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Autore: alessandroago_94    26/01/2015    7 recensioni
1837, Romagna. Giovanni è un pericoloso brigante, un fuorilegge che terrorizza tutti i nobili romagnoli. Compie furti, rapine e rapimenti, senza farsi molti scrupoli. Ha formato una sua banda di delinquenti, e pare inarrestabile. Non sa cosa sia la pace, lui combatte per sé stesso e per il bene della sua banda, in una terra martoriata dalla povertà, dalla criminalità e dalle continue insurrezioni del popolo, represse nel sangue.
Quando rapisce Teresa, la figlia di un ricco conte, pensa solo al riscatto che pagherà suo padre. Ma passerà un po’ di tempo prima che il riscatto venga pagato. Nel frattempo Giovanni resta invaghito della giovane e seducente contessina, e lei, dopo un iniziale reticenza, lo ricambia, affascinata dalla figura del forte e misterioso brigante. Il problema è che Teresa deve tornare dalla sua famiglia, e deve andare in sposa ad un giovane nobile romano. In un mondo difficile e pieno di pericoli, due persone così diverse, con destini così differenti, riusciranno ugualmente ad amarsi e ad affrontare il percorso pieno di ostacoli che la vita ha predisposto davanti a loro?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: L'Ottocento
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Capitolo 8

CAPITOLO 8

 

 

Teresa stava facendo un bellissimo sogno.

C’era suo padre, e sua madre. Suo padre era più giovane, la barba era ancora quasi totalmente nera ed aveva un fisico più tonico. Sua madre, una bellissima donna mora e con grandi occhi castani, la fissava, felice.

 Era il giorno del suo dodicesimo compleanno, e ancora Teresa non sapeva che ben presto, nel giro di pochi mesi, sua madre sarebbe morta.

Sua madre le aveva fatto un regalo, ed ora lei lo stava tenendo tra le braccia. Era una bellissima bambola di pezza, ben lavorata e dalle vesti raffinate. Ormai lei era grande per le bambole, ma aveva sempre avuto una passione particolare per quegli oggetti che si assomigliavano così tanto alle persone. I suoi genitori lo sapevano, e gliene avevano regalata una magnifica.

Suo padre la guardava con un sorriso, felice, mentre la mamma le si avvicinava.

 ‘’Ti piace?’’, le chiese. Teresa alzò lo sguardo dalla bambola, e fissò in volto la madre. O, almeno, ci provò. Ciò che vide era sfocato, come se fosse solo un piccolo pezzetto di un lontano ricordo sepolto nella sua memoria. Ma lei non ci fece caso, era troppo felice.

 ‘’Grazie, mamma, è bellissima…’’, disse, restando senza parole. Sua madre rise, si abbassò e la strinse forte tra le sue braccia.

‘’La mia bambina…’’, le sussurrò.

 ‘’Mamma, grazie’’, ripetè Teresa, godendosi quell’abbraccio.

‘’Spero che questo regalo speciale ti ricordi per sempre di me. Ogni volta che lo vedrai’’, disse, come se avesse già previsto l’immediato futuro.

‘’Perché dici così, mamma? Tu sarai sempre con me. Per sempre’’, disse, con la sua voce fragile da bambina.

‘’Certo che sarò sempre con te. Sempre e per sempre’’, continuò a ripeterle la madre, continuando a stringerla tra le sue braccia.

Teresa stava così bene in quel momento, pregava che non terminasse mai, mentre si sentiva finalmente bene e rilassata.

Poi, un boato assordante interruppe il sogno, e tutto scomparve rapidamente. Teresa si trovò a balzare sul letto. Era lievemente sudata, ed era pure molto agitata.

 Si guardò attorno, alla ricerca di sua madre, di suo padre, o almeno di quella bambola. Ma non trovò niente di tutto ciò. Immediatamente dopo, la sua coscienza riprese possesso della sua razionalità, e ricordò tutto, tornando nel mondo reale.

 Tutto attorno, la luce del mattino illuminava la stanza, mentre in lei, nel giro di pochi istanti, giungeva la consapevolezza di aver sognato. Era solo un sogno, si disse. La bambola, il babbo e la mamma erano il frutto di un sogno. Lei ora non era con loro, perché la mamma era morta, il babbo era chissà dove disperato e pronto a pagare un grosso riscatto per riaverla a suo fianco viva e vegeta, e quella bambola era nella sua stanza, a Roma. Lei ora si trovava rinchiusa in una catapecchia disgustosa, circondata da pericolosi briganti e da prostitute e dispersa tra i monti. Quella era la pura e cruda realtà.

