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Autore: kiko90    29/01/2015    5 recensioni
Sola. Si era ritrovata di nuovo sola, dopo una vita passata solo con la compagnia dei libri.
Dopo anni Robin aveva finalmente trovato la pace, la serenità di una famiglia un po' pazza, ma il destino crudele è sempre contro di lei...
FIC RUROBIN con accenni Zonami
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nico Robin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano giunti davanti a quell’enorme edificio bianco nel tardo pomeriggio seguendo, grazie all’infallibile fiuto di Chooper, le tracce lasciate dal sangue di Robin.
Avevano attraversato tutto il fitto bosco di quell’isola che all’apparenza sembrava deserta ed invece, dopo lunghe ore di cammino, erano finalmente arrivati alla meta; si perché sicuramente era lì che Adrien aveva portato Robin, non solo perché le tracce si concludevano lì, ma anche per il fatto che l’enorme edificio bianco era un quartier segreto della marina.
Senza pensarci oltre Rufy si era subito lanciato contro l’edificio iniziando la battaglia contro i marine di guardia. I suoi compagni come sempre si erano schierati al suo fianco dando il meglio di loro.
Franky, arrivati i rinforzi dei marine, aveva scagliato una forte e potente bomba che aveva fatto tremare l’intero edificio, mentre Usop con i suoi fumi allucinogeni, aveva avvolto una ventina di marine che, confusi, si erano messi a combattere gli uni contro gli altri.
-ROBIIINN!!- aveva urlato Rufy a pieni polmoni con la speranza che la sua regina lo sentisse, ma nessuna voce era arrivata in sua risposta.

Furioso continuava a combattere senza sosta; in ogni marine scorgeva la faccia di Adrien e su di loro scaricava raffiche di pugni che servivano solo d’antipasto all’ira che avrebbe scatenato sul vero Adrien.
-Rufy là c’è l’entrata, vai ti copriamo noi!- gli urlò Sanji indicando un grosso portone a qualche metro da lui.
Sanji e Zoro unirono le loro forze abbattendo i marine che ostruivano il passaggio al loro capitano che spalancò con un potente pugno il portone.
Il verde, dal braccio sfregiato, estrasse la sua terza spada: la vendetta era iniziata.


Rufy corse a perdifiato per le scale in acciaio dell’edificio. I suoi passi riecheggiavano in quel quartier generale che sembrava vuoto, ma lui sapeva che non era così. Da qualche parte li dentro c’era Robin e con lei sicuramente si nascondeva quel vigliacco di Adrien.
-ADRIENNN!!!- urlò stringendo i pugni fumanti.
Il fracasso che proveniva dall’esterno di certo non lo avrebbe aiutato a sentire Robin in caso lei lo avesse chiamato, perché lui se lo sentiva, la sua regina era viva.
Spalancò una a una le porte di tutto il primo corridoio che si era trovato davanti ma esse erano vuote o con qualche stupido marine all’interno.
L’edificio era in allarme rosso, una sirena suonava incessantemente nei corridoi, mentre fiotti di marine si precipitavano sulle scale per difendere la loro fortezza, ma lì trovavano solo la morte.
-Fermo lì cappello di paglia!- disse un grosso marine parandosi, con fucile in mano, davanti a lui. Si trattava sicuramente di un viceammiraglio o qualcosa di simile, pensò Rufy notando il lungo mantello bianco sopra le spalle dell’uomo, ma per lui questo non faceva differenza.
-Spostati se non vuoi morire!- gli intimò cappello di paglia continuando ad avanzare.
-So che sei qui per quella donna della tua ciurma, ma non riuscirai a trovarla!- disse l’uomo caricando il fucile.
-Dove si trova?- gli chiese Rufy abbassandosi il cappello sugli occhi e respirando lentamente. Dalla sua pelle, ora rossa, fuoriuscivano i fumi del vapore che indicavano la sua esuberante forza, quel marine non poteva neanche immaginare la reale forza del ragazzino che si trovava davanti.
-Ahahahah pensi che sia così stupido da dirtelo? Lei non ci serve, è solo il premio di Adrien per averci aiutato a catturarvi, o quasi. La prima volta siete sopravvissuti ma questa volta non ci fermeremo finché non avremo staccato le teste a te e a tutta la tua ciurma- disse l’uomo ghignando soddisfatto delle sue parole.
Appena il marine fece per schiacciare il grilletto un potente calcio gli arrivò dritto in petto mozzandogli il respiro e scaraventandolo per diversi metri finché non finì schiacciato contro la parete del corridoio.
Rufy con passo lento arrivò sopra il corpo del marine e portando un piede sul petto dell’uomo, lo schiacciò.
-Dimmi dov’è Robin!- gli intimò con gli occhi velati di una profonda ed omicida rabbia.
-se…secondo piano…- sospirò l’uomo tremante prima di svenire.
Rufy ricominciò a correre con il cuore che galoppava veloce nel suo petto. Presto avrebbe rivisto la sua regina, presto l’avrebbe riabbracciata ed accarezzato la pancia che proteggeva il loro bambino.

