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Autore: brendy    25/01/2015    3 recensioni
tell me where’s your hiding place
I’m worried I’ll forget your face
and i’ve asked everyone
I’m beginning to think I imagined you all along
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Imaginary girl
Capitolo undici: In rotta per perdere te
 


 
La scuola è abbastanza accogliente e non sembra affatto il posto infernale che Louis le ha descritto per più di quattro anni.
Ha dormito si e no tre ore e mezza, ha sentito Zayn che usciva di casa per iniziare il suo primo giorno da bibliotecario e ha sentito Iris borbottare qualcosa simile ad una bestemmia e al “Ho un fottuto mal di testa. Non ce la faccio” prima di far ricadere la testa sul cuscino e coprirsi con il piumone.
Giza sospira, accende la sigaretta fatta sul tram e si appoggia al cancello, mentre osserva Michael sistemare la bici vicino al muro.
Mon coeur, non ti sembra di essere un po’ fuori luogo?”
Louis le bacia la guancia e le cinge il fianco, sistemandosi con la mano libera il ciuffo che esce fuori dal cappello di lana.
“E tu perché non arrivi mai puntuale?”
“Mi piace farmi attendere”
Giza rotea gli occhi, prende un altro tiro dalla sigaretta e si osserva intorno, ascoltando il silenzio che c’è tra lei e Louis e che non è mai imbarazzante.
“Liam ci aspetta al Gramsci con Frida”
Louis annuisce, sposta il peso da un piede all’altro e osserva l’amica che sembra non avere intenzione di muoversi, troppo impegnata a guardare le persone che entrano dal cancello.
“Allora, andiamo?”
“Non si può nemmeno finire una sigaretta con te”
“Bella stronzata, tu lo stai aspettando”
“Chi?”
“Alto, occhi chiari e un sorriso molto bello. Se non sbaglio, prende anche il tuo stesso tram e ha una voce invidiabile”
“Viene a scuola qui?”
“Come se non lo sapessi”
Non fa in tempo a replicare perché la risata di Niall Horan è così alta che nessuno riuscirebbe a non sentirla.
Si voltano entrambi ad osservare i due ragazzi attraversare la strada con passo lento, impegnati a raccontarsi qualcosa che non è importante ma che serve ad occupare il possibile silenzio.
Harry la nota subito, perché è impossibile non notare quegli occhi, quelle labbra rosse e la pelle candida. Così come il piercing, il cappello arancione e il giubbotto nero.
“Ciao”
Giza fa un cenno con il capo ad entrambi mentre Louis trattiene una risatina, tossendo.
“C-Come mai da queste parti?”
“Sono passata a prendere Louis”
“Oh”
“Voi che avete alla prima?”
“Inglese, interrogazione”
Louis, che fino a tre secondi prima era impegnato a cercare il tabacco nello zaino, punta lo sguardo sui due ragazzi.
“E non ve la balzate?”
Niall sgrana gli occhi e rimane in silenzio, perché no, ovvio che non salta un giorno di scuola se non è influenzato o imprigionato in casa ed Harry, impacciato, non sa proprio cosa dire perché non gli è mai venuta in mente l’idea di saltare un giorno di scuola, non senza che sua madre lo sappia.
“Non credo sia il caso”
“Cos’è Niall, prima volta?”
Le guance gli si colorano di rosa e Louis si merita la gomitata che Giza gli ha tirato, perché quando sta male, Louis non si accorge di mettere in soggezione le persone e non si cura nemmeno di ciò che dice.
“Ci vediamo al Gramsci, credo. Ciao ragazzi, è stato un piacere incontrarvi”
Lo guardano mentre si incammina verso il centro, incurante di essere appena stato visto dalla professoressa di fisica che ha alla terza ora.
“Harry, io vado, sono già in ritardo”
Niall sorride a Giza e velocemente, raggiunge le porte dell’istituto, improvvisamente più sicuro di se stesso.
Non aspetta l’amico, sa già che non verrà, perché la ragazza del tram è davanti a lui, perché stanno iniziando a parlare di più, perché non sono più due estranei.
Stringe i pugni e apre l’armadietto, prima che Josh gli circondi le spalle e lo trascini in classe con lui.
“Che fai, vieni?”
Harry alza lo sguardo dalla punta delle sue converse e si morde il labbro, impacciato e incapace di dargli una vera risposta.
Sono davanti al cancello della scuola, metà degli studenti l’hanno visto e magari anche la sua prof di francese si è accorta della sua presenza però la campanella è già suonata e le lezioni sono iniziate da cinque minuti.
“Non è importante se non vuoi venire. Davvero, non vorrei mai essere il motivo per cui la tua A diventi una scarsissima B” e “Ci vediamo al Vesuvio’s” aggiunge, prima di infilarsi una cuffia nell’orecchio e sorridergli.
Conta i passi che fa per raggiungere il marciapiede, mentre nella sua testa sta già preparando un’infinità di maledizioni che si appunterà di dirsi una volta tornato a casa.
Giza è li, gli sta proponendo di passare la mattinata con lui anche se ciò comporta saltare la scuola, inventarsi una scusa per la giustificazione e una bugia per sua madre —ma che gli importa? Ha diciotto anni, un’adolescenza praticamente da vivere e non ha mai infranto una regola, nemmeno da piccolo; c’è sempre una prima volta, no?
La richiama, perché lo sa che Giza sta camminando troppo lentamente per il suo passo normale, per il semplice fatto che in un modo strano, sa già cosa stava passando nella testa di Harry e lui ne è piuttosto felice.
“Dopotutto, inglese può aspettare”
Lei annuisce e prendendogli la mano, si incammina dalla parte opposta presa da Louis.
“Non ho più tanta voglia di andare al Gramsci, ti spiace?”
Ed Harry ride, ha gli occhi più verdi del solito e Giza ha le guance di una tonalità più scura ma finge che sia per il freddo, mentre sente il calore della mano di Harry a contatto con la sua.

