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Autore: ReganReyenPrice    01/02/2015    5 recensioni
Amy deve partire per un importante viaggio di ricerca in Germania e nonostante le sue preoccupazioni, riguardanti apocalittici scenari di morte, è costretta ad affidare alle malsane e iperprotettive cure di Sheldon la loro bambina di quasi due anni. Sheldon, in preda al panico più assoluto, tra il lavoro, i fumetti e sua figlia dovrà essere aiutato dai suoi affidati amici per cercare di arrivare alla fine del mese e dimostrare ad Amy che è in grado di gestire qualsiasi situazione. La domanda è: ce la farà veramente?
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How to survive your daughter for a month
Capitolo 2







Era sabato mattina e mentre Sheldon guardava “Fisici si nasce” e sua figlia dietro il divano costruiva il modellino di un razzo, Leonard entrò nell’appartamento dell’amico mettendo sul tavolo della cucina il cartone giallo del latte.

“Oh, buongiorno amico Leonard! Ti ringrazio di aver rifornito di latte il mio frigo” disse Sheldon avvicinandosi al fisico sperimentale.

“Come se alle sei di mattina non avessi nulla da fare” borbottò Leonard sedendosi su quella che era la sua poltrona.

“Scusami, ma la mia era un’urgenza. Non posso mangiare i cereali con il latte senza il latte, inoltre ti ricordo il contratto tra coinquilini: le mie esigenze vanno sempre soddisfatte” rispose Sheldon.

“E io ti ripeto che non vivo più qui!”

“E io ti ripeto che viviamo sullo stesso pianerottolo, quindi, per estensione viviamo ancora assieme. Inoltre sei sempre costantemente nel mio appartamento.”

“Qui nascondo tutti i fumetti che Penny non mi fa tenere in casa” disse Leonard estraendo dalla zip del cuscino dietro di sé un volume di Batman.

“E non ti faccio nemmeno pagare l’affitto per questo” rispose Sheldon scuotendo la testa.

Poi tentando di interrompere la lettura di Leonard, il fisico teorico gli chiese se poteva badare per qualche minuto a sua figlia mentre si apprestava a fare la doccia.

Leonard, pur non ascoltandolo, annuì e qualche secondo dopo si ritrovò Lise tra le braccia.

Sorpreso si voltò cercando Sheldon ma quest’ultimo ormai era in bagno (probabilmente a giocare con la paperella che sua madre gli aveva regalato quando aveva otto anni e il modellino dell’astronave di Star Trek che si era comprato una settimana prima).

Lise strappò dalle mani del fisico il fumetto e iniziò ad arrotolarlo con disappunto del povero Leonard.

“No no! E’ da collezione, non vogliamo che si rovini, vero?” domandò riprendendosi delicatamente il suo albo.

Lise corrugò la fronte e indicò il dietro del divano.

“Carta per razzo” sibilò imperiosa.

“No, questa non è solo carta, sono emozioni. Se vuoi della carta per costruire il tuo razzo puoi usare questo libro qui” 

Leonard mise la bambina sul divano e prese il libro di geologia che Sheldon usava per fare da supporto al comodino accanto alla poltrona.

“Attenta è pesante” disse aprendo il libro sulle ginocchia della piccola.

Nonostante la sua poca esperienza di vita (per l’esattezza un anno e 339 giorni), Lise era già in grado di leggere, scrivere e comprendere alcune equazioni poste sulle lavagne di Sheldon, eppure non le piaceva parlare. Limitava timidamente le parole come se avesse paura che gli altri notassero la sua intelligenza.

Mentre la bambina era intenta leggere il libro che le era stato dato, Howard chiamò Leonard.

“Ciao, che succede?” rispose Leonard.

“Oh niente, solo... non lo so, Bernie non c’è e mi sento solo così mi stavo chiedendo se ti andasse fare una partita a qualcosa o di andare da qualche parte” chiese Howard.

Leonard guardò Lise qualche secondo e poi sospirò.

“Scusa, ma in questo momento sto badando alla piccola Cooper, non potresti chiedere a Raj?”

Appena finito di parlare il campanello suonò e quando Leonard aprì la porta si trovò davanti Howard.

“Oggi è la giornata manicure per Raj, non mi andava di disturbarlo!” rispose Howard ridacchiando.

