WHAT A WONDERFULL
WORLD
“I see friends shakin’
hands
Sayin’ ‘how do you do’
They’re really sayin’
‘I love you’”
Louis Armostrong
Galway,
Maggio 1999
“Cammina
Flow, sei lento come un dannato formichiere!”
Orlando
alzò un sopracciglio, “Che razza di paragone è?”
Abaigeal
saltello sopra gli scogli, quindi imboccò un sentiero che portava alla
spiaggia, “E’ un paragone che calza”, gli urlò dietro per coprire il vento che
soffiava forte, portando in giro un gregge di nuvole, “Cazzo, Flow! Vuoi
muoverti?”
“Bee dici
troppe parolacce”, scherzò lui.
“Si papà,
hai ragione, però sbrigati!”.
Orlando
puntò meglio la torcia verso il sentiero, quindi avanzò lentamente cercando di
mettere a fuoco quello che calpestava con la suola delle scarpe. Si augurò non
ci fossero scarafaggi o animali del genere. Gli facevano impressione.
Bee, da
basso, ridacchiava come una pazza. Probabilmente era già arrivata alla spiaggia
e si era messa a giocare con le onde. E sicuramente, ubriaca com’era, si era
bagnata le scarpe.
Con un
ultimo salto fu in spiaggia anche lui, e nello stesso momento in cui puntò i
piedi a terra, il vento soffiò via tutte le nuvole scoprendo una meravigliosa
luna piena.
Bee lo
guardò a bocca aperta.
“Wow”,
sussurrò, “Sei…sei…una visione, ecco!”
La luna gli
aveva illuminato il viso, sembrava l’unica cosa nitida in quella strana notte
irlandese.
“E tu sei
ubriaca”, scherzò lui per stemperare l’imbarazzo.
Lei rise,
quindi aprì la borsa e gli lanciò l’ennesima lattina di Guinnes da tre quarti.
“Ottima
presa, Flow!”, si complimentò lei facendo un accentuato ok con le mani,
“Se ti va male con la recitazione ti può
dare al football”, inclinò la testa a sinistra, “Si chiama così no? Quel gioco
dove uno tira la palla e quegli altri gli corrono dietro”, sorseggiò la birra,
“Alla palla non a lui”.
Orlando
scoppiò a ridere, “Bee erano mesi che non ti vedevo così”.
Lei gli si
avvicinò scrutandolo attentamente, “Ubriaco. Ecco cosa sei. E dai dell’ubriaca
a me per distogliere l’attenzione dai tuoi occhi ubriachi!”
“I miei
occhi non sono ubriachi”, protestò.
“See come
no, e io sono la fatina di Peter Pan!”, si voltò, quindi corse verso la
spiaggia fino al confine con l’acqua. Quando il mare si gonfiò e l’onda si
avvicinò al bagnasciuga prese a correre per non bagnarsi, ridendo come una
pazza.
Orlando
scosse la testa ridendo a sua volta.
“Vieni qua
Flow. Vieni a provare!”, lo incitò saltellando e battendo le mani.
Lui si
avvicinò con cautela, ma Bee gli prese la mano, trainandolo più vicino
all’acqua. Quando l’ennesima onda si infranse, lo trascinò al sicuro verso la
spiaggia, ridendo forte.
“Non è una
figata?”, gli chiese ansimando, “Da piccola passavo le giornate intere a fare
questo benedetto gioco!”
Lui
appoggiò le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato. Bee gli aveva
fatto correre quattrocento metri in dieci secondi.
“Cazzo Bee!
Ma sei parente con flash?”
Lei gli
diede una pacca bene assestata sulla schiena, “E’ il fisico che ti manca,
Bloom. Come pensi di sfuggire alle orde di fan scalmanate se non riesci a fare
un metro senza farti venire una crisi polmonare?”
Lui la
guardò di traverso, senza smettere di respirare affannosamente.
“Ho
capito”, sbuffò lei prendendolo per mano, “Vieni qua nonnetto, ti porto a fare
un giro su Mrs. Sunrise”.
