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Autore: UnGattoNelCappello    29/01/2015    3 recensioni
TRADUZIONE
La quindicenne Melanie Ruso non intendeva fare alcun danno; voleva solo che Dan e Phil fossero felici. E' per questo che ha scritto 83 fanfiction su di loro. Ma cosa succede quando, grazie a magiche circostanze, involontariamente forza i suoi idoli a vivere secondo le sue fantasie? Tenetevi forte gente, sarà un folle disastro!
(Rating giallo per il linguaggio)
Genere: Comico, Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Non ho scritto io questa Fanfiction, la sto solo traducendo con il permesso di JustGoogleIt, l'autrice. Potete trovare la storia originale qui: https://www.fanfiction.net/s/9168073/1/When-You-Wish-Upon-a-Star-A-Phanfiction-Parody
 


 

8
La Rivolta Della Pizza


 

 “Cosa vuoi fare per cena?” chiese Phil, alzandosi dal divano. Appena arrivati a casa, lui e Dan si erano imbarcati in una maratona di Buffy L'Ammazza Vampiri, troppo scossi dalla loro giornata movimentata per fare qualsiasi altra cosa.

“Non so, forse dovresti solo ordinare una pizza,” rispose Dan. “Ti amo e sono gay!”

Phil non sbatté neanche ciglio al familiare annuncio. “Che tipo di pizza?” chiese.

Circa trenta minuti dopo, la casa era riempita dal delizioso odore del salame piccante. Dan aprì la scatola di cartone e sollevò una delle fette.

“Ho cooosì fame!” si lamentò. “A parte il caffè, credo di non aver mangiato niente tutto il giorno!”

“Neanche io,” disse Phil, prendendo anche lui una fetta.

Dan portò il pezzo di pizza alle labbra e tentò di dare un morso, ma qualcosa gli impedì di mettere il cibo nella bocca. Il ragazzo scosse la testa. “Devo essere più stanco di quel che pensavo,” rise a se stesso mentre provava un'altra volta. Di nuovo, fu in grado di portare la pizza fino a un paio di centimetri dalla sua bocca, ma non andava più in là di così. Era come se un campo di forza invisibile gli impedisse di mangiare effettivamente qualcosa.

Perplesso, cercò di avvicinare la sua bocca alla pizza invece del contrario. Ma mentre la sua testa si muoveva verso il cibo, la sua mano si mosse indietro, come se fosse stata respinta magneticamente.

“Perché non stai mangiando?” chiese Phil dopo un minuto.

“Credo di non avere fame dopotutto,” mentì Dan. L'ultima cosa che voleva era ammettere che gli stava succedendo un'altra cosa strana.

“Non riesci a metterla in bocca neanche tu, vero?” chiese Phil, anche la sua fetta intatta sul tavolo.

“No,” sospirò Dan, troppo esausto per trovare divertente il doppio senso nella domanda di Phil. “Non ci riesco. Qualche idea?”

“Usiamo la gravità.”

Phil strappò un pezzo della sua fetta, tese la testa indietro, aprì la bocca, e cercò di lasciarlo cadere. Per la sorpresa sua e di Dan, la pizza cadde giù dritta fino a che arrivò più o meno a due centimetri dalla sua bocca. A quel punto, rimbalzò sull'invisibile campo di forza e cadde sul pavimento, lasciando una macchia di salsa di pomodoro sulla mattonella.

“Okay, è il tuo turno,” disse Phil.

“Uh... potremmo provare a imboccarci a vicenda,” suggerì Dan.

“Vale un tentativo,” scrollò le spalle Phil. “Abbiamo già perso tutta la nostra dignità.”

Phil tentò di spingere la pizza nella bocca del suo amico, ma fu fermato dalla stessa misteriosa reazione. Il cibo rifiutava di entrare testardamente.

“Aspetta,” disse Dan, “ho un'idea.”

Prese una fetta, la schiacciò in una piccola palla, e camminò all'indietro finché non fu a più meno tre metri di distanza da Phil.

“Aprì la bocca,” ordinò.

“Che cosa stai facendo?”

“Fidati di me,” replicò Dan. “Adesso, apri bene e stai pronto a mordere.”

Phil aprì la bocca. In un unico preciso movimento, Dan evocò tutte le sue abilità della classe di ginnastica e lanciò la pizza verso Phil più forte che poté. Sfortunatamente, la sua mira era un po' storta e colpì Phil dritto nell'occhio.

“Ai! Daaaannnn!” gemette Phil, coprendosi l'occhio con una mano. “Sono gay e ti amo!”

