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Autore: WiseGirl    27/01/2015    11 recensioni
**-E tu? Hai tatuaggi?-
-Sì, uno- con la mano destra traccio una leggera linea sotto l'elastico del reggiseno sul fianco sinistro. Attraversò le costole dirigendosi verso la schiena.
-Qui- aggiunse.
-È semplice, una scritta. Lui vive in te, in elfico-
-Posso chiederti cosa significa?-
-Certo-**
Come si può vivere un presente non riuscendo a staccarsi dal passato?
Come si può trascorrere un oggi splendido se si vive nella paura del domani...
Molte volte la chiave per la felicità presente già la si possiede, oppure ti colpisce -letteralmente- in faccia con un pugno.
Bastano solo poche ore per creare la visione di un futuro perfetto.
Per crearne solo la visione, però.
Emma quando uscì di casa con tutte quelle valigie nemmeno immaginava quanto sarebbe stata determinate quella vacanza tra amiche.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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**Piccola premessa**
La storia l'avevo già postata tempo fa, ma per cause di forza maggiore l'avevo dovuta togliere. 
L'ho ripostata perché credo sia la migliore che io abbia mai scritto fino ad ora.
Mi scuso ancora per il disguido, spero vogliate rimanere a leggere!
Se l'avete già letta... Beh, una volta non è mai abbastanza, no? 
 
Lui vive in te
 
Il meteo del cellulare le diede l'ennesima brutta notizia: pioggia su Colombo, per il quindicesimo giorno di fila.
Emma stava perdendo la pazienza. Avrebbe passato le vacanze di Natale in Sri Lanka e non aveva intenzione di andarci per vedere il cielo coperto, come lo era da mesi in Italia.
La mattinata volò rapidamente tra le lotte con le valigie che erano sempre troppo pesanti e le raccomandazioni assillanti di una madre troppo preoccupata ed entusiasta del viaggio allo stesso tempo. Capiva che fosse difficile lasciare che la sua prima figlia viaggiasse da sola per la prima volta verso una meta così lontana, ma le stava rendendo impossibile rilassarsi a quei soliti pensieri che si fanno in vista di un viaggio.
Una corsa per gli ultimi acquisti dimenticati, un rapido viaggio dall'estetista per sistemare il viso e un pasto frugale a base di bresaola ed insalatina. Niente di più detestabile, ma le priorità della giornata erano altre.
Non avrebbe viaggiato da sola, con lei tre delle sue migliori amiche. Una più elettrizzata dell'altra. Erano state invitate ad un matrimonio, avrebbero passato ben ventiquattro giorni a Colombo nella Lacrima dell'India. Uno di quei viaggi che si ricorda per la vita.
L'iPhone era una continua vibrazione per tutti i messaggi di auguri degli amici e parenti vari. Capiva che sarebbe stata via a lungo e che forse non li avrebbe sentiti per parecchio, ma non poté non trovarlo snervante.
Non tutta quella giornata sembrava essere contro di lei, seppur piccolo, un lato positivo c'era: i genitori l'avrebbero portata all'aeroporto di Malpensa con la macchina dello zio che tanto amava, l'Alfa 159 nera.
 
 
Le valigie chiuse nel baule, i genitori che discutevano i pagamenti mancati nell'azienda di famiglia, il cellulare squillante del padre come snervante sottofondo ed un povero Michael Bublé che cercava di far emergere la propria voce con le note di quelle squisite canzoni di Natale in quel piccolo angolo di mercato che era diventata l'automobile. Sì, era decisamente la solita situazione. Gli inseparabili auricolari c'erano anche quella volta e la salvarono.
Il desolato susseguirsi di cantieri che costeggiava l'autostrada rese il tragitto da Brescia interminabile e snervante, non riusciva nemmeno ad abbandonarsi a quelle fantasiose storie sulla quali giurava avrebbe scritto un libro prima o poi.
Mamma e papà che, alternandosi, ne richiamavano l'attenzione per fare insulse osservazioni dovute all'agitazione ogni dieci minuti resero quel viaggio un calvario. 
Per assurdo, erano molto più emozionati di lei. Non stava semplicemente realizzando dove stesse andando e per quanto.
La pausa all'autogrill sulla via per Malpensa fu accolta come una benedizione non solo dai suoi nervi, ma anche dalle gambe che avevano un urgente bisogno di essere sgranchite.
Scese dall'auto con la piccola borsetta nera a tracolla, sistemò i lunghissimi capelli lisci color caramello in una treccia sulla spalla destra e si unì alle amiche elettrizzate.
Era bello vederle dopo tutto quel tempo soffocata dai genitori.
La madre le venne in contro con una brioche alla Nutella ed un cappuccino, erano quasi le cinque del pomeriggio, ma non si può mai dire no alla mamma. 
Da lì la restante porzione di tragitto fu molto più rapida e meno stressante.
 
 
Il pellegrinaggio all'interno dell'aeroporto per raggiungere la zona franca durò ore interamente passate ad implorare per un Big Mac al McDonald's vinto solamente mezz'ora prima dell'imbarco.