Arrivato al secondo piano buttò giù ogni porta finché li trovò.
Era una stanza spoglia quella dove era tenuta prigioniera Robin. Le pareti verdi la rendevano triste e nauseante.
Lo sguardo di Rufy saettò subito per tutta la stanza finché, sul un letto, vide Robin con gli occhi lucidi che lo guardava accennando un tenue sorriso. Su di lei c’era Adrien con un coltello in mano intento a liberare Robin da delle fascette che lui stesso aveva inserito al letto per impedirle di scappare.
-Adrien- sibilò Rufy con tutta la rabbia che aveva in corpo –lascia Robin libera!-
Adrien si girò di scatto verso il ragazzo e Rufy potè notare gli occhi chiari dell’uomo oscurati da un velo di follia.
-Lei è mia! Non la lascerò mai andare! Ho lottato per averla, lei mi ama io lo so!-
-No! Lei non ti ama!- urlò Rufy tentato di colpire Adrien, ma aveva paura che quell’uomo potesse parare il colpo con il corpo di Robin.
-Rufy…amore mio…- disse Robin in un sussurro che però il moro riuscì comunque a sentire.
L’amore che celavano quelle parole gli diedero la forza necessaria per allungare un braccio ed afferrare Adrien prima che lui se ne accorgesse. Robin, ora libera, scivolò sul pavimento accanto al letto reggendosi l’addome dolorante.
Ora Rufy aveva davanti a se il suo più acerrimo nemico, l’uomo che gli aveva portato via la sua donna e che aveva mentito a tutti loro per settimane, mesi.
Non sopportava gli inganni e quello che aveva fatto Adrien era uno dei peggiori a cui aveva mai assistito così, con tutta la sua forza lo colpì scaraventandolo contro il muro iniziando a colpirlo con una lunga serie di pugni.



-Attenta Nami!- urlò Zoro parandosi davanti la compagna , impedendo al marine che stava correndo verso la navigatrice di colpirla mentre lei era impegnata a fulminare altri due soldati.
Zoro tagliò di netto il fucile del soldato che giungeva verso di loro, scaraventando lui e la sua arma a qualche metro di distanza.
-Grazie buzzurro mio!- disse Nami voltandosi per qualche secondo verso il suo uomo, incrociando i suoi occhi caramello con quelli pece dell’uomo. Lei era l’unica che sapeva quanto combattere in quel periodo provocava dolore a Zoro. Glielo aveva confessato lui stesso una notte su quella maledetta isola, dove lei lo aveva trovato intento a togliersi le bende dal braccio ferito. Lo aveva visto stringere la mascella arrabbiato perché le braccia erano fondamentali per uno spadaccino e, le profonde bruciature a cui era stato sottoposto avevano compromesso per un bel po’ le sue abilità. Ricordava che quella stessa sera gli si era seduta accanto ed aveva iniziato a tamponargli il braccio con delle foglie rinfrescanti come le aveva insegnato Chopper. Zoro non era il tipo da lamentarsi per una ferita o altro, ma quella sera era diverso. Erano soli e lui finalmente aveva lasciato andare tutte le sue preoccupazioni confidandole alla sua compagna. Nami così scoprì che Chopper aveva detto a Zoro che c’era la possibilità che lui perdesse la sensibilità di quel braccio, e questo era un incubo per lo spadaccino. Lei gli aveva assicurato che non sarebbe mai successo, che lui avrebbe realizzato il suo sogno e che il braccio sarebbe ritornato il più possibile normale, anche se avrebbe portato per sempre le cicatrici di quella maledetta avventura, come tutti loro del resto.
Ora sul campo di battaglia, mentre Zoro volteggiava le sue tre spade abbattendo i nemici uno dopo l’altro, Nami sorrise perché quello che aveva predetto era successo. Zoro da quella lontana sera si era impegnato ancor di più e non aveva mollato, così il suo braccio, anche se ancora sofferente, aveva ripreso le sue vecchie funzioni e lui lo doveva solo al coraggio e alla forza che gli aveva dato Nami, la sua Nami.
-Grazie a te piccola!- ghignò Zoro riportando lo sguardo sulla battaglia così come Nami.



