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Autore: Serpensortia98    26/01/2015    0 recensioni
Dopo la Guerra Magica, il trio protagonista torna a scuola per terminare il loro settimo anno. Nonostante le varie perdite, cercano tutti di andare avanti..tranne Hermione. Oppressa dai brutti ricordi, la ragazza ha un ultimo obbiettivo: ritrovare i suoi genitori e ridare loro la memoria, pur sapendo di essere sola e di non poter coinvolgere i suoi amici in questa "battaglia". Riuscirà a portare a termine la sua missione? Sarà davvero sola come crede?
E' la prima fanfiction che scrivo e che pubblico, non sarà un capolavoro, ma spero che possa essere un punto di partenza!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Una convivenza inaspettata

<< Si può sapere come hai fatto a fallire? Cosa non ti era chiaro del piano?? >> Pansy si era ripresa dallo sbianco e sbraitava senza sosta contro la sua amica.

<< Mi dispiace! Pensavo l'avesse ricevuto! Eppure avevo visto l'aeroplanino cadere proprio ai suoi piedi.. >> Daphne si coprì il viso con entrambe le mani, terrorizzata.

<< E ora? >> sussurrò ancora, bianca come uno straccio.

<< E ora niente! Dobbiamo solo sperare che non sia finito nelle mani di qualche professore. Altrimenti in questo momento....o dopo...non voglio neanche pensarci!>> urlò la Serpeverde. E con una rabbia mai vista in lei, Daphne, la vide uscire furiosamente dal dormitorio sbattendo la porta.

 

<< Che cazzo significa tutto questo? >> dopo svariati minuti di occhiatacce e contemplazioni della piccola stanza, il Serpeverde scoppiò, assalendo la ragazza.

<< E quello che vorrei sapere anche io, furetto! >> urlò Hermione. Strappò via il bigliettino che aveva in tasca e lo mostrò al ragazzo, che con una smorfia di disgusto si avvicinò riluttante. Strabuzzò gli occhi e impallidì: se non si fossero trovati in quella situazione, la Caposcuola probabilmente sarebbe scoppiata a ridere per la reazione del ragazzo, le ricordava quando al terzo anno gli aveva dato un pugno dritto in faccia: stessi occhi sgranati, stessa espressione cadaverica dallo stupore più che dalla paura. Dopo un'attenta analisi del fogliettino, Malfoy ne mostrò alla Caposcuola uno identico al suo, meno stropicciato, ma uguale: stessa dimensione, stesso contenuto. Si fissarono in cagnesco negli occhi per alcuni secondi poi la ragazza si decise a parlare: << Ci hanno fatto uno scherzo. Uno scherzo di pessimo gusto >>

<< Wow, Granger, non ti sfugge nulla, eh! Non l'avrei mai immaginato.. >> rispose sarcasticamente il ragazzo guardandola dall'alto in basso con disgusto. La ragazza, imbarazzata distolse lo sguardo e lo rivolse altrove, puntandolo sul suo bigliettino. Chi mai poteva averle fatto uno scherzo simile? Deglutì.

<< Bene, che ci faccio ancora qui? Meglio che vada via, non ho tempo da sprecare >> lo scansò violentemente e si diresse verso la porta. Maledetto furetto, maledetto colui che l'aveva incastrata lì dentro con lui e che nonostante tutto avesse tempo per architettare scherzi di così poco gusto. Cercò di raggiungere la maniglia della porta, ma tutto ciò che afferrò fu solo aria. La porta era sparita. Com'era possibile? Cercò invano di pensare intensamente ad una porta, desiderando con tutta se stessa di essere fuori da lì, più lontana possibile da quella Serpe, nel suo bel dormitorio grifondoro, oppure di correre libera verso la sua amata biblioteca....ma nulla.

<< Mezzosangue, si può sapere che stai facendo? >> domandò Malfoy con tono leggermente schizzato.

Vari istanti di silenzio susseguirono la domanda del Serpeverde, caduta nel vuoto, cosa che lo fece irritare non poco e lo portò a aizzarsi ancora di più contro la ragazza. << Mezzosangue!? >>

Hermione, pietrificata, si voltò lentamente, con l'espressione di una che sarebbe stata costretta a passare un' intera giornata con dei Dissennatori.

<> Il ragazzo impallidì all'istante, corse affianco a lei e iniziò a testare il muro con foga, come se potesse esserci nascosto un tesoro.

<< Non è possibile, non può essere >> il suo tono iniziò a farsi esitante, quasi disperato.

