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Autore: Dragon_Flame    30/01/2015    3 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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31.



 

Lidia tacque durante tutto il percorso compiuto insieme ad Emma ed Ivan, mano nella mano con quest'ultimo. Entrarono in un caffé, che non distava tanto a piedi, e si sedettero ad un confortevole tavolino in un angolo intimo. Ordinarono un té caldo - per Ivan -, due ciccolate - per Lidia ed Emma - e poi un vassoio di biscotti e pasticcini, che furono serviti in cinque minuti. Di fronte a quelle tazze fumanti l'infermiere rifece alla ragazza il racconto di ciò che aveva portato Emma a scoprire la loro relazione.

La castana ascoltò in silenzio grave e teso. Non voleva credere alle parole di Ivan; avrebbe voluto non poter dar loro credito. Ma era inevitabile: la bambina sapeva la verità. E la loro storia poteva rischiare di essere scoperta. Al solo pensiero si sentiva mancare. Lidia si dovette fare forza per evitare di cedere.

"Lilli, sei pallida... stai male?" osservò con attenta premura proprio l'oggetto delle sue preoccupazioni, notando quando fosse cinereo il suo colorito già diafano.

Lidia si riscosse dai suoi pensieri, abbozzando un sorriso poco convinto.

"No, piccola, sto bene. Ho avuto solo un capogiro."

Emma sembrò non credere a quella rassicurazione, sospettosa. La scrutò di sottecchi per qualche altro istante silenzioso, poi disse una frase che fece sospirare la liceale per il sollievo.

"Comunque, non avere paura. Mica dico nulla alla mamma o alla nonna. E nemmeno a Sara e Domenico. Papà me l'ha detto che poi loro si arrabbiano per la vostra differenza d'età" la rassicurò, lanciandole uno sguardo in cui si rifletteva il suo senso di colpa di fronte al malessere della diciottenne.

A quelle parole Lidia si rilasciò contro lo schienale della sedia, espirando a fondo, sollevata, tutta la tensione e la disperazione che nell'arco dell'ultima terribile mezz'ora aveva accumulato dentro di sé.

"Dici davvero?" replicò, speranzosa, azzardando un timido sorriso.

"Certo che dice sul serio. Vero, Emma?" s'aggiunse Ivan, allungando una mano sul tavolo per stringere tra le proprie dita quelle della fidanzata. La giovane vi si aggrappò con forza, rincuorata.

"Sì. Anche perché poi mi dispiace se non potete vedervi per colpa mia" asserì a testa china la bambina.

Lidia allungò la mano libera verso il volto, accarezzandola teneramente. Le sorrise radiosa e di rimando la ragazzina ricambiò, rivelando una boccuccia di denti da latte interrotta proprio da un incisivo mancante.

"Ma non devi mica sentirti in colpa, Emi. Non hai fatto nulla. E l'importante è che tu non dica nulla a nessuno. Sarà il nostro segreto, va bene?"

"Lo mantengo solo se quando uscite insieme mi portate con voi. Io voglio passare il tempo anche con il papà" ribatté prontamente la piccola, rivelando un'insospettabile capacità di saper ottenere sempre qualcosa in cambio da qualsiasi concessione o patto.

Ivan alzò gli occhi al cielo, sbuffando rassegnato, mentre Lidia scoppiò a ridere, stringendo la manina che la bambina aveva teso davanti a lei per stringere l'accordo.

"E' ovvio, piccola mia. Adesso che sai non c'è più bisogno di tenerti fuori da questa storia" le promise.

"Che bello!"

"Sì, Emma, è una cosa bellissima" commentò l'infermiere, osservando con dolcezza sua figlia e la giovane. La consapevolezza di amare quelle due creature gli riempì il cuore di un'emozione fortissima, indecifrabile, e si sentì fremere al pensiero che qualcuno potesse spezzare quella nuova armonia. Nessuno avrebbe mai dovuto tentare di strappargli Emma o Lidia. Nessuno al mondo.

Il moro avvicinò la propria sedia a quella di Lidia, passandole un braccio sulle spalle e stringendola a sé. Emma si aggiunse alla coppia, salendo sulle ginocchia della ragazza e abbracciando padre e amica con forza.

"Che bel quadretto che siete" commentò una voce familiare.

Lidia, che aveva chiuso gli occhi per la felicità, li aprì, sgranati per il terrore di essere stata scoperta. Non aveva riconosciuto immediatamente la voce.

"Lilli, non ti preoccupare! Sono io, mica tuo padre" la tranquillizzò Céline con una risata divertita, lasciandola agghiacciata.

"Céline! Ma ti pare il modo? Pensavo fosse..."

