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Autore: sallythecountess    26/01/2015    1 recensioni
Avete presente quella strana sensazione che invade polmoni, stomaco ed esofago quando tutto ci crolla addosso e niente sembra più essere al suo posto? Quella simpatica sensazione che ci fa dire “Dio, non sono mai stato/a così male!”? Quel simpatico momento in cui siamo completamente con le spalle al muro e il culo per terra, e non facciamo che dirci “cazzo, devi reagire” ma non ci riusciamo? Beh… è da qui che cominceremo. Bell’inizio del cavolo, starete pensando, e non avete torto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 3: una persona misteriosa
Danielle dovette trattenere il respiro per qualche istante e chiudere gli occhi. Doveva dire a quelle persone delle cose piuttosto difficili da sentire, che facevano male anche a lei e sapeva che le avrebbero fatto migliaia di domande a cui non era facile rispondere, succedeva sempre così. Non si era mai realmente abituata a dare cattive notizie alle famiglie, una parte di lei usciva sempre turbata da quei colloqui, ma parlare con la famiglia di Den…beh era tutta un’altra storia. Le avrebbero fatto le stesse domande che lei faceva a se stessa, le stesse che aveva fatto ai medici, ben conoscendo le risposte.
 E poi, improvvisamente prese fiato, si sistemò e di scattò uscì dalla sala operatoria dicendo solo “Daniel Bright…chi è con lui?” Era fermamente decisa a sembrare calma e tranquilla, non solo per sembrare un medico serio, ma anche perché temeva che mostrando una qualsiasi emozione di troppo avrebbe spaventato la famiglia. Lei era il dottore, non poteva mostrare occhi lucidi o tenere un contegno inadeguato, anche se avrebbe solo voluto scappare a tenergli la mano.
 La sala d’attesa era quasi vuota al suo arrivo, Danielle si aspettava di rivedere i genitori di Den, una donna in lacrime o qualche altro viso conosciuto, eppure si alzò una persona inaspettata. Era un uomo molto alto e rozzo, sembrava quasi un boscaiolo. Lo fissò confusa, senza capire quale potesse essere il legame tra quell’uomo, chiaramente molto più grande di loro e Denny, quando questi disse “E’ il ragazzo che è volato giù dal cavalcavia? Sta bene? E’ sveglio?”
“Ma lei non è un parente?” chiese Danielle confusa, ben sapendo la risposta, ma l’uomo rispose “no, no io non so neanche come si chiama il poveraccio…l’ho tirato io fuori dalla macchina, e l’ho accompagnato in ambulanza. Volevo restare per sapere se era sopravvissuto...”
“Sì, è sopravvissuto, ma le sue condizioni sono molto critiche” disse Dany con fare molto serio, e poi con un moto di gratitudine molto poco professionale aggiunse “ma probabilmente non sarebbe sopravvissuto se lei non l’avesse trovato…quindi grazie.”
L’uomo dagli enormi occhi marroni strinse semplicemente le spalle, e i suoi lineamenti sgraziati per un istante si addolcirono in un sorriso. Poi Danielle aggiunse “adesso mi scusi, ma devo cercare i familiari…” e l’uomo le diede una notizia che le spezzò il cuore “non ha nessuno. Nessuno viene. Ho sentito le infermiere che ne parlavano. Pare che questo poverino sia solo al mondo…anche per questo sono rimasto. Insomma…volevo che trovasse qualcuno ad aspettarlo quando si fosse svegliato”.
Danielle non disse nulla, si congedò per un istante dall’uomo e scappò a rimproverare l’addetto alla reception. Certamente non aveva chiamato ai numeri giusti, di certo aveva sbagliato, come poteva l’uomo più dolce del mondo essere solo? E quando furiosa gridò contro Brad della reception questi, con fare molto aspro, le lanciò contro un foglio e disse “Oh Dottoressa, dato che io non sono in grado di fare il mio semplice lavoro, lo faccia lei. Dei quattro contatti d’emergenza presenti nel modulo della sua assicurazione sanitaria, uno non esiste più, un altro non mi ha mai risposto e ad altri due ha risposto la stessa donna, dicendo che le dispiace molto ma è a Roma e non può occuparsi di questa cosa ora.”
