Annaspa, ma l’aria ormai non riesce saziarne il respiro; inquinata dal suo profumo può solo amplificare il desiderio che ha di lei.
Perciò Zoro continua a muoversi, quasi volesse morirci tra quelle lenzuola. Morde, ansima, affonda maggiormente in quel corpo che si modella sulle esigenze delle sue braccia.
Poi un gemito di dolore, perso tra mille di appagamento, cattura la sua attenzione, rompendo un ritmo che fino a quel momento non aveva conosciuto tregua.
Robin ha gli occhi chiusi, i denti sporti, il volto segnato dalla sua irruenza.
Deglutisce, fermandosi e allentando la presa dalle sue cosce, il petto pesante di frenesia e rammarico: a volte dimentica quanto la carne di una donna possa essere fragile.
Una carezza rassicurante sul ventre teso, un bacio casto sulla tempia, un “scusa” sincero tra le labbra: spera possano mitigare gli spasimi cui l’ha costretta.
Ma quando cerca di sollevarsi, le gambe di Robin, avvinghiate alla sua schiena, glielo impediscono, così come le dita che scorrono ai lati del suo viso per scostarlo e rivelargli il ghigno di chi sa trarre piacere anche dagli eccessi.
Sorride di rimando.
È pur sempre la Bambina Demoniaca quella stesa sotto di lui: a volte dimentica anche questo.
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