<< Perchè non funziona questa cosa?! Maledizione, è la stanza delle Necessità, dovrebbe appunto soddisfare le mie necessità..>> si irrigidì di colpo, bloccando il fiume di parole. Divenne ancora più bianco, se poteva essere possibile, e iniziò a guardarsi intorno guardingo tastando il muro come in cerca di conferma. Ad un tratto il suo atteggiamento cambiò, la sua agitazione scomparve e i suoi occhi grigi si incupirono. Fece una smorfia che la ragazza tradusse come di rassegnazione che non le piacque affatto

<< Magia Oscura..>> farfugliò il ragazzo, guardandosi di nuovo attorno, cercando in qualsiasi modo di evitare lo sguardo di lei che, pietrificata, lo scrutava con i suoi enormi occhi nocciola nel vano tentativo di cogliere una macchia di ilarità nel suo tono.

<< Come scusa? >> Hermione sperò per la prima volta che Malfoy si stesse prendendo di gioco di lei, ma vedendo il modo in cui lui guardava serio la parete ormai spoglia davanti a loro ed evitandola, la costrinse a deglutire.

<< E quindi? Come facciamo ad uscire? Non guardare me! - urlò notando l'espressione che aveva assunto il ragazzo – Sei tu l'esperto! >> gracchiò la ragazza. Non era mai stata una fifona, ma quella situazione la spaventava a morte; rimanere bloccata nella stanza delle Necessità, con Malfoy sotto la presenza della magia Oscura. Prese a massaggiarsi le tempie con entrambi gli indici. Chiuse gli occhi e inspirò lentamente. Doveva trovare una soluzione, non poteva rimanere lì con il furetto!

<< E' magia oscura, la riconosco..una specie di Maledizione >> spiegò scrutandola guardingo << la Stanza delle Necessità non ne è immune. Chi ha fatto l'incantesimo deve conoscere bene questo branco della magia.. >> Hermione lo ascoltava attenta, e ad ogni parola sentiva il cuore rallentare sempre di più. Sentiva già la mancanza d'aria: come era potuto succedere tutto quel pasticcio?

<< E non c'è nessun modo per uscirne? >> sbottò la ragazza, colta da una scarica di ansia improvvisa.

<< C'è solo un modo per sbloccare la maledizione, e solo chi ha lanciato l'incantesimo lo sa; è lui o lei a sceglierne i parametri >>

Stava per scoppiare, se lo sentiva. Il sangue prese a scorrere con una furia inaudita imporporandole le guance. Era al limite. Prese a lisciarsi i capelli tra le dita, abitudine della Caposcuola ogni volta che era nervosa , poi esplose.

<< E si può sapere quale sia questo modo per sbloccarla!? Voglio andare via!>> strinse saldamente i pugni e guardò il ragazzo in cagnesco. Malfoy, preso dalla collera le si avvicinò, costringendola ad indietreggiare fino a farla sbattere contro il lavello. La sua bocca a pochi centimetri di distanza dal suo orecchio.

<< Lurida Mezzosangue, non sai quanto mi faccia schifo rimanere bloccato con te in questo letamaio; se solo sapessi come fare, me ne andrei. Pensi che mi piaccia stare rinchiuso qui con te? Mi disgusti, mi fa ribrezzo anche solo il fatto di respirare la tua stessa aria. L'unica cosa che potresti fare è stare zitta, almeno non sarò costretto a sentirti. Quindi taci >> l'aveva guardata come se fosse la cosa più disgustosa al mondo, come se fosse spazzatura e il suo tono non era stato da meno: era stato come un sussurro, talmente silenzioso che se non si fosse avvicinato non l'avrebbe sentito, ma abbastanza coinciso e tagliente da farle male. Cosa le stava succedendo? Da quando si offendeva per le solite battutacce di Malfoy? In quel momento si sentiva davvero ripugnante, come un mucchio di cacca di Doxy; possibile che anche dopo la guerra esistevano ancora quei pregiudizi sul suo sangue? Ma a chi voleva darla a bere...era Draco Malfoy colui che le aveva parlato, lui l'avrebbe disprezzata anche se fosse stata l'unica donna sulla faccia della terra. Deglutì pesantemente, cercando di ricacciare indietro le lacrime che avevano iniziato ad annebbiarle la vista. Non poteva ricominciare tutto daccapo, non dopo tutti quegli anni imparando a rimanere impassibile alle offese. Se fosse dovuta rimanere chiusa in quella Stanza con il furetto per chissà quanto tempo, l'avrebbe fatto con stile e dignità. Non l'avrebbe umiliata, non gliel'avrebbe più permesso.

