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Autore: njaalls    27/01/2015    2 recensioni
Quel ch’ella par quando un poco sorride, non si può dicere né tenere a mente.
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«Dovresti uscire con me» dice lei con la sua usuale schiettezza, mentre una folata di vento si abbatte contro le loro guance e i loro nasi sono un po' arrossati per colpa dell'alcol. E Nina Evans ha già inquadrato Niall, ha imparato a comprendere un po' il suo carattere e le sue intenzioni e non gli è indifferente, un po' come lui non lo è per lei.
C'è un secondo di silenzio tra loro, nel quale solo la musica proveniente dalla casa è udibile e così lasciano che i loro cuori battano a ritmo quasi sincronizzato. Poi Niall scoppia a ridere. «Dovrei?»
«Dovresti» conferma lei, scrollando più volte la testa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6 —  Kiss me

Se gli esseri umani fossero precipitazioni atmosferiche, io sarei stato una pioggerellina, lei un ciclone.

Niall non torna nemmeno il giorno dopo e Nina dopo un po' ignora quell'assenza e va bene.
Niall non è un'abitudine per lei. Si conoscono si e no da due mesi, se si contano anche i giorni in cui nemmeno si guardavano e quelli in cui lui la ignorava, quindi non è difficile superare la mancanza, il posto vuoto, perché Nina ne ha altre, di abitudini.
Ha la sigaretta prima di entrare e si sta mettendo in testa di smettere, ha il tavolo in fondo alla mensa con i suoi amici che parlano del più e del meno, ha l'anello che le ha regalato sua madre e che era stato prima di sua nonna, ha troppe scarpe da tennis e Niall non è qualcosa che le appartiene, come un'abitudine. Quindi fa spallucce, sorride alle sue amiche all'entrata e ride immensamente quando Liam cade dalle scale alla fine delle lezioni. Poi corre ad aiutarlo, ma prima ride e non lo nasconde.
Ora è pomeriggio inoltrato e le fanno male i piedi e probabilmente quando toglierà le scarpette, sanguineranno un po' i graffi, ma ha ancora gli ultimi dieci minuti di lezione e non si sforza troppo per rimanere in piedi. L'insegnate le sta correggendo perché mancano di grazia a detta sua, ma Nina è consapevole della sua delicatezza nel portamento, dei suoi passi quasi inconsistenti e del suo corpo leggero, poi apre la bocca e rovina quel quadro, ma pazienza.
Si riscalda appena, muove il collo e allunga le gambe sulla sbarra e la danza è solo un hobby, ma ha sempre creduto che sarebbe diventata adulta tra pece e nastri per capelli, solo che ora non ne è più così sicura.
Si guarda allo specchio e si lecca le labbra, prima di distogliere lo sguardo e abbassarlo sulla piega che il body le fa sulla pancia fasciata, poi mette una punta e osserva il collo lungo del piede.
«Nina?» ed è chiamata da qualcuno con tono squillante, ma non aggressivo. Alza gli occhi e sorride, facendosi avanti verso Teresa, l'insegnante, che le incita a eseguire i passi che studiano ormai senza sosta da mesi. La musica parte, aspetta fino a dieci e poi fa il suo Basque in tre tempi. E Nina è delicata quando vuole e non ha pensieri mentre fa quello che le piace e la danza è un'abitudine. Non Niall, lui non lo è, anche se le fa trattenere il respiro e le gambe le tremano quando gli sta troppo vicino, anche se quello verso il suo corpo potrebbe essere il passo più leggero che abbia mai fatto. Chiude gli occhi ad intervalli e le piace sia la linea stesa della caviglia, che le punte delle mani eleganti ed appoggiate al nulla. La musica cessa e Teresa le fa un occhiolino, quindi Nina scoppia inevitabilmente a ridere e la sua serietà crolla senza preavviso.
Perché lei vuole che Niall Horan diventi un'abitudine, quindi ride.




