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Autore: I_am_a_fangirl    27/01/2015    4 recensioni
Avete presente il Campo Mezzosangue, i semidei, gli Dei e quant'altro? Togliete tutto da mente.
La protagonista di questa fanfiction è Annabeth Chase, una ragazza molto forte e determinata, o almeno che cerca di esserlo agli occhi degli altri. Dovrebbe fare l'ultimo anno di superiori a San Francisco, ma improvvisamente arriva la notizia che più la sconvolge, ovvero che dovrà trasferirsi nella Grande Mela. Quando finalmente pensava di aver trovato delle persone di cui fidarsi, quando si era un po' abituata alla sua frenetica vita e alla sua "nuova famiglia" doveva mollare tutto e andarsene.
Annabeth era sempre stata una ragazza che non pensava alle cose futili e si concentrava più sui libri che sulle relazioni, se non qualche amicizia più stretta, ma incontrando Percy riuscirà a cambiare idea?
[Percabeth] [Thaluke] [Jasper/Jiper] SPOILER BOO [Solangelo] [accenni sulla Frazel]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Percy Jackson, Piper McLean, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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IL PRIMO APPUNTAMENTO

 
Annabeth stava per perdere definitivamente la pazienza. Da quando aveva detto alle sue migliori amiche la settimana prima che Percy le aveva chiesto di uscire, queste non avevano fatto altro che assillarla, fino all’arrivo del fatidico sabato.


 Non amava truccarsi molto, né impiegare una giornata intera a prepararsi, ma Piper era abituata diversamente. La stava quasi restaurando, tanto del tempo speso, e se non fosse venuto fuori qualcosa di eccezionale, Annabeth probabilmente l’avrebbe trucidata.

Talia era stesa sul letto di Annabeth e si stava accendendo una sigaretta.
-Tals potresti evitare di fumare in camera mia? Non ci tengo a sentire la mia matrigna lamentarsi con me perché la camera puzza, se non ti spiace.-
-Calmati bambola. Vado vicino alla finestra, tu pensa però a farti bella per stasera.- le rispose Talia, che era talmente tanto frastornata, da alzarsi barcollando. Annabeth non era sicura che quella fosse una sigaretta, ma il fumo le faceva schifo, di qualunque “tipologia fosse”, e non volle approfondire.
-Piper ti avevo chiesto solo di mettermi l’eyeliner, non di riprodurre un quadro di Picasso sulla mia faccia!-
-Si… ho quasi finito.- la arronzò Piper, concentrata come Annabeth non l’aveva mai vista, e dopo cinque secondi si allontanò e fece girare Annabeth verso lo specchio –Voilà. Che ne pensi?-
-Penso di avere tutta Kiko in faccia, ma non posso negare che sei bravissima.-


Non aveva addosso poi quanto trucco, ma era comunque più di quanto solitamente usasse, eppure non le dispiaceva. Indossava un corpetto nero con lo scollo a cuore corto; una gonna a fiori morbida che le arrivava a metà coscia con lo sfondo scuro ed i tacchi, categoricamente neri.
Piper le avrebbe permesso tutto, tranne scendere senza scarpe alte. I vestiti erano suoi, ma non erano proprio il suo genere; più che altro erano un acquisto sbagliato, come quegli abiti che vuoi a tutti i costi e poi magari metti una sola volta nella vita, però doveva ammettere che, abbinati in quel determinato modo, le stavano d’incanto.
I capelli sciolti ed un po’ mossi messi davanti, il trucco un po’ troppo scuro, ma che stava bene nel complesso ed il vestito la facevano sembrare quasi più piccola, non dimostrava più di sedici anni, ma non sapeva dire se fosse o meno una cosa positiva.
A lei piaceva, ma più che altro si augurò che piacesse a Percy.

Si sentì un fischio –Sei una favola, bionda! Sono sicura che mio cugino avrà la bava alla bocca.- disse Talia, sempre con la voce un po’ biascicata.

-Okay, ma ora smettetela di pensare a me. Sono le nove e dovete ancora prepararvi per la festa, e so bene che di qui a tre ore non concluderete niente.- le interruppe Annabeth, incitando le amiche a muoversi.