“Oops,” ridacchiò Dan. “Colpa mia. Proviamo di nuovo?”

Dopo circa altri venti minuti di inutili tentativi, i due ragazzi si sedettero al tavolo, estremamente frustrati. Salame piccante, salsa di pomodoro, e formaggio erano disseminati per la cucina, spiaccicati su vari elettrodomestici, il pavimento, e perfino le pareti. Dan poggiò la testa sul tavolo e Phil lo sentì tirare su con il naso, piano.

“Stai piangendo?” chiese Phil.

“Cosa? No!” disse Dan velocemente, la voce un po' più rauca del normale. “E' solo che... beh, che facciamo se non possiamo mangiare mai più? Come faremo a spiegare questo alla gente? Moriremo, Phil!”

“E' tutto a posto,” lo rassicurò Phil, “riusciremo a farcela. Dimentichiamoci della pizza... forse possiamo mangiare qualcos'altro.”

Dan annuì e i due cercarono per la cucina fonti alternative di cibo.

“Burro di noccioline?” chiese Dan, lanciando il barattolo a Phil.

Phil svitò il coperchio e si sforzò di portarne un cucchiaio in bocca. “No,” annunciò mentre il cucchiaio cadeva a terra.

“Pane?” chiese Phil, tirandogli una pagnotta.

In questo modo, i due passarono a rassegna i contenuti delle credenze, le loro bocche rifiutando ogni oggetto di turno.

“Cereali?” sospirò Dan dieci minuti più tardi, passando svogliatamente a Phil una scatola di Country Crisp.

Phil prese una piccola manciata, l'alzò dubbiosamente sopra la bocca, e la lasciò cadere. Per il suo sollievo, i dolci fiocchi croccanti atterrarono sulla sua lingua, “SI!” esclamò felice. “E' entrato dentro!”

“Questo è quello che ha detto lei,” sorrise Dan, il suo senso dell'umore tornando con la realizzazione che non sarebbe necessariamente morto di fame.

“Chiudi la bocca,” rise Phil. “Seriamente però, non sono mai stato così felice di assaporare del cibo! Stavo iniziando a preoccuparmi.” Spinse la scatola nelle braccia di Dan. “Ecco, prendine un po'.”

Dopo la scoperta che c'erano ancora dei cibi che potevano mangiare, attaccarono la cucina con nuovo vigore, Phil provando ogni cibo mentre Dan faceva una lista dei loro risultati.

“Okay,” disse Dan una volta che ebbero finito, “possiamo ancora mangiare i Country Crisp, i Maltesears, i Mikado, lo yogurt, patate fritte avanzate, e Pom-Bears.”

“Non dimenticarti Starbucks,” aggiunse Phil.

“Quello non è veramente un cibo.”

“Beh, io lo conto! Preferisco dire di poter mangiare sette cose invece di sei,”

“Va bene, e Starbucks.” Dan lo scrisse velocemente nella lista. “Felice adesso?”

“Beh, mi piacerebbe sapere perché possiamo mangiare solo sette cibi diversi...”

Dan si grattò la testa. “Che cos'hanno in comune?”

“Non sono... particolarmente salutari?” propose Phil.

“Beh, non lo è neanche la pizza,” replicò Dan, lanciando uno sguardo ai non mangiati resti sparsi per la cucina.

“Sono i nostri preferiti?” provò di nuovo Phil.

“Non proprio.”

“Hanno una forma strana?”

“Non tutti.”

“Contengono glutine?”

“Non lo yogurt.”

“Hanno... un colore neutro?”

“Non ti rispondo neanche.”

“Beh, e qual'è la tua ipotesi?” chiese Phil.

“Sono gay e ti amo!” annunciò Dan.

“Sì, a parte quello.”

“Non ne ho idea,” sospirò lui. “Dai, aiutami a scrostare il formaggio dalle cose.”

“Questo è quello che ha detto lei...” ridacchiò Phil, prima di schivare la fetta di pizza tirata verso la sua faccia.

 



A/N: Salve gentile lettore!

Solo una domanda oggi: qual'è la tua opinione sulla pizza con il salame piccante? Ti piace? Non ti piace? Sei vegetariano? Fammelo sapere in una recensione.

E il vostro esempio di recensione Shakespeariana omaggio. Per favore copiare, incollare, e citare se appropriata:

“Tu, morto che parla, anguilla tutta pelle, lingua secca di bue, stringa di cuoio, stoccafisso, oh, avere tutto il fiato per dirti a tutto quel che somigli! Canna di sarto, guaina di pugnale, fodero d'arco, lama stemperata!”

Saluti!

- Bethany

  
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