Ultimo saluto ai genitori e parenti vari prima di dirigersi ai metal detector e al gate in seguito. 
L'imbarco iniziò ed una fiumana di gente si riversò sulla povera hostess che cercava di trattenerli per procedere con ordine, settore per settore.
-Quelli del settore E stiano pure indietro, saranno gli ultimi ad essere chiamati- quanto odio per la voce stridula che continuamente ripeteva questa frase. 
Per loro non fu un problema, salirono tra i primi e presero posto una accanto all'altra nella fila da quattro posti. 
L'aereo era enorme, ogni posto aveva la propria televisione con tanto di telecomando e schermo touch screen. Una scelta tra più di duecento film e milioni di canzoni. Adorava quella compagnia!
Non poté fare a meno di invidiare quei ricconi che si potevano permettere la prima classe, dalle foto che aveva visto sembrava fantastica. 
Per la fortuna di Sara, la bionda tra le tre amiche, i loro posti distavano solamente qualche passo dal bagno.
Una lieve tendina separava la loro economy class dalla business posizionata di fronte.
Sei lunghe ore per arrivare a Dubai per lo scalo. Non sapeva come avrebbe passato il tempo, guardare più di un film non se ne parlava. Si voltò rapidamente verso Tina: -Mi presti il computer? Ti prego-.
L'amica singalese dai lunghi capelli neri che tornava al proprio paese per il matrimonio della sorella le passò l'arnese domandando: -Certo, ma perché?-
-Voglio scrivere qualcosa, divento matta sei ore qui sopra senza distrarmi-
-Okay, ma poi voglio leggere- le rispose.
-Vogliamo- la corresse Paola, la terza ragazza al suo primo viaggio importante.
-Ovviamente!- concluse entusiasta preparandosi per il decollo.
Evitò del tutto di darsi ai film e, una volta in quota, prese il computer ed iniziò quella che sarebbe stata una semplice storiella su quel viaggio fantastico.
La vena artistica, straordinariamente fantasiosa, le concesse di scrivere l'introduzione prima di atrofizzarsi completamente e farle perdere l'ispirazione.
Maledisse anche il computer che rimaneva in carica troppo poco tempo prima di spegnerlo e attendere la cena.
Erano già le undici ed avevano appena mangiato, le amiche impiegarono così poco ad addormentarsi e rimase sola con il proprio monitor.
Resistette dai due ai tre minuti prima di decidere che aveva bisogno del bagno per fare un giro.
Si alzò, si sgranchì le gambe e si mosse in direzione dello sgabuzzino che avevano il coraggio di etichettare come toilette. Erano naturalmente occupati entrambi, perciò si mise di fronte alla tenda ad aspettare incrociando le braccia. 
Si guardò intorno, un gran vociare dalla business class appena dietro quella tela color corda. Era curiosa, ma non voleva spiare. Avvicinò piano l'orecchio destro quando un violento dolore al naso la fece arretrare.
Qualcuno di disattento aveva spostato la tenda con un po' troppa veemenza tirandole un pugno sul naso.
-Ahia!- gridò coprendosi.
-Oh mio Dio! Scusa, non volevo!- un ragazzo le parlò in inglese, ma non afferrò e lo costrinse a ripetere. 
-Niente, nessun problema- rispose cercando di evitare gli strafalcioni grammaticali. Sollevò lo sguardo dalle proprie mani per vedere questo inglesino maldestro e rimase senza parole.
-Harry Styles- si presentò sorridendole con un piccolo cenno della testa.
-Sì che lo so! Ehm, cioè, io sono Emma- fortunatamente l'inglese lo masticava abbastanza bene, merito dell'isterica professoressa d'inglese ossessionata dalle estemporanee. Da tempo l'idea di tentare per una certificazione alla Cambridge la allettava.
Ancora lo osservava seria un po' persa ed esterrefatta, considerando il fatto che fino a quel momento l'unica personalità famosa -se così si poteva definire- che aveva incontrato era il Genio Abu Zazza della Melevisione alla Coin di Brescia. Una tale fortuna.
-Scusa davvero tanto, sono mortificato- le disse sollevandole il mento per vedere meglio dove l'avesse colpita.
Improvvisamente quell'aria condizionata che poco prima l'aveva costretta a coprirsi ora non le bastava più. Il cuore mancò un battito a quel tocco.
-No, ma è tutto apposto. Mi hai preso di striscio- gli rispose sorridendo e prendendogli la mano per abbassarla.
-È tutto apposto, grazie- rispose perdendosi, involontariamente, a fissare quei tatuaggi che facevano capolino dalla semplice maglia bianca a mezze maniche con lo scollo a V.
-Ehm, è libero- le fece notare il cantante con un piccolo cenno alla porta del bagno.
-Oh, già!- si ridestò entrando in bagno. 
Che sorriso aveva quella ragazza, così perfetto.