-Annabeth… noi stasera non andiamo alla festa. Viene Zoe a casa mia, una nostra amica che non vediamo da tempo. È tornata stamattina dall’Italia, e preferiamo incontrarla.- disse Piper, con la sua solita voce forte e sicura.

-Piper, per quanto tu e la tua “lingua ammaliatrice” siate convincenti, io non ci casco. Stai parlando di questa stramaledetta festa da tutta la settimana, ed anche stamattina non facevi altro che lamentarti di non sapere cosa indossare! Perché avete cambiato idea?-

-Non deve interessarti perché non andiamo. Ciò che conta è che tu e Percy stasera vi divertiate e che tu smetta per un po’ di pensare a libri, dato che TU invece mi hai assillata per una settimana intera per il compito di greco, quando come al solito sei andata meglio di tutti.- la liquidò Piper.

-Non prendermi per il culo. Talia è strana da quando è arrivata. Tu non fai altro che cambiare argomento quando parlo di Rachel per chiederti qualche consiglio per stasera. Cosa mi nascondete?-


Talia si girò verso Annabeth e si portò una mano sulla tempia, chiudendo gli occhi per un momento, per poi iniziare a parlare –Vedi, bionda, non tutte le cose vanno come ci piacerebbe. Oggi, dopo scuola, Leo, Nico, Luke e Rachel sono venuti a mangiare da noi. Non guardarmi con quella faccia stupita Annie, non sto scherzando, Rachel me l’ha chiesto stamattina. Mi era sembrato normale, magari voleva tornare a frequentarci come ai vecchi tempi, e nonostante fossi ancora incazzata con lei ed il suo atteggiamento del cazzo, mi aveva fatto piacere parlarle di nuovo. Dopo aver mangiato, Jason, Leo, Nico ed io abbiamo fatto i piatti, mentre Luke, Percy e Rachel sono saliti al piano di sopra. Ho pensato che magari volessero chiarire una volta per tutte, che forse Rachel si fosse resa conto di aver fatto troppo l’immatura e volesse chiedere scusa a Percy, che in qualche modo volessero tornare amici e che Luke fosse salito a farsi una dormita, come sempre. Avevo pensato male. Quando sono salita in camera di Percy per parlargli, credo di aver assistito ad una delle scene più disgustose della mia vita. Luke e Rachel che ci davano dentro come se non ci fosse un domani, e sul letto di Percy per giunta. Sono uscita dalla camera per cercare mio cugino, augurandomi che non avesse visto nulla. L’ho trovato all’ultimo piano, mentre si allenava nella “palestra”. Gli ho chiesto se avesse anche lui visto la scena, e dal suo sguardo stupito mi sono resa conto che non lo sapeva. È sceso di corsa e lui e Luke… hanno litigato. Più pesantemente di quanto mai avessero fatto. Non avevo mai visto Percy così incazzato, e non avevo mai desiderato tanto che Luke si rompesse il naso come in quel momento. Sia lui che Rachel si sono rivestiti e se ne sono andati, ma non posso far altro che pensare a quanto sia rivoltante quel ragazzo, non che lei sia da meno. Rispettivamente il SUO migliore amico e la SUA ex che lo fanno sul SUO letto senza ritegno. Se non l’avesse fatto Percy, probabilmente avrei preso io a pugni Luke. Che Rachel fosse una bambina, lo sapevo già, ma che Luke fosse un tale stronzo… non potevo neanche immaginarlo. Sono contenta che oggi tu e Percy usciate, deve distrarsi un po’, e tu sei l’unica cosa che può distrarlo in questo momento.-


Nella stanza calò il silenzio per qualche minuto. Piper guardava per terra, con una smorfia che, per rendere l’idea, faceva pensare che stesse per vomitare, Annabeth invece boccheggiava ed era sconvolta. Si domandò come fosse possibile arrivare a tanto. Poi andò verso Talia e le mise una mano sulla spalla –E vorresti farmi credere che solo Percy sia così deluso? Davvero stai cercando di farmi credere che tu sia dispiaciuta per lui e non per esserti innamorata di un lurido maiale che si è appena fatto la ex di tuo cugino?-


Talia si portò le mani tra i capelli e scoppiò –Sono sull’orlo di una crisi di nervi. Pensavo di interessargli, pensavo che, nonostante lo continuassi a negare, potesse esserci qualcosa tra di noi. Adesso l’unica cosa che provo è disprezzo! Non solo per avermi illusa, ma anche per quello che ha fatto a mio cugino. Per non parlare di quella troia patentata di Rachel. Era una mia amica! Per quanto avesse un carattere di merda io le volevo bene e soprattutto lei sapeva! Questo è quello che mi fa incazzare di più! Non puoi immaginare come sia stato difficile ammetterle che mi piaceva e lei? Lei se l’è fatto in casa mia!- adesso aveva cominciato ad urlare davvero e aveva gli occhi lucidi, un evento più unico che raro.