Quando mezz'ora dopo esce dalla scuola di danza, trattiene il respiro e si blocca con un nodo allo stomaco. Poi ha la pelle d'oca sulle braccia scoperte e vorrebbe dare la colpa al freddo matto che le sta attaccando tutte le ossa, ma non le piace mentire e sa perfettamente che non è quello il motivo.
Con delle case basse alle spalle, Niall è seduto sul muretto fuori l'ingresso del centro sportivo, la testa china e le mani nelle tasche della felpa scura, i capelli sono incastrati in un cappello da baseball dei New York Yankees e indossa dei pantaloncini che lo staranno facendo morire congelato.
Il cielo è scuro, senza nessun accenno di chiarezza se non per un celeste poco vivace che si sta mischiando al blu della sera. I lampioni sono già accessi e il vento è abbastanza forte da scompigliare le fronde degli alberi insieme ai capelli di Nina. Questa lascia che la porta alle sue spalle sbatta ed è a quel punto che la testa del ragazzo si alza colto in un momento di distrazione e permettendo che la luce soffusa sopra la sua figura lo illumini, rivelando un viso riposato e un paio di occhiali da vista con la montatura spessa. Nina scoppia a ridere senza un perché e si guarda intorno un po' nervosa, mentre la ghiaia sotto le suole delle sue Nike emette dei rumori strozzati che riecheggiano nell'atrio della scuola di danza. Gli sorride e Niall si limita a guardarla, mentre avanza verso di lui e lancia il borsone al suo fianco, sul muretto sopra il quale è seduto senza che lei lo sappia da una buona mezz'ora.
«Pensavo saresti venuto a scuola» ammette la mora senza smettere di mostrargli un sorriso e lasciando scivolare le braccia dentro il giubbotto pesante, che aveva dimenticato di indossare prima di uscire. Chiude la cerniera e libera i capelli lunghi dal colletto.
«Ho detto solo che sarei tornato oggi» risponde allora Niall facendo un sorrisino e affilando lo sguardo. Rimangono in silenzio per qualche secondo e l'unico rumore è quello del vento che soffia, poi Nina si poggia al muretto e Niall tira fuori un pacchetto di Chesterfield. Gliene offre una e lei è quasi tentata —solo una— ma ha promesso che avrebbe iniziato a smettere e in quel momento non è né troppo nervosa, né troppo stanca, quindi può anche evitare. Scuote la testa.
«No, grazie» dice, declinando l'offerta e giocando con dei sassolini sotto la suola delle scarpe. «Sto provando a darci un taglio con quelle» e sorride con i denti in mostra e le rughe d'espressione accentuare sotto gli occhi.
«Bene» constatata lui, piegando il capo e rivolgendole un sorriso storto.
Nina ride e allora si scosta dal muro, giocando con la tracolla del borsone, prima di metterselo in spalla e piazzarsi davanti alla figura di Niall, intenta a riparare la fiamma del proprio accendino dal vento e accendersi così una sigaretta. «Come stai?»
Si stringe nelle spalle.
«Sei sparito nel nulla per una settimana» lo accusa, ma senza perdere il divertimento tipico di Nina. E poi non è né offesa, né arrabbiata, non ha motivo per esserlo e Niall non è un'abitudine, può anche stringere i denti e mettere un freno un po' a tutto quello che le si smuove dentro.
«Se ti dicessi che è successo all'improvviso mentirei, mi dispiace» e le rivolge uno sguardo divertito, mentre alza il cappello da baseball e si aggiusta i capelli con una mano. Lei si sente al posto giusto al momento giusto, ripensa a Niall e il suo davvero non essere un'abitudine, alle sue mani e al reticolo di vene sulla parte superiore di queste e ripensa ai suoi occhi. Gli sorride, ma in realtà ha la testa altrove e dentro di sé è tutto un groviglio difficile da slegare e pieno di nodi. È brava a mostrare sicurezza, ma non può ignorare il desiderio di essere sempre in ordine e il fare attenzione ad ogni suo gesto, il prestare attenzione a dove mette i piedi e quindi a non cadere. A sua volta, Niall appare distaccato, rude e sfacciato, spesso senza accorgersene, ma lei lo ha anche visto arrossire e ha un mondo un po' tutto suo, quindi lo potrebbe anche aspettare, se fosse necessario, perché non è normale il casino che ha portato con sé, sopraffacendola.
