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Autore: Leonhard    29/01/2015    1 recensioni
...e poi avrebbero sicuramente giocato a quel gioco stupido che si era inventato Tsuyoshi: "Pensieri, opere, parole, omissioni". Abbreviato, fa popo. un gioco veramente della popo. Ahahah...non aveva mai avuto uno spiccato senso dell'umorismo: neanche lui rideva...bah...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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9.


Con Akito il sesso era sempre stato…beh, particolare. Come può essere il sesso con una persona dai modi un po’ bruschi ma convinta di star maneggiando fragile cristallo; come può essere il sesso con una persona che già da giovanissima sapeva cosa fosse e come funzionasse. Il demonio dei baci, lo chiamava alle elementari: un’età in cui l’idea di un bacio faceva morire dal ridere o provare disgusto per via della saliva.

Ma quale demonio, era dannatamente bravo ed il sesso prendeva quella punta di piccante proprio perché era proibito. Le coperte erano più calde, le braccia più forti, le posizioni più spinte e gli orgasmi più intensi: questo era il sesso proibito.

Sana ricordava quel trasporto di quando stavano insieme; quando riuscivano con qualche imbroglio con i genitori a dormire insieme, nel grande letto di lei. Il loro era un continuo gioco a cercarsi, dapprima inesperto poi sempre più intraprendente, più sfacciato.

La ripresa dei rapporti con il suo ex fece riprendere alla ragazza la pillola, in modo da poterlo fare anche in momenti e luoghi più disparati: una sveltina prima di andare all’università, magari in una piazzola dell’autostrada oppure nei bagni dei grandi ipermercati. Il sesso era fantastico e non capiva come aveva potuto in tutto quel tempo non pensare a come si sentiva tra le braccia calde di Akito.

Lui dal canto suo era caldo e passionale e sfrontato quanto bastava per farla impazzire. Non avrebbero confessato mai il vuoto che sentivano, che nessun rapporto in nessun luogo ed in nessun momento riusciva a far sparire.

Fino a quando ognuno non troverà la persona giusta.

Sana aveva tante volte scosso la testa ed altrettante volte si era chiesta come fosse possibile. Chi trova la persona giusta a dodici anni?

“Nessuno trova la persona giusta a dodici anni” rispose Naozumi, lapidario come suo solito. “Ma voi due state così bene insieme che siete l’errore più bello che mi sia mai capitato di vedere”. Sana scosse la testa: non aveva proprio nessuna voglia di scherzare.

“Io sento di aver trovato la persona giusta” ripeté ancora, dominando la leggera nausea che sentiva, leggera ma presente. “Sono due mesi che andiamo avanti così, Nao. Io non ce la faccio più, ho bisogno di sapere cosa vuole per me…per noi”. Termine improprio quello, se si considerava il fatto che tra di loro non c’era nessun noi. Naozumi le risparmiò la notizia, in un atto di clemenza.

“Guarda, se hai tutti questi problemi, parlagliene e vedi cosa succede” disse. Lei scrollò le spalle.

“Cosa vuoi che succeda?” commentò. “Mi lascerà andare ed io non voglio questo”.

“Secondo me ti stai facendo troppi problemi” commentò il ragazzo. “Senti te la butto lì; una delle nostre attrici ha reciso il contratto perché non le piaceva la parte. Ti piacerebbe tornare davanti alla cinepresa? Potrebbe essere un buon modo per distrarti”. Aveva cambiato discorso liquidando il precedente con poche parole. Sana stette al gioco solo per vedere se effettivamente riusciva a farle pensare ad altro.

“Ha reciso il contratto? Perché?” chiese. Il ragazzo fece una spalluccia e sorseggiò le ultime gocce della sua bibita, facendo gorgogliare la cannuccia sul fondo del bicchiere.

“Hai letto il libro no?” chiese lui. “Beh ha fatto storie per i vestiti scenici del personaggio di Tila”.

“Tutto qui?” commentò lei. “Ma è un personaggio che appare per pochissimo!”.

“Sì, ma lei è una famosa attrice, che ha lavorato con i migliori registi e non può certo mettersi addosso uno straccio come quello…sai come sono fatte…”. La gestualità della risposta, enfatizzata per dare un tono ridicolo alla persona in questione ebbe su Sana l’effetto sperato e scoppiò a ridere.