“Che ci fai qui?”

“Te l’ho detto, mi sento solo”

“Sì, ma che ci fai già qui?” 

“Vuoi la verità? Io e Bernadette abbiamo avuto un piccolo litigio perchéhospesocentocinquantadollari...” bofonchiò sedendosi a fianco di Lise.

“Tu cosa?” chiese Leonard.

“Ho speso 150 dollari! Ok? Insomma, era per il bastone di Gandalf! Che avrei dovuto fare, non comprarlo?”

“Beh sì se è tua moglie a darti la paghetta” rispose Leonard con il sorriso sulle labbra.

Lise incominciò a ridere, così Howard le diede una piccola spinta per farla smettere ma facendo ciò il grosso libro che teneva sulle gambe cadde a terra spaventandola.

Ci furono secondi di terribile silenzio.

“Non muoverti” sussurrò Leonard all’amico ingegnere che forse si era spaventato più di lei.

Il volto della bambina in pochi istanti si rattristò e iniziò a singhiozzare mentre grossi lacrimoni le rigavano le gote rosse.

“Grazie Howard, adesso il dottor Cooper vorrà sezionarmi!”

Leonard la prese in braccio cercando di calmarla ma la situazione sembrava impossibile da gestire.

“Di cosa ti lamenti? Sicuramente me lo conterà come uno strike e dovrò ripetere il corso per la terza volta!” urlò Howard raccogliendo il libro.

Leonard continuò a cullarla accarezzandole i capelli eppure Lise non dava segni di volersi tranquillizzare.

Howard prese il fumetto di Batman dal divano e lo consegnò in mano alla piccola sperando che con le figure si distraesse.

“Guarda, c’è Batman!” disse Howard con tono gioioso.

Nel frattempo Sheldon, sentendo il pianto della figlia, tralasciò l’asciugatura dei capelli per vedere cosa fosse successo.

Il fisico teorico, entrato in salotto, trascinò con sé un aria di terrore che i due amici non poterono fare a meno di sentire.

“Cosa sta succedendo?” domandò prendendo in braccio la figlia.

“E’ stato Howard!” gridò Leonard cercando di salvarsi dalle grinfie di Sheldon.

“Ti prego non farmi ripetere il corso!” implorò l’ingegnere.

Sheldon guardò Lise stringere saldamente il fumetto umido di lacrime, sembrava essersi calmata eppure era ancora scossa da tremendi singhiozzi, fin troppo violenti per un corpo così fragile.

“Leonard, sei una pessima balia! Ti ho affidato le cure della prossima generazione di leader super intelligenti e tu la fai piangere, dovrei giustiziarti in pubblica piazza per questo ma per questa volta mi limiterò a scuotere caparbiamente la testa.”

E così fece, avvicinandosi alla libreria.

Howard tirò un sospiro di sollievo mentre pensava che Sheldon si fosse dimenticato di lui.

“Per fortuna di me si è dimenticato” sussurrò Howard a Leonard che aggrottò le sopracciglia.

“Howard non mi sono scordato di te e se quello che ti stavi chiedendo è se dovrai seguire il mio corso da capo la risposta è sì”

“Maledetto udito da vulcaniano”

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

“Amy è tutto a posto, sul serio. Sì, sì è ancora viva e no, non so se Sheldon abbia preso le sue vitamine o se sia andato regolarmente di corpo” rispose Penny mentre parlava al cellulare con la sua migliore amica.

“Ieri non mi ha chiamata, sono furiosa con lui!” sbraitò Amy dall’altro capo del telefono con voce talmente arrabbiata da farla sembrare in quella stanza.

“Probabilmente è in trip con qualche strano gioco su internet”

Penny sorseggiò del vino rosso e guardò Bernadette, che stretta alla ciotola dei popcorn li divorava voracemente.

“Ciò non toglie che si possa essere dimenticato di me e che vada in giro ad ammaliare tutte le donne di Pasadina con la sua intelligenza e quegli occhioni chiari da cerbiatto” rispose Amy preoccupata.

“Sheldon? Stai scherzando?” domandò ironicamente Penny.

“Forse hai ragione, d’altra parte, come si fa a non darti ragione?” disse Amy sollevata da quelle poche parole.