«Sono tornato in Irlanda, comunque» le spiega e non sa nemmeno lui perché glielo stia dicendo e non abbia semplicemente aspettato una sua domanda. Ma poi scuote la testa e sa perché non ha semplicemente aspettato che lei gli cavasse le parole dalla bocca —certo che lo sa— solo che è troppo orgoglioso per ammerlo e quindi prosegue. «Una sorta di riunione di famiglia in occasione del compleanno di mia madre»
«Ti manca?» domanda lei leccandosi le labbra e ciondolando davanti alle gambe del ragazzo, mentre una brezza leggera prova a spingerla invano.
«Chi? Mia madre?» si stringe nelle spalle e affonda di più le mani nelle tasche della felpa. La guarda e i suoi occhi sono come delle calamite e potrebbe esserne attratto per sempre senza mai essere respinto. «Sono sempre stato un ragazzo indipendente. Ma, sì, alla fine mi manca»
«Io intendevo casa. La tua famiglia. Non solo tua madre» spiega Nina abbozzando un sorriso e, sentendo quell'argomento bruciare un po' la pelle del ragazzo, si fa incerta. «L'Irlanda, l'aria di lì e tutto il resto»
Niall le rivolge un sorriso un po' amaro e forzato, poi scende dal muretto e fa spallucce. «Non sono un tipo malinconico o troppo nostalgico. Posso sempre tornarci» e poi scuote la testa, ridendo, ma è una risata un po' dura e ruvida e Nina per una volta crede che stare zitta potrebbe solo giovare. «Ti riaccompagno a casa?»
«Non ce n'è bisogno»
«Ho tempo da perdere»
«Grazie per la sincerità»
A quel punto Niall inclina la testa e non si muove. Nina fa lo stesso e non si muove.
Lei lo fa per prenderlo un po' in giro e lui si acciglia, quando poi gli sorride, sa che non si abituerà mai alle sue smorfie di allegria e che gli piacciono, decisamente. Scuote la testa e si incammina, apparentemente incurante che lei lo segua o no, ma sente le sue scarpe pestare la ghiaia ed emettere dei continui scricchiolii, quindi procede fino ad arrivare in strada.
Quando iniziano a camminare sul marciapiede, Nina non permette che il silenzio sia il soggetto delle loro discussioni, quindi inizia a parlare a raffica e Niall le è un po' riconoscente perché a lui il silenzio non piace poi granché, anche se spesso ha solo bisogno dei suoi spazi. Come tutti del resto.
Nina è un fiume in piena, un vulcano, è senza filtri e mentre cammina zampetta un po' a destra e un po' a sinistra, facendolo ridere appena con quella parlantina genuina e quasi mai volgare. Lui la ascolta, risponde alle sue domande e cerca in tutti i modi di non risultare troppo arrogante e si sta impegnando. Nina è sfacciata come lui, non ha problemi a dire ciò che crede sia corretto anche se poi se ne esce con un «Ma ognuno pensa quello che vuole, eh!» che lo fa trattenere dal scuotere la testa più volte.
Sentono il vento andare a loro sfavore, ma si stringono nei vestiti e fanno attenzione a non sfiorarsi nemmeno con i gomiti, perché le parole sono abbastanza anche per Nina e nessuno vuole forzare la situazione. Niall è catturato poi in un momento di distrazione, quando gli occhi di lei lo richiamano alla sua compagnia e allora gli sorride, facendolo accigliare, perché ha detto qualcosa ma non l'ha sentita.
«Come?»
«Dico» risponde lei allargando appena le braccia. «Perché mi aspettavi fuori dalla scuola di danza?»
