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Autore: Chelinde    27/01/2015    1 recensioni
"Una terra divisa a metà, due popoli in continuo conflitto, una guerra sta per nascere, il sangue innocente si mescolerà a quello crudele.
Draghi contro draghi, le stesse creature, fratelli tra di loro attenteranno alla vita dei loro simili.
Lilidith, la principessa dalle squame viola avrà il suo battesimo del fuoco, vedrà la morte dei suoi compagni e deciderà che è il momento di fare qualcosa.
Si, ma cosa?"
Spero di avervi incuriosito, e vi invito a passare e lasciarmi una recensione.
Un bacione Chelinde!
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lilidith- Il regno della luce ed il regno dell’oscurità

Capitolo IV


Era passato un mese intero da quella cena, dalla morte di mio padre, ed io non riuscivo ancora a crederci, ad accettarlo, quando uscivo dal palazzo mi aspettavo sempre che mi venisse incontro dandomi il buon giorno, o che mi facesse le solite raccomandazioni. Quando compravamo le ciambelle, il suo dolce preferito mi aspettavo da un momento all’altro di sentire la sua voce forte rimbombare per tutta casa chiedendoci, o meglio, ordinandoci di lasciargliene almeno una.
Invece niente di tutto questo avveniva mai.
Ogni notte mi addormentavo sfinita, cercavo durante il giorno di fare più cose possibili per tenere la mente in esercizio e non pensare a tutto ciò che era successo in quei giorni, la mattina mi svegliavo, e per quanto tentassi di non pensarci il pensiero di mio padre si insinuava nella mia mente e qualche lacrima mi rotolava sul muso.
Mia madre non se la passava certo meglio, gli impegni la sommergevano, si occupava di tutto, e spesso era costretta a saltare perfino i pasti. Mi sentivo sempre più sola, sapevo che era il suo dovere, eppure desideravo soltanto che lei stesse con me, che ci sedessimo in una stanza qualunque del palazzo e che passassimo il tempo a parlare o semplicemente a piangere e consolarsi a vicenda, ma niente di tutto questo è fattibile, o almeno per il momento.
Quella mattina ingurgitai velocemente la mia colazione per poi precipitarmi a rotta di collo verso la scuola, questo era il primo giorno che riapriva, erano riusciti a riparare tutti i danni ed era ritenuto sicuro tornarvi.
Partire per tornare a scuola mi rese triste, l’ultima volta che lo avevo fatto c’era stata la lotta e mio padre era morto, dalla mia altezza mi voltai leggermente guardando il giardino dove io e mio padre ci eravamo salutati l’ultima volta.
Raggiunsi il grande edificio bianco, era stato ripitturato completamente, sorvolai l’ingresso dove erano stati uccisi i draghi, dove si era creato il lago di sangue, scossi la testa, non volevo e non dovevo pensarci, volai dentro il primo piano, ricordavo ancora la sezione, C, iniziai a cercare la mia aula in mezzo a tutte quelle che vi si trovavano e quindi vi entrai prendendo posto ed ignorando volontariamente gli sguardi dei miei compagni ed allontanandomi cercando di non essere avvicinata. Non avevo voglia di chiacchiere. Volevo solo andarmene di lì il prima possibile, non avevo proprio dei bei ricordi in quel posto.
La fine delle lezioni fu per me una benedizione e volai fuori da quel posto il più velocemente possibile, e per poco non mi scontrai con altri draghi-studenti.
“Lilidith!”. Mi fermai solo quando mi sentii chiamare, mi voltai verso quella voce vedendo due draghi, uno dalle squame azzurre e l’altro verdi.
Non li vedevo dalla cena, è stata la cosa più penosa alla quale partecipai, dovetti tenermi stretta le lacrime per tutto il tempo, oltre al fatto che l’aria formale non faceva altro che appesantire l’ara.
“Ciao” dissi semplicemente con un tono di voce estremamente basso, i due si fermarono davanti a me “Wow, mi raccomando, non essere troppo felice di vederci” disse con tono sarcastico Marstrong meritandosi un’occhiataccia dall’amico.
“Scusate ragazzi” dissi con un sospiro facendo un piccolo sorriso.
