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Autore: Strega_Mogana    26/01/2015    1 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Domani sarà una giornata lunga e pesante. Non so se avrò il tempo di aggiornare la storia, così, invece di postare Mercoledì, ho deciso di anticipare ad oggi!


Capitolo 18: Proposte di matrimonio inaspettate

Seguirono i due strani animali per un lungo percorso.
- Hakuna Matata... sembra quasi poesia... Hakuna Matata... tutta frenesia... - canticchiavano i due allegri.
Camminavano vicino in quel lungo corridoio largo appena per permettere a due persone di camminare l'uno accanto all'altra.
Le loro braccia si sfioravano, un paio di volte avevano incrociato i rispettivi sguardi, ma non si erano detti una sola parola.
- Sei silenziosa. – valutò Severus fissando i due animali che avevano davanti – Cosa ti turba?
- Nulla in particolare. – risposte la strega, ma il mago si rese conto che stava mentendo – Anche tu sei silenzioso. Qualcosa turba te, invece?
Severus fece un mezzo sorriso.
- Il sedere di quel facocero mi turba!
Patricia scoppiò in una fragorosa risata liberatoria. Anche Severus si ritrovò a sorridere di quella battuta. Si guardarono ancora negli occhi rendendosi conto che la tensione si era affievolita. La strega rise così tanto da doversi appoggiare alla parete con le lacrime che le bagnavano le guance.
- Ci voleva. – sospirò dopo qualche minuto asciugandosi gli occhi verdi – Non ridevo così tanto da un bel po’ di tempo.
- Non soni stati anni molto felici questi. – concordò Severus; il sorriso non aveva ancora abbandonato le sue labbra sottili.
- La guerra è finita da anni, Severus. Così tanti che alcuni iniziano a non ricordarla più. Ma io… non posso dimenticare. E neppure tu. Ci è stato portato via troppo per dimenticare.
Un velo di tristezza offuscò lo sguardo della donna. Severus le afferrò una mano stringendola con dolcezza.
- Io ti ho fatto perdere molto.
Patricia lo guardò.
- Albus mi ha fatto perdere tutto, Severus. E non ho più intenzione di scusarlo. Non voglio più giustificare quello che ha fatto, quello che ha voluto sacrificare per vincere una guerra.
- Non c’era altra soluzione.
- Oh si che c’era! – gridò la strega improvvisamente adirata – Ma era più facile far fare a te tutto il lavoro sporco e buttare sulle spalle di un ragazzino responsabilità più grandi di lui. Mentre eri ricoverato sono andata a Hogwarts, c'erano zone ancora ingombre di macerie, sono salita fino la presidenza e ho parlato con Albus. Diciamo che io ho urlato contro Albus, mentre lui si è limitato a scusarsi. E' così frustrante litigare con un pezzo di tela colorata.
Severus sospirò, la capiva, la capiva così bene che poteva sentire il suo dolore e la sua rabbia verso Silente.
Anche lui aveva litigato con quel quadro in più di un'occasione.
- Non voglio più parlare di lui. – dichiarò Patricia – Non… non voglio più…
- Va bene. – acconsentì lui – Ora non serve parlare di Albus.
La strega gli lanciò un’occhiata, il suo sguardo rabbioso mutò immediatamente regalandogli un sorriso che gli fece sciogliere il cuore.
- Ooooh non sono carini Timon? – domandò Pumba commosso.
- Sì… due giraffe innamorate… - sbuffò l’altro strofinandosi le unghie sulla pelliccia.
- Invece io vedo due esseri umani innamorati follemente l’uno dell’altra, ma che non hanno il coraggio di dirselo.
- Pumba, Pumba, Pumba…- il suricata scuoteva la piccola testa - possibile che tu veda amore ovunque?
- Ma l’amore è ovunque Timon!
