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Autore: Giulia____    25/01/2015    3 recensioni
"Non lasciarmi solo"
L’aveva appena sussurrato, ma Harry riuscì a sentirlo perfettamente.
Tornando nei pressi del letto, Harry si accorse di una lacrima che scorreva lungo la guancia di Malfoy, nonostante egli cercasse di nasconderla. Non vide più odio negli occhi del suo avversario, ma tristezza. I suoi occhi guardavano in basso, mentre le mani stringevano con forza il lenzuolo che gli copriva sino alla vita, al punto di farsi male.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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La verità dell’anima

Sectusempra!

Aveva scagliato l’incantesimo senza pensare alle conseguenze. Quelle parole memorizzate con facilità gli erano uscite con troppa leggerezza. Non poteva immaginare che nel giro di pochi secondi Draco Malfoy si sarebbe trovato sdraiato a terra, con profonde ferite lungo tutto il corpo e il sangue che sgorgava copiosamente da esse.
“No”
Era tutto quello che Harry era riuscito a pronunciare una volta resosi conto della gravità della situazione. Era corso verso il Serpeverde afferrandolo per le spalle, senza avere idea di cosa fare. Aveva visto il mantello e la sciarpa verde argento che portava al collo iniziare a impregnarsi di sangue. Se non fosse arrivato di corsa Severus Piton e non l’avesse portato in infermeria, chissà cosa ne sarebbe stato di lui.

Non riusciva a togliersi dalla testa questo fatto, accaduto ormai due giorni prima. Per di più in tutto quel tempo non era riuscito ad avere nessuna notizia di Malfoy e non riusciva a non pensare che avrebbe potuto ferirlo mortalmente. La terza sera decise di andare di persona. Indossò il mantello dell’invisibilità e sgattaiolò fuori dalla casa comune dei Grifondoro. Tenui raggi di luna illuminavano il corridoio filtrando dalle finestre. Arrivò davanti all’ingresso dell’infermeria ed entrò. L’intera sala era vuota, ad eccezione dell’ultimo letto sulla sinistra, dove dormiva con apparente serenità il giovane rampollo di casa Malfoy. I raggi della luna che s’intrufolavano nella stanza gli illuminavano il volto donandoli un’aria quasi angelica.

Harry si avvicinò cautamente al letto dove si trovava Malfoy, rendendosi conto in quel momento che non era stata una buona idea. In fin dei conti cosa avrebbe potuto dirgli? Sicuramente lui avrebbe preferito vederlo morto, piuttosto che accettare le sue scuse. Fissò i biondi capelli del giovane che ricadevano lungo le guance, incorniciandogli il viso. Le sottili labbra erano leggermente incurvate verso l’alto. Aveva un’aria tranquilla e rilassata, non vi era niente dell’odioso ragazzo che era abituato a vedere per i corridoi.  Non si era mai accorto della bellezza del giovane, della perfezione dei suoi lineamenti. Era così magro, si chiese come fosse possibile che non fosse rimasto ucciso in seguito alla maledizione che gli aveva scagliato. Inconsciamente si ritrovò ad accarezzare la guancia di Malfoy, che si svegliò di soprassalto. Harry ritrasse la mano di scatto, mentre gli occhi sbarrati di Draco fissavano davanti a sé con spavento.

“Chi è?”

Urlò alzandosi di scatto, contorcendo il viso in una smorfia di dolore per il brusco movimento.
Harry si tolse di scatto il mantello quasi senza pensarci, cercando di non spaventarlo ulteriormente.

“Sono io, Malfoy!”

Lo vide sgranare gli occhi grigi e fissarlo dritto negli occhi. Non lo aveva mai visto così inerme e spaventato, ma nonostante tutto parlò con la sua solita voce tagliante.

“Cosa vuoi, Potter?”

“Solo chiederti scusa, nient’altro. Non avevo idea di quello che l’incantesimo era in grado di fare, ho agito d’impulso.”

“Non mi pare che il tuo impulso ti abbia mai portato a fare qualcosa d’intelligente, non è vero sfregiato?”

Odiava essere chiamato così da lui, odiava tutto di lui. Che stupido che era stato ad arrivare sino a lì per delle stupide scuse.

“Lascia perdere, me ne torno al dormitorio.”

Si voltò, fece per mettersi il mantello addosso quando la voce dell’odioso Serpeverde lo interruppe.

