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Autore: Larryx    31/01/2015    1 recensioni
Prima classificata al quinto turno del contest a turni "Il nuovo esame" di _Aras_
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Dal testo:
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Quel suo sguardo, il suo sorriso, i suoi atteggiamenti mi facevano imbestialire come mai avevo fatto in vita mia; il modo in cui parlava era alquanto irritante, per non parlare della sua faccia tosta mentre flirtava con le ragazze. Credo di aver nascosto questo mio “bruciare” interiore per un bel po', cercavo di nasconderlo persino a me stesso, il che è abbastanza assurdo. C'è stato un periodo in cui ho tentato di fuggire dal mondo, da tutto e da tutti per evitare di soffrire, di incontrare l'amore e l'odio del mondo. Non volevo trovare una ragazza per la quale perdere la testa, avevo paura del rifiuto, e alla fine è stata la vita a rifiutarmi, a rifiutare il vecchio me.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quello che gli altri non sanno
 

 

Tutti dicono che l’amore fa male, ma non è vero. La solitudine fa male. Il rifiuto fa male. Perdere qualcuno fa male. Tutti confondono queste cose con l’amore, ma in realtà, l’amore è l’unica cosa in questo mondo che copre tutto il dolore e ci fa sentire ancora meravigliosi.”
-Cit. Oscar Wilde

 



In questo mondo ci sono alcune cose che non tutti sanno, e sono le cose più importanti, quelle che ti permettono di vivere “per sempre felice e contento”, come se si vivesse in una favola, ma ambientata nella realtà, con i suoi momenti tristi, i suoi momenti belli e i suoi lieto fine.

Sì, credo che la vita sia una bella favola che va vissuta a fondo, con tutti i suoi pro e tutti i suoi contro, e che, in un modo o nell'altro, non può che finire con un fantastico lieto fine.

Qualcuno potrebbe obbiettare, dicendo che la vita non è per tutti rose e fiori, non finisce per tutti nel migliore dei modi; io continuerò sempre a controbattere dicendo che, in un modo o nell'altro, ognuno di noi trova degli ostacoli ed è in quel preciso istante che davanti a noi si crea un bivio: l'amore o l'odio. Spetta a noi, poi, scegliere la via corretta per proseguire, quella che ci porterà alla salvezza oppure quella che ci farà sprofondare nelle tenebre, siamo noi quelli che decidono se essere gli eroi o gli antagonisti, e il finale cambierà in base alle nostre scelte. Quindi sì, la vita è una favola.

La mia è cambiata da un po', grazie a Daniel, presumo.

All'inizio, a dirla tutta, non lo sopportavo, c'era qualcosa in lui che mi faceva andare su tutte le furie, senza un determinato motivo, senza alcun perché. Ogni volta che lo vedevo, qualcosa dentro di me scattava: odio, pensavo. Quel suo sguardo, il suo sorriso, i suoi atteggiamenti mi facevano imbestialire come mai avevo fatto in vita mia; il modo in cui parlava era alquanto irritante, per non parlare della sua faccia tosta mentre flirtava con le ragazze. Credo di aver nascosto questo mio “bruciare” interiore per un bel po', cercavo di nasconderlo persino a me stesso, il che è abbastanza assurdo. C'è stato un periodo in cui ho tentato di fuggire dal mondo, da tutto e da tutti per evitare di soffrire, di incontrare l'amore e l'odio del mondo. Non volevo trovare una ragazza per la quale perdere la testa, avevo paura del rifiuto, e alla fine è stata la vita a rifiutarmi, a rifiutare il vecchio me.

Io, Simone, sono sempre stato un ragazzo sbarazzino, da piccolo ne combinavo di tutti i colori, crescendo non ho smesso di far guai, tutt'ora non passano due settimane senza che io rompa qualcosa, è più forte di me. Durante l'adolescenza mi divertivo a rompere i cuori delle ragazze, facevo di tutto per farle innamorare di me e, non appena cadevano nella mia trappola, massacravo i loro sentimenti fino a ridurle a sacche di carne ambulanti, senza anima. Quando mi stancavo di una di loro, l'abbandonavo e passavo a un'altra preda.

Non ricordo bene quando iniziai questo mio gioco, ricordo solo che mi divertivo, ma non mi dava niente di più: né soddisfazione, né niente.