Severus e Patricia guardarono i due animali, erano seduti qualche metro più avanti, Pumba teneva in mano un grande cartone di pop-corn pieno di insetti, mentre Timon aveva in mano una bibita. O quella che sembrava tale.
- Noi non siamo innamorati. – fece Patricia risoluta – Siamo solo amici.
- Sì, è quello che dicono tutte le giraffe. – ripeté nuovamente Timon.
- Timon non sei molto gentile con i nostri amici! –lo rimproverò il facocero.
- Pumba, sono due brutte giraffe!
- Ehi! – sbottò Piton – Attento a come parli topo troppo cresciuto!
In quel momento la terra tremò sotto i loro piedi. Timon e Pumba si alzarono.
- Siamo vicini…- sussurrò il suricata – ora facciamo piano.
In punta di piedi si avvicinarono a quella che sembrava una porta di pietra aperta; dall’interno arrivano lamenti e singhiozzi.
I quattro si affacciarono per osservare la scena; Malefica, una donna sulla quarantina, vestita completamente di nero, dalla pelle di un malsano color verde e le labbra di un insolito color viola acceso, era seduta su un trono di pietra. Piangeva fissando la cornice che aveva in mano. La statua era proprio dietro di lei, era alta ameno quanto Severus, aveva i lineamenti di un ragazzo giovane e forte, i capelli, nonostante fossero scolpiti nella roccia, sembrano morbidi e lo sguardo forte. La posa in cui l’aveva scolpito l’artista lo faceva sembrare fiero e risoluto.
Un degno futuro re.
La pietra a goccia azzurra era incastonata sul petto, all’altezza del cuore, come se volesse racchiudere nel suo corpo umano l’essenza del mare che tanto amava.
- Eric... - urlò la strega in lacrime - perché hai preferito quel mezzo pesce a me?
- Tutto qui? – mormorò Severus perplesso - Abbiamo paura di una donna che piange?
- Mai sottovalutare una donna quando è triste Severus. – lo rimproverò Patricia.
Come per dar conferma alle sue parole Malefica picchiò a terra il lungo bastone facendo tremare la Caverna, singhiozzò ancora una volta e si pulì il naso gocciolante con la manica del vestito nero.
- Non possiamo farci vedere. – fece Timon sparendo dietro l’amico facocero – Se ci vede si trasforma in drago e ci fa arrosto!
- Dobbiamo trovare il modo di distrarla mentre qualcuno prende la pietra dalla statua. – rifletté il mago fissando prima la statua, poi la strega – Cosa può cercare una donna come lei in questo momento?
- Un fazzolettino?- suggerì Timon ricordando la manica della sua tunica.
- Vuole solo essere amata e accetta per quello che è. – disse Patricia – Quando una donna è stata rifiutata vuole attenzioni…- si voltò a guardare l’amico - e qualcuno che la seduca.
- Non mi ci metto a sedurre di nuovo qualcuno! L’ultima volta stavo per esser ammanettato ad un letto!
- Era ovvio che non potevi esser tu!- esclamò Timon – Ci vuole qualcuno con fascino ed eleganza! Non una giraffa nera e pallida!
- Stai attento suricata o rischi di diventare una specie in via d’estinzione. – ringhiò Severus.
- Io dico solo la verità! Ci vuole qualcuno sicuro di sé, audace, temerario... – si bloccò notando che tutti lo guardavano stranamente – perché tutti mi guardate così?

* * * *


- Amore mio... - gemette la strega tirando su col naso – perché te ne sei andato? Potevo darti il potere, la vita eterna, un esercito di piccoli troll... invece lei cosa può darti? Una bella voce e una coda verde!
- Hai proprio ragione mia cara. – le rispose una voce profonda nella stanza.
- Chi parla? – urlò la strega saltando in piedi – Chi osa entrare nella mia dimora?
- Andiamo tesoro...- fece Timon tirando un lembo del vestito, aveva abbassato la voce facendola sembrare più calda e suadente – non esser sempre sulla difensiva. Anche se sei adorabile quando ti arrabbi.
