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Autore: tanky    31/01/2015    3 recensioni
"...si nascondeva e non importava se era lui a cominciare verso Harry o verso chiunque, ma in particolare verso Harry, perché non erano le sue parole a farlo crollare ma più di tutti i suoi silenzi, i suoi sguardi, i suoi passi, tutto di Potter era una minaccia per lui ancora prima che aprisse bocca, per cui anche quando era Draco a cominciare: lui in realtà si stava già difendendo."
La storia è ambientata al sesto anno e non tiene conto degli avvenimenti del settimo libro.
Cosa sarebbe successo se Harry e Draco si fossero alleati?
Se le barriere crollassero? Quanto puoi sentirti simile al tuo peggior nemico?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo undici: Che animale vorresti essere?
                                   (Quanto può far male?)
 
 
Le pareti nell'ufficio del preside sembravano piccoli labirinti, dove lo sguardo di Harry continuava a perdersi. Poi distrattamente ritrovava un punto famigliare: una crepa vista al secondo anno che gli era rimasta particolarmente impressa, il buco minuscolo di un esplosione, una parola scritta sul muro con la calligrafia sottile di Silente che ogni pochi secondi cambiava il suo aspetto: Formicaio. Grande Impresa. Lontani. Furbizia. Calzini spaiati... e allora il gioco ricominciava da capo. Anche se quella bizzarra magia delle parole che cambiavano forma a Harry era sempre piaciuta e anche in questa occasione si soffermò a leggerle lentamente nella sua testa, scandendo ogni lettera.
Dopo pochi istanti la sentì, perfettamente nitida e severa, la voce della professoressa Mcgranitt dietro le sue spalle, che ricalcava i suoi pensieri ad alta voce.
"Incancellabile." marcò la donna.
Che destino beffardo pensò Harry e l'occhio destro, tumefatto, pulsò più forte e il mal di testa gli fece venire le vertigini nonostante fosse seduto.
Si sentiva come in una bolla, sotto vuoto. Completamente senza ossigeno.
"Incancellabile." ridisse Minerva non badando al fatto che ormai la parola fosse già cambiata e recitasse Sottomarino. "Parola particolarmente azzeccata, non trovi Potter?"
"Non la seguo professoressa" la voce di Harry uscì atona e incolore.
La donna non si scompose.
" Come qualcosa che non va più via, che persiste...come la tua cocciutaggine, o la tua ostinazione nel farti del male...nel cacciarti nei guai."
Non c'erano segni di scherno nella sua intonazione, semplicemente, lo stava interrogando. Costatava che la lezione neanche questa volta era stata imparata e un velo di rammarico copriva il suo sguardo rigido.
Donna tutta d'un pezzo Minerva.
A Harry, senza nessuno sforzo e al di fuori di ogni logica, uscì un sorriso stanco, che riaprì il taglio che aveva sul labbro. Altro sangue scese sulla maglietta.
"Cinque giorni Potter, la scuola è ricominciata da soli cinque giorni..."
Il ragazzo si sorprese, davvero era passato così poco tempo? Non che avesse importanza ma a Harry era sembrato molto, molto di più.
"Facciamo così ragazzo, prima che torni Silente dal suo viaggio, racconta a me tutto l'accaduto. Come hai fatto a conciarti così?" Il tono della vicepreside si era addolcito appena, in modo quasi impercettibile, ma dal suo sguardo si poteva scorgere chiaramente tutto l'affetto che provava per lui.
Si mise a sedere sulla poltrona di Albus esattamente davanti a Harry e attese paziente.
Harry non sapeva davvero dove iniziare, non sapeva dove andare a pescare le parole per giustificarsi.
Sapeva solo che tutto quello che era successo, tutti i passi che aveva fatto nei corridoi tornati dalle vacanze, tutti i cenni d'assenso fatti a Ron e Hermione senza prestare la minima attenzione non li aveva fatti lui... Nel senso, era stato lui in ogni attimo, in ogni gesto, ma in realtà lui in quel corpo non c'era davvero.
Era come se fosse stato tutto ovattato, tutto chiuso e alla fine fosse imploso d'un colpo.
Quando Harry ricordava i pochi giorni prima, nella sua mente passavano senza il sonoro, come un film muto, di cui non era il protagonista ma solo la comparsa di se stesso.
Poi disse così...
Dovette solo mettere in fila le parole e uscirono senza nessun permesso da parte sua, senza nessuna logica.
"Non avevo sue notizie da un sacco di tempo."
Punto. Stop. Fine della prima ripresa.
Gli era sembrato il modo più coerente e sincero da cui partire. Tutto era cominciato così.
La Mcgranitt aprì appena le labbra e il suo sguardo scrutò ancora di più nel verde immenso dei prati in Harry.
Negli occhi di Harry che erano prati. Una volta Draco era riuscito pure a scherzarci sopra, a sfotterlo per questo, quando l'aveva scoperto a fissarlo: "Potty che cosa guardi? Posso vederci pascolare le vacche in quel cazzo di prato." ma tutto ciò era avvenuto prima, prima che le cose fossero cambiate e poi precipitate, ma questo la Mcgranitt non poteva saperlo, non poteva sapere un bel cazzo di nulla a dire il vero.
"Notizie di chi?"aveva chiesto lievemente allarmata, come se si aspettasse da un memento all'altro il nome di Voldemort.
"Malfoy." disse semplicemente Harry e gli si seccò la bocca.
 