“Aspetta, ti prego!”

Si voltò di scatto, confuso. Perché mai Malfoy doveva pregarlo di restare.

“Non lasciarmi solo.”

L’aveva appena sussurrato, ma Harry riuscì a sentirlo perfettamente.
Tornando nei pressi del letto, Harry si accorse di una lacrima che scorreva lungo la guancia di Malfoy, nonostante egli cercasse di nasconderla. Non vide più odio negli occhi del suo avversario, ma tristezza. I suoi occhi guardavano in basso, mentre le mani stringevano con forza il lenzuolo che gli copriva sino alla vita, al punto di farsi male.

“Sono stato marchiato.”

Tre parole. Tre semplici e allo stesso tempo pesantissime parole, che continuavano a rimbalzare nell’aria per tutto il silenzioso lasso di tempo che seguì quell’affermazione.

“Lo so.”

Due parole altrettanto semplici, altrettanto pesanti. In fondo Harry l’aveva saputo da quel giorno da Magie Sinister, quando Malfoy aveva mostrato al cupo proprietario del negozio qualcosa. Lui era riuscito a vedere che si era semplicemente alzato la manica per mostrare il marchio, ma non aveva voluto condividere ciò che aveva visto con Ron e Hermione, che erano troppo indietro per vedere.

“Che cosa?”

Malfoy era incredulo e lo fissava. Harry non riusciva a sostenere quello sguardo magnetico. Trovò quegli occhi talmente belli da perdersi dentro di essi, nonostante fossero allo stesso tempo così tristi. Che cosa stava succedendo? Ormai il Serpeverde non cercava neanche di nascondere il suo stato di angoscia, aveva perso tutta la sua apparenza da ragazzino viziato e strafottente.

“Ti avevo visto prima dell’inizio dell’anno, da Sinister. Ti stavamo seguendo perché eravamo sicuri di scoprire il tuo segreto e così è stato in effetti. Ron e Hermione non hanno visto niente, loro non sanno niente.”

“Perché non hai detto niente?”

“Non lo so. Ho visto il tuo sguardo mentre lo mostravi e credo…  non lo so, ho provato una certa empatia con te. Ho visto che avevi paura e ho visto che eri spaventato. In realtà volevo parlarne con Silente, ma ho preferito lasciar perdere.”

Malfoy fu scosso da una risata amara, ma i suoi occhi non facevano di certo trasparire felicità.

“Ma certo, Potter!” Adesso parlava con voce fredda e meccanica. “Perché chiedere aiuto a Silente? Perché cercare di aiutare l’odioso Serpeverde che odia i mezzosangue? Credi davvero che sia contento? Credi davvero che non abbia bisogno d’aiuto? Credi forse che io sia tranquillo a parlare di questo con te, sapendo che qualcuno può origliare e riferire tutto a mio padre o peggio ancora al Signore Oscuro? O credi forse che abbia qualcuno con cui sfogarmi? Tiger? Goyle? Quei due scimmioni non saprebbero aiutare neanche loro stessi e a me serve aiuto! Io non ho chiesto tutto questo, Harry!”

Il cuore di Harry per un attimo ebbe un sussulto. Non l’aveva mai sentito pronunciare il suo nome, così come non l’aveva mai sentito confidarsi così con qualcuno. Continuava a fissarlo inerme, mentre Malfoy si portava entrambe le mani alla testa e le lacrime iniziavano a sgorgarli dagli occhi.

“Non ho voluto io tutto questo, Harry. Non ho deciso io che il mio destino fosse segnato dalla nascita. Sai perché mi sono sempre rivoltato contro di te? Sai perché non ti ho mai lasciato in pace tutti questi anni? No, certo che non lo sai. Tu non puoi saperlo.”

Ormai si era lanciato in un delirante discorso, di cui, Harry ne era sicuro, il giorno dopo si sarebbe pentito.

“Io volevo essere te. Quando ti ho visto per la prima volta al primo anno, ho visto la persona di cui mio padre mi aveva sempre parlato e non ho potuto fare a meno di odiarti. Passavano gli anni e vedevo tutti che ti ammiravano, ti vedevo sempre circondato da amici e ammiratori. Eri il ragazzo perfetto, sei il ragazzo perfetto. Ti ho osservato e seguito per sei anni, Harry, sperando un giorno di poter essere sereno come te o almeno rispettato come te. Sai cosa vedo ogni volta che entro in Sala Grande? Vedo tutti che mi fissano come se fossi la peggiore persona del mondo e sai cosa c’è adesso? Che probabilmente lo sono! Ho accettato il marchio, non ho fatto nulla per oppormi, non ho potuto fare nulla! Io non volevo tutto questo, IO NON LO VOLEVO!”