“Posso pensarci…” disse. Massì: perché non riprovarci? Anche ricoprire un ruolo secondario poteva andar bene per non pensare.
 

“Sai…voglio riprendere a recitare” disse soprappensiero. Erano stretti l’uno con l’altro nella penombra della sera con null’altro che la coperta a nascondere al mondo la loro nudità. Akito volse verso di lei uno sguardo fermo.
“Davvero?” commentò. “E dove reciterai?”.

“Naozumi mi ha detto che si è liberato un posto sul set di Chains” disse. il ragazzo aggrottò le sopracciglia.
“…quel tipo?” chiese. Sana sorrise al pensiero che per Akito era sempre stato ‘quel tipo’: difficilmente avrebbe mai usato altri termini per indicarlo. “Vi siete visti?”.

“Sì” annuì. “Abbiamo chiacchierato e mi ha fatto questa proposta. Con le mie esperienze non sarà un problema avere la parte, anche se è marginale”.

“Poi Tsuyoshi lo metti a cuccia tu, però…” commentò. Lei rise: già, l’amico sarebbe impazzito alla notizia.

“Ha detto anche che è un peccato che non reciti” disse. “Ti vedrebbe bene nei panni di Zoe”. Lui aggrottò nuovamente il sopracciglio.

“Zoe?” commentò. “Non è il preside del campus?”. Lei annuì. “Perché?”.

“Per via dell’alone di mistero che lo circonda” spiegò. “È un personaggio ambiguo…”. L’argomento aveva già perso interesse per lui ed il turgore che sentiva contro la natica la informò che aveva altro per la testa del personaggio di un famoso romanzo. Fece scivolare la mano sotto le coperte e lo afferrò.

“Ehi…” sussurrò con voluttà. “Guarda però che Tila non ha un compagno…e nemmeno Zoe ne ha una…”. Lui le baciò il collo, annusando a pieni polmoni l’odore dei suoi capelli e sfiorandole la pelle calda.

“Sono un amante delle coppie improbabili” fu la risposta. Subito dopo fu dentro di lei.

Ed infine arrivò mattina. Sana si svegliò con una sorta di pigrizia che la costrinse a letto. Akito si alzò e preparò la colazione, portandogliela a letto. Lei lo ringraziò, ma alzandosi si accorse di sentire una pesantezza allo stomaco. Il mese precedente aveva saltato il ciclo, ma il ginecologo l’aveva  rassicurata dicendole che era tra gli effetti collaterali della pillola e poteva capitare di saltare un mese. Il test di gravidanza negativo l’aveva rassicurata definitivamente.

“Tutto bene?” chiese Akito, notando la sua repulsione per il cibo. Lei annuì.

“Ho un po’ di nausea” rispose. “Sarà che mi devono arrivare: lo scorso mese l’ho saltato per via della pillola e mi sa che questa volta sarà piuttosto abbondante…”. Lui annuì, ancora mezzo intorpidito dal sonno, e sorseggiò il caffè, mentre Sana, con un moto di disgusto, si chiese come facesse a bere quella roba.
 

Il set era poco distante dalla sua facoltà. Naozumi la passò a prendere finite le lezioni e la presentò al regista. Sana si guardò intorno e trovò curiosa la nostalgia che sentì nell’istante in cui vide le cineprese. L’uomo, un cinquantenne rotondo e sorridente, le strinse la mano e le fece un breve colloquio; le chiese di recitare un paio di battute prese da vari film ed opere teatrali e le fece qualche domanda su Chains.

Alla firma del contratto le diede il copione, raccomandandosi di studiarlo entro la fine del mese, quando era prevista l’entrata in scena del personaggio di Tila, e di fare una visita medica per buona misura. Uscendo dalle riprese, si rese conto di non aver pensato a nulla e la cosa l’aveva fatta stare veramente bene.

La visita medica fu un semplice esame del sangue. Era una cosa puramente formale, un documento forfettario con cui certificava ufficialmente ciò che tutto vedevano e sapevano, e cioè che lei stava bene. Il dottore lesse brevemente i fogli sulla sua scrivania, prima di aprire bocca.

“Signorina, lei è incinta”.
   
 
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