«Perché avrei dovuto per forza aspettare te?» chiede a sua volta, cercando un timbro tale che la sua voce risulti una sfida. Ci riesce, ma ha comunque perso. «Potresti avermi trovato lì perché aspettavo qualcun altro»
«Però ora sei qui con me, non con qualcun altro» gli fa notare retoricamente lei con un tono a metà tra il divertito e il canzonatorio. Niall risponde con un smorfia e ha ragione e non ribatte, perché non ha una risposta concreta che spieghi perché è andato lì. Sa che lo ha fatto però e che aspettare anche al gelo insistente, lo ha fatto sentire forse meglio. «E sono anche piuttosto sicura di averti detto che prendo lezioni di danza»
«Sì, lo hai fatto» conferma agitando la testa bionda su e giù, ricordando la festa a casa dell'amica di Nina. Proseguono poi in un sinistro silenzio che coglie Niall contropiede e allora lei cuce la bocca e non fiata se non per scusarsi quando gli taglia involontariamente la strada, ma è stata obbligata dalla panchina sul marciapiede.
Non voleva. Lui annuisce appena.
Durante il tragitto Nina da la precedenza in una strettoia a due anziani e accarezza la testa di una bambina quando questa gli si schianta quasi contro con un lecca lecca grondante di saliva tre le mani. Si trova a riflettere sui loro caratteri così simili, ma anche così diversi, perché lui avrebbe semplicemente accelerato il passo per evitare di scontrarsi con la coppia anziana e avrebbe aggirato la più piccola, continuando per la sua strada.
Sono quasi arrivati alla piazza in centro e, stando  alle indicazioni di Nina, casa sua è all'esatto opposto rispetto a quella del biondo e alla stessa scuola di danza. Si stringe nella felpa perché, Gesù, fa un freddo cane e aspettano così che il semaforo diventi verde.
«Com'è l'Irlanda?» domanda ad un certo punto la ragazza e lui si poggia con una spalla ad un palo, accendendosi un'altra sigaretta.
«Il miglior posto al mondo. Ma te l'ho detto, sono uno che si adatta» ammette con una scrollata di spalle, aspirando il fumo e facendolo uscire poi dalle labbra appena schiuse.
«Mi piacerebbe visitarla» risponde a sua volta Nina, guardando il cielo con il naso all'insù e gli occhi sgranati di una persona ingenua e un po' sognatrice. Si volta verso Niall e sorride amabilmente. «Mi ha sempre dato l'impressione di essere allegra. Forse perché è così green. Di dove sei?»
«Mullingar, Irlanda del sud» scatta il verde e Niall prende una pausa, seguendola quando riprende a camminare. Attraversano la strada e Nina gli rivolge uno sguardo contento, sorride ancora e il ragazzo non si è ancora rassegnato all'idea di vederla sempre sotto quella luce di spontaneità e leggerezza. «È una piccola città e, sì, è molto green. l'Irlanda è bella. Il migliore posto al mondo»
«Ti è dispiaciuto lasciarla» afferma allora lei, mentre Niall si stringe nelle spalle e consuma lentamente la sigaretta tra le dita. «Si vede»
«Ogni famiglia ha i propri alti e bassi» spiega pratico, guardandosi intorno. Il suo passo è sicuro, ma si mantiene comunque a distanza di sicurezza dal corpo di lei che sfiora soltanto l'asfalto in una camminata allegra e frizzante, ma anche elegante, a modo proprio. «Mio padre e mia madre hanno ripreso a parlarsi con frequenza solo negli ultimi tempi. Quando lui è stato licenziato, ha colto la palla al balzo e ha deciso di cambiare aria. L'ho seguito e basta, poi siamo arrivati qui. Il prossimo anno avrò passato già gli esami e, non so, mi arrangerò da solo»
«Hai comunque degli amici qui, non ti è andata male» gli fa notare Nina, prima di rivolgere lo sguardo alla piazza che li circonda ed osserva il panificio lì di fronte dove un ragazzo alto e ben piazzato serve un cliente distrattamente. Poi gli occhi di lei scivolano automaticamente su Niall e sorride, mentre lui fissa la punta delle proprie scarpe e poi si ferma, buttando la cicca per terra.