***
 
Cinque giorni prima. Ritorno ad Hogwarts per l'inizio delle lezioni.
 
 
"Hei amico, basta contorcerti così o qualcuno penserà che nascondi delle tarantole nel taschino." poi Ron rabbrividì "Non voglio neanche pensarci".
Ron, Hermione e Harry erano fermi davanti alla porta della sala grande in attesa di entrare per il banchetto della sera, erano appena tornati dalle vacanze.
"Sto solo cercando di vedere se c'è." rispose Potter un po' brusco girando ancora una volta la testa sperando di scovare una chioma biondo platino.
La ragazza, che aveva già capito tutto prima di mettere piede a scuola, strinse forte la mano del suo migliore amico coperta dalla massa di gente che gli stava intorno.
"Herm, ti prego non fare così, non compatirmi." disse Harry risoluto, svincolandosi dalla presa della ragazza.
Lei abbassò lo sguardo, fissando i suoi piedi.
"Harry, lui non..." Il moro si girò di scatto verso di lei e non le fece finire la frase.
"Lo so Hermione. Lo so, non continuare, ti prego."
Ma lei lo fece lo stesso, giusto per fargli capire che non c'era motivo di sperare, come uno di quegli antidoti che fanno male ma guariscono.
"Draco non tornerà a scuola." la voce di Hermione rimase sempre dolce e Ron si passò una mano fra i capelli spettinati, in imbarazzo.
Poi la folla iniziò a muoversi per entrare a prendere posto e Harry li superò di qualche passo, ma i suoi migliori amici sentirono benissimo lo stesso ciò che aveva detto il prescelto:
"Possiamo solo far finta che io non sia un idiota da commiserare."
La Grifondoro si fece scappare un sospiro e Ron le cinse le spalle mentre varcavano la porta.
 
°
 
Harry vorrebbe solo tornare  a casa.
Era seduto sul suo letto a baldacchino, in quel dormitorio polveroso e qualche mese prima avrebbe giurato di trovarsi esattamente dove voleva essere. Che era Hogwarts il posto a cui apparteneva.
Ma oramai, prima di chiudere gli occhi per addormentarsi non poteva fare a meno di pensare a quanto gli mancava quel letto piccolo e stretto, di quella camera arredata male, con quelle coperte di lana condivise con Draco...quella notte dove erano andati così vicini, così vicini a trovarsi in un modo in cui poi non puoi più scomparire per l'altro.
E Harry sarebbe stato davvero un ipocrita se avesse detto che non ci pensava, continuamente, maledicendosi per non averlo ascoltato il suo stupido cuore...che magari se si fosse lasciato amare, se avesse amato Draco lui non sarebbe andato via, avrebbe smesso di cercare...ma in fondo è di Malfoy che si tratta e Potter lo sa,  sa che non ci sarà mai niente nell'intero universo che lo faccia legare a lui se non è Draco a sceglierlo.
E il biondo aveva una strana dote per giocare sempre nella squadra avversaria.
Ma in fondo Harry cosa pensa di pretendere in più che Draco non gli abbia già dato, che non gli abbia già fatto capire in sguardi, o nelle insicurezze, nei suoi gesti spezzati a metà o nelle sue sottili e non, prese per il culo?
Forse ha avuto già abbastanza. Non dovrebbe chiedere di più.
Harry sa solo, con una chiarezza che faceva male al petto, che per la prima volta da quando sapeva di essere un mago, quel letto nel dormitorio Grifondoro era troppo stretto, troppo vuoto, troppo solo e non lo sentiva suo.
Niente che non avesse toccato anche Draco sentiva che gli apparteneva.
 
