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Autore: Elly931000    25/01/2015    0 recensioni
Santana e Sebastian, due ragazzi così diversi, e così simili allo stesso tempo. Fanfiction ambientata nella terza stagione, con variazioni di trama. Un trasferimento, tradimenti, e una grande storia d'amore!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Un po' tutti | Coppie: Finn/Rachel, Santana/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 2
La seconda ora passa, e così anche la terza, e la quarta. Me ne sto andando in mensa, con la testa che però sta ancora ragionando sulla notizia della mattina. Doveva esserci un modo per smascherare le vere intenzioni di Sebastian! E avevo una certezza: io ero l’unica che poteva risolvere il problema e salvarci tutti. Diciamocelo, nessuno sapeva tenere testa a uno stronzo come me, e questo perché ero io stessa una stronza, ovviamente. Lascio i libri nell’armadietto, e poco dopo sento la voce di Brittany vicino a me: “Ho tanta fame!” sospira con aria afflitta. A quell’affermazione sorrido, poggiandole una mano sulla spalla.
“Sapessi io! Ma senti, chi ci tiene i posti in mensa, oggi?” domando mentre mi incammino insieme a lei.
“Dovrebbe pensarci Quinn, da quanto ricordo… O Tina!” risponde Brit mentre stiamo ormai entrando.
“Spero vivamente che tocchi a Quinn!” sbuffo prendendo un vassoio e mettendomi in fila, con Brittany dietro. “Non so quanto Tina riuscirebbe a tenere testa a possibili bulli che vogliono rubarci il posto!” esclamo con noncuranza. Il mio pensiero non era del tutto sbagliato: il Glee Club era ancora vittima di bullismo e granitate in faccia per la nomea di ‘club da sfigati’, e Tina di certo appariva come una persona troppo debole, timida e impacciata per poter far fronte a eventuali aggressori.
“Ti voglio bene anche io, Santana!” sento dire da una voce alle spalle di Brittany. Sorpresa, mi sporgo un po’, mentre la fila va avanti, vedendo Tina. Alzo le spalle, in segno di difesa.
“Non offenderti Tay, ma… Quante volte sei riuscita a tenere testa a gente che voleva tirarti una granita in faccia?” domando con schiettezza.
“Ma se quello non sei mai riuscita a farlo nemmeno tu!” ribatte Tina, sicura. Ci penso un momento e passo una mano tra i capelli; odiavo dare ragione a qualcuno che non ero io.
“Touchè!” rispondo velocemente per risolvere la questione. Non amavo discutere se non avevo la certezza di uscirne vincitrice, e, anche se ogni tanto mi succedeva, cercavo di non pensarci e andare avanti. Seguo la fila, che tra l’altro scorre lentamente, e arrivata al mio turno mi prendo solo un’insalata. Avevo anche promesso a mia madre che avrei mangiato a pranzo, ma in quel momento non avevo proprio nessuna fame! Ero troppo presa dai miei pensieri di vendetta per concentrarmi anche sulla fame. Mi muovo verso il nostro tavolo, dove Quinn già ci aspettava, e poco dopo ci raggiungono anche Tina, Brittany e tutti gli altri. All’ora di pranzo era piacevole stare tutti insieme, soprattutto prima delle prove del Glee, così potevamo aggiornarci sugli ultimi avvenimenti. “Aspetta un secondo, per caso ho mai detto che non voglio sposarti?”. La voce di Rachel ci fa voltare tutti verso di lei. Era difficile non sentirla, e non solo perché aveva una voce acuta e rompiscatole per natura. Il fatto era che, se si incazzava con Finn, la sua voce diventava ancora più acuta, se possibile. Non do un’occhiata in giro, ma non mi sarei stupita se si fossero girate persone a guardarci anche dagli altri tavoli.
“Io non ho mai detto che non vuoi! Ho solo detto che quando potevi farlo ti sei tirata indietro, semplice!” ribatte Finn con fare seccato. Continuo a mangiare la mia insalata, cercando di ascoltarli il meno possibile, anche se era una cosa parecchio difficile. Sento Puck vicino a me sussurrare un “Si comincia”, e per tutta risposta io alzo le spalle.