"Sì, lo so. Qualcuno che non deve assolutamente sapere della vostra relazione. Ah, vedo che c'è anche Emma! Ciao, piccola" la liquidò con nonchalance l'amica, rivolgendo la sua attenzione all'adorabile amica di suo fratello Marco.

"Lidia, che sorpresa! Anche tu frequenti questo locale?" si fece avanti Heydar, il quale, appena distante dalla sua fidanzata, s'era avvicinato al capannello.

"Dar, ciao" lo salutò con un sorriso lievemente teso.

"Ivan, che piacere rivederti. E' un sacco che non ci becchiamo" si fece avanti Céline con l'uomo, battendo scherzosamente il cinque con la mano aperta di un esterrefatto Ivan.

L'infermiere si riscosse, accettando quell'intrusione imprevista nello spazio privato del loro pomeriggio. Sorrise pazientemente,ricambiando anche la stretta di mano di Heydar, che venne a conoscenza del segreto che Lidia gli nascondeva.

"Manterrò il segreto. Promesso" la rassicurò l'iraniano, guadagnandosi un'occhiata piena di gratitudine da parte della ragazza e dell'uomo.

"Voi cosa ci fate qui?" proseguì poi Lidia, intavolando una conversazione su tutt'altro argomento.

"Ci siamo concessi una deviazione dal nostro progetto iniziale... avevamo in mente di andarcene al cinema" rispose Céline, strizzando l'occhio con fare lesto all'amica.

Lidia ridacchiò sommessamente, comprendendo all'istante le vere intenzioni della sua migliore amica - che ovviamente non rispecchiavano il volere del suo fidanzato. Ivan, Emma e Heydar, invece, non intuirono quello scambio di battute e cominciarono a parlare fra loro, a presentarsi, sebbene con un certo imbarazzato riserbo. L'iraniano non li conosceva, né l'infermiere aveva mai sentito parlare molto di lui dalla propria compagna. Perciò, con questa scarsa base di partenza, era difficile essere espansivi, ma fu Emma a rompere il ghiaccio fra i due, tirando fuori una sfrontata curiosità peculiare di Alessia.

"Tu sei l'innamorato di Celia?" gli chiese candidamente, facendo avvampare proprio il giovane in questione per la rapidità con cui quella bambina era saltata subito alle giuste conclusioni.

"Ehm, sì... e tu invece sei...?"

"Marco è il mio migliore amico" ribatté prontamente, sostenendo lo sguardo dorato del diciottenne.

"Ah, quindi tu sei l'amica di Marco."

"L'ho già detto io."

"Eh, sì, scusami..." balbettò imbarazzato, scatenando la risata allegra e limpida di Emma.

Céline, nel frattempo, aveva osservato la scena e, appurando la timidezza del ragazzo, decise di intervenire per salvarlo dall'impasse, rinunciando alla sua chiacchierata con Lidia. Con l'aiuto dell'amica, trascinò due sedie fino al loro tavolo per potersi accomodare insieme a Heydar, poi prese parte al dialogo.

"Emma, alla fine Ivan e Lilli si sono dovuti accorgere che tu sei più sveglia di loro" asserì, facendole scherzosamente l'occhiolino.

La bambina scoppiò in una risata deliziata.

"Hai ragione, Céli! Io mi accorgo sempre di ciò che succede... e il papà non è mai abbastanza sveglio da capirlo" affermò, sollevando il mento all'indietro per osservare il volto del padre, torreggiante sulla sua testolina scura.

"Be', mica può somigliare tutta a Ivan" intervenne Lidia, acciuffandole delicatamente il nasino fra le dita e scuotendolo appena con affetto. "Altrimenti poveretta lei" aggiunse ironicamente, guadagnandosi uno sguardo critico da parte dell'uomo.

"Parla quella col carattere più bello del mondo" la provoco piccato, passandole un braccio lungo la vita e stuzzicandole il fianco con un dito.

Lidia si torse tutta su un lato, cercando di sfuggire al solletico, e cominciò a squittire divertita. Finì per appoggiarsi con il volto contro la spalla dell'infermiere, dandogli un piccolo morso su di essa per convincerlo a smettere di tormentarla.

"Ahi!" esclamò l'uomo, e la contesa fra i due finì lì.

Céline e Heydar non si trattennero ancora per molto, desiderosi di stare un po' da soli per quel pomeriggio e coscienti del fatto che per l'altro gruppetto di persone valesse la stessa cosa. Quindi, dopo un saluto generale, la coppia se ne andò, lasciando nuovamente da soli i tre.

Emma sbadigliò sommessamente, rilasciando la schiena rilassata contro il petto del padre con un grosso sospiro.

