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Autore: leila91    25/01/2015    17 recensioni
" [...]Bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna [...]"
Ciao a tutti!
Questo lavoro ripercorre tutta la vita di Dama Eowyn, uno dei personaggi a mio parere più belli che Tolkien abbia mai creato.
Partendo dalla sua infanzia, passando per l'adolescenza trascorsa al palazzo di suo zio Theoden, fino alle vicende narrate nel Signore degli Anelli: l'incontro con Aragorn, lo scontro con il Re Stregone e la sospirata felicità trovata con Faramir.
Per gli avvenimenti pre!LOTR mi baserò quasi esclusivamente sulla mia fantasia, rispettando ovviamente ciò che il Professore narra nelle Appendici.
In alcuni punti si è reso necessario un mix tra movieverse e bookverse... Spero non infastidisca nessuno :)
Vi ho già scocciati anche troppo: spero di riuscire a trasmettere, a chiunque deciderà di seguirmi, il profondo amore che nutro per questo personaggio, e di renderle pienamente giustizia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Theoden, Theodred
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Partenze

 
 
Rapidamente il pasto venne servito, e altrettanto rapidamente venne consumato.
La guerra non era mai stata così vicina a Rohan, e il tempo scarseggiava.
Thèoden confabulava animatamente con i suoi ospiti, in particolar modo con Gandalf ed Aragorn.
Éomer li ascoltava con attenzione, inserendosi talvolta nel discorso, mentre Gimli e Legolas si limitavano ad annuire.
Éowyn si avvicinò al loro lato del tavolo per servire il suo Signore secondo la tradizione, e come era solita fare sempre.
Mentre si apprestava a riempire con del vino i calici degli uomini, le sue dita sfiorarono inavvertitamente quelle dell’erede di Isildur.
Lui le sorrise benevolo ed Éowyn provò una strana sensazione, simile a un blocco, a livello della bocca dello stomaco.
Infastidita da quella reazione del suo corpo, mai provata prima di allora se non per degli spaventi improvvisi, Éowyn si scordò di rispondere al sorriso, e si voltò quasi con malagrazia dall’altra parte, per versare da bere al fratello.
 
“Occorre mettere al sicuro la popolazione” stava dicendo Gandalf, “Conduci velocemente la tua gente al Forte di Dunclivo sui colli! Lì troverete riparo e potrete difendervi a lungo. Nel frattempo noi partiremo e-”
“No, Gandalf” lo interruppe bruscamente il Re, “Non intendo nascondermi un secondo di più. Io stesso partirò in guerra, e cadrò in battaglia, se così dovrà essere. Lo devo ai miei sudditi… E lo devo a Thèodred”.
Éowyn trattenne il fiato: avrebbe dovuto aspettarselo.
“Mio Signore! Il tuo popolo ha bisogno di una guida!” obiettò lo Stregone, “Troppo a lungo è già stato privato del suo Re! Chi seguiranno altrimenti?”
“Troverò una soluzione al più presto…” rispose Thèoden abbassando la voce, ma Éowyn sentì comunque.
Un fastidioso presentimento si fece strada nella sua mente, e la giovane si allontanò quasi di corsa dalla sala, non appena gli uomini ebbero finito di pranzare.
 
 
 
 * * *
 
 
Indietro, due passi avanti, poi di lato…
E ora affondo! Piega le ginocchia, più fluida, così! E poi fai mulinare la spada sopra di te, di nuovo affondo e-
 
Clang!
 
Éowyn fece tanto d’occhi quando la sua spada cozzò inaspettatamente contro un’altra.
La spada dell’ultima persona che si sarebbe mai aspettata di trovarsi di fronte. Maledizione, era convinta di essere sola!
Aragorn figlio di Arathorn aveva appena parato il suo immaginario affondo, e ora la fissava con uno sguardo imperscrutabile.
Éowyn si sentì la gola secca, consapevole di avere probabilmente dipinta sul viso la più ridicola delle espressioni.
 
