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Autore: Dyanna    27/11/2008    0 recensioni
quattro amiche: una vampira, una strega, un'alchimista e una fata. una storia dove leggende, realtà e magia si intrecciano in nome di un'amicizia forte e sincera. che non morirà mai.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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cap2

 

Il governo attuale aveva scelto vari vampiri all’interno del ministero e grazie alla loro influenza potevamo nutrirci a tutte le ore rispettando Le Regole. Odiavo Le Regole! Odiavo dovermi nutrire di quei poveri agnelli sacrificali. Eppure non ne avrei mai fatto a meno.

Da un anno la Cristal Corporation aveva inventato un vaccino contro la dipendenza dal sangue. Bastava una dose al giorno e bam! Te ne potevi stare a casa, bello tranquillo, senza cacciare.

Molti vampiri,soprattutto della nuova borghesia, avevano adottato quel metodo.

Io lo trovavo rivoltante.

Amavo la mia natura e il pensiero di iniettarmi cellule sintetiche create da quella società mi dava il voltastomaco. La Cristal Corporation non mi ispirava fiducia e solitamente le mie impressioni risultavano sempre giuste…

 

Mi avventurai per le vie strette del vecchio quartiere, facendo attenzione a dove mettevo i piedi. Il sudiciume di quelle strade era pericoloso e la mia fissazione per l’igiene mi faceva odiare quel posto. Odiavo tutto di quella città! Odiavo il mondo e per questo ero diventata acida e intrattabile.

Svoltai in una carreggiata poco più grande. Rue Grande. Il fulcro della civiltà e del commercio! I commercianti, piccoli e grandi, iniziavano a sollevare le serrande dei loro negozi. Eppure… mi trovavo là per un motivo preciso. Non sapevo quale, e mi feci guidare dal mio istinto.

Arrivai a metà strada tra gli enormi palazzi e mi trovai davanti uno stretto vicolo buio.

“ah!” feci una smorfia. La puzza era insopportabile! Che diavolo poteva essere? Una scarica elettrica mi attraversò il corpo facendomi strabuzzare gli occhi. Allarme.

Mi voltai a destra e a manca per notare solo uno strano dettaglio: non c’era nessuno. Mi avvicinai alla piccola porta situata alla fine del vicolo: c’erano delle voci. La puzza insopportabile di sudiciume si mischiò al fetore della morte. Licantropi.

“avete avvertito il generale?”

“no, signore. Ma ci è stato detto di prepararci ad agire. Il momento è vicino.”

“già. Maledizione! Quei maledetti succhiasangue la pagheranno cara. Ah!”

Era ferito.

La puzza insopportabile proveniva da quei mezzo lupi! Mi lasciai sfuggire un sorrisetto di soddisfazione al pensiero che uno di noi lo avesse ferito mortalmente. Ma non potevo stare lì ancora a lungo quindi iniziai a correre verso casa attraverso i tetti. Chissà cosa avevano in mente…

 

Passarono alcuni giorni e quelle parole continuavano a tormentarmi, così decisi che era arrivato il momento di parlarne con le altre. Approfittai di una cena informale a casa mia. Mi avvicinai al camino scoppiettante.

“secondo voi i licantropi tenteranno una rappresaglia al governo?”

Sul  viso di Mercy comparve un’espressione interrogativa.

“come mai questa domanda, Ariana?”

“così. Alcuni giorni fa ho sentito due mezzo lupi parlare. Si preparavano ad agire. Ma non ho sentito altro. Hanno detto che il momento è vicino… Ma il momento per cosa?”

“dovremmo avvertire le autorità?” chiese Kam.

“no”

“e allora cosa intendi fare?”

“non lo so proprio, Lence. Aspettare.”

Annuirono tutte con la testa.

“tu credi che si tratti di un colpo di stato?” domando infine Mercy.

“i licantropi non sono così stupidi come si pensa…” disse Kam.

“ha ragione Kam. Penso si tratti di qualcos’altro…”

 

Dopo quella sera non ne discutemmo più. Mercy tornò al suo lavoro e Kam ai suoi studi di magia. Passavo le giornate a ciondolare per il parco che circondava il lago in attesa di una rivelazione, di un segno, di qualcosa che facesse smuovere la mia monotona vita solitaria. E quel qualcosa arrivò.

 

Era una di quelle sere piovose nelle quali mi assopivo davanti al fuoco a leggere quando, improvvisamente, squillò il telefono.

“Pronto?”

“Ariana!” una voce disperata e terrorizzata.

Conoscevo quel accento spiccatamente aristocratico.

“Mary? Che succede?”

Erano circa 6 anni che non parlavo con mia cugina Mary. Esattamente dal giorno del funerale dei miei genitori.

“devi venire subito! Mamma e Christian stanno malissimo! Non capisco cosa abbiano. Ho bisogno di te!”

A parte Mary non avevo mai avuto alcun rapporto con la famiglia di mia madre. Che motivo avevo di andare? Eppure il terrore di Mary fece risvegliare la vecchia ferita nel mio cuore. Dovevo andare.

“D’accordo. Arrivo.”

 

Al mio arrivo a Villa Diamond notai subito il trambusto: chiaro segno che c’era qualcosa che non andava. Non vedevo tanti vampiri sotto lo stesso tetto da troppo tempo e la situazione mi innervosiva. Mary non era cambiata di una virgola.

Venne ad accogliermi nel grande ingresso con i capelli biondo cenere intrecciati e gli occhi azzurri che tradivano la felicità di vedermi nonostante la situazione disperata. Era vestita dei suoi soliti abiti sfarzosi ed eleganti il che mi fece sentire decisamente fuori posto con i miei jeans attillati e la giacca di pelle nera.