"Papà, ma tu e Lidia fate sempre così? Cioé, ogni volta passate il tempo nel bar a parlare? Io mi sto annoiando!" protestò, gonfiando le guance d'aria.

"No, piccola... di solito facciamo anche altre cose. Ma oggi ci andava così, giusto per trascorrere un po' di tempo insieme" replicò dolcemente la castana, carezzandole i capelli scuri con tenerezza.

"Comunque, la prossima volta facciamo davvero qualcosa di più interessante. Oggi si è trattato di un pomeriggio di... diciamo, di rivelazioni, ecco" convenne Ivan. "Adesso però si va a casa, eh? Ti devo accompagnare dalla nonna."

"Di già?" Emma si scurì in volto, contrariata.

"Tesoro, altrimenti facciamo tardi: sono già le sei e un quarto. Lei ti aspetta per la mezza. Fra poco devi essere da lei."

"Su, Emi, non insistere" cercò di convincerla la ragazza, lanciandole un'occhiata eloquente con le iridi celesti.

"Va bene" si arrese la bambina, sbuffando rassegnata e scendendo dalle ginocchia del padre.

Ivan, nonostante l'insistenza di Lidia, pagò per tutti e tre al bancone, quindi, mano nella mano con la ragazza e la bambina, si diresse verso la sua Fiat 500. Entrarono, poi l'uomo alla guida puntò direttamente all'abitazione della madre, avendo già con sé il borsone con tutte le cose necessarie affinché Emma passasse la notte da Miriana e Giovanni.

Quando arrivarono di fronte al condominio, all'incirca una ventina di minuti più tardi, Ivan scorse dal vetro anteriore della macchina la piccola figura materna che si sporgeva appena dal balcone che dava sulla strada, in attesa della nipotina e del figlio. L'uomo accostò al marciapiede e parcheggiò la Fiat 500, ma come fece per rivolgersi a Lidia fu subitaneamente anticipato proprio dalla figlia.

"Lilli, tu sali con noi, vero? Così saluti lo zio Luca e la nonna" la pregò Emma, rivolgendo uno sguardo innocentemente persuasivo alla ragazza.

La castana sospirò, pensando che sarebbe stato un guaio se Gianluca avesse sospettato dell'esistenza di una possibile storia fra lei e suo fratello maggiore. Ma, fondamentalmente, all'apparenza l'amicizia fra loro era innocente e non li si poteva accusare di nulla, perciò non vide niente di male in quella proposta e accettò di buon grado, leggermente ansiosa all'idea di incontrare la madre dell'uomo che amava.

"Sì" rispose concisamente, slacciandosi la cintura con un gesto, mentre avvertiva su di sé lo sguardo sconcertato di Ivan.

"Io non credo che sia una buona idea..." cominciò quest'ultimo, ma fu messo a tacere dalla figlia.

"Papà, mica c'è nulla di male... e poi Lilli e lo zio sono amici, no? Si possono salutare."

"Infatti, Emi. Però promettimi una cosa: tu a Luca non dici nulla di me e del tuo papà, ok? Poi a lui dispiacerebbe sapere dagli altri che io e suo fratello siamo innamorati. Ci parliamo noi con lui, ma per ora mantieni il segreto anche con lo zio, va bene?"

La morettina annuì scuotendo vivacemente la massa di lisci capelli scuri che le adornavano il capo, incorniciandole il viso sveglio e intelligente.

"E' ovvio" e le fece l'occhiolino.

Le due risero con complicità ed intesa, quindi Lidia aiutò la bambina a scendere dalla macchina, mentre il padre di Emma afferrava il borsone e se lo sistemava in spalla.

Dall'alto del suo balcone, i chiari occhi indagatori di Miriana si soffermarono a lungo e con stupita curiosità sulla figura di una giovane donna accanto ai suoi due discendenti, una bellissima ragazza che rideva ravviandosi un ciuffo mosso dell'adorabile caschetto che faceva da cornice al suo volto sincero. La vide avviarsi con suo figlio e sua nipote all'interno del perimetro dell'edificio residenziale. Un sospetto germinò nella sua mente, ma lo mise momentaneamente in un angolo, lasciando spazio alla possibilità di farsi un'opinione concreta di quella giovane.

Di fronte all'ascensore, Ivan premette il tasto per richiamarlo, ma la voce di Lidia colse la sua attenzione.

"Che piano è quello in cui abita tua madre?" gli chiese, mordendosi il labbro con un incisivo.

L'uomo arcuò le sopracciglia, sbigottito.

"Non dirmi che ti vuoi fare a piedi le scale fino al quinto piano."

