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Autore: Kyuri_Zaoldyeck    26/01/2015    1 recensioni
Perchè ci fanno questo? Perché siamo diversi? Ma forse di emozioni ne abbiamo, e più di loro …
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Uta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre il tempo non accennava a riprendere il suo corso, io mi ero accasciata al muro, ormai stanca, con le braccia corrose dall’asfalto.
Massaggio le mie gambe cercando di far riprendere la circolazione.
In quel momento, in quella frazione di tempo, un’echeggiante rumore di passi ruppe quell’equilibrio tanto perfetto.

Intorno a me, il vento diffonde il suo fischiante suono tra i palazzi, fa svolazzare fogli, sassi, calcinacci … ma quei passi non hanno immagine.
Ciò che non ha immagine ci spaventa, funziona così per tutti.

Mi alzo, saltellando su un piede, l’altra gamba ancora non funziona. Mi nascondo dietro ad un palazzo, mentre sento i passi senza immagine sempre più vicini.

Lo vedo adesso … è uno di loro … probabilmente un giovane inesperto, non sta neppure impugnando l’arma.

Ho tanta fame e ora come ora anche il corpo di un’esile colomba mi aggraderebbe.

Mi brillano gli occhi … lo sento … sento la fame logorarmi mentre guardo il lento insicuro volare di quella colomba, così innocente ...

Salto fuori dall’angolo, l’istinto predatore mi è padrone, gli piombo davanti con la furia di un leone … lui è spaventato, cerca il fucile a tentoni senza staccarmi gli occhi di dosso … lo impugna tutto tremolante.
Benchè la fame sia forte, non sono un mostro come loro credono, e lui non è quella colomba macchiata di nero che mi aspettavo, era bianca, pura come quelle che ho visto volare in molti matrimoni.
Lui ripone il fucile, ha capito che non gli farò del male, mi chiede perchè non sono fuggita o peggio morta. Io indico con lo sguardo la mia gamba in cancrena, e prima lo erano entrambe.

Lui avanza verso di me, lo prego di non farlo, in fondo la fame mi fa perdere il controllo spesso e volentieri. Lui non mi ascolta, mi prende in braccio, e mi chiede di fingermi morta.

Io continuo a guardare il mondo, che ora si muove su e giù seguendo il volare di questa colomba bianca, guardo fuori per resistere alla fame. Perché togliere al mondo un essere tanto gentile?

Lui mi poggia per terra, si volta ed estrae un coltellino dalla tasca. Inizia a tagliarsi, curandosi di non farmi vedere tale scena truce, come se non ne fossi abituata. Urla di dolore, urla sotto i miei occhi.
Il risultato è un lembo di pelle sui sette centimetri che, con le lacrime agli occhi, mi porge delicatamente. Sorride, poi si fascia con maestria l’enorme squarcio.
Guardo quel lembo di pelle … non oso immaginare quanto gli possa aver fatto male. Prendo a piccoli morsi quella delizia, ne godo ogni sfumatura di sapore, come se non mangiassi da anni. È squisito … mi sento un mostro … ma mi piace tanto la carne umana.

Lui mi riprende in braccio, mi sorride, forzando il dolore, e anche io trovo la forza di inarcare la bocca in un sorriso.

Perché togliere al mondo un essere tanto gentile?

Giungemmo al cancello, alla grande uscita. Urla e chiede di aprire, si identifica rapidamente. Lee, si chiama Lee.

Tengo gli occhi chiusi … mi fingo morta … riesco a sentire il cancello aprirsi, e i passi di Lee avanzare … e immagino di attraversare la soglia, immagino di andare a vedere il mondo fuori dal mio vecchio e inutile ghetto … in quel mondo dove umani e “mostri” vivono insieme le insidie della società.

È un sogno, un bellissimo sogno … il mio fingermi morta mi ha spinto nel sonno profondo … cullata dal dolce sbattere delle ali della colomba bianca.
 
 
Mi sveglio una volta terminato il mio sogno, in un luogo mai visto, talmente insolito da lasciarmi in soggezione.

Sono stesa su qualcosa di morbido … molto morbido, e mi trovo in una stanza pulita e curata, piena di oggetti insoliti. Riconosco solo un armadio, ne avevo uno anche io nel ghetto, ma era metallico, grigio e mezzo rotto, come il resto del luogo … questo è bianco, grande e moderno.

Scendo dal morbido giaciglio dove avevo riposato, il pavimento non è freddo e polveroso, bensì caldo e … peloso. Le gambe funzionano di nuovo, menomale.

Strani quadrati contenenti figure strane sono appesi alla parete, per la precisione tre. Apro l’armadio … il mio era vuoto … questo straripa di vestiti diversi, per ogni occasione, vestiti maschili.

C’è una porta dietro di me … c’è un luogo che conosco molto bene, lo avevo anche io nel ghetto, il bagno, solo che questo è ampio e luminoso, ornato e pulito!

C’è uno specchio, non incontravo la mia immagine da anni. Corro davanti e mi vedo.
Ho la pelle bianca, ma sporca di polvere e sangue, le braccia abrase, gli occhi verde scuro, i miei occhi normali. I capelli sono sempre i solito, bianchi, leggermente arrossati dal sangue sulle punte. Indosso il solito vestito bianco, che il tempo ha ingrigito e gli eventi recenti hanno colorato di rosso. Sono magra, bianca e denutrita. Smetto di guardarmi, sono un pessimo spettacolo.

Esco e mi accorgo di una seconda porta. La apro silenziosamente e una potente luce mi acceca. Il sole penetra dalle ampie vetrate della nuova stanza, grande almeno il doppio della precedente. Lui è seduto su un comodo divano, la stanza è piena di altri oggetti insoliti, ma non ho il tempo di esaminarli.

Si sveglia, mi ha sentita. Mi sorride, non ha paura di me, forse ha solo compassione verso un essere come me.
Mi chiede se voglio farmi un bagno. Perché dovrei usufruire così di una colomba tanto gentile?
Lui si alza, non mi metto sulla difensiva, mi fido di lui.

Mi guida al bagno che avevo esplorato qualche minuto prima. Di nuovo passo davanti alla mia immagine nello specchio, rivoltante.

Lui riempie la vasca di acqua calda, poggia una maglia sul lavandino lì accanto, e infine esce sorridendomi.

Lascio scivolare il vestito per terra, sono dimagrita e mi sta un po’ grande. Lo metto nel lavandino e apro l’acqua nel tentativo di sciacquarlo un po’, come ero abituata nel ghetto.

Copro il mio corpo denutrito per il freddo, e mi immergo piano piano nell’acqua calda.
   
 
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