio era in pericolo.
Come se avesse letto i suoi pensieri, Mars la superò e s’incamminò per lo stesso corridoio che poco prima aveva attraversato il suo Loran.

Quando Aeris raggiunse la sala dei guardiani c’erano ancora Grifis ed Albered con lui. Grifis era nervoso e lasciò la stanza per primo. Albered si era distratto ad osservare la figura di Lady Kyria in piedi al centro della sala che sembrava non star bene.
“Albered, tutto a posto?” Il consigliere si scosse.
“Sì. Voglio che tu faccia molta attenzione. Tuttavia mi rimane solo una raccomandazione da farti. Qualunque cosa accada lì dentro, tu devi sapere che lo spirito di Bashenian è con te. Segui il suo spirito. Segui il tuo cuore. Non farti ingannare dalle apparenze. Tu non sai quasi nulla in realtà delle persone che saranno con te oggi. Segui il tuo sesto senso. Metti da parte ogni cosa che hai appreso nelle lunghe ore di lezione che ti dato. Tuo padre è stato il prescelto della dea, tua madre la più potente maga che il nostro mondo abbia mai conosciuto. Se c’è una persona che può fare la cosa giusta, quella sei tu.”
Aeris tirò un sospiro e provò a sorridere. Mentre s’incamminava sentì il vecchio maestro parlare ancora.
“Ricordati che, cinta alla vita, hai il miglior alleato che un uomo potrebbe chiedere.” Aeris toccò la spada.
“E fammi una cortesia. Dì una parola gentile a quella povera donna che non riesce a trovare il coraggio di uscire dalla stanza”. Solo in quel momento Aeris vide Lady Kyria. Le si avvicinò lentamente e quando le fu di fianco le rivolse solo poche parole.
“Io non ho mai conosciuto mia madre. E’ morta dandomi alla luce. Invidio Loran per avere una madre come voi. Suvvia non state in pena, temete che possa accadere qualcosa di brutto a vostro figlio mentre l’imperatore è con lui? Loran disse a Marine che era preoccupata per me, che mi avrebbe guardato e ora io dico a voi che ve lo guarderò.” Lady Kyria si inchinò e non rialzò il capo fino a che non udì più i passi di Aeris.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: mattmary15