Harry ci pensò per un po'. A come sembravano ridere anche gli occhi marroni in quel poco tempo condiviso.
Passarono quasi cinque minuti prima che uscisse da quella scatoletta. Non poté fare a meno di cercarlo, una volta fuori, ma il cantante non era più lì.
Beh, cosa si aspettava? Che rimanesse con lei?
Tornò rapidamente al proprio posto a sedere che dava sul corridoio stretto un po' delusa, ma anche entusiasta di averlo potuto almeno vedere.
Il jet-lag le impediva di dormire, perciò prese il libro che stava leggendo e si immerse nel mondo fantastico di Percy Jackson.
L'iPod nelle orecchie a volume altissimo per isolarsi.
-Non dormi?- la interruppe una voce dopo pochi capitoli.
-No, non ci riesco- rispose a bassa voce a Paola seduta accanto a lei appena sveglia e si voltò nella sua direzione.
-Non puoi immaginare chi abbia incontrato poco fa! Meglio, chi mi abbia tirato un pugno in faccia poco fa!-
-Harry Styles-
-Ma... Sì, hai visto?- le chiese un po' delusa di non aver potuto suscitare quella solita curiosità tra amiche quando ad una delle due capita qualcosa di bello.
-No, è che da un paio di minuti è appoggiato al tuo sedile- le rispose facendo un cenno al giovane che torreggiava su di lei.
Strabuzzò gli occhi all'amica prima di voltarsi a guardarlo con un timido -Ehi- sulle labbra.
-Io torno a dormire, mi pare ovvio che voglio sapere tutto poi- le fece l'occhiolino e chiuse gli occhi, forse stava anche sorridendo.
-Ehi- la voce bassa e roca del cantante non sembrava quasi vera, era difficile credere ad una fortuna tale.
-Prima sono stato maleducato, molto- proseguì passandosi la mano piena di anelli con quella croce tatuata estremamente affascinate nei capelli ormai troppo lunghi.
-Cosa?- gli rispose rivolgendogli un sorriso cortese ed un cipiglio corrugato tipico di chi in realtà voleva essere gentile, ma non capiva.
-Sì, non dovevo andarmene così. Ma posso rimediare con un drink?-
-Un drink? Il massimo che posso chiedere è una micro bottiglietta di Baileys con del latte, qui-
-Su in prima classe c'è il bar-
-Ma io ho un biglietto economy, dubito che mi ci facciano anche solo avvicinare-
-Non se offro io-
-Ma ci mancherebbe, con quello che costano-
-Senti, ti ho quasi rotto il naso... È il minimo- le rivolse quel sorriso ambiguo e quegli occhi chiarissimi che, per più di una volta, aveva amato disegnare.
La migliore amica le diede una leggera spinta fingendo comunque di dormire facendo ridere sia lei che il ragazzo.
-Okay, accetto volentieri- concluse sorridendo ad Harry prima di abbassarsi a prendere le scarpe.
Si alzò un po' traballante e seguì il ragazzo di fronte a lei. 
Spesso si era soffermata sulla sua schiena nelle fotografie, ma dal vivo era tutta un'altra cosa. Le spalle imponenti e muscolose, quella miriade di tatuaggi neri sulla pelle chiara che lo rendevano ancora più affascinante -a parer suo- e la maglia bianca che lasciava intravedere tutte le fasce muscolari. 
Il ragazzo era più alto di lei poco meno di una decina di centimetri.
Rapidamente raggiunsero la scala che portava all'area VIP. Sì, un aereo a due piani.
Una hostess venne loro in contro: -Scusi, questa è la signorina?-
-Sì- rispose il giovane guardando Emma e rivolgendole quel sorriso sghembo che la faceva sciogliere.
-Ecco a lei, deve indossare il badge durante tutto il lasso di tempo in cui rimarrà qui. Se consumerà cibi o bevande saranno interamente addebitati al signor Styles. Grazie per la collaborazione-
-Grazie a lei- rispose timidamente accettando il piccolo pezzo di carta plastificata con tanto di clip.
-Parecchio seri qui- commentò rigirandosi l'oggetto tra le mani.
-Parecchio- le disse invitandola a seguirlo verso il bar.
La prima classe trasudava lusso, i sedili già comodi dell'economy impallidivano di fronte alle chaise-longue con i monitor personalizzati.
-Wow- osservò, -Allora hai proprio così tanti soldi- aggiunse facendolo ridere.
-Non viaggio quasi mai così, ma ogni tanto mi piace togliermi lo sfizio-
-L'unico sfizio che posso permettermi io è la pizza nel fine settimana- Harry rise, erano a metà del corridoio.
-Sei anche simpatica, allora- 
-Cosa intendi?-
-Beh, oltre che carina, ovviamente- le disse da sopra la spalla girandosi appena per poi continuare a fare strada.
Emma non poté fare a meno di sorridere ed arrossire un poco, detto da Harry Styles il complimento faceva tutto un altro effetto.
-Grazie- rispose timidamente.