“Hai destrezza con la lama”.
Oh potenti spiriti, stava parlando con lei! 
Aveva una voce così sicura, severa, autoritaria…
“La cosa vi sorprende così tanto, messere?” domandò aspra, “Forse da dove venite le fanciulle sono docili e delicate, ma vi assicuro che qui hanno imparato a difendersi ormai da molto. Quelle che non hanno una spada possono perire sopra di essa”.
C’era una grande baldanza nel suo tono, mentre cercava di mostrarsi forte e orgogliosa, ma nella sua mente si agitavano pensieri totalmente diversi:
Ma che cosa mi prende? Perché gli sto dicendo tutte queste cose? Lui è l’erede di Isildur. Ragazza mia, sei forza impazzita per rivolgergli parole tanto sfrontate e scortesi?
Aragorn da parte sua non ne sembrò tuttavia affatto impressionato: “Vi chiedo perdono, non era mia intenzione recare offesa alcuna”.
“N-no. Perdonatemi voi” balbettò
Éowyn, spiazzata, “Mi avete semplicemente colta di sorpresa…”
Aragorn le sorrise di nuovo: “Eravate particolarmente concentrata, in effetti. Dimentica del mondo circostante… E avete ragione, non è consuetudine per me, vedere una donna combattere. Come avete…?”
“Ho imparato tempo fa” rispose lei sbrigativa intuendo la domanda, e rinfoderando contemporaneamente l’arma.
“Mi ha… Mi ha insegnato una persona a cui tenevo molto…” continuò con un sussurro, quasi rivolta a se stessa.
All’improvviso arrossì, rendendosi conto di una cosa: non avevo più parlato con nessuno di Thèodred, da quel terribile giorno.
Éomer se n’era andato quasi subito, salvo venire poi arrestato, e suo zio in quel periodo era ancora in balia di messer Vermilinguo.
Aveva pianto a lungo da sola la notte, senza mai avere la possibilità di sfogarsi ed elaborare il lutto con qualcuno a lei caro.
E non era passata nemmeno una settimana…
Éowyn si sentì sopraffatta da una profonda emozione: gli occhi le pizzicavano, e temette di non riuscire a trattenere le lacrime.
“Lui ora non c’è più, ma io… Io vorrei tanto renderlo fiero di me, e…” si fermò, non sapendo come proseguire: era certa che se avesse detto una sola parola di più, la voce le si sarebbe inevitabilmente spezzata, e non voleva, non poteva, piangere. Non davanti a quell’uomo.
Ma Aragorn sembrò capire lo stesso: “Era vostro cugino, vero? Vostro fratello mi ha parlato molto di lui”
Éowyn annuì, tentando di riacquistare una postura fiera e composta.
“Perché siete qui?” chiese poi, con il chiaro intento di cambiare argomento: non si sentiva pronta a parlare a lungo di Thèodred, non ancora. E non con uno sconosciuto…
 
Sconosciuto… Ma lo era davvero? Per quanto assurdo potesse sembrare, questo Aragorn figlio di Arathorn sembrava comprenderla alla perfezione. Come se la conoscesse da tutta la vita, e non solo da poche ore.
Il pensiero la inondò di un calore mai provato, e per un assurdo momento ebbe la sensazione di sentirsi invincibile… Nel suo cuore si fece largo la convinzione che nulla le sarebbe mai parso impossibile, se avesse potuto restare per sempre al fianco di quell’uomo…
 
La voce di lui la riscosse da quei pensieri inaspettati, che l’avevano colta di sorpresa, mandandole piccole scariche di adrenalina lungo tutto il corpo: “Vostro zio vi sta cercando, ha urgente bisogno di parlare con voi. Vi avevo vista allontanarvi da questa parte, e sono venuto a riferirvelo”.
Éowyn sospirò, mentre i suoi presentimenti si facevano via via sempre più forti.
“Lo raggiungerò subito, dunque”, disse, “Vi ringrazio p-per il vostro messaggio…”
Ma che le era preso, perché balbettava adesso?
Aragorn le fece un cenno del capo, prima di allontanarsi in silenzio.
 
 
* * * 
 
 
“Ho bisogno che tu rimanga a Meduseld, a vegliare sul nostro popolo. Dovranno seguire la tua guida, in mia vece”.
 