"Sono claustrofobica. Una volta sono rimasta chiusa tre ore e mezza in un ascensore da sola e mi sembrava di poter svenire ad ogni istante per la paura e l'ansia. Da allora non ne ho più utilizzato uno."

Il moro rise brevemente, ma all'occhiata truce della diciottenne si ricompose.

"Quinto piano, porta a sinistra. Il cognome è Tommasi/Sagrestano" le suggerì, avanzando dentro il locale dell'ascensore appena apertosi davanti alla figura sua e della figlia.

"Grazie." Lidia sgattaiolò su per le scale, salendo i gradini a due per volta, correndo per mantenere il ritmo del dispositivo meccanico.

Giunse di fronte alla porta poco prima che l'ascensore arrivasse al quinto piano. Appoggiandosi alla parete, la giovane riprese fiato, giudicandosi decisamente fuori forma. Ancora rossa in volto, si portò davanti al portone dell'appartamento, suonando il campanello.

Subito l'uscio si spalancò e una sagoma piccola e leggermente curva si manifestò davanti a lei, con un sorriso cordiale e due intense iridi ambrate a caratterizzare un volto altrimenti anonimo e privo della bellezza dei lineamenti di Ivan.

"Buonasera, signora... sono Lidia, un'amica di Emma e di Ivan" si presentò educatamente la giovane, ricambiando l'affabilità con cui la cinquantaseienne si era presentata, conscia dello sguardo indagatore di Miriana che la sondava dalla testa ai piedi.

"Ma che bella ragazza che sei! Io sono Miriana, la nonna di Emma... ma suppongo tu lo abbia già capito da sola. E' un piacere conoscerti." Incerta, sembrò quasi tendere la mano in avanti per stringere quella della diciottenne nella propria, ma intuì l'esitazione di Lidia e si trattenne, comprendendo subito che era abbastanza timida. "La mia nipotina mi ha parlato molto di te... Entra, prego" la accolse, spalancando completamente il portone.

Alle spalle delle due soggiuse Emma, correndo svelta e gioiosa fra le braccia ora spalancate della nonna.

"Nonnina! Che bello vederti!" la salutò con calore, rifugiandosi nell'abbraccio amorevole della donna. "Mi sei mancata tantissimo!"

"Ma se mi hai vista anche tre giorni fa" la smentì Miriana ridendo appena.

"Ciao, mamma" si fece avanti Ivan, chinandosi per posare un bacio sulla guancia della madre, che si sporse un po' per limitare l'incurvarsi dell'uomo.

Nessuno li avrebbe mai creduti madre e figlio. Non solo per la relativa giovane età della donna, che aveva solamente diciotto anni in più di lui, ma anche per le profonde differenze fisiche: mentre Miriana era piccola e goffa, quasi rotondetta, Ivan era alto, agile, forte e muscoloso, avendo in più i capelli neri e lisci, esattamente come il suo padre biologico. Ma da Emiliano non aveva certamente ereditato le profonde iridi auree che spiccavano sulla carnagione scura del suo viso largo, iridi intense e pungenti che gli aveva trasmesso geneticamente Miriana. Anche la bocca era simile a quella materna, larga e sottile, e pure il naso statuario, che caratterizzavano i tratti di entrambi. Ma, se in Ivan quei lineamenti marcati conferivano un certo fascino al suo volto maschile, in Miriana risultavano più vistosi, quasi massicci, annullando la bellezza e il carisma che emanavano nel volto di suo figlio.

"Mamma, questa è Lidia, la figlia di una mia collega..."

"Sara, giusto?" lo interruppe la donna, trovando subito la conferma nel cenno del volto della castana.

"Ed è anche la mia amica!" si aggiunse Emma con tono vivace, suscitando un sorriso intenerito in Lidia.

"Su, entrate tutti e tre, fermatevi un po'" si offrì Miriana, prendendo la manina della nipote e accompagnandola dentro l'appartamento.

"Io veramente dovrei tornare a casa..." obiettò debolmente la diciottenne, sperando che la donna non insistesse. Finché avesse avuto la possibilità di poter evitare Gianluca, l'avrebbe attuata volentieri.

Ma l'oggetto dei suoi pensieri comparve un istante dopo alle spalle della bassa figura di Miriana, con un largo sorriso stampato in volto. Gianluca, sentendo la voce della nipote, era uscito dalla propria stanza per andare ad abbracciarla, felice di poter trascorrere una serata con la spiritosissima figlia di suo fratello, la quale lo adorava tanto quanto lui le voleva bene. Ma, soffermandosi sulla soglia dell'entrata, in procinto di abbracciare Emma, i suoi occhi grigi si posarono su una ragazza sua conoscente che affiancava la sagoma di Ivan. La vista di quegli occhi azzurri come il ghiaccio gli mozzarono il fiato per la meraviglia e lo stupore.