-Tals… guardami. Gliela faremo pagare a quei due stronzi, capito? So che è difficile, praticamente impossibile, ma devi ignorarlo. Devi fare finta che Luke non esista. L’indifferenza è la miglior arma in casi come questi. E so che si tratta di una frase scontata, una di quelle che si dicono sempre ma è lui che ci perde. Non sei solo una ragazza meravigliosa, ma una di quelle che, a modo suo, ti da il cuore. Se vuole continuare a scoparsi la prima che capita, tu non devi pensarci. Sarà soltanto un povero idiota che tra dieci anni non avrà nulla al di fuori di quelle quattro prostitute che si porterà a letto. Tu non devi ripagarlo con la stessa moneta, e non guardare fuori, guarda me! Non devi abbassarti al suo livello, sei una persona migliore di lui, sei anche meglio di come pensi. Caccia le palle, e lasciali perdere… Persone come loro devono solo restare sole.- la rassicurò Annabeth, con una sensazione ancor più forte della rabbia che le bruciava nello stomaco –Stasera resto con voi.-


-No! Sapevo che non avrei dovuto dirtelo. Senti… c’è Piper con me, e anche Zoe. So che mi perderò una festa pazzesca, e so anche che Pips non mi lascerebbe mai da sola, nonostante muoia dalla voglia di andarci, ma non farti portare sulla coscienza. È la tua serata. Devi uscire dagli schemi, devi imparare a goderti alcuni momenti. Resteresti qui, a vedere un film con me e poi? Avresti sicuramente dei rimpianti per aver “appeso” Percy, e non voglio che mio cugino abbia altre delusioni, anche se capirebbe la tua scelta. Te l’ho già detto un centinaio di volte, bambola, è la TUA serata, e non devi permettere che te la rovini qualcuno.-


-Sì Annabeth. Percy sarà anche una testa di cazzo, ma ci tiene tanto a te. Tu non lo conosci, non puoi notare la differenza nei suoi occhi, non puoi capire come ti guarda. E vedo anche come tu guardi lui. Hai diciott’anni e devi un attimo mettere da parte lo studio e pensare anche ai ragazzi, non so più come fartelo capire. Tu non sai quanto tempo ci mise Percy per chiedere a Rachel di uscire. Circa due mesi dopo il “primo bacio”. Lei è stata importante, perché è stata la sua prima relazione, ed è normale che reagisca così, ma con te è mille volte peggio. Non vedi com’è geloso quando Jason ti chiede anche solo di studiare insieme? Non ti accorgi di quanto sia interessato? Per un po’ lascia il cervello a casa e segui di più il tuo cuore. Credo sia anche arrivato il momento…- si intromise Piper, che era stata zitta per un bel po’, troppo decisamente per com'era abituata.


Qualcuno bussò alla porta e quando Piper andò ad aprire si ritrovò davanti la matrigna di Annabeth, che sembrava quasi infastidita dall’aver dovuto fare le scale.
-Sto urlando da tre ore. Muoviti. Giù c’è il tipo che ti aspetta. Perry Johansson o qualcosa del genere. Faresti bene a sbrigarti.- e detto ciò chiuse nuovamente la porta sbattendola e tornò al piano di sotto.