Ed eccole le parole che tanto aveva temuto di dover ascoltare.
Avrebbe dovuto immaginarselo… E in effetti lo aveva fatto. Ma questo non rendeva la faccenda più semplice, nè la aiutava ad accettarla. Lasciata da parte… Ancora una volta.
“Mio signore, per favore ascoltami…”
Forse fu del tutto involontario, ma questa volta proprio non riuscì a chiamarlo zio.
“Éowyn”.
Nemmeno lui l’aveva chiamata ‘figlia’.
“Non rendere tutto più difficile, te ne prego. Io partirò, e tuo fratello con me. Così deve essere, non abbiamo scelta. Che razza di Sovrano sarei, se scappassi ora di fronte al nemico? La guerra aperta incombe, e non è possibile ignorarla un secondo di più”.
Éowyn sospirò, abbassando il capo rassegnata.
“Il popolo ti ama, e si fida di te” continuò
Thèoden, “So che non ti ha mai aggradata venire considerata una principessa, ma è anche questo che sei. E hai dei doveri adesso, verso la nostra gente, verso Rohan. Se non dovessimo tornare…”
“Non dirlo!” proruppe
Éowyn quasi con violenza, “Farò come desideri. Resterò a Meduseld, e aspetterò pazientemente il vostro ritorno, giorno dopo giorno. Perché tornerete! So che tornerete, non potete non-”
Ma le sue ultime parole vennero soffocate nella tunica di Thèoden, quando questi la strinse a sé senza preavviso.
Éowyn si abbandonò contro il suo petto, cercando di annullare in quell’abbraccio tutta la tristezza e la paura, e bramando di trovarvi invece conforto, pace, sicurezza.
Nel frattempo si ritrovò anche a riflettere sulle ultime parole del suo Re: “So che non ti ha mai aggradata venire considerata una principessa…”

Thèoden aveva ragione, fino a non molto tempo prima quel titolo non le aveva procurato altro che fastidio… Eppure… Eppure da qualche tempo ormai, le cose avevano preso una piega diversa. Ed erano cambiate definitivamente dal momento in cui i suoi occhi si erano specchiati in un paio di stupefacenti iridi grigie. 
Éowyn si era resa conto allora con sgomento, che l’idea di diventare regina non le appariva più così spaventosa. Tutto il contrario invece: ora quel titolo recava in sé promesse di gloria, fama, prosperità… E libertà.
 
 
 
Tutto era pronto per la partenza.
L’atmosfera era alquanto solenne, ma non lugubre: regnava una sorta di calma rassegnazione tra gli uomini.
Éomer si stava aggiustando l’elmo, dopo aver raccolto i capelli nella sua caratteristica coda di cavallo.
Nei suoi occhi brillavano insieme determinazione e impazienza. In assenza del Re sarebbe dovuto toccare a lui assumere la reggenza di Meduseld, invece che ad Éowyn, ma trattenerlo a palazzo sarebbe stata un’impresa impossibile. La sua sete di vendetta, per la perdita del cugino e dei suoi genitori, non si era ancora esaurita: la sua spada avrebbe dovuto saziarsi del sangue di molti altri Orchi.
Guardandolo,
Éowyn provò un moto di orgoglio, misto a paura: così bello, nobile e fiero…
I due si erano abbracciati forte qualche minuto prima, e non c’era stato bisogno di alcuna parola tra loro.
“Non lo perderò” si ripeté convinta la giovane, “Aragorn si prenderà cura di lui…”
Si stupì di quest’ultimo pensiero, uscitole da non si sa dove, ma poi si rese conto che era davvero così: gli uomini -suo fratello e suo zio in particolare- sembravano alquanto rasserenati dalla presenza dell’erede di Isildur.
Oltre che da quella di Gandalf: lo stregone aveva subito un cambiamento radicale, rispetto alla prima e ultima volta in cui Éowyn lo aveva visto. I suoi abiti adesso erano candidi come la neve e il suo sguardo si era fatto, se possibile, ancora più antico e penetrante.
 
Thèoden aveva scelto personalmente le più belle armature per i suoi ospiti, prelevandole direttamente dall’armeria reale: scudi, elmi, lucenti cotte di maglia… A Gandalf invece, aveva ufficialmente fatto dono di Ombromanto, su esplicita richiesta dello Stregone.
Lo stallone correva libero nei prati circostanti scuotendo la sua splendida chioma, senza mai allontanarsi troppo, e sotto lo sguardo rapito di quasi tutti i soldati.
 
Il Nano, Gimli, sembrava uno dei pochi non interessati a quello spettacolo, e borbottava fra sé e sé sottovoce.
Éowyn lo osservava divertita: pur non avendo ancora avuto modo di parlare con lui, aveva provato fin da subito un improvviso moto di simpatia per quella burbera creatura.
Poco prima aveva sentito Éomer offrirsi di portarlo con sè sul suo cavallo.