Lidia.

"Lidia..." disse, incapace di articolare qualsiasi altra parola per la sorpresa di vederla proprio lì, davanti a sé.

"Ciao, Gianluca" rispose lei semplicemente, irrigidendosi appena.

Miriana non mancò di registrare quel lieve cambiamento nel comportamento di Lidia e anche del figlio maggiore. Quella era un'ulteriore prova a sostegno della sua congettura su quei due, che le parevano troppo legati e in sintonia tra loro. Infatti, anche poco prima, aveva osservato con attenzione gli sguardi lunghi e significativi che si lanciavano di tanto in tanto. E in più il fatto che la ragazza trascorresse così tanto tempo in compagnia di suo figlio e di sua nipote le era saltato all'occhio con prepotenza. C'era sotto qualcosa di ben più importante di una semplice amicizia.

"Come stai? E' da tanto che non ci vediamo né sentiamo" replicò lo studente universitario a quel saluto, cercando subito di instaurare una conversazione con la ragazza che gli faceva battere forte il cuore.

Lidia sorrise appena, ravviandosi con nervosismo una bronzea ciocca di capelli mossi dietro l'orecchio per tenere il viso scoperto.

"Be', io sto bene. Anche gli altri, ovviamente. Certo, siamo tutti un po' sotto stress a causa della scuola, ma fortunatamente fra poco iniziano le vacanze di Natale" osservò con apparente casualità, cercando di sviare la conversazione su argomenti più blandi e noiosi. Lidia odiava parlare di sé ed essere al centro dell'attenzione generale.

"Su, Emma, seguimi dentro, intanto che la tua amica e lo zio parlano" la incitò la nonna, conducendo la bambina in salotto. "Ivan, porta qui il borsone!" disse poi a voce più alta, dando indicazioni al figlio per smuoverlo dall'imbambolamento a cui si era momentaneamente lasciato andare.

L'infermiere espirò pesantemente, riluttante a lasciare Lidia da sola con suo fratello, ma non aveva motivo per ribattere e dovette eseguire l'ordine di Miriana. Tuttavia, prima di varcare la soglia dell'appartamento, diede una pacca fin troppo forte sulla spalla di Gianluca per attirarne l'attenzione, fingendo una cordialità che in quel momento non si sentiva in grado di provare. Quindi entrò nel corridoio, raggiungendo figlia e madre nel salotto a passo fin troppo frettoloso.

Ivan si chinò sul divano di pelle, su cui s'era accoccolata Emma accanto a Miriana, per dare un veloce bacio sulla guancia ad entrambe. Chiese se Giovanni era in casa e, ottenendo risposta negativa, replicò chiedendo che glielo salutassero, quindi addusse la scusa di dover accompagnare a casa Lidia per poterla salvare dalle grinfie del fratello. Tuttavia la madre lo chiamò, costringendolo a fare appello al buonsenso per evitare di permettere alla gelosia di offuscargli la mente.

"Sì, mamma? Hai bisogno di qualcosa?"

"No, tranquillo. Tutto a posto. Volevo soltanto dirti di non andare troppo in fretta e di essere più tranquillo, per goderti la vita al meglio" gli disse placidamente, rivolgendogli un sorriso di indecifrabile gaiezza.

Ivan la osservò per un lungo istante, sconcertato dalle sue parole e da quell'ultima frase, non proprio certo del significato che poteva avere. Gli parve di distinguere una vena ironica nella voce della madre, ma, come sempre, la donna era così difficile da comprendere, con quelle sue parole enigmatiche, che non avrebbe saputo affermare con sicurezza quale fosse il reale senso di ciò che intendeva.

"Una buona scelta, comunque" osservò ancora Miriana, e stavolta suo figlio comprese appieno il soggetto del suo commento: stava parlando di Lidia.

Non capì, tuttavia, se la frase fosse sarcastica o meno, ma non ebbe tempo di soffermarcisi a lungo perché un pensiero più urgente lo costrinse ad affrettarsi al portone, salutando con rapidità impaziente le due parenti.

Miriana accarezzò i capelli lisci della nipotina, stringendole con affetto materno la testolina delicata contro il seno.

"Ti piace Lidia come persona?" le domandò con un sorriso gentile.

La bambina levò lo sguardo verso il volto della nonna, ricambiando la sua occhiata aurea.

"Sì, mi piace moltissimo. E anche al papà. A te invece?"