 Eppure, era certa che qualcuno avesse provocato un dannato rumore, talmente forte da svegliarla.

 Mi vogliono rubare pure i sogni, vogliono solo darmi sofferenza, si disse, mentre una rabbia primordiale prendeva possesso del suo corpo. Come una belva inferocita, si rigirò su sé stessa e tirò via quello straccio di coperta che usava per non raffreddarsi durante la notte.

Doveva trovare quell’essere disgustoso che l’aveva svegliata. In preda alla rabbia, balzò in piedi. Si ritrovò a barcollare, per poi lasciarsi cadere di nuovo sul letto. Il suo corpo le aveva ricordato le sofferenze degli ultimi giorni, e il fatto che non si era ancora del tutto ripresa dalla sua astensione dal cibo.

Si prese il volto tra le mani, e iniziò a piangere, mentre Lina, la causa del rumore improvviso che l’aveva svegliata, se ne stava ferma sulla porta, a fissarla. 

‘’Ehi, ma… Che ti succede?’’, chiese la donna, sbalordita dall’atteggiamento folle di Teresa.

 ‘’Niente’’, rispose la ragazza, asciugandosi le lacrime, e tornando calma.

 ‘’Non direi che non ti sia successo niente. Sono entrata per portarti la colazione e tu sei balzata su dal letto come una pazza. Stai male?’’, le chiese Lina, premurosa. Vedendo che la ragazza non rispondeva, appoggiò la colazione sul tavolo e si avvicinò a lei.

‘’Ehi, non piangere più’’, le disse, dolcemente.

Teresa la guardò. La donna dovette capire dai suoi occhi che in quel momento soffriva non per qualche dolore fisico, ma per la mancanza di qualcosa. Lina le sorrise dolcemente, e le asciugò le lacrime con il suo grembiule, fresco e profumato di bucato.

Poi, senza dire nulla, l’abbracciò. Quell’abbraccio era così simile a quello che aveva sognato poco fa, e lei lo ricambiò con calore. Le due donne, una prostituta e una giovane contessina, se ne stettero abbracciate per un po’, immerse in un silenzio che valeva più di mille parole.

 Teresa si sentì improvvisamente in sintonia con quella donna, che tra l’altro per lei era ancora una sconosciuta, poiché l’aveva conosciuta solo la sera prima, ma dentro sé sentiva che loro due erano simili. Poi, lentamente, l’abbraccio si sciolse.

 ‘’Va meglio, ora?’’, chiese Lina, sorridendole dolcemente. Teresa annuì, e ricambiò il sorriso.

‘’Bene’’, disse Lina, più rilassata.

Poi, Teresa andò in cucina e prese a mangiare ciò che le aveva appena portato la donna. Lina, intanto, si accinse ad uscire.

‘’Grazie’’, le disse Teresa, prima che aprisse la porta.

‘’Non devi ringraziarmi. Anzi, non ringraziarmi proprio più. Tutto quello che faccio lo faccio con piacere, e non per cercare sostegno o parole di ringraziamento. Tra un po’ ci rivedremo, ora devo andare che ho da fare. Ciao’’, le disse Lina, uscendo, ma con toni dolci e sorridendole.

Teresa, rimasta sola, pensando che quelle persone erano troppo strane.

 

 

 

Giovanni se ne stava tranquillo a pulire la canna del suo fucile.

Era da un po’ che non aveva fatto quel lavoro, ed ora la canna era quasi otturata. Si trovava nel retro della sua cascina, che ultimamente fungeva anche da casa. Non gli andava di andarsi a mischiare con gli altri, da quando aveva visto la magnifica Teresa.

Quasi si vergognava, aveva paura che gli altri lo vedessero in uno stato che tutti avrebbero definito di innamoramento, ma che per lui era solo puro interesse, nulla di più. Sì, Teresa gli piaceva un bel po’.

 Il suo volto gli era rimasto impresso dalla sera precedente, un volto un po’ scarno ma bello e fiero. I suoi freschi tratti nobili la rendevano una creatura attraente ai suoi occhi, e voleva assolutamente rivederla. Si disse che entro sera le sarebbe andato a far visita.

Mentre era sovrappensiero, non si accorse di essere osservato.

‘’Ehm…’’, tossicchiò una voce femminile poco distante.

Giovanni si girò improvvisamente, preso alla sprovvista.

‘’Scusa Zvàn se ti disturbo, ma volevo parlare con te di una questione’’, disse Lina, che se ne stava impalata nel mezzo della porta.

‘’Oh, sì, certo…’’, disse Giovanni, imbarazzato. Non si aspettava quella visita, e neppure che quella donna interrompesse i suoi pensieri. Lina, intanto, continuava a guardarlo in modo strano.