°
 
Le ore passavano lente e i primi giorni di routine scolastica scivolavano sulle spalle di Harry senza che se ne rendesse conto.
Picchiettava con la matita sul banco solo per distrarsi e evitare di prendersi altri insulti da Seamus che aveva  avuto la brillante idea di sederi di fianco a lui a Incantesimi.
"Harry ti vedo nervoso."
Potter si stirò la schiena e guardò dritto negli occhi il suo amico, maledizione quanto avrebbe voluto una burrobirra, la desiderava in proporzione a tutte le cose che Seamus non sapeva, e quelle erano tante.
"Ci vorrebbe una bella partita". Replicò il moro sinceramente e un sorriso questa volta gli riuscì.
"Non c'è niente come salire sulla scopa per scaricare i nervi."
Harry respirò e chiuse gli occhi e in un attimo era scappato in volo a tutta velocità verso il mare.
 
°°
 
"Cosa saresti  se potessi rinascere in un animale?"
"Cos'è Potter, non ti sto dando abbastanza attenzioni?" Draco sogghigna appena e la sua risata è tiepida come il fischio del vento.
Harry lo stuzzica e gli dà un pizzicotto sul fianco.
Seduti sul divano della casetta Weasley, il tepore che il Grifondoro sente non viene tutto dal camino.
Malfoy è perfettamente dritto e composto mentre Harry tiene i piedi sul tavolino ed è leggermente accasciato contro la spalla di Draco, senza però appoggiare la testa.
"Dico sul serio, voglio saperlo."
"E questo perché sei insopportabile e molesto o c'è anche un'altra ragione?"
Draco continua divertito e non c'è niente nel suo tono che lasci intendere che Harry lo sta infastidendo, neanche l'ombra di un rifiuto, solo un divertimento sincero e per questo Potter il cuore non lo sente più.
Gli sembra solo troppo leggero per poterselo riprendere ma neanche ci sta su a riflettere, questa dolcissima sensazione gli passa addosso che sembra un soffio. Potrebbe baciarlo, Malfoy sta seriamente correndo il rischio di farsi baciare...Harry  lo dice a se stesso: <<  o lo bacio adesso o impazzisco.  >>
"La prima probabilmente." dice il moro e si tira su con i gomiti.
"Immaginavo." E Draco sorride ancora.
Com'e che non c'è neanche un pizzico di imbarazzo, dov'e finita tutta la tensione che sembra schiacciarli sempre? Paiono fuori dal tempo e dallo spazio in questo momento, come se davvero fosse possibile essere solo Harry e solo Draco.
"Allora lasciami indovinare..."Potter fa finta di pensarci e si passa una mano dietro il collo. "un furetto?"
Il Grifondoro si abbandona ad una risata aperta e Malfoy mette un finto broncio, lo spinge con abbastanza forza da fargli perdere l'equilibrio e Harry cade dalla parte opposta del divano.
"Ne avevo solo un sospetto ma ora è una certezza Sfregiato, la tua più grande virtù è davvero la simpatia..." replica il biondo enfatizzando sulle parole.
Harry continua a ridere e anche Draco si lascia andare ad un sorriso timido e appena accennato, non tanto per la battuta del moro che porta a galla ricordi imbarazzanti, ma più per la straordinaria facilità con cui Harry fa sembrare tutto spassoso, anche le stronzate.
Il modo in cui è contagioso è disarmate per Draco.
"Dai non hai ancora risposto."
"Ok, stai calmo Potter...non è perché sei il presunto salvatore del mondo magico ora puoi dare ordini pure a me."
"Purtroppo penso che questo non accadrà mai." mentre lo dice la voce di Harry è piena di dolcezza e si sporge sul biondo quanto basta per scompigliargli leggermente i capelli con una mano.
Malfoy sbuffa del gesto di Harry ma è così intimo che non si sottrae al suo tocco.
"Probabilmente vorrei essere un animale con le ali, mi affascina l'idea di essere un aquila ma probabilmente non ne sarei all'altezza...Mi vedo come uno di quegli uccelli che vola sempre verso il mare." Harry lo guarda dritto negli occhi e la sua bocca si apre in un sorriso di ammirazione senza che debba neanche pensarlo.
"Harry non guardarmi così maledizione." e sposta lo sguardo, gli occhi quasi brillano e l'ombra di un sorriso.
Il moro adesso pensa di aver capito: una delle cose per cui è nato è sicuramente cercare di proteggere Draco, o semmai portarlo a vedere il mare.
 
