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Autore: redbullholic    02/02/2015    0 recensioni
-Tornare a Hogwarts, dopo tanti anni...- sospira Remus, riportandomi alla realtà -E come insegnante. Chi lo avrebbe mai detto?-.
Gli sorrido. Neanch'io credevo che avrei mai rimesso piede in quella scuola, quella che era stata la mia casa per sette anni. I sette anni più belli della mia vita, in cui tutto sembrava più bello, più magico. Sette anni in cui la guerra sembrava lontana.
[...]
Sentivo di aver perso tutto, quella stramba famiglia che eravamo era stata distrutta nel giro di una notte, e la colpa era della persona che credevo di amare. Accecata dal dolore ho dimenticato di avere ancora qualcuno, qualcuno che potesse darmi la forza di andare avanti, qualcuno che aveva perso i miei stessi affetti. Ma adesso che siamo di nuovo insieme, di nuovo amici, non farò lo stesso errore, e non permetterò a Remus di scappare.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo uno

Manca poco all'inizio delle lezioni a Hogwarts, e il mio nervosismo aumenta ogni giorno che passa. Una parte di me è eccitata quasi come quando ricevetti la lettera a undici anni all'idea di rimettere piede in quel luogo meraviglioso, l'altra parte è nervosa, sapendo con chi ci troveremo ad avere a che fare io e Remus.
Poco dopo l'incontro con lui e Silente infatti, sulla strada di casa, ho realizzato che ad Hogwarts c'è Harry, il figlio di due dei miei migliori amici, Lily e James Potter, uccisi da Voldemort dodici anni fa. Ormai dovrebbe essere al terzo anno. L'ultima volta che l'ho visto è stato quella notte: aveva poco più di un anno, e piangeva disperato accanto al cadavere della mia migliore amica. Ricordo ancora di come ho cercato di tranquillizzarlo, quando io stessa ero in lacrime, mentre lo portavo via di lì insieme a Silente ed Hagrid. E ricordo con quanto dolore l'ho lasciato sulla porta di casa dei suoi zii, quando avrei voluto tenerlo con me.
I ricordi iniziano a riaffiorare prepotenti nella mia mente, e l'atmosfera tra le quattro mura della mia scarna abitazione a Diagon Alley inizia a farsi pesante. Decido di uscire e distrarmi, prima che le emozioni di quella notte mi risucchino, come hanno fatto tante volte in questi dodici anni.
Diagon Alley è affollata di ragazzini undicenni, accompagnati dai loro genitori, che corrono eccitati a comprare i tutto ciò che gli servirà ad Hogwarts. Scene come questa mi ricordano quando avevo anch'io undici anni, e trascinavo mia madre da un negozio all'altro, la mia lista di cose da comprare stretta in mano. Quest'anno mi sento un po' come quei ragazzini, solo che non devo andare a provare la divisa, né a prendere i libri, e la bacchetta che scelsi da Olivander è al sicuro nella tasca dei pantaloni.
Oggi però c'è qualcosa di strano; sembrano tutti più agitati, più frettolosi, come se avessero paura che la calda luce del sole degli ultimi giorni di agosto possa bruciare la loro pelle. Mi avvicino a un capannello di persone riunite intorno al ragazzino che ogni mattina distribuisce la Gazzetta del Profeta, all'angolo vicino al Serraglio Stregato. Tutti osservano la prima pagina e bisbigliano preoccupati tra loro, e su alcuni volti riesco a intravedere espressioni di puro terrore. Per un momento penso ad un'altra strage di Babbani e mi si gela il sangue nelle vene. Ai tempi della scuola, notizie del genere erano all'ordine del giorno e, anche se negli ultimi anni non sono più così frequenti, non è raro sentirne ancora parlare. Il giornale va letteralmente a ruba, tanto che faccio appena in tempo ad allungare due monete al ragazzo e ad agguantarne una copia.
Mi allontano a passi veloci mentre dispiego il quotidiano, ma non appena i miei occhi si posano sul titolo e sulla foto in prima pagina devo fermarmi di colpo, o rischio di cadere faccia a terra. Sento chiaramente il cuore fermarsi, e le gambe diventare così molli che devo appoggiarmi alla prima cosa che trovo per evitare di cadere. Lentamente mi lascio scivolare a terra, incurante di cosa potrebbe pensare la gente. Sono tutti così indaffarati e preoccupati che non si accorgerebbero neanche se tra loro passeggiasse tranquillo un Troll di Montagna. E ora, con la Gazzetta del Profeta stretta tra le mani tremanti, come se avessi paura che possa sfuggirmi da un momento all'altro, capisco il motivo di tanta preoccupazione.
Dalla prima pagina due penetranti occhi grigi mi osservano, incorniciati da un volto magrissimo e scavato, sul quale ricade un groviglio di llunghi capelli neri. Sopra alla foto spicca il titolo, scritto a caratteri cubitali: 'Sirius Black fuggito da Azkaban'.
Dimentico persino di respirare mentre scorro velocemente l'articolo, nel quale si rimarca più volte la pericolosità di Black e che anche il Primo Ministro Babbano è stato messo al corrente della sua fuga. Nessuno era mai riuscito a fuggire da Azkaban prima d’ora. Nessuno tranne Sirius, lo stesso Sirius che tanti anni fa mi stringeva tra le braccia, lo stesso che avevo amato, lo stesso che ci ha traditi tutti quanti. Lo stesso Sirius che ha provocato la morte di colui che aveva considerato un fratello e della mia migliore amica.