Prese il foglio, con molta calma, e decise di tenere per sé quei numeri. Non avrebbe chiamato la donna, anche se non trovava giusto il suo atteggiamento, ma avrebbe continuato a chiamare il numero che non aveva risposto, perché immaginava che fosse quello della storica tata-domestica di Denny, la donna che praticamente lo aveva cresciuto e gli aveva fatto da mamma per tutta la vita.
Den era il figlio unico di un avvocato canadese e di un ereditiere americano. Entrambi troppo presi dalle rispettive carriere e dagli impegni mondani, avevano assunto una donna polacca che aveva cresciuto Daniel ed era diventata la sua “babka”, ossia la sua nonnina. Dany amava Dora, e la cosa era reciproca. Mille volte aveva provato ad intervenire in suo favore durante quelle liti furibonde con Den, mille volte l’aveva accolta in casa quando lei era scappata da casa di sua madre. Era una donna molto dolce, la classica ottima nonna, e Dany non aveva nessuno così nella sua vita, quindi Dora era diventata in un certo senso anche la sua babka.
Si perse per un istante, ricordando quell’ultima volta in cui babka Dora aveva fatto da paciere tra lei e Denny. Sì, quello era un ricordo molto doloroso. Stava sistemando gli scatoloni, era poco dopo la laurea e improvvisamente qualcuno bussò alla sua porta-finestra. Dora con uno splendido sorriso le aveva mostrato un cestino di muffin e lei aveva aperto col cuore in gola. Sapeva di aver fatto male a Denny, questa volta più delle altre volte, ma non poteva fare altrimenti. Dora le aveva parlato con dolcezza, spiegandole come stava la situazione e poi se ne era andata, sempre con un sorriso. Quanto faceva male quel ricordo. Improvvisamente qualcuno le si avvicinò, interrompendo i suoi pensieri e disse “Insomma…non è che magari è migliorato il ragazzino, no?”
Lo strano uomo aveva un tono apprensivo e quasi dolce che fece sorridere Danielle, ma lei scosse la testa e basta e lui farfugliò imbarazzato “insomma…posso tornare a vederlo o è aperto solo ai familiari?”
E…beh Dany avrebbe dovuto dirgli che non poteva, perché solo la famiglia era ammessa, ma stringendo le spalle sussurrò “beh…se chiedono lei è il padre, va bene?” facendo sorridere il burbero omone.
Fu solo allora, che Dany finalmente si decise a prendere il cellulare e scoprì dei messaggi e di tutto il resto. Si sentiva una persona incredibilmente diversa rispetto a quella che era entrata nello spogliatoio poche ore prima e il pensiero di Jack la sfiorò solo un paio di volte. Sì, voleva parlargli, voleva che lui la confortasse in quel momento così doloroso, ma non aveva il coraggio di chiederlo. Decise di chiamare rinforzi, perché le sembrava davvero crudele che Den fosse solo e così avvertì Rob e sua madre.
“Che significa questa cosa?” gridò Robert, che da ore cercava di inventare una scusa per giustificare l’assenza di Danielle alla cena con la sua famiglia, e lei sussurrò solo “Oh Roby…hanno dovuto metterlo in coma farmacologico, perché soffre troppo…è tremendo!”
“Non è cosciente, quindi?”Ribattè lui in una specie di sibilo e lei scosse soltanto la testa, come se lui potesse vederla.
“Ma come è successo?”
“Era ubriaco Rob…ha sbandato e…”sussurrò Danielle come se neanche fosse un medico. Quel suo coinvolgimento era eccessivo e la rendeva poco professionale, ma nessuno la giudicò. Rob le promise che sarebbe arrivato il prima possibile e così fece.
Dany finalmente entrò in quella stanza e si accucciò su una scomodissima vecchia poltrona. Rimase in silenzio a guardarlo mentre sembrava quasi riposare. Si chiese come fosse possibile che nessuno sapesse del suo incidente, e che cosa avesse mai fatto per meritarsi l’odio di quella donna che “non poteva occuparsi” del suo incidente, ma presto scoprì che Denny in realtà non era solo, e che nella piccola città tutti sapevano cosa era successo e la notizia aveva attirato anche qualcuno che non vedevano da molto tempo.
Nota:
Eccomi qua...ancora una volta. Non lo so cosa pensate di questa storia, magari è troppo triste o noiosa...non lo so. Mi piacerebbe sapere la vostra, vi aspetto.
   
 
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