Éowyn si avvicinò senza farsi sentire.
“Bah, cavalli, che assurdi animali!” stava mugugnando il Nano “Proprio non capisco la necessità di tenerli così appresso e-”
“Qualcosa vi turba, mastro Nano?” domandò Éowyn dolcemente, ridendo poi sotto i baffi nel vedere l’espressione mortificata dell’altro.
“Oh, no no! Assolutamente nulla, mia Signora!” esclamò Gimli, e si sarebbe potuto dire che fosse addirittura arrossito, “È solo che… Ecco non mi sento del tutto a mio agio sui vostri animali. Sapete, tra la mia gente si usa di più andare a piedi e-”
“Non dovete preoccuparvi, messer Gimli” lo interruppe lei con una risata, “Zoccofuoco è assolutamente affidabile, e mio fratello è uno straordinario cavallerizzo”.
“Ma- Ma certo! Preoccupato io, aha! Ho affrontato ben di peggio, sono sicuro che gestirò la situazione alla perfez-”
Venne interrotto una seconda volta, ma questa volta da un bacio, che la bella Éowyn gli lasciò sulla guancia: “Che la fortuna vi assista, mastro Nano. E mi raccomando, vegliate su mio fratello” gli disse la giovane, prima di allontanarsi.
Con la coda dell’occhio poté scorgere l’Elfo, Legolas, ridere divertito dell’imbarazzo dell’amico.
 
Lo sguardo di 
Éowyn si posò infine su suo zio, che si apprestava a montare in groppa a Nevecrino, il suo fedele destriero.
“Il Re tornerà” sentì dire una voce alle sue spalle.
Si girò e si trovò a tu per tu con Aragorn: “Il nostro destino finale ci attende ad Est, non ad Ovest” continuò questi.
“Lo so bene” ribattè lei, “Il mio cuore ha paura per tutti voi, sarebbe assurdo il contrario. Ma non è questo a tormentarmi maggiormente adesso”.
“Che cosa temi dunque, mia signora?”
“Una gabbia” rispose Éowyn, senza riflettere, “Rimanere chiusa dietro le sbarre, finchè il tempo e l’età ne avranno fatto un’abitudine, e ogni occasione di valore sia diventata un lontano ricordo o un desiderio”
Non fece quasi in tempo a finire la frase, che subito si pentì di averla pronunciata. Si portò le mani alla bocca, come se in quel modo potesse ricacciarvici dentro tutte quelle parole, ma ormai era troppo tardi.
Le pensava, le pensava davvero, una per una, ma mai e poi mai avrebbe voluto pronunciarle davanti ad Aragorn, ed apparirgli debole, insicura… E in qualche maniera incurante del suo stesso popolo.
Ma l’enigmatica risposta di lui la lasciò senza parole: “Tu sei figlia di re. Non credo che questo sarà il tuo destino”.
E si allontanò con un leggero inchino.
 
Essere figlia di re… Non era esattamente questo che le stava impedendo di fare ciò che il suo cuore davvero bramava? Erano questo, e la sua natura di donna, a tenerla incatenata a Meduseld…
Proprio non riusciva a cogliere il senso di quelle parole.
 
Lo squillo dei corni del Mark risuonò nell’aria, limpido e chiaro, infondendo speranza a tutti coloro che l’udirono.
“Avanti, Eorlingas!” esclamò Thèodred, spronando poi Nevecrino, che partì di gran carriera.
 
Éowyn rimase sola, accanto alla soglia: alcuni raggi dell’ultimo sole s’imprigionarono nei suoi capelli, altri le scivolarono sulla cotta di maglia, che indossava.
I luccichii da essa riflessi furono l’ultima cosa che Aragorn vide prima di avventurarsi definitivamente oltre le mura di Edoras.

 

 
 



 
 
 
Benni’s Hole:
Scusateeeeeeeee!
Lo so è tardissimo, ma è stato un week end di studio super intensivo e avendo a casa ‘ospiti’ (compagni di studio) trovo qualche minuto solo ora.
Come avrete notato sto continuando a seguire le fila del libro (e il motivo è semplice, non avendo bandito Eomer, la versione movieverse era ormai compromessa ^^”)… Tuttavia come vedete qualche scena fa lo stesso capolino, anche se ho riadattato il dialogo Aragorn-Eowyn secondo le mie esigenze… Spero vi sia piaciuto!
Vi chiedo di nuovo scusa se per ora mi sto discostando dalla versione più conosciuta (film)… spero risulti comunque bella e coinvolgente, dopotutto la storia è comunque quella di Tolkien xD
Ho dimenticato che altro dovevo dirvi ed è pronta la cena ^^”…
Ringrazio come sempre i lettori, le recensiste, chi mi preferisce, ricorda, segue e in particolare Clio93, Fiddler e GretagGrace per avermi aggiunto alle seguite.
Grazie per il vostro straordinario supporto ♥
Alla prossima,
 
Benni
   
 
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