“C’è stato il malessere di Blaine!” esclama Rachel. “Dio, come fai a non pensarci? Tuo fratello era distrutto!” continua la ragazza indicando Kurt. “Volevi davvero proseguire con il matrimonio in una situazione simile?” conclude più arrabbiata che mai.
“Hey, hey, piano! Non voglio essere tirato in ballo!” esclama Kurt, posandosi una mano sul petto e scuotendo la testa. Ma nessuno lo stava davvero ascoltando.
“Mi stai dando dell’insensibile? Solo perché volevo legarmi a te da subito?” esclama Finn.
“Non l’avreste fatto comunque, siete troppo giovani” interviene Quinn, con una calma e una tranquillità quasi inusuali. Ci giriamo tutti a guardarla, stupiti. Nessuno si infilava mai nelle discussioni di Finn e Rachel, a meno che uno dei due non chiamasse direttamente in causa uno di noi. Ma intervenire volutamente era come volersi tirare la zappa sui piedi, o condannarsi al suicidio. E Quinn non l’avrebbe mai fatto… Almeno lo credevo.
“Ti spiace ripetere?” domanda Finn, cercando di mantenere la calma.
“Ho detto che non vi sareste sposati subito dopo le regionali” ripete Quinn, tranquilla. “Siete troppo giovani, inesperti, e non avete la minima idea dei sacrifici che un matrimonio comporta. Perciò, qualsiasi scusa sarebbe stata buona per annullare la cerimonia, anche la scoperta di un pelo di gatto tra i capelli di Rachel” conclude la bionda. “Se mi sbaglio potete dirlo tranquillamente, ma questo è quello che penso” aggiunge all’ultimo, con la stessa calma con cui aveva iniziato la sua arringa. Restiamo tutti un po’ interdetti. Alla fine, Quinn aveva solo avuto il coraggio di esprimere un pensiero comune: Rachel e Finn erano troppo giovani per imbarcarsi in un matrimonio, e tutti eravamo felici che fosse stato annullato all’ultimo. Passano due buoni minuti, più o meno, prima di sentire una voce che riprende a parlare: è Finn. Cerca di mantenere la calma, ma si sente lontano un miglio che il suo intento primario è quello di ferire.
“Sai, Quinn, ti sbagli di grosso. Noi non siamo poco coscienti della grandezza del nostro impegno, tutt’altro. La verità è che ci amiamo! E lo so che può suonarti strano, visto che tu non hai mai davvero amato nessuno. Né me, né Puck, né Sam, né altri! Ed è un peccato, perché se accettassi l’amore altrui potresti essere felice! Ma, evidentemente, non ne sei capace! Basta pensare” dice agitando la mano destra “che hai deciso di dare via Beth, tua figlia,  l’unica cosa concepita in un momento d’amore. Chissà, da lei avresti potuto essere amata, e ricambiarla, forse!”. Nessuno di noi riusciva a dire una parola. Finn era stato troppo duro, troppo cattivo, direi addirittura esagerato, tanto che non mi sarei stupita se Quinn gli avesse tirato contro il suo pranzo. Forse la cosa più sorprendente è proprio la sua reazione; se ne sta ferma, senza battere ciglio. Anche se io riesco a vedere benissimo che è ferita nell’orgoglio, nel profondo della sua anima. E’ lei la prima a rompere il silenzio, con una voce ferita, ma tagliente come la lama di una sciabola.
“Forse hai ragione, Finn. Sul serio, hai ragione. Quindi devo ringraziarti, perché hai davvero una gran stima di me, che sono tua amica, anzi, che lo sono sempre stata, di fronte a tutto. Ma, sinceramente, preferisco essere sola e senza amore, che sentirmi una fallita un giorno si e l’altro pure, come te! Scusatemi” aggiunge alla fine, prima di alzarsi da tavola e andarsene. Il silenzio tra noi regna sovrano. Nessuno sa realmente cosa dire, o come comportarsi. Solo io, in un momento di rabbia, mi volto verso Finn, guardandolo con sguardo gelido.