‘’Che succede? Non ti ho mai visto così strano. Sembri in imbarazzo’’, disse Lina, continuando a fissarlo. Il brigante abbassò lo sguardo.

‘’Niente, stavo risistemando un po’ il mio fucile. Ma vieni, entra pure’’, disse Giovanni, recuperando il suo solito modo di fare.

 ‘’Oh, ma non credo che ci fosse bisogno di imbarazzarsi così tanto per il fatto che ti ho visto pulire un fucile. Sembrava che tu fossi molto assorto in dei tuoi pensieri’’, disse Lina, entrando nella cascina e chiudendo la porta.

Giovanni, preso in contropiede,  si limitò a scrollare le spalle e ad evitare gli occhi della donna.

‘’Boh, siete tutti così strani questa mattina… Non sarà che l’aria di montagna inizia a darvi alla testa?’’, continuò Lina, sorridendo.

‘’No, non credo. Ma tu eri venuta qui per chiedermi qualcosa se non sbaglio. Dimmi pure’’, disse il brigante, evitando il discorso.

 ‘’Ecco, sono qui per parlare di Teresa’’.

 Giovanni si fece subito attento, e Lina lo notò, e sorrise impercettibilmente.

‘’Che vuoi da quella ragazza? Ricorda che deve andarsene. È solo una merce’’, ribadì Giovanni, ma con fare poco serio.

‘’La ragazza dovrà andarsene, certo, ma tra un bel po’. Il prelievo che avete richiesto a suo padre non sarà di certo pronto prima del prossimo mese. E la ragazza sta impazzendo’’, disse Lina, delicatamente.

‘’Che significa tutto ciò?’’, chiese il brigante con fare insospettito.

‘’Significa che la ragazza sta soffrendo molto, e che ben presto ci causerà altri problemi. Tenterà di scappare, o, peggio ancora , di suicidarsi, creandoci infiniti problemi’’, disse Lina.

‘’Perché mi dici tutto questo? Cos’è successo?’’.

‘’Poco fa, quando le sono andata a portare il primo pasto della giornata, la ragazza si è risvegliata da un incubo, e pareva impazzita. Ha tirato via le coperte, è balzata sul letto ed ha tentato di avvicinarmi. Poi, fortunatamente, le sono venute a meno le forze, se no sono certo che avrebbe tentato di ammazzarmi gettandomi qualcosa contro’’, disse Lina, seria. Giovanni la fissò, sbalordito.

‘’Va bene, farò in modo di posizionare due dei miei uomini più forti a controllare la porta. Se a te non ti va di andarci perché ti senti insicura, non andarci più’’, disse Giovanni, risolvendo la questione.

‘’No, non è questo il punto. Lei si farà male, e farà del male anche a noi. Se fugge, o se commette qualche atto estremo, Aldo e la sua banda non ce la faranno passare liscia. Sai che quei tagliagole sono mal armati, ma molto rapidi e feroci. Rischiamo di metterci in uno scontro tra bande’’, disse Lina. Giovanni annuì.

 ‘’Sì, certo, lo capisco. Ma non riesco a comprendere dove vuoi arrivare tu’’, disse, nuovamente insospettito.

‘’Voglio chiederti di affidarmi la ragazza. Me ne prenderò cura personalmente, a casa mia’’, disse la donna.

Giovanni sbatté un pugno sul tavolo, facendola sobbalzare sulla sedia.

‘’Ma chi ti credi di essere? Tu non fai parte della banda, e questi sono problemi miei. Ti sei lasciata impressionare dal suo comportamento. Tu la lascerai libera, e lei si perderà nei boschi e morirà. È questo il lieto fine che vuoi?’’, gridò forte l’uomo.

‘’Calmati, Zvàn. Dammi la ragazza, e la terrò in casa con me. Non uscirà all’aperto, e potrai far vigilare la mia casa per tutta la giornata, in modo da esser sicuro dell’incolumità dell’ostaggio. La notte tornerà a riposarsi in casa sua, ma di giorno vivrà con me’’.

‘’Perché stai facendo tutto questo, Lina?’’, chiese Giovanni, ancora arrabbiato.

 ‘’Per tutelare me stessa e la mia casa. Se a quella ragazza succede qualcosa, qui si riempirà di banditi incalliti. E dovrò dire addio a tutto quello che ho costruito con tanta fatica’’, disse Lina, ‘’ma anche per solidarietà femminile’’, ammise infine. Giovanni iniziò a calmarsi, e a pensare che in fondo non era un’idea malvagia. Se Teresa avesse trovato qualcuno con cui parlare e condividere qualcosa, probabilmente non avrebbe tentato di fuggire o di creare un’altra marea infinita di problemi. Dopo pochi istanti, si decise a dare la sua risposta.