Presero posto sugli sgabelli al bancone.
Harry si scusò prima di iniziare a sistemarsi i lunghi ricci nel codino alto che Emma trovava stare bene solo a lui.
-Ora sono davvero lunghissimi- commentò osservandolo rapita.
-Lou mi odia perché le ho tolto il lavoro-
-Vi avevo persi di vista dal concerto in Italia, poi è uscito il video di Steal my girl e cavoli! Sorpresa! Quella chioma-
Harry rise ed aggiunse: -Sorpresa in positivo, spero!-
-Se devo essere sincera, all'inizio li avevo trovati troppo lunghi... Ma sono bastate un paio di foto per farmi cambiare idea- arrossì, ma di problemi non se ne fece. Non era una novità che una ragazza trovasse carino Harry Styles.
Lieto della risposta le sorrise provocando solo un'altra ondata di farfalle nello stomaco di lei.
-Però quel concerto con la treccia no, eh!- aggiunse infine alludendo ad un evento a cui il ragazzo si era presentato con una splendida treccina che gli passava dietro l'orecchio.
Il cantante rise di nuovo.
-Ehi, tutti sbagliano nella vita-
-Si sbaglia un'operazione di matematica, spero davvero che fosse il prezzo di una scommessa-
-Che caratterino- osservò il ragazzo riccio attirando l'attenzione del barista con un cenno della mano.
-Grazie- gli rispose con uno di quei sorrisi esagerati.
-E chi ti ha detto che era un complimento?-
-Beh, solo il fatto che si sia notato è una cosa buona. Vuol dire che non stai parlando con un'ameba- sostenne il suo sguardo.
-O con Taylor Swift- aggiunse preparando un sorriso sornione.
Harry le riservò la tipica espressione di chi riceve una provocazione.
-Dai che scherzo!- gli disse poggiando una mano sul braccio salvo dai tatuaggi.
-Lei mi piace, era per prenderti un po' in giro- gli sorrise.
-Mh, ma non ne parliamo- concluse poggiando i gomiti sul bancone ed i piedi sui pioli dello sgabello. 
-Scusa, non volevo...- 
-Niente- si sentiva in colpa in quel momento per quello che aveva detto e ritrasse la mano per voltarsi verso il bancone e il barman che aspettava il loro ordine.
-Guarda che non è successo niente- le disse pizzicandole il fianco per farla ridere.
-Cosa prendi?- continuò.
-Un Alexander, grazie- disse ordinando da sola con sorriso di sfida al ragazzo che rise a sua volta.
-Cosa vai a fare di bello a Dubai?-
-Non vado a Dubai, sarà solo uno scalo di tre ore. Sono in viaggio per Colombo, una mia amica torna in Sri Lanka per il matrimonio della sorella e ci ha volute portare con sé-
-Wow, che fortuna-
-E tu?-
-Veramente ci siamo tutti, semplice vacanza di gruppo-
-Mi piace il "semplice" riferito alla città più costosa del mondo-
-Dai, hai capito cosa intendo!- entrambi avevano incrociato le braccia e le avevano appoggiate al bancone. Erano spalla a spalla, Harry le diede una leggera spinta scherzosa.
-Certo, certo. Capito tutto- arrivarono i cocktails che avevano ordinato.
-Primo viaggio importante?-
-Prima volta che viaggio da sola-
-Aspetta, ma quanti anni hai?-
-Diciotto-
-Mh, ti facevo più grande-
-Sai che questo ad una donna non si dice, vero?-
-No, scusa. Non intendevo dire...- non trovava le parole per togliersi dai guai.
-Sembri solo più matura, più grande, tutto qui-
-Tranquillo- gli disse sorridendo.
Il cellulare del ragazzo vibrò illuminandosi segnando l'arrivo di un messaggio. Rispose rapidamente e lo infilò in tasca.
-Ti posso fare una domanda?- esordì dopo aver posato il suo Alexander sul bancone.
-Solo una? Mi accontenterò-
-Ma perché tutti quei tatuaggi?-
Harry abbassò lo sguardo involontariamente sul braccio sinistro e rispose: -Ne faccio uno in ogni posto che visito-
-Questo lo sapevo, ma credevo avessero un significato particolare...-
-Sono ricordi, c'è chi colleziona calamite sui frigoriferi ed io mi tatuo-
-Originale! Dèi, un po' costoso, ma originale-
-E tu? Hai tatuaggi?-
-Sì, uno- con la mano destra tracciò una leggera linea sotto l'elastico del reggiseno sul fianco sinistro. Attraversò le costole dirigendosi verso la schiena.
-Qui- aggiunse.