°°
 
"Harry, Harry ci sei? Sembri così distratto." Hermione agitò veloce la  mano aperta davanti agli occhi persi del moro.
La sala comune era quasi deserta e le luci si attenuavano sempre di più mentre il fuoco del camino stava per spegnersi...
"Scusatemi, ero sovrappensiero..." Si risvegliò Harry sbattendo le palpebre più volte.
"Forse è meglio se andiamo a dormire, oggi è stata una giornata lunga." disse Ron titubante.
"Scusate davvero ragazzi, vorrei essere più presente ma..." Potter si passò una mano fra i capelli e strinse gli occhi.
"Lo sappiamo Harry, siamo solo preoccupati per te..." continuò la ragazza guardandolo dritto.
"Sapete cosa mi piacerebbe per staccare un po' la spina?"
"Spara amico, tutto quello che vuoi." Ron gli diede una pacca sulla spalla.
"Una piccola evasione, sapete come qualche anno fa...con il mantello, la mappa e tutto il resto..."  il sorriso di Harry riportò Hermione indietro di qualche anno e tutto improvvisamente sembrò più facile.
Le solite missioni, le solite avventure.
I soliti "loro".
"Ma si dai, io ci sto." esordì Hermione con un tono stranamente entusiasta che fece sobbalzare i suoi due amici per la sorpresa.
Ron la guardò rapito.
"Sentite qui: cucine e torre d'astronomia?" propose Ron con il suo solito sorriso furbo.
"Ho una gran voglia di torta di mele!" rispose Harry ridendo e così dicendo corse su al dormitorio attento a non fare il minimo rumore per recuperare gli attrezzi della missione.
 