Le ossa di Adrien ormai sembravano chiedere pietà dopo tutti i colpi a cui erano state sottoposte dalla furia di cappello di paglia. Adrien non riusciva quasi a respirare, sentiva le costole incrinate le une sulle altre e gli occhi così gonfi di botte da non riuscire quasi ad aprirli. Aveva sempre saputo che Rufy era forte e, nel breve periodo che aveva viaggiato sulla Sunny, aveva potuto constatarlo con i suoi stessi occhi. Ma lui era pur sempre un archeologo, una persona intelligente a cui nessun particolare sfuggiva, proprio come a Robin. Sulla nave non si era accorto solo della potenza della ciurma ma anche dei loro punti deboli, per questo era riuscito così bene ad ingannarli. Sapeva che il capitano avrebbe rischiato la sua stessa vita per Robin e per tutti i suoi compagni, come sapeva anche che l’amore che provava per la sua archeologa era così forte da renderlo possessivo, e proprio su quel punto lui avrebbe colpito. Non era forte, ma furbo si.
Rufy stava caricando uno dei suoi pugni più forti quando Adrien parlò –puoi colpirmi quanto vuoi, puoi anche uccidermi, ma ciò non cambia quello che è successo tra me e Robin- disse ghignando, per quanto la sua faccia indolenzita glielo permettesse.
Rufy a quelle parole rimase con il pugno alzato e nei suoi occhi Adrien lesse un pizzico di sofferenza e confusione, proprio ciò che voleva.
-Che cosa vuoi dire? – gli chiese cappello di paglia volgendo velocemente, per un breve secondo, lo sguardo verso Robin, la quale tremava per ciò che Adrien avrebbe detto.
-No, non farlo ti prego…- lo supplicò Robin strisciando sulla parete per alzarsi ed andare verso Rufy. Anche lei aveva notato la confusione negli occhi di Rufy e non voleva leggerci anche la delusione e il disprezzo.
-Lui deve sapere Robin. Se ti ama così tanto come dice, deve conoscere quel che è successo fra di noi- ghignò sempre di più Adrien. Aveva attirato l’attenzione di Rufy, il quale aveva abbassato il pugno ed ora lo guardava con sguardo più furioso che mai, ma sapeva che non lo avrebbe attaccato finchè non avrebbe sputato il rospo, ed a Adrien servivano solo quei pochi secondi di esitazione per agire.
-Robin che cos’è successo fra te e lui? Non…- non riusciva a proseguire Rufy, non riusciva a credere che la sua regina si fosse buttata tra le braccia di Adrien…
-è stato solo un bacio Rufy. Lui mi ha baciata ma io poi l’ho rifiutato…ero confusa…perdonami di prego- disse Robin avanzando a strappi verso il suo capitano, cadendo poi in ginocchio per il troppo sforzo.
Rufy rimase fermo ad assimilare le parole appena sentite e quell’esitazione bastò ad Adrien per agire. Con un veloce scatto afferrò il pugnale che gli era caduto a terra quando Rufy lo aveva afferrato e corse verso Robin a qualche passo da lui.
Era successo tutto così velocemente che Rufy, sconvolto ancora per quella dura verità, non riusciva ancora a capire come ora Robin si trovasse con un coltello puntato alla gola da Adrien.
-Adesso conduco io i giochi ragazzino!- rise Adrien sfiorando con il naso la guancia di Robin facendo surriscaldare Rufy ancor di più.
-Lasciala bastardo!- urlò Rufy serrando i pugni.
-Stai lì fermo o invece di perdere solo il tuo bambino perderai anche la tua regina, per sempre questa volta- quelle parole entrarono nella mente di Rufy come piccoli spilli pungenti, che dalla testa scesero più giù finché trovarono il suo cuore e lo infilzarono per bene.
-Il bambino…- sussurrò Rufy notando solo allora il ventre non rigonfio di Robin.
Robin iniziò a piangere e nei suoi occhi Rufy lesse la verità. Capì che non c’era più un bambino, che non c’era più nessuno a cui avrebbe insegnato a rubare dalla dispensa della Sunny, a volare con l’altalena, a credere nei propri sogni; il loro bambino era morto.
-Rufy…- singhiozzò Robin leggendo tutto il dolore negli occhi scuri del compagno, lo stesso dolore che provava lei.
-Lascialo stare Robin lui non è niente per te! Vieni con me è formiamo insieme una famiglia, ti darò tutti i figli che vorrai non te ne pentirai- disse Adrien prendendo il viso della donna con forza e buttandosi sulle sue labbra mentre la stringeva a se. Robin scalciò con tutta la forza le mani dell’uomo respingendolo come meglio poteva.
-Puttana!- urlò Adrien buttandola a terra vicino al letto.
Rufy si alzò, il viso nero di rabbia e dolore; dolore che avrebbe scatenato su Adrien.
L’archeologo vide l’espressione di Rufy e veloce afferrò un piccolo oggetto dalla tasca dei pantaloni e glielo mostrò.
-Questa è una bomba. Colpiscimi e la butterò accanto alla tua puttana- disse giocherellando con la linguetta della bomba.
-Ti ammazzo!- ringhiò Rufy restando lì dov’era.
-No che non lo farai. Non sei più niente cappello di paglia. Io mi sono preso ciò a cui più tieni- e detto questo lanciò la bomba verso Robin e fuggì.



