Epilogo.
The Daily
Telegraph
Incendio distrugge
l’Istituto maschile di avviamento universitario Jonathan Watkins
Accorsi
sul posto, l’Ispettore Martin di Scotland Yard e gli abitanti di Chestnut Castle, non hanno potuto
fare nulla per evitare il propagarsi delle fiamme
Non si è potuto fare nulla per fermare
l’incendio che ha completamente divorato uno fra i più prestigiosi
istituti di avviamento universitario del nostro Paese, il Jonathan Watkins. A
vent’anni di distanza dall’ultimo incendio dove perì uno studente, la tragedia
si è ripetuta, questa volta portandosi via un giovane insegnante di
letteratura, tale Louis William Tomlinson. […]
The
INDEPENDENT
L’istituto
maschile Jonathan Watkins distrutto da un incendio di origine dolosa
Il preside dell’istituto, Ernest Umbridge,
ha agito con premeditazione
Non
sarebbe stato un guasto agli impianti di riscaldamento
dell’istituto la causa dell’incendio che ha divorato il Watkins, bensì l’atto
sconsiderato del suo preside Ernest Umbridge, il
quale, coadiuvato da uno degli insegnanti, tale Stephen Robbins, docente di
storia dell’arte, ha messo in atto il folle gesto. I due avrebbero prima ucciso nel sonno i colleghi insegnanti,
Umbridge trafiggendoli con una spada, mentre Robbins
sparando loro alla testa. Quindi
i due avrebbero appiccato l’incendio in preda a un delirio allucinatorio. Le
spiegazioni del folle gesto emergono chiaramente dal diario di Umbridge, consegnato alle autorità dall’unico insegnante
sopravvissuto, Niall James Horan,
docente di filosofia che alloggiava nella palazzina dei dormitori degli
studenti. Dagli scritti del diario emerge una personalità disturbata e
pericolosa, nonché colpevole del primo episodio che
avvenne nel 1890, insieme ad altri quattro degli insegnanti da lui stesso
assassinati. […]
Rogo all’Istituto Watkins: morto giovane
insegnante di letteratura
Il corpo del docente era
accasciato in biblioteca
Si tratta del professor Louis William Tomlinson, unica vittima dell’incendio. Secondo la
ricostruzione fornita dal collega Niall Horan, l’insegnante avrebbe ingaggiato una lotta all’ultimo
sangue con il Preside Umbridge, nella
quale avrebbe avuto la peggio. Particolari in cronaca. […]
Londra, qualche tempo dopo.
- …e
con questo, cari colleghi, ho concluso. Vi ringrazio
infinitamente per essere intervenuti a questo simposio. Grazie di cuore, spero
di rivedervi presto. –
Un
lungo applauso salutò la fine della conferenza di George, il quale s’inchinò e
scomparve dietro le quinte dell’auditorium, raggiunto
immediatamente dai colleghi dell’SPR e da altri membri della comunità
scientifica. Le gambe gli tremavano e sentiva gli occhi chiudersi per la
stanchezza, ma cercava di non darlo troppo a vedere mentre stringeva mani e
salutava persone. Tra queste, lo raggiunse un ragazzo, che George riconobbe
immediatamente.
- Niall. Che piacere rivedervi! – esclamò, togliendosi
il cappello e salutandolo con un lieve inchino.
- Il
piacere è tutto mio – replicò Niall –
Sentite, posso rubarvi un po’ di tempo? –
-
Certamente, tutto il tempo che volete. –
*****
Nell’ufficio
di George c’erano molti libri. Diverse fotografie e ritagli di giornale, nonché alcune fotografie particolari che mostravano
fantasmi. George stava versando del tè nella tazza di Niall.
-
Gradite del latte o del limone? –
-
Latte, grazie. –
George
versò del latte nella tazza. Niall lo prese e
incominciò a girare il cucchiaino.
- Vi
chiedo scusa se non mi sono fatto sentire più spesso, ma ultimamente ho avuto
parecchio lavoro da fare, sapete. – si giustificò George. Niall annuì e sorseggiò un piccolo sorso del suo tè.
- Non
preoccupatevi. –
- Voi
come state? Avete ottenuto quel lavoro che mi dicevate? –
-
Proprio così. Incomincerò la prossima settimana. –
- Me ne
rallegro per voi. – rispose George, sorridendo.
- Sono
contento, anche se non vi nascondo che per me, tornare in una biblioteca dopo
ciò che ho passato qualche mese fa, mi fa ancora uno strano effetto. –
George
annuì – So come vi sentite, purtroppo. –
- E’
proprio per questo che sono venuto qui, George. Voi
siete un parapsicologo, avrete certamente una spiegazione per quello che è
accaduto. –
Niall posò la
tazza e si mise a guardare George. I suoi occhi erano gonfi di lacrime, come se
da un momento all’altro avesse potuto mettersi a piangere. Imbarazzato, per
cercare di prendere tempo, George si mise a sistemarsi il farfallino, mentre
dentro di sé pesava bene le parole da usare.
-
Vedete, Niall… gli eventi negativi sono connotati da
emozioni negative: paura, rabbia, dolore… e quando
accadono, spesso lasciano delle tracce sottilissime nella realtà. In
quell’istituto erano accadute cose molto brutte. E voi lo sapevate. A volte
certe cose possono anche essere pericolose. –
- Così
pericolose da portarmi via Louis… - mormorò Niall. George assunse un’espressione grave, ma non replicò.
Niall
abbassò gli occhi e George vide una lacrima sgorgare
dai suoi occhi. Senza scomporsi, tirò fuori un
fazzoletto dal taschino della giacca e glielo porse.