Una volta incontrato Daniel, la sua gentilezza e il suo essere così garbato mi fecero cambiare obbiettivo: decisi che, in un modo o nell'altro, sarei riuscito a trionfare anche su di lui, sarei riuscito a sopprimere quella luce che aveva negli occhi una volta per tutte. Così iniziò il mio gioco preferito.

Passavo i miei giorni a inseguirlo, lo perseguitavo in tutti i modi, cercavo qualsiasi modo per farmi notare e attirare la sua attenzione. Lentamente, mi si avvicinò sempre più, continuava a essere così garbato, calmo, carino con tutti, anche con me, e io m'infastidivo ogni giorno di più, ma ogni volta che ero sul punto di scoppiare, mi rammentavo che avrei avuto il mio momento di felicità, avrei potuto avere il mio attimo di sfogo, e continuavo a ripetermi che non era quello il momento adatto.

Passarono i giorni e i mesi, io e Daniel eravamo sempre più legati e lui stava iniziando a mostrare un'indole un po' più maliziosa, cercava di seguire il mio esempio con le ragazze, ero diventato quasi il suo mentore, il che era fantastico per il mio obbiettivo. Ma le cose non proseguirono esattamente come volevo io. Finii dritto nella sua di trappola, mi ritrovai cotto di lui dal giorno alla notte, senza rendermene conto. La luce dei suoi occhi diventò una droga per me, il che mi spaventava, e non poco.

La mia disperazione causata da questa sensazione nuova raggiunse livelli critici: il mio obbiettivo non era più sopprimere la sua felicità, ma cacciare quel sentimento dal mio cuore.

Inizialmente cercai di ignorarlo, continuavo le mie giornate come se niente fosse, il problema era che, quando lo incontravo, il cuore iniziava a battermi all'impazzata e non riuscivo a capire più nulla. Scivolai in una solitudine forzata ancor prima di rendermene conto. Tagliai tutti i contatti con il resto del mondo, con lui, e iniziai a passare il tempo chiuso in camera mia, tra una dormita, i pasti e qualche attività leggermente diversa. La vita mi stava sfuggendo di mano, stavo perdendo il controllo della mia libertà, mi sentivo ripudiato dalla gente normale, escluso dal resto del mondo. Per i primi tempi, Daniel aveva cercato di contattarmi, ma io avevo ignorato ogni sua chiamata. Avrei voluto rispondergli, dirgli che andava tutto bene, ma non era vero, era tutta una bugia. Con il passare del tempo, persi interesse nel fare attività diverse da quelle necessarie alla sopravvivenza e iniziai a passare i giorni sdraiato sul mio letto, a fissare il soffitto.

Era tutto così strano, così diverso, sentivo la solitudine divorarmi da dentro, sentivo l'aria soffocarmi. Non credo di aver mai provato sentimenti più contrastanti di quelli che provai in quei giorni. Volevo scappare, ma avevo paura di farlo; volevo correre da lui e confessargli quello che provavo, ma mi sembrava quanto di più stupido potessi fare. Iniziai a pensare all'amore come quanto di più deleterio esista, odiavo solo il suono di quella parola, così melensa, così colma di aspettative, così falsa. Quante volte l'avevo usata con le mie ragazze-giocattolo? Non avevo la più pallida idea di cosa io stessi parlando. Camminavo nel buio, senza una luce come guida, non sapevo come uscire da quella barriera che mi ero auto-costruito. Ero uno sciocco a credere che, facendo così, sarei riuscito a fuggire da quel sentimento.

Una notte, buia e senza stelle, un sogno mi mostrò ciò che avrei dovuto fare.

Lo ricordo nitidamente, camminavo nel buio, riuscivo a sentire il mio respiro e percepivo il suolo muoversi sotto i miei piedi. Improvvisamente i miei occhi riuscirono a identificare qualcosa: un bivio. Una delle due strade era particolarmente insidiosa, riuscivo a intravedere delle rocce aguzze che, però, non intralciavano il cammino; l'altra sembrava sgombra, era più semplice da percorrere, l'istinto mi avrebbe detto di seguire quella via; ma una luce improvvisamente illuminò la strada insidiosa, evidenziando le pietre colorate che erano incastonate nella roccia. Iniziai a correre, non riuscivo a fermarmi, all'improvviso sentii una voce sussurrarmi “Segui il tuo cuore” e tutto mi sembrò più chiaro.