Miriana non rispose subito, volgendo lo sguardo rilassato verso la finestra, da dove poteva contemplare il centro storico di Firenze illuminato e decorato a festa da miriadi di lampadine colorate e ornamenti natalizi, con la cupola quattrocentesca costruita dal Brunelleschi a dominare su tutto, una figura scura e rassicurante che si stagliava con il suo profilo massiccio contro il cielo schiarito dalle stelle della Via Latteaì, dominando la città toscana come un gigante buono.

"Sì, piace tanto anche a me" le rispose infine, continuando a guardare fuori.


 

***


 

Intanto, la conversazione fra Gianluca e Lidia aveva preso una piega inaspettata.

"Tu che programmi hai per la vigilia?" le aveva chiesto lo studente universitario ad un certo punto, interrompendo la sua risposta ad una domanda precedente.

"Io, ehm... se riesco a ottenere il permesso dai miei genitori, forse potrò trascorrerla con i miei amici" era stata la replica della castana.

"Ah sì? E che cosa avreste organizzato?"

"Abbiamo prenotato una sala per la sera del 24 dicembre con tanto di menu completo a buffet. Siamo circa una ventina di persone... almeno credo. Ognuno di noi ha versato una quota per la prenotazione e il costo totale. Io però non so se partecipare o meno: dipende da cosa mi dicono i miei. Se prendo un buon voto nell'ultima simulazione d'esame me lo concedono."

Gianluca aveva storto la bocca in una smorfia.

"Perché non dovrebbero permettertelo? Sei molto brava a scuola, studi e sei una ragazza a posto. Non capisco il motivo per cui dovrebbero impedirtelo."

Lidia si era passata la mano fra i capelli del ciuffo laterale, scostandoli dal viso.

"Diciamo che per me sarebbe una specie di premio. Quest'anno saremmo dovuti partire per Siena per festeggiare il Natale dai miei nonni paterni, ma mia madre ha un turno di notte proprio la sera del 24, perciò mio padre preferisce che ci sia qualcuno con lei a poterla accompagnare a Siena la mattina del 25, dato che uscirà stanchissima. In casa mia, oltre ai miei genitori, ci sono solo io ad avere la patente, perciò tocca a me guidare la macchina, perché papà non vuole proprio annullare il pranzo a Siena... però non vuole che io esca con i miei amici. Teme che poi rincasi tardi approfittando del fatto che a casa non c'è nessuno e quindi che io non sia in grado di guidare da sveglia la mattina dopo." Lidia aveva sospirato rassegnata, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

"Wow, che cosa complicata" aveva ironizzato Gianluca, azzardando una risata.

"Vallo a dire ai miei. Hanno le orecchie foderate di prosciutto, quei due."

"Be', io avevo in programma di trascorrere la serata a casa con Ivan e i miei vecchi, ma mamma e papà hanno intenzione di riunire anche qualche altro parente e non ho proprio voglia di sorbirmi le mie zie... credi che mi potrei unire a voi?" aveva aggiunto all'improvviso, lasciando la castana esterrefatta.

Sul volto di Lidia comparve un'espressione corrucciata: non aveva voglia di dover subire le avances di Gianluca anche la sera della vigilia.

"Io non saprei..."

"Se il problema sono i soldi della quota, te li consegno anche adesso: ce li ho dentro al portafogli in camera mia. E poi, penso che per voi non sarà un problema aggiungere una persona in più, giusto? In fondo, trattandosi di una sala prenotata per un numero imprecisato di persone, posso aggiungermi tranquillamente" insistette, neutralizzando una possibile obiezione da parte della ragazza.

La giovane tacque ancora, valutando i pro e i contro di quella prospettiva.

Aveva intenzione di sorbirselo tutta una serata? Assolutamente no.

Voleva trascorrere la vigilia con Ivan? Ovviamente sì.

Considerò il fatto che l'infermiere avrebbe potuto inventarsi un turno di lavoro improvviso per giustificare la sua assenza alla cena natalizia, in modo che entrambi potessero trascorrerla insieme, da soli, a casa di lei. Quell'idea era proprio allettante. In più, aggiungendo il fatto che probabilmente Roberto sarebbe stato presente alla cena insieme ad Alessandra, in quel modo avrebbe potuto evitare sia l'ex che Gianluca in un sol colpo.

Prenderei due piccioni con una fava. Buona idea. Buonissima. Eccellente, Lidia. Non sei tanto sprovveduta, dopotutto, si fece viva la vena sarcastica della sua coscienza.

"Devo sentire Antonio, che si occupa dell'organizzazione della cena, ma posso dirti già da ora che sei dei nostri" gli confermò, rivolgendogli un sorriso falsamente entusiasta.

"Fantastico! Mi faresti un favore enorme!" replicò Gianluca con allegra baldanza.