“Complimenti, Hudson!” esclamo, alzandomi anch’io da tavola. “Mi raccomando, continua così! Sono certa che, con questo tuo atteggiamento, i tuoi amici ti staranno sempre accanto!”. Quindi mi dirigo fuori dalla mensa, alla ricerca di Quinn. Cerco di non dare peso a tutti gli occhi che mi sono tirata addosso, primi fra tutti quelli dei miei amici. Non mi pentivo di quello che avevo detto, in realtà, perché sapevo che qualcuno avrebbe dovuto dirlo. In definitiva, io ero solo la persona più indicata per farlo. Sto uscendo, senza prestare molta attenzione a quello che mi succede intorno, quando sento qualcuno che mi viene addosso.
“Guarda dove vai!” dice una voce maschile. Mi volto di scatto, sentendomi intimamente contenta di essere fuori dalla folla di studenti, visto che ormai stavo nel corridoio, e vedo un ragazzo alto, magro, con due occhi verdi che mi squadrano.
“Mancavi solo tu a rovinarmi la giornata!” esclamo rivolta a Sebastian; l’avrei riconosciuto subito, ora che avevo capito chi era. Lui alza un sopracciglio.
 “Ho fatto qualcosa contro di te, Lopez?” esclama con strafottenza. A quanto pare mi ha riconosciuto subito, senza bisogno di presentazioni. “A me non risulta” aggiunge poi, con lo stesso tono. “Quindi… Che ne dici di levarti dalla mia strada e di farti una vita?”
“Lo farei volentieri, se tu non intralciassi la mia vita e quella dei miei amici!” ribatto io convinta, avvicinandomi a lui: “Hai fatto molto male a venire in questa scuola, Smythe!” dico con aria incazzata. “Se stai lontano da me e dai miei amici, nessuno si farà male. Ma se vedo qualcuno di loro soffrire a causa tua, la pagherai cara!”. Sono poco distante dal suo viso, quando gli sussurro: “Non ti conviene avermi come nemica!”. Detto questo, mi allontano da lui, dirigendomi verso i bagni: ero sicura che Quinn fosse lì.
“Che paura, sto davvero sudando freddo!” sento dire da Sebastian alle mie spalle. “Dovresti farti chiamare Sailor Moon solo per la tua sete di giustizia! Peccato che tu non sia sexy come lei! E ancora meno sei capace di aiutare qualcuno!” conclude mentre lo sento allontanarsi. Non do peso a nessuna delle sue parole: avrebbe capito da solo che non gli conveniva mettersi contro Santana Lopez.

Trovo Quinn esattamente dove pensavo che fosse: chiusa in uno dei gabinetti delle donne, a piangere.
 “Fabray, vieni fuori!” esclamo, una volta entrata nel bagno. “Prometto che non ti prenderò a schiaffi!” aggiungo, sperando di riuscire almeno a sentire una sua risata, per capire in che punto fosse esattamente. Nel silenzio totale riesco a sentire uno sbuffo, come una specie di sorriso, provenire dall’ultimo gabinetto in fondo.
“Ti ho trovata, finalmente!” esclamo aprendo la porta. La mia amica è proprio lì, seduta a terra. Faceva sempre così, se qualcosa non andava; si nascondeva e cercava di risollevarsi in solitario. Ma la conoscevo abbastanza bene da sapere che una mano le faceva sempre comodo.
“Non dovresti essere qui” balbetta Quinn, tra i singhiozzi. “Io sto bene” butta lì, poi.
“Certo!” esclamo sarcastica “E ti aspetti che io ci creda? Quando ti vedo in queste condizioni?”. Mi inginocchio di fronte a lei, prendendole il fazzoletto che teneva tra le mani e asciugandole un po’ gli occhi. Mi dispiace vederla stare male, e quello che fa ancora più male è sapere che sta così perché un nostro amico l’ha attaccata. Lei aveva solo espresso una sua opinione, in definitiva: c’era davvero bisogno di essere così cattivi?
“Nessuno si merita le tue lacrime” sussurro “Tanto meno quel deficiente di Finn ‘Sono un fallito’ Hudson!”
“Non essere così cattiva” sussurra Quinn, calmando i suoi singhiozzi. Io accenno un sorriso: mi rabboniva sempre per la mia eccessiva acidità, e questo mi faceva quasi piacere, anche se non sempre riusciva a farla sparire del tutto.
“Un po’ ha ragione”, riprende Quinn, lo sguardo triste. “Sono un fallimento ambulante!”
“Hey, no no no!” la prendo per le spalle. “Non è vero, e lo sai!”