“Ariana! Presto vieni!” mi trascinò su per le scale fino ad una stanza sovraffollata di medici vampiro. Notai alcuni volti familiari, erano vecchi colleghi di mio padre.

La scena che mi si presentò davanti mi rimase impressa per parecchio tempo. E ancora oggi è vivida come non mai… mia zia Elizabeth era distesa nel grande letto, accanto a suo figlio Christian, di dieci anni. Le iridi che erano sempre state azzurre come quelle di Mary e le mie ora erano rosso vivo. La pelle serica si stava asciugando. Il corpo ormai pelle e ossa si agitava in preda alla febbre.

Che visione terribile! Stava diventando una mummia! Il bimbo accanto a lei continuava a peggiorare.

“non riescono a capire cosa abbiano…”

“capisco…”

“tu puoi aiutarli?”

“io? Come potrei?! Non sono un medico, Mary. Non saprei nemmeno da dove cominciare.”

“ma le tue amiche! Quella strega o quella strana alchimista… non potrebbero…”

Rimasi in silenzio ad osservare il volto di mia zia. Aveva perso ogni forma di bellezza, stava marcendo. Stava morendo.

“posso provarci…” risposi.

“grazie.”

 

Mi allontanai e presi il cellulare. Piccole utili invenzioni umane! Non ebbi il tempo di digitare il numero che si mise a vibrare: Casa.

Kam?”

“Ariana dove sei??”

La sua voce era preoccupata.

“sono da mia cugina Mary. Che cosa è successo?”

“accendi immediatamente il televisore.”

“ma cosa…?”

“Accendilo e torna a casa in fretta!”

Ecco. Era riuscita a terrorizzarmi.

Mi guardai attorno ma non c’era l’ombra di un televisore in quella casa. Così corsi da Mary.

Nel salottino delle camere della zia, gremito di dottori, c’era l’unico televisore della casa. Lo accesi.

“non sappiamo esattamente cosa stia succedendo!... Il ministero è stato messo a soqquadro da… una banda di licantropi della SGL… non si conoscono il numero esatto dei feriti… sono stati tutti evacuati…”

Terrore. Eravamo tutti immobili a fissare quella scatola ad immagini. Il giornalista si trovava a circa un centinaio di metri da un edificio in fiamme. Il palazzo del governo era stato distrutto per mano dei licantropi: si parlava di colpo di stato. All’improvviso lo schermo divenne nero e apparve un’altra immagine. Roman Colben.

“Carissimi vampiri. Sono qui per darvi una notizia che spero troverete di ottimo auspicio: la Cristal Corporation è nostra. E sono spiacente di avvertirvi che i vostri costosi vaccini sono stati alterati in modo Mortale da una proteina di nostra creazione. A quest’ora credo che avrete pochi istanti di vita. Vi auguro di passarli nel migliore dei modi.”

Il vaccino! Maledizione!

Il volto di Mary era la maschera del terrore.

“Ho fatto anche io quel vaccino! Oh mio dio!” gridò portandosi le mani alla bocca.

“accidenti! Perché non ci abbiamo pensato prima?!” uno dei dottori batté un grosso volume sopra il tavolo.

Non avevano più tempo. Non potevano più trovare un antidoto. Fui l’unica a non essere presa dal panico, cercai di tranquillizzare Mary e di convincerla che i dottori avrebbero trovato un antidoto in fretta, ma quelli erano più terrorizzati che mai nella loro prospettiva di morte imminente e mi ritrovai in poche ore in una stanza di morti. Iniziarono a sentirsi deboli, la febbre si alzò e in poche ore solo Mary, con gli occhi rossi, continuava a respirare.

Le tenni la mano fino all’ultimo momento, finché la stretta si vece più forte e infine la mano si accasciò sopra la mia.

Una persona normale, in quella situazione sarebbe impazzita, eppure io rimasi calma, nel mio piccolo mondo interiore. Avevo sofferto abbastanza per non soffrire più. Mi estraniavo da ogni emozione. Emozione. Kam! Dovevo tornare a casa in fretta… chiusi gli occhi all’ammasso di pelle e ossa che rimase di mia cugina e me ne andai di corsa da quella casa.

 

“Accidenti! Come stai? Come sta Mary?”

“Sono tutti morti.”

Silenzio.

Mercy e Valencia erano in soggiorno.

“Cosa possiamo fare?” chiese l’alchimista.

“assolutamente niente. Non c’è antidoto a quel vaccino e l’esercito se la saprà cavare benissimo con i ribelli.”

“e se non ne fosse capace? Insomma…sai bene che Roman Colben è molto potente e dispone di molti soldati”

Non sapevo cosa pensare. Guardai Kam in cerca di risposte: il suo sguardo era pensieroso e vago come ogni volta che cercava risposte che non sapeva dare; Mercy era combattuta dalla determinazione e dalla rabbia per non poter fare niente che aiutasse il mondo intero. Infine guardai Lence, perdendomi nei suoi occhi neri e profondi.

“ho un brutto presentimento” disse la mezzo-fata.

“anche io.” Risposi.

“ma non saprò di che cosa si tratta finché non tornerò a casa”

 

La consapevolezza di dover fare qualcosa e il terrore di uscire per strada ci spinse a rifugiarci in posti “sicuri”. Mercy si trasferì alla scuola di alchimia e passava giorni interi a cercare un antidoto assieme ai suoi colleghi. Sapevo che non lo faceva solo per salvare delle vite innocenti: Luc era sul campo, in prima linea a rischiare la vita per ammazzare quei lupi bavosi. Kam aveva protetto la nostra casa con incantesimi arcani e potenti che mi spaventavano sempre un po’ per il modo in cui li pronunciava e Lence, beh lei era tornata nel suo mondo.

  
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