I suoi occhi grigi scintillarono di un'ingenua gioia che fece sentire profondamente in colpa Lidia. Per quanto sarebbe andata avanti quella storia? Mentire continuamente a lui, così come ai suoi genitori, a Eva, a molti dei suoi amici le pesava tantissimo sul cuore. Avrebbe voluto poter liberare il macigno di colpevolezza che pesava sulla sua coscienza non proprio immacolata, ma le circostanze erano sfavorevoli. Se teneva veramente alla sua storia con Ivan, avrebbe dovuto mantenere il segreto per chissà quanto.

E manteniamo questo segreto, allora, disse a se stessa per farsi coraggio, replicando alla frase di Gianluca con un sorriso appena accennato.

Per fortuna, a salvarla da quella situazione critica sopraggiunse Ivan alle spalle del fratello minore, evidentemente ansioso di tornare dalla ragazza. L'uomo s'inserì subito nella conversazione.

"Lidia, mi ha telefonato Sara. Mi ha chiesto di riaccompagnarti adesso che a casa tua fra un po' cenate. Andiamo, dài" intervenne, voltandosi subito verso il ventiduenne. "Tu, mi raccomando, flirta sempre con tutte le ragazze del mondo" gli disse con tono fintamente scherzoso, abbracciandolo velocemente.

Quindi si volatilizzò insieme alla ragazza, scendendo velocemente giù per le scale con il polso di Lidia strettamente serrato nella sua mano, togliendole la possibilità di salutare con calma il ragazzo, Miriana o Emma.

"Ma che modi, Ivan!" lo riprese ad un certo punto con tono fortemente critico, una volta che furono nella Fiat.

"Su, allaccia la cintura" la esortò lui, mettendo in moto l'auto e premendo sull'acceleratore con tale forza da evitare di stretta misura l'impatto con un'altra macchina parcheggiata un po' più avanti.

"Mi sai dire che cosa c'è che non va? Gianluca non ha fatto nulla di male!" protestò la castana, incrociando le braccia davanti al petto. "E comunque cerca di controllarti almeno un pochino di fronte a lui, perché traspare tantissimo la tua gelosia" lo rimbeccò.

Ivan la fulminò con lo sguardo.

"Cosa diavolo ti ha detto mio fratello stavolta?" Le puntò uno sguardo eloquente addosso, ma lei voltò il capo per osservare fuori dal finestrino, ignorandolo ostentatamente.

"Lidia, sei pregata di rispondere."

"Meglio se sto zitta invece... avrei altro da dirti, altroché!"

"Lidia, non farti pregare."

La ragazza tacque ancora, ostinatamente.

Esasperato, l'uomo inchiodò, manovrando il volante per parcheggiare di fretta e furia l'automobile. Quindi spense il motore, allungando la mano verso il volto di lei per costringerla a guardarlo negli occhi.

"Allora?" ringhiò. "Ci ha provato ancora con te?"

"No" rispose con veemenza la ragazza, divincolandosi inutilmente. "Anzi, mi ha offerto il modo di evitarlo per un po'. Ovviamente senza farlo apposta."

Disorientato, Ivan non capì cosa la ragazza intendesse dire. Rimase ammutolito per qualche secondo, in preda al flusso dei suoi pensieri.

"E come faresti, praticamente?" le chiese.

"Questo te lo spiego dopo.Ora, però, voglio..."

"... che io ti chieda scusa per la mia reazione. Lo so, sono un idiota quando mi comporto così, ma il solo pensiero di mio fratello in tua compagnia mi fa impazzire. So benissimo com'è e quanto sia difficile per lui rinunciare ad allungare le mani sulle forme femminili. E' un dongiovanni nato. Temo sempre che possa riproposti delle avances."

"E credi che io sia così stupida da stare lì a farmi convincere?" lo attaccò la castana, riuscendo finalmente a liberarsi dalla presa della sua mano sul suo mento.

"No. Ho paura di ciò che può provare a fare lui. Solamente a pensare che ti sfiori con quelle sue manacce da casanova mi fa impazzire di gelosia. Scusami. Mi dispiace."

"Non è la prima volta che affrontiamo questo discorso, Ivan. Cerca di controllarti un pochino. Altrimenti sarai tu stesso, e non Emma, o Céline, o Enrico, a tradire il segreto della nostra relazione."

A dispetto del tono aspro con cui l'aveva rimproverato, Lidia slacciò frettolosamente la cintura di sicurezza e la fece scivolare via, slanciandosi sull'uomo per baciarlo. Soffocò una risata contro le sue labbra, mordicchiandole giocosamente mentre lui le passava un braccio sulla schiena per stringerla di più al proprio corpo.