“Chi?”,
domandò Orlando senza capire.
Bee gli
indicò la barchetta rossa attraccata ad uno scoglio, “Mrs. Sunrise, la mia
nave!”
Lui alzò un
sopracciglio, “Bhè nave mi sembra un po’ pretenzioso…”, scherzò.
“Non
offendere la mia barchetta!”, lo rimbrottò lei, colpendolo ad un braccio.
Appoggiò entrambe le mani sul bordo, quindi saltò dentro con uno slancio agile,
“Salta su, nonnetto!”
Orlando si
guardò intorno preoccupato, “Bee ma il mare è mosso”, considerò.
Lei scrollò
le spalle, “Macchè mosso e mosso. Siamo in Irlanda”, spiegò, “Qui il mare è
quasi sempre così”, lo guardò implorante, con il broncio, “Sali?”
Lui
ridacchiò. Impossibile resistere al broncio di Bee.
Appoggiò un
piede sul bordo e rotolò letteralmente dentro, facendola scoppiare a ridere.
“Bee non
ridere altrimenti ti buttò in mare!”, la minacciò.
Lei cercò
di darsi un contegno, quindi si mise seduta.
“Remi in
mareeeeee!”, gridò, facendo scivolare la barca in acqua.
“Questa
piace anche a te”, sorrise lei, passandogli una cuffia del lettore cd.
Orlando la
infilò e si mise ad ascoltare.
“Waiting on
an angel”, di Ben Harper.
Sorrise,
chiuse gli occhi e si beò di quella meravigliosa sensazione che gli dava il vento
leggero, l’odore del mare e la luna che faceva a botte con le nuvole per
illuminare la loro barca. Assurdamente pensò che tutte quelle cose erano lì per
loro. Per loro e basta. Ed il mattino dopo sarebbero sparite per non far
provare a nessun altro quello che provava lui in quel momento.
Bee lo
guardò, quindi soffocò una risatina.
Sembrava un
bambino in un negozio di caramelle. Tenne a bada l’istinto di sfiorargli una
mano…non voleva tirarlo fuori da quella sensazione che anche lei conosceva così
bene.
Ma Orlando
aprì gli occhi, piantandoli dentro i suoi.
“Come cazzo
ci riesci, Bee?”
“A far
cosa?”, domandò senza capire.
Lui allargò
un braccio ad indicare quello che li circondava. Mare, sabbia, cielo e stelle.
“Come
riesci a creare queste situazioni perfette?”
Lei
sorrise, “Non le creo mica io. Ci sono da prima che io e te mettessimo piede
sulla terra. Ma la cosa che le rende speciali siamo proprio noi, qua sopra, a
riempirle di emozioni”.
Lui annuì,
senza smettere di sorridere.
“Secondo te
chi è l’angelo della canzone?”, domandò indicando la cuffia che teneva
nell’orecchio.
Abaigeal
fissò l’acqua sotto di loro, guardando la sua immagine riflessa, “Qualcuno da
amare, Flow. Qualcuno che si aspetta per tutta la vita…qualcuno che esiste.
Deve esistere per forza”.
Lui bevve
dell’altra birra, “Dici che esiste anche per noi due?”
“Ovvio che
esiste per noi due. Di chi pensi che scriva io? Scrivo di lui…’one day he’ll
come along the man I love’” canticchiò.
“Mi tiri
fuori addirittura Billie Holiday?”,
scherzò lui.
“Hai mai
sentito quella canzone?”, domandò lei seria, “Ascoltata, anzi. Ascoltata
davvero”.
Lui scosse
la testa sconsolato.
“Parla di
un’idea. Una bella idea meravigliosa che lei crede possibile. E’ un po’ come te
quando fantastichi sulla donna della tua vita”,bevve la birra ridendo, “Ma tu
fantastichi in astratto. Devi essere concreto anche nel fantasticare. Devi
ammettere che quel sogno è una cosa che conta davvero tanto per te”, gli mise
una mano sul cuore, “Che lo culli proprio qui e che non vedi l’ora di poterlo
veramente sentire qui”, gli mise il palmo sullo stomaco, “Anche per sognare ci
vuole coraggio, Flow!”