-È semplice, una scritta. Lui vive in te, in elfico-
-Posso chiederti cosa significa?-
-Certo, rappresenta le due cose che definiscono una persona: passato e futuro. "Lui" è il passato e i ricordi che, appunto, vivono in me e mi rendono ciò che sono. L'elfico rappresenta la letteratura fantasy alla quale spero di poter dedicare la vita e con la quale ho passato l'adolescenza. Una persona è il proprio passato, ma si muove per il futuro-
-Ora sì che mi sento uno stupido frigorifero pieno di calamite-
-Ma perché? Sono tutti ricordi anche quelli, tanto quanto lo è questo- rimasero per alcuni secondi a guardarsi. Gli occhi di uno fissi in quelli dell'altra.
-E il presente?- chiese per sentirla ancora parlare. Per sentire ancora quelle parole, all'apparenza, sempre così meditate ed in realtà solo spontanee.
-Come?-
-E il presente cos'è?-
-Il presente è quell'insulso momento che ti crea nostalgia per il passato e voglia del futuro-
-Ma senza di esso non ci sarebbe né l'uno né l'altro-
-Esatto, ma è per questo che c'è il tatuaggio. Per ricordarmi che ciò che sto vivendo può diventare parte di un fantastico Lui ed è da affrontare per ciò che sarà-
Harry rimase ad osservarla, in quegli occhi marroni sempre attenti. Le luci soffuse del bar le illuminavano il viso allungato ed un po' ovale. 
Quell'invito per un drink voleva essere solo un modo per distrarsi sull'aereo perché non riusciva a dormire, ma stava succedendo altro. Molto di più.
Quelle poche parole lo avevano spiazzato, disarmato completamente. Ora davvero voleva che quell'aereo non atterrasse mai, voleva sentirla rendere tutte le parole del vocabolario delle allegorie e metafore.
-Sono stata esaustiva?- disse cercando di non apparire persa com'era in quel viso che dal vivo era ancora più bello.
-Wow, sì... Cioè...- Harry sbatté le palpebre ripetutamente per poi concludere con un: -Sono senza parole- sentito.
I bicchieri vuoti di fronte a loro, entrambi persi di nuovo a studiarsi. Ad imprimere nella memoria quel momento che sicuramente non sarebbe mai tornato.
-Ci riuscirai sicuramente. Se il libro non lo scriverai in elfico lo leggerò più che volentieri- le disse facendola ridere. 
-Grazie, davvero- gli disse prendendogli la mano con quella piccola croce e accennando ad una stretta che presto lui portò avanti.
-Credo che tu sia la prima persona ad avermelo detto-
-Ne sono entusiasta- le sorrise per l'ennesima volta.
Harry non era proprio per niente quell'abominio che la stampa dipingeva. Era quello che aveva sempre creduto essere, un semplice ragazzo con parecchio talento -fuorché per la danza- preso di mira costantemente. Quanto doveva essere difficile.
Ancora uno di quei lunghi momenti senza una parola, ad osservarsi.
Fu interrotto dall'arrivo di Liam che a sorpresa sciolse i capelli di Harry.
Una delle voci più belle che avesse mai sentito la stava salutando. Con una probabile espressione ebete gli strinse la mano per presentarsi. 
Quel tono così basso e il forte accento inglese la portavano a guardare tutte le loro interviste senza nemmeno i sottotitoli per concentrarsi meglio. Era merito suo se, alla fine, li aveva scovati.
Era stato abbastanza particolare, in effetti. 
Anni fa davano una pubblicità con una loro canzone in sottofondo. Si era innamorata della voce di quel ragazzo, dopo varie ricerche ed uno stupore non indifferente aveva definito il volto di Liam e il titolo: Gotta be you.
Harry si sistemò i capelli intanto che i due scambiavano i soliti convenevoli.
-Ehi, amico, non credo che siate comodi qui. Andate là, io vado a sedermi accanto a Niall- disse indicando con un cenno quelli che, probabilmente, erano il suo posto e quello di Harry.
-Davvero, grazie mille, ma non posso sfrattarti- Emma rispose.
-Guarda che tre ore su questi sgabelli non sono una passeggiata-
-Tre ore? Siamo già a metà strada?-
-Dai, vieni- Harry si alzò e la prese per mano facendo strada. Non aveva intenzione di perdere neanche un minuto dei pochi che aveva con lei.
Proprio non immaginava che quell'incontro si sarebbe così evoluto,  che non avrebbe più visto in lei solo la ragazza a cui aveva quasi rotto il naso.
Presero posto, Emma si sdraiò su un fianco per continuare ad osservarlo. Harry fissava il soffitto con le mani dietro la testa.
Anche solo stare con lui, lì, zitto era una delle sensazioni più belle. Si voltò, vide che lo stava osservando e le sorrise dolcemente.
-Mi piace parlare con te- le rivolse.
-Anche a me. Sei proprio come ti ho sempre immaginato- rispose scostando i capelli dal viso che la infastidivano.
-Ah sì? E così mi immagini addirittura...- commentò.
-Beh, cioè. Immaginare non è proprio il termine che userei, ma... Sì, ti immagino. Penso a che persona potresti essere-
-Perciò secondo te non sono un Bad Boy? Una volta mi avevano anche chiamato così!-
-Oh, per gli Dèi, no! Credo che la cosa più Bad che tu abbia fatto sia quella treccina- tornò ad alludere all'evento.
