Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: PuccaChan_Traduce    26/01/2015    4 recensioni
Tauriel salva la vita a Kili durante la Battaglia delle Cinque Armate, alterando per sempre il corso della Storia.
Disclaimer: questa fanfiction è una TRADUZIONE che viene effettuata con il permesso del legittimo autore; tutti i personaggi citati appartengono ai rispettivi autori.
QUESTA STORIA È INCOMPIUTA.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Tauriel, Un po' tutti
Note: Movieverse, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autrice: ChasingPerfectionTomorrow (Tumblr / FanFictions AO3)
Fandom: Lo Hobbit
Coppia: Kìli/Tauriel

~~~

Oh, misty eye of the mountain below
Keep careful watch of my brothers’ souls
And should the sky be filled with fire and smoke
Keep watching over Durin’s sons.


I see fire, Ed Sheeran

~
 
23 novembre 2941, Terza Era

Tauriel non era estranea alla morte. I suoi duecento anni come capitano della Guardia Reale le avevano dimostrato in più occasioni che persino la vita di un Elfo era estremamente fragile, ma non era mai stata testimone di tanta e tale brutalità. L’aria stessa sembrava satura di angoscia e morte e i polmoni le bruciavano ad ogni respiro che traeva. Brandendo arco e pugnale si fece strada attraverso l’orda di goblin e orchi verso il piccolo gruppetto di Nani che a sua volta si era aperto un varco dalle porte di Erebor. Si stavano avvicinando all’altura su cui si erano asserragliati Azog e Bolg, i due capi orchi con il loro personale  e bene armato esercito, e la paura le diede una scossa al cuore: non li avrebbe raggiunti in tempo.
Il mondo divenne un vortice sfocato di volti grotteschi coperti di sangue nero, straziato da acute grida di dolore e morte. Combattè più duramente e più ferocemente di quanto non avesse mai fatto in tutta la sua vita, tanto che più tardi, dopo che la battaglia fu vinta, molti avrebbero parlato a lungo e con voci riverenti dell’Elfa e di come aveva abbattuto ogni orco che le si era parato davanti, lasciando una scia di morte dietro di sè; lei invece avrebbe ricordato molto poco, giusto il momento in cui aveva finalmente avuto visuale libera sul crinale e aveva visto Thorin cadere.
Il mondo intorno a lei iniziò a rallentare e scorse la figura familiare di un arciere dai capelli scuri che, al fianco del fratello maggiore, affrontava un nugolo di orchi e goblin. Continuò a guardare impietrita mentre i due si ergevano risoluti sul corpo del parente caduto, le spade levate in un’ostinata difesa.
Maledetta sia la caparbietà dei Nani, pensò innervosita scattando in avanti. Si portò una mano dietro la schiena per prendere una freccia, intenzionata a salvare i due fratelli se poteva, ma le sue dita strinsero solo aria. Il cuore le si fermò e i suoi passi divennero incerti; era troppo lontana per esser loro di qualsiasi utilità e guardò impotente mentre a Fìli veniva inferto un tremendo colpo al busto. Lo vide barcollare e, malgrado la lontananza, udì distintamente il grido disperato e terribile di Kìli, che subito dopo si lanciò selvaggiamente nella mischia facendo turbinare la sua spada.
Non l’ho salvato per vederlo morire.
Scandagliò rapidamente e con determinazione l’area in cui si trovava. Uomini, Elfi e Nani si battevano tutto intorno a lei ma senza prestarle alcuna attenzione, assorbiti com’erano dalle loro battaglie e dalle loro paure. Vide una freccia elfica, l’estremità dorata e di squisita fattura, sporgere dalle viscere di un orco riverso a pochi metri da lei, e la giudicò la sua migliore – se non unica – possibilità. Oltrepassando con un salto diversi cadaveri, alcuni dei quali suoi conoscenti, la strappò via dal corpo della vile bestia; poi, senza esitare, corse attraverso il terreno intriso di sangue per portarsi a tiro. Mise da parte incertezza, paura e il suo stesso cuore, lasciando che la freddezza prendesse il controllo. Kìli si batteva ancora strenuamente, ma non avrebbe resistito a lungo: era un guerriero abile e valoroso, anche più di quanto Tauriel avesse previsto, ma gli aiuti non lo avrebbero raggiunto in tempo. Lei era la sua sola speranza e aveva solo una freccia, solamente quell’unica, disperata possibilità.