Lui le
prese una mano, “E tu,allora? Tu non sogni mai un uomo che ti ami per tutta la
vita, quindi saresti una vigliacca?”, fece una smorfia, “Non direi proprio!”
Lei
ridacchiò, erano nella fase profonda dell’ebbrezza. Quella in cui avrebbero
potuto parlare anche del significato metafisico di un capello che cade.
Erano i
momenti che preferiva.
“Tu sei il
sognatore”, sorrise lei, “Io sono quella che fabbrica i sogni per gli altri. Io
sogno i sogni che scrivo”.
“E scrivi
un sogno tuo allora…una volta scrivi un bel sogno d’amore. Anzi una bella
storia d’amore con le contro palle. Non una di quelle che si leggono tutti i
giorni, ma una storia reale, che possa capitare a tutti”, sorrise, “E mettici
dentro i tuoi, di sogni”.
“Chissà…magari
un giorno lo farò davvero!”
Le nuvole
si erano spostate ancora, scoprendo la luna e istintivamente alzarono tutti e
due lo sguardo.
Fu Orlando
a spezzare il silenzio.
“Bee mi
prometti una cosa?”, le chiese senza distogliere lo sguardo.
Anche lei
annuì, con il naso all’insù verso la luna.
“Io non lo
so mica se rimarremo per sempre così. Magari le nostre strade un giorno
potrebbero separarsi e rimarrà solo l’ombra di quelli che eravamo oggi, però
voglio che mi prometti una cosa, Bee. Voglio che mi prometti che combatterai
per trovare l’amore vero, senza arrenderti di fronte a niente”, incamerò aria,
“Anche se dovessi lottare per anni interi, anche se per arrivare fino a lui
dovessi fare il giro del mondo, mi prometti che te lo andrai a prendere?”
Bee abbassò
la testa e lo guardò negli occhi, “E tu mi prometti che farai lo stesso? Che
non smetterai mai di sognare così come sogni adesso?”.
Lui le fece
l’occhiolino, quindi la tirò verso di se per abbracciarla.
La sua
migliore amica.
L’unica
persona di cui si fidava completamente.
“Promesso
Bee”, le sussurrò all’orecchio.
“Promesso
Flow”, sussurrò lei di rimando.
Rimasero
abbracciati ancora, finché Bee non prese a mormorare una canzone.
Orlando
istintivamente sorrise.
“I just want to feel you, When the night puts on its
cloak…”
“I just want to catch you if I can, I just want to be
there…”, canticchiò lui di rimando.
Bee rise piano, stringendosi ancora di più a lui.
“Ci siamo fatti una grossa promessa uhm?”, gli domandò
sorridendo.
Lei sospirò senza dire nulla.
Senza fargli notare che, per la prima
Girò la testa di lato per vederlo meglio mentre guardava
assorto la luna. E proprio mentre l’astro gli illuminava gli occhi fece
un’altra promessa. A se stessa ma soprattutto a lui.
“Sarai sempre il mio migliore amico, Flow. Costi quel che
costi”, pensò.
“Sei la migliore amica che abbia mai avuto”, mormorò.
Abaigeal sorrise, “Idem”, rispose.
Eccoci qua….
Ragazze sto andando avanti con difficoltà,
cercando di tenervi il meglio per la fine e, soprattutto, cercando di non
deludere le vostre aspettative.
Spero solo di riuscirci…
E voglio ringraziarvi tutte…davvero.
Strow, se tu sapessi come una frase sola
che mi hai detto l’altra sera ha fatto si che nascesse uno dei capitoli di cui
vado più fiera, dovresti capire che razza di talento hai!
Vi adoro….
Anche a quelle che leggono e non commentano…siete
tutte importanti per me!
Grazie ancora.
Amaranta