- Cosa vuoi lurido, puzzolente topo?- strillò la donna guardando di sbieco l’animale pettinato e con un mazzo di fiori in mano.
- Mia dolce Malefica!- gridò Timon mettendosi in ginocchio – Non posso più nascondere quello che il mio cuore prova per te.
La strega sgranò gli occhi.
- Come?
Nel frattempo, Pumba, Severus e Patricia strisciavano contro il muro alle spalle della strega avvicinandosi sempre di più verso la statua.
- Oh mia giovane dama!- urlò teatralmente Timon guardando di sfuggita gli altri per assicurarsi che tutto andasse bene – Sei radiosa come il sole del deserto, accetta questo piccolo omaggio da un semplice, innocuo, suricata.
Malefica prese i fiori che le porgeva l’animale e sorrise.
- Come sei tenero. – sussurrò arrossendo e inginocchiandosi davanti a Timon.
- Hai stregato il mio cuore Malefica. – e così facendo prese la mano della strega e iniziò a baciarla.
- Che orrore... - mormorò Severus osservando la scena.
- Tinom che le bacia la mano o Malefica che lo lascia fare?- gli chiese Patricia.
- Entrambe le cose.
- Mia dea della bellezza...- continuò l’animale salendo sul suo braccio – sei splendente come la luna in una notte buia.
- Lo sai, - fece Malefica – mi ricordi tanto l’uomo che un tempo diceva di amarmi. Anche lui era così dolce.
- Mi chiedo come possa aver potuto rinunciare a tutto questo! – esordì Timon mentre con una mano incoraggiava gli altri a muoversi alle spalle della donna.
Arrivati alla statua del Principe Eric, Patricia esaminò meglio la gemma.
- Questa è ben incastrata. – constatò delineando il contorno con un dito.
- Come la togliamo?
- Ci vorrebbe qualcosa di appuntito. – rispose la strega guardandosi attorno.
- Facocero…- disse Severus – vuoi essere d’aiuto?
- Con vero piacere mio nuovo amico! – rispose raggiante il facocero.
Il mago lo prese in braccio e con una delle due zanne fece leva sulla gemma.
- E’ più dura del previsto. - mormorò facendo più pressione.
Con un ultimo sforzo la gemma saltò direttamente nelle mani della donna che, presa alla sprovvista, si sbilanciò e cadde a terra.
Malefica cercò di voltarsi attirata dall’insolito rumore, ma Timon le aveva preso il viso e l’aveva baciata sulle labbra.
I tre nascosti fecero una smorfia disgusta.
- Torniamocene indietro. – suggerì con un filo di voce Severus.
Camminando piano e attenti a dove mettevano piedi e zampe si avvicinarono all’uscita, ma poco prima di mettersi al sicuro la pietra brillò di un’intensa luce azzurra che catturò l’attenzione della strega.
Malefica provò a voltarsi, ma Timon le prese la mano e si mise in ginocchio.
- Mia adorata... mi concederesti la tua mano?
- Cosa?- urlò Malefica sconcertata.
Patricia e Severus si guardarono in faccia.
- Oooh Timon. – fece l’ingenuo facocero con le lacrime agli occhi camminando verso il suo amico – Posso farti da testimone?
Il suricata si coprì il muso con una mano, Malefica abbassò lo sguardo sul facocero poi si voltò di scatto verso la statua.
Notò immediatamente il buco sul torace di pietra di Eric, notò anche i due maghi vicino all’uscita che tentavano invano la fuga.
- Come avete osato? – urlò inferocita, il bastone mandava scintille e fiamme verdi ogni volta che la donna lo sbatteva sul terreno – Avete deturpato il mio Eric!
Timon, con un improvviso gesto coraggioso, saltò in faccia alla strega chiudendole gli occhi con le piccole mani.
- Scappa Pumba!