-
Grazie. –
- Non
c’è di che. Mi dispiace per quello che state passando, ma credetemi:
Sicuramente ora Louis sta bene. E’ in un posto migliore. -
Lo
sguardo di Niall incontrò quello di George, che si piegò
in un sorriso pieno di comprensione.
-
George. –
- Sì?
–
- Prima
di scappare via dall’Istituto, quel giorno, ho sentito una voce nella mia testa
che mi diceva che Louis è con lui. Ma chi era? E che cosa voleva dire? –
George
guardò per un momento Niall, in una lunga pausa. Poi
si avvicinò alla scrivania e tirò fuori una fotografia, e la porse a Niall.
Niall la
prese in mano e un’espressione stupita gli si dipinse sul volto nel vedere
quattro ragazzi eterei, con la divisa dell’istituto, che si stagliavano di
fronte alla porta d’ingresso del Watkins. Alzò lo sguardo verso George, che
annuì grave.
- Erano
loro. Alcune delle vittime della follia di Elijah Pickford. –
- E… e
voi come potete dire ciò? –
Sempre
dalla scrivania, George tirò fuori una cartelletta rilegata, con dentro un
mucchio di carta.
- Sono
alcuni degli appunti di Louis. Li ho trafugati dopo che l’incendio è stato
spento. Alcuni fogli erano bruciacchiati, ho dovuto ricostruire tutto quanto. –
- Che
cosa avreste intenzione di farne? –
George
fece spallucce e un sorrisetto triste, quindi sospirò e scosse la testa.
- Non
lo so. Potrei scriverci un libro… oppure potrei fare ulteriori
ricerche. Ma vi dico in tutta onestà, che ora come ora
non so cosa farci. Penso che li terrò nel mio cassetto
ancora per un po’, in attesa di tempi migliori. -
Niall
ammezzò un sorriso. Tirò fuori un fazzoletto, e si asciugò le lacrime,
alzandosi dalla poltrona per andarsene a casa.
- Ora
devo andare, George. Addio. –
-
Addio, Niall. È stato un piacere rivedervi. Volete
che vi accompagni? –
- Non
c’è bisogno, grazie. Conosco la strada. –
Pochi
minuti dopo che Niall se ne fu andato, George guardò
dalla finestra. Niall era lì, appena uscito dalla
sede dell’SPR. Allora George aprì il suo fascicolo,
tirando fuori una delle foto che aveva nascosto a tutti. Essa ritraeva Louis,
di profilo, di fronte ad un altro ragazzo dai capelli
ricci. Si tenevano la mano.
Elijah ha preso anche te, Louis. Scusami se
non l’ho detto a Niall, ma quell’istituto non è un bel posto per lui. Non lo è mai
stato. Spero solo tu stia bene, adesso.
*****
Louis
aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi in un posto dalle suppellettili buie,
rischiarato solo qua e là da pozzi di luce diafana che gettavano macchie di luce sul pavimento. Di fronte a lui, in piedi, c’era Harry.
- H…
Harry… - mormorò Louis, aprendo completamente gli occhi e tirandosi a sedere.
- Ciao
– gli disse l’altro. Aveva un’espressione dolce, di comprensione. Gli
porse la mano.
Louis
la prese e si tirò su. Si guardò ancora intorno, e
senza nemmeno una domanda, immediatamente capì che cosa gli era successo e dove
si trovava.
-
Benvenuto nel mio posto – disse Harry, sorridendo dolcemente.
Harry
gli prese la mano, e lo condusse nel corridoio, dove c’erano gli altri ragazzi
ad aspettarlo.
Thomas,
Sean, Nathaniel, Jack, Gerald e Justin erano lì ad
aspettarli. Ad aspettare solo lui. Louis li guardò
tutti e sei, poi si avvicinò a Nathaniel.
- Nathaniel… - mormorò - …Sei… sei stato molto gentile ad
aiutarmi. –
- Non
volevo che Elijah commettesse una carneficina – disse, guardandolo di
sbieco – Poteva andare bene finché ci ammazzava uno per uno spingendoci a
suicidarci, ma non avremmo tollerato una strage da parte sua. –
A quell’appunto,
Louis guardò Harry/Elijah, che fece un sorrisetto di
chi la sa lunga.
-
Benvenuto fra noi, professore – salutò anche Justin.
-
Grazie, ragazzi. Grazie. –
- Louis,
non stai dimenticando qualcosa? –
Louis
si voltò verso Harry. – Che cosa? –
Dalla
tasca della giacca, Harry tirò fuori un libro e glielo porse.
- Oh,
Harry… - Louis si commosse – Il mio romanzo. Anna Karenina. Lo hai salvato. –
- L’ho
custodito gelosamente per tutto questo tempo. Sono stato bravo? –
Louis gli sorrise, con un’espressione piena di gratitudine. A Harry
bastò come risposta, quindi fece un cenno agli altri ragazzi, che Louis
interpretò come un Toglietevi di torno.
I
ragazzi si allontanarono fino a scomparire, lasciandoli soli.
- Non
credi che meriti un premio per aver conservato il tuo libro? –
- Certo
– disse Louis – Avvicinati. –
Harry gli si avvicinò, e Louis lo prese dolcemente a sé,
cingendogli i fianchi con le braccia. Si guardarono negli occhi.
Louis
sapeva di non appartenere più al mondo terreno, così come sapeva di esser
diventato un fantasma, proprio come i ragazzi, proprio come Harry, che lo
guardava con quei suoi scintillanti occhi verdi. Gli
carezzò i capelli ricci, adorando la loro morbidezza, quindi chiuse gli occhi e
lo baciò dolcemente sulle labbra.
Fu un
bacio lungo ed intenso, a suggellare che ormai Harry
era finalmente felice, nel suo mondo con il suo orologio… ed il suo Louis. E
Louis era altrettanto felice.
The College