°
 
"Sapete qual'e la cosa che mi distrugge?" disse Harry afferrando un'altra fetta di torta, appoggiato al muro freddo in pietra della torre. Fuori a guadare le stelle. Hermione si strinse ancora un po' la sciarpa di lana Rosso-Oro e si lasciò sfuggire un brivido gelato. La condensa dei loro fiati rendeva l'atmosfera un po' surreale, come se fossero colorati ad acquarello e Harry sentì che per la prima volta da un po' di tempo, poteva tirare un respiro di sollievo."Ho la sensazione che tutto mi stia sfuggendo dalle mani, mi sento solo spettatore di una situazione che non può portare a nulla di buono..."Potter si prese una pausa lunga dove si sentì solo il rumore del freddo e il respiro pesante di Ron. "Ho davvero paura che Draco si faccia male." concluse e il suo tono cadeva pesante mentre guardava l'oscurità sopra di loro.
Ormai le due torte che avevano rubato dalla cucina, prima di salire a nascondersi in quello che era diventato un po' il loro posto di pace, si erano ridotte a due misere fette.
Il rosso aveva tutta la bocca appiccicosa, fece un grosso sbadiglio e diede due pacche sulle spalle al suo migliore amico.
"Lo so Harry, è proprio una situazione del cazzo...Vorremmo poter far di più."
"Grazie Ron." ricambiò Potter con un sorriso sincero, si sentì davvero più sereno per la presenza intima e famigliare di quei due ragazzi che innumerevoli volte non l'avevano fatto sentire solo.
"Voi che animali vorreste essere?" chiese poi il prescelto dopo pochi minuti di silenzio.
"Cosa, perché questa domanda?"  Hermione era stata stranamente silenziosa.
"Tu rispondi e basta."
"Mi piacerebbe essere un cane da caccia penso..." si intromise Ron. "Sai c'è l'adrenalina, la gloria se fai bene il tuo dovere ma anche un pasto caldo sempre assicurato e non ti devi preoccupare di mettere a posto le lenzuola...Insomma quanto sarà difficile cacciare degli esserini che sono un quarto della tua taglia?"
Harry rise e la ragazza arricciò il naso.
"Forse sarebbe bello essere una piccola lontra: provvedere alla famiglia, sentirsi utile per qualcuno ma anche nuotare libera nel mio habitat naturale..."
"è proprio di questi esseri che parlavo...ti dovrò sbranare Herm" disse Ron ridendo.
"Sono astute le lontre Ronald, perché tu lo sappia." concluse mettendo un finto broncio.
"A me piacerebbe essere uno di quegli uccelli che vola verso il mare..." disse Harry sovrappensiero.
Entrambi i suoi migliori amici lo guardarono perplessi, poi Weasley spezzò il silenzio:
"Hei, tutte queste fette di torta ti hanno fatto male, meglio se torniamo dentro." tutti e tre scoppiarono in una grande risata.
"Voi iniziate pure ad andare, io vi raggiungo fra un attimo. Ho bisogno di stare un po' da solo."
"E come facciamo con il mantello?" chiese Hermione preoccupata.
"Prendetelo voi, io prenderò la mappa così controllerò che non ci sia nessuno quando sto passando."
"Va bene Harry, ma stai attento."
 