<< Che c'è, ora non ribatti neanche più? Brava, vedo che stai imparando >> la fissò meschino, con un ghigno stampato in faccia << a quanto pare sei davvero innocua senza Weasley e San Potter >> la guardò soddisfatto. La ragazza si era seduta sul tappeto color lavanda e fissava impassibile di fronte a sé, senza degnarlo di una minima reazione. Fece materializzare un libro dal titolo sconosciuto, probabilmente babbano, pensò. Sentì la collera assalirlo; perchè lo ignorava? Come si permetteva? Se la Mezzosangue aveva intenzione di giocare a fare l'offesa, allora l'avrebbe accontentata: stava così bene in silenzio senza quel suo starnazzare continuo. Si distese sul letto con una smorfia, intrecciando le dita dietro la nuca e fissando il soffitto. Rimasero in quelle posizioni per secondi che parvero ore: nessuno dei due osava parlare, Hermione era livida di rabbia e al contempo mortificata dagli insulti di quel ragazzo e non aveva la minima intenzione di sprecare altro tempo della sua vita rivolgendogli la parola. Era davvero così tremendo per un Purosangue stare vicino ad una come lei? Improvvisamente si sentì di nuovo sola, senza nessuno su cui poter davvero contare e uno strano senso di inquietudine e d' angoscia si accese dentro di lei: era vero, col tempo i suoi amici si sarebbero allontanati da lei e ognuno avrebbe intrapreso strade diverse, lasciandola sola, senza famiglia, senza compagni. Doveva assolutamente ritrovare i suoi genitori, far tornare loro la memoria e lasciarsi tutto il suo passato, tutte le sue sofferenze alle spalle per poter poi ricominciare a vivere di nuovo. Rassicurata da quei strani pensieri, si abbandonò alla lettura del libro, accompagnato dallo scrosciare della pioggia che rendeva l'atmosfera ancora più rilassante e appagante. Le lettere, in quel torpore della stanza divennero sfocate, presero a muoversi e a tracciare segni incomprensibili alla ragazza offuscandole la vista; il sonno e la stanchezza presero il sopravvento sul suo esile corpo, e in un lampo crollò sul soffice tappeto viola, raggomitolandosi su se stessa. Draco la guardò allibito: erano rinchiusi lì da circa un'ora e lei era già crollata; possibile che le donne dovessero essere così deboli? L'aveva osservata sin dall'inizio: concentrata su quel suo libro babbano, completamente estraniata dal mondo intero. Non aveva badato per niente a lui, e la cosa infastidì non poco il giovane Serpeverde che iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza con passi agitati e imprecazioni senza il minimo interesse di svegliare la ragazza a terra. Doveva assolutamente uscire via di lì: era convinto che se fosse rimasto anche mezzo minuto in più lì dentro con quella Mezzosangue sarebbe morto per l'aria infetta. Detestava stare solo con la Granger, un conto era prenderla in giro e tartassarla di insulti, un altro era rimanere chiuso con lei per tutto il giorno, era inammissibile! Sarebbe morto. Chiunque si fosse nascosto dietro quel brutto scherzo, l'avrebbe pagata cara. Stufo di continuare a rimuginare da solo sul da farsi e di tutto quel silenzio assordante, che lo rendeva ancor di più nervoso, diede un lieve calcio al braccio della ragazza per tentare di svegliarla: di sicuro non l'avrebbe toccata. Hermione, colta alla sprovvista, sobbalzò prontamente sorprendendo il ragazzo: aveva estratto la bacchetta così velocemente da non esser riuscito a cogliere quel movimento; il suo sguardo era spaurito, lo osservava ad occhi sgranati, sulla difensiva. Che cosa le prendeva adesso?

<< Che razza di strega brillante saresti tu se ti addormenti in una situazione simile? >> ghignò Malfoy, osservandola con disprezzo e alzando un sopracciglio.

<< Malfoy, che vuoi? Ero stanca e visto che nessuno dei due ha la più pallida idea di come uscire di qui, non so cos'altro potrei fare qui dentro >> rispose la ragazza incurante dello sguardo ghiacciato del Serpeverde. Si stropicciò gli occhi e mise a fuoco la stanza: era ancora la stessa di prima che si addormentasse, quanto tempo aveva dormito? In quel momento si accorse che non sentiva più alcun rumore: aveva smesso di piovere e la stanza ora era immersa in un inquietante silenzio. Non si udiva nulla, sembrava fossero isolati dal resto del mondo,come se quella stanza fosse in una dimensione a parte dove gli unici abitanti fossero loro due. Di solito dalla Stanza delle Necessità si sentivano i passi e il chiacchiericcio delle persone nei corridoi, ma in quel momento era come se tutto fosse morto e cosa ancor peggiore, il piccolo appartamento si stava rabbuiando sempre di più al calar del sole e per una ragazza che aveva la fobia del buio, non sarebbe stata una passeggiata rimanere lì per tutta la notte. Iniziò a sudare freddo, voleva uscire a tutti costi, quel posto la inquietava; voleva trovare quel maledetto controincantesimo e scappare via per trovare i suoi. Invece era bloccata lì, con un ragazzo che la odiava a morte e che se avesse potuto l'avrebbe uccisa pur di uscire. Si massaggiò le tempie per placare una fitta alla testa scaturita dai quei pensieri e gracchiò: << Dobbiamo trovare una via d'uscita >>