Annabeth non si rese conto di avere l’ansia sino a quel momento. Spalancò gli occhi e si girò verso le amiche, che ora la stavano spingendo affinché scendesse le scale. Arrivata alla porta, dove c’era Percy poggiato ad uno stipite, si girò verso le amiche e fece loro segno di uscire. Osservò il ragazzo senza nascondere un sorriso compiaciuto: era davvero bellissimo; indossava una maglia nera a maniche corte ed un jeans nero. La cosa bella di Percy era che non rimuginava troppo su cosa mettere, anzi, prendeva la prima cosa che capitava, eppure qualunque accoppiamento facesse, gli stava sempre benissimo. Nessuno guardava mai i vestiti a dire il vero, il suo viso era bello come pochi, e ci si concentrava più su quello. Annabeth era una ragazza alta, ma nonostante indossasse anche i tacchi, Percy la sovrastava ancora di diversi centimetri.


-Ciao.- la salutò lui sorridendole.
-Ciao.- rispose lei, contraccambiando il sorriso.
Lanciò uno sguardo dietro di sé ed oltre la porta, nel caso che i suoi genitori o le sue amiche li stessero spiando, poi si avvicinò a lui e gli mise le mani incrociate dietro al collo, mentre lui appoggiò le proprie sui suoi fianchi, ma al ragazzo quel contatto non bastò, così si avvicinò fino a far scontrare delicatamente le loro labbra, limitandosi a quel leggero contatto.

-Come stai…?- gli domandò Annabeth accarezzandogli una guancia.
-Non è stata una delle mie giornate migliori, ma non importa. Ora siamo insieme, è questo che conta.
-Hai ragione. Dov’è che mi porti allora?-
-Tu seguimi e basta.- disse prendendola per mano e portandola alla macchina.


Durante il tragitto parlarono di quello che era successo la mattina, con Rachel e Luke. Sebbene Annabeth sapesse quanto dovesse costargli raccontarlo, doveva sapere come stava, altrimenti non avrebbe potuto aiutarlo.

-Che posso dirti? È stato davvero una merda. Luke, beh, lo conosco da una vita. So com’è fatto, so come la pensa, so come agisce. Non ha mai rimorsi, nonostante faccia sempre cose sconvenienti. Se si deve portare a letto una ragazza, non se ne frega di niente e nessuno, questo lo so bene. Dice di dover “portare il bimbo alle giostre”, cosa che condivido anch’io, ma non ho mai creduto che potesse ritorcermi contro. La cosa che mi ha fatto stare male però non è stato trovarlo con Rachel, o almeno non è stata la cosa principale; ciò che davvero mi ha fatto salire un istinto omicida è stato vedere la sua espressione quando ho aperto la porta. Nei suoi occhi ho letto arroganza, menefreghismo, egoismo, come se non riuscisse manco a capire cosa avesse fatto di male. Luke è un bambino nel corpo di un ragazzo, ma ora non posso più assecondarlo, non posso più andare oltre e far finta che il suo lato immaturo non esista, ora ha superato il limite!. Rachel poi… mi ha fatto davvero schifo. Non ha mai sopportato Luke! Lo frequentava solo perché era il mio migliore amico e poi da un giorno all’altro me li ritrovo insieme sul mio letto. Mi sono perso qualcosa? E, goccia che ha fatto traboccare il vaso, quando li ho cacciati da casa mia ha fatto anche la faccia ferita, come se non avesse sbagliato nulla e fossi io quello stralunato.- si fermò, Annabeth vide le nocche sbiancare mentre la sua mano stringeva forte il volante, così appoggiò la propria su quella del ragazzo.


-Sei incazzato, e hai ragione. Talia, Piper, io e sicuramente anche Jason e Nico siamo dalla tua parte. Quando sarà solo e tornerà da voi, perché purtroppo tornerà, si renderà conto di essere un coglione. Ma questa, come hai detto tu, non è la serata adatta per parlarne.-
-Sì, devo solo calmarmi. Ma, apro e chiudo parentesi, quello stronzo la pagherà anche per Talia. Nessun può permettersi di far soffrire mia cugina e passarla liscia.-

Annabeth spalancò gli occhi e si girò verso di lui –Talia? Quindi tu… lo sapevi?-

-Annabeth, che domande sono? Tals è mia sorella in fin dei conti. Siamo sempre stati legati e racconta molte più cose a me di quante ne dica agli altri. Tu naturalmente non farne parola con Jason, mi scuoierebbe vivo se venisse a sapere che a Talia piace Luke e poi lo ucciderebbe con le sue stesse mai. È molto protettivo, ma tende a non ascoltare più nulla quando gli si dice una cosa del genere, e diventa troppo pericoloso.-

-Mhm…- aggiunse Annabeth ridacchiando.