“Tutto bene?” chiese il drago dalle squame azzurre che si era accorto solo in quel momento della mia tristezza, scossi la testa “È che ho molto da fare sapete e devo proprio volare al castello, scusate” dissi prima di precipitarmi verso casa, in realtà volevo solo chiudermi in camera per mettermi a piangere, mi mancava mio padre, ero tormentata dagli incubi per ciò che avevo vissuto e ciò che avevo fatto.
“Eih, fermati!” urlò il drago azzurro mettendomisi davanti, frenai di botto e per poco non lo investii.
“Ma che ti è preso, se non mi fossi fermata ti avrei potuto far male!” lui mi bloccò con i suoi occhi rossi “Che mi è preso? Che è successo a te!” abbassai lo sguardo sentendo chiaramente le lacrime inumidirmi gli occhi “Lasciami andare per favore” dissi a bassa voce cercando di controllare i singhiozzi. “No, oramai ci consideriamo tuoi amici, ed in quanto tali ci preoccupiamo per te”, mi voltai trovandovi anche Colings con un po’ di fiatone dovuto alla volata.
“Io non ho niente, voglio solamente tornare a casa!” urlai mentre delle lacrime mi solcavano il muso, Marstrong sgranò gli occhi vedendole, il suo sguardo poi si addolcì, si scansò “Ok” mi disse semplicemente “Ma per qualunque cosa vieni da noi ok?” annuii leggermente prima di lanciarmi verso il palazzo piangendo, i singhiozzi mi scuotevano il corpo.
Avevo anche trattato male dei miei amici, ero diventata veramente pessima.
“Tesoro” alzai lo sguardo verso mia madre che mi guardava preoccupata, mi cancellai gli ultimi segni del pianto “Sto bene mamma” dissi prima di volare in camera lasciandola basita ed intristita.
Non so bene quanto tempo passò, fatto sta che mia madre bussò alla mia porta quasi supplicandomi di farla entrare, le diedi il permesso voltandomi dall’altra parte del letto dandole così la schiena.
Ero veramente sciocca, volevo che lei mi parlasse, che potessimo consolarci a vicenda, eppure in quel momento non volevo che mi vedesse piangere. Mi sentivo debole e sciocca e non volevo darle altre preoccupazioni.
“Sai tesoro” iniziò sedendosi al mio fianco “Io e tuo padre” nel nominarlo la sua voce si incrinò leggermente ed il mio corpo fu scosso da un leggero singhiozzo, “Siamo sempre stati convinti che tu saresti diventata una grande Regina, capace di mantenere la pace in questo mondo pieno di conflitti quale è”. Con una zampa mi accarezzò delicatamente “Anche se sei pasticciona” disse ridacchiando “Priva completamente di pazienta, manesca e talvolta agisci senza pensarci, anzi, lo fai praticamente sempre, siamo sempre stati convinti che avremmo lasciato il Regno della Luce in buone mani per non dire ottime”.
Quelle parole mi fecero sorridere leggermente, sapere di non essere sempre stata considerata una completa imbranata era un piccola consolazione.
“Ti abbiamo punita severamente perché imparassi che una Principessa non può fare ciò che vuole, ma che deve seguire determinate regole, ti abbiamo proibito di seguire le lezioni di battaglia per il tuo bene” disse alzandosi dal mio letto ed aprendo la porta bianca “Ma data la situazione credo che sia il caso che tu le riprenda, l’istruttore sarà qui tra mezz’ora quindi sbrigati”. A quella frase mi alzai, giusto in tempo per vederla farmi l’occhiolino e lasciarmi sola.
Potevo riprendere le lezioni di battaglia, non mi sembrava vero.
Corsi a lavarmi la faccia per cercare di risvegliarmi e mettere da parte i brutti pensieri.
Le mie squame avevano ripreso un briciolo della lucentezza che avevano prima di tutto quanto, mi sorrisi riflettendomi nell’acqua limpida, scoprii i denti bianchi ed iniziai a fare le boccacce, prima cercavo di sembrare feroce, poi facevo il broncio, infine scoppiavo a ridere per quanto ero sciocca.
Decisi che era il caso di scendere in giardino e riscaldarmi i muscoli, così non avrei perso tempo nel riscaldamento, iniziai a volare intorno al palazzo facendo delle piroette in aria, non mi divertivo così da tanto tempo, adoravo volare, ed il pensiero che quel riscaldamento lo stavo facendo per poi allenarmi mi metteva stranamente di buon umore.