“Non prendiamoci in giro, Santana!” risponde Quinn.
“Non ti sto prendendo in giro!” ribatto convinta. “Hai commesso degli errori, e allora? Ti sembra un buon motivo per colpevolizzarsi così tanto?” insisto con decisione. “Sono cose successe due anni fa! E hai già pagato, hai già sofferto abbastanza allora. Né Finn né altri hanno il diritto di attaccarti per una tua opinione, e tanto meno hanno il diritto di farti rivivere un dolore già passato!”. Mi fermo, quasi senza fiato per il mio discorso, e osservo Quinn: aveva smesso di piangere, e mi guardava rapita; aveva ascoltato ogni mia singola parola, e quasi si aspettava che proseguissi.
“Sei una donna forte” dico facendole una carezza e stringendole le mani. “L’hai dimostrato molte volte! Ti sei sempre rialzata, dopo ogni difficoltà. E ti conosco abbastanza per sapere che non smetterai certo adesso!” concludo guardandola con un sorriso. Non mi aspetto chissà quale reazione; conosco abbastanza bene Quinn, e non è molto espansiva a livello affettivo, e inoltre, io non cercavo quel genere di persone. Mi accontentavo di vederle sorridere, di vedere quella luce tipica della felicità negli occhi dei miei amici: questo mi faceva capire che ogni cosa sarebbe andata per il verso giusto. Quinn mi sorride, asciugandosi le lacrime, e riesco a leggere nei suoi occhi quella fiducia in se stessa, quel suo essere forte che pian piano risorge dalle ceneri.
“Direi che ci siamo!” dico sorridendo e alzandomi in piedi, piano, tendendole le mani per convincerla ad alzarsi. Quinn le afferra, e lentamente si tira su.
“Grazie, Sant!” esclama sorridendo, per poi abbracciarmi. La stringo a mia volta, anche se non mi aspettavo una sua reazione così espansiva! In fondo, però, sono reazioni piacevoli, devo ammetterlo.
“Su, su, non ho fatto nulla!” dico mentre pian piano mi distacco. “Ho fatto solo quello che fai tu, ho detto quello che penso, senza peli sulla lingua!” aggiungo sorridendo. “Non perdere mai questa tua schiettezza” dico poi, guardandola più seriamente, stavolta. “E’ una cosa bella!” ammetto, per convincerla e darle coraggio. Quinn Fabray era una bella persona, con i suoi pro e i suoi contro; aveva solo bisogno di qualcuno che glielo ricordasse, di tanto in tanto. La vedo prendere un respiro profondo.
“Ok” dice avvicinandosi allo specchio asciugandosi gli occhi ancora umidi. “Basta piangere!” sospira, tirando su col naso. “Siamo donne forti, e non ci facciamo abbattere da niente e da nessuno!”
“Mai!” aggiungo io, avvicinandomi a lei, passandole un braccio intorno alle spalle e tenendo l’altro sul mio fianco. Sorridiamo entrambe, di fronte allo specchio.
“Va meglio, ora!” esclama Quinn, voltandosi a guardarmi. “Oggi non ti ho ancora chiesto come stai” aggiunge dolcemente. Io scoppio a ridere.
“Meglio lasciar stare, al momento!” rispondo con calma.
“Perché? Qualcosa non va?”
“No, no! Cioè, non esattamente” rispondo. “Solo che ora è un po’ tardi” le indico l’ora sul muro “E tra poco ci aspettano per le prove del Glee!”. Quinn sospira.
“Immagino di poter essere abbastanza forte da reggere” esclama. “Però stasera vieni a dormire da me!” propone, di punto in bianco. “Pigiama party tra ragazze: io, te, Brittany e Tina. Ti va?”. Vederla così contenta per questa idea, dopo tutti gli insulti subiti poco prima, mi fa sorridere e allargare il cuore; come faccio a dirle di no?
“Va bene, ma dovrò passare per casa!”
“Mi pare anche logico!” ribatte Quinn ridendo piano, mentre si stacca da me per andare verso l’uscita.
“Allora, andiamo?” domanda aprendo la porta. Alzo le spalle.
“Di certo non abbiamo molte alternative!” dico ridacchiando, mentre esco con lei e mi avvio verso l’aula canto.
 
 
  
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