Lo vide inciampare quando ancora non era arrivata a portata di tiro e allora comprese, mentre un enorme orco levava la spada al di sopra della propria testa bulbosa e Kìli tastava freneticamente il terreno alla ricerca della propria arma, che quella era la sua unica occasione. Saltando lontano dalle fauci di un Mannaro che la caricava, incurante della propria incolumità, si fermò e prese la mira. Trasse un respiro profondo, ne trasse un secondo e lasciò partire la freccia, e con essa tutte le sue speranze e i suoi desideri e i suoi sentimenti non ancora espressi; e, miracolosamente, la freccia si conficcò nell’occhio dell’orco: Kìli rotolò di lato per evitare che il pesante corpo lo schiacciasse nella caduta e balzò subito in piedi, la spada in pugno. Poi si voltò dalla sua parte, sbalordito, i loro occhi si incontrarono in mezzo a tutto quel caos e quel sangue, e Tauriel ebbe un istante di assoluta e pura chiarezza che la colpì più forte di qualsiasi rivelazione avesse mai sperimentato in tutta la sua vita e che la scosse fin nell’animo.
Lo amo e questa sarà la mia rovina.
Ma non erano ancora fuori pericolo ed era evidente che Kìli non avrebbe mai abbandonato il fratello e lo zio. Una folta schiera di nemici si ergeva tra lei e il giovane principe Nano e Tauriel sguainò i pugnali con mortale risolutezza. Era sola, senza nessuno che le coprisse le spalle ed era consapevole di essersi messa in una posizione pericolosa, forse addirittura fatale. Ma se non altro, ragionò, avrebbe fatto in modo di trascinare all’altro mondo quanti più nemici possibile; e inoltre, con la misericordia degli Eldar, era riuscita a salvare la vita di Kìli – ancora una volta.
All’improvviso, da qualche parte dietro di lei, si udì un boato così distinto e terribile che ella s’immobilizzò alla sua eco. L’orda cominciò a sfaldarsi, molti orchi intorno e davanti a lei si diedero alla fuga e Tauriel, con gli occhi sbarrati, vide un enorme orso che correva alla sua volta dilaniando quelle vili creature con le zanne e con gli artigli, i grossi occhi neri rilucenti di una mortale sete di sangue.
“Tauriel!” gridò in quel momento una voce fiera e familiare. “Spòstati!”
Con un urlo strozzato, ella si gettò lontano dalla traiettoria del tremendo animale appena in tempo. Quando si risollevò Legolas era al suo fianco, i capelli arruffati e la bella armatura di mithril macchiata di strie rosse e nere. In mano stringeva un lungo pugnale, la cui lama era nera di sangue.
“Stai bene?” le chiese con voce dura, il volto impassibile. Aveva in quel momento gli stessi occhi di suo padre, freddi e calcolatori, e un brivido le corse lungo la schiena. Tauriel annuì piano e accettò la sua mano tesa, rimettendosi lentamente in piedi. In quel breve attimo di tregua osservò il sentiero che il grande orso si era aperto davanti e che conduceva fino al punto in cui Thorin era caduto, e un vago malessere la incolse; era lo stesso punto in cui aveva scorto Kìli, che al momento non era più in vista.
“Il Re sotto la Montagna è caduto,” mormorò, lasciando la mano di Legolas.
“Allora ha trovato la fine che meritava,” rispose lui con voce aspra e priva di emozione. Tauriel non aveva la forza di mettersi a discutere e di nuovo guardò lungo il sentiero che l’orso aveva creato, nella speranza di trovare un qualche segno che Kìli fosse ancora vivo; ma Legolas la fermò mettendole una mano sulla spalla.
“Il principe Nano è morto, Tauriel. Inutile andare alla sua ricerca.”
