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Autore: sakura_87    26/11/2008    8 recensioni
Edward sta cantando per Bella. Qualcuno li sente e si fa prendere dai ricordi.... ATTENZIONE: Spoiler da tutti e quattro i libri della saga, e dal primo capitolo di Midnight Sun.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Tutti i personaggi sono proprietà di S. Meyer.
L'ampliamento di alcuni poteri è invece frutto della mia fantasia.



OSSIGENO

Questa mattina è stato un timido, tiepido raggio di sole ciò che mi ha svegliata. Ha riempito di luce la mia camera, al piano superiore della grande casa bianca. Ho passato alcuni minuti a contemplare tutti gli oggetti che mi circondavano, ma soprattutto la mia pelle. Era leggermente più lucida del solito, anche se di pochissimo.
Fortuna che siamo in inverno! Maglione, guanti e sciarpa mi aiutano molto in queste giornate quando devo andare a scuola. Nonostante per me sia normale, i miei compagni si insospettirebbero se mi vedessero brillare.
Beh, ma adesso è buio, finalmente. Sono stata a studiare fisica a casa di Ester, la mia compagna di banco. Domani abbiamo un compito in classe e visto che è l’ultimo anno del liceo dobbiamo impegnarci a dare il massimo. Anche se in realtà a me non serve poi molto. Ho già tutte le conoscenze che mi servono. E seguire le lezioni è solo una mera formalità per me, che sono conosciuta come una lontana parente di quello che in realtà è mio padre.
Sto rientrando alla grande casa bianca dei nonni. La sera stiamo sempre un po’ lì prima di spostarci a casa nostra, così la mamma e il papà possono passare del tempo con gli zii.
Il vento mi scompiglia i lunghi ricci rossicci, e mi fa chiudere per un attimo i miei grandi occhi castani. E allo stesso tempo porta al mio orecchio alcune note di un pianoforte. Sono ancora lontana da casa, ma il mio orecchio riconosce subito il tocco delicato delle dita sui tasti. È papà che suona, e sono quasi sicura che mamma è sdraiata sul divano accanto a lui, assorta nell’ascoltarlo. Riesco già a figurarmi la scena.
Pochi secondi ancora ed ecco arrivarmi anche la voce dolce e melodiosa di mio padre.

Oh, mio angelo,
il tuo sguardo bastò a cambiare i giorni miei.

Mi blocco a sentire queste parole. Sono la prima frase di una nuova canzone italiana, ma sono perfette perché il papà le voglia dedicare alla mamma.
Le note del pianoforte continuano a risuonare intorno a me, mentre mi avvicino sempre di più. Ma sono assorta nei ricordi e il mondo adesso non esiste. Rivedo la mensa della scuola, gli sguardi che si incrociano per una frazione di secondo. Sento le sensazioni di mio padre: curiosità per la nuova arrivata, ma anche frustrazione. E poi. Sete. Una sete mai provata prima.
Rivedo la loro prima lezione insieme, nel laboratorio di biologia. I pensieri di papà che vorrebbe tanto uccidere la ragazza che gli siede accanto, e anche tutti i testimoni del fatto.
Mi riscuoto. Basta pensarci. Ho ‘rubato’ questi ricordi a papà quando, qualche mese fa, gli chiesi di mostrarmi come si erano conosciuti lui e la mamma. I miei poteri nel tempo si sono rinforzati molto, e adesso invece che mostrarli, posso prendere i ricordi altrui.

E in quell’attimo,
il tempo scappò e di noi si è scordato ormai.

La voce di papà mi risveglia dopo la breve pausa. E subito mi vengono in mente nuove scene della mente di mio padre. La radura nel bosco, la sua pelle di diamante alla luce del sole, molto più brillante della mia. E poi il loro primo bacio. È proprio vero. In quell’attimo il tempo si fermò completamente, non esisteva più niente e nessuno capace di distruggere quello che era appena nato, il loro amore infinito. E di certo il tempo ormai non è più un loro problema. Mi sento improvvisamente invasa dalla dolcezza e dall’amore che in quel ricordo impregnano tutto, e sorrido al pensiero che anche io sto iniziando a provare qualcosa del genere. Anche se ho la sensazione che la mia storia sia un po’ diversa.
Ormai sono a pochi passi da casa, e dalla grande finestra della sala riesco a vedere l’interno. È buio, ma le candele sono ovunque nella stanza, in ogni angolo, e creano un’atmosfera molto romantica.
Non voglio disturbarli, ma voglio ancora sentire la voce di papà che canta, quindi mi appoggio alla finestra, senza farmi vedere, senza dare fastidio, ma guardo e ascolto.

Ma la vita è bella perché è imprevedibile.
Lasciati portare lei sa.