"Sai, stasera torna nessuno a casa mia fino alle nove e mezza... mamma rientra dall'ospedale a quell'ora, Eva rimane a cena da Matteo e mio padre è fuori città per alcuni giorni." La giovane posò un altro bacio sulla bocca di Ivan, che si era fatta più esigente e ora la stava baciando su tutto il volto, sul collo, sulla scollatura che la giacca aperta lasciava intravedere. "Che ne dici se stiamo a cena insieme, stasera? A casa tua o mia, decidi tu..."

"Ma lo sai che anche quando parli sei incredibilmente sexy?" mormorò lui contro la sua pelle diafana.

Sfiorando appena con il volto e il naso il rigonfiamento generoso del seno lasciato per metà scoperto, inspirò a fondo il suo odore, inebriandosi dell'essenza di lavanda della sua cute e posandovi baci. Lidia lanciò u gridolino eccitato, gettando all'indietro la testa mentre avvertiva il fiato caldo dell'uomo sul suo petto fiorente. Posando baci lungo la spalla, l'uomo le slacciò il giaccone e abbassò lentamente la manica destra, esplorando il seno della ragazza con le dita e le labbra.

Quasi stancandosi di questo gioco, l'infermiere ad un certo punto smise improvvisamente di stuzzicarla e si ritirò, strappandole un profondo gemito di insoddisfazione. Sorridendo compiaciuto, lesse nelle iridi azzurre della ragazza un offucamento passionale e la voglia di continuare quell'eccitante delizia.

"Ora andiamo a casa mia. Là staremo meglio" le disse con complicità, staccandosi con riluttanza dalla sua figura vibrante.

Lidia si ricompose un pochino, tossicchiando per darsi un contegno e ravviandosi i capelli scarmigliati mentre avvertiva il rossore soffuso delle guance scomparire appena.

"Sì, è meglio... Intanto io ti spiego cosa ho in mente di fare per evitare Roberto e Gianluca in un sol colpo e poter trascorrere con te il cenone della vigilia" convenne, facendogli poi l'occhiolino con maliziosa intesa.


 

***



N.d.A.
Salve a tutti!
Innanzitutto grazie mille per la pazienza che portate a me e alle interruzioni continue. Il periodo è pieno di complicazioni e allo studio si sono aggiunti due concorsi di scrittura a cui voglio partecipare e un incarico di reporter nel neonato giornalino scolastico del mio liceo. Di fatto, si aggiungono impegni che mi sottraggono ulteriore tempo alla stesura di nuovi capitoli, perciò ho pensato di chiedere a voi, sperando che non la prendiate male, se accettereste un ulteriore allungamento dei giorni fra la pubblicazione di un capitolo e di un altro. In poche parole, invece di aggiornare ogni venerdì, lo farò ogni due venerdì, quindi i capitoli pubblicati saranno due e non quattro al mese. L'alternativa a questa soluzione sono capitoletti corti, noiosi e scontati che farebbero decadere la storia in malo modo al rango di una fic tremendamente banale e chilometrica, perciò credo sia meglio la prima opzione. Poi, per chi volesse esprimere il suo giudizio, mi piacerebbe saperlo tramite messaggio.
Comunque, passiamo alla storia. Sono riuscita a pubblicare per un pelo questo capitolo e ne vado fiera, non perché sia così interessante o particolare, ma perchè rappresenta una svolta nella storia e in più l'ho scritto in soli due giorni, riuscendo a ritagliarmi due pomeriggi e una serata per buttare giù tutte le idee. Quindi mi ritengo abbastanza soddisfatta del risultato, ma come sempre l'ultima parola va a voi lettori e spero che il giudizio sia positivo. Ah già, non ho riletto il capitolo per mancanza di tempo, quindi se ci fossero degli errori siate clementi ^^
Mi dispiace di non aver potuto rispondere alle vostre recensioni, ma le ho lette tutte e le ho trovate meravigliose e incoraggianti. Risponderò non appena possibile. Ma intento vorrei ringraziare Lachiaretta, LissaChristian, controcorrente, Emotrilly_Watanka, Tanny e deborahavita per aver commentato il capitolo scorso. Grazie mille a tutte quante!
Grazie anche a chi legge e segue la storia in silenzio. Spero che sia sempre all'altezza delle vostre aspettative.
Dunque dunque, ho scritto fin troppo nelle note. Meglio finirla qui, altrimenti mi manderete a quel paese. E poi domattina mi devo alzare prima per ripassare filosofia, quindi finisco qua. Sul serio.
Buonanotte a tutti, alla prossima! :*


Flame
  
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