-Proprio non ti era piaciuta!- esclamò Harry tra le risate.
-Ma come può piacere a qualcuno?!- rispose corrugando la fronte ridendo a sua volta.
L'arrivo della hostess li richiamò. 
-Tè o caffè?- chiese con gentilezza.
-Un tè con latte- ordinò il cantante prima che la donna si potesse rivolgere a lei.
-Oh, no. Per me niente, grazie- sorrise grata.
-Uno anche per lei- ordinò lui.
-Ma..-
-È un tè- le rispose eloquentemente.
-Grazie- 
-È acqua calda con due foglie, non ringraziarmi-
-Tu uccidi l'arte del beverage- disse inscenando un melodramma mentre prendeva la tazzina.
-Cosa stai dicendo?- rimase stranito facendola ridere.
-Scusa- disse sospirando felice.
Quel viaggio fu un toccasana per entrambi. 
Le tre restanti ore volarono tra i discorsi sui più svariati argomenti, risate troppo forti e sguardi che valevano più di mille parole.
-Sono salito pregando che questo volo durasse poco e mi ritrovo a non voler più scendere- sapeva che avrebbe capito. Era fantastico non dover spiegare sempre tutto.
-Per me è lo stesso- disse alzandosi e andandosi a sedere sulla poltrona dove era sdraiato Harry.
-Styles, grazie di tutto, ma ora devo andare a sedermi per l'atterraggio- mancavano quindici minuti ed il segnale delle cinture era acceso da un po'. Avrebbe voluto che venisse con lei, ovunque.
Il cantante si mise a sedere per vederla meglio. Si erano detti tante cose, si erano conosciuti e apprezzati.
-Cadrei nella squallida scontatezza se ti chiedessi il numero?-
-Cadresti nella stupidità se non lo facessi- gli rispose prendendogli il cellulare dai pantaloni e iniziando a comporre.
Glielo restituì prima di sorridere timidamente per far intendere che era il momento di andare.
-Grazie- gli disse posandogli un bacio sulla guancia liscia.
-Grazie a te- ricambiò tirandola appena a sé in un abbraccio.
Emma nascose il viso nel suo incavo del collo ed inspirò il profumo di quella pelle. Controvoglia si separarono e si salutarono.
Un ultimo sguardo a lui prima di scendere le scale.
Le lacrime non poterono fare a meno di pizzicarle gli occhi. Era così ingiusto.
Avevano passato insieme poco più di quattro ore e ne ricordava ogni singolo minuto. Ogni singola espressione di Harry. 
Aveva sempre trovato impossibile innamorarsi di qualcuno in meno di un paio di mesi, ma forse doveva ricredersi. 
Non poteva certo dire che quello fosse amore, ma era sicuramente l'inizio di qualcosa che -se coltivato- sarebbe divenuto importante.
Velocemente prese posto accanto alle amiche che non attendevano altro che conoscere anche il numero di respiri che quel ragazzo aveva fatto intanto che erano insieme.
-Dopo- chiarì alle amiche con le lacrime agli occhi. Era stupido piangere per una cosa del genere, rivolse lo sguardo al soffitto per trattenerle.
Prese l'iPod e fece partire la sua playlist preferita ripensando ad ogni momento di quel volo.
Paola, seduta accanto a lei, intrecciò le dita delle mani con le sue in conforto. Quella ragazza la capiva, sempre e subito. 
Le sorrise leggermente grata e posò la testa alla sua spalla. 
L'atterraggio non fu particolarmente tranquillo, l'aereo barcollò parecchio rendendo irrequieta la cena nello stomaco di Paola.
Come sempre, la prima a scendere fu la prima classe. Poi la business ed infine l'economy. Sperava di poter almeno scorgere Harry per un ultimo saluto, ma presto si ricordò che lui si fermava a Dubai ed un pesante groppo le salì in gola. 
Prese il cellulare per distrarsi anche se sapeva che internet non avrebbe funzionato e trovò un paio di messaggi. La compagnia telefonica araba affiliata al suo operatore italiano le dava il benvenuto e il secondo era un numero non salvato.
Un sorriso stupendo le si formò leggendo il mittente presentarsi nella prima riga: Harry.
Appena fu in aeroporto cercò di rispondere.
 
*Grazie di tutto, davvero. Vorrei poter dire "Ci si vede", ma sai meglio di me che sarebbe solo un non voler accettare la realtà*
 
Ripose il telefono e si avviò al metal-detector. Le fecero togliere anche le scarpe, non viaggiava da cinque anni e quella novità la fece anche un po' sorridere.
Una volta tutte ben rivestite e controllati i passaporti si diressero alla Duty Free Area di Dubai. 
Il corridoio che vi portava era lunghissimo e lo percorsero tra le risate e il panico di Paola per l'atterraggio da brivido.