‘’Ebbene sì, ti darò l’opportunità di tenerti la ragazza. Ma sarai sorvegliata continuamente da Gianni, che starà appostato sempre in zona, attento ad ogni tua mossa. Felice, adesso?’’, disse Giovanni, con toni quasi ironici.

‘’Puoi contarci. Ora sono soddisfatta. Sai che puoi fidarti di me, non farò nulla che possa nuocere a te e alla ragazza’’, continuò Lina, sorridendo.

‘’Questo lo vedremo’’, disse Giovanni, fingendosi incerto. In realtà, si fidava di quella donna tremendamente strana, ma anche molto leale.

 ‘’Mi piacerebbe che la ragazza mi venisse recapitata già subito questa mattina’’, disse Lina. Giovanni sorrise di fronte alla sfrontatezza di quella donna.

 ‘’Non stai correndo un po’ troppo?’’, chiese.

 ‘’No, fidati di me. Vedrai, andrà tutto bene’’, disse Lina, con fare sicuro.

 ‘’Bene, Teresa verrà accompagnata da Gianni a casa tua tra poco. Quindi, preparati ad accoglierla. Ma ricorda; la tua abitazione sarà sempre sorvegliata, quindi niente scherzetti’’, disse Giovanni.

 Lina si allontanò in fretta, sorridendo, mentre il brigante sospirò e si accinse ad andare a parlare con Gianni. La situazione stava continuando a sfuggirgli dalle mani. Sperò solo che alla fine andasse tutto bene.

 

 

 

Teresa sentì del chiacchiericcio al di là della porta.

Si avvicinò per ascoltare, ma era troppo tardi. Il catenaccio si aprì, ed entrò dentro Gianni, il suo guardiano.

‘’Vieni con me’’, le disse, con fare apatico.

‘’Dove mi vuoi portare?’’, chiese Teresa, leggermente spaventata. Gianni scrollò le spalle.

 ‘’Lo vedrai tra poco’’, disse, prendendola per un braccio.

Fuori, c’era un altro brigante che lei non aveva mai visto, ed entrambi la trattennero per le braccia, in modo da non farla fuggire, e iniziarono a scendere verso valle.

‘’Dove mi state portando?’’, chiese ancora Teresa, iniziando ad agitarsi.

 ‘’Stai calma, ragazza. Tra poco lo vedrai’’, ripeté il brigante.

Dopo poco, apparve una casetta in legno. Teresa fu portata fin lì, e Gianni aprì la porta, facendola entrare all’interno. Si entrava direttamente nella cucina, e proprio nel bel mezzo della stanza c’era Lina, che le sorrideva.

‘’Che significa tutto ciò?’’, chiese Teresa, guardando la donna con fare interrogativo.

‘’Ho chiesto con Giovanni di tenerti un po’ qui con me, per  farti sentire meno sola. Ti piace come idea?’’, chiese Lina.

 ‘’Eccome se mi piace!’’, disse Teresa, avvicinandosi alla donna.

Intanto, i due briganti erano ancora in mezzo alla porta.

‘’Che fate lì impalati? Fuori di qui!’’, disse Lina, risoluta.

‘’Ma abbiamo ricevuto l’ordine di controllarvi…’’, tentò di dire Gianni.

‘’Sì, certo, ma fuori da queste mura. Statevene appostati fuori dalla porta, non qui dentro. E ora, fuori!’’, disse Lina, spingendoli via e sbattendo dietro di sé la porta. Gianni e l’altro brigante, imbarazzati, la lasciarono fare, e uscirono.

 ‘’Li comandi sempre così?’’, chiese Teresa, divertita.

‘’Più o meno. Ora posso permettermelo’’, disse Lina, sorridendole.

 Poi, le due donne si abbracciarono, felici. Era nata un’amicizia.

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

Ciao a tutti, e grazie per aver letto anche questo capitolo J

Teresa, a quanto pare, sta per trovare un’inaspettata amica. Nei prossimi capitoli continueremo a seguire le varie vicende dei nostri due protagonisti.

Vorrei ringraziare tantissimo Dan, Grace Kelly, S1mo94 e Rossella0806, che recensiscono ogni mio capitolo, aiutandomi a dissipare i miei dubbi e sostenendomi passo per passo. Grazie!! J

Ovviamente, ringrazio anche tutti quelli che mi lasciano una recensione ogni tanto, e tutti coloro che seguono e leggono la mia storia. Grazie a tutti! J

A lunedì prossimo J

   
 
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