°
Il corridoio era buio e deserto ma il Grifondoro sbirciò lo stesso la mappa del malandrino.
Fece un primo passo, illuminato solo dalla luce fioca che usciva dalla sua bacchetta. Aveva paura di inciampare ad ogni passo e pensava che forse non era stata una grande idea prendersi un'oretta di solitudine solo per commiserarsi un po'.
Scrutò meglio la mappa in cerca del nome di Gazza e poi lo vide...Come un colpo di ciglia, la scritta "Malfoy" che scivolava indisturbata verso il corridoio del sesto piano deserto.
Il nome di Draco girò a destra e a sinistra ma sempre molto lentamente, come se anche lui non volesse farsi scoprire, sostò dietro le statue e fece pause troppo lunghe dietro gli incroci dei corridoi.
Harry allora non dovette neanche pensarlo, corse a per di fiato senza neanche disturbarsi di non fare rumore...
Gli ci vollero tre minuti di orologio e poi vide la nuca di Draco che gli da le spalle, in fondo al corridoio.
Non si vedeva niente ma chissà come mai i suoi capelli quasi brillavano, sarà stato il fascio stanco di una luna che pigramente passava dalla finestra a pochi centimetri dal Serpeverde.
Harry aveva il fiatone, non si preoccupò neanche di mascherarlo, voleva farsi sentire.
E allora come era prevedibile Draco si girò di scatto sentendo il rumore dei passi.
Accade tutto così velocemente che visto da uno spettatore poteva sembra niente, ma sotto il peso delle attese di Harry il tempo si dilatava e riuscì ad accorgersi, nonostante la lontananza di una decina di metri, che Malfoy era più magro, contro ogni logica aveva perso peso e il suo sguardo era perso, così dannatamente perso e spiazzato che Harry non riusciva a contenerlo.
Restarono  immobili a guardarsi per qualche secondo dove nessuno dei due osò fare un passo.
Potter sudava freddo.
Malfoy mancò qualche respiro e il fiato non gli bastava in gola.
Poi Draco trovò il coraggio in fondo alla bocca dello stomaco di girarsi e scappare il più lontano possibile dal moro.
Contro ogni previsione.
Harry non riusciva neanche a ragionare, a distinguere se tutto questo stava accadendo davvero o stava solo correndo dentro un suo sogno. Un suo incubo.
Il Grifondoro lo seguì senza perderlo con lo sguardo per nemmeno un secondo.                  
Non gli ci volle molto per raggiungerlo e strattonarlo dentro la prima aula vuota.
Harry mise una mano sulla bocca di Draco per farlo stare zitto, cercava di tenerlo fermo come meglio poteva ma il Serpeverde iniziò ad agitarsi come non mai.
Potter chiuse la porta dell'aula con un incantesimo e la insonorizzò.
Malfoy riuscì a liberarsi dalla stretta di Harry e si allontanò di qualche passo da lui, non riusciva a tenere a bada il ritmo del cuore e del respiro che superavano il suo controllo, portandolo al limite, alla soglia dei conti in sospeso, al limitare degli occhi di Potter.
Gli occhi di Harry che erano prati.
Si girò. Occhi contro occhi senza possibilità di scampo.
Il Grifondoro quasi non riuscì a distinguere il riflesso negli occhi del biondo, che stava a suggerire che Draco si era smarrito, si era lasciato solo.
Malfoy si era abbandonato.
"Vattene Potter. Non sto giocando. Se vuoi vivere esci da questa cazzo di porta e farò finta che non ci siamo mai incontrati. Così avrò saldato il mio debito con te e potrai vivere in pace con la tua coscienza." la voce gli uscì come se fosse stata impostata da qualcun'altro prima di lui, ferma e involontaria.
Un sibilo freddo.
Harry lo guardò duro.
"Che cazzo stai dicendo Malfoy? è questo che pensi?"
Il Serpeverde non rispose e abbassò lo sguardo per un istante.
Il moro si sentì invadere da una rabbia tale, così incontrollabile che si lanciò sul corpo fragile di Draco e iniziò a spintonarlo, a prenderlo per le spalle e a scuoterlo.
Era stato così impotente per così tanto tempo. Giorni che erano sembrati anni.
Piccole eternità.
"Si può sapere che fine hai fatto? Cosa ti è successo?" la sua voce era così alta che faceva male persino lui, trapassava la sua gabbia toracica da parte a parte e più urlava più si sentiva piccolo, abbandonò le sue difese e si accasciò ai piedi di Draco con il volto fra le mani. "Perché mi hai fatto questo?" si chiese in un sussurro mentre con una mano stringeva il ginocchio del ragazzo davanti a lui.
Draco allora gli diede un calcio, forte, sullo stinco, che fece accasciare Harry a terra senza difese.
Poi lo picchiò ancora, più forte, senza tregua.
Gli diede un pugno in pancia così forte che Harry emise un crepitio.
Ormai Malfoy era sopra di lui e continuava a colpirlo.
"Mi dispiace." continuava a ripeterlo ad ogni pugno, ad ogni schiaffo.
"Mi dispiace" uno schiaffo.
"Mi dispiace" un'altro pugno.