 
 
Il supermercato è quasi vuoto ed Harry soldi non ne ha, Giza il portafoglio l’ha dimenticato a casa, nei jeans che ha lanciato sulla scrivania la sera precedente.
“Harry, devi stare calmo”
E si, va bene che quando intendeva infrangere le regole per una volta, non aveva sottolineato quali ma sicuramente non pensava di finire in un supermercato per rubare due semplici e stupidissime birre.
Ovviamente, lascia fare tutto a Giza ma non perché lei abbia mai provato,  semplicemente perché sa come farlo; “Chad quando è ubriaco parla troppo” ha detto prima di indicargli lo scaffale pieno di bottiglie di vari colori.
“Cosa dovrei fare allora?”
“Fingi che io ti piaccia, solo per cinque minuti e parla, di ciò che vuoi”
Harry arrossisce, perché non deve fare finta di nulla.
Mi piaci.
Pensa ma non dice, perché con le parole se la cava fin quando c’è di mezzo uno spartito e delle note, quando si tratta di parlare ad alta voce, a qualcuno, va nel panico e così non glielo dice, anche perché Giza non sembra una a cui piacciano questo genere di attenzioni e Leo, ne è la prova vivente.
Si, l’ha notato, chi non noterebbe il modo in cui la guarda o come le sorride? Solo uno sciocco e Giza non è sciocca, semplicemente ha imparato a fingere.
La guarda mentre osserva le varie etichette, mentre studia con la coda dell’occhio le persone che le passano accanto e quelle che le lanciano qualche occhiata, non indagatrice, solo curiosa.
La donna alla cassa è impegnata a parlare con una vecchietta che non riesce a contare i soldi e un ragazzino, che ha fatto cadere diversi pacchetti di quei nuovi tipi di ovetti.
Giza si alza, gli prende la mano e gli sorrise, arricciando di poco il naso con il cerchietto argentato.
Sei bella.
Posso baciarti?
Dimmi che ti piaccio, almeno un po’.
Harry non fa in tempo a darsi una risposta, di scacciare quegli assurdi pensieri dalla testa perché Giza gli sta urlando di correre, le porte del supermercato si sono appena chiuse alle loro spalle e l’allarme è dannatamente fastidioso.
“Merda, Harry, corri corri!”
Adesso ridono, mentre svoltano in un vialetto di Parigi che nessuno dei due ha mai visto prima. Le palazzine sono vecchie, i balconi pieni di fiori e tutti e due sono appoggiati sui muri di mattonelle, con il fiato corto, il respiro affannato e le guance rosse.
“Non.. non fa per noi.. rubare, dico”
“Direi che se rimaniamo senza lavoro, questo è da escludere”
Harry ride, Giza apre le Corona e si siedono, senza guardarsi negli occhi, bevendo in silenzio mentre i cuori non rallentano e le loro mani libere si sfiorano senza però trovarsi.
“Grazie per oggi”
“Non sei obbligato ad essere gentile Harry, è stata la peggior bigiata di sempre”
“Non ho altri giorni a cui paragonarla e davvero, mi sono divertito”
“Sei fin troppo gentile lo sai?”
“E questa cosa fa schifo”
Giza lo guarda ed Harry si sente sciocco, vulnerabile e anche stupido; perché Giza non lo sta semplicemente guardando, con quegli occhi grigi cerca di capirlo senza che lui parli e sembra anche riuscirci perché si è messa davanti a lui, così come la notte del Vesuvio’s.
Baciami. Non chiedermi il permesso, baciami.
“Essere gentili è una bella cosa Harry”
“La gente se ne approfitta”
“Tu sei meglio degli altri”
Giza ha gli occhi tristi e le labbra, nonostante il rossetto che mette tutti i giorni, sono leggermente screpolate.
La mano di Harry è calda, scosta una ciocca dal suo viso e si avvicina, ma non con calma, perché ha paura che lei scompaia.
Le cattura le labbra con le sue, le bacia, le accarezza e ne traccia il contorno con la lingua, sentendo il cuore aumentare appena Giza ricambia.
È un bacio su cui Harry ci scriverebbe una o forse più canzoni, direbbe i dettagli della sua bocca, come le mani sono piccole e fredde nelle sue e di come i suoi occhi, si siano scuriti una volta distanti.
“Sarà meglio andare, il tuo amico biondo inizierà a preoccuparsi”
Giza è particolare  e questo Harry l’ha capito la prima volta che l’ha visto in tram, l’ha ripensato quando l’ha vista sotto la pioggia e confermato quando l’ha rivista tra i suoi amici, dietro il bancone del Vesuvio’s e con lui.
Non allontanarmi adesso.
Permettimi di scoprirti Giza.
A cosa stai pensando?
Io a te, al momento, sei tutto ciò a cui penso.
Resta.
Scusa.
Tienimi.