Iniziò a singhiozzare disperatamente, non riusciva a controllarsi. Harry si sedette al suo fianco nel letto e gli cinse le spalle con un braccio. Ebbe un sussulto quando Draco poggiò la testa sulla sua spalla e continuò a piangere. Non trovava niente d’intelligente o confortante da dirgli, perciò continuò a stargli accanto in perfetto silenzio. Il corpo di Draco era scosso dai singhiozzi e continuò così per un lungo tempo, sino a quando finalmente si placò, ma non si allontanò dall’abbraccio del Grifondoro, che gli accarezzava i capelli, cercando di calmarlo.

“A volte, di notte mi ritrovo a salire sulla torre di astronomia a fissare le stelle. Da lassù si vede la sala comune dei Grifondoro. Vedo sempre te con la mezzosangue e Weasley ridere vicino al fuoco. Mi sono ritrovato più volte incantato a guardarvi e a desiderare si essere anch’io in quell’accogliente rifugio. Nell’ultimo periodo ho iniziato a salire sulla torre solo per vedere te e vederti allegro e felice. Ogni volta che t’incrocio nei corridoi e vedo lo sguardo colmo d’odio che mi lanci, io muoio.”

Draco sollevò la testa dalla spalla del Grifondoro, che, preoccupato per quel dialogo, lo guardava con gli occhi dubbiosi.

“Credo di essere innamorato di te.”

Innamorato di te. 

Quelle parole risuonavano nella testa di Harry, che continuava a non capire. Che cosa stava succedendo? Era uno scherzo forse? Malfoy lo odiava. Malfoy era un Mangiamorte, doveva sicuramente essere uno strano scherzo. Si alzò di scatto e fece per voltarsi e andare via quando la mano di Draco lo afferrò. I loro sguardi s’incrociarono.

“Ti prego, Harry. Ho bisogno di te. Ne ho sempre avuto bisogno, dammi modo di spiegarti.”

Harry ebbe l’ennesimo tuffo al cuore, non sapeva che pensare. L’unica cosa che riuscì a fare fu scappare, liberandosi dalla mano di Malfoy con uno strattone e correndo fuori mentre si metteva il mantello addosso senza dire una parola.
Non poté vedere il Serpeverde che rimase a letto a piangere per l’intera notte seguente.
 


I giorni successivi i due s’incontrarono spesso in giro per il castello, ma non si rivolsero la parola. Nessun insulto, nessuna frecciatina di Malfoy sui parenti di Harry, niente. Ogni volta che s'incrociavano Malfoy teneva lo sguardo basso o rideva con Tiger e Goyle facendo finta di non vederlo. Harry non aveva potuto fare a meno di pensare al dialogo che era avvenuto nell’infermeria ormai un mese prima. Non ne aveva parlato con nessuno e passava le sere a pensarci dentro la Stanza delle Necessità. Si rinchiudeva in quella vuota stanza, dove non aveva bisogno di nulla se non del silenzio e della pace che solo lì era riuscito a trovare. Mentre percorreva la strada che lo avrebbe riportato al dormitorio, qualcuno, che non aveva notato prima parlò.

“Il più delle volte non riusciamo a distinguere la menzogna della verità e per questo chiudiamo il nostro cuore e la nostra mente, non accorgendoci che le cose più vere e più pure sono a pochi passi da noi.”

Harry si girò di scatto trovandosi davanti allo stanco preside.

“Professor Silente! Lei come...”

“Come cosa, Harry? Oh... ma niente, pensavo a voce alta. Bella serata, non trovi? Credo che tornerò in camera a guardare le stelle dalla mia finestra. Sono più luminose del solito oggi.”

Con un enigmatico sorriso sul volto sparì così com’era arrivato.
Le stelle! Harry sapeva benissimo cosa fare e dove andare. Senza pensarci un secondo di più percorse a perdifiato le ripide scale che portavano alla torre di astronomia e, con sua enorme gioia, appena mise piene fuori vide proprio la persona che sperava di incontrare.

 “Che cosa vuoi, Potter? Non ti soddisfa la compagnia della mezzosangue oggi?”