-Abbiamo tre ore, andiamo da Starbucks e voglio sapere tutto. Non ammetto omissioni- Sara fu perentoria dirigendosi alla mappa illuminata dell'aeroporto per vedere dove dirigersi.
Risero insieme tutte alla faccia imbarazzata di Emma.
-Credo che, però, sia meglio se ci dici tutto sull'aereo...- disse Tina cercando di trattenere un sorriso, ma senza riuscirci mentre guardava dietro le spalle delle amiche.
Emma capì, si voltò lentamente in cerca di quel volto di cui già sentiva la mancanza e lo trovò lì, a pochi passi da lei con un sorriso irresistibile.
Mosse pochi passi prima di fiondarsi in un abbraccio.
Harry indossava quella cuffia verde che più volte gli aveva visto addosso, i morbidi ricci facevano capolino fino quasi a poggiare sulle spalle, ormai.
Si separò, ma senza perdere la stretta  sulla felpa nera chiusa che indossava il ragazzo.
-Qui ci sono ventiquattro gradi, addirittura la cuffia?-
-Ehi, sai quanto è sexy un ragazzo con una di queste?-
-Sì che lo so, sono una donna. So quando un uomo è sexy-
Harry rise.
-Vero- aggiunse concessivo.
-La macchina sarà qui alle nove, per quell'ora dobbiamo essere pronti ad uscire- si accorse solo quando Louis parlò che c'era anche il resto del gruppo. Un rapido giro di presentazioni anche delle sue amiche e si diedero appuntamento al gate di partenza poco prima delle nove per dare il tempo ai ragazzi di uscire poi con calma.
-Come mai siete nella Duty Free?- chiese curiosa.
-Nessuno aveva chiamato la macchina, perciò siamo passati di qui nel frattempo... Agli arrivi la situazione è insostenibile-
-Meglio così- rispose camminandogli di fianco. Non aveva paura di dire quello che pensava, forse perché credeva -o sperava- che per lui fosse lo stesso.
-Comunque l'Italia non è irraggiungibile- le disse riferendosi al messaggio che lei gli aveva mandato.
-Sai quanti concerti ci faremo ancora- proseguì.
-Ehi, non sempre si trovano i biglietti... E costano- gli rispose.
-E chi ti ha detto che ti serve il biglietto? Se stai dietro il palco, no...- le disse spingendola leggermente.
Emma gli sorrise grata per l'ennesima volta.
-Frappuccino?- le chiese.
-Con i pezzettini di cioccolato, mi pare ovvio-
-Approvo- le disse sollevando il pollice.
Si incamminarono, avrebbero dovuto attraversare l'intero terminal. 
Camminavano uno di fianco all'altra, Emma avrebbe tanto voluto stringersi attorno a quel braccio. Tenere una mano tra le sue, ma non poteva.
Cosa erano loro, in fondo? Niente. 
Ok, ora conosceva il suo colore preferito e la sua canzone preferita, ma questo non faceva di loro dei buoni amici.
Ci volle un buon quarto d'ora per raggiungere il bar, il frappuccino era delizioso.
Presero posto uno accanto all'altra.
-Quella felpa ti sta davvero bene- commentò Emma osservando come gli calzasse perfettamente.
-È la tenuta da viaggio, di solito cerco di evitare questo tipo di abbigliamento-
-Già, tu e le tue camicie infinite- commentò.
-Non ti piacciono?-
-Sì, mi piacciono eccome... Ma mi manca il vecchio Harry delle maglie a mezza manica-
-Non ho più sedici anni-
-Ma non ne hai nemmeno trenta-
-Mi piace il mio stile-
-Ehi, io non sto criticando. Mi hai semplicemente fatto una domanda e ti ho risposto. Harry, parliamoci chiaro, staresti bene anche con un sacco della spazzatura addosso per le tue fan-
Sorrise all'idea.
-E poi c'è anche un altro problema... Quelle maglie non mi entrano più- disse fintamente in imbarazzo. 
Emma rise.
Credeva di non aver mai bevuto con così tanta lentezza un Frappuccino, controllò l'orologio e già una delle due ore che avevano se n'era andata. 
Un tuffo al cuore.
Harry se ne accorse e le prese una mano: -Ti prometto che ci rivedremo-, fu quello che le disse.
Ad Emma pizzicarono gli occhi, ma ricacciò le lacrime. Era stupido piangere per qualcuno che si conosce sì e no da cinque ore.
Il ragazzo si alzò e la portò con sé stringendola in un abbraccio.
Il tempo rimasto bastò per un rapido giretto nei dintorni e tra prese in giro e provocazioni arrivarono al gate dove tutti già aspettavano.
L'imbarco era aperto.
Harry si tolse rapido la felpa e gliela porse.
-Sta meglio a te- concluse.
Emma la accettò volentieri stringendolo a sé e lasciandosi andare a quel pianto da tanto trattenuto.
La indossò.
-Ma a Colombo ci sono trenta gradi-
-Tenuta da viaggio e poi tu sai quanto sia sexy una donna con una di queste?-
-Sì che lo so, sono un uomo, so quando una donna è sexy- si dissero prima di tornare a stringersi.