<< Wow, Granger, sei un genio. Davvero. >> il ragazzo stava iniziando a spazientirsi e nelle sue iridi Hermione parve cogliere un barlume di furia. << Su questo puoi starne certa: anche io voglio sbarazzarmi di te quanto lo vuoi tu. Per cui accendi qualche lampadina, Miss so- tutto- io e trova una soluzione invece di sonnecchiare >> Hermione sapeva cos'era l'odio, ma non riusciva ancora a capire come potesse Malfoy racchiudere tutto quel disprezzo per lei: l'aveva guardata con un odio negli occhi talmente profonda che avrebbe fatto invidia a Voldemort. Ma lei era la strega più brillante di Hogwarts e di certo non si sarebbe mostrata mortificata nei suoi confronti, difatti, con il suo solito cipiglio grifondoro lo osservò in silenzio, poi improvvisamente con una velocità spaventosa estrasse la bacchetta e la puntò sul collo del Serpeverde. Il ragazzo, preso in contropiede, guardò la sua avversaria con un misto di timore e stupore che in altre situazioni avrebbero impietosito la grifona, ma in quel momento era talmente arrabbiata che ricambiò lo sguardo di sfida e sputò via tutto ciò che pensava su di lui.

<< Senti bene, Furetto dei miei stivali. In questa situazione ci siamo finiti entrambi, quindi se tu speri che io rimanga qui a trovare una soluzione da sola, scordatelo. L'hai detto tu che questa è magia oscura, che cazzo dovrei saperne io? Sei tu l'esperto >> Hermione ridusse gli occhi a due fessure continuando la sua tortura << Se pensi che io mi diverta a rimanere chiusa qui dentro con un maledetto Mangiamorte ti sbagli di grosso. Quindi vedi di moderare i toni. >> Draco la osservava livido di rabbia: mai nessuno aveva osato tanto con lui. Con uno scatto repentino dovuto alla folle rabbia la afferrò per la gola e la fece sbattere contro il muro, riducendo la distanza tra di loro di pochi centimetri.

<< Non osare mai più >> sibilò a denti stretti. Lei, terrorizzata dalla violenza del ragazzo, chiuse gli occhi e cercò di divincolarsi, ma lui non mollava la presa.

<< Lasciami, bastardo >> gridò lei, che con un ultimo scatto violento era riuscita a liberarsi dalla presa del ragazzo. Si massaggiò lentamente la gola che riportava segni delle dita di Malfoy ben definiti e di nuovo, invece di essere spaventata, la sua mente tramutò tutto quel terrore in rabbia e stanchezza. Era stufa.

<< Bastardo a chi? Non sei superiore a me, sudicia Mezzosangue. Te l'ho sempre detto, il tuo sangue rimarrà sempre sporco e contaminato >> si pulì la mano con cui l'aveva afferrata per la gola sul mantello e la fissò con un ghigno malefico. << Se mia zia non ti avesse risparmiato, forse avrebbe fatto un favore all'intera comunità magica. Una Mezzosangue tanto non vale poi così tanto >>. Hermione era al limite; aveva cercato di trattenersi, di non mostrarsi debole di fronte a nessuno, ma quello era troppo. Addirittura la preferiva morta. Una lacrima iniziò a tracciare un percorso sul suo viso, dando il via a molte altre.

<< Sai una cosa? >> gridò sull'orlo dell'isteria << Non mi interessa! Sono una sporca Mezzosangue, contento? A volte preferirei anche io che tua zia mi avesse uccisa anziché risparmiarmi. Mi sarei risparmiata tutto questo dolore >> prese a singhiozzare, ma non ci badò. Continuò a gridare insulti al Serpeverde che la osservava sbigottito. << Ma sai che penso? Preferisco mille volte essere una Sudicia Mezzosangue, come mi definisci tu, che un verme di un Mangiamorte >> lui tento di ribattere, ma lo sguardo infuocato della ragazza lo fece tacere e indietreggiare maggiormente.

<< Mi fai schifo, Malfoy >> Con quelle ultime parole si sedette sul suo tappeto continuando a piangere, dando la schiena al ragazzo che nel frattempo era rimasto pietrificato. Stavolta aveva esagerato, e nonostante tutto, lui non pensava quelle cose, voleva solo mettere a tacere la grifona: non pensava che l'avesse turbata tanto. Si sentiva un mostro.
Per la prima volta in tutta la sua vita aveva bisogno di qualcuno che lo abbracciasse.


Scusate se non ho più pubblicato, ma ho avuto dei problemi con il computer D: Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, un bacio!

  
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