Non si era neanche voltato, parlando con la sua solida voce fredda, che ormai sapeva non appartenergli realmente.

“Non fare finta di essere la persona che non sei, Malfoy.”

“Non chiamarmi Malfoy. L’ho sempre odiato. Mio padre è chiamato così e io non sono lui. Non so perché sei qui, ma se è per quello che è successo in infermeria, lascia perdere. Ero sotto l’effetto dei farmaci, non avevo idea di quello che stavo dicendo. Vattene via.”

Teneva lo sguardo fisso sul vasto Lago Nero che si estendeva davanti ai suoi occhi illuminato dalla luna. Aveva ripreso a nascondersi nella fredda armatura che si era costruito tutti questi anni. Harry stentava a credere che tutto quello che gli aveva raccontato fosse vero, ma ripensava continuamente ai suoi occhi grigi mentre si era confidato. C’era un’altra persona lì dentro. Non c’era il borioso ed egoista Serpeverde che sempre li aveva tormentati in tutti quegli anni. C’era un animo fragile e disperato che aveva un ancor più disperato bisogno di essere aiutato e lui l’avrebbe fatto. Non poteva negargli l’aiuto.

“Non ho fatto altro che pensare a te tutto questo tempo, Draco. Non posso lasciarti solo, ti aiuterò. All’inizio non credevo che mi avessi detto la verità, ma non ho potuto dimenticare come stavi in quel momento. So che mi hai detto il vero.”

Prese un lungo respiro prima di continuare.

“Soprattutto non sono riuscito a smettere di pensare anche per un solo istante al fatto che tu fossi innamorato di me. Sono scappato perché ero spaventato, ma ogni volta che pensavo a quello che mi avevi detto, mi ritrovavo con un sorriso sul volto. Non ho smesso di pensare a te un singolo secondo, un singolo momento delle mie giornate da quel giorno a oggi.”

“Harry…”

“Non lo so dove ci porterà il futuro. So che io e te non siamo fatti per stare insieme, ma so anche che sei la persona in grado di capirmi meglio di chiunque altro. Mi piaci. Mi piace quel tuo lato di te che hai sempre tenuto nascosto. Mi piace che tu sia debole e non il frigido Serpeverde che ho sempre pensato tu fossi.”

“Frigido?”

Un sorriso comparve sul viso di Harry quando vide l’espressione offesa, ma divertita di colui che era sempre stato il suo rivale.

“Odioso. Frigido. Strafottente. Sprezzante. Orgoglioso. Insensibile.”

Ogni parola che pronunciava si avvicinava di un passo verso Draco, che nel mentre si era alzato in piedi.

“Vedo che non hai mai avuto una grande stima di me, Potter.”

I due erano ora vicinissimi.

“Non me ne hai mai dato motivo, sino all’altro giorno.”

“Hai idea di quanto sia morto dentro quando mi hai scagliato quell’incantesimo?”

“Non volevo farti del male, su questo puoi starne certo.”

“Sai anche che nessuno dei nostri amici accetterà una nostra eventuale relazione o anche solo una nostra amicizia?”

“Lo so.”

I loro visi erano incredibilmente vicini. Il verde smeraldo degli occhi di Harry si perdeva nel grigio argenteo di quelli di Draco.

“Allora perché fare questo? Perché mettersi contro tutti e tutto?”

“Perché ho visto la tua anima, Draco. Ho visto la tua anima e me ne sono innamorato.”

Pronunciando quelle parole lo baciò. Draco ricambiò il bacio con passione e con il cuore a mille. Le mani del Serpeverde affondarono nei capelli corvini del Grifondoro.
Nessuno dei due era preparato al futuro. Entrambi erano consapevoli che il mondo non li avrebbe mai accettati e che sicuramente erano destinati a stare lontani, ma per quella notte il mondo non esisteva. Esistevano solo loro due, due anime diverse, ma legate da qualcosa.
Si dice che l’amore della nostra anima vince su tutto e loro volevano crederci.
Per quella notte era sufficiente.
 

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Avevo pubblicato la storia un paio di giorni fa, ma per errore l'ho cancellata.
La storia è stata scritta per il contest "L'amore della nostra anima vince su tutto" di MistyEye. Non ho mai scritto su questa coppia, spero che in ogni caso vi sia piaciuta!:)
Namaste,
Giulia
  
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