Voleva altro tempo. Voleva poter tornare su quell'aereo a quel pugno da cui era iniziato tutto, ma era passato.
-Ora nel mio Lui ci sei anche tu- gli sussurrò quando i loro nasi si sfiorarono.
-Non potrei essere più felice- la strinse un'ultima volta prima di lasciare che prendesse biglietto e passaporto.
Tornarono ad unirsi alle rispettive compagnie. Un ultimo cenno di saluto prima di consegnare il biglietto per la convalida e l'imbarco.
-Sai che questa è probabilmente l'ultima volta che la vedrai, vero?- chiese Zayn ad Harry seguendo Emma con gli occhi.
-Lo so- rispose il riccio sconsolato.
Qualche secondo ed aggiunse: -Lo so!-, intuendo cosa l'amico cercava di dirgli.
-Emma!- chiamò a gran voce iniziando a correre verso di lei. 
Prima che potesse consegnare il biglietto le prese le mani, la guardò direttamente negli occhi e le disse: -Emma, probabilmente non ci vedremo più e...- si interruppe non riuscendo a sostenere lo sguardo.
-Oh, odio pensare troppo- aggiunse tirandola a sé e posando le proprie labbra sulle sue.
La ragazza allacciò le proprie mani dietro il collo di lui giocando con quei ricci.
Harry sentì le lacrime di Emma sulle proprie guance. Si separarono appena ed unirono le fronti.
-Così non sarà più facile- disse la ragazza sospirando.
-Lo so, ma probabilmente non avrò più occasione di farlo- rispose sorridendo debolmente.
A quelle parole Emma tornò a baciarlo, non voleva sentirle. Quel presente le piaceva, per davvero, era il futuro a spaventarla, ma da sempre era così. Per un momento aveva pensato ad un domani con lui, poi quella squallida realtà a cui apparteneva aveva distrutto tutto chiarendone l'impossibilità.
Ad interrompere il contatto fu Harry tenendo il viso di lei tra le mani.
Le asciugò le lacrime e le posò le labbra sulla fronte prima di abbracciarla. 
Si separarono definitivamente, un ultimo bacio rubato ed Harry tornò dai compagni. 
Emma consegnò allo steward i documenti e si avviò verso il corridoio che l'avrebbe portata su quel secondo aereo terribilmente triste e vuoto.
Si voltò a salutarlo con gli occhi pieni di lacrime, un piccolo cenno con la mano.
Svoltò e si abbandonò ad un pianto sommesso, le amiche le si strinsero attorno.
Harry l'aveva seguita con gli occhi finché la sua figura non scomparve. 
Louis gli avvolse le spalle con un braccio in conforto.
-Andiamo- fu l'unica cosa che disse prima di allontanarsi.
 
 
I giorni successivi furono un continuo scambio di messaggi.
La vacanza durò ventiquattro giorni, nel viaggio di ritorno non poté fare a meno di sperare in una sorpresa del ragazzo, ma forse doveva smetterla di sognare.
I giorni a scuola passavano con lentezza straordinaria; si sentivano sempre più raramente, Harry Styles era impegnato e lei avrebbe dovuto piantarla di sperare in qualcosa di impossibile. Non viveva in una fiaba.
Presto ne parlarono ed insieme giunsero ad una conclusione: con una distanza del genere non potevano che essere solo amici. Non ci sarebbe mai stato il tempo di essere qualcosa di più.
Non smisero mai di sentirsi, ma questa -forse- fu davvero la peggior decisione che potessero prendere. Per entrambi era terribile, un dolore sempre fresco.
Presto, però, i primi gossip tra Nadine Lepold ed il cantante iniziarono a popolare le pagine internet e i settimanali che aveva sempre trovato solo irritanti.
Harry era andato avanti, aveva lasciato il passato per un presente perfetto. 
E lei?
Lei non faceva altro che sperare di rivederlo un giorno... Rivederlo felice come su quell'aereo.
 
 
 
**SALVE A TUTTI**
Allora, premetto che io trovo Harry uno dei ragazzi più dolci che esistano, ma non potevo far finire bene questa fanfiction!
Mi sento, effettivamente, la Roth o la Collins di turno. Mentre scrivevo mi è effettivamente venuto un po' di magone... Per la mia Emma mi dispiaceva.
Tengo in particolare modo a questa storia, perché credo sia quella meglio scritta fino ad ora.
Come sempre vi invito a lasciarmi un commento, anche se piccolo, perché sono davvero l'unica cosa in grado di migliorarmi. 
Grazie per aver letto la storia e se siete giunti fino a qui siete davvero speciali, grazie mille perché senza di voi non avrei tutto questo.
-Dali
 
P.S. Se volete passare a trovarmi sono anche su Twitter, come @Daly_96 (comprendetemi, quando lo scelsi avevo quattordici anni), e su Instagram come Wisegirl_96. 
   
 
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