Atterrai nel campo d’addestramento trovandovi mia madre con il mio vecchio istruttore Frendich, mi sorrise e fece un piccolo inchino.
“Principessa, sono lieto di vederla così in forma” disse con tono reverenziale, Nana sorrise compiaciuta alzando il muso come se quel complimento le fosse stato fatto proprio a lei.
“Frendich, sono lieta di averla ancora come istruttore”, la Regina mi sorrise “Non potevo certo cambiarlo dopo il grande successo che ha avuto con te” mi disse sorridente.
“Adesso vado, ho urgenti commissioni da fare” disse prima di spiccare un balzo e mettersi in volo, anche se io sapevo bene che lo faceva così non poteva esprimersi a riguardo dei miei allenamenti, sorrisi inconsciamente.
“So della sua vittoria durante la lotta a scuola”, il mio sguardo si rabbuiò per un attimo “Ne ho ancora gli incubi” ammisi a bassa voce, l’istruttore mi guardò con un piccolo sorriso triste. “Come faccio a farli smettere?” chiesi con un trasporto tale da farlo sobbalzare “Insomma, so che non avevo altra scelta, ma come posso riuscire a fare si che gli incubi cessino, come posso far si di non rivivere più quei momenti, di immaginarlo circondato dalla sua famiglia?”. Il drago scosse la testa dispiaciuto “Non è possibile Principessa”.
Quella risposta mi lasciò stupita, abbassai lo sguardo a terra, non volevo far si che il suo muso continuasse a tormentarmi, non sarei riuscita a sopportare ancora l’idea il sapore del suo sangue in bocca, del rumore del suo ultimo respiro.
“Con il tempo scemerà fino a scomparire, deve solo avere pazienza, anche se non è una cosa facile”.
Annuii leggermente, mi fidavo di lui.
Era un drago più grande di mio padre di un centinaio d’anni, aveva cinquecentocinquant’anni, le squame tra il rosso e l’arancione e gli occhi marroni, era di un’agilità ed una forza incredibile, oltre che un insegnante eccezionale, era molto severo e non accettava che qualcuno non rispettasse i suoi ordini.
Iniziò così un allenamento che mi lasciò con i dolori a tutti i muscoli delle ossa.
Iniziai dovendo affrontare, diciamo, dei manichini di draghi fatti in legno, dovevo tentare di batterli con l’unico uso della coda.
Lo reputai un esercizio semplice fin quando non tentai la prima frustata che mi lasciò la coda tutta indolenzita.
Mi lasciai ad andare ad un urlo di sorpresa e dolore, la cui risposta del mio allenatore fu una semplice occhiataccia.
“Ritenta” disse semplicemente, io strabuzzai gli occhi scioccata ma non osai rispondere ricordando ciò che era avvenuto un giorno di tanto tempo fa.
Riprovai con un colpo ancora più forte, ma anche questa volta non provocai alcun danno al finto-drago, ma solo un acuto dolore alla coda.
“Non devi colpire così”, quella frase detta con così tanta tranquillità mi fece arrabbiare “Ed allora come?” chiesi sbuffando, lui si limitò a gelarmi con lo sguardo, “Riprova e cerca di osservare ciò che fai. Ragiona, usa la testa, non ci sarà sempre qualcuno a dirti dove commetti gli errori, devi imparare a trovarli da sola”. Parlava bene lui, non aveva una coda dolorante che pulsava.
Strinsi i denti e colpii ancora una volta con più forza.
Osservai che colpivo con la coda completamente rigida, e che forse era proprio per quello che mi facevo male, era il caso di tentare di attorcigliarla attorno alla gamba del finto-drago.
In fondo la coda già mi doleva, un po’ di dolore in più cosa mai sarebbe stato?
La attorcigliai bene attorno alla finta zampa e diedi un forte strattone, la struttura il legno tremò e si accasciò a terra, sorrisi scoprendo i denti “Molto bene, ed adesso comportati come se fosse un nemico”.
Assottigliai lo sguardo e mi alzai in volo portando con me il mio finto-nemico, raggiunta una certa altezza lo scaraventai a terra con tutta la mia forza, quello atterrò con un tonfo sordo. Il mio istruttore alzò il muso verso di me e mi fece cenno di scendere.
“Abbastanza brava, anche se io non ti ho detto di fermarti”.