Eppure, nonostante abbia provocato così tanto dolore nelle nostre vite, non riesco ancora ad odiarlo. E adesso, fissando quella foto in prima pagina, una parte di me vorrebbe piangere, perché vederlo in quelle condizioni è insopportabile. Nella foto non c’è traccia del Sirius Black bello e impossibile che aveva rubato il cuore a tutte le ragazze di Hogwarts; è un uomo vecchio e divorato dalla pazzia, quello che mi guarda dalla Gazzetta del Profeta.
Lentamente riprendo a respirare regolarmente. Mi rialzo, mantenendo sempre la schiena appoggiata al muro. Ripiego il giornale, con la prima pagina verso l’interno, e me lo metto sotto braccio. Mi avvio verso il Paiolo Magico, ho un assoluto bisogno di bere un bel bicchiere di Whisky Incendiario, nonostante la giornata sia piuttosto calda e siano appena le dieci di mattina. La notizia della fuga di Sirius mi ha scatenato una tempesta dentro; dopo dodici lunghi anni ero quasi riuscita a reprimere il dolore di aver perso praticamente tre quarti della mia vita nel giro di una notte, a ibernarlo in un angolo lontano del mio cuore. Ma oggi questa notizia ha riportato tutto a galla, e le ferite lasciate da quella tragedia hanno ripreso a bruciare come non mai. E’ come se fossi tornata indietro nel tempo, e quando spingo la porta d’ingresso del Paiolo Magico quasi mi stupisco di trovarmi all’interno di un pub invece che nella casa devastata dei Potter a Godric’s Hollow.
Anche qui, come fuori in strada, l’aria è parecchio tesa. Gruppetti di persone sparse in tutto il locale non fanno altro che bisbigliare, chini sulle loro copie della Gazzetta del Profeta. Mi siedo al bancone, cercando di stare il più lontano possibile da tutti, e ordino il mio Whisky Incendiario. Il primo sorso mi brucia la gola e il mio stomaco, vuoto dalla sera prima, protesta torcendosi su se stesso.
Mentre prendo un altro sorso la mia attenzione viene catturata da un tavolo in un angolo della stanza, circondato da teste rosso fuoco che associo immediatamente alla famiglia Weasley. Non faccio in tempo a chiedermi che cosa ci facciano tutti qui che, in mezzo a tutti quei capelli rossi, spunta una massa di capelli corvini sparati in ogni direzione. Quasi mi strozzo con il Whisky e il cuore mi schizza contro la cassa toracica, quasi volesse gridare al mio posto il nome che si è subito fatto prepotentemente strada nella mia testa: James. Ma quello non è James, mi dico, lottando contro me stessa per alzarmi e avvicinarmi. Quello è il ragazzino che il 31 ottobre del 1981 portai via da Godric’s Hollow. Il mio cuore, già provato dalla notizia di questa mattina, batte all’impazzata, impedendomi di pensare lucidamente. Dovrei chiedermi perché non è dai suoi zii a Privet Drive, relativamente al sicuro, invece l’unica domanda che mi preme egoisticamente in questo momento è Se mi vedesse adesso, mi riconoscerebbe?
“Non essere sciocca” grida una voce da un angolo della mia testa, dove forse mi è rimasto un briciolo di buon senso “Come può ricordarsi di te? Aveva appena un anno!”.
Lo sto ancora fissando quando Harry, che sta sorridendo a uno dei Weasley seduto accanto a lui, alza distrattamente lo sguardo e, per una frazione di secondo, incrocia il mio. Mi sento improvvisamente trafitta da quella fugace occhiata, da quegli occhi verdissimi come i prati di Hogwarts in primavera, identici a quelli della mia migliore amica. Ed è proprio questa constatazione che fa definitivamente crollare il muro dietro al quale mi ero tanto sforzata di rinchiudere i ricordi, le emozioni, persino i sentimenti. Sento le lacrime pungermi gli occhi; mi affretto a ingoiare ciò che resta del mio Whisky Incendiario, lascio sul bancone le monete e schizzo fuori dal locale, stringendo spasmodicamente la Gazzetta del Profeta tra le mani, quasi fosse un’ancora di salvezza.
Cammino talmente veloce che in meno di dieci minuti arrivo a casa, mi chiudo la porta alle spalle e con un sospiro mi accascio di nuovo al suolo. Sono esausta, come se avessi appena terminato una lunghissima partita di Quidditch.
Sto ancora pensando Harry, al suo essere terribilmente uguale a James, agli occhi di Lily sul suo volto, quando il giornale mi scivola dalle mani, aprendosi e mostrandomi nuovamente la foto di Sirius in prima pagina. Sto per estrarre la bacchetta e bruciare quel maledetto quotidiano quando un pensiero mi colpisce violentemente, schiacciandomi il petto e mozzandomi il respiro; dodici anni fa, Sirius rivelò a Voldemort dove si trovavano Lily e James. E quella notte, lo scopo del Signore Oscuro era solo uno: uccidere colui che secondo la profezia sarebbe stato in grado di sconfiggerlo, ed era convinto che quella persona sarebbe stata Harry.  Ma non riuscì nel suo intento, e la maledizione gli si ritorse contro, rimbalzando su Harry. E Sirius quella notte era proprio di fronte a casa Potter quando lo trovai, la bacchetta sguainata.
“Sirius vuole portare a termine il lavoro” grida di nuovo la voce nella mia testa “Sirius vuole uccidere Harry”.
Questo è semplicemente troppo da sopportare per me. Nascondo il viso con le mani, pur essendo sola e consapevole che non mi vedrà nessuno, e scoppio finalmente in lacrime dopo tanti anni.
   
 
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