Ecco un altro ricordo. Questo però me l’ha regalato la mia zietta preferita. La persona più pazza e gioiosa che io conosca. E la vedo, con lo sguardo perso nel vuoto, osservare qualcosa che solo lei può vedere, in mezzo al loro campo da baseball. Ed ecco l’imprevisto. Tre forestieri, causa di molti guai, e poi la fuga, l’ansia di tutti in quei momenti.
Si sono lasciati portare da ciò che solo la zia vedeva e che cambiava spesso quando anche il segugio cambiava la propria idea.
Anche mamma sta ricordando queste immagini perché alla debole luce delle candele la vedo trasalire per un attimo, ma poi tornare a concentrarsi sulla figura di papà seduto davanti al pianoforte nero, che continua a cantare.

Prendere la vita com’è, com’è difficile.
C’è una sola certezza in me.

Certo, per loro è stato difficile all’inizio. La mamma era così fragile. Una calamita per i guai e le sfortune di ogni genere. Ma da quando si erano conosciuti papà è sempre stato al suo fianco, pronto a sorreggerla quando cadeva e a ridarle il sorriso quando era triste. Come la cera che sostiene lo stoppino della candela, impedendogli di piegarsi in modo da continuare a bruciare e a fare luce.
Chiudo gli occhi. L’immagine del salone con le candele e il pianoforte è ancora più che nitida nella mia mente ma adesso voglio solo concentrarmi sui ricordi dei miei genitori. Amo rivederli nei loro primi periodi, quando il sentimento che li univa così fortemente era anche motivo di paura per il papà che temeva da un momento all’altro di cedere ai propri istinti e uccidere la donna che amava e ancora ama più di se stesso. E nonostante fosse più che mai certo di quello che il suo cuore ha sempre detto, la paura ci ha messo molto tempo a sparire.

È per te, per te perdutamente,
che farei dell’impossibile e dei sogni la realtà.

Riapro gli occhi, e vedo entrambi i miei genitori sorridersi. E nella mia mente si fa strada una nuova immagine di loro due, alcuni anni prima, in piedi sulla cima di un albero, che contemplavano la bellezza del paesaggio che li circondava. Non so cosa provava la mamma di preciso, non riesce a ricordare chiaramente le sensazioni di quel periodo. Ma a giudicare da quello che ho saputo da papà era incredula, stupefatta ed infinitamente euforica.
Ma il ricordo cambia. Rivedo scene di ansia a e angoscia, nuovamente, ma questa volta dettate da una differente ragione. Papà stava per fare qualcosa di proibito, mostrarsi al mondo per ciò che realmente era. Temeva di aver perso per sempre la mamma e aveva deciso che ormai per lui non valeva più la pena vivere. Solo per lei stava rischiando tutto, stava facendo tutto ciò che era in suo potere per andare incontro ad una morte difficile da trovare.
Ma fortunatamente la mamma e la zia erano riuscite a impedirglielo.

E dei miei pensieri sei tu il punto fermo,
sei nel cuore oppio, fuoco e ossigeno!

La luce tremolante delle candele e la figura nera del pianoforte sono gli elementi che predominano la scena in questo momento.
Anche nei ricordi.
E lo vedo, il mio papà, davanti al piano. Da solo nella casa silenziosa, immaginare la fragilità di mamma, così insicura in tutto, così impacciata e sbadata, pronta a spegnersi come la fiammella di una candela.
Sento i suoi pensieri di quel giorno, di quell’attimo in cui stava suonando la canzone preferita della nonna e subito dopo iniziava a comporne una nuova, ispirata dai pensieri sempre fissi e fermi sul volto di mia madre, allora ancora capace di arrossire per tutto.
E poi ecco i ricordi della mamma affacciarsi. Qualcosa che era riuscita a mantenere vivo dentro di lei. La sensazione di pace e tranquillità che quella ninna nanna che aveva ispirato le provocava ogni volta che la sentiva. Un sentimento che la pervade ancora adesso, e forse per questo ancora riesce a ricordarlo. È sempre stata come una droga calmante per lei, come lei era droga per papà.
E adesso cosa succede? Mi sento bruciare dentro, come se il mio stesso sangue fosse fuoco liquido. Cerco di concentrare la mia attenzione su una delle candele della sala, per ignorare il dolore. E allora capisco. È il fuoco che sentiva la mamma quando è stata trasformata da papà. Era il suo ricordo del dolore e del bruciore a farmi sentire le stesse cose.
E subito ecco di nuovo la pace, e la serenità non appena mamma, aperti gli occhi ormai rossi, aveva incrociato lo sguardo di papà, la sua aria, il suo ossigeno.

Questo amore piegò odio ed invidia
perché è inviolabile.