E Harry cercava di divincolarsi, gli prese i polsi impedendogli di colpirlo ancora. Gli occhi di Draco erano così grandi e rossi che Potter davvero non capiva come poteva fare tutto così schifo, fare tutto così male.
Lo colpì a sua volta per non dover sentire più il bruciore nel petto che pulsava. Gli diede uno schiaffo e Draco si dimenticò di respirare.
A Harry usciva sangue dal labbro e Malfoy si sciolse in un pianto muto. Per la vergogna dovette coprirsi gli occhi con le mani mentre stava ancora a cavalcioni su Harry pieno di lividi.
Il moro allora si avvicinò al suo viso e posò le sua bocca su quella di Draco con delicatezza, come un tocco di dita sulla pelle fredda, quando è bianca e liscia e alla minima pressione ti si arrossa.
Un gesto studiato per cancellare tutte le offese, per far sentire Draco al sicuro, non c'era più nessuno che doveva combattere, neanche se stesso.
Il loro secondo bacio, come si erano promessi: il primo quando si erano lasciati e il secondo appena si sarebbero rincontrati.
Un bacio leggero che Draco approfondì cercando la lingua calda di Harry nella sua bocca.
Il moro si tirò su con i gomiti e Malfoy si aggrappò ai capelli di Potter.
Poi lo disse.
Lo disse e basta.
Draco si avvicinò all'orecchio di Harry e lo disse.
"Ti amo." la voce strozzata.
Harry lo guardò dritto negli occhi, sperando di poterci affogare in quel mare grigio e poterci morire per farla finita lì.
Nessuno dei due sorrise.
Draco si alzò e spezzò l'incantesimo che sbarrava la porta.
Harry rimase al suo posto, sulla lingua ancora il sapore di Draco e il gusto amaro di tutte le parole che avrebbe voluto dirgli per mettere a posto le cose.
Poi lo vide, in un attimo, quando Malfoy si girò verso di lui prima di uscire, guardandolo negli occhi...Lo vide chiaramente il dito di Draco che passava sul suo avambraccio, lungo tutto il perimetro del tatuaggio nero che divorava famelico il bianco della sua pelle.
Si guardarono un'ultima volta e Harry ebbe solo la forza di emettere un leggerissimo "No.." a mezza voce.
Il Serpeverde era già scomparso lasciandolo solo.
Harry rimase immobile sul pavimento freddo.
Tutto il corpo gli faceva male, sopratutto i pugni dati all'altezza del cuore che avevano le impronte di Draco.
Dopo pochissimi secondi dove il moro non era ancora riuscito a capire che diavolo fosse successo, sentì il rumore secco di passi pesante varcare la porta dell'aula buia dove si trovava.
Il profilo oscuro, di un'ombra che conosceva fin troppo bene, gli si mise davanti.
Harry si tirò su a sedere e fronteggiò il ghigno impassibile di Severus Piton.
Il ragazzo capì subito: l'aveva chiamato Draco.
"Sei fortunato che ti abbia trovato io, Potter" la voce del professore era incolore e i suoi occhi penetranti.
Harry non aveva la forza di rispondere, non aveva la forza e basta.
Ma il suo maledettissimo orgoglio si convinse a non mostrarsi debole di fronte a Piton, in onore di tutto l'odio che li aveva legati per anni.
"Pura coincidenza Professore?"
"Vedo che anche mezzo moribondo non perdi la tua insolenza."
Potter rispose con uno sguardo di sfida.
"Dove è andato Draco? Lei lo sa." il suo tono uscì forte come se avesse voluto sputargli in faccia.
"Questi non sono affari che ti riguardano, vero Potter?" i lati della bocca di Severus si allargarono impercettibilmente.
"Giuro che se lei o quelli del suo circolo, gli torcerete anche solo un capello..Io..Io..." gli occhi di Harry diventarono di nuovo rossi dalla rabbia.
"Tu cosa, eh Potter? Cosa pensi di poter fare? ...Quelli del "mio circolo" poi, che accuse pesanti sono queste?" disse Piton enfatizzando.
"Non faccia recite con me, io non sono Silente."
"Questo è poco ma sicuro Potter..." Severus si girò per andarsene poi sul ciglio della porta guardò ancora Harry negli occhi. "A proposito, vieni pure con me, il preside ti starà aspettando nel suo ufficio. Poi non c'è bisogno che te lo dica, vero Potter?"
Harry respirò profondamente.
"Sei in punizione."
 
Continua....
 
 
 
Autrice: Scusate immensamente il ritardo con cui sto aggiornando ma questo è un capitolo bello pieno :) spero vi piaccia!! Mi scuso in anticipo per eventuali errori di distrazione che mi saranno sfuggiti e spero che commentiate in tantissimi :) Grazie enormemente a chi segue sempre questa storia con pazienza e non manca mai di lasciare un suo pensiero...
Questo capitolo è strutturato in modo che si vada a ritroso nel tempo: si parte dal ufficio di Silente e si ripercorrono alcuni momenti del tempo che Harry a passato a scuola prima di arrivare al grande "FATTACCIO"...in mezzo ho voluto inserire anche Harry che ricorda un piccolo momento di serenità passato con Draco nella casetta Weasley...Spero davvero che vi piaccia e che si capisca tutto! Un abbraccio forte:)
 
 
 
 
 
   
 
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