- Ma Timon!
- Ho detto scappa!
Patricia prese il facocero in braccio e iniziò a correre.
- Non voglio lasciare Timon!- urlò il maiale cercando di divincolarsi dalla stretta della strega.
Dalla stanza arrivò un terribile boato e fiamme verdi uscirono dalla porta.
- TIMON!!!- Pumba morsicò il braccio alla donna che mollò il facocero con un urlo.
- Severus fermati!
- Cosa c’è?
- Dobbiamo aiutarli!
- Ma…
- Niente ma! – urlò la strega – Loro ci hanno aiutato.
Tornarono indietro trovando Pumba tremante davanti alla porta.
- Cos’è successo? – domandò ansimante Patricia.
Con una zampa il facocero indicò l‘interno della stanza, Malefica si era trasformata in un enorme drago nero, sputava fiamme verdi verso un girarrosto dove era stato ben legato Timon.
- TIMON!- gridò il facocero correndo verso l’amico.
- Vattene odioso maiale! – urlò Malefica con voce rauca e molto profonda – Il tuo amico mi ha ingannato!
Gli lanciò una fiammata costringendo Pumba a tornare indietro verso gli altri due.
- Io l’avevo detto di non prendersela con una donna che soffre. - fece Patricia osservando il drago.
- Ma se è stata una tua idea. – ribatté prontamente Severus alzando un sopracciglio.
- Dobbiamo aiutare Timon! - urlò Pumba nervoso, così nervoso che si lasciò scappare un suono non molto elegante.
Severus e Patricia lo guardarono disgustati. Il maiale divenne rosso dalla vergogna.
- Ops... scusate... è che mi succedete sempre quando sono nervoso.
Timon piangeva legato sopra il fuoco, aveva due foglie di lattuga sotto le braccia, Malefica gli stava mettendo sopra del sale mentre continuava a farlo girare sullo spiedo.
- Guarda che la mia carne non è buona!- tentò di convincerla – E’ tutta filamentosa, pesante da digerire, dura e poi abbiamo le ossa piccole che ti si infilano tra i denti.
- Non preoccuparti bocconcino. – mormorò il drago prendendo il pepe – So bene come devo cucinarti e poi andrò a scovare gli altri tre che hanno avuto l’ardire di prendere ciò che è mio.
- Ehi tu brutta strega! – urlò alle sue spalle Pumba – Non mangiare il mio amico!
Il drago si voltò furioso.
- Sarai tu ad impedirmi di mangiarmi questo topo?
- Suricata!- gridò offeso Timon.
Mentre Pumba cercava di distrarre il grande drago, Severus e Patricia si avvicinarono di nascosto al suricata legato allo spiedo.
- Ora dobbiamo andare. – gli disse Patricia – Pumba sa quello che deve fare.
Timon, vedendo il suo amico dare le spalle alla strega e contemporaneamente sollevare la coda, rise di gusto, ignorando le proteste dei maghi, raggiunse il facocero salendogli in groppo.
- Maleficuccia ora sei nei guai!- rise Timon.
- Andiamo subito via di qui.- fece Severus prendendo per mano Patricia.
- Tu... piccolo stupido topo, - urlò il drago inferocito – ora ti faccio vedere io….
- Sono. Un. Suricata!
Successe tutto insieme, Malefica ancora nella forma di possente drago nero aprì le fauci per sputare fuoco. Nello stesso istante Timon schiacciò la pancia di Pumba. L’aria malsana si scontrò subito con le fiamme del drago ricacciandole indietro.
Patricia e Severus stavano correndo verso l’uscita.
Non sentirono altro che il rumore delle fiamme e l’odore delle flatulenze del facocero. Ci fu un rombo più forte che fece tremare le mura della caverna, e quello che accadde solo Timon e Pumba avrebbero potuto descriverlo.
Alle orecchie del mago e della strega sembrò un’esplosione.
   
 
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