Tutto intorno la battaglia, volta finalmente a loro favore, continuava ad infuriare; Tauriel si scrollò con forza la sua mano di dosso e lo fissò con occhi fiammeggianti d’ira. “Allora io piangerò la morte sua e dei suoi congiunti, poichè erano gente degna di essere ricordata con onore,” disse con fermezza, anche se in cuor suo non poteva accettare che Kìli fosse effettivamente morto. Legolas sembrò interdetto, ferito, forse anche tradito; ella gli voltò le spalle.
Mentre si dirigeva verso il punto in cui aveva visto Kìli l’ultima volta, dietro di lei Umani, Nani ed Elfi serravano le file desiderosi di passare a fil di spada i nemici in rotta fino all’ultimo orco; Tauriel non se ne curò affatto. Molte vite erano già andate perdute e lei non era impaziente di vedere altra morte. Risalì la collina e scoprì che il corpo di Thorin non c’era più; anche l’enorme orso non si vedeva da nessuna parte. Fìli, tuttavia, era rimasto lì dov’era caduto. A pochi metri da lui scorse un mantello blu dolorosamente familiare e una testa scura e immobile, e subito distolse lo sguardo. Osservò ancora, brevemente, il Nano steso a terra davanti a lei e si sentì irrigidire le membra da uno strano intorpidimento. Gli occhi di Fìli erano chiusi e il sangue aveva smesso di scorrere dalla ferita aperta nel suo ventre; il suo viso un tempo allegro era coperto di sangue e sporcizia, l’ampio petto immobile.
“Và in pace, giovane principe,” ella mormorò in Sindarin; poi si allontanò, i piedi di piombo, verso la figura prona del fratello minore di Fìli.
Cadde in ginocchio, come se le forze l’avessero abbandonata, accanto al corpo di Kìli, incurante del sangue e del fango e a malapena consapevole delle lacrime che avevano iniziato a scorrerle sul viso. Con mani tremanti lo fece girare dolcemente sulla schiena; il gemito che lui emise in risposta fu forse il suono più gioioso che avesse mai udito e il cuore le martellò in petto.
“Kìli...!” esalò, vedendo le palpebre di lui vibrare ed infine aprirsi. Il suo viso era pallido, i capelli incrostati di sporcizia; un filo di sangue gli usciva dal naso e i suoi occhi scuri erano un pò offuscati ma, miracolosamente, le sorrise. Tauriel respirava a fatica, il sollievo e la speranza tanto acuti in lei da farle male.
“Sapevo che mi avresti salvato, tu... mi salvi sempre.” Kìli stese una mano sudicia e le accarezzò una guancia con dolcezza; lei la coprì con la propria e restarono così per diversi momenti in cui parve quasi che il tempo si fosse fermato, prima che il dolore tornasse ad oscurare gli occhi di lui.
“Thorin... Fìli...”
Tauriel trasalì e con l’altra mano gli scostò i capelli dal viso. Parlò a bassa voce, scegliendo le parole con attenzione. “Thorin è scomparso; l’ha preso, sospetto, il Mutatore di Pelle. Potrebbe essere ancora vivo. F–Fìli...” Si interruppe, perchè non sapeva più cosa dire. L’angoscia s’impossessò di lui e si mise sgraziatamente in piedi; Tauriel, incapace di fermarlo, lo guardò barcollare verso il fratello. Kìli si gettò sul corpo e scoppiò in un pianto incontrollabile.
Un altro Nano della compagnia, quello che chiamavano Balin, la raggiunse in quel momento, imponente nell’armatura del suo popolo. Tauriel guardò il suo volto rugoso e lesse dolore e perdita negli occhi del vecchio Nano. Non dissero nulla mentre la battaglia si spegneva intorno a loro, poterono solo osservare in silenzio il cordoglio di Kìli e riflettere amaramente sul proprio.

~
 
Tauriel trovò Legolas al tramonto, quando il sole già incendiava i contorni delle montagne: sedeva solo e silenzioso accanto al fuoco che era stato acceso davanti alla grande tenda di suo padre. Una veemente discussione si stava svolgendo in quel momento all’interno, di cui Kìli, ella sospettava, era uno degli argomenti principali. Soffocando un gemito – ogni muscolo del suo corpo sembrava urlare dalla tremenda stanchezza – si sedette vicino a lui.