Penny sorrise accarezzandosi i capelli biondi e chiuse la chiamata che aveva rassicurato l’amica.

Penny era a casa di Bernadette; finita la “seduta” di yoga di Penny, avevano deciso di rilassarsi e parlare del più e del meno ma Bernie sembrava essere piuttosto turbata.

“Qualcosa non va?” domandò Penny.

“No, voglio dire, ho avuto qualche discussione con Howard. Lui vorrebbe dei figli ma io non mi sento pronta” disse Bernadette.

“Tu digli questo e se non accetta mollalo”

“Penny... non è che non voglia averne ma lui è talmente immaturo da non darmi sicurezza; insomma, non vorrei ritrovarmi come Sheldon e Amy”

“Certo, tranne il fatto che tu non hai uno Sheldon” rispose Penny appoggiando il bicchiere di vino al tavolo.

“Almeno Sheldon non ha vissuto con sua madre fino ai trent’anni” disse Bernadette sconsolata.

“A proposito di Sheldon, mi sta chiamando in questo momento”

Penny riprese il cellulare e rispose.

“Che c’è stramboide?”

Sheldon corrugò la fronte e guardò Cannella ai suoi piedi mordergli le scarpe.

“Buon pomeriggio anche a te Penny. Mio malgrado devo abbassarmi al tuo livello e chiederti ancora una volta un favore” iniziò Sheldon “qui c’è il canis lupus familiaris di Raj”

“Il cosa?”

“Per Dio, il canis lupus familiaris di Raj, Penny, o come lo chiamate voi normodotati: cane. Ti dice niente questa parola?”

Penny strinse i pugni immaginandosi di cingere il collo di Sheldon,

“Sì, mi pare di averla sentita altre volte, Sheldon. Arriva al punto.”

“Vedi, Rajesh, dopo la sua consueta seduta di manicure, ha dovuto lasciarlo qui un’ora fa per poter uscire con la sua ragazza Emily. Non ero entusiasta dell’idea ma Leonard mi ha convinto che non ci sarebbe stato nulla di male a tenerla per un paio d’ore. Come poteva essere più in torto...”

“Sheldon, qual è il punto!” gridò Penny spazientita sperando di mettere fine il più presto possibile ai giri di parole dell’amico.

“Potresti prendere il cane?” domandò il fisico teorico.

“Perché?”

“Penso che Lise sia affetta da allergia per il suo pelo e non voglio che quel segugio le giri intorno” spiegò Sheldon “ e inoltre mi ringhia contro da quando l’ho rinchiuso in una scatola.”

“So già che mi pentirò di chiederti questo ma... perché?”

“Ho deciso di avviare Lise alla meccanica quantistica spiegandole il paradosso del gatto di Schrodinger, ma non possedendo un gatto ho dovuto usare il cane.”

Penny diede un’occhiata a Bernadette che aveva un’aria curiosa dipinta in volto.

“Dammi dieci minuti e arrivo a salvare Cannella” disse Penny infine sapendo di non poter dare una risposta negativa al suo amico ‘speciale’.

“Allora? Che succede?” chiese Bernadette quando vide Penny prendere il cappotto nero.

“Succede che Amy avrebbe fatto meglio a non andarsene”

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

 Appena Penny e Bernadette varcarono la soglia dell’appartamento, Cannella gli corse incontro riempiendole di feste e Penny la prese in braccio accarezzandola dietro ad un orecchio.

Il cane la guardò con occhi lucidi pronta a scappare da quella casa e le due ragazze iniziarono a compatire la povera cagnetta.

“Sheldon siamo qui!” urlò Bernadette.

Il fisico travestito da Spock entrò nella stanza con la bambina a suo seguito.

“Sei sempre una sorpresa” disse sconsolata Penny.

“Sto revisionando i costumi per il Comic-Con, quindi sappi che sono molto impegnato” rispose Sheldon mentre la figlia lo guardava dal basso divertita.

Penny sorrise insieme a Lise e chiese a Sheldon se avesse bisogno di qualcos’altro.

“No grazie, sono in grado di gestire la situazione come ti ho già largamente dimostrato” rispose il dottor Cooper.

“Come ieri notte quando sei venuto a bussare alla mia porta perché pensavi che nell’armadio di Lise ci fosse un Cyborg di Star Trek e avevi troppa paura per controllare?”