 “Comunque ho una C in inglese, è Niall quello bravo”
E Giza annuisce, accende una sigaretta e gli si avvicina, ma non troppo, perché non è nemmeno da contatto fisico.
“Sono sicura che migliorerai”

 
 
L’unica luce accesa è quella in sala, dove c’è Iris seduta sul divano che guarda un film di cui non conosce il nome.
“Guai in vista?”
Giza sospira, lascia gli anfibi accanto alla porta e si porta la manica della felpa a coprire le mani.
“Cosa?”
“Niall è strano”
“Harry ha delle belle labbra”
“Però tu dovevi avvisarmi che il nostro nuovo coinquilino è così bello, Dio santo Giza!”
“Per non parlare delle mani”
“Quanto grave è stato il dopo bacio?”
“Più del previsto. Lui è tutto bello.”
“C’è Di Caprio in tv”
“Sono fottuta Iris”
La risata della ragazza arriva secondi dopo, mentre Giza ha già acceso la sigaretta e le si è seduta accanto, fregandole qualche caramella.
Che poi i loro discorsi siano stravaganti, che non si capiscano poco importa, entrambe sanno già il punto in cui vogliono arrivare.
Iris ha appena scoperto che il suo prossimo viaggio, che è ancora da decidere, forse andrà a monte e Giza, ha Harry da levare dalla testa, la cenere sul tappeto che domani la farà imprecare e le labbra che sanno di birra e che al momento, sta odiando.
Però c’è Di Caprio, l’aria accogliente di casa ed è al sicuro da tutto, compresa se stessa e al momento, di Harry cerca di dimenticarsi.





 
buonasera!, per chi mi segue su ask saprà che è da almeno una settimana che continuo a dire che posterò questo capitolo e poi continuo a non farlo. mi spiace, ma sono stata davvero impegnatissima!
sempre per i soliti motivi e anche per qualche piccola aggiunta ma per fortuna, oggi mi sono messa di impegno e sono riuscita a pubblicarvelo.. quindi eccoci qui :)))
ancora mi scuso con voi per non riuscire mai a postare in orario ma questo anno di scuola è massacrante e con tutte le altre cose che ho da fare il tempo che ho è davvero poco.
comunque eccolo qui, il tanto attesissimo momento tra harry e giza; ve lo immaginavate così?, meglio? peggio?
sono molto felice di sapere quanto la storia vi stia piacendo e ringrazio tutte le persone che seguono questa storia, siete incredibili!
vi mando un bacione enorme e ci vediamo alla prossima

<3
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