«Ho solo Harry» constata scuotendo la testa e ridendo poi quasi nervosamente. «E mi odierà»
«Ci sono anche io ed Harry non è una persona rancorosa. Affatto» dice Nina alzando le spalle e facendo qualche passo avanti. Si ferma quando nota che il biondo non la sta seguendo.
«È innamorato di te»
«Lo so, ma ci siamo lasciati» spiega la mora ovvia, gesticolando un po' frenetica con le mani e ridacchiando senza motivo. «Gli voglio bene, ma deve andare avanti, Niall. Gli hai solo chiesto il mio numero»
«Non credo che mi odierà per questo» ribatte lui e mette in mostra un sorriso furbo, quasi un ghigno sicuro e spavaldo. Avanza verso Nina e le sue braccia lungo i fianchi magri e occupa tutto quello spazio che durante il tragitto ha cercato di non invadere. Si sente forte e, Cristo, non gliene frega proprio nulla di Harry e sarà anche insensibile, ma Niall sa quello che vuole e ora sente un terribile impulso. «Siamo davanti alla panetteria e ci sta guardando»
Le parole del ragazzo la invadono e cercano di essere capite, studiate e verificate, ma Nina non ha il coraggio di guardare verso il locale illuminato, perché sperava avrebbe impiegato di più a servire il cliente e perché stanno in piedi dall'altro lato della piazza e magari potrebbe anche semplicemente non essersi accorto di loro.
«E allora?» chiede comunque Nina, aggrottando le sopracciglia, un po' spaesata.
Niall la afferra dai lembi del giubbotto e, dando le spalle al soggetto lontano della loro conversazione, la nasconde dietro la sua figura. Poi si china appena sulle sue labbra che sorridono e la bacia con sicurezza. Nina si sente piccola a confronto, mentre lui è così forte e grande. In altri casi saprebbe fronteggiarlo, tenergli testa e mettere a tacere il mare che ha dentro, ma l'impeto che ci sta mettendo è troppo grande anche per una come Nina e il desiderio è troppo per non farla tremare.
Si aggrappa quasi disperata alla felpa di Niall e si trattiene al suo petto, mentre un braccio di lui la regge dalla vita e forse ha capito che è tutta un po' traballante. Quando lascia che Nina torni a prendere una boccata d'aria, le dà poi un bacio umido all'angolo della bocca all'ultimo secondo, facendola boccheggiare per la sorpresa. Scoppia a ridere e la sua fronte si scontra contro il petto del ragazzo, prima di cercare il suo sguardo.
«E sono io quella che corre troppo?» sussurra e non lo lascia, perché le toglie il respiro e ha deciso che proverà a rimanere in apnea. E potrebbe anche diventare un'abitudine, Niall, quindi chiude gli occhi e «Baciami, per favore», lasciandosi spingere poi verso un muro nella penombra.

 



 
Sono scomparsa appena le vacanze natalizie sono iniziate. Mi sono detta di pubblicare almeno con la ripresa delle attività scolastiche, ma alla fine ho avuto altro da fare, quindi mi sono allontanata un po' dal fake e da qui. Mi spiace.
Qualche giorno fa sono entrata di nuovo sul mio profilo Njaalls e ho espresso la possibilità (e il dovere?) di tornare ad aggiornare e sono rimasta contenta di leggere che la mia storia sarebbe dovuta continuare perchè "merita". Vi ringrazio davvero di cuore (anche se siete molto pigre con le recensioni haha)!!!
Proverò a farmi vedere, almeno qui, spero. Non garantisco regolarità e puntualità tra scuola, corso per la patente, corso d'arte, disegno a casa e (sebbene insoddisfacente) vita sociale.
Vi voglio un mondo di bene e, oh, ho pubblicato Towers prima delle vacanze di Natale, una os su Niall senza grandi pretese. Magari non ne eravate al corrente (visto il poco spam) e vi piacerebbe dare una sbirciata. :)
Ora scappo... Ah, la citazione sotto il banner è di Cercando Alaska di Green che, sebbene non lo reputi un grande scrittore (almeno non così grande come molte lo vogliono far comparire), calzava a pennello per i miei ragazzi.
Njaalls 


  
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