Sheldon socchiuse gli occhi e arricciò il naso guardando dritto verso una Penny dall’aria vincente.

“Prima di tutto è un Borg e non un Cyborg e se qualcuno, senza riferimenti particolari, Penny, non avesse lasciato la luce accesa nel suo armadio,  non avrei avuto questo problema!”

Sheldon prese in braccio la figlia e consegnò a Bernadette la borsa di Cannella.

“In ogni caso: chiama Amy stasera o giuro che ti taglierò ogni fumetto che possiedi a pezzetti e poi te li farò mangiare!” urlò Bernadette con la sua voce stridula.

“E non costringermi a chiamare tua madre, anzi, la tua cara nonnina” finì Penny lasciando in Sheldon un senso di terrore.

 

 

 

∞∞∞•••∞∞∞

 

 

 

Dopo l’uscita di Penny e Bernadette, Sheldon si trovò costretto a dover chiamare Amy come le due ragazze gli avevano comandato.

Così accese il computer e aspettò che la sua fidanzata rispondesse alla chiamata.

“Buon pomeriggio Amy” iniziò Sheldon vedendo la sua ragazza comparire sullo schermo.

“Sono molto arrabbiata con te” disse Amy.

Sheldon, non particolarmente stupito, si chiese cosa avesse mai fatto di tanto sbagliato.

“Ma non ce né ragione, ho solamente scordato di chiamarti”

“Pensavo foste morti! Hai promesso di rispondere sempre alle mie telefonate e ieri non hai aderito alla tua promessa.”

“Mi dispiace” rispose Sheldon scuotendo la testa.

“Sul serio?” chiese Amy mentre sperava che Sheldon attingesse alla sua parte più umana.

“Certo, mi dispiace che te la sia presa così tanto.”

Amy volse gli occhi al cielo e poi li puntò dritto davanti a Sheldon, ma guardandolo la rabbia le sparì e tutte le cattive parole che avrebbe voluto dirgli scomparvero come se non fossero mai esistite.

“Lasciamo perdere. Come sta Lise?” domandò Amy ritrovando un’improvvisa gioia.

“Le do da mangiare ogni giorno periodicamente, la metto a letto alle 20:00 e il suo intestino è regolare. Di recente ha sviluppato un’avversione al cane di Raj ma niente di preoccupante. Stamattina ha costruito un razzo di carta, nonostante ciò sono convinto che entro una settimana riuscirà a costruire un modellino funzionante. Oh, il suo studio della fisica procede egregiamente” disse Sheldon con fierezza nella voce.

“E cosa sta facendo adesso?”

“Adesso si sta provando il costume da principessa Leila che le farò indossare per  il suo compleanno. Rajesh ritiene di aver fatto un buon lavoro con le cuciture, ma io non sono per niente d’accordo.”

“E io non sono per niente d’accordo sul fatto che mi hai convinto a chiamare nostra figlia Leila come secondo nome” rispose Amy ricordandosi delle litigate fatte quando la bambina doveva ancora nascere.

“L’importante è che io abbia vinto. Ora scusami Amy, ma devo proprio andare.”

Prima che Sheldon chiudesse la chiamata, Amy lo fermò dovendo digli qualcosa di molto importante.

“Sheldon, aspetta! Non sono sicura che riuscirò a tornare in tempo, c’è molto lavoro da fare e ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo.”

L’occhio destro del dottor Cooper iniziò a vacillare e la bocca gli si seccò in pochi secondi.

“Oh, cosa vuoi che sia per qualche giorno in più” disse Sheldon.

“Sei sicuro? Potrei lasciare tutto e tornare a casa se non ci riesci”

“Io ce la faccio benissimo! E adesso, come anticipato prima, ho moltissime faccende a cui badare. A domani, Amy.”

Il fisico chiuse la chiamata e si guardò intorno respirando ansiosamente.

“Perdindirindina” esclamò.






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Ciao a tutti! Avrei voluto aggiornare prima ma gli impegni non me l'hanno permesso D:
In ogni caso ringrazio tutti quelli che seguono la storia, che l'hanno recensita, che l'hanno letta, che non l'hanno letta, insomma tutti.
Spero che la storia continui a piacervi e ci vediamo al prossimo aggiornamento, ciao!






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