I mugiwara rimasero qualche secondo immobile dopo l’esplosione avvenuta al piano di sopra, e poi all’uniscono iniziarono a correre verso il suddetto piano.
Avevano paura di arrivare alla meta, di trovare i loro amici morti, non avrebbero mai superato uno schok simile, ma confidavano nella forza del loro capitano così, appena giunsero nella stanza del secondo piano, attesero che quella nube di fumo e polvere si placasse e di scorgere i corpi sani dei loro due compagni.

Il fumo si diradò e i mugiwara si trovarono davanti l’immagine più dolce e triste che avrebbero mai potuto immaginare.
Rufy teneva stretta a se Robin ed entrambi piangevano calde lacrime.
I mugiwara non potevano ancora sapere ciò che realmente era accaduto, il motivo per cui i loro compagni stessero piangendo; sapevano però che quelle non erano lacrime di gioia, ma di puro dolore.

Erano salpati dopo qualche ora.
Erano ritornati alla grotta e subito Franky e Usop si erano messi all’opera per partire secondo gli ordini imposti dalla navigatrice. Avevano dovuto lasciare subito il quartier della marina perché sapevano che presto sarebbero arrivati i rinforzi e loro non erano più in grado di combattere, non dopo aver saputo la tragedia del bambino di Rufy e Robin.
Robin seduta sul letto matrimoniale nella cabina che condivideva con Rufy, osservava il cielo chiaro che si intravedeva dall’oblò.
Chissà se il loro bambino o bambina avrebbe avuto i suoi stessi occhi azzurri o quelli scuri del papà. Non riusciva a non chiedersi come sarebbe stata o stato. Desiderava tanto diventare madre, dare al suo bambino tutto l’amore di cui lei era stata privata, insegnargli tutto ciò che sapeva ed osservarlo mentre giocava con il padre.
Una lacrima, l’ennesima le sfuggì dalle iridi chiare. Tutto questo non lo avrebbe mai saputo perché ora il suo bambino non c’era più. Non sapeva neanche se piangere per una bambina o un bambino, non sapeva niente.
Dei passi leggeri annunciarono a Robin l’entrata di Rufy nella stanza, il quale piano si richiuse la porta alle spalle e si sedette vicino alla moglie.
-Proveremo ad averne altri…- disse il capitano attirandola a se.
Robin sospirò. Rufy non si era arrabbiato per il bacio che aveva dato ad Adrien, ci era passato sopra perché aveva capito che Adrien le aveva mentito e l’aveva ingannata per arrivare a quello. Lui sapeva che lei avrebbe amato solo lui e per quello lo amava ancor di più. Ma ciò che Rufy non sapeva e che Robin non voleva altri bambini, il dolore di quella perdita era troppo forte ed inciso a fuoco nel suo cuore. Non ci sarebbe mai stato un piccolo principe o una principessa per loro, mai…




Mentre la Sunny navigava ormai lontana, un uomo con indosso un pesante mantello con cappuccio saliva su una piccola nave con in braccio una bambina –Mi sono preso ciò a cui più tieni- aveva detto a Rufy, è così era stato.
Adrien si era preso la sua bambina, il suo più grande tesoro.






Angolo autrice:
Quanto mi odiate da uno a dieci?? Ok non troppi dieci dai!!!
Lo so più triste di così non potevo scriverlo sto cap, ma che ci posso fare se mi è venuta in mente quest’idea per il finale invece del vissero felici e contenti ideato all’inizio?
Ok su abbassate i forconi ho una notizia per voi! Questa ff è finita, ma non vuol dire che la storia si concluda così! Presto scriverò il seguito con una nuova ff Rurobin!!! Cosa succederà? Bé questo non posso dirvelo! Però spero che la seguirete!
Detto questo, ringrazio tutti coloro che hanno seguito, messo tra le preferite e ricordate questa ff e ovviamente ringrazio i cari recensori!
Spero che anche se il cap è tanto triste vi sia piaciuto comunque e aspetto con ansia tutti i vostri commenti o insulti!
A presto con il seguito!
Bacioniiii kiko90
   
 
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