Ah, che bello il loro legame. Li osservo. Adesso mamma si è alzata dal divano e si muove lenta ed eterea tra le decine di fiammelle, andando ad appoggiarsi al piano, poco distante da papà. Quanto sono belli. E poi le parole. Ancora una volta sono perfette per loro. Sono andati contro ogni legge fisica e umana pur di portare avanti il loro amore. Ma niente e nessuno è riuscito a fermarli. Sempre avanti, sempre insieme, mai, o quasi mai divisi.

E con occhi chiusi siamo in volo senza più ferirsi.
Non scendiamo se non vuoi.

Rimango con gli occhi fissi sulla scena che ho davanti. Ormai sono entrambi invulnerabili, bellissimi. Nessuno potrà più dividerli se non saranno loro a volerlo.
E sorrido tra me perché so con certezza che non si divideranno mai.

E se sto sognando vi prego non svegliatemi.
Questa è la mia vita e voglio dirti che:
è per te, per te perdutamente,
e perduto follemente,
il mio mondo è per te.

Papà fissa negli occhi la mamma senza guardare più gli 88 tasti neri e bianchi che continuano a scorrere e abbassarsi sotto le sue dita.
Quante volte ho visto lei, nei ricordi, essere convinta di star sognando! Non poteva credere che un ragazzo tanto perfetto si potesse interessare a lei, così insignificante. Una creatura così potente, forte e fiera come un leone, innamorato si un piccolo, indifeso e impacciato agnellino.
Quella scena, tanto intima e dolce che papà mi aveva voluto mostrare. Loro due soli, nella radura.
“Così il leone di innamorò dell’agnello…” mormorò papà.
La mamma guardò altrove, nascondendogli gli occhi, elettrizzata da quelle parole.
“Che agnello stupido…” sospirò.
“Che leone pazzo e masochista!” le rispose papà.
E ora li vedo ancora innamorati, come quel giorno, illuminati tenuamente, e avvolti dal suono dolce del pianoforte.
Quante follie avevano commesso entrambi per stare insieme! Li vedevo, e li vedo ancora, cercare ogni singola scappatoia per non dividersi, anche solo per pochi minuti. Non riescono proprio ad immaginare la propria vita, il proprio mondo senza la presenza dell’altro.

Sei nei miei pensieri, e nei desideri
come nel DNA.
Quando tu non ci sei
sei nell'aria che respiro,
sei nel cuore oro, luce e ossigeno.

Si appartengono. Lo so, lo sento, lo vedo. Sono quell’ossigeno che nessuno dei due ha bisogno di respirare ma senza il quale non potrebbero vivere.
Le note del pianoforte si spengono lentamente, dolci. E allora entro, ormai non disturbo più la loro canzone.
“Piccola.”
“Eccomi papà! Ciao mamma!”
Li abbraccio forte e mi lascio coccolare da loro per qualche secondo. Poi sento la voce di papà rivolgersi a me.
“Ti sbagli piccola. Certo la mamma è la cosa più preziosa per me e io lo sono per lei. Ma l’oro, la luce e l’ossigeno nei nostri cuori sei tu.”
Mi guarda con i suoi occhi d’oro pieni di affetto, e io resto sbalordita. Mi volto verso mia madre e la vedo annuire a conferma delle parole di papà.
Ma poi una domanda mi sorge spontanea, e non so neanche io da dove mi è venuta.
“Mamma, papà. Perché avete riempito la stanza di candele? La luce c’è, e comunque voi vedete lo stesso bene al buio.”
Li vidi sorridere poi la mamma mi rispose.
“Perché quando ancora ero un’umana io ero molto fragile e tuo padre pensava a me come a una fiammella di una candela. E temeva che al minimo alito di vento mi sarei spenta. Era molto protettivo nei miei confronti. A volte accendiamo le candele e ricordiamo quel periodo felice, ma anche pericoloso e caduco. Sono un simbolo importante per noi.”
“Come lo è il pianoforte.” Aggiunse papà. “Suonavo spesso per la mamma quando tu non eri ancora nata, e ancora prima quando era umana. Suonavo e cantavo per lei. Sono simboli importanti della nostra storia.”
“Ho capito! Beh, vado a salutare la zia Alice e poi vado alla riserva stasera.”
Papà mi fissa con occhi un po’ contrariati. Lui non è mai andato troppo d’accordo con il mio ragazzo, ma cosa posso farci. È normale che i padri siano gelosi delle figlie no?
Ah, dimenticavo, non mi sono ancora presentata. Io ho 6 anni, ma il mio organismo ne dimostra già 18. E il mio nome è Renesmee Cullen, ma potete tranquillamente chiamarmi Nessie, come fa il mio amato Jacob.





Saku's Space.

Eccomi qui. Come promesso ho cercato di pubblicare prima possibile questa storia a cui stavo già pensando da qualche giorno. E oggi l'ho finalmente messa nero su bianco!
Attendo impaziente vostri commenti e impressioni!!!
A presto.
La vostra Saku!
  
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