Mi svegliai, mi sedetti sul letto e sorrisi.

Ero stato uno sciocco e me ne ero accorto solo in quel preciso istante.

Corsi fuori di casa, trovai Daniel in compagnia di una ragazza e lo fermai. Dopo aver ignorato le sue domande, gli confessai i miei sentimenti, tutt'un fiato, senza ripensarci due volte. Lui mi guardò spaesato, si girò verso la ragazza e non mi rivolse più parola. Così, come se io non esistessi, andò via.

Il mondo sembrò crollarmi sulle spalle, la rabbia che provavo in un primo momento nei suoi confronti sembrava rinata.

Da quel giorno, il tempo era scandito dai battiti del mio cuore infranto, dal dolore che quel rifiuto aveva provocato, presi in considerazione il suicidio svariate volte, ma decisi di non abbattermi. Continuavo a vivere, cercavo di evitarlo in tutti i modi. Avevo seguito il mio cuore e mi aveva portato all'interno di un abisso ancora più grande.

Una sera, mentre tornavo a casa, mi sentii afferrare per una spalla. Ero solo, nei paraggi non sembrava esserci anima viva. Mi girai lentamente e Daniel era lì. Sentii l'istinto di tirargli un pugno, ma la mia mano si fermò a qualche centimetro dal suo viso.

Mi disse che, se avessi voluto colpirlo, mi avrebbe capito, che era stato uno stupido e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per farsi perdonare. Vidi una lacrima scendere lungo la sua guancia destra e la rabbia si placò. Abbassai il pugno e rimasi lì, immobile, non sapevo cosa fare, avrei voluto stringerlo tra le mie braccia e non lasciarlo andare. Sentii nuovamente quel sussurro nella mia testa, “segui il tuo cuore”, e fu esattamente quello che feci. Senza dargli il tempo di protestare, presi il suo viso tra le mani e feci aderire le mie labbra a le sue, un bacio casto e puro, che servì a tranquillizzarlo. Alzò lo sguardo e mi sorrise, e in quel momento vidi il paradiso. Quel blocco di ghiaccio che si era formato nel mio petto quando lui mi aveva respinto si sciolse improvvisamente, un sorriso comparve sul mio volto, una piacevole sensazione pervase il mio corpo.

E ora sono qui, seduto al suo fianco, nel mio letto. L'osservo dormire e mi rendo conto che è il dono più bello che potessi mai desiderare. La luce sfiora i suoi lineamenti e il suo volto sembra brillare di luce propria. Potrei morire ora, sarei immensamente felice.

Sono sempre stato uno stupido. Ho passato la vita a giudicare l'amore degli altri, a dare sentenze su cosa fosse giusto e sbagliato in una relazione, ma non ero nessuno per farlo. Mi rendo conto, ora, che non esiste niente di più giusto dell'amore, sia esso rivolto a una ragazza o a un ragazzo, e mi rendo conto anche che questa è una delle tante cose che gli altri non sanno. È una di quelle cose che vanno sperimentate sulla propria pelle per essere comprese.

Tutti dicono che l’amore fa male, ma non è vero. La solitudine fa male. Il rifiuto fa male. Perdere qualcuno fa male. Tutti confondono queste cose con l’amore, ma in realtà, l’amore è l’unica cosa in questo mondo che copre tutto il dolore e ci fa sentire ancora meravigliosi. È triste che non tutti riescono a capire tutto ciò a primo impatto, non riescono a comprendere quanto bello possa essere amare qualcuno e sentirsi amati. La gente non sa che l'amore è la chiave, sia esso ricambiato o meno, sa portare solo felicità all'animo, non è in grado di distruggere le masse. L'amore crea, l'odio distrugge.

Quanto sono stato ottuso nella mia vita, cercavo amore e seminavo odio, la felicità non mi ha mai raggiunto pienamente. Mai, fino a questo momento.

So che, quando si sarà svegliato e sarà uscito dalla porta di casa, Dan farà finta di niente, ha paura della gente e di ciò che potrebbe dire, ma non importa.

Io so che domani sera lui sarà di nuovo qui, tra le mie braccia, per amarmi ed essere amato, e non c'è nulla di più bello in questo mondo crudele.

  
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