“Oggi hai combattuto con coraggio, Tauriel,” disse infine Legolas senza guardarla. Ella osservò per un momento le fiamme che si riflettevano nei suoi occhi blu e che accendevano riflessi dorati nei suoi capelli biondi. Era proprio vero che egli teneva a lei come le aveva detto Re Thranduil? Era sempre l’Elfo più bello su cui i suoi occhi si fossero mai posati, ed ebbe a quel pensiero una fitta di dolore. C’era stato un tempo, non molto prima, in cui lei stessa aveva creduto di amarlo, ma aveva sempre saputo che era una battaglia persa in partenza; e trovava ironico che la persona di cui era innamorata adesso fosse un Nano, ossia qualcuno molto più al di fuori della sua portata di quanto qualsiasi Elfo sarebbe mai stato.
“Anche tu, mio principe,” ella rispose, lanciandogli un’altra rapida occhiata. Un certo imbarazzo scese tra loro, imbarazzo che non era mai esistito fino al giorno fatidico in cui si erano imbattuti nella compagnia di Thorin Scudodiquercia, e Tauriel pianse internamente la scomparsa di quel che c’era stato tra loro fino a quel momento. Sentiva che stava perdendo qualcosa di molto importante, ma si sentiva anche del tutto incapace di fare alcunchè per impedirlo.
Si udì un fruscio di stoffa mentre i lembi della tenda venivano aperti ed entrambi si voltarono trovandosi di fronte la figura massiccia di Dàin Piediferro, signore dei Colli Ferrosi, che li squadrava con occhio critico. Tauriel aveva molto sentito parlare di lui e delle sue gesta, ma non l’aveva mai visto di persona. Sembrava duro e inflessibile come la pietra, i capelli rossicci scarmigliati e l’armatura ammaccata. Si scostò da un lato con un cipiglio seccato, senza degnarli di una seconda occhiata, e Balin uscì dietro di lui. L’anziano Nano non indossava più l’armatura ed era tornato ad essere l’umile diplomatico in abiti civili: il suo volto era una stoica maschera di dolore e sembrava invecchiato di molti anni dall’ultima volta che Tauriel l’aveva visto.
Egli incontrò lo sguardo di lei e mormorò: “Re Thorin è morto e così suo nipote ed erede, il principe Fìli.”
Poi Balin si fece da parte e un’altra figura, più alta degli altri due Nani, uscì lentamente alla luce del fuoco; Tauriel dovette resistere all’impulso di correrle incontro.
Il viso di Kìli era pallido, inespressivo, come senza vita; del giovane spensierato che lei aveva conosciuto, sempre pronto a ridere e scherzare con tutti, non era rimasta che una vaga ombra. Tauriel non aveva mai visto un tale dolore tutto in una volta, la sua anima stessa soffriva per lui. Avrebbe volentieri accolto tutta quella sofferenza dentro di sè purchè lui ne fosse liberato.
“Vi presento,” disse ancora Balin con voce tremante, “Kìli, figlio di Fìnor, Re... sotto la Montagna.”
 
~~~
 
(Nota della traduttrice) Come vi avevo anticipato nell'altra fanfiction, "Spericolato" (che potete trovare QUI), eccomi tornata con un'altra opera di questa autrice! Spero che vi piaccia e che la seguirete come avete seguito l'altra; ne varrà la pena, ve l'assicuro! Non so dirvi con quale frequenza pubblicherò gli altri capitoli perchè la storia originale è ancora in corso e, anche se l'autrice la aggiorna abbastanza regolarmente, non vorrei arrivare al punto in cui non ho più niente da tradurre e farvi così aspettare fino a chissà quando per continuare a leggerla, per cui credo che me la prenderò con calma... ma non troppo, state tranquilli!
Nel frattempo voi fatemi sapere cosa ne pensate, ci conto. A presto! ;)
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: PuccaChan_Traduce