La lezione andò avanti con Fredich che mi chiedeva di comportarmi come se fossi in battaglia, continuava a dirmi dove sbagliavo e come mi comporterei in certi determinati casi.
Alla fine l’unica cosa che mi riusciva fare fu di barcollare fino alla mia stanza e lasciarmi cadere sul letto priva di qualunque forza, mi coprii con la coperta e ben presto il sonno mi colse.
“Lily?” quella voce mi arrivò come da lontana e le risposi con un semplice mugugno “Lily! Alzati che è pronta la cena!” al suono dell’ultima parola scattai in piedi fiondandomi al piano di sotto ignorando lo sguardo ed i numerosi richiami di mia madre che si arrese con un sospiro affranto.
Il mattino dopo mi alzai in volo con un umore decisamente migliore e non mi voltai a guardare il piazzale dove avevo salutato per l’ultima volta mio padre.
Il vento fresco mi schiaffeggiava dolcemente il muso, mi sentivo bene, mi sentivo libera, ero a posto con me stessa.
Davanti a me vidi i miei nuovi due draghi amici, sorrisi, “Mastrong, Colings!”, i due si fermarono voltandosi sorpresi “Lilidith!” disse il drago dalle squame verdi.
Mi fermai davanti a loro “Che c’è, come mai quelle facce sorprese?” chiesi loro notando le loro facce sbalordite “Nulla, è che sembri … ecco … allegra” azzardò sempre il drago dagli occhi gialli. Io scossi la testa “Ieri ho ripreso i miei allenamenti, mi devono aver rimesso di buon umore quelli” dissi ridendo. Il drago azzurro mi guardò attentamente prima si sospirare “Muoviamoci o faremo tardi a scuola” disse prima di riprendere a volare lasciandomi stupita dal suo strano comportamento.
“Che gli è preso?” Colings alzò le grandi spalle “A bo!” disse prima di seguirlo ed io feci altrettanto.
Atterrammo nel piazzale della scuola “Io vado in classe allora!” disse il drago verde entrando velocemente all’interno dell’istituto “Già, mi devo avviare anche io” dissi alzandomi in volo “Lilidith”, mi voltai verso Mastrong incuriosita “Vuoi venire al campo della Marenga dopo scuola con me e Colings?” annuii felice e le ore di lezione non furono così pesanti come il giorno precedente.
sentii un brivido scendermi lungo la schiena. Qualcosa di brutto stava per accadere, scacciai il brutto pensiero dalla mente, non dovevo farmi suggestionare.
 


N.D.A.:
Autrice: Salve a tutti!!!
Si siede sulla sedia a dondolo iniziando ad andare in su ed in giù come se nulla fosse.
A: Ok, lo so che ci ho messo quasi un anno ad aggiornare, ma voi non avete idea di cosa mi è successo in questo tempo …
Lilidith: Oltre a non avere voglia di scrivere.
A: Eih! Tu non mi raccontavi niente, come facevo a scrivere la tua storia se non me la dici?
L: Hai sempre la scusa pronta tu …
A: Oh Lily, non mettere il muso ti prego!
L: Ma io ho il muso! Non ho certo quella cosa spiaccicata che voi chiamate faccia!
A: Oh Lily!
L’Autrice gli si lancia al collo abbracciandola e facendo sbocciare tanti fiorellini
A: Ti voglio taaanto bene!!
Urla piangendo
L: Guarda che non c’è bisogno di urlarmi nelle orecchie, ci sento benissimo!
A: Scusa se sono sparita per così tanto! Mi dispiace, mi sei mancata taaantoo!!
L: Oh Autriceeeee!!
Urla iniziando a piangere e nascono tanti cuoricini … ma guarda un po’ te queste pazze …    -.-‘’
Mastrong: Eih voi due, mi avete abbandonato qui!
A & L: Oh, sei ancora vivo -.-‘’
M: S-stavate cercando di uccidermi per caso??
A & L: Nah! Come ti viene in mente!
M: Queste ora mi fanno paura sul serio.
Benvenuto nel club fratello U.U
M: Avrei preferito non entrarci T.T
A chi lo dici T.T
A: Mi dispiace molto di avervi fatto attendere così tanto per questo capitolo, spero che vi sia piaciuto anche se non sono accadute tantissime cose, ma un capitolo così doveva esserci, spero di risentirvi presto.
Un Bacione Chelinde! <3
  
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