-Perché stai sorridendo? – domandò a sua volta Percy.

-Perché Jason non è il solo, per quanto mi riguarda, ad essere iperprotettivo!-

-Okay… Forse un po’ hai ragione.-


Annabeth non seppe quanto tempo durò il viaggio in macchina, ma le sembrava decisamente troppo, o forse era solo l’ansia per il suo primo vero appuntamento. Quando Percy le diede una mano a scendere, lei inspirò quello che era inequivocabilmente l’odore del mare e, aperti gli occhi, si ritrovò davanti un bellissimo bungalow con vista sul mare –Ti sei dato da fare Jackson. Montauk?- chiese poi guardandosi attorno.

Annuì -Per te questo ed altro Sapientona.- rispose lui ammiccando.

Non era tanto difficile capire cosa avesse organizzato: un “picnic” in riva al mare.

Percy stese un lenzuolo sulla spiaggia e aprì un cestino, cacciando fuori di tutto, da panini, ad insaccati, a cioccolato e a qualcosa che ad Annabeth ricordava i biscotti, ma non ne era tanto sicura dato che era… blu. Poi si ricordò della fissa del ragazzo per quel colore, e non ebbe dubbi. Quelli erano biscotti.


Risero e scherzarono per una mezz’ora circa, lanciandosi occasionalmente addosso anche del pane, finchè Annabeth decise di dar voce ai suoi pensieri ed esclamò –Devi avere dei bei ricordi di questo posto, sembri più felice qui.-


Percy la guardò negli oltri, il suo sguardo era indecifrabile ed Annabeth ebbe paura di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire, ma poi ruppe il silenzio –Sì. Qui è… il posto in cui si sono conosciuti i miei, il posto in cui mi hanno concepito ed in cui sono nato. Ci venivo con mamma quando ero piccolissimo, prima che lei incontrasse Paul. Era un periodo difficile per me, a quell’età. Non so se lo sai, ma sono dislessico, e iperattivo, e ho anche un deficit dell’attenzione. Per un bambino non era tanto facile avere problemi di questo genere, non avevo molti amici e mio padre era morto. Qui solo riuscivo a dimenticare tutto e a stare bene.-


Annabeth non riusciva a capire cosa provasse nel parlare di quelle cose, se tristezza, amarezza o altro, perché sembrava impassibile. Per quanto fosse convinta di conoscerlo, c’erano altr milioni di cose che non sapeva di lui, ma col tempo sperava di riuscire a saperle tutte, di conoscere Percy da cima a fondo.

-Ti manca? Tuo padre, intendo…- buttò lì Annabeth, cercando di capire cosa provasse realmente il ragazzo.

-Non so dirti se si tratti proprio di una mancanza. Vedi… io non ho conosciuto molto mio padre. Ero molto piccolo quando morì. Ho alcuni ricordi, ma veramente pochi, di lui, ad esempio il suo sorriso o i suoi occhi. Mamma mi ripete sempre che gli somiglio da morire. È da lui che ho “ereditato” la passione per il nuoto, si dice che anche il mio carattere sia fin troppo simile al suo. L’esuberanza, il sarcasmo, la lealtà… mi hanno detto che sono tutte cose che abbiamo in comune. Mia madre non ha sue foto. Credo che prima ne avesse qualcuna ma che ora le abbia nascoste perché il dolore per la sua perdita è ancora troppo forte, quindi non so come sia fatto, se siamo davvero due gocce d’acqua. Paul è fantastico, indubbiamente, ma per quanto mi sforzi non riuscirò mai a vederlo come un padre, mi mancherà sempre la sua figura. È stato difficile vivere senza, lo è ancora…-

Non riusciva a guardarlo negli occhi. Percy all’apparenza era un ragazzo superficiale, senza alcun pensiero per la testa, una persona che poteva avere tutto appena lo desiderava. Ma i soldi, è vero, non fanno la felicità. Lui aveva avuto un’infanzia ed un’adolescenza difficili, ancora adesso non era del tutto felice, eppure per chi non lo conoscesse bene, era la persona migliore del mondo. Annabeth aveva dato per scontato molto spesso che le persone fossero così come le sembravano, ma a quanto pare aveva sbagliato molte volte. Non sapeva cosa dire adesso. Forse aveva sbagliato a tirare in ballo l’argomento.


-Non lo dire.- disse Percy improvvisamente, ancora con lo sguardo perso.
-Cosa non dovrei dire?-
-Quello che ti ho appena raccontato. Non mi piace parlarne, di solito non lo faccio con nessuno, ma di te mi fido.-
Annabeth si avvicinò di più a lui e gli prese la testa tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi –Non sono il tipo che sbandiera i fatti altrui ai quattro venti, lo sai.- e lo baciò, a lungo, cercando di togliergli quel velo di tristezza che era calato sul suo viso.


Quando si staccarono fu il turno di Percy di chiederle qualcosa sulla sua famiglia –E tu invece?-

Fu presa alla sprovvista –Io cosa?-

-Andiamo Annie, sono venuto a casa tua. A stento parli con tuo padre, figuriamoci con la matrigna.-

-Non sono le persone a cui, sinceramente, tengo di più.-

-Ma sono i tuoi genitori, la famiglia non si sceglie.-

-E quindi? L’anno prossimo andrò al Collage, non vivrò più con loro, finirà tutto.-

-Ma non è una bella cosa da dire! Perché vi comportate così? Non puoi fingere di non volerli bene, è del tutto impossibile.-

-Non se lo meritano il mio bene. Mi vogliono solo fuori dai piedi, ed io li accontenterò tra non molto.-

-Sono persone idiote, non cattive. Se non hanno capito quanto vali e cosa sei, allora fai tu un passo verso loro. Fai capire che non possono comportarsi così. La famiglia è la cosa più importante che ci sia, più degli amici, più dello studio, più di qualsiasi altra cosa che tu preferisci anteporre ad essa.-

-Questo non è il momento. Ci ho provato tante volte ma ho parlato al muro, qui sto bene, lo sai. Ho Piper… Talia… te. Non mi fate mancare nulla.-

-Annabeth, devi ascoltarmi. Non dico ora, ma più in là, con calma, dovrai parlare con loro, dovrai risolvere.-

Lei sospirò, mugugnò qualcosa sommessamente che Percy non capì, poi dopo un po’ alzò la voce –Lo farò, se mi starai vicino.-


Percy non resistette più e la tirò a sé, come del resto voleva fare da quando aveva bussato alla sua porta qualche ora prima, e iniziò a baciarla con più passione di quanto avesse mai fatto, mettendole la mani tra i capelli. Poi scese a baciarle la mandibola, poi la gola, poi il collo e la clavicola, mentre lei stava per perdere completamente il controllo di se stessa.

Non andarono oltre, sarebbe stato ridicolo, troppo presto per lei, ma continuarono a baciarsi per almeno un’ora, fermandosi giusto il tempo di riprendere fiato. Quando si staccarono del tutto, ancora coi petti ansanti, lei si mise tra le sue gambe, la schiena appoggiata al suo petto, la testa sulla sua spalla e gli occhi chiusi, lui invece prese a tracciarle cerchi immaginari sulla spalla, sul braccio scoperto e sul collo.


Quando, dopo un po’, guardò lo schermo del cellulare per vedere che ore fossero, si rese conto che era l’una passata. Ci sarebbero volute più di due ore per tornare a casa, quindi era l’ora di cominciare ad avviarsi.
A malincuore si alzarono e si misero in viaggio.
Inizialmente parlarono di com’era andata la serata, che per entrambi era stata decisamente splendida, poi accesero la radio. Verso le 2.20 la canzone trasmessa fu Heart to Heart, ed Annabeth, che aveva chiuso gli occhi per qualche minuto, balzò in piedi.


-Miei Dei, amo James Blunt.- esclamò.
-Anche io. È la mia canzone preferita.-
Cantarono per tutto il viaggio di ritorno, rimettendo almeno un milione di volte quella canzone dal telefono, quella che sarebbe diventata, ma ancora non lo sapevano, la loro canzone.


Arrivata a casa Annabeth fece il più piano possibile per non svegliare i genitori. Erano quasi le quattro del mattino, poiché si era intrattenuta un po’ più del previsto in macchina con Percy prima di salutarlo, ed era certa che i genitori non sarebbero stati contenti dell’orario. Aveva diciott’anni, eppure la ramanzina per il rientro l’avrebbe probabilmente avuta anche a trent’anni.


Quando si spogliò e si mise nel letto non riusciva a prendere sonno, nonostante si sentisse gli occhi pesanti.
Era stata una giornata intensa, una di quelle che le aveva dato modo di riflettere su molte cose. Prima di tutto aveva imparato a non giudicare un libro dalla copertina, e si era ripromessa che da quel momento in poi non avrebbe avuto poi così tanti pregiudizi sulle persone che non conosceva bene.
Aveva però anche capito che certe persone, nonostante ti sembrino brave, possono tradirti e non avere nemmeno rimpianti. Era sempre più convinta di star perdendo la testa per un ragazzo, e nonostante fosse grande, aveva gli ormoni a mille come una ragazzina.
Ed ultima cosa, ma non meno importante, aveva deciso di finire di fare la guerra con la sua famiglia, era arrivata l’ora di sistemare tutto. Appena avesse trovato il coraggio, avrebbe parlato con loro e avrebbe risolto, era arrivato il momento di crescere davvero.
Le arrivò poco dopo un messaggio sul cellulare.

<< Buonanotte Sapientona. Grazie per la serata. >>
Era Percy, ovviamente.
<< Buonanotte Testa D’alghe, e grazie a te… >>


Con quel pensiero sprofondò nel sonno, con un sorriso accennato mentre dormiva, perché sì… Annabeth finalmente aveva trovato qualcuno che l’apprezzasse così com'era, e non l’avrebbe abbandonata stavolta.
 
 
*Angolo autrice*


Okay… Non uccidetemi. Sono passati tipo 20 giorni dall’ultima volta che ho aggiornato, ma ho una buona scusa. Il mio adorato computer era morto, e avevo perso praticamente tutti i file. Riesco a connettermi dal telefono, ma per pubblicare la storia naturalmente devo andare sul PC. Il capitolo che inizialmente avevo scritto era molto, molto, molto meglio. Era più lungo, con molte più cose e meglio “strutturato”, ma ovviamente il mio computer durato per cinque anni doveva farsi il viaggio ora…

Sto pubblicando questo dal computer di una mia amica, e non ho la possibilità di rivederlo per bene e correggere tutto, anche se sono sicura che ci saranno almeno 394 errori. Naturalmente potete farmeli notare, e mi scuso in anticipo per quest’orribile capitolo, che più in fretta di così non poteva essere riscritto.
Come già sapete, amo Percy e Annabeth. Diciamo che il primo è sempre rientrato nella categoria del ragazzo figo, che può permettersi di tutto, può avere tutte le ragazze che vuole e non fa altro che pensare a quello. Nessuno però cerca di capire davvero perché una persona si comporta in una determinata maniera.
Non tutti quelli che sorridono sono davvero felici.
Annabeth invece adesso sta iniziando a capire che nella sua vita mancava qualcosa, e si rende conto che era una stronzata assurda vivere senza un ragazzo o delle vere amiche che la sostenessero e che la facessero sentire amata.
Si vede che ho un’antipatia verso la matrigna ed il padre? Penso di sì. Poi vedremo anche come si evolverà la famiglia di Annabeth. Mi scuso ancora mille volte per il ritardo, e non posso stabilire una data precisa in cui aggiornare, sempre perché ho bisogno di un computer e soprattutto di tempo. Ora esce la pagella e penso di essere nei guai fino al collo. Io ed il latino non siamo decisamente affini, molto meglio il greco.

Prometto che, nonostante mi sia piaciuto scrivere questo capitolo, i prossimi saranno indubbiamente migliori e soprattutto approfondirò altri personaggi che amo, come Talia, e anche Luke, che è stronzo… ma lo amo lo stesso.

Spero che recensiate lo stesso questo schifo e mi perdoniate per gli errori commessi. Fatemi sapere che ne pensate, un bacio.

Grazie in particolare modo a Giady_Delena, che segue la storia dall'inizio, alle 13 persone che hanno recensito, alle 13 persone che l'hanno messa tra i